Viaggiare - Diari di Viaggio


NATALE in CHARENTE MARITTIMA

di Sylvie Surmely

Martedì 24 dicembre 2002 - 123.540
Partenza per le Ardenne e natale in famiglia a Renwez.
Termine dei festeggiamenti alle 3 del mattino.

Mercoledì 25 dicembre 2002 - 123.970 - 9h - 723km
Si è sempre pronti a partire per le vacanze, anche se si è tirato tardi per festeggiare il Natale. Philou è pronto alle 9, e alle 10 siamo già in viaggio, direzione Reims, Paris, Poitiers e Niort dove usciamo dal grande circuito per percorrere le piccole strade del Marais Poitevin.
Arriviamo in breve nel cuore del Marais, e dopo aver girato per tre volte intorno al villaggio di Coulon, troviamo proprio davanti alla Maison des Marais Mouillés, un parcheggio che dà direttamente sul fiume, a fianco dell'imbarcadero Prada: un sogno, un sogno impossibile in un'altra stagione!
Una passeggiata notturna ci fa scoprire la "capitale" di quella che si chiama la Venezia Verde.
Gli stretti vicoli ci portano sulla piazza della Chiesa che possiede una particolarità abbastanza rara in Francia: un pupito esterno, posto sul campanile a buona altezza, vicino all'orologio e e alle campane.
Si spiega questa presenza insolita con il fatto che gli abitanti assistevano alla messa dai loro barconi e intorno alla chiesa? Ma la chiesa è lontano dai canali, e ci sembra quindi azzardata come spiegazione.
Ma la domanda non ci impedirà di dormire dopo l'intensa notte natalizia e soprattutto la lunga traversata per arrivare a dormire in questo gioiellino di verde e azzurro.

Giovedì 26 dicembre 2002 - 124.693 - 8h - 138km
Gli abitanti di Coulon sembra che se la prendano comoda, non un suono, non una macchina, solo il rumore dell'acqua della Sèvre Niortaise vicino a noi. Ci sono le nuvole, ma comunque il sole ce la fa a spuntare. Una buona colazione e via, partiamo per un giretto nel borgo ma sotto il sole questa volta, la luna è andata a letto.
Scopriamo a due passi da Bouli la bella finestra rinascimentale descritta sui dépliants turistici, clic clac, è immortalata. La chiesa è aperta, l'interno è banale, salvo due begli altari in legno, uno dedicato alla Vergine e l'altro a San Giuseppe che, fatto raro, tiene in braccio l'infante Gesù invece del fiore con il quale spesso è rappresentato.
Spese al piccolo market Coop e partiamo per il Marais Mouillé seguendo il circuito descritto sulla Guida Verde (Michelin, ndr): stradine e viottoli garantiti!
Alla chiusa di Grand Coin facciamo una scoperta: un "passa-battelli", infatti, il fiume è in dislivello e le barche devono percorrere a secco una piccola deviazione dove vengono tirate da un argano. La natura è splendida, pioppi e salici piangenti in queste terre umide, uccelli che volano. L'insieme è bucolico, tranquillo e soprattutto autentico.
Alla chusa della Sotterie, diverse chiuse regolano il flusso del fiume e lo livellano.
Ovunque c'è presenza umana, le basse case dalle imposte colorate, spesso di blu, ma anche di verde e rosso ... sono sempre abitate dai locali, ma alcune sono già state trasformate in case di campagna.

