CIPRO IN CAMPER
LUGLIO 2007
testo e
foto di Ferruccio e Patrizia
Come per la Turchia, vedi Turchia in camper luglio 2077, anche
Cipro stava saltando il mattino della partenza, perché secondo
il ns. Ministero degli Affari Esteri, alla voce Cipro: http://www.viaggiaresicuri.mae.aci.it/?cipro
“Documentazione necessaria per l’accesso al Paese":
Di seguito si elenca la documentazione necessaria.
Si segnala però che a causa della situazione politica dell’isola
è obbligatorio, recandosi a Cipro, entrare attraverso un
porto o un aeroporto della Repubblica di Cipro. Da qui ci si può
trasferire al Nord nella cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del
Nord. Entrando invece attraverso un porto o un aeroporto del Nord
(via Turchia) si rischia l’arresto per ingresso clandestino
nel momento in cui, dal Nord, si passa verso l’area a Sud
posta sotto il controllo governativo della Repubblica di Cipro.
Telefonata all’Ambasciata di Cipro sud a Roma e risposta
in simil italiano: “ ma va !!! “.
OK non lo guarderemo più. Nel nostro caso è stato
completamente inaffidabile.
Arriviamo al Pireo alle 16,00 del 12.08.07. Cerchiamo il gate del
traghetto per Cipro, perché secondo l’Ente del Turismo
di Cipro (http://www.turismocipro.it/) il traghetto c’è.
Iniziamo una lunga odissea per i vari gate, sono 10. Ci sballottolano
da una parte all’altra. Ma non si trova nessuna traccia della
Louis Cruises Lines. Dopo due ore la dogana passeggeri dopo l’ultimo
gate ci dice che una volta c’era la linea ma che ora non c’è
più. Forse c’è una sorta di cargo dopo circa
5 km dal gate 1. Ci arriviamo ed è una zona proprio da navi
merci. Chiediamo e ci mandano di fronte ad un natante grande un
tre volte i mezzi da sbarco americani usati in Normandia. Veramente
piccolo per affrontare il Mediterraneo orientale. Tutto arrugginito.
Gli hanno appena cambiato il nome. Ora è Notos. Ha solo una
stiva con pareti altissime ed un piccolissimo ponte solo per il
comando, a poppa. Non c’è nessuno a cui chiedere. Non
abbiamo avuto dubbi sul fuggire verso il Pireo. Ci rivolgiamo ad
una grossa agenzia sul vialone dei gate, la EFKLIDIS TRAVEL PIRAEUS
. Ci dice “ahiahiahiahiiiiiiiiiiii”, c’era ma
non c’è più. In effetti riguardando il sito
precedente, c’è un rimando al sito del ministero del
turismo cipriota (http://www.visitcyprus.com/), che dice “
Al momento non esiste un servizio di traghetti tra Cipro ed altri
paesi ”. Demoralizzati, erano le 19.00, essendo appena partito
il traghetto per Rodi e da lì a Marmaris. Abbiamo deciso
di prendere l’indomani un traghetto per Kios a 280€ e
li per Çesme per la modica cifra di 135€ per soli 10
km di distanza.
Domenica 15 luglio. Dopo aver attraversato la
Turchia arriviamo a Tusucu alle 09,00. C’è mercato,
con tanta frutta e verdura e vestiario vario. Tasucu è una
cittadina sul mare che vive del turismo turco e del passaggio con
traghetto per Cipro nord, Girne/Kyrenia. Prendiamo un chay e ce
lo fanno pagare caro 1£, mentre nell’attesa dell’imbarco,
fino a sera, lo pagheremo 0,50£. Andiamo all’agenzia
della Fergun, www.fergun.net, per acquistare il biglietto: 2 poltrone
e camper 185£, partenza alle 24.00 ed arrivo previsto alle
08.00, reale alle 10.30. Mentre aspettiamo il biglietto notiamo
una cartina geografica di Cipro Nord con molte informazioni attraverso
simboli. Vediamo che vi sono molti campeggi e la cosa ci predispone
bene. Non siamo affezionati ai campeggi, anzi, ma sapere che alla
bisogna ci sono, aiuta. Alle 18.00 lasciamo il camper in coda per
l’imbarco.
Guardiamo le cicogne su un camino ed aspettiamo che alle 21.00
aprano i cancelli della dogana. Di camper nemmeno l’ombra,
come nell’attraversare la Turchia da Çesme a Tasucu.
Macchine di immigrati in Europa che tornano verso nord e sud dell’isola.
Vi è anche una nutrita comitiva di rom rumeni che poi ritroveremo
a fare la “stagione” nel sud. Aprono i cancelli. Fanno
entrare un tot di mezzi alla volta i cui passeggeri si lanciano
nel capire i passaggi e ritorni, come un gioco dell’oca, tra
i tre gabbiotti di dogana più il controllo passaporti nella
palazzina. Allora:
1)- a sinistra, si fa vedere il foglio rilasciato a Çesme,
si paga un diritto, di circa 16£;
2)- con la ricevuta si va a quello di fronte che lo registra e
mette un timbro;
3)- poi si va nella palazzina a sinistra per il controllo passaporti/carta
d’identità passeggeri. Sono molto spiazzati dalla presentazione
della carta d’identità. Poi vedono che siamo italiani
e registrano l’uscita dal paese;
4)- ritorno ai gabbiotti fuori, secondo a destra per registrazione
delle pratiche fatte e rilascio documento;
5)- con lo stesso si va all’ultimo gabbiotto sempre di destra,
con il funzionario più competente e capace che trascrive
tutti i dati del mezzo, marca, modello, chassis e targa e finalmente
con i documenti, dopo aver visionato il mezzo andiamo all’imbarco.
Evviva!!! Stiamo per salire e.., ricordate il gioco dell’oca?,
manca la firma del capo del custom. Corsa veloce a ritroso con i
documenti alla ricerca del capo, perso tra i Tir. Capo molto imbranato
che non capendo la carta d’identità e l’uso del
foglio aggiunto trascrive la registrazione sulla mia C.d.I.. Chissà
se la carta è ancora regolare in Italia? Ritorno di corsa
al traghetto e finalmente imbarchiamo. Importante sapere che partono
due traghetti contemporaneamente della stessa compagnia ma che non
sono mai uguali, e scopriamo che per puro caso quello con cui andiamo,
non ha stiva, tutto aperto con entrata avanti e dietro e quindi
possiamo restare in camper durante il viaggio, così come
fanno i camionisti e molti automobilisti. Al ritorno invece capitiamo
nell’altro e purtroppo i mezzi vanno sotto tranne i camion
che non ci entrerebbero e quindi dobbiamo stare nella bolgia del
salone. Quindi chiedete di stare in quello aperto al momento del
biglietto. Stando in camper siamo molto rilassati e dormiamo subito,
tanto ormai è quasi mezzanotte. Il mare è buono.
Lunedì 16. Al mattino ci svegliamo alle
07.30 facciamo subito colazione per andare a vedere l’arrivo
ormai imminente. Non è così. Guardiamo indietro e
si intravede la costa turca. Guardiamo avanti e si vede Cipro. Non
siamo a metà, ma poco più avanti. E’ sconcertante
vedere quanto va piano. Il moto ondoso dalla Turchia ci supera da
dietro, alzandoci. Se si guarda nella direzione di marcia il vento
da dietro ci alza i capelli. Insomma siamo più lenti delle
ondine e del vento che vanno nella nostra stessa direzione. Pazzesco!!!
Solo dopo tre ore arriveremo a Girne. Anche se ci aspetta sicuramente
un po’ di burocrazia doganale, non possiamo non ammirare la
bellissima fortezza di Girne, che domina l’ingresso al porto
turistico. Noi entreremo in quello commerciale. Ricordate che la
£ turca è la valuta anche di Cipro Nord. E qui ricominciamo
il gioco dell’oca. Allora:
1)- scesi dalla carretta si lascia subito il mezzo e si va con
i documenti personali nella nuovissima palazzina azzurra per i passeggeri;
2)- poi aggiungendo quelli del camper si va al primo sportello
del primo gabbiotto a sinistra del passaggio doganale;
3)- poi al secondo sportello del gabbiotto di destra;
4)- poi al secondo gabbiotto dello sportello di sx per l’assicurazione
del mezzo. Fatela di 30gg, per stare più tranquilli. Questo
perché la ns. carta verde non copre Cipro Nord ed è
invece valida per il sud, ma conteggiate il ripasso a nord. Costo
di 130£ ( 70,00€);
5)- ritorno al gabbiotto di dx ma questa volta al primo sportello.
Verifica pratica e via si corre al camper per uscire dalla dogana.
Arrivo alla sbarra. Sale per vedere dentro. Ok. Guarda i documenti
e… ci rimanda allo sportello allo 2° sportello di dx perché
manca la “mitica” Yellow Paper, senza la quale non si
entra e soprattutto non si esce da Cipro Nord.
