NATALE in CHARENTE MARITTIMA
di Sylvie Surmely
Martedì 24 dicembre 2002 - 123.540
Partenza per le Ardenne e natale in famiglia a Renwez.
Termine dei festeggiamenti alle 3 del mattino.
Mercoledì
25 dicembre 2002 - 123.970 - 9h - 723km
Si è sempre pronti a partire per le vacanze, anche
se si è tirato tardi per festeggiare il Natale. Philou
è pronto alle 9, e alle 10 siamo già in viaggio,
direzione Reims, Paris, Poitiers e Niort dove usciamo dal
grande circuito per percorrere le piccole strade del Marais
Poitevin.
Arriviamo in breve nel cuore del Marais, e dopo aver girato
per tre volte intorno al villaggio di Coulon, troviamo proprio
davanti alla Maison des Marais Mouillés, un parcheggio
che dà direttamente sul fiume, a fianco dell'imbarcadero
Prada: un sogno, un sogno impossibile in un'altra stagione!
Una passeggiata notturna ci fa scoprire la "capitale"
di quella che si chiama la Venezia Verde.
Gli stretti vicoli ci portano sulla piazza della Chiesa
che possiede una particolarità abbastanza rara in
Francia: un pupito esterno, posto sul campanile a buona
altezza, vicino all'orologio e e alle campane.
Si spiega questa presenza insolita con il fatto che gli
abitanti assistevano alla messa dai loro barconi e intorno
alla chiesa? Ma la chiesa è lontano dai canali, e
ci sembra quindi azzardata come spiegazione.
Ma la domanda non ci impedirà di dormire dopo l'intensa
notte natalizia e soprattutto la lunga traversata per arrivare
a dormire in questo gioiellino di verde e azzurro.
Giovedì
26 dicembre 2002 - 124.693 - 8h - 138km
Gli abitanti di Coulon sembra che se la prendano comoda,
non un suono, non una macchina, solo il rumore dell'acqua
della Sèvre Niortaise vicino a noi. Ci sono le nuvole,
ma comunque il sole ce la fa a spuntare. Una buona colazione
e via, partiamo per un giretto nel borgo ma sotto il sole
questa volta, la luna è andata a letto.
Scopriamo a due passi da Bouli la bella finestra rinascimentale
descritta sui dépliants turistici, clic clac, è
immortalata. La chiesa è aperta, l'interno è
banale, salvo due begli altari in legno, uno dedicato alla
Vergine e l'altro a San Giuseppe che, fatto raro, tiene
in braccio l'infante Gesù invece del fiore con il
quale spesso è rappresentato.
Spese al piccolo market Coop e partiamo per il Marais Mouillé
seguendo il circuito descritto sulla Guida Verde (Michelin,
ndr): stradine e viottoli garantiti!
Alla chiusa di Grand Coin facciamo una scoperta: un "passa-battelli",
infatti, il fiume è in dislivello e le barche devono
percorrere a secco una piccola deviazione dove vengono tirate
da un argano. La natura è splendida, pioppi e salici
piangenti in queste terre umide, uccelli che volano. L'insieme
è bucolico, tranquillo e soprattutto autentico.
Alla chusa della Sotterie, diverse chiuse regolano il flusso
del fiume e lo livellano.
Ovunque c'è presenza umana, le basse case dalle imposte
colorate, spesso di blu, ma anche di verde e rosso ... sono
sempre abitate dai locali, ma alcune sono già state
trasformate in case di campagna.
Ecco il nostro coup de cur della giornata:
Le Vanneau, villaggio che porta il nome di un trampoliere,
e che possiede uno splendido porto: dall'imbarcadero una
passerella a dorso di mulo, caratteristica del Marais, scavalca
uno stagno per raggiungere un'isola trasformata in giardino
dagli abitanti. I rami dei salici piangenti sfiorano l'acqua,
due coppie di cigni nuotano portando un tocco di bianco
a questa tavolozza di verdi e le chiatte scivolano sulle
acque verdi e limpide. MAGNIFICO!!!! Le chiatte erano utilizzate
per il trasporto del bestiame e del raccolto, erano leggere
e fini, mentre le "yoles", grandi e robuste, servivano
agli abitanti per recarsi al mercato, alla messa o a scuola.
Il sole riscalda l'aria e la temperatura è di 18°,
facciamo fatica a credere che è il 26 dicembre.
Proseguiamo su minuscole stradine asfaltate e non che costeggiano
a volte fragili ponti, che conducono a piccoli boschetti:
una vera meraviglia. Bisogna essere vigili e seguire scrupolosament
le indicazioni della guida, per non correre il rischio di
"perdersi" in questo dedalo di viuzze e canali.
Pranziamo a La Garette che non ci piace troppo, perché
il luogo è stato ristrutturato, troppo ristrutturato.
Ritorno a Coulon, per fotografare la Maison aux Volets Bleus
che svetta su tutti i dépliants del Marais Mouillé:
una vera cartolina postale!
Passiamo a Arçais e Damvix che meriterebbero una
sosta, ma vogliamo assolutamente visitare l'Abbazia di Maillezais
prima del tramonto del sole.
Le maestose rovine dell'edificio sono visibili da lontano,
grandiose, fiere e amputate dal tempo, dagli uomini e dall'oblìo
Siamo soli, non restano che due pezzi di muri della chiesa,
qualche bella finestra gotica seguite ad altre romaniche;
il cielo blu fa da vetrata a queste aperture, i capitelli
corinzi sono ornati da felci o scene della crocifissione.
Philou, sempre curioso, sale su una scala a chiocciola sbarrata,
arriva ad una quindicina di metri e domina gli archi spezzati:
foto originali garantite!
Le torri squadrate del portale ritrovano le scale, e Philou
sale, sale sul cantiere che copre una buona parte del sito.
Del chiostro non resta quasi niente, tranne il pozzo, il
lavatoio dove i monaci si recavano prima e dopo i pasti
e gli uffici religiosi, e alcune tombe sul pavimento delle
gallerie, alcune avevano croci e altri oggetti preziosi.