Ecco il nostro coup de cœur della giornata: Le Vanneau, villaggio che porta il nome di un trampoliere, e che possiede uno splendido porto: dall'imbarcadero una passerella a dorso di mulo, caratteristica del Marais, scavalca uno stagno per raggiungere un'isola trasformata in giardino dagli abitanti. I rami dei salici piangenti sfiorano l'acqua, due coppie di cigni nuotano portando un tocco di bianco a questa tavolozza di verdi e le chiatte scivolano sulle acque verdi e limpide. MAGNIFICO!!!! Le chiatte erano utilizzate per il trasporto del bestiame e del raccolto, erano leggere e fini, mentre le "yoles", grandi e robuste, servivano agli abitanti per recarsi al mercato, alla messa o a scuola.
Il sole riscalda l'aria e la temperatura è di 18°, facciamo fatica a credere che è il 26 dicembre.
Proseguiamo su minuscole stradine asfaltate e non che costeggiano a volte fragili ponti, che conducono a piccoli boschetti: una vera meraviglia. Bisogna essere vigili e seguire scrupolosament le indicazioni della guida, per non correre il rischio di "perdersi" in questo dedalo di viuzze e canali.
Pranziamo a La Garette che non ci piace troppo, perché il luogo è stato ristrutturato, troppo ristrutturato.
Ritorno a Coulon, per fotografare la Maison aux Volets Bleus che svetta su tutti i dépliants del Marais Mouillé: una vera cartolina postale!
Passiamo a Arçais e Damvix che meriterebbero una sosta, ma vogliamo assolutamente visitare l'Abbazia di Maillezais prima del tramonto del sole.
Le maestose rovine dell'edificio sono visibili da lontano, grandiose, fiere e amputate dal tempo, dagli uomini e dall'oblìo …
Siamo soli, non restano che due pezzi di muri della chiesa, qualche bella finestra gotica seguite ad altre romaniche; il cielo blu fa da vetrata a queste aperture, i capitelli corinzi sono ornati da felci o scene della crocifissione.
Philou, sempre curioso, sale su una scala a chiocciola sbarrata, arriva ad una quindicina di metri e domina gli archi spezzati: foto originali garantite!
Le torri squadrate del portale ritrovano le scale, e Philou sale, sale sul cantiere che copre una buona parte del sito.
Del chiostro non resta quasi niente, tranne il pozzo, il lavatoio dove i monaci si recavano prima e dopo i pasti e gli uffici religiosi, e alcune tombe sul pavimento delle gallerie, alcune avevano croci e altri oggetti preziosi.
La sala capitolare è scomparsa, come anche il refettorio dei monaci, ma la cantina sotterranea dalla volte in cotto è intatta. Tutto come la foresteria e l'ala dei Conversi che avevano cucine, refettori e dormitori separati. Questo edificio è il meglio conservato e offre una buona visione di quella che poteva essere la vita dei giovani novizi e dei viaggiatori giunti a pregare in questo luogo o che semplicemente vi avevano fatto sosta per riposarsi.
Attraversiamo ancora un po del Marais Mouillé per ritornare alla "civilizzazione" rumorosa delle città: direzione La Rochelle.
Strada facendo sulla superstrada un grosso rapace sicuramente sorpreso dal vento o dalla grandezza del camper urta contro il parabrezza, piegando l'antenna del cb e andando sicuramente a morire sulla cunetta: povera bestia vittima ancora una volta dell'uomo e delle sue macchine infernali!
Spese veloci al Carrefour, pieno di gasolio ed eccoci sulla strada della bella città marittima.
Prendiamo la direzione del porto di Minimes di cui tanto parlano i camperisti; dopo aver costeggiato la città, l'Aquarium, il museo marittino, traversato i nuovi quartieri residenziali dall'architettura futurista, arriviamo … dopo molti chilometri su un immenso parcheggio sprovvisto di delimitazioni e dove una decina di nostri "consimili" si sono già sistemati, cercando con cura di ammassarsi gli uni agli altri, per non soffrire il freddo ... sicuramente, a meno che non sia per lottare contro i venti? Perché stringersi così, quando il parcheggio è tanto grande? Per mimetizzarsi? Istinto di conservazione? Attrazione per I propri simili? Solo loro lo sanno!
Per quanto ci riguarda, abbiamo bisogno di acqua, le riserve sono a secco, quindi andiamo in direzione del punto di rifornimento.. che per farla semplice, non c'è sul tale parcheggio.
Alla fine lo troviamo, non molto ben indicato, ma un Rapido tutto bello e nuovo sta facendo il pieno … deve avere almeno 1.000l d'acqua, considerato il tempo che ci mette a riempirsi!
E come d'abitudine o quasi, ci chiediamo ancora, ed ancora, perché ci ostiniamo a venire su un punto di rifornimento quando è 1.000 volte più comodo fare il pieno in una stazione di servizio dove c'è sempre un rubinetto: mistero del nostro comportamento? Nella nostra regione i punti di rifornimento sono zero o quasi, nei paesi visitati in estate non conoscono nemmeno la parola, eppure ce la caviamo sempre; allora perché cerchiamo le aree per camper in Francia quando esse non corrispondono ai nostri bisogni, né alla nostra maniera di sostare nella maggioranza dei casi, ad eccezione fatta per alcune poste in luoghi incantevoli e vicine a luoghi da visitare e non dietro al cimitero o in fondo alla città dietro alla discarica? Beh, certo esagero … ma amo esagerare, mi fa bene e mi fa passare i nervi, e almeno dico quello che penso.
Parcheggiare a 5-6km dalla città non lo troviamo conveniente, non andiamo davvero a prendere un taxi per rientrare dalla nostra passeggiata notturna!
Sulla mappa della città Sylvie localizza il parcheggio St Jean d'Acre, ma alla fine il viale chiamato Mail, con una vasta area centrale a prato, sarà il posto adatto, a circa 5 minuti dalla torre della Lanterne: ottimo, no ?
Cenato, partiamo alla scoperta di questo gioiello dell'Atlantico. La bella torre de la Lanterne lancia il suo raggio al cielo, raggio che serviva una volta da fanale per le navi che costeggiavano la costa o entravano in porto.
Appaiono alla fine i due monumenti che simboleggiano la città: la torre de la Chaîne e la torre Saint Nicolas che riempiono le fotografie e i dipinti, ed anche noi le immortaliamo.
Si stagliano bene nel cielo nero d'inchiostro e l'oscurità della notte. Complici le feste di Natale, il porto e le strade adiacenti sono un gioco di mille luci.
La Porte de la Grosse-Horloge s'è vestita di luci colorate e l'edificio è coperto di un drappo blu ornato di un foulard di mille luci bianche; sotto il suo arco, un grosso "dente di leone" irradia tutte le sue luci. Sembra di essere in un racconto da "Mille e una Notte".
Oltrepassata la porta, siamo catturati dalla Place des Petits Bancs, le case, tutte diverse, ci incantano, e la statua centrale di Eugène Fromentin si aggiunge alla bellezza del luogo.
La strada commerciale e pedonale del Temple, disertata dai clienti, ci conduce vereso la Cour du Temple, bella piazza piena di birrerie: la Saint James, la Cave à Bière … che svettano le loro terrazze verso la … luna : molto pittoresco.
Ci lasciamo guidare dall'istinto in questo dedalo di strade spesso coperte da portici scoprendo diverse facciate in stile. Finiamo alla Chiesa Saint Sauveur attualmente in ristrutturazione.
Il ponte sul canale Maubec gioca anche lui con le luci, con le colonne avvolte in mille colori.
Finiamo il nostro giro pieno di scoperte e rientriamo al camper.

