"ROYA"
PROPOSTA DI VIAGGIO ITALO-FRANCESE,
ALLA "VIA DELL'AMICIZIA" & ALLA "STRADA
CANNONIERA"
di Claudio
Galliani
DURATA: TREDICI
GIORNI di cui DUE di trasferimento + DUE "jolly".
PERIODO CONSIGLIATO: Mesi di Luglio & Agosto
MEZZI
CONSIGLIATI
· Autocaravan medio-piccole con sbalzo posteriore ridotto;
· Autovetture con "Maggiolina", "AirCamping"
o tenda da tetto similare/equivalente (nei Parchi Nazionali,
salvo rare eccezioni, non si possono usare tende da montaggio
al suolo).
No
rimorchi! Per nessun motivo!
Dimensioni
massime per un transito sicuro e senza problemi
-· Lunghezza fuori tutto: 6 metri;
-· Altezza al colmo del tetto (compresi oblò,
condizionatori etc.; le antenne radio non fanno testo perchè
flessibili): 3 metri;
-· Passo massimo (interasse) metri 3,20;
Larghezze massime:
· di carreggiata 1,80 metri
· al colmo del tetto 1,90 metri
· del veicolo (esclusi specchietti che a necessità
si possono ripiegare) 2,10 metri.
Su tutto il percorso non è necessaria in alcun caso
la doppia trazione, purchè pratici di guida: gli
abitanti del posto vi transitano con normalissimi Ducato,
Daily o similari, con autovetture stradali & furgonati
di serie !!!
NUMERO
MASSIMO DI MEZZI CONSIGLIATO: 10; no! caravan o
rimorchi in genere!!!
MOTIVAZIONI
DELLA PROPOSTA:
1. Archeologia stradale
2. Visita di ambienti naturali di grandissimo interesse
3. Ricerche storico-geografiche
4. Ricerche artistiche
5. Ricerche su architettura militare & sistemi
difensivi comparati
CARTOGRAFIA CONSIGLIATA:
1. TCI "ATLANTE STRADALE D'ITALIA" 1:200.000
NORD
2. MICHELIN "ATLAS ROUTIER DE FRANCE" 1:200.000
3. IGN "LA VALLEE DE LA ROYA" 1:20.000 (Edizione
Francese) (le più recenti sono anche 1:25.000)
BIBLIOGRAFIA
MINIMA CONSIGLIATA:
1. Dario Gariglio & Mauro Minola "Le fortezze
delle Alpi Occidentali" Vol. 2° Ed. "L'Arciere"
Cuneo-1995
2. G. Allais "La fortificazione e difesa della
frontiera italo-francese" Torino-1888
3. J.Irénée "Les fortifications
de S.Dalmas de Tende" da "Le haut pays" 13
/ 1988
4. "Monografia delle opere di fortificazione che
costituiscono il campo trincerato del Colle di Tenda"
1887 ISCAG 1444.416
C'é
un percorso, al confine italo francese che oggi è chiamato
"Via dell'Amicizia" dai francesi e "Strada
Cannoniera" dagli italiani, che porta, imponendo un po'
di disagio e BUONA pratica di guida, nel cuore dei
Parchi Nazionali del Marguareis (I) e del Mercantour (F) e
che presenta numerosissimi spunti di interesse che spaziano
da quello naturalistico a quello storico-geografico.
La strada, costruita già nei primi decenni del XIX
secolo, serviva in origine a collegare tra loro e rifornire
installazioni militari risalenti alla 1^metà del 1700
e soprattutto quelle volute prima da re Carlo Alberto per
proteggersi le spalle da un eventuale attacco francese e poi,
all'epoca del Crispi quando l'Italia aderì alla Triplice
Alleanza. Tali spettacolari fortificazioni, note come "La
cintura corazzata di Tenda", strutturate in ben sette
opere potentemente armate ed imponenti più altre minori,
persero quasi subito di importanza strategica al mutare della
politica estera del Regno di Sardegna e furono parzialmente
adoperate solo nel Giugno del 1940 durante le operazioni militari
dell'Italia contro la Francia e poi, all'epoca della "Repubblica
di Salò" dai partigiani per rifornirsi di armi;
furono poi interesate da un breve intermezzo di riarmo tedesco
per contrastare le truppe franco-americane che risalivano
dalla Provenza.