Finalmente
entriamo in terra di Cipro. OCCHIO ALLA GUIDA. Anche se a nord,
in tutta l’isola si guida a sinistra. Fate moltissima attenzione.
Siamo stanchi, fa caldo. Imbocchiamo subito la superstrada per
Nicosia/Lefkosa-Famagosta/Gazimagusa, vogliamo andare subito verso
la penisola di Karpaz in un campeggio a sistemarci un po’.
Passiamo sotto il castello di St.Hilarion che ci ripromettiamo di
visitare al ritorno, come tutta la zona di Girne. Lungo la strada
ci fa molta impressione la quantità notevole di cartelloni
pubblicitari riguardanti alcolici, donne, ecc. non proprio in linea
con l’atmosfera dominante della Turchia e non che qui non
siano predominanti i veli.
Arriviamo a Gazimagusa e cambiamo un po’ di valuta. La cosa
è un po’ laboriosa perché sono ancora nella
fase del cambio dalla vecchia alla nuova £. Praticamente hanno
tolto 3 zeri alla vecchia ed hanno stampato le nuove. Ricordate
quello che proponevano di fare in Italia quando avevamo l’inflazione
al 20%? Ecco loro lo hanno fatto, con la conseguenza che in banca
passano intere giornate a contare miliardi di vecchie £ che
portano i comuni cittadini. Finalmente si mangia in un chiosco di
fronte all’Università popolata di studenti stranieri.
Rifocillati andiamo verso nord. Vicino al sito archeologico di
Salaminas vediamo l’insegna di bungalow-camping. Rimaniamo
un po’ sconcertati quando ci vogliono mettere di fianco ai
bagni, si proprio ai cessi. E’ molto sporco ed abbandonato.
Solo qualche roulotte-bungalow diroccata.
Ce ne andiamo! Altre due volte ci ritroviamo nella stessa situazione.
Lungo la strada si iniziano a vedere grandi aree lottizzate con
inizi di cantieri per zone residenziali di villette e villette.
A Bogaz addirittura un’altra distesa di villette a pochi metri
da una grossa raffineria in riva al mare. Povero mare! Povera Cipro!!
Ci rassegniamo ad usare la nostra doccia, ma solo dopo essere arrivati
a quella che viene presentata come la zona di bellissime distese
di dune di sabbia e mare cristallino vicino alla punta est dell’isola.
Superiamo Dipkarpaz/Rizokarpaso e cominciamo a vedere delle belle
baie, nella costa sud, con qualche chioschetto con bungalow e ristorantino.
Rimaniamo scioccati, forse perché
distrutti da tutte queste piccole e grandi difficoltà, nell’arrivare
di fronte ad una distesa di dune fino al mare, 4 km prima del monastero
di St. Andreas. Turtle’s Beach Hasan è il suo nome.
500m. di pista di sabbia fino ad un boschetto a 100m dalla spiaggia.
Qui 3-4 giovani gestiscono un ristorantino, 5-6 bungalow che affittano
ai turisti di passaggio soprattutto da sud con macchine a noleggio(hanno
la targa rossa), con dei piccoli bagni. Il tutto per il signore
e signora Hasan. Doccia a 2£, a disposizione di chi va in
spiaggia e degli ospiti. Va tutto con tanti piccoli generatori.
Affitto ombrelloni e lettini sulla spiaggia. Spiaggia enorme, vietata
dalle 20 alle 08 perché arrivano le tartarughe. Caldo, molto
caldo. Sono le 18.00 e siamo a 42°. Fermiamo il camper, salutiamo
i ragazzi, chiediamo se si può stare lì davanti, se
possiamo mangiare. Ovviamente non ci sono problemi. Ci spogliamo,
costume e di corsa a fare un bel tuffo rigenerante. Che bello!!!
Siamo noi ed altre 6 persone in una spiaggia di 2-3km. L'addebitiamo
all’ora, ma nei giorni seguenti, scopriremo che più
o meno è sempre così. Dopo un’ora andiamo a
farci una bellissima doccia.
Ci rilassiamo nell’attesa della cena che con aperitivo, bibite,
due bei piatti vari di carne ed due insalate miste alla turca ci
verrà a costare 48£ (26€) non poco, ma visto l’isolamento
e le difficoltà tecniche, è accettabile. Una notte
un po’ agitata per l’eccesso di silenzio, che fa sentire
il più piccolo fruscio, immaginate uno scalpiccio di zoccoli
di asino, ma che ci ricompensa con un cielo stellato da togliere
il fiato.
Martedì 17 luglio. Risveglio un po’
sul rinco. Immediato avvio alla spiaggia, ma solo dalle 08 alle
20. Ci sono le tartarughe di notte e non si può andare in
spiaggia. Alla luce del sole mattutino lo spettacolo è bellissimo.
Dune, macchia mediterranea sulle più alte, mare limpido e
pulito, spiaggia enorme e lunghissima. SOLI. Pazzesco. Eppure sono
le 09.00. Caldo. Bagni. Pucciate lunghissime. Siamo già rigenerati.
Che facciamo? Andiamo a visitare qualcosa.
Ripartiamo in direzione del Capo S. Andreas, a circa 5 km. Purtroppo
anche qua qualcuno è riuscito a costruire qualche obbrobrio,
ristorante o albergo che sia. Arriviamo al Monastero Apòstolos
Andréas. Suggestivo per il luogo. Alte scogliere con grandi
onde che si infrangono. Paesaggi. Molto meno per l’edificio
in sé. Da trent’anni tenta di darsi una fisionomia
meno legata all’oggi, divisione geografica, statuale, religiosa,
ecc.. Non è facile, ma bisogna volerlo in due, e come per
il resto dei problemi dell’isola, a noi è sembrato
che i più propensi siano gli abitanti, ripeto, gli abitanti
al nord. Ci torneremo. Grande piazzale con molte bancarelle di nord
ciprioti, piene di icone, merletti, stoffe, foto d’epoca,
ecc.. Ufficio dell’Onu di controllo della situazione e interno
della chiesa veramente desolante, a parte l’immagine dell’Apòstolos
e pochissimo altro. Veramente triste. A
ndiamo via mentre vanno e vengono alcune auto o bus di turisti
e/o pellegrini greco ciprioti. Tornando indietro ci fermiamo sul
bordo della strada che dall’alto ci mostra la spiaggia e le
dune delle tartarughe. Bellissimo. Sono le 12.00 e decidiamo, nonostante
il caldo, di andare a vedere il castello di Kantara. Non sembra
lontano. Passiamo di nuovo a Dipkarpaz. Sulla destra, dal centro
del paese, di nuovo verso est ma a nord, si può andare sia
ai resti romani che alle successive cappelle e chiesette.
All’uscita del paese, verso ovest, notiamo, sulla sinistra,
una fontana. Ci tornerà utile. Subito dopo, la strada scende
sulla costa nord e subito sulla destra una strada sterrata porta
a costeggiare altre dune, spiagge e mare bello. E’ un peccato
che proseguendo sulla strada principale si inizino a trovare vari
centri residenziali, villette a schiera, porticcioli turistici in
costruzione. Superiamo Yeni Erenkoy. Attenzione dopo 2/3 km c’è
Yesilkoy. In quel tratto si va a 50 km/h e c’è sempre,
ma sempre, una pattuglia della polizia solo per cuccare chi non
lo sa. L’unico posto a nord o a sud in cui li abbiamo trovati.
Occhio!
Proseguiamo per Gazimagusa. Dalla strada principale, per Kantàra
non fate il nostro errore di arrivare a Cayirova e prendere a destra
per Zeybbekoy e Kaplica. La strada è strettissima e curve,
sale sul crinale per riscendere sulla costa nord. Sulla costa nord
incontriamo una simpaticissima coppia romana con una SW SUBARU ed
una tenda sul tettuccio. Si arriva a Kaplica e si risale per una
stradina rotta e sterrata, in salita tutta curve ancora più
stretta e veramente pazzesca. Dopo 7 km di pena, arriviamo ad un
incrocio da dove vediamo un cartello per Gazimagusa. Strada migliore
e prostrazione. Va bene andiamo al castello. Altri due km. Panorama
mozzafiato. A destra la costa sud con tutto il golfo di Gazimagusa
dalla città, appena visibile, alla penisola di Karpaz. A
sinistra, tutta la costa nord occidentale. Il castello in se è
proprio una rocca di avvistamento e guardia scavata e costruita
nella roccia, sullo spartiacque della catena nord dell’isola.
Bello. Ci fermiamo poco sotto in una area pic-nic per una spaghettata
rigenerante. Ripartiamo e facciamo l’altra strada. Va bene
sia per scendere a nord che a sud della catena. In poco arriviamo
a Bogaz. Saperlo all’andata...che rabbia! Torniamo verso Dipkarpaz
rifacendo la strada dell’andata, lungo la costa nord. Decidiamo
di tornare al Turtle’s Beach di Hasan, per ripassare una serata
calma, tranquilla e rinfrescarci.