La
sala capitolare è scomparsa, come anche il refettorio
dei monaci, ma la cantina sotterranea dalla volte in cotto
è intatta. Tutto come la foresteria e l'ala dei Conversi
che avevano cucine, refettori e dormitori separati. Questo
edificio è il meglio conservato e offre una buona
visione di quella che poteva essere la vita dei giovani
novizi e dei viaggiatori giunti a pregare in questo luogo
o che semplicemente vi avevano fatto sosta per riposarsi.
Attraversiamo ancora un po del Marais Mouillé per
ritornare alla "civilizzazione" rumorosa delle
città: direzione La Rochelle.
Strada facendo sulla superstrada un grosso rapace sicuramente
sorpreso dal vento o dalla grandezza del camper urta contro
il parabrezza, piegando l'antenna del cb e andando sicuramente
a morire sulla cunetta: povera bestia vittima ancora una
volta dell'uomo e delle sue macchine infernali!
Spese veloci al Carrefour, pieno di gasolio ed eccoci sulla
strada della bella città marittima.
Prendiamo la direzione del porto di Minimes di cui tanto
parlano i camperisti; dopo aver costeggiato la città,
l'Aquarium, il museo marittino, traversato i nuovi quartieri
residenziali dall'architettura futurista, arriviamo
dopo molti chilometri su un immenso parcheggio sprovvisto
di delimitazioni e dove una decina di nostri "consimili"
si sono già sistemati, cercando con cura di ammassarsi
gli uni agli altri, per non soffrire il freddo ... sicuramente,
a meno che non sia per lottare contro i venti? Perché
stringersi così, quando il parcheggio è tanto
grande? Per mimetizzarsi? Istinto di conservazione? Attrazione
per I propri simili? Solo loro lo sanno!
Per quanto ci riguarda, abbiamo bisogno di acqua, le riserve
sono a secco, quindi andiamo in direzione del punto di rifornimento..
che per farla semplice, non c'è sul tale parcheggio.
Alla fine lo troviamo, non molto ben indicato, ma un Rapido
tutto bello e nuovo sta facendo il pieno
deve avere
almeno 1.000l d'acqua, considerato il tempo che ci mette
a riempirsi!
E come d'abitudine o quasi, ci chiediamo ancora, ed ancora,
perché ci ostiniamo a venire su un punto di rifornimento
quando è 1.000 volte più comodo fare il pieno
in una stazione di servizio dove c'è sempre un rubinetto:
mistero del nostro comportamento? Nella nostra regione i
punti di rifornimento sono zero o
quasi, nei paesi visitati in estate non conoscono nemmeno
la parola, eppure ce la caviamo sempre; allora perché
cerchiamo le aree per camper in Francia quando esse non
corrispondono ai nostri bisogni, né alla nostra maniera
di sostare nella maggioranza dei casi, ad eccezione fatta
per alcune poste in luoghi incantevoli e vicine a luoghi
da visitare e non dietro al cimitero o in fondo alla città
dietro alla discarica? Beh, certo esagero
ma amo
esagerare, mi fa bene e mi fa passare i nervi, e almeno
dico quello che penso.
Parcheggiare a 5-6km dalla città non lo troviamo
conveniente, non andiamo davvero a prendere un taxi per
rientrare dalla nostra passeggiata notturna!
Sulla mappa della città Sylvie localizza il parcheggio
St Jean d'Acre, ma alla fine il viale chiamato Mail, con
una vasta area centrale a prato, sarà il posto adatto,
a circa 5 minuti dalla torre della Lanterne: ottimo, no
?
Cenato, partiamo alla scoperta di questo gioiello dell'Atlantico.
La bella torre de la Lanterne lancia il suo raggio al cielo,
raggio che serviva una volta da fanale per le navi che costeggiavano
la costa o entravano in porto.
Appaiono alla fine i due monumenti che simboleggiano la
città: la torre de la Chaîne e la torre Saint
Nicolas che riempiono le fotografie e i dipinti, ed anche
noi le immortaliamo.
Si stagliano bene nel cielo nero d'inchiostro e l'oscurità
della notte. Complici le feste di Natale, il porto e le
strade adiacenti sono un gioco di mille luci.
La Porte de la Grosse-Horloge s'è vestita di luci
colorate e l'edificio è coperto di un drappo blu
ornato di un foulard di mille luci bianche; sotto il suo
arco, un grosso "dente di leone" irradia tutte
le sue luci. Sembra di essere in un racconto da "Mille
e una Notte".
Oltrepassata la porta, siamo catturati dalla Place des Petits
Bancs, le case, tutte diverse, ci incantano, e la statua
centrale di Eugène Fromentin si aggiunge alla bellezza
del luogo.
La strada commerciale e pedonale del Temple, disertata dai
clienti, ci conduce vereso la Cour du Temple, bella piazza
piena di birrerie: la Saint James, la Cave à Bière
che svettano le loro terrazze verso la
luna
: molto pittoresco.
Ci lasciamo guidare dall'istinto in questo dedalo di strade
spesso coperte da portici scoprendo diverse facciate in
stile. Finiamo alla Chiesa Saint Sauveur attualmente in
ristrutturazione.
Il ponte sul canale Maubec gioca anche lui con le luci,
con le colonne avvolte in mille colori.
Finiamo il nostro giro pieno di scoperte e rientriamo al
camper.
Venerdi
27 dicembre 2002 - 124.831 - 8 et 9h - 58km
Risveglio difficile, a cause della lunga passeggiata notturna
di ieri.
Dedichiamo la mattina alla scoperta delle viuzze e degli
edifici che costituiscono la parte antica della città.
Siamo a due passi dalla Tour de la Lanterne e prendiamo
la rue Sur-les-Murs che corre lungo gli spalti per
raggiungere la Tour de la Chaîne, con bella vista
sul mare e l'avanporto.