Queste magnifiche opere, vero libro di storia a cielo aperto
sull'evoluzione dei sistemi divensivi dal 1700 al 1940, nel
1947 godettero di una fortuna insperata: con il trattato di
pace franco-italiano passarono praticamente tutte in territorio
francese e così furono risparmiate dalla demolizione
imposta dal medesimo trattato (sorte che toccò, tanto
per fare un nome, all'opera dello Chaberton, posta sopra Briançon
ed armata da 8 pezzi 149/35 in cupola corazzata)
Oggi, pur essendo interessantissime, molte sono del tutto
abbandonate ed in gran parte fatiscenti, (i francesi dicono
testualmente che l'incuria e l'abbandono hanno fatto ben più
danni delle cannonate nemiche ricevute) mentre per altre,
sia in territorio italiano sia francese, è iniziata
un'opera di recupero a scopo conservativo storico-turistico.
La strada, che parte circa da Casterino(F) e la Valle delle
Meraviglie, famosa per i graffiti dell'età del bronzo
che nulla hanno da invidiare a quelli di Capo di Ponte, percorre
tutte le creste delle montagne da 1.800 a 2.000 metri di quota.
É a fondo naturale (robustissimo perchè previsto
per il transito di artiglierie pesanti da fortezza) e, con
numerose varianti, sbocca in vetta al Col di Tenda per proseguire
poi con altre varianti fin quasi a Ventimiglia.
Un'altra vasta ed interessante rete di strade strategiche
dai percorsi talvolta molto arditi si snoda in territorio
francese e fu costruita tra il 1880 e il 1898 in via preventiva
di un'aggressione italiana (all'epoca l'Italia aderiva alla
Triplice Alleanza in funzione antifrancese assieme ad Austria
e Germania).
Veramente unica è poi la possibilità di visitare
in territorio francese, oltre a fortezze ottocentesche e precedenti,
delle strutture CORF/Maginot quasi perfettamente conservate
la cui apertura al pubblico (con guida) risale, essendo decaduta
la funzione strategica delle opere, solamente a pochissimi
anni or sono.
Teniamo inoltre presente che tutte le strade militari dell'epoca,
quand'anche progettate per cannoni ippotrainati, dovevano
sempre tener conto, nella progettazione, del "raggio
di volta" dei cannoni molto simili tra loro come peso
ed ingombro, sia italiani sia francesi, (italiani "15-ARC/Ret
149/35" e francesi 155 "DeBange") aventi la
sola canna ben più lunga di 5 metri lasciando loro
anche qualche metro di tolleranza per poter "girare bene",
quindi un mezzo da 6 metri al massimo come prescritto, riesce
a girare anche nei tornanti più "pestiferi"
e stretti senza problema di incastrarsi o "toccare",
anche se talvolta, per sicurezza, qualche manovra bisogna
farla. Per il dubbio che la strada regga il peso dei mezzi
ricordiamo che i pezzi in traino, tra canna, affusto, ruotismi
etc superavano abbondantemente le 7 tonnellate, quindi
ci
siamo, ed anche con un buon margine.
Tutto
poi dipende dalla capacità di guida del pilota che,
lo ribadisco, deve essere buona! ("Domenicali"
astenersi! Grazie !!!)