Mercoledì 18 luglio. Il mattino dopo ce
la prendiamo con comodo con bagni e sole, ma il nostro spirito nomade
ci fa venir voglia di vedere altro e così verso le undici
ripartiamo. Questa volta ci fermiamo alla fontanella dopo Dipkarpaz
verso Yeni Erenkoy. Non ha una pressione potente ma si riempie il
serbatoio. Quindi ci dirigiamo verso Salamis. Arriviamo a queste
bellissime rovine romane e paleocristiane in riva al mare. Niente
male si parcheggia a due passi. Un po’ follemente alle 12.30
entriamo e ci becchiamo tutto il sole ed il caldo non irrilevante.
Ma un buon cappellino, la brezza marina e bottiglia d’acqua
ci permettono di apprezzare un sito archeologico molto bello. Il
gymnasium, il teatro ed i resti paleocristiani. Nonostante il caldo
e lo sfinimento, ne valeva veramente la pena. Andiamo in camper
ed aprendo tutti i vetri, pur stando a 45°, si crea una piacevole
corrente d’aria. Bello il camper anche per questo. Anche 14
anni fa a Palmira (Sirya) o Petra (Giordania), bastava aprire tutti
vetri per star bene. Comunque, scatolette e brezza marina, guardando
un mare bello e tranquillo.
Ripartiamo alle 15, ed in 30 minuti siamo a Gazimagusa. Posteggiamo
al parcheggio di fianco a quello dei taxi, appena dietro la bellissima
cattedrale gotica di San Nicola, oggi moschea di Lala Mustafa Pascia.
Ci facciamo un bel giro di tutto il centro storico di Gazimagusa,
piccolo, in cui è bello passeggiare e riposarsi in un bar
bevendo un chay. Sono le 18 e scoprire continuamente che non vi
sono campeggi dove rinfrescarsi, ci fa venir voglia di andare a
sud dove secondo tutte le guide ad, un centinaio di chilometri,
dovrebbero esserci fior fior di campeggi attrezzati e funzionali
dove poterci rilassare per qualche giorno senza stare per forza
in mezzo alla strada. Facciamo un ultima spesa in un minimarket
ed un pieno di gasolio, pensando che di là costerà
di più, sullo stradone che dal centro in venti minuti ci
porta al confine con la Repubblica di Cipro Sud.
Qui non vi sono problemi dalla parte turca, se non qualche incertezza
burocratica del doganiere rispetto alla Yellow Paper. Dall’altra
parte solo un controllo di routine nel mezzo per possibili contrabbandi
di sigarette, in realtà per la curiosità di vedere
come è fatto un camper all’interno. Infine si attraversa
e poi costeggia la base militare aerea inglese e ci si dirige verso
Protaras. Notiamo che il gasolio costa di meno al sud, circa 0,55
sterlina CYP al litro. In euro circa 0,95. Arriviamo a Protaras
verso le 19,30 ed evitiamo subito il centro di questa cittadina
trasformata, come quasi tutta la costa sud fino alla lontana Coral
Bay, in una sorta di Disneyland. Veramente pacchiana. Ci fermiamo
a mangiare in ristorantino familiare sulla strada per Agia Napa.
Scopriamo i Mezedes di Cipro. Tanti piattini a base vegetariana,
di carne o di pesce, deliziosi se preparati in modo tradizionale
e casalingo. Con insalata greca, dolci locali vari ed la mitica
retzina, 18 sterline CYP, 31 euro. Non tanto, ma neanche poco. Sarà
circa così in tutta Cipro Sud.
Chiediamo informazioni per un campeggio, ma ci dicono che quello
di Protaras non c’è più mentre ad Agia Napa
ce n’è uno bello. Ci dirigiamo verso la rinomatissima
località che non si smentisce in quanto città divertimentificio.
Troviamo cartelli che ci consolano sulla esistenza del campeggio.
Arriviamo in centro verso le 22 e cominciamo a chiedere. Ognuno
ci indirizza dove vuole e quindi per sicurezza chiediamo al parcheggio
dei taxi. La laconica risposta è che non esiste più
almeno dal 2002. Ci hanno fatto su delle villette a schiera. Distrutti
da questa notizia, su consiglio dei tassisti ci fermiamo in un grande
parcheggio sulla destra del porticciolo e ci immergiamo nella bolgia
notturna della cittadina. Dopo un po’, non apprezzando molto
il tutto, torniamo in camper. Sono le 23. Fuori ci sono circa 35°.
Stando a dieci metri dal mare speriamo un po’ nella brezza
o umidità notturna. Pia illusione diventa anche peggio. In
più le musiche ed il vociare del divertimentificio arriva
a noi pur essendo almeno ad un kilometro. In piena notte arrivano
anche gli emuli di Schumacher e Valentino Rossi, ma la nostra stanchezza
dopo un bel po’ ci renderà sordi e ciechi.
Giovedì 19 luglio. Il mattino sarà
più traumatico e triste, dovendo rimetterci in viaggio in
quelle condizioni dopo un giro della cittadina e di Capo Greko,
bello ma non in condizioni per essere apprezzato appieno. Decidiamo
di andare verso Larnaka, fermandoci prima a Nissi Beach per farci
un bel bagno e prendere un po’ di sole. Da tutti ritenuta
una stupenda spiaggia con bel mare, noi l’abbiamo trovata
piccola e con troppi ombrelloni e chioschi, con spiaggia molto sporca
e mare mediamente scarso. Che fare? Scappiamo! Ci dirigiamo, sempre
più demoralizzati, verso il Forest Beach Camping, poco prima
Larnaka. Si comincia a sentire un po’ di odore stagnante da
discarica. Sarà la zona. Cerchiamo il campeggio, abbondantemente
pubblicizzato sui cartelli stradali turistici riferiti alle bellezze
ed ai servizi della zona. Chiediamo dappertutto. Nulla. Finché
troviamo una signora che ci dice che non c’è più
da tre anni. Indovinate cosa ci stanno facendo? Ebbene sì:
villette!
Andiamo verso Larnaka con l’autostrada e l’odore è
sempre più forte. Panorama: grandi cementifici con relativi
fumi e polvere; enormi discariche. Il tutto non invita a fermarsi.
Decidiamo di fare una toccata e fuga a Larnaka, anche perché
ormai sono quasi le 13. Mangiamo ed andiamo un po’ in giro
tra mura del forte turco, nel vecchio quartiere turco, che non lo
è più da molto, la chiesa Agios Lazaros. Basta ora
bisogna pensare, sperare?, al campeggio o altra soluzione per la
notte. Puntiamo quindi verso Limassol, dove circa 30km prima dovremmo
trovare il campeggio di Governor’s Beach. La baia non è
male. Miracolo: troviamo il campeggio, dall’esterno sembra
buono, anche se soprattutto stanziale, casette mobili. Non c’è
in giro nessuno. Entriamo e lo spiazzo dove fermarsi è molto
assolato e vicino ai servizi, ma visto che c’è pochissima
gente non ci diamo peso. Per fortuna che abbiamo molto filo elettrico
perché dobbiamo attaccarci molto lontano. Oltre ad un paio
di tende non prevedono mezzi con queste necessità. Scopriamo
una lavatrice a gettoni e la avviamo subito. Facciamo un salto in
spiaggia dove troviamo una ventina di persone in uno spazio piccolissimo
e con sabbia-brecciolino molto scura. Acqua non molto meglio di
Rimini. Ciliegina finale: ad 1km sulla sinistra porticciolo della
Marina Militare di Cipro Sud ed 1km dopo una grande centrale di
una nota industria italiana con enorme camino e relativi fumi. OK!!!
Non ci interessa. Abbiamo dovuto pagare 3gg. anticipati e li sfrutteremo
tutti, per lavaggi vari, base per visite culturali nei dintorni
e puccetta in mare visto che i 45-46° di giorno non ci mollano.
Dobbiamo diventare di bocca buona. E chi se ne frega del resto.
Sono le 19 e cominciamo a pensare alla cena.
Mentre si prepara e si stendono i panni, che si asciugheranno in
un paio d’ore anche senza il sole, cominciano ad arrivare
grosse auto cariche di gente, circa una ventina, e scopriamo che
i nostri vicini in tenda sono i romeni del traghetto da Tasucu.
Sono molto casinari, ma va bene un po’ di colore e gaiezza.
Anche loro debbono mangiare ed iniziano a racimolare pezzi di legno
qua e là. I fumi, a tre-quattro metri cominciano ad appestarci.
Va bene! Poi sui fuochi mettono grossi pezzi di carne ed i fumi
aumentano in maniera esponenziale. Di altro calore non avevamo proprio
bisogno ed oltre tutto dobbiamo mangiare in fretta per non appestarci
e chiudere le finestre di quel lato per sopravvivere successivamente.
Che bello. Nel frattempo sono arrivate altre grosse macchine e stracariche
di gente: i loro amici. Piantano tende dappertutto. Otteniamo che
non ci chiudano l’uscita perché al mattino vorremmo
uscire presto per fare un giro. Nei bagni non andiamo più,
perché ormai circa una cinquantina, soprattutto adulti, vi
si sono acquartierati e tutti i nostri sensi sono pesantemente sollecitati.