Stiamo mille volte meglio qui che perduti sul porto di Minimes
a chilometri dalla città
ammassati camper
contro camper!
La Torre Saint Nicolas controlla l'entrata del Vecchio Porto,
la Porta de la Grosse Horloge controlla l'entrata del Quartiere
Antico che abbiamo visitato ieri sera con le illuminazioni
natalizie e che scopriamo nuovamente oggi sotto un'altra
luce: negozi aperti, turisti e abitanti che fanno shopping.
La rue du Palais offre ai visitatori bei monumenti: l'Hôtel
de la Bourse, attualmente Camera di Commercio, è
uno dei numerosi edifici particolari costruiti quando La
Rochelle era ricca e s'apriva al mondo con i numerosi navigli
che solcavano il mare verso rotte lontane, facendo la fortuna
dei loro armatori.
Nell'edificio belle poppe di naviglio che adornano i muri
evocano il periodo in cui l'allora città protestante
si arricchiva con la marina mercantile. Di fianco, il Palais
de Justice presenta una maestosa facciata a colonne corinzie
Ammiriamo queste meraviglie passeggiando sotto i portici,
molte strade posseggono questi passaggi coperti molto pratici
in tempo di pioggia; ma non vi è più uniformità
di stile, ogni architetto ha lasciato il suo timbro.
Lasciata la rue du Palais, facciamo una breve escursione
nella rue de l'Escale dove la bella Maison Venette è
ritmata dai busti di medici dell'antichità e del
Medioevo.
Ancora un piccolo salto nella rue des Augustins, la Maison
Henri II è quanto resta della lussuosa dimora circondata
da un cortile sistemato a giardino alla francese: bella
e elegante.
Qui e là bei dettagli architettonici, una casa del
17mo secolo con torrione, una facciata col tetto d'ardesia,
qualche architrave scolpito, o l'entrata di un cortile di
un edificio signorile: sono tanti in questa città
di antichi armatori che avevano costruito la loro fortuna
grazie ai commerci, prima col Canada e le sue calde pellicce,
poi con le Antille e la tratta degli schiavi e il commercio
trasversale.
All'angolo
di una strada, il negozio Via Maris invita il viandante
a entrare, tutto qui parla del mare e dei suoi prodotti...
mantelle per i giorni di pioggia e nebbia, maglioni di lana
calda, libri, oggetti decorativi per dare agli interni un'aria
un po' marina, gallette al burro e sale marino, sardine
in mille modi, caramelle al burro e al sale, vini e liquori
della regione, prodotti di bellezza a base d'alghe
Sylvie che cerca un copricapo opta per un grande basco impermeabilizzato,
che viene utilizzato immediatamente all'uscita dal negozio,
poiché inizia a piovere!
Armati per affrontare il tempo piovoso procediamo sotto
i portici, guardando le vetrine poiché la città
è ricca e piena di negozi originali, sia di abbigliamento
che di decorazioni, cosa che piace a Sylvie che trova che
senz'altro gli abitanti de La Rochelle hanno più
gusto di quelli dell'Est
e forse un potere d'acquisto
superiore, senza dimenticare che i turisti che possiedono
case di campagna nella regione e su l'île de Ré
qui vicina, non devono star male nemmeno loro.
Sorpassata la cattedrale su rue Chaudrier, facciamo una
sosta al Café de la Paix che è l'unico rimasto
degli opulenti caffé del 19mo secolo. Il luogo è
in stile, con pannelli in legno dipinti e scolpiti, immensi
specchi all'interno di arcate ornate da dipinti e grandi
fotografie dello scrittore belga Georges Simenon che qui
sembra avesse eletto domicilio.
L'ambiente è originale, i clienti sono di ogni genere
: anziane signore che bevono il thé
ma tu
no Sylvie, tu non sei ancora un'anziana signora
oh
come è suscettibile questa ragazza! Dicevamo, anziane
signore, coppie avanti con l'età, studenti, uomini
d'affari e famiglie sistemate nel salone di fondo.
Anche le toilettes sono "d'epoca", i lavabi e
le bacinelle poggiano su treppiedi di ceramica!
La pioggia comincia a farsi più insistente quando
entriamo nel mercato coperto che è una meraviglia
in ferro battuto; vi regna una gran via vai tutti i giorni
e Philou parte alla ricerca di gamberoni, ma alla fine la
sua scelta cadrà su sei superbe Saint-Jacques e una
grossa manciata di gamberetti
che ci riserverà
il pranzo? Sorpresa!
Il diluvio si abbatte su di noi, e bisogna rientrare al
camper, sono già le 12.30, via, via, ammiriamo a
passo di corsa l'Hôtel de Ville della fine del 15mo,
inizio 16mo secolo, che ci ricorda molto il Palazzo Ducale
di Nancy rimaneggiato e ingrandito nella stessa epoca. Lo
visiteremo un'altra volta.
E che sfortuna, le strade che percorriamo non hanno i portici;
Sylvie propone di prendere un taxi ma sembra che anche loro
siano allergici alla pioggia perché non ne passa
uno! Ah! E non dobbiamo dimenticare il pane per il pranzo.
La pioggia si attenua e alla fine termina, ed è bagnati
zuppi che rientriamo alla base, da Bouli.
Philou non ha del Porto per le coquilles (conchiglie di
S. Giacomo, ndr.), ma una buona bottiglia di Champagne potrà
legare la salsa; quindi saranno Saint Jacques allo champagne,
formaggio innaffiato di
champagne. Buon appetito!!!
Ottimo, delizioso e chic.
Avanti, sono le 14 passate e bisogna alzare le tende; ancora
una sosta per fotografare l'entrata del Porto Vecchio e
partiamo verso l'île de Ré e il suo nuovo ponte.
Aaah, l'île de Ré, eravamo così incerti
se andarci o meno, i camper qui sono Persona Non Grata.
Ma diversi amici hanno cercato di convincerci e speriamo
di non restare delusi.
