BULGARIA 2002
di
Franco Zanghì
Oggi è il 4 di settembre e il nostro viaggio nell'Europa
dell'Est sta entrando nel vivo.
Dopo
qualche giorno in Macedonia superiamo il confine sud ed
entriamo in Bulgaria. Siamo diretti a Sofia.
Passiamo
la notte a Blagovgrad e la mattina scopriamo con piacere
che si tratta di un'allegra cittadina.
Non abbiamo tanto tempo da potergli dedicare, ma non vogliamo
rinunciare ad un piccolo giro turistico col trenino che
ci porta all'interno di un parco.
All'ora
di pranzo facciamo conoscenza con la cucina locale. Il menù,
scritto in cirillico, non ci è di grande aiuto, ma
riusciamo a ordinare un arrosto di tacchino che si rivela
buonissimo. Buona anche la birra locale.
Poche
ore e siamo nella capitale. Sofia
città moderna
e cosmopolita con oltre un milione di abitanti.
Catturiamo
l'attenzione di un artista. Si offre di suonarci qualcosa,
insiste per farci ascoltare un flamenco e non acconsente
ad regalarci un brano di musica popolare.
Viaggiamo
in direzione est. Stiamo percorrendo la strada che mette
in comunicazione l'Europa occidentale con Istambul. Ci fermiamo
a Plodiv.
La
città, che per dimensione e numero di abitanti è
la seconda della Bulgaria, è un incrocio di stili,
epoche e tradizioni diversissime tra loro.
Ma
noi ci interessiamo al cuore di Plodiv, la Città
Vecchia, una sorta di museo all'aperto dell'architettura
del Rinascimento bulgaro.
Verso
la fine degli anni '70, durante alcuni lavori di consolidamento,
vennero alla luce i resti di un teatro romano costruito
sotto Traiano intorno al 110. Dopo gli scavi in soli due
anni è stato restaurato e aperto al pubblico.
L'artigianato
locale, come del resto in tanti altri luoghi della Bulgaria
è di grande interesse.
Avendo
familiarizzato col cirillico proviamo a consultare una cartina
stradale acquistata in loco. La nostra carta, visto che
i segnali stradali sono solo, appunto, scritti in cirillico
è pressoché inservibile.
Siamo
nella valle delle rose, ma il periodo non è quello
giusto, solo dalle cartoline possiamo osservare che nel
mese di maggio lo spettacolo è garantito.
Lasciata
la valle delle rose arriviamo a Koprivtiza una graziosissima
città museo. Dopo avere acquistato un biglietto nel
locale ufficio turistico, visitiamo alcune delle case-museo
del borgo.
Con
l'occasione abbiamo modo di esplorare tutta la cittadina.
Il confine tra ricostruzioni ad uso e consumo dei turisti
e la realtà contemporanea è molto sottile.
Proseguiamo ancora verso sud dirigendoci a Trigrad.
In
un piccolo villaggio oggi è giorno di festa
approfittiamo e ne prendiamo parte. Persone vestite con
l'abito della festa
si sta celebrando un matrimonio.
Ci fermiamo a fare i curiosi.
Il
viaggio prosegue e arriviamo nei pressi di Trigrad, tra
gole spettacolari ci avviciniamo agli inferi.
Iniziamo
il percorso seguito da Orfeo cercando di riportare in vita
la sua Euridice quando pazzo di dolore si condusse al cospetto
di Ade e Persefone e cantando la sua disperazione e il suo
dolore commosse i signori degli inferi.
Fu
così che venne concesso ad Orfeo di ricondurre Euridice
nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso
la terra non si voltasse a guardarla in viso fino a quando
non fossero giunti alla luce del sole.
Orfeo, presa così per mano la sua sposa iniziò
il cammino verso la luce ma durante il viaggio, un sospetto
cominciò a farsi strada nella sua mente, Orfeo pensò
di condurre per mano un'ombra e non la sua Euridice. Dimenticando
così la promessa fatta, si voltò a guardarla,
e nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul
volto di lei, Euridice svanì ed Orfeo dovette assistere
impotente alla sua morte per la seconda volta.
Lasciato
il mito e i luoghi di Orfeo, puntiamo nuovamente verso nord.
Per strada ci fermiamo ad acquistare qualche confezione
di miele tipico di queste montagne.
Passiamo
la notte nei pressi di Gabrovò, la mattina successiva
aggiorniamo il nostro itinerario di viaggio con l'aiuto
di un commesso viaggiatore che conosciamo in albergo. Accettiamo
i suoi consigli e visitiamo altre zone che non avevamo previsto.
Siamo
a Etàra, un piccolo borgo-museo all'aperto. Una sorta
di presepe vivente. In realtà si tratta di un gruppetto
di case artigiane, forse ricostruite di recente, ma abitate
da artigiani veri che producono oggetti di buon livello.
Naturalmente ci lasciamo tentare e acquistiamo qualche prodotto.
Il
brutto tempo di oggi ha tenuto lontani i turisti, e noi
abbiamo il privilegio di sentirci, per qualche ora, immersi
nel passato.
La
tappa successiva è Bosenci. Ancora un villaggio museo.
Qui cerchiamo di approfondire la conoscenza con la cucina
locale, ma ancora una volta la difficoltà di comprendere
il menù scritto in cirillico non favorisce la scelta.
Però con la gentilezza della cameriera riusciamo
a ordinare una sorta di gulage accompagnato da un tipico
pane all'olio.
Lasciato Bosenci dopo pochi chilometri arriviamo a Velico
Tarnovo, attraversiamo la parte moderna della città
e visitiamo la fortezza sulla collina degli zar: la cittadella
medievale che fu capitale durante il secondo regno bulgaro.
In cima c'è una chiesa bizantina costruita sui resti
di una basilica paleocristiana.
Il viaggio prosegue verso est ed in serata siamo a Varna
sulle rive del Mar Nero. La città è moderna,
ricca di locali e negozi alla moda, ma noi non vediamo l'ora
di poter bagnarci nelle acque del Mar Nero.
A
cena ordiniamo pesce che però risulta immangiabile.
Optiamo
per una ricca insalata e andiamo a passare qualche ora in
uno dei tanti locali notturni sul litorale.
Come
programmato l'indomani siamo sulle spiagge del Mar Nero.
Siamo alla metà di settembre, per i bulgari è
ancora estate, ma secondo noi c'è freddo e non è
più tempo di bagni.
Dedichiamo
l'ultima giornata in Bulgaria, alla visita di Varna.
Domani
si parte.
chi sa se un giorno torneremo in Bulgaria.