Anche i nuovi venuti debbono mangiare e ci vogliono nuovi fuochi.
Iniziano a tagliare i rami di due alberelli e dei cespugli intorno.
Nonostante l’ora, le 22, la festa è da poco cominciata.
Stiamo per fuggire, ma decidiamo che siamo molto stanchi e proviamo
a leggere stando dentro il camper. Per fortuna siamo solo a 30-32°
e sembra sopportabile al punto che crolliamo profondamente nel sonno.
Venerdì 20 luglio. Sono le 07. Eravamo preoccupati,
ma ci svegliamo tranquilli e riposati. La varia umanità è
già in agitazione. Facciamo colazione. E’ arrivata
una nuova grossa auto. Ne scendono due “similmanager”
che avevamo conosciuto sul traghetto insieme agli altri. Parlando
ci dicono che loro hanno quella zona perché verso Polis di
loro ce ne sono troppi e pochi turisti. Qui invece da Protaras fino
a Coral Bay c’è molto lavoro e quindi staranno fino
a fine stagione. Quando ci prepariamo a fare il giro programmato
capiamo quale lavoro. Una signora anziana raccoglie tutta una serie
di pacchetti dai vari gruppi e li passa ai “similmanager”
che tranquillamente di fronte a noi, con grandi sorrisi, aprono,
squadrano, soppesano e stabiliscono il valore. Sono collane, orologi,
anelli e bracciali. Non sono patacche! Noi ricambiamo i sorrisi,
salutiamo calorosamente e ci avviamo all’uscita coscienti
che non saremmo tornati, nonostante l’anticipo dei 3gg.
E’ proprio una bella giornata alle 08 siamo sull’autostrada
per Nicosia, da dove usciamo quasi subito per visitare la cappella
reale nella cittadina di Pyrga. La cappella di Santa Caterina, è
una bellissima testimonianza di arte gotica, fatta costruire dal
re Giacomo di Lusignano nel 1421. Se la trovate chiusa chiedete
alla caffetteria-ristorante di fronte. Il vecchietto che vi illustrerà
i begli affreschi bizantini, sarà contentissimo di farlo.
Non fategli fretta. Lasciate in offerta qualche sterlina.
Proseguiamo verso Lefkara. Attraversiamo quella che dovrebbe essere
la foresta incantevole di Machairas. Qui purtroppo gli incendi hanno
colpito molto e della foresta rimarrà per un bel po’
solo una vegetazione di alberi abbastanza rada. Arriviamo a Pano
Lefkara, paese dei più belli di Cipro all’inizio della
catena dei Monti Troodos. Qui le donne del paese ricamano i veri
lefkartika. Veramente belli. Ci dirigiamo verso il convento di suore
ortodosse di Agios Minas dove vi è una grande e bella icona
di San Giorgio e molte altre icone che dipingono le stesse suore
anche su commissione.
Scendiamo verso Choirokoitia, si pronuncia Chirokitia, dove vi
è uno spettacolare insediamento dell’Età della
Pietra. La città neolitica fu abitata dall’8000 al
6000 a.C.. Veramente da non perdere. I reperti rinvenuti li vedrete
poi al Museo Nazionale di Cipro a Nicosia.
Essendo scesi, il caldo torna ad essere insopportabile e solo
stando in camper con le finestre aperte si soffre meno.
Ci dirigiamo alle rovine di una delle più importanti città
stato di Cipro, Amathus. Non ci vuole molto, tra resti del tempio
di Afrodite,
l’agorà ed il ninfeo. Sono veramente resti. A 50m il
mare è una bella vista. Via, andiamo a Limassol e vediamo
com’è. Una delusione!. E’ una città moderna
con il più grande porto della Repubblica di Cipro. A parte
il castello turco ed il quartiere vecchio, turco anche esso, il
resto non merita. Saremo velocissimi.
Andiamo verso ovest superando la penisola di Akrotiri per vedere
il castello di Kolossi. Una imponente torre fortificata medievale.
Bella. Di sfuggita diamo un occhiata a Kourion, uno dei principali
siti archeologici di Cipro. Il Teatro, la Villa di Eustolio, la
Basilica, i Mosaici, lo Stadio ed il Santuario di Apollo Hylates.
Varrebbe la pena una visita molto approfondita, ma oggi non siamo
in condizioni e soprattutto fa un caldo pazzesco. Manca l’aria.
Rinviamo la visita a un altro momento.
Non tornando al campeggio di Governor’s Beach, andiamo avanti.
Dovrebbe esserci un campeggio vicino all’aeroporto di Pafos.
Il “Zenon Gardens” di Geroskipou, proprio sulla spiaggia.
Arriviamo e non troviamo nulla. Ci dicono che è chiuso da
molto. Sono le 18 e ricominciamo ad agitarci. A circa 50km, a Coral
Bay, è segnalato un altro campeggio. Superiamo Pafos e, dopo
mezz’ora, incontriamo cartelli turistici che segnalano il
campeggio. Vista l’esperienza non ci illudiamo molto. Ma ci
dovremo ricredere. Proprio entrando nell’abitato turistico,
subito sulla sinistra la prima traversa vediamo l’insegna
del Feggari Restaurant – Camping. Chiediamo e una simpatica
signora anziana ci porta sul retro dove un terreno un po’
incolto, ma con tre casupole di servizi funzionanti, qualche albero
decente, funge da Camping, incastrato tra tante villette con piscina,.
Sveniamo dalla gioia. Siamo noi ed una scolaresca francese con piccole
tende. Che pace!.
Questa volta sul serio faremo bagni, visite intorno e rilassamento.
Da quando siamo entrati a Cipro Sud, no anzi da Atene, ho una voglia
pazzesca di Moussaka. Chiedo alla signora e mi dice che lo troverò
a cena, fatto da lei. Subito tutti i collegamenti, i fili per i
panni, il camper incastrato tra due begli alberi con tanta ombra,
tavolino e seggiole aperte ed a fare la doccia. Ci si prepara per
andare a cena nel ristorante. Simpatici, accoglienti la signora,
il figlio intrattenitore e la moglie russa che porta a tavola. Mangiamo
e beviamo bene con circa 20 £CYP. Andiamo a passeggio in questa
località riminese in miniatura: pub, shopping, giochi, gelaterie,
karaoke, ecc. ecc.. Il tutto per queste frotte di inglesi che arrivano
con voli charter, affittano queste villette con piscina. Si alzano
alle 11, fanno colazione, si rilassano, fanno un po’ casino
in piscina nel primo pomeriggio, devono tanta birra o altro, si
preparano per la sera, escono, bevono, mangiano qualcosa, bevono
fanno un po’ di sceneggiate fino alle 2 o 3 di notte. A vedere
molto intorno non ci si va . Poi si ricomincia per una o due settimane
e poi a casa e sul posto nuova infornata. Coral Bay è comoda.
C’è un ottimo servizio di bus con tutto il litorale
della bella cittadina di Pafos. Veramente efficiente. Quindi non
è necessario muoversi con il camper per andare a vedere i
siti archeologici o a fare lo struscio di sera. Pafos è molto
interessante. Ma ora a nanna. Fa caldo ma si dorme bene. Che bello!!.
Sabato 21 luglio. Giornata di svacco. Colazione.
Ricerca di un passaggio tra villette ed hotel appena costruito che
ha praticamente chiuso lo spazio a mare della strada. Passando nel
giardino del hotel, riusciamo ad arrivare ai ciottoli a riva. Demoralizzante.
Troviamo un varco resti di alghe ed altro e pucciamo in un punto
pulito. Stiamo un po’ e cominciamo a notare strani rivoli
liquidi dal cemento di sostegno delle case ed hotel. Troppo simili
a scarichi non proprio di origine certa. Ce ne andiamo. Torniamo
a farci docce in campeggio e poi passeggiata e rifornimenti alimentari
e no. Pranzo. Sbraco con libro e pennica fino a sera. Cena dalla
signora, passeggiata e nanna. Ottima dormita. Quanto è importante
contare sui servizi con questo caldo asfissiante.
Domenica 22 luglio. Ci svegliamo alle 07, fatta
la colazione, usciamo e ci dirigiamo verso Kouklia per visitare
il santuario di Afrodite, dea della fertilità. In realtà
già nel IV millennio qui vi era una adorazione di una dea
della fertilità. Poi i Micenei, nel 1200 a.C. imposero Afrodite
e nel IV secolo d.C. i cristiani imposero la Madonna. In realtà
del santuario sono rimaste soprattutto delle fondamenta e tutto
ciò che si è trovato è all’interno della
fortezza de La Covocle, costruita dai Lusignano per controllare
la costa e la produzione della canna da zucchero. Il museo, seppur
piccolo, vale la pena. Di fronte vi è la chiesetta di Nostra
Signora di Afrodite avvolta da corde per difenderla dagli spiriti
maligni. Sta di fatto che la venerazione di Afrodite, pur vietata
dai cristiani, è proseguita fino ad oggi come omaggio individuale
delle giovani donne.