Breve sosta da un fioraio per far spedire domani un bouquet
a Catherine, la sorella di Sylvie che compie 40 anni; non
si fanno 40 anni tutti i giorni!
Ed eccoci, siamo al pedaggio per il ponte, 9€ e siamo
sulla riva di questa meravigliosa isola dal clima dolce
e accogliente
se non c'è troppo vento.
Decidiamo
di attraversarla tutta per cercare un posto adatto per la
notte; ma siamo colpiti dalla bellezza dolce e selvaggia
delle rovine dell'abbazia di Châteliers che emergono
dal prato.
I cistercensi avevano il buon gusto di installarsi sempre
in luoghi meravigliosi, gradevoli e soprattutto circondati
da terre coltivabili ricche e produttive.
Al contrario di Mallezais ieri, le rovine sono meno maestose
ma più accattivanti, anche qui il cielo fa da sfondo
alle vetrate, il chiostro non è più che un
ricordo ma ogni facciata dell'edificio è una nuova
scoperta di pura bellezza; ogni angolo di vista si fa fotografare
e poiché siamo soli, il tutto è ancora più
bello e magico.
Proseguiamo verso il nord-ovest verso la fine dell'"isola
bianca", come viene chiamata.
Passiamo a fianco di Saint-Martin-en-Ré e delle sue
fortificazioni, superiamo Ars-en-Ré, ma vi torneremo
domani in bici, o con Bouli.
Direzione il faro delle Balene dove si è sistemato
già qualche camper; ma la soluzione non ci piace
per la notte, e optiamo per il parcheggio della spiaggia
di Trousse Chemise cantata da Aznavour.
Alcuni ardennesi stanno rientrando dal mare con un enorme
secchio di telline bianche; Philou gli chiede la tecnica
di raccolta: lui "pesca" o piuttosto raccoglie
con le mani, utilizzandole a mo' di rastrello, mentre lei
usa un piccolo rastrello. E raccolgono
dappertutto!
Sistemato il camper eccoci partire con le pale verso la
pesca alle telline mentre il sole tramonta dietro la pineta.
Sì, dovunque, ma che vuol dire ovunque? Aaah questi
pescatori della domenica, o piuttosto del venerdì,
giorno del pesce!!
Ci allontaniamo dalla sabbia asciutta, superiamo dei bracci
di mare circondati da sabbia umida e cominciamo a cercare
nei punti più profondi come ci è stato indicato:
NIENTE di niente, nemmeno l'ombra di una tellina.
Le pale girano, rivoltano la sabba, scavano
senza
risultato.
Philou rientra verso la battigia, dove il mare lascia qualche
decina di centimetri di sabbia bagnata: BINGO!!! Eccole
qua le telline, piccole, medie e poi giganti.
Al diavolo le pale, viva le mani e le dita che formicolano
sotto la sabbia, la raccolta comincia ad essere interessante;
ma ormai arriva la notte e anche la marea sale, e il rumore
delle onde si fa sempre più vicino.
Una cinquantina di telline piccole e carine e senza dubbio
deliziose trovano rifugio dentro al secchio. Magro raccolto
ma avevamo poco tempo, la notte stava per arrivare; e anche
se qui arriva più tardi che da noi a Nancy, alla
fine la notte arriva sempre, e sempre troppo presto per
i nostri gusti!
Serata di lettura per Philou che ha scovato un vecchio libro
da un libraio de La Rochelle, e serata di scrittura per
Sylvie.
Sabato
28 dicembre 2002 - 124.889 - 9h - 99km
E' piovuto a catinelle questa notte, l'acqua che colava
ci ha svegliato e alle 5 del mattino la luna si intravedeva
male, nascosta com'era dalle nuvole cariche di pioggia.
Ma alle 8 è spuntato il sole, ha cacciato l'ultima
nuvola minacciosa e alla fine si è sistemato per
illuminare appieno la giornata.
Direzione il parcheggio del Faro delle Balene dove 7 o 8
camper hanno sicuramente passato la notte. Philou scarica
le bici e alle 11 partiamo verso Ars-en-Ré avendo
sempre di mira il suo campanile nero e bianco.
Il tempo è buono ma meno caldo di ieri, il vento
ci spinge da dietro, il sole brilla, che magnifica giornata!
7 chilometri di pista perfettamente piatta ci separano dal
villaggio; con due pedalate ci siamo, lasciamo le bici in
uno dei numerosi parcheggi per biciclette e partiamo alla
scoperta di strade e stradine tanto decantate nelle guide
e nei racconti. La realtà sarà all'altezza
della fama?
Molte case hanno le persiane chiuse, tutti i proprietari
delle seconde case non ci sono, nonostante un gran numero
di auto con targa 75! Nessun 91, né 92, né
altri dipartimenti de l'Île de France, ma proprio
targhe 75; sembra che in questo momento faccia molta tendenza
a Parigi avere un pied-à-terre su questa isola dal
microclima disseminato di pini e palme. Le agenzie immobiliari
si contano a centinia e i prezzi sono alle stelle!
Siamo un po' delusi, i posti non sono all'altezza di quanto
si vuole far credere
certo, siamo fuori stagione,
ma comunque
La chiesa dal campanile bicolore possiede un bel portale
romanico, ma l'interno non è niente di eccezionale
se si esclude un bel presepio con un centinaio di personaggi
in legno.
E'
mezzogiorno e vogliamo pranzare qui, senza tornare al camper.
Poiché molti locali sono chiusi optiamo per "Au
5, rue Thiers" situato al medesimo indirizzo!
Le cozze ci hanno attirato, e entrando la decorazione ci
incanta; proprio quello che Sylvie adora, i muri rivestiti
di doghe, piccole lampade rivestite di tela, plissettata
o unita, saliere a forma di piccoli cestini di legno, una
decorazione dolce, armonica e delicata, un insieme raffinato
senza ostentazione.
Se la cucina è allo stesso livello sarà il
massimo.