Il
presente itinerario, già presentato da noi nel 1990,
rivede la luce dopo più di dieci anni grazie all'interessamento
dell'Alpino Bruno Canova (Tel: 01.74.72.12.92, della Sezione
ANA di Ceva, che in questi anni si é adoperato affinché
gli insulti dell'abbandono e dell'incuria non distruggessero
un pezzo significativo della storia della viabilità
militare alpina), dal quale ho assunto personalmente informazioni
aggiornate al Febbraio 2000 e che doverosamente ringrazio
per la disponibilità e competenza dimostrata. Ulteriori
dati poi sono stati ricavati da un parziale sopralluogo del
sottoscritto nell'Agosto 2000 ai punti più critici
del percorso.
COME
"TESTIAMO" GLI ITINERARI PROPOSTI
Nel
più del 90% dei casi essi vengono percorsi preventivamente
da un ns. mezzo 4x4 ex "Paris-Dakar" (per toglierci
dagli impicci in caso di necessità) utilizzato con
la sola trazione posteriore (non da "tuttoterreno")
proprio per simulare l'aderenza di un mezzo "normale"
ed avente dimensioni d'ingombro e peso (altezza 3,10 / larghezza
2,30 / peso 6,5t.) quindi ben superiori a quelle della maggioranza
delle autocaravan in circolazione; qualora lungo il percorso
il ns. mezzo dovesse, per un qualsivoglia motivo, utilizzare
le sue "potenzialità fuoristradistiche" (marce
ridotte, doppia trazione, blocco differenziali etc.) la tratta
interessata viene eliminata e sostituita con un'alternativa
affrontabile da qualsiasi mezzo "normale". In caso
non sia stata possibile l'abituale ricognizione preventiva
di percorso, ciò viene specificato con la massima chiarezza
nel programma e la scelta d'itinerario viene fatta sempre
a favore della viabilità normale evitando in anticipo
tutte le situazioni potenzialmente a rischio (ovviamente si
tratta di situazioni oggettive in quanto diamo per scontata
una sufficiente capacità di guida dei piloti).
PIANO
DI VIAGGIO
1^
GIORNO
Arrivo a Vinadio (CN) sulla strada SS21 "della Maddalena"
(grandissimo spiazzo di sosta con camper service ed eventuale
campeggio a Sx non appena superato il paese, giusto di fronte
al rivellino della grande fortificazione albertina).
2^
GIORNO
Visita a piedi completa delle fortificazioni per le quali,
presso la Pro Loco, è possibile anche richiedere una
guida (vero gioiello di architettura militare ottocentesca
dove troviamo coniugati i concetti fortificatori del Vauban
e di Montalèmbèrt fino ad arrivare alle interessantissime
ed altrettanto rare "batterie a sfera" (ideate da
Krupp per superare il problema dei "tiri di imbocco",
ma ben presto abbandonate come concetto perché sottoponevano
gli affusti ad uno stress meccanico enorme in quanto erano
stati eliminati i freni di rinculo) sul lato basso del forte
vicino al fiume Stura con escursione (meglio a piedi o MTB
vista la strada stretta e le frasche sporgenti) al "Forte
del Neghino" (1880) dalla caratteristica forma semicircolare
(fiancheggiamento N della fortezza principale, oggi molto
fatiscente ma unico posto dal quale è possibile avere
una visione d'insieme di tutto il complesso fortificato).
Volendo, sempre partendo da Vinadio, un'altra escursione interessante
è alla "Batteria della Sarziera o Serziera"
ed alle opere ad essa collegate, di fronte al Neghino sul
lato sud della valle (chiedete informazioni in paese sullo
stato della strada militare; anche qui consiglio di andarci
a piedi o in MTB e di non tentare con il camper). In serata,
per la strada del Col de Larche (Maddalena), si giunge a Larche,
località sede di un piccolo campeggio in mezzo al bosco
(vi è possibile anche la pesca alla trota) il cui gestore
non si farà pregare per fornirvi le "dritte"
per eventuali itinerari in zona.