Decidiamo di proseguire verso Petra Tou Romiou (Pietra del Romano),
luogo nel quale Afrodite sarebbe sorta dal mare. La Pietra fa riferimento
ad un episodio del tentativo di sbarco degli Arabi, che sarebbe
stato fermato dal lancio di enormi pietre da parte di un bizantino.
Dato che i bizantini si ritenevano i Romani dell’Impero d’Oriente,
ecco la Pietra del Romano. Rispetto alla nascita dal mare di Afrodite
in questo luogo, bisogna non solo prendere con le pinze le leggende,
ma soprattutto i Ciprioti. Tutta l’isola ha a che fare con
Afrodite, secondo la leggenda, ma qui più che per altre leggende,
ci si sente un po’ meno propensi a tollerare gli eccessi.
Pare che prima della seconda guerra mondiale non vi fosse alcun
riferimento a certi luoghi, come questo, su nessuna cartina o guida.
Ciò è accaduto solo dopo. Sta di fatto che è
una carina spiaggia di ciottoli, non eccessivamente pulita, e di
mare che per risacca è anche esso non eccelso. Vi è
un buon parcheggio a monte con chiosco e souvenir, con un passaggio
pedonale alla spiaggia, sotto la strada.
Dato il caldo folle decidiamo di andar via verso il Monastero
di Neophytos a nord-est di Pafos a circa 300m di altitudine. E’
uno dei monasteri più importanti di Cipro. Si divide in due
zone. Quello originario, rupestre del XII secolo in cui si ritirò
Neophytos, chiuso alle visite per grossi lavori di assestamento
e l’altro del XV secolo aperto. All’interno molto suggestiva
la quantità e qualità degli ornamenti. Quelli ortodossi
lo sono veramente tanto soprattutto in bellezza. La devozione con
tutta la procedura esteriore è veramente, pur nel rispetto,
uno spettacolo che ci fa sentire un po’ di troppo. Usciamo
ed ammiriamo il panorama verso valle ed il mare della costa di Pafos.
Tornando verso Coral Bay, sono le 14, invece di andare in campeggio,
decidiamo di fare un tuffo in mare ed andiamo nella famosa spiaggia
ad ovest. E’ una baia, con sui promontori laterali ville ed
il Grand Hotel Coral Bay. Si arriva in un parcheggio decente, una
spiaggia non eccelsa ed un mare nella norma del luogo. Purtroppo.
Stiamo a rinfrescarci una mezz’ora, ci asciughiamo e torniamo
al camper per andare al campeggio. Una mega doccia fresca, un buono
spuntino e sbracamento totale con libro in mano fino a sera. Mangiamo
in camper. Notiamo una certa freddezza della signora. Viene staccata
troppo spesso la luce dai bagni dove teniamo inserita la spina.
La paghiamo 2£CYP al dì e quindi non capiamo perché
la troviamo staccata. Quindi dopo una passeggiata, andiamo a dormire.
Saranno i due alberi, sarà la rilassante certezza dei servizi,
ma la notte, nonostante il caldo, si dorme bene.
Lunedì 23 luglio. Usciamo ed andiamo a
prendere l’autobus n.10 per Pafos. Il biglietto si fa a bordo.
Arriviamo al porto ed entriamo nel parco archeologico. Veramente
da sballo, non tanto per quanto vi è in piedi di mura e colonne,
veramente poche se no solo le fondamenta, ma per i bellissimi mosaici.
Portatevi sempre cappellini e tanta acqua. Dopo due ore usciamo
e andiamo al porto dove si trova un bel Forte Turco su precedente
Bizantino e Franco. Visita al Pilastro di San Paolo. Il caldo è
sfiancante. Cosa non si fa per la cultura e le vacanze!!!. A piedi
andiamo alla Catacomba di Agia Solomoni. Proprio sopra di essa,
troviamo un albero enorme a cui sono appesi una quantità
enorme di pezzi di stoffa. Ve li annodano i fedeli perché
si ritiene che Salomoni aiuti i malati di occhi. Una scala ripida
scende verso l’imbocco della grotta-santuario, dove veniva
venerata una martire ebrea del 166 a.C.. Luogo di cui si sono impadroniti
successivamente i cristiani. Nel buio più completo, si possono
intravedere residui di affreschi del XII secolo. Il tutto veramente
molto suggestivo e da non mancare.
Andiamo a prendere il bus 10 proprio di fronte e dopo qualche fermata
in direzione Coral Bay, si arriva alle Tombe dei Re. Monumento architettonico
dei più importanti di Cipro. Anche se chiamate dei Re, in
queste bellissime costruzioni sotterranee in realtà venivano
deposti altissimi funzionari amministrativi dei faraoni d’Egitto.
Sito veramente molto bello quasi in riva al mare. Attenzione alle
scale ripidissime. E’ buona cosa non avere ciabatte. Portatevi
un bastone per farvi sentire preventivamente dai possibili serpenti
(ne abbiamo incontrato uno nerissimo e non piccolo). Andiamo via
e sempre con il bus 10 torniamo al campeggio. Sono le 15. Siamo
a pezzi, ma per fortuna ci sono le docce, c’è il camper
e l’ombra. Il filo della corrente è di nuovo staccato.
Mangiucchiamo e pennichella. Sia chiaro, sempre fuori, perché
in camper nonostante l’ombra non si può stare. Il caldo
è molto forte. La freddezza della signora si è trasformata
in atteggiamento odioso. Mentre riempiamo il serbatoio, ci chiude
il rubinetto e ci chiede se è proprio necessario riempirlo.
Avevamo già pagato e sapeva che saremmo andati via l’indomani
e senza mangiare da loro l’ultima cena. Beh!, gli eravamo
caduti dal cuore. Sì, quello del portafoglio!!! Questa notte
gli inglesi intorno sono rimasti in piscina e fanno un fracasso
bestiale tipico da pub e da ubriachi ciucchi.
Martedì 24 luglio. Notte un po’ difficile,
ma contenti di andar via. Ci ha staccato il filo della corrente
anche questa notte. Andiamo via a malincuore perché non sappiamo
se ritroveremo una struttura un minimo decente come questa o una
struttura comunque. Abbiamo la sensazione che se questa è
alta stagione ed eravamo solo noi ed un gruppo di canoisti in tenda
(che hanno sostituito i francesini), forse non durerà molto
il campeggio ma dello spazio ne faranno ulteriori villette con piscine.
Da dopo il Pireo, fino ad oggi non abbiamo mai incontrato altri
camper o veicoli itineranti. In confronto 14 anni fa in Turchia,
Siria e Giordania ne avevamo trovati tantissimi.
Andiamo verso ovest, ad Agios Georgios presso Pégela. E’
una chiesetta non eccelsa. Fuori vi è un bel panorama che
spazia da est ad ovest e sotto, il porticciolo di pescatori con
un po’ di ristorantini, si dice, di buon pesce. Ma sono le
10 e non è proprio il caso. Andiamo oltre verso la Spiaggia
di Lara. Qui inizia il Parco della Penisola di Akamas. E si vede.
Spariscono le costruzioni. La costa e i suoi vasti boschi fino quasi
a nord, a Polis, sono l’ideale per escursioni a piedi. Subito
dopo Pégela finisce l’asfalto, ma è pienamente
percorribile con il camper a bassa velocità. Si arriva ad
una prima indicazione di Lara che è in realtà un punto
di osservazione e ristorantino nella baietta prima di quella vera.
Può servire come punto di riferimento. Bisogna andare oltre
senza temere un po’ di sabbia. E’ poca cosa. Si arriva
ad uno slargo con indicazione di Riserva delle Tartarughe. Fermatevi
tranquillamente, ma solo dalle 08 alle 20, poi bisogna andar via.
Non è permesso il campeggio in tutta l’area. Scendiamo
a piedi fino in fondo sulla spiaggia, facendo attenzione alle aree
delimitate per le tartarughe. L’acqua è bella ed un
bagno ci sta proprio bene. Un po’ di sole e si torna in camper
per una grossa anguria. Il caldo non molla mai e senza ombra, anche
vicino all’acqua la brezza marina del pomeriggio è
super bollente. Dopo un po’ torniamo in acqua a mollo per
un’oretta. Facciamo le foto di rito alle protezioni, sono
le 17, ed andiamo via.
Guardiamo la cartina e ci dice che si può andare avanti
sullo stesso tipo di strada superando la dorsale della penisola
e scendere di là già a Polis con soli una ventina
di chilometri, contro moltissimi di più se torniamo quasi
a Pafos. La strada, pur sterrata, non è come quella precedente
nel tratto in piano a 20km/h ed in seconda, diventerà molto
peggio quando si supererà la dorsale sul lato sud. Il tutto
a circa 5-10km/h ed in prima. In cima scendendo verso Polis, sarà
stretta ma asfaltata. Tornassimo indietro non la rifaremmo. Arriviamo
alle 20 a Loutra Tis Afroditis, con un piazzale, delle bancarelle
all’ingresso del sentiero breve che porta alla sorgente dei
Bagni di Afrodite. Tenete sempre presente quanto dicevo della capacità
inventiva locale a Petra Tou Romiou. Parcheggiamo e visto il buio
andiamo al ristorante a picco sul mare. Mangiamo. Chiediamo informazioni
ed andiamo a dormire. Fa sempre molto caldo nonostante l’ampia
vegetazione.