Venerdi 27 dicembre 2002 - 124.831 - 8 et 9h - 58km
Risveglio difficile, a cause della lunga passeggiata notturna di ieri.
Dedichiamo la mattina alla scoperta delle viuzze e degli edifici che costituiscono la parte antica della città.
Siamo a due passi dalla Tour de la Lanterne e prendiamo la rue Sur-les-Murs che corre lungo gli spalti per raggiungere la Tour de la Chaîne, con bella vista sul mare e l'avanporto.
Stiamo mille volte meglio qui che perduti sul porto di Minimes a chilometri dalla città … ammassati camper contro camper!
La Torre Saint Nicolas controlla l'entrata del Vecchio Porto, la Porta de la Grosse Horloge controlla l'entrata del Quartiere Antico che abbiamo visitato ieri sera con le illuminazioni natalizie e che scopriamo nuovamente oggi sotto un'altra luce: negozi aperti, turisti e abitanti che fanno shopping.
La rue du Palais offre ai visitatori bei monumenti: l'Hôtel de la Bourse, attualmente Camera di Commercio, è uno dei numerosi edifici particolari costruiti quando La Rochelle era ricca e s'apriva al mondo con i numerosi navigli che solcavano il mare verso rotte lontane, facendo la fortuna dei loro armatori.
Nell'edificio belle poppe di naviglio che adornano i muri evocano il periodo in cui l'allora città protestante si arricchiva con la marina mercantile. Di fianco, il Palais de Justice presenta una maestosa facciata a colonne corinzie …
Ammiriamo queste meraviglie passeggiando sotto i portici, molte strade posseggono questi passaggi coperti molto pratici in tempo di pioggia; ma non vi è più uniformità di stile, ogni architetto ha lasciato il suo timbro.
Lasciata la rue du Palais, facciamo una breve escursione nella rue de l'Escale dove la bella Maison Venette è ritmata dai busti di medici dell'antichità e del Medioevo.
Ancora un piccolo salto nella rue des Augustins, la Maison Henri II è quanto resta della lussuosa dimora circondata da un cortile sistemato a giardino alla francese: bella e elegante.
Qui e là bei dettagli architettonici, una casa del 17mo secolo con torrione, una facciata col tetto d'ardesia, qualche architrave scolpito, o l'entrata di un cortile di un edificio signorile: sono tanti in questa città di antichi armatori che avevano costruito la loro fortuna grazie ai commerci, prima col Canada e le sue calde pellicce, poi con le Antille e la tratta degli schiavi e il commercio trasversale.

All'angolo di una strada, il negozio Via Maris invita il viandante a entrare, tutto qui parla del mare e dei suoi prodotti... mantelle per i giorni di pioggia e nebbia, maglioni di lana calda, libri, oggetti decorativi per dare agli interni un'aria un po' marina, gallette al burro e sale marino, sardine in mille modi, caramelle al burro e al sale, vini e liquori della regione, prodotti di bellezza a base d'alghe … Sylvie che cerca un copricapo opta per un grande basco impermeabilizzato, che viene utilizzato immediatamente all'uscita dal negozio, poiché inizia a piovere!
Armati per affrontare il tempo piovoso procediamo sotto i portici, guardando le vetrine poiché la città è ricca e piena di negozi originali, sia di abbigliamento che di decorazioni, cosa che piace a Sylvie che trova che senz'altro gli abitanti de La Rochelle hanno più gusto di quelli dell'Est … e forse un potere d'acquisto superiore, senza dimenticare che i turisti che possiedono case di campagna nella regione e su l'île de Ré qui vicina, non devono star male nemmeno loro.
Sorpassata la cattedrale su rue Chaudrier, facciamo una sosta al Café de la Paix che è l'unico rimasto degli opulenti caffé del 19mo secolo. Il luogo è in stile, con pannelli in legno dipinti e scolpiti, immensi specchi all'interno di arcate ornate da dipinti e grandi fotografie dello scrittore belga Georges Simenon che qui sembra avesse eletto domicilio.
L'ambiente è originale, i clienti sono di ogni genere : anziane signore che bevono il thé … ma tu no Sylvie, tu non sei ancora un'anziana signora … oh come è suscettibile questa ragazza! Dicevamo, anziane signore, coppie avanti con l'età, studenti, uomini d'affari e famiglie sistemate nel salone di fondo.
Anche le toilettes sono "d'epoca", i lavabi e le bacinelle poggiano su treppiedi di ceramica!
La pioggia comincia a farsi più insistente quando entriamo nel mercato coperto che è una meraviglia in ferro battuto; vi regna una gran via vai tutti i giorni e Philou parte alla ricerca di gamberoni, ma alla fine la sua scelta cadrà su sei superbe Saint-Jacques e una grossa manciata di gamberetti … che ci riserverà il pranzo? Sorpresa!
Il diluvio si abbatte su di noi, e bisogna rientrare al camper, sono già le 12.30, via, via, ammiriamo a passo di corsa l'Hôtel de Ville della fine del 15mo, inizio 16mo secolo, che ci ricorda molto il Palazzo Ducale di Nancy rimaneggiato e ingrandito nella stessa epoca. Lo visiteremo un'altra volta.
E che sfortuna, le strade che percorriamo non hanno i portici; Sylvie propone di prendere un taxi ma sembra che anche loro siano allergici alla pioggia perché non ne passa uno! Ah! E non dobbiamo dimenticare il pane per il pranzo.
La pioggia si attenua e alla fine termina, ed è bagnati zuppi che rientriamo alla base, da Bouli.
Philou non ha del Porto per le coquilles (conchiglie di S. Giacomo, ndr.), ma una buona bottiglia di Champagne potrà legare la salsa; quindi saranno Saint Jacques allo champagne, formaggio innaffiato di … champagne. Buon appetito!!!
Ottimo, delizioso e chic.
Avanti, sono le 14 passate e bisogna alzare le tende; ancora una sosta per fotografare l'entrata del Porto Vecchio e partiamo verso l'île de Ré e il suo nuovo ponte.
Aaah, l'île de Ré, eravamo così incerti se andarci o meno, i camper qui sono Persona Non Grata.
Ma diversi amici hanno cercato di convincerci e speriamo di non restare delusi.
Breve sosta da un fioraio per far spedire domani un bouquet a Catherine, la sorella di Sylvie che compie 40 anni; non si fanno 40 anni tutti i giorni!
Ed eccoci, siamo al pedaggio per il ponte, 9€ e siamo sulla riva di questa meravigliosa isola dal clima dolce e accogliente … se non c'è troppo vento.
Decidiamo di attraversarla tutta per cercare un posto adatto per la notte; ma siamo colpiti dalla bellezza dolce e selvaggia delle rovine dell'abbazia di Châteliers che emergono dal prato.
I cistercensi avevano il buon gusto di installarsi sempre in luoghi meravigliosi, gradevoli e soprattutto circondati da terre coltivabili ricche e produttive.
Al contrario di Mallezais ieri, le rovine sono meno maestose ma più accattivanti, anche qui il cielo fa da sfondo alle vetrate, il chiostro non è più che un ricordo ma ogni facciata dell'edificio è una nuova scoperta di pura bellezza; ogni angolo di vista si fa fotografare… e poiché siamo soli, il tutto è ancora più bello e magico.
Proseguiamo verso il nord-ovest verso la fine dell'"isola bianca", come viene chiamata.
Passiamo a fianco di Saint-Martin-en-Ré e delle sue fortificazioni, superiamo Ars-en-Ré, ma vi torneremo domani in bici, o con Bouli.
Direzione il faro delle Balene dove si è sistemato già qualche camper; ma la soluzione non ci piace per la notte, e optiamo per il parcheggio della spiaggia di Trousse Chemise cantata da Aznavour.
Alcuni ardennesi stanno rientrando dal mare con un enorme secchio di telline bianche; Philou gli chiede la tecnica di raccolta: lui "pesca" o piuttosto raccoglie con le mani, utilizzandole a mo' di rastrello, mentre lei usa un piccolo rastrello. E raccolgono … dappertutto!
Sistemato il camper eccoci partire con le pale verso la pesca alle telline mentre il sole tramonta dietro la pineta.
Sì, dovunque, ma che vuol dire ovunque? Aaah questi pescatori della domenica, o piuttosto del venerdì, giorno del pesce!!
Ci allontaniamo dalla sabbia asciutta, superiamo dei bracci di mare circondati da sabbia umida e cominciamo a cercare nei punti più profondi come ci è stato indicato: NIENTE di niente, nemmeno l'ombra di una tellina.
Le pale girano, rivoltano la sabba, scavano … senza risultato.
Philou rientra verso la battigia, dove il mare lascia qualche decina di centimetri di sabbia bagnata: BINGO!!! Eccole qua le telline, piccole, medie e poi giganti.
Al diavolo le pale, viva le mani e le dita che formicolano sotto la sabbia, la raccolta comincia ad essere interessante; ma ormai arriva la notte e anche la marea sale, e il rumore delle onde si fa sempre più vicino.
Una cinquantina di telline piccole e carine e senza dubbio deliziose trovano rifugio dentro al secchio. Magro raccolto ma avevamo poco tempo, la notte stava per arrivare; e anche se qui arriva più tardi che da noi a Nancy, alla fine la notte arriva sempre, e sempre troppo presto per i nostri gusti!
Serata di lettura per Philou che ha scovato un vecchio libro da un libraio de La Rochelle, e serata di scrittura per Sylvie.