3^
GIORNO
Scendendo verso Meyronnes, prima del paese e con una casamatta
a Dx a livello del piano stradale, le imponenti (anche se
poco visibili perchè ben defilate) fortificazioni CORF/Maginot
de l'Ubayette composte dai forti di "Haut de Saint Hours"
(a Dx) e di "Roche-La-Croix" (a Sx), quest'ultimo
munito di "tourelle à éclipse" torretta
mobile a scomparsa, tutt'ora funzionante, del peso di 265
tonnellate armata da due pezzi da 75 mm; il sistema è
così perfettamente bilanciato da permettere (in caso
di guasto ai generatori di energia elettrica o ai motori)
il suo azionamento a mano da parte di due soli serventi.
Non formalizzatevi per quello che si vede all'esterno delle
opere CORF in quanto può sembrare ben poca cosa: l'interessante
è l'interno, attrezzato di tutto, infatti un'opera
CORF era predisposta per mantenere in grado di combattere
nel massimo confort la guarnigione per almeno 3 mesi senza
alcun contatto e/o rifornimento esterno; le protezioni delle
opere andavano dalla sovrappressione continua con aria filtrata
e depurata per evitare attacchi con i gas asfissianti ai malloppi
di calcestruzzo con corazzatura interna in piastre di acciaio
che erano calcolati per reggere l'impatto anche di colpi da
420 (peso del solo proietto circa 1.500 Kg per una velocità
d'impatto talvolta superiore a Mach 3). Tale filosofia costruttiva
si era sviluppata negli anni '30 del XX secolo con un enorme
sforzo finanziario nel ricordo dei massacri della Grande Guerra:
la Francia voleva tutelarsi da una ripetizione di tali massacri
erigendo uno sbarramento corazzato considerato invalicabile
da ogni potenziale nemico (nella fattispecie Italia e Germania).
...Ma il Belgio era considerato Nazione amica ed a quella
frontiera lo sbarramento corazzato non fu costruito poiché
si fece affidamento sulla "tenuta" dei forti belgi
in funzione antigermanica. Fu la più grande ingenuità
strategica commessa in quelli anni dai francesi! Tutti sappiamo
poi com'è andata.
Per quanto riguarda "Roche-La-Croix", oltre all'
"Opera Bassa" CORF/Maginot esiste anche un' "Opera
Alta" (aperta e visitabile liberamente) con cannoniere
"Haxo": meglio andarci a piedi anche se la rotabile
di servizio ci arriva (al forte non c'è posto per girare
il mezzo e sarebbe giocoforza farsi un bel pezzo a retromarcia)
prendendo a Dx dal bivio che porta all' "Opera Bassa".
Proseguendo verso Jausiers a Dx si incontra anche l'imponente
mole dell'ottocentesco "Fort de Tournoux" praticamente
contemporaneo al Forte di Vinadio ed oggetto di continui rimaneggiamenti
ed ampliamenti fino alla fine del XIX secolo; anch'esso visitabile
con guida rivolgendosi ai recapiti che troverete più
avanti.
La novità è che da alcuni anni tutti questi
interessantissimi sistemi difensivi, alcuni dei quali perfettamente
conservati ed ancora militarmente efficienti, hanno visto,
soprattutto con la nascita dell' UE, cadere il vincolo del
segreto militare, sono accessibili attraverso le ex rotabili
militari di servizio (molto facili da percorrere anche col
camper) e sono aperti al pubblico; per la visita (esclusivamente
con guida) rivolgersi a Jausiers o a Barcelonnette agli uffici
delle Associazioni "Sabença de la Valéia"
& "Association des fortifications de l'Ubaye"
oppure alla "Communauté des Communes de la Vallée
de l'Ubaye" (tel: 04.92.81.03.68 / 04.92.81.21.76 / 04.92.81.04.71;
fax: 04.92.81.22.67). Per pernottare col camper indisturbati
in zona non c'é che l'imbarazzo della scelta; personalmente
consiglio la piazzetta all'imbocco N dell'abitato di Jausiers.