Mercoledì 25 luglio. Ci svegliamo nell’assoluto
silenzio. Abbiamo dormito decentemente. Non c’è quasi
nessuno, se non un paio di turisti con macchina a noleggio e le
ragazzine delle due bancarelle. Andiamo a vedere i Bagni di Afrodite.
E’ una sorgente che da una fenditura passa ad una vaschetta,
sembra naturale, per poi scorrere subito verso il salto a mare.
Il tutto molto ombreggiato da felci e alberi di fico. A parte il
cartello, nel mondo ce ne sono a milioni di posti simili, senza
la pretesa di essere di Afrodite. Usciamo, ci mettiamo il costume,
torniamo al ristorante da dove una lunga scalinata ripida porta
giù al mare dove facciamo il bagno in quattro o cinque persone.
Un bel mare. Veramente bello. Tornando su troviamo una fila di docce
e dei bagni a disposizione dei bagnanti. Piacevole sorpresa. Alle
11 partiamo e andiamo a Polis. Arriviamo alle 11,30: non c’è
nulla da vedere. La spiaggia e il mare sono così-così.
Il campeggio con pochi alberi e ad alto fusto sembra un po’
desolato e una serie di tendine simil-romeno di Governor’s
Beach ci fa decidere per proseguire verso Kato Pyrgos. Si vede che
questa è tutta una zona poco turistica. Qualcuno inizia a
costruire villette, ma non sono le speculazioni delle grosse immobiliari
del sud, almeno non ancora. A un certo punto, a Pachyammos, si è
obbligati ad una fortissima salita verso l’interno per aggirare
un pezzo di territorio in riva al mare dove i turchi sbarcarono
durante la guerra con la Grecia, creando una testa di ponte.
Non ci si può fermare, non si possono fare foto anche se
dall’alto è proprio uno spettacolo. È pieno
di torrette di avvistamento dei greci, dell’ONU e dei turchi.
Fa impressione. Non fate come noi che siamo riscesi subito dopo
la testa di ponte turca. Non ne vale la pena. Non c’è
nulla e giunti a Kato Pirgos si deve risalire per andare verso i
monti Troodos. A Kato Pirgos sbagliamo strada e finiamo dritti contro
la casamatta turca della linea verde. Ce ne rendiamo conto solo
quando ci fermiamo ad una sbarra ed appaiono i militari turchi.
Di fianco nell’ultima casa di Kato una famiglia pranza tranquillamente
in veranda con una grossa bandiera greca appesa fuori. Sono a due
metri. La strada è stretta e facciamo fatica a fare retro
marcia. Ci avviamo a fare questa ammazzata tra le montagne. La strada
è buona ma lunghissima e tortuosa.
Arriviamo alle 15.30 a Panaria tou Kykkou, il monastero più
ricco, più grande e più visitato di Cipro. Si vede
dal grande piazzale pieno di bancarelle di souvenir. Che dire: il
monastero è veramente bello e pieno zeppo di ricchezze. Risale
all’XI secolo, ma dopo un incendio del 1813, è stato
ricostruito ed alcuni mosaici sono addirittura degli anni ’80.
Sappiate che se non volete perdere tempo, le donne debbono avere
gonna lunga, ma gli uomini o pantalone intero o niente. Il pareo
per coprire i vostri polpacci non è accettato. Verso le 17.30
ci dirigiamo a Kalopanagiotis, dove troviamo chiuso il monastero
abbandonato di Agios Ioannis Lampadistis con il tetto a fienile.
Li ritroveremo spesso. Durante la lunghissima occupazione turca
nell’entroterra i monasteri si camuffavano così. Cercavano
di passare per strutture contadine. Passiamo la notte al fresco,
siamo in montagna.
Giovedì 26 luglio. Al mattino andiamo per
la visita pensando agli orari appesi. Non fatelo. Poco prima telefonate
al monaco-custode, il quale si muoverà solo allora se non
ha altro da fare (abbiamo aspettato 2 ore). Il numero di telefono
lo troverete sui cartellini degli orari. Telefonate sempre, anche
negli altri monasteri non abitati. Questo monastero del XI secolo,
è stato edificato in onore di San Giovanni Lampadistis che
nel torrente sottostante operava guarigioni. E’ composto dalla
chiesa con cupola a croce con dentro affreschi rovinati, da una
cappella latina con bellissimo affresco, “Banchetto di Abramo”,
e da un’altra chiesa. Il complesso è patrimonio dell’umanità
dell’Unesco, come tutto ciò che troveremo andando avanti
per questi monti. Hanno ragione: è magnifico e molto suggestivo.
Proseguiamo per Pedoulas con la sua bella chiesa Archangelos Michail
del XIV secolo. Arriviamo sul Monte Olimpo, 1951m s/m. Molto turistico.
Alle 12,30 sotto un forte sole, fra fresco. Si vede un discreto
campeggio stanziale. Proseguiamo verso Panagia Arakiotissa subito
fuori Lagoudera. Ricordatevi di telefonare. Tipica struttura a fattoria
con sotto la chiesetta con cupola. Gli affreschi sono tra i più
importanti e belli di Cipro. Davanti vi è un albero enorme
e altissimo fatto a candelabro. Impressionante. Proseguendo verso
nord, siamo arrivati appena in tempo ad Asinou dove sorge completamente
isolata la chiesetta splendidamente affrescata di Phorbiotissa dell’XI
secolo. Non perdetela.
Queste chiesette ortodosse sono certamente la parte più
bella di Cipro e la più tipica: il resto molto meno. Sono
le 16,30 e decidiamo di andare a Nicosia. Dopo due ore lungo la
linea verde arriviamo e ci sembra di entrare in un forno bollente.
A prima vista sembra dinamica, viva. Ci fermiamo in un grosso parcheggio
a pagamento sul Bastione Tripoli, proprio di fronte all’Holiday
Inn. E’ tutto allo scoperto, ma non ci sono alternativa, se
si vuole stare vicino al centro sono tutti così. Fuori è
tutto molto costruito e desolato. Ci facciamo una gran bella doccia
in camper. Mitico il camper. Ripuliti usciamo per andare a passeggio.
Sono le18.30. L’impatto con il caldo è stordente, nonostante
la doccia. Siamo un bagno di sudore (i gradi sono sempre oltre 45
e l’umidità è come un macigno sui polmoni).
Andiamo per la passeggiata centrale della città, da parte
greca. Arriviamo alla linea verde e l’effetto è impressionante.
Cominciamo a percepire una sorta di depressione psicologica della
gente. È come se fossero sotto traccia. Con la guerra hanno
perso tutto. Non sono più la capitale perché divisa.
Non hanno più l’aeroporto, perché è lungo
la linea verde. Sono un’attrattiva solo per la linea verde.
Per gli abitanti della città è stato un trauma da
cui dopo 33anni non si sono ripresi. Anche perché vi si sono
avviluppati in pieno. Nel 2006 al referendum sul trattato di pace
dell’ONU per la riunificazione del paese, hanno votato in
massa NO. Nel nord invece, SI.
Un po’ di storia. Cipro è sempre stata di confine
e quindi tesa nei rapporti religiosi e quindi etnici. Ma la caparbietà
e l’ostinazione mediatrice dell’arcivescovo Makarios
tenevano insieme il paese, pur tra contraddizioni notevoli. Makarios
era uno dei leader del movimento dei paesi non allineati insieme
a Tito, Nerhu e Ciu-En-Lai. Questo non piaceva molto. Soprattutto
alla potenza di riferimento, gli USA. Ma dopo il colpo di stato
del 1967 dei colonnelli in Grecia, si rinvigorirono le tendenze
nazionaliste di unificazione alla Grecia. Fintando che nel ’74
i colonnelli greci fecero un colpo di stato contro Makarios. Anche
molti nazionalisti vi si opposero ma dovettero soccombere. Così
come la reazione della minoranza, 30%, turca. Il tutto si badi bene
con il beneplacito di Kissinger, segretario di stato USA, il quale
chiuse l’altro occhio quando la Turchia, sotto la dittatura
dei generali turchi decise l’invasione da nord a protezione
della sua parte. Sia la Grecia che la Turchia erano e sono parte
integrante della NATO, alleanza militare. Questi sono dati ufficiali
degli archivi di stato USA e non pareri di parte. Quindi è
storia. Caduta la dittatura in Grecia, il sud è diventata
Repubblica di Cipro ed è tornato Makarios. Il nord nell ’83
è stata dichiarata Repubblica Turca di Cipro Nord. La popolazione
delle due parti si è poi arroccata dalla propria parte. Tornando
all’oggi, Nicosia è nelle condizioni peggiori, da una
parte e dall’altra.