Sabato 28 dicembre 2002 - 124.889 - 9h - 99km
E' piovuto a catinelle questa notte, l'acqua che colava ci ha svegliato e alle 5 del mattino la luna si intravedeva male, nascosta com'era dalle nuvole cariche di pioggia. Ma alle 8 è spuntato il sole, ha cacciato l'ultima nuvola minacciosa e alla fine si è sistemato per illuminare appieno la giornata.
Direzione il parcheggio del Faro delle Balene dove 7 o 8 camper hanno sicuramente passato la notte. Philou scarica le bici e alle 11 partiamo verso Ars-en-Ré avendo sempre di mira il suo campanile nero e bianco.
Il tempo è buono ma meno caldo di ieri, il vento ci spinge da dietro, il sole brilla, che magnifica giornata! 7 chilometri di pista perfettamente piatta ci separano dal villaggio; con due pedalate ci siamo, lasciamo le bici in uno dei numerosi parcheggi per biciclette e partiamo alla scoperta di strade e stradine tanto decantate nelle guide e nei racconti. La realtà sarà all'altezza della fama?
Molte case hanno le persiane chiuse, tutti i proprietari delle seconde case non ci sono, nonostante un gran numero di auto con targa 75! Nessun 91, né 92, né altri dipartimenti de l'Île de France, ma proprio targhe 75; sembra che in questo momento faccia molta tendenza a Parigi avere un pied-à-terre su questa isola dal microclima disseminato di pini e palme. Le agenzie immobiliari si contano a centinia e i prezzi sono alle stelle!
Siamo un po' delusi, i posti non sono all'altezza di quanto si vuole far credere… certo, siamo fuori stagione, ma comunque…
La chiesa dal campanile bicolore possiede un bel portale romanico, ma l'interno non è niente di eccezionale se si esclude un bel presepio con un centinaio di personaggi in legno.
E' mezzogiorno e vogliamo pranzare qui, senza tornare al camper. Poiché molti locali sono chiusi optiamo per "Au 5, rue Thiers" situato al medesimo indirizzo!
Le cozze ci hanno attirato, e entrando la decorazione ci incanta; proprio quello che Sylvie adora, i muri rivestiti di doghe, piccole lampade rivestite di tela, plissettata o unita, saliere a forma di piccoli cestini di legno, una decorazione dolce, armonica e delicata, un insieme raffinato senza ostentazione.
Se la cucina è allo stesso livello sarà il massimo.
Philou ordina una porzione di razza alla mostarda, e Sylvie cozze alla crema; le cozze sono un po' rachitiche, ma la razza è meravigliosa ; il servizio è rapido ma la cucina no e il pasto viene rallentato. Comunque passiamo un eccellente momento in questo ambiente così riposante.
Il gratin di frutta arriva in ritardo e così usciamo alle 2 sotto delle nuvole minacciose … e … quello che si prospetta alla fine arriva … un vero temporale. Con lo stomaco pieno dei chili supplementari, il vento sul naso e la pioggia incessante e fredda, rallentiamo sensibilmente e invece dei 20km/h dell'andata, siamo sui 16 al ritorno; quei 7km ci sembrano interminabili, ed è col fiato in gola, i jeans bagnati e le scarpe zuppe che arriviamo da Bouli.