4^
& 5^ GIORNO
Da dedicarsi interamente alla visita dei forti
6^
GIORNO
Interessantissima visita a due delle strade strategiche francesi
di frontiera volute dal generale barone Berge tra il 1890
e il 1898; una conosciuta ed entrata da tempo anche nei circuiti
del Tour de France: il "Col de Vars", l'altra, sconosciuta
e dimenticata dai più, ma non meno interessante: il
"Col du Parpaillon".
Da Barcelonnette si risale la strada del Col de Larche fino
all'abitato di La Condamine, si supera il ponte, poi con evidente
bivio a Sx si prende la D902 e subito all'inizio a Dx al fianco
della strada si trova la "Redoute Berwick" piccola
fortificazione pre-Vauban costruita ai tempi di Luigi XIV
(proprietà privata, ma se il titolare é presente
é gentilissimo e ve la fa visitare anche se gli interni
sono stati stravolti poiché fino a pochi anni fa era
utilizzata dal comune come "colonia alpina" per
bambini e ragazzi). Superato il Col de Vars si prosegue fino
a Guillestre; da qui in 4Km ci si porta alla N94 girando a
Sx e si prosegue per 3,5 Km; PRIMA del sovrappasso ferroviario
si gira a Sx per la D994d e si prosegue per 13 Km fino a St.André
d'Embrun/La Pinée e da qui si prende a Sx la D39 che
Vi porterà attraverso la strada a fondo naturale del
Parpaillon al "passaggio chiave" in vetta al passo
rappresentato dal "Tunnel du Parpaillon" perfettamente
rettilineo chiuso da portelloni blindati di acciaio agevolmente
apribili e possibilmente da richiudere.
Importantissimo: non lasciatevi
ingannare dall'ampiezza del tunnel agli imbocchi.
Man mano che si prosegue la volta si abbassa, manca
il rivestimento e vi sono delle rocce sporgenti; se Vi siete
attenuti alle dimensioni massime consigliate in premessa e
vi manterrete perfettamente al centro del tunnel
(magari facendovi precedere a piedi da una persona con
una torcia elettrica per verificare la vs. esatta posizione
rispetto al centro del tunnel) passate senza alcun
problema; se comunque ad un certo punto decidete di desistere,
essendo il tunnel perfettamente rettilineo non esistono
problemi per eventuali retromarce (io l'ho attraversato completamente
nell'agosto 1998 con il mio "GrandErg Tassili",
ben più alto e largo delle dimensioni massime da me
prescritte, strusciando la veranda in modo leggerissimo
e fortunatamente senza alcun danno a parte il minimo segno
della strusciata perchè, nel mantenermi al centro del
tunnel, non ho considerato l'asimmetria del mezzo dovuta ai
10 cm. in più di sporgenza della veranda al lato dx!
...Svegliarsi! ...Vale soprattutto anche per me!).
La discesa è sempre su strada a fondo naturale in un
ambiente severissimo e Vi riporterà di nuovo a La Condamine
(per le pendenze della strada è consigliabile, se avete
un "trazione anteriore", compiere il giro nel senso
descritto, se avete un trazione posteriore, magari gemellato,
il senso del giro può essere tranquillamente invertito
in quanto si tratta di un "anello" perfetto).