Philou ordina una porzione di razza alla mostarda, e Sylvie
cozze alla crema; le cozze sono un po' rachitiche, ma la
razza è meravigliosa ; il servizio è rapido
ma la cucina no e il pasto viene rallentato. Comunque passiamo
un eccellente momento in questo ambiente così riposante.
Il gratin di frutta arriva in ritardo e così usciamo
alle 2 sotto delle nuvole minacciose
e
quello
che si prospetta alla fine arriva
un vero temporale.
Con lo stomaco pieno dei chili supplementari, il vento sul
naso e la pioggia incessante e fredda, rallentiamo sensibilmente
e invece dei 20km/h dell'andata, siamo sui 16 al ritorno;
quei 7km ci sembrano interminabili, ed è col fiato
in gola, i jeans bagnati e le scarpe zuppe che arriviamo
da Bouli.
Una
mezz'ora dopo, rimettiamo in moto le nostre gambe affrontando
i 257 scalini del Faro delle Balene, preceduto da una bella
boutique di souvenirs dal gusto raffinato.
Dobbiamo riconoscere che ovunque sull'isola le boutiques
sono in maggioranza di buon gusto, cosa ben diversa da altri
posti turistici francesi, dove vendono palle di neve, mucche
che fanno muh-muh e altre scemenze a pochi euro; si vede
che qui i vacanzieri sono di tutt'altro tono!
La scala elicoidale offre dalle finestre dei bei panorami
sul mare e sul circondario; prima dell'ultimo tratto una
panca di legno è l'ideale per Sylvie, per riposarsi
un po'.
Da lassù si distingue bene l'antica Torre delle Balene,
ex-faro costruito sotto l'impulso di Colbert nel 1682 (mica
ieri!), più lontano il Faro dei Balenieri sembra
piantato tra i flutti, ed emerge dalle onde. Quattro anni
furono necessari per la costruzione congiunta dei due fari
delle Balene e dei Balenieri, e il cantiere fu chiuso nel
1854.
Il faro è uno dei più alti di Francia con
i suoi 59 metri e 39m precisi, ed ha una portata di 27 miglia.
Dopo
un caffè e un thé, accompagnati da biscottini
al burro, partiamo verso la capitale dell'isola: Saint-Martin-de-Ré
circondata da 14km di fortificazioni dovute al nostro celeberrimo
Vauban; ancora e sempre lui, si ha l'impressione che questo
brav'uomo sia stato ovunque, ai quattro angoli della Francia!
La cittadina ci piace, o meglio, ci seduce; a differenza
di Ars dove le case sono a piano-terra, gli edifici più
facoltosi hanno uno o due piani, e le stradine hanno mantenuto
la loro pavimentazione a ciottoli rotondi e lisci.
Deve esser stata una città ricca considerate le facciate
di alcuni edifici.
Il porto accoglie numerose imbarcazioni da diporto e offre
una particolarità: all'interno del bacino è
piantato un isolotto dove un tempo abitavano i pescatori
e che ancora ospita alcuni negozi e abitazioni ed è
collegato al resto del paese da un ponte. Originale e particolare.
Un giretto fino al faro ci permette di ammirare il mare,
arriva la sera e ci rifugiamo dentro un negozio che vende
sale marino e caramelle: sono deliziose e la venditrice
è dolce come i suoi dolci.
Ci manca da vedere la chiesa di Saint-Martin, detta anche
"Grand Fort" ; ha la particolarità d'essere
stata distrutta e poi ricostruita nel senso perpendicolare
originale, cosa che come risultato ha fatto sí che
le parti di muri rovinati con le aperture gotiche che componevano
la navata si ritrovano adesso nel transetto.
E proprio quando ci apprestiamo a visitare il campanile
suonano le ore facendo rimbombare le nostre orecchie; aspettiamo
quindi un po' al piano terra che il batocchio si calmi.
E naturalmente quando arriviamo sulla terrazza del campanile
quadrato arriva la pioggia ma ciò non ci impedisce
di ammirare i tetti della cittadina, le parti rovinate dell'antica
chiesa, le fortificazioni e il mare mentre giunge la notte.
E' arrivato il momento di lasciare l'isola ed eccoci in
fila dietro un gruppo di 7 camper, e Sylvie subito decreta
che sono sicuramente degli italiani: bingo!!! Per fortuna
girano subito verso un'area di sosta e così possiamo
continuare verso il ponte che ci riporta sulla terraferma.
Arriviamo a Rochefort-sur-Mer, che non è affatto
sul mare, ma sulla Charente a 15km dalla foce, e cerchiamo
l'area di servizio per fare il pieno d'acqua; Luc ci ha
indicato un parcheggio lungo il fiume, e dobbiamo purtroppo
constatare che è scomparso per far posto ad un parcheggio
per barche.
Pazienza, andremo sul parcheggio della Corderia Reale, realmente
deserto; è un po' come dormire sul cortile di Versailles,
illuminazione e panorama garantito!
Domenica
29 dicembre 2002 - 124.988 - 9h - 55km
Ci tocca costeggiare i 374m di facciate di questa augusta
costruzione per arrivare all'ingresso.
All'inizio del regno del giovane Luigi XIV la flotta francese
era in stato pietoso. Colbert decise quindi di trovare un
porto per difendere la costa atlantica e costruirvi un Arsenale:
il giovane re e il nipote del ministro scelsero Rochefort,
mentre Colbert avrebbe preferito Brest.
Rochefort all'epoca non era che un villaggio di poche case.
Iniziata la costruzione delle fortificazioni e delle mura
nel 1666, cinque anni dopo la cittadina contava già
20.000 anime. In 110 anni 300 navi uscirono dai cantieri
navali.
La Corderia è costruita su una palude, il suo ideatore,
aiutato da un architetto olandese, fece costruire una zattera
di pali di quercia di 15-20cm che sono piantati nel fango,
una base dello stesso legno fa da fondamenta all'edificio
di pietra dorata, cosa che spiega perché il grosso
edificio è attorcigliato, storto, deformato dall'instabilità
della sua base.