Una mezz'ora dopo, rimettiamo in moto le nostre gambe affrontando i 257 scalini del Faro delle Balene, preceduto da una bella boutique di souvenirs dal gusto raffinato.
Dobbiamo riconoscere che ovunque sull'isola le boutiques sono in maggioranza di buon gusto, cosa ben diversa da altri posti turistici francesi, dove vendono palle di neve, mucche che fanno muh-muh e altre scemenze a pochi euro; si vede che qui i vacanzieri sono di tutt'altro tono!
La scala elicoidale offre dalle finestre dei bei panorami sul mare e sul circondario; prima dell'ultimo tratto una panca di legno è l'ideale per Sylvie, per riposarsi un po'.
Da lassù si distingue bene l'antica Torre delle Balene, ex-faro costruito sotto l'impulso di Colbert nel 1682 (mica ieri!), più lontano il Faro dei Balenieri sembra piantato tra i flutti, ed emerge dalle onde. Quattro anni furono necessari per la costruzione congiunta dei due fari delle Balene e dei Balenieri, e il cantiere fu chiuso nel 1854.
Il faro è uno dei più alti di Francia con i suoi 59 metri e 39m precisi, ed ha una portata di 27 miglia.
Dopo un caffè e un thé, accompagnati da biscottini al burro, partiamo verso la capitale dell'isola: Saint-Martin-de-Ré circondata da 14km di fortificazioni dovute al nostro celeberrimo… Vauban; ancora e sempre lui, si ha l'impressione che questo brav'uomo sia stato ovunque, ai quattro angoli della Francia!
La cittadina ci piace, o meglio, ci seduce; a differenza di Ars dove le case sono a piano-terra, gli edifici più facoltosi hanno uno o due piani, e le stradine hanno mantenuto la loro pavimentazione a ciottoli rotondi e lisci.
Deve esser stata una città ricca considerate le facciate di alcuni edifici.
Il porto accoglie numerose imbarcazioni da diporto e offre una particolarità: all'interno del bacino è piantato un isolotto dove un tempo abitavano i pescatori e che ancora ospita alcuni negozi e abitazioni ed è collegato al resto del paese da un ponte. Originale e particolare.
Un giretto fino al faro ci permette di ammirare il mare, arriva la sera e ci rifugiamo dentro un negozio che vende sale marino e caramelle: sono deliziose e la venditrice è dolce come i suoi dolci.
Ci manca da vedere la chiesa di Saint-Martin, detta anche "Grand Fort" ; ha la particolarità d'essere stata distrutta e poi ricostruita nel senso perpendicolare originale, cosa che come risultato ha fatto sí che le parti di muri rovinati con le aperture gotiche che componevano la navata si ritrovano adesso nel transetto.
E proprio quando ci apprestiamo a visitare il campanile suonano le ore facendo rimbombare le nostre orecchie; aspettiamo quindi un po' al piano terra che il batocchio si calmi.
E naturalmente quando arriviamo sulla terrazza del campanile quadrato arriva la pioggia ma ciò non ci impedisce di ammirare i tetti della cittadina, le parti rovinate dell'antica chiesa, le fortificazioni e il mare mentre giunge la notte.
E' arrivato il momento di lasciare l'isola ed eccoci in fila dietro un gruppo di 7 camper, e Sylvie subito decreta che sono sicuramente degli italiani: bingo!!! Per fortuna girano subito verso un'area di sosta e così possiamo continuare verso il ponte che ci riporta sulla terraferma.
Arriviamo a Rochefort-sur-Mer, che non è affatto sul mare, ma sulla Charente a 15km dalla foce, e cerchiamo l'area di servizio per fare il pieno d'acqua; Luc ci ha indicato un parcheggio lungo il fiume, e dobbiamo purtroppo constatare che è scomparso per far posto ad un parcheggio per barche.
Pazienza, andremo sul parcheggio della Corderia Reale, realmente deserto; è un po' come dormire sul cortile di Versailles, illuminazione e panorama garantito!

Domenica 29 dicembre 2002 - 124.988 - 9h - 55km
Ci tocca costeggiare i 374m di facciate di questa augusta costruzione per arrivare all'ingresso.
All'inizio del regno del giovane Luigi XIV la flotta francese era in stato pietoso. Colbert decise quindi di trovare un porto per difendere la costa atlantica e costruirvi un Arsenale: il giovane re e il nipote del ministro scelsero Rochefort, mentre Colbert avrebbe preferito Brest.
Rochefort all'epoca non era che un villaggio di poche case.
Iniziata la costruzione delle fortificazioni e delle mura nel 1666, cinque anni dopo la cittadina contava già 20.000 anime. In 110 anni 300 navi uscirono dai cantieri navali.
La Corderia è costruita su una palude, il suo ideatore, aiutato da un architetto olandese, fece costruire una zattera di pali di quercia di 15-20cm che sono piantati nel fango, una base dello stesso legno fa da fondamenta all'edificio di pietra dorata, cosa che spiega perché il grosso edificio è attorcigliato, storto, deformato dall'instabilità della sua base.
Si dovettero anche praticare dei rinforzi a forma di chiave di violino per tenere il muro dalla parte del giardino che aveva meno finestre del suo opposto, e quindi era più pesante!