Sono le 19 e fa un caldo bestiale. Non siamo amanti dei fast food,
ma oggi appena ne vediamo uno entriamo per prendere una cola. Vi
restiamo un’ora. Fà un fresco, ma un fresco bellissimo.
E’ pieno come un uovo e non si può occupare un tavolo
con una bibita. Usciamo nostro malgrado e proseguiamo il giro. Siamo
inseguiti dalla banda musicale della polizia municipale, che attraversa
il centro. Ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti ristorantini
tipici. Mangiamo sotto una enorme ventola a soffitto. Non male ma
un po’ caro. Inevitabile. Torniamo al caldo afoso e passeggiamo.
Sono le 21.30 e la depressione collettiva è maggiore. Torniamo
al volo nel fast food per un’altra bibita. Questa volta non
c’è gente e ci rimaniamo un’ora e mezza guardando
uno spettacolo di danza di strada fuori dalla vetrata. Alle 23 andiamo
in camper. È tremendo. Apriamo tutto ma è comunque
una tortura tutta la notte. Siamo a 40°. Nudi in piedi e poi
stanchi, seduti, non c’è soluzione di continuità
nel grondare di sudore. Per ore. Finché verso le 3 crollo.
Patrizia un po’ prima, grazie alle sue pezze calde ma bagnate.
Venerdì 27 luglio. Ci alziamo. Alziamo
prevede che si sia stati a letto e dormito. Ma chi? Abbiamo dormito
in piedi, al massimo seduti perché il letto diventava subito
un termosifone bollente ed un oceano d’acqua. Fà già
un gran caldo. Andiamo prima alla Moschea Omeriye che fino al 1570
era la Chiesa degli Agostiniani. Bella. Al sud non ne troverete
un gran che. A Cipro Sud, essendo crocevia del mediterraneo orientale,
si trovano molti immigranti nordafricani, mediorientali ed orientali.
I maggiori frequentatori di questa moschea sono proprio loro. Di
fronte si trova la Hamam Omerye Baths risalente al XIV secolo, patrimonio
dell’Unesco, con la Moschea. Qui abbiamo avuto un forte abbattimento
fisico e psicologico dovuto al caldo. Abbiamo reagito solo dopo
una buona cola fredda. Ci avviamo verso la Porta di Famagosta costeggiando
internamente il perimetro dei Bastioni. È proprio una gran
Porta. Chiusa e dove sulle e dentro le mura di sera ci sono attività
culturali e ludiche. Torniamo passando al Palazzo Arcivescovile
con una enorme statua in ricordo dell’Arcivescovo Makarios.
Proseguiamo verso la chiesa di Faneromeni del 1872. è la
chiesa più grande di Nicosia Sud. Si passa davanti alla piccola
ed abbandonata Moschea Arablar. Al Sud come al Nord sono state abbandonate
se non maltrattate, molte moschee e chiese. Le religioni……!?!?!?!?
Attraversiamo la Lidras, via shopping di Nicosia. In fondo termina
alla Linea Verde. Che tristezza! Costeggiandola, verso ovest, si
attraversa il quartiere maronita, trascurato e che negli spazi abbandonati
viene riempito da immigrati indiani, cingalesi.
Uscendo dalla Porta di Pafos, ci ritroviamo subito sulla destra
l’inizio dei Bastioni della parte di Nicosia Nord. Li costeggiamo
esternamente verso nord per raggiungere il Checkpoint Ledra Palace,
che si può attraversare solo a piedi o bici. Si chiama Palace
perché proprio a cavallo della Linea Verde si trova l’ex
Hotel Palace, oggi alloggio per i soldati dell’ONU. Passato
il controllo documenti proseguiamo verso la piazza Ataturk dove
troviamo la Colonna Trionfale Veneziana. È caratteristica,
carina ma certo il tempo l’ha molto consumata. Qui notiamo
la stessa vivacità che si trova in una qualsiasi città
turca. È molto rilassante. Ci prendiamo una ciambelletta
con il sesamo, tipica turca ed una bottiglia d’acqua. Proseguiamo
verso il mercato coperto, che si trova a ridosso della Linea Verde.
Lungo la strada molti negozi di oreficeria, gioielleria e tessuti.
Il Mercato è proprio un mercato ortofrutticolo. Poca cosa.
Subito fuori, di fronte alla entrata della Moschea di Selemiye,
ci fermiamo per un ottimo chay. Rigenerante! Già Cattedrale
di Santa Sofia, del XIII secolo, dal 1571 Moschea di Selemiye, era
il luogo dove venivano incoronati i Lusignano. Enorme e bella. Atmosfera.
Siamo stanchi. Sono le 11.
Torniamo verso il Ceckpoint e visitiamo Buyuk Han, Grande Ristoro.
Del XVI secolo, era un caravanserraglio per mercanti e bestie. Al
centro una piccola Moschea ottogonale con cupola. Il tutto da non
perdere. Noi invece ci siamo persi lungo la Linea Verde verso ovest
per cercare una chiesa Armena. Ci raccatta la solita cortesia ed
ospitalità turca. Un signore, probabilmente mosso a pietà
dalle nostre facce esauste, ci tira su con un furgone e ci porta
vicino agli uffici amministrativi e giudiziari. Tanti bei chioschetti
ci rigenerano le batterie. Andiamo al Checkpoint, lo superiamo e
torniamo a sud. Troviamo un posteggio taxi. Il Museo Nazionale di
Cipro non è lontano, un paio di km. Troppi in quel momento.
Saliamo su un taxi e quando gli diciamo la destinazione, breve,
cerca di farci desistere, lo capisco, ma noi non molliamo. Impreca.
Alla fine saranno 6£CYP. Non ci saluta. Amen.
Entriamo e ci accasciamo. Un’aria condizionata da paradiso
terrestre. Bellissima. Dopo un bel po’ ci alziamo dalle poltroncine
e paghiamo il biglietto d’ingresso. Molto lentamente, per
goderci il fresco ma soprattutto per la bellezza notevole degli
oggetti esposti. Qui si trova tutto quello che non trovate nei luoghi
di scavo di Cipro. Estasianti. Molto a malincuore, verso le 13.30
usciamo e torniamo al camper. Ci fermiamo ai vari chioschi per cercare
cartoline. Ne troviamo, poi dobbiamo cercare i francobolli che per
l’estero si trovano solo negli uffici postali o facenti funzione
nei paesini. E’ dura. Sono le 14 ed il caldo è insopportabile.
In camper, dopo aver aperto tutto, piccolo spuntino e dopo esserci
guardati bene, ma bene!, negli occhi decidiamo che non ne possiamo
più. Basta! Abbiamo dato. Mettiamo in moto e puntiamo subito
a Gazimagusa. Dopo 2 ore di autostrada e strada normale finale,
ci fermiamo poco prima del confine. Facciamo il pieno di diesel,
perché è più conveniente e in un supermercato
riusciamo a spendere le ultime £CYP. Passiamo il controllo
sud cipriota velocemente. Dalla parte turca, l’incertezza
del funzionario dell’andata, ci rallenta. Noi non siamo cime
per l’inglese, loro altrettanto. Ne veniamo fuori con qualche
dubbio, per fortuna infondato. Qui a differenza di Girne, dove si
ottiene la Yellow Paper, si ha la Green Paper senza la quale il
mezzo non esce. Sono le 17. Entro cena vogliamo arrivare da Hasan.
Ci fermiamo a Gazimagusa, dove di fronte alla Torre di Amleto, c’è
l’agenzia della Fergun traghetti. Vorremmo prenotare il traghetto
di ritorno per lunedì mattina. Potenza del calcio siamo tutti
allegri. Loro Galatasaray e Fenerbahçe di Istambul. Il calcio
non ci interessa ma a loro fa piacere.
Prenotato, galoppiamo senza problemi ed arriviamo alle 19.30. Prenotiamo
la cena. Mia grossa corsa per un tuffo in mare prima che non si
possa per le tartarughe. Che bello. Torno e con Patrizia ci facciamo
una bella doccia. Freschi e rinvigoriti. Dal patio rialzato notiamo
un vecchio camper subito dietro le dune. Vediamo un signore avvicinarsi
ai tavoli e ci presentiamo. E’ italiano, di Lanzo Torinese.
Viaggia da solo. Non ha fretta, non ha destinazioni, quando sarà
stufo smetterà. Ceniamo insieme e ci raccontiamo delle nostre
vicissitudini. Anche lui non ha trovato camper in giro. Ha visto
solo un furgonato tedesco a Nicosia nord. Chiacchieriamo molto e
poi proviamo ad andare a nanna. Durante la notte si sta un po’
meno caldi, non freschi ma meno bollenti. Ci vengono a trovare i
tanti asini della zona, che brucano intorno al camper. Vi è
un cielo stellato da infarto. Guardandolo ci si addormenta.