Si dovettero anche praticare dei rinforzi a forma di chiave
di violino per tenere il muro dalla parte del giardino che
aveva meno finestre del suo opposto, e quindi era più
pesante!
Nel
1944, nell'abbandonare la Francia i tedeschi incendiarono
e fecero saltare una parte dell'edificio e questo venne
abbandonato, dimenticato, invaso dall'erba, eroso dal tempo.
Questa meraviglia ha rischiato di scomparire quando la si
voleva sopprimere per rilanciare l'economia della città
e costruire una autostrada. Deve la sua salvezza all'Ammiraglio
Dupont, prefetto dell'epoca che con alcuni giovani dimostrò
a tutti che era possibile salvare questo monumento industriale,
uno dei rari esempi del XVIImo secolo.
Iniziò quindi un lungo restauro che non ha rispettato
in pieno le regole dell'arte ma quelle dell'economia, ma
gli abitanti di Rochefort non disperano di vedere un giorno
i tedeschi
pagare i loro debiti di guerra nei confronti della città.
Il museo presenta con precisione il lavoro della canapa,
la confezione delle corde, l'assemblaggio delle bobine e
dei fusi; la storia della Corderia, della città,
la vita del porto
una visita veramente istruttiva
che merita di non essere tralasciata.
Proseguiamo verso i due carenaggi (il posto dove ci si occupava
di sistemare le navi ogni due/tre anni, ridargli l'impermeabilità,
fare i trattamenti contro le larve) dove si trova il cantiere
dell'Hermione, il grande cantiere di ricostruzione della
fregata de La Fayette che nacque nell'Arsenale della città
e navigò tra la Francia e il Nuovo Mondo, dando man
forte a Washington nella guerra d'indipendenza degli Stati
Uniti. Questa fregata non era affatto una nave da guerra,
sebbene fosse armata, ma piuttosto un esploratore e assistente
per i bastimenti danneggiati in quanto potente e "facile"
da manovrare considerata la sua "piccola" taglia.
E' consigliabile una visita guidata per capire meglio gli
scopi, i mezzi, i dettagli tecnici di questo cantiere che
si estende per 10 anni per arrivare a raccogliere i 13 milioni
di euro finanziati da sponsors, sovvenzioni regionali, nazionali
ed europee ma anche dai biglietti di ingresso dei visitatori.
Il progetto appassiona talmente i francesi che questi con
le loro visite finanziano attualmente la metà dell'impresa.
Qualche cifra di questo cantiere un po' folle
che avanza giorno dopo giorno, senza aver ancora risolto
alcune problematiche rimaste in sospeso: installazioni interne,
sistema di locomozione, tipo di materiale per le vele, ecc.
Serviranno 1.300 querce per costruire questa nave in legno,
e uno specialista è impegnato a percorrere il grande
Ovest per trovare le querce adatte. Si tranquillizzino gli
ecologisti, gli scolari della Charente-Marittima piantano
una giovane quercia per ognuna di quelle vecchie che viene
tagliata.
Terminata l'ora di visita usciamo sognando il 2007 quando
l'Hermione sarà terminata e potrà navigare
sulle acque di Francia.
Rochefortpossiede altri bei motivi di visita, in particolare
la casa di Pierre Loti, ma è ormai tardi per visitarla
e ci mettiamo in marcia per una piccola sosta al ponte trasportatore
di Martrou che fa da palliativo alla mancanza di un ponte
sulla Charente: un ponte mobile come si trovano nelle fabbriche,
solo che alla fine dei cavi c'è una larga carlinga
che ospita i pedoni e i ciclisti che partono per una trasvolata
di 176m al di sopra delle acque della Charente. Questo ponte,
salvato dalla demolizione è uno degli ultimi esemplari
al mondo di questo tipo di trasbordo per collegare le due
rive di un fiume: incredibile!
Questa sera dormiamo a Brouage, a pochi passi da qui, ma
facciamo una deviazione per evitare il pedaggio del nuovo
ponte stradale che sostituisce il trasbordo. E passando
a Tonnay-Charente scopriamo che anche il ponte di questo
villaggio è stato dismesso perché troppo vecchio.
Lungo la strada la nostra attenzione viene
richiamata da un cartello che indica l'abbazia di
Trizay, una piccola deviazione ed eccoci sul minuscolo viottolo
che conduce alle rovine dell'edificio.
Ciò che resta di questo priorato benedettino fa parte
di una strada storica chiamata "Trésors de Saintonge",
ma l'accesso è bloccato da alcune sbarre. Giriamo
intorno alla vecchia chiesa e alle sue cappelle, passiamo
sotto un passaggio e arriviamo in un cortile dove restiamo
estasiati davanti alle magnifiche volte romaniche della
sala capitolare: incredibile in questo paesaggio!
La chiesa suscita degli interrogativi: sembra che il transetto
fosse di forma ottagonale, ma è un mistero che non
siamo riusciti a scoprire. L'interno è spoglio e
i muri sono decorati soltanto da bei capitelli di grande
semplicità ma allo stesso tempo di grande eleganza.
Il refettorio e il dormitorio sono ermeticamente chiusi,
e ne possiamo vedere soltanto l'elegante porta in stile
gotico.
Ciò che concorre alla bellezza dell'antico monastero
è il paesaggio, selvaggio e calmo allo stesso tempo;
la solitudine invernale dà all'ambiente un'atmosfera
particolare.
Facciamo ancora una piccolo deviazione per la colombaia
di Saint-Agnand. Qui un tempo si trovava il monastero di
Montierneuf. Il proprietario del luogo fece erigerie una
colombaia, chiamata fuie, le fuie de Montierneuf, come è
indicato nella vecchia entrata degli edifici oggi in rovina.
I testi antichi parlano della più grande colombaia
del Regno, con 2.959 alcove che sono i nidi di terracotta
dove nidificano i volatili. Perduta una parte della elegante
cupola decorata, i restauri hanno restituito al luogo l'integrità
e l'aspetto che non fa capire il suo utilizzo.