Nel 1944, nell'abbandonare la Francia i tedeschi incendiarono e fecero saltare una parte dell'edificio e questo venne abbandonato, dimenticato, invaso dall'erba, eroso dal tempo.
Questa meraviglia ha rischiato di scomparire quando la si voleva sopprimere per rilanciare l'economia della città e costruire una autostrada. Deve la sua salvezza all'Ammiraglio Dupont, prefetto dell'epoca che con alcuni giovani dimostrò a tutti che era possibile salvare questo monumento industriale, uno dei rari esempi del XVIImo secolo.
Iniziò quindi un lungo restauro che non ha rispettato in pieno le regole dell'arte ma quelle dell'economia, ma gli abitanti di Rochefort non disperano di vedere un giorno i tedeschi pagare i loro debiti di guerra nei confronti della città.
Il museo presenta con precisione il lavoro della canapa, la confezione delle corde, l'assemblaggio delle bobine e dei fusi; la storia della Corderia, della città, la vita del porto … una visita veramente istruttiva che merita di non essere tralasciata.
Proseguiamo verso i due carenaggi (il posto dove ci si occupava di sistemare le navi ogni due/tre anni, ridargli l'impermeabilità, fare i trattamenti contro le larve) dove si trova il cantiere dell'Hermione, il grande cantiere di ricostruzione della fregata de La Fayette che nacque nell'Arsenale della città e navigò tra la Francia e il Nuovo Mondo, dando man forte a Washington nella guerra d'indipendenza degli Stati Uniti. Questa fregata non era affatto una nave da guerra, sebbene fosse armata, ma piuttosto un esploratore e assistente per i bastimenti danneggiati in quanto potente e "facile" da manovrare considerata la sua "piccola" taglia.
E' consigliabile una visita guidata per capire meglio gli scopi, i mezzi, i dettagli tecnici di questo cantiere che si estende per 10 anni per arrivare a raccogliere i 13 milioni di euro finanziati da sponsors, sovvenzioni regionali, nazionali ed europee ma anche dai biglietti di ingresso dei visitatori. Il progetto appassiona talmente i francesi che questi con le loro visite finanziano attualmente la metà dell'impresa.
Qualche cifra di questo cantiere un po' folle che avanza giorno dopo giorno, senza aver ancora risolto alcune problematiche rimaste in sospeso: installazioni interne, sistema di locomozione, tipo di materiale per le vele, ecc. …
Serviranno 1.300 querce per costruire questa nave in legno, e uno specialista è impegnato a percorrere il grande Ovest per trovare le querce adatte. Si tranquillizzino gli ecologisti, gli scolari della Charente-Marittima piantano una giovane quercia per ognuna di quelle vecchie che viene tagliata.
Terminata l'ora di visita usciamo sognando il 2007 quando l'Hermione sarà terminata e potrà navigare sulle acque di Francia.
Rochefortpossiede altri bei motivi di visita, in particolare la casa di Pierre Loti, ma è ormai tardi per visitarla e ci mettiamo in marcia per una piccola sosta al ponte trasportatore di Martrou che fa da palliativo alla mancanza di un ponte sulla Charente: un ponte mobile come si trovano nelle fabbriche, solo che alla fine dei cavi c'è una larga carlinga che ospita i pedoni e i ciclisti che partono per una trasvolata di 176m al di sopra delle acque della Charente. Questo ponte, salvato dalla demolizione è uno degli ultimi esemplari al mondo di questo tipo di trasbordo per collegare le due rive di un fiume: incredibile!
Questa sera dormiamo a Brouage, a pochi passi da qui, ma facciamo una deviazione per evitare il pedaggio del nuovo ponte stradale che sostituisce il trasbordo. E passando a Tonnay-Charente scopriamo che anche il ponte di questo villaggio è stato dismesso perché troppo vecchio.

Lungo la strada la nostra attenzione viene richiamata da un cartello che indica l'abbazia di Trizay, una piccola deviazione ed eccoci sul minuscolo viottolo che conduce alle rovine dell'edificio.
Ciò che resta di questo priorato benedettino fa parte di una strada storica chiamata "Trésors de Saintonge", ma l'accesso è bloccato da alcune sbarre. Giriamo intorno alla vecchia chiesa e alle sue cappelle, passiamo sotto un passaggio e arriviamo in un cortile dove restiamo estasiati davanti alle magnifiche volte romaniche della sala capitolare: incredibile in questo paesaggio!
La chiesa suscita degli interrogativi: sembra che il transetto fosse di forma ottagonale, ma è un mistero che non siamo riusciti a scoprire. L'interno è spoglio e i muri sono decorati soltanto da bei capitelli di grande semplicità ma allo stesso tempo di grande eleganza.
Il refettorio e il dormitorio sono ermeticamente chiusi, e ne possiamo vedere soltanto l'elegante porta in stile gotico.
Ciò che concorre alla bellezza dell'antico monastero è il paesaggio, selvaggio e calmo allo stesso tempo; la solitudine invernale dà all'ambiente un'atmosfera particolare.
Facciamo ancora una piccolo deviazione per la colombaia di Saint-Agnand. Qui un tempo si trovava il monastero di Montierneuf. Il proprietario del luogo fece erigerie una colombaia, chiamata fuie, le fuie de Montierneuf, come è indicato nella vecchia entrata degli edifici oggi in rovina.
I testi antichi parlano della più grande colombaia del Regno, con 2.959 alcove che sono i nidi di terracotta dove nidificano i volatili. Perduta una parte della elegante cupola decorata, i restauri hanno restituito al luogo l'integrità e l'aspetto che non fa capire il suo utilizzo.
Noi amiamo molto questo piccolo patrimonio rurale che si nasconde lungo le strade secondarie e che da alcuni anni comincia ad essere segnalato ai turisti in cerca di autenticità.
Ma dobbiamo proseguire verso Brouage che attraversiamo in camper alla ricerca di un posto per la notte. All'interno delle mura, su una piazzetta, Bouli si sistemerà per la notte; cosa che non potremmo fare in alta stagione a causa dell'alta affluenza di camperisti, come ci dice il custode del mercato.
Sistemato Bouli al riparo delle alte mura coperte d'erba partiamo alla scoperta delle stradine tutte dritte, essendo andate perdute, purtroppo, le case originali.
Che piacere essere soli, anche gli abitanti sono quasi invisibili, le persiane chiuse, le porte serrate e la città completamente nostra. Il luogo è deserto, nessun rumore a spezzare il silenzio, tranne qualche macchina di tanto in tanto che attraversa la via principale che fa anche da strada dipartimentale. Il tempo è mite, la notte limpida, la serenità totale.