Sabato 28 luglio. Il sole è già
cocente. Sorge dal mare e ci becca subito. Fatta colazione ci dirigiamo
alla spiaggia per l’ultimo bagno del posto. In spiaggia siamo
in una decina. Per l’immensità della spiaggia è
pazzesco. Verso le 11 decidiamo di tornare in camper, mangiare e
fuggire. Salutiamo e alle 12.30 partiamo. Facciamo il pieno d’acqua
alla solita fontanella dopo Dipkarpaz/Rizokarpaso. All’altezza
di Pervolia seguiamo l’indicazione per Gecitkale, così
tagliamo un bel po’ di strada evitando Gazimagusa. La strada
è ottima anche se non autostrada come l’altra. Ad una
trentina di km da Nicosia si rientra sull’autostrada. Superiamo
la capitale del Nord puntiamo verso il castello di St. Hilarion.
Usciamo dall’autostrada e ci inerpichiamo. Passiamo davanti
ad una grossa caserma e… ci bloccano con i fucili in mano.
Dopo le 18 non si può più passare. Coprifuoco. Si
deve tornare indietro. Peccato volevamo dormire lassù per
stare al fresco e domattina essere subito pronti alla visita. Ci
dirigiamo a Girne. Non sappiamo dove andare. Fa caldo e quindi proviamo
ad andare in alto. Almeno un po’. Decidiamo per l’Abbazia
di Bellapais.
Ad una rotatoria incrociamo un furgonato tedesco che ci saluta
molto felice, ma il traffico ci impedisce di cambiare direzione.
Saliamo verso l’Abbazia. Vi arriviamo passando per una stradina
piena di ristorantini. Forse il paesino, Beylebeyi ruota tutto sul
turismo dell’Abbazia e del panorama che si può vedere.
È proprio così. Abbazia, del XII e XIII secolo, bellissima.
Panorama di tutta la zona di Girne e del mare verso la Turchia notevole.
Un po’ di fresco. Arriviamo alle 19, ci mettiamo in fondo
sulla destra della terrazza-parcheggio, non grande. Appena in tempo
dopo 10 minuti non ci sarebbe stato più posto per un camper.
Inizia un via vai pazzesco di auto per i ristoranti ed il panorama.
La maggior parte per i ristoranti, una parte minore per il panorama
e sono soprattutto i giovani con birre e mangiare vario. Dai locali
viene una musica turca da danza del ventre e bande tradizionali
locali. Dai giovani una rincorsa a chi ha gli amplificatori più
potenti.
Dietro di noi c’è un albero di fichi che, o per fame
o perché veramente buoni, sembrano l’attrazione della
serata o degli habitué. Solo che il nostro camper è
proprio a ridosso e quindi sembra di avere tutti dentro. C’è
da dire che sono molto discreti, a parte arrampicarsi su quel povero
albero. La musica aumenta sempre di più. Un gruppo mette
alto il volume di musica un po’ occidentale. Una coppia, lui
simil militare, risponde con musica turca assordante e mette a tacere
gli altri. Sono le 24 e i locali iniziano a chiudere. Il parcheggio
si svuota momentaneamente. A riempire i vuoti ci pensano altri giovani
con altrettanti radio potentissime. Alle 4 sarà ancora così,
ma noi saremo crollati. Certo sempre con un occhio aperto, il camper
ha tutte le finestre aperte e anche se i turchi o turchi ciprioti
sono ottime persone, siamo condizionati dalle nostre abitudini.
Domenica 29 luglio. Alle 7.30 facciamo colazione
e l’ultima macchina va via. Un po’ frastornati, andiamo
giù a Girne. Il caldo continua ad essere micidiale. Arriviamo
in città e parcheggiamo. Scendiamo sul lungomare ad ovest.
Passeggiamo andando verso il Castello. Dove nei secoli venivano
stivate le merci, soprattutto carrube, oggi è tutto locali.
Pub, ristoranti, pizzerie, paninoteche e agenti marittimi di gite
e noleggio natanti. Il tutto sul porticciolo una volta commerciale
ed oggi turistico Arriviamo al Castello del X secolo sviluppato
dai Veneziani e che nel XVI prese l’aspetto attuale. Dentro
vi era un carcere, la chiesa di Agios Georgios, la torre sopra la
chiesa da cui si vede un panorama notevole. Nel cortile vi è
l’ingresso del Museo del Relitto, del III sec. a.C.. Fanno
impressione lui e tutte le cose che con esso hanno ritrovato. Da
non perdere. Torniamo indietro sfiancati dopo 2 ore. Ci sediamo
in un caffè e chiediamo un chay turco.
Non c’è verso dato che siamo occidentali ci becchiamo
un thé Lipton. Al tavolo turco di fianco porteranno un chay
in bicchierini con zollette. Va bè. Ripartiamo ed andiamo
al castello di St. Hilarion. Arriviamo alle 12. Decidiamo di andare
subito a visitarlo. Costruito come monastero-fortezza nel X secolo
in onore del monaco eremita Agios Ilarion. Insieme a Kantara e Buffavento
faceva parte del sistema di avvistamento lungo la catena montuosa
che corre da est ad ovest nel nord. Diventato poi residenza estiva,
come li capiamo!!!, dei Lusignano. Oggi gli danno quasi una caratterizzazione
disneyana. È dura risalire i tanti livelli, i tantissimi
gradini. Ma ne vale veramente la pena. Bellissimo.
Usciamo e torniamo giù a Girne. Notiamo che facendo la strada
fatta ieri ed oggi, c’è il problema del coprifuoco
serale perché sovrasta la base militare con comando generale,
ma se si viene dalla parte opposta, Krini, non ci sono problemi.
A saperlo ieri sera. Mannaggia. Compriamo le cartoline e i francobolli
mancanti e le spediamo. Sono le 15. Mangiamo in una pizzeria sul
molo. Abbiamo un megaventilatore puntato addosso. Sia chiaro anche
tutti gli altri tavoli con avventori ne hanno uno. Non siamo noi
ad essere delle mezze calzette. Dopo decidiamo di andare in camper
verso ovest per cercare una spiaggia e fare un bel bagno. La costa
è lunga, ma Castelporziano a ferragosto è meno popolata
e più pulita. Arriviamo a Lapta. Siamo stufi e rinunciamo.
Torniamo indietro. Lungo la strada c’è un fast food
di fianco ad un grande supermercato. Doccia e ripulirsi. Non possiamo
rinunciare a ricaricare le batterie col fresco. Bibita e due ore
sbracati. Facciamo un salto al super prima che chiuda. Ed ora? Sono
le 21. Mangiamo un menù al fast e ci rimaniamo finché
chiude alle 23. Il piazzale è ben illuminato e c’è
un po’ di aria. Rimaniamo lì a dormire. Nel fast iniziano
le pulizie con la musica molto alta. Finiranno!?!? Sì, alle
2.30. Patrizia è partita ma io sono agitato dalla musica.
Lunedì
30 luglio. Sveglia alle 8. Colazione e guida fino al porto
di Girne. Entriamo ed esplichiamo le ultime formalità per
il biglietto. Poi andiamo ad aspettare l’inizio delle procedure
di confine.
Mentre aspettiamo, conosciamo l’equipaggio del furgonato
tedesco dell’altra sera. Sono qua da soli 4 gg. E vanno via
perché ci sono poco vento e poche onde. Loro fanno solo windsurf
e surf. Andranno su qualche isola greca. Troviamo anche quei simpaticissimi
romani con Subaru SW e tenda sopra. Ci facciamo compagnia per tutta
la procedura dei documenti ed il viaggio.
Ricordatevi i due traghetti. Purtroppo noi tutti andiamo in quello
in cui i mezzi medio-piccoli si devono mettere giù con un
montacarichi impressionante. Il camper ci sta giusto. Peccato, staremo
in salone su quelle scomodissime poltroncine.
Grazie anche alla loro simpatia non ci accorgiamo di arrivare
a Tusucu alle 20. Salutiamo tutti con un po’ di magone. Ci
mettiamo un’ora e mezza prima di uscire dall’area doganale.
Conclusioni
Cipro?
Molto bella, nonostante il caldo e le difficoltà. Non ha
strutture ricettive valide per il campeggio. Basta saperlo. Ma ne
vale molto la pena!!!
Traghetti?
1)- Dalla Grecia in poi tutto diventa, a volte, troppo aleatorio
ed inaffidabile.
2)- Se si viene da nord, Italia od Europa, non vale più
la pena di andare a Bari o Brindisi.
Da Ancona o Venezia, se si considerano tutte le voci di costo,
viene uguale e più comodo. Da Roma in giù, no.
Costi
Per questo pezzo di viaggio sui 1.200€ più il prezzo
descritto nel pezzo “Turchia in camper luglio 2007”
In conclusione, come per l’altro della Turchia, bisogna andare
e vivere le proprie esperienze proprio perché sono frutto
delle proprie emozioni.
Buon viaggio
Ferruccio e Patrizia
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