Noi amiamo molto questo piccolo patrimonio rurale che si
nasconde lungo le strade secondarie
e che da alcuni anni comincia ad essere segnalato ai turisti
in cerca di autenticità.
Ma dobbiamo proseguire verso Brouage che attraversiamo in
camper alla ricerca di un posto per la notte. All'interno
delle mura, su una piazzetta, Bouli si sistemerà
per la notte; cosa che non potremmo fare in alta stagione
a causa dell'alta affluenza di camperisti, come ci dice
il custode del mercato.
Sistemato Bouli al riparo delle alte mura coperte d'erba
partiamo alla scoperta delle stradine tutte dritte, essendo
andate perdute, purtroppo, le case originali.
Che piacere essere soli, anche gli abitanti sono quasi invisibili,
le persiane chiuse, le porte serrate e la città completamente
nostra. Il luogo è deserto, nessun rumore a spezzare
il silenzio, tranne qualche macchina di tanto in tanto che
attraversa la via principale che fa anche da strada dipartimentale.
Il tempo è mite, la notte limpida, la serenità
totale.
Lunedì
30 dicembre 2002 - 125.043 - 9h - 46km
Questa notte non è piovuto e alle 10h partiamo alla
scoperta dei 2,5km di mura e fortificazioni di questa cittadina
che dal Medioevo fu la capitale europea
del sale e che nel corso dei secoli fu rinforzata, rifatta,
armata e poi disarmata per cadere nell'oblìo quando
il suo porto si insabbiò e le piazzeforti di La Rochelle
e di Rochefort crebbero d'importanza.
Della cittadella con 400m di lati non resta che una conchiglia
vuota, rimangono soltanto 7 bastioni, 19 posti di guardia,
7 tratti di muri di cinta alti 11m, 2 porti sotterranei,
2 polveriere, 2 porte di cui una Reale, alcune fucine, 4
posterle (porticine segrete nelle mura che consentivano
il passaggio di una sola persona alla volta, ndr) e 4 latrine
per le necessità di 4.000 abitanti nel XVIImo secolo.
All'interno di queste spesse mura sussistono soltanto la
sala del mercato e la bottega del bottaio, poiché
quasi tutte le case dell'epoca sono scomparse, ad eccezione
forse di un edificio nei pressi della chiesa.
La Sala dalle volte in mattoncini e pietra accoglie oggi
un'interessante mostra sulle fortificazioni e le loro mappe,
con un sistema a pannelli per visualizzare l'evoluzione
delle città fortificate.
Le larghe strade della cittadina si prestano alla passeggiata,
per girare immaginando il tempo delle scoperte delle Americhe
e precisamente del Quebec, fondato dal celebre concittadino
Samuel Champlain.
Vogliamo vedere ancora una volta il mare e il Porto di Chapus
a Bourcefranc, vicino a Marennes, sarà la nostra
sosta di mezzogiorno. Prima della costruzione del ponte
era l'imbarcadero per l'Isola di Oléron. Persa la
sua importanza oggi è il dominio degli ostricultori
che "allevano" pazientemente le ostriche in tutta
la regione.
E' di fronte al Forte Louvois che si può raggiungere
durante la bassa marea, che noi pranziamo e Philou dice
che potremmo raggiungere l'isola poiché il ponte
è da poco gratuito: idea grandiosa!
E via verso un'altra isola. Le Cicladi questa estate ci
hanno forse inculcato il gusto per le isole? Non ne siamo
così sicuri poiché ci sentiamo stretti in
uno spazio limitato.
Per la strada acquistiamo
cozze, eh sì, ammettiamolo,
non amiamo le ostriche, è così. Due litri
buoni di queste conchiglie nere allungate che Philou cucinerà
alla marinaia, al curry o al roquefort: una delizia.
Non
vogliamo addentrarci troppo sull'isola e optiamo per il
Château d'Oléron e la sua cittadella: un vasto
parcheggio fronte mare, con il Fort Boyard, l'île
de Ré e la costa saranno la nostra cartolina postale
di questa sera.
I campers parcheggiati se ne vanno uno ad uno
non
è strano? Difatti il luogo è vietato ai camper
la notte; Sylvie, avendo visto che esistevano parecchie
aree per camper sull'Isola di Oléron, era giunta
alla conclusione che saremmo stati ben accolti OVUNQUE,
ma nient'affatto!!!! Solamente sulle aree, di giorno state
pure, pagando, sui parcheggi a pagamento, ma la notte andate
a nascondervi.
Difatti è il parcheggio dello stadio, a più
di 1,5km dal centro, dietro il dietro del dietro della cittadina
mi vien da pensare che se ci fosse stata un depuratore
sicuramente il parcheggio per camper sarebbe stato fatto
là, ma per fortuna per noi non c'è depuratore.
Sylvie è pronta a riprendere il ponte per cercare
un comune più accogliente ma Philou si è già
messo in cucina e così restiamo insieme ad altri
4 nostri "consimili".
Huuuuum, per fortuna la cena è come al solito, eccellente;
due litri di cozze e poi a letto.
Martedì
31 dicembre 2002 - 125.089 - 8h - 310km
Questa mattina lasciamo con dispiacere la costa atlantica
e le sue isole.
Prima di riprendere il ponte verso Marennes, gironzoliamo
sulla Route des Huîtres dove il mare s'è ritirato
lasciando le barche in secca nei moli che ospitano le capanne
dei pescivendoli; la passeggiata è piacevole ma non
bisogna dimenticare la durezza del mestiere dell'ostricoltore,
legato al tempo, alle maree, al mercato
C'è
il sole e la temperatura s'è un po' abbassata; una
deviazione ci porta a Mornac-sur-Seudre, definito uno dei
Più bei Villaggi di Francia. E' minuscolo ma non
siamo d'accordo con la definizione, questione di gusti!
Tralasceremo, con dispiacere, la visita di Talmont-sur-Gironde
perché dobbiamo cominciare a pensare al viaggio di
ritorno e a risalire verso il nord-est.