Qui potrete "spendere" senz'altro una delle "Giornate
Jolly" per recarvi a riposare al Lago de la "Serre
Ponçon" con una deviazione di non più di
20 Km di ottima strada.
7^
GIORNO
Si continua lungo un'altra strada strategica che ci porterà
oltre i 2700 metri di quota; da Jausiers si prende a Dx seguendo
l'indicazione "Restefond" & "La Bonette";
superate le fortificazioni CORF/Maginot (a Sx, aperte e visitabili
con molta cautela portando con sè almeno
due torce elettriche -una sola si può anche
spegnere e non riuscireste ad uscirne- perchè non sono
illuminate, sono decisamente labirintiche e non hanno avuto
manutenzione da almeno 30 anni, anche se gli armamenti sono
ancora in posto) di Restefond abbiamo due possibilità:
· -A) proseguire lungo la strada (tutta asfaltata)
de "La Bonette" (interessantissimo punto panoramico
ed una delle strade più alte d'Europa assieme allo
Stelvio, al Col dell'Agnello ed al Col de L'Iseran) &
superare il passo con successiva discesa a Pont Haut.
· -B) 1 Km circa dopo le fortificazioni di Restefond
girare a Dx, strada bianca (molto facile) passando sotto la
cima de La Bonette che rimane a Sx; proseguire per circa 2
Km; poi a Sx verso il Col de La Moutiére (altro eccezionale
punto panoramico) dove si incontrano ulteriori opere CORF/Maginot;
superato il passo (qui la strada ritorna asfaltata) si scende
fino a Pont Haut. Si continua per la D2205
(a me personalmente piace di più l'itinerario "B").
A questo
punto, chi avesse esaurito il tempo può dirigersi per
la D97 a Isola 2000 Col de la Lombarde per rientrare a Vinadio
visitando:
1. al Col de la Lombarde (a Sx e Dx del passo a breve
distanza ben visibili dalla strada e raggiungibili per facile
sentiero) le opere 175/ter & 175/bis del "Vallo Alpino"
costruite negli anni immediatamente precedenti il 2° conflitto
mondiale fino al 1940 e praticamente intatte ma disarmate.
2. il Monastero di S. Anna, inserito nelle Basiliche
del Giubileo-2000.
E' possibile giungere a S.Anna per due strade:
a) continuando per l'asfalto
b) prendendo dal passo (a Sx) la ex strada militare
(sterrata e con tornanti piuttosto stretti, ma storicamente
più interessante).
Le due strade dopo alcuni Km riconfluiscono; chi sceglie la
strada "b", ritrovando l'asfalto girerà a
Sx.
(200 metri dopo il monastero [sopra il Monastero] grande piazzale
per sostare e pernottare indisturbati).
Un'altra curiosità di storia:
Sempre in Valle Stura c'è l'abitato di S.Anna in Valdieri
dove fu relegata Maria José (moglie di Umberto 2°)
da parte di Vittorio Emanuele 3° perché la "Principessa
di Piemonte" poi divenuta Regina d'Italia aveva iniziato,
ad insaputa del re, dei contatti con gli anglo-americani per
far uscire l'Italia dalla guerra.
Superato
il bivio a Sx che porta a Isola 2000, sempre per D2205 attraversando
i "Gorges de Valabres" la si percorre fino al bivio
a Sx con la D2565 e si prosegue fino al bivio a Sx con la
D70 che porta al Col de Turini; In cima al Col grande piazzale
per pernottamento.
8^
GIORNO
Si prende la D68 per "L'AUTHION" dove, in località
"P.te des 3 Communes" & "Mille Fourches"
si trovano installazioni militari prima savoiarde poi francesi
(in questa zona i confini si sono mossi parecchio negli ultimi
200 anni) risalenti a partire dal 1794 fino al 1935 (CORF/Maginot);
la zona, nel Giugno 1940, fu teatro di combattimenti molto
aspri (visita a piedi delle strutture e attenzione a dove
si mettono i piedi!). Si torna al piazzale (anello stradale
perfetto a senso unico di percorrenza) del Col de Turini e
si prende la D2566 verso SOSPEL; in questa località
visita al "Fort Suchet / Ouvrage du Barbonnet",
(visita a piedi) interessantissima struttura per artiglieria
pesante risalente al 1880 (epoca della triplice alleanza che
vide Francia e Italia su fronti contrapposti) armata con due
torrette corazzate dello spessore di 60 cm equipaggiate con
pezzi binati da 155 "DeBange (ancora in posto, perfettamente
ingrassati e funzionanti; mancano solo gli otturatori e
i
colpi), che fecero sentire la loro autorevole voce appena
nel Giugno del 1940 durante le ostilità con l'Italia
e si comportarono molto onorevolmente nonostante la loro vetustà:
infatti di lì non passò proprio nessuno nel
pieno rispetto del motto francese degli artiglieri di fortezza
"on ne passe pas" ; il punto di interesse dell'opera
sono i continui rimaneggiamenti ed adattamenti della fortezza
all'evolversi delle tecnologie belliche fino a Maginot. Si
pensi che, per portare in posto le due torri corazzate dei
"DeBange" (piuttosto ingombranti e pesanti centinaia
di tonnellate) vennero rifatte molte strade della zona (i
ponti non avrebbero retto il peso e molti tratti furono ampliati
per consentire il passaggio) e fu costruito un apposito trattore
stradale a vapore che le portò dalla fonderia al forte
in parecchi mesi di solo viaggio alla velocità di 700
metri/ora. A puro titolo informativo e comparativo si pensi
che le torri corazzate dei forti italiani fino al 1913 erano
armate con il 15ARC/Ret (149/35A), pezzo in pratica equivalente
al "DeBange" e forse sotto alcuni aspetti con prestazioni
migliori, ma lo spessore delle cupole era di soli 15 cm contro
i 60 delle cupole francesi!
Facendo
il debito parallelo, confrontando il forti austriaci del medesimo
periodo contrapposti ai forti italiani (che mantennero praticamente
lo stesso armamento e corazzatura su tutto il fronte) troviamo
le cupole corazzate austriache di uno spessore medio minimo
di 25/30 cm, ma con un diametro dimezzato rispetto a quelle
italiane e francesi, offrendo così un bersaglio ben
minore abbinato ad una robustezza balistica notevolmente superiore.
In più, sia le cupole francesi sia le cupole austriache
"inglobavano" quasi completamente i "pezzi"
lasciandoli sporgere pochissimo o, nelle ultime versioni di
cupola corazzata, proprio per nulla, quindi la protezione
era massima; i "pezzi" italiani invece sporgevano
dalle cupole per ben 2/3 della loro lunghezza e di conseguenza
la loro protezione era praticamente inesistente anche nei
confronti di colpi di piccolo calibro ben aggiustati che potevano
danneggiare gravemente le canne, anche se la "scenografia"
di questa sistemazione era indubbiamente più imponente.
Interessantissima a questo proposito una visita al forte
italiano di Colico (sul lago di Como all'uscita della Valtellina)
che è l'unico rimasto con tutta la linea-pezzi funzionante
con tutte le parti, canne comprese, ancora perfettamente ingrassate
(se portate i colpi e le cariche di lancio sono tutt'oggi
in grado di sparare) e cupole corazzate originali Schneider
in posto ancora brandeggiabili; per la visita ci si rivolge
in Municipio e/o alla biblioteca comunale.
La collocazione delle torri corazzate poi, sempre nei
forti italiani, era in linea di fila come tanti "bravi
soldatini", tale disposizione era un ulteriore punto
di debolezza perché era prevedibile e facilmente identificabile
per un tiro di controbatteria; invece, sia nei forti francesi,
sia in quelli austriaci le torri corazzate erano invece collocate
sempre in posizioni ben defilate e soprattutto sul tetto del
forte vi erano numerose "false torri", queste appositamente
fatte più visibili proprio per ingannare i direttori
di tiro avversari.
Avevamo quindi realmente dei "forti" di immagine
più che di sostanza e che offrivano una protezione
soprattutto psicologica. Una dimostrazione di questa inferiorità
si ebbe in maniera platealmente tragica con il forte dello
Chaberton, che dominava la conca di Briançon armato
con ben 8 pezzi da 149/A in torre corazzata: furono sufficienti
due giorni fuoco delle batterie (armata con pezzi da 75 &
135 mm) dell' opera CORF-Maginot del Janus a mettere fuori
uso tutte le torri ed a far tacere per sempre lo Chaberton.
Ogni
ulteriore commento è superfluo.
Da SOSPEL per D2204 alla N204 che si prende in direzione
S; a BREIL SUR ROYA, grande spiazzo asfaltato (pernottamento).
9^
GIORNO
Da Breil S.R. si torna leggermente sui propri passi in direzione
N fino al bivio a Dx per D143; e si arriva all'abitato di
SAORGE che dal 1700 in poi fu una piazzaforte sabauda che
diede del gran "filo da torcere" all'esercito francese,
anche allo stesso Napoleone; lasciare i mezzi all'esterno
del paese e visitarlo (interessantissimo) esclusivamente
a piedi. Ripartiti da Saorge, si supera LA BRIGUE e si
va a NOTRE DAME DES FONTAINES, chiesetta molto antica e dall'insignificante
aspetto esterno, all'interno però tutto il visibile
è ricoperto da affreschi che hanno valso alla chiesetta
il titolo di "Cappella Sistina delle Alpi"; terminata
la visita si ridiscende alla N204 al paese di St.Dalmas de
Tende e si prende per CASTERINO; Spiazzo o prato per pernottamento.
10^
GIORNO
Quasi tutta la giornata è dedicata all'escursione a
piedi e con guida obbligatoria a Fontanalbe per i graffiti
dell'Età del Bronzo; al rientro si inizia il primo
tratto della Via dell'Amicizia (che da qui in avanti sarà
tutta a fondo naturale) rasentando i forti savoiardi di GIAURE,
PERNANTE, MAGUERIE (quest ultimo proprio a Dx a lato-strada
quindi raggiungibile in pochi attimi) ed arrivando in cima
al Col di Tenda con pernottamento consigliato sul vastissimo
prato del fronte di gola del grandioso FORT CENTRAL (la più
potente opera fortificata di tutto il settore, noto anche
con il nome di "Colle Alto").
Qui consigliamo
vivamente di "spendere" la seconda giornata "Jolly"
ed anche la prima se non vi siete fermati alla Serre Ponçon
facendo campo-base allo spiazzo di Fort Central per visitare
esclusivamente in Mountain Bike o a piedi su deviazioni
a Dx dalla rotabile militare principale gli interessanti forti
di TABOURD & PEPIN.
E' da qui anche possibile la visita (a piedi) al primo tunnel
stradale di Tenda (incompiuto) il cui imbocco si trova al
lato N. del valico scendendo lungo la strada militare che
ricalca il tracciato della rotabile settecentesca; molto interessante
il fatto che il tunnel (per circa 700 metri dei 1.500 necessari
ad attraversare la montagna) nella parte interna è
doppio così da permettere il traffico in entrambi i
sensi senza intralcio reciproco: la viabilità a "doppia
corsia" non é quindi un'innovazione del 20°
secolo.
11^
GIORNO
Dal Fort Central, anch'esso visitabile (si entra dalla
cannoniera di SW con una breve arrampicata) e strutturalmente
molto interessante soprattutto per i due "tamburi"
di difesa unici nel loro genere. Si continua per la "Via
dell'Amicizia" che corre a N del crinale rasentando i
forti TABOURD e soprattutto PEPIN che presenta, unica in tutte
le strutture corazzate di Tenda ed intatta, una bellissima
"tenaglia" da fucileria (evoluzione diretta delle
settecentesche "opere a forbice") con fossato difeso
da caponiera nel rientrante del fronte tenagliato.
Lo
si ripete: per quanto questi forti posti al lato S
del crinale siano tutti collegati alla rotabile militare principale
(quella che state percorrendo voi) da strade