Lunedì 30 dicembre 2002 - 125.043 - 9h - 46km
Questa notte non è piovuto e alle 10h partiamo alla scoperta dei 2,5km di mura e fortificazioni di questa cittadina che dal Medioevo fu la capitale europea del sale e che nel corso dei secoli fu rinforzata, rifatta, armata e poi disarmata per cadere nell'oblìo quando il suo porto si insabbiò e le piazzeforti di La Rochelle e di Rochefort crebbero d'importanza.
Della cittadella con 400m di lati non resta che una conchiglia vuota, rimangono soltanto 7 bastioni, 19 posti di guardia, 7 tratti di muri di cinta alti 11m, 2 porti sotterranei, 2 polveriere, 2 porte di cui una Reale, alcune fucine, 4 posterle (porticine segrete nelle mura che consentivano il passaggio di una sola persona alla volta, ndr) e 4 latrine per le necessità di 4.000 abitanti nel XVIImo secolo.
All'interno di queste spesse mura sussistono soltanto la sala del mercato e la bottega del bottaio, poiché quasi tutte le case dell'epoca sono scomparse, ad eccezione forse di un edificio nei pressi della chiesa.
La Sala dalle volte in mattoncini e pietra accoglie oggi un'interessante mostra sulle fortificazioni e le loro mappe, con un sistema a pannelli per visualizzare l'evoluzione delle città fortificate.
Le larghe strade della cittadina si prestano alla passeggiata, per girare immaginando il tempo delle scoperte delle Americhe e precisamente del Quebec, fondato dal celebre concittadino Samuel Champlain.
Vogliamo vedere ancora una volta il mare e il Porto di Chapus a Bourcefranc, vicino a Marennes, sarà la nostra sosta di mezzogiorno. Prima della costruzione del ponte era l'imbarcadero per l'Isola di Oléron. Persa la sua importanza oggi è il dominio degli ostricultori che "allevano" pazientemente le ostriche in tutta la regione.
E' di fronte al Forte Louvois che si può raggiungere durante la bassa marea, che noi pranziamo e Philou dice che potremmo raggiungere l'isola poiché il ponte è da poco gratuito: idea grandiosa!
E via verso un'altra isola. Le Cicladi questa estate ci hanno forse inculcato il gusto per le isole? Non ne siamo così sicuri poiché ci sentiamo stretti in uno spazio limitato.
Per la strada acquistiamo … cozze, eh sì, ammettiamolo, non amiamo le ostriche, è così. Due litri buoni di queste conchiglie nere allungate che Philou cucinerà alla marinaia, al curry o al roquefort: una delizia.

Non vogliamo addentrarci troppo sull'isola e optiamo per il Château d'Oléron e la sua cittadella: un vasto parcheggio fronte mare, con il Fort Boyard, l'île de Ré e la costa saranno la nostra cartolina postale di questa sera.
I campers parcheggiati se ne vanno uno ad uno … non è strano? Difatti il luogo è vietato ai camper la notte; Sylvie, avendo visto che esistevano parecchie aree per camper sull'Isola di Oléron, era giunta alla conclusione che saremmo stati ben accolti OVUNQUE, ma nient'affatto!!!! Solamente sulle aree, di giorno state pure, pagando, sui parcheggi a pagamento, ma la notte andate a nascondervi.
Difatti è il parcheggio dello stadio, a più di 1,5km dal centro, dietro il dietro del dietro della cittadina … mi vien da pensare che se ci fosse stata un depuratore sicuramente il parcheggio per camper sarebbe stato fatto là, ma per fortuna per noi non c'è depuratore. Sylvie è pronta a riprendere il ponte per cercare un comune più accogliente ma Philou si è già messo in cucina e così restiamo insieme ad altri 4 nostri "consimili".
Huuuuum, per fortuna la cena è come al solito, eccellente; due litri di cozze e poi a letto.