Saintes, capitale della Saintonge ci accoglie per la visita
del suo anfiteatro romano, il più vasto ed il meglio
conservato della Gallia "Chevelue" (Merovingia)
che è in pratica il Belgio e la Francia messe insieme
tranne il Languedoc-Roussillon.
A due passi da lì, la Chiesa di Saint Eutrope, centro
di pellegrinaggio e tappa importante sul cammino verso Santiago
di Compostella. Fu in parte distrutta ma conserva il cortile
romanico e soprattutto la chiesa inferiore, che è
di fatto una grandiosa cripta romanica di grande bellezza,
una vera meraviglia.
La nostra visita si fermerà qui, soprassedendo alla
visita dell'abbazia aux Dames e dell'Arco romano di Germanicus
che scorgiamo attraversando la Charente. Alla prossima Saintes,
torneremo fra qualche anno a continuare la visita.
Certe volte bisogna fare delle scelte su cosa visitare e
noi abbiamo ormai il tempo contato. Anche Saint Jean d'Angély
farà le spese della nostra mancanza di tempo.
Al contrario Aulnay e la sua chiesa, notevole esempio romanico
del Poitou, non verrà cancellata e vi arriviamo con
la strada che costeggia l'edificio che a prima vista non
sembra avere niente di eccezionale. Ma di fatto tutto il
bello si concentra sugli altri tre lati.
La sorpresa è grande quando scopriamo la facciata
con un portale ad arco leggermente spezzato e con due portali
ciechi: un vero splendore, una meraviglia di finezza, grazia
ed eleganza.
Le decorazioni sono abbastanza ricche, un miscuglio di rappresentazioni
della vita di Cristo e di personaggi e mostri immaginari
fuoriusciti dai riti e miti pagani che ancora persistevano
all'epoca.
Ogni colonna, ogni arco ospita una moltitudine di personaggi
biblici o mitici; gli artisti artigiani e gli scultori qui
hanno raggiunto un alto grado di stile architettonico.
E il sole aiuta, dando una fiammata di tono caldo a questo
gioiello di pietra.
Non smettiamo di ammirare questo capolavoro di armonia che
è circondato da un cimitero ricolmo di pietre tombali
a forma di sarcofago, e dove sono piantati alcuni romantici
cipressi che conferiscono al tutto uno charme particolare.
Ma le sorprese non sono ancora terminate perché il
portale del transetto cela anche lui delle meraviglie di
delicatezza popolate di animali fantastici quali grifoni,
centauri, o animali comuni come un asino che suona l'arpa,
delle civette, dei cervi e addirittura delle sirene metà
donne e metà pesce, tutti scaturiti dalla fantasia
degli scultori della pietre, che parlano di storie non sempre
... cattoliche!
Il coro esterno offre anche lui altre scoperte e non tralasciamo
nessun dettaglio.
L'interno è molto più spoglio, solo i capitelli
si lanciano in fantasie, in genere elefanti, grifoni, intrecci
un pellegrino in viaggio verso Santiago si ferma
in questo luogo che fu una tappa dell'illustre cammino,
per scattare alcune foto; questo approccio lento e lungo
deve essere un rivelatore per l'anima e una maniera di ritrovarsi.
I due paesi dopo Aulnay posseggono anche loro, il primo
una minuscola chiesa con un grazioso portale, il secondo
una bella facciata.
Noi tagliamo per Chef-Bretonne e attraversiamo alcune campagne
più povere e austere di quelle viste in precedenza,
ma che
non sono meno attraenti, e del tipo che Philou ama molto.
Poitiers è saltata, pazienza, non la visiteremo.
Chauvigny, Saint Savin e i suoi affreschi classificati Patrimonio
Mondiale sono attraversati in fretta allo stesso modo.
Ed arrivando nell'Indre troviamo il nostro rifugio per la
notte e il veglione di San Silvestro: Le Blanc, una magnifica
cittadina distesa sulle rive della Creuse; un bel parcheggio
a fianco del maestoso ponte illuminato e di fronte alla
città alta che conta una chiesa e un castello saranno
il nostro cinque stelle del giorno.
Buona serata Philou, buona serata Sylvie e Felice e Buon
2003, che sia pieno di gioia in famiglia e di scoperte con
il camper. Alle 23 siamo a letto, festeggiando l'anno nuovo
alle 3h del mattino, in contemporanea con uno "scalo
tecnico" alla toilette.
Mercoledì
1 gennaio 2003 - 125.399 - 9h - 627km
Ci siamo coricati presto, senza attendere la mezzanotte
e quindi siamo pronti alle 9h. Non vogliamo perdere
troppo tempo, abbiamo più di 600km da percorrere,
in parte su strade dipartimentali.
Il paesaggio cambia e lascia il posto a La Brenne, boschetti,
siepi, piccolo vallate
un contrasto forte con la
costa atlantica; ma i castelli sono sempre tantissimi, adagiati
in piccole nicchie lungo la Creuse o altri fiumi.
Vediamo qualche bel punto sosta a cinque stelle: Chârost
sur l'Arnon con una bella vista sulla chiesa romanica e
il castello; La Charité-sur-Loire sul grande fiume
francese che una volta attraversato ci fa entrare nel Morvan
e in Borgogna.
Abbiamo appena lasciato le chiese romaniche di Saintonge
ed eccoci passare ai piedi di una meraviglia che fu, anch'essa,
un punto di sosta sul cammino verso Santiago: Vézelay,
la meravigliosa e l'affascinante.
Avallon è all'orizzonte con l'autostrada, comoda
perché ci permetterà di rientrare più
rapidamente che proseguendo sulle nazionali, ma molto meno
gradevole per gli occhi!
Alle 19h siamo a Nancy: domani si torna al lavoro dopo aver
percorso 2.486km.
(Traduzione
dal francese di Marina Greco. Per la versione originale
di questo itinerario clicca qui)