Martedì 31 dicembre 2002 - 125.089 - 8h - 310km
Questa mattina lasciamo con dispiacere la costa atlantica e le sue isole.
Prima di riprendere il ponte verso Marennes, gironzoliamo sulla Route des Huîtres dove il mare s'è ritirato lasciando le barche in secca nei moli che ospitano le capanne dei pescivendoli; la passeggiata è piacevole ma non bisogna dimenticare la durezza del mestiere dell'ostricoltore, legato al tempo, alle maree, al mercato …
C'è il sole e la temperatura s'è un po' abbassata; una deviazione ci porta a Mornac-sur-Seudre, definito uno dei Più bei Villaggi di Francia. E' minuscolo ma non siamo d'accordo con la definizione, questione di gusti!
Tralasceremo, con dispiacere, la visita di Talmont-sur-Gironde perché dobbiamo cominciare a pensare al viaggio di ritorno e a risalire verso il nord-est.
Saintes, capitale della Saintonge ci accoglie per la visita del suo anfiteatro romano, il più vasto ed il meglio conservato della Gallia "Chevelue" (Merovingia) che è in pratica il Belgio e la Francia messe insieme tranne il Languedoc-Roussillon.
A due passi da lì, la Chiesa di Saint Eutrope, centro di pellegrinaggio e tappa importante sul cammino verso Santiago di Compostella. Fu in parte distrutta ma conserva il cortile romanico e soprattutto la chiesa inferiore, che è di fatto una grandiosa cripta romanica di grande bellezza, una vera meraviglia.
La nostra visita si fermerà qui, soprassedendo alla visita dell'abbazia aux Dames e dell'Arco romano di Germanicus che scorgiamo attraversando la Charente. Alla prossima Saintes, torneremo fra qualche anno a continuare la visita.
Certe volte bisogna fare delle scelte su cosa visitare e noi abbiamo ormai il tempo contato. Anche Saint Jean d'Angély farà le spese della nostra mancanza di tempo.
Al contrario Aulnay e la sua chiesa, notevole esempio romanico del Poitou, non verrà cancellata e vi arriviamo con la strada che costeggia l'edificio che a prima vista non sembra avere niente di eccezionale. Ma di fatto tutto il bello si concentra sugli altri tre lati.
La sorpresa è grande quando scopriamo la facciata con un portale ad arco leggermente spezzato e con due portali ciechi: un vero splendore, una meraviglia di finezza, grazia ed eleganza.
Le decorazioni sono abbastanza ricche, un miscuglio di rappresentazioni della vita di Cristo e di personaggi e mostri immaginari fuoriusciti dai riti e miti pagani che ancora persistevano all'epoca.
Ogni colonna, ogni arco ospita una moltitudine di personaggi biblici o mitici; gli artisti artigiani e gli scultori qui hanno raggiunto un alto grado di stile architettonico.
E il sole aiuta, dando una fiammata di tono caldo a questo gioiello di pietra.
Non smettiamo di ammirare questo capolavoro di armonia che è circondato da un cimitero ricolmo di pietre tombali a forma di sarcofago, e dove sono piantati alcuni romantici cipressi che conferiscono al tutto uno charme particolare.
Ma le sorprese non sono ancora terminate perché il portale del transetto cela anche lui delle meraviglie di delicatezza popolate di animali fantastici quali grifoni, centauri, o animali comuni come un asino che suona l'arpa, delle civette, dei cervi e addirittura delle sirene metà donne e metà pesce, tutti scaturiti dalla fantasia degli scultori della pietre, che parlano di storie non sempre ... cattoliche!
Il coro esterno offre anche lui altre scoperte e non tralasciamo nessun dettaglio.
L'interno è molto più spoglio, solo i capitelli si lanciano in fantasie, in genere elefanti, grifoni, intrecci … un pellegrino in viaggio verso Santiago si ferma in questo luogo che fu una tappa dell'illustre cammino, per scattare alcune foto; questo approccio lento e lungo deve essere un rivelatore per l'anima e una maniera di ritrovarsi.
I due paesi dopo Aulnay posseggono anche loro, il primo una minuscola chiesa con un grazioso portale, il secondo una bella facciata.
Noi tagliamo per Chef-Bretonne e attraversiamo alcune campagne più povere e austere di quelle viste in precedenza, ma che non sono meno attraenti, e del tipo che Philou ama molto.
Poitiers è saltata, pazienza, non la visiteremo.
Chauvigny, Saint Savin e i suoi affreschi classificati Patrimonio Mondiale sono attraversati in fretta allo stesso modo.
Ed arrivando nell'Indre troviamo il nostro rifugio per la notte e il veglione di San Silvestro: Le Blanc, una magnifica cittadina distesa sulle rive della Creuse; un bel parcheggio a fianco del maestoso ponte illuminato e di fronte alla città alta che conta una chiesa e un castello saranno il nostro cinque stelle del giorno.
Buona serata Philou, buona serata Sylvie e Felice e Buon 2003, che sia pieno di gioia in famiglia e di scoperte con il camper. Alle 23 siamo a letto, festeggiando l'anno nuovo alle 3h del mattino, in contemporanea con uno "scalo tecnico" alla toilette.

Mercoledì 1 gennaio 2003 - 125.399 - 9h - 627km
Ci siamo coricati presto, senza attendere la mezzanotte … e quindi siamo pronti alle 9h. Non vogliamo perdere troppo tempo, abbiamo più di 600km da percorrere, in parte su strade dipartimentali.
Il paesaggio cambia e lascia il posto a La Brenne, boschetti, siepi, piccolo vallate … un contrasto forte con la costa atlantica; ma i castelli sono sempre tantissimi, adagiati in piccole nicchie lungo la Creuse o altri fiumi.
Vediamo qualche bel punto sosta a cinque stelle: Chârost sur l'Arnon con una bella vista sulla chiesa romanica e il castello; La Charité-sur-Loire sul grande fiume francese che una volta attraversato ci fa entrare nel Morvan e in Borgogna.
Abbiamo appena lasciato le chiese romaniche di Saintonge ed eccoci passare ai piedi di una meraviglia che fu, anch'essa, un punto di sosta sul cammino verso Santiago: Vézelay, la meravigliosa e l'affascinante.
Avallon è all'orizzonte con l'autostrada, comoda perché ci permetterà di rientrare più rapidamente che proseguendo sulle nazionali, ma molto meno gradevole per gli occhi!
Alle 19h siamo a Nancy: domani si torna al lavoro dopo aver percorso 2.486km.

(Traduzione dal francese di Marina Greco. Per la versione originale di questo itinerario clicca qui)


Copyright © 2001-2020 Taccuinodiviaggio.it - autorizzazione Tribunale di Roma n 206/07 - tutti i diritti riservati
Tutti gli articoli e i testi firmati presenti in questo sito sono protetti dalla legge 633/1941 sul diritto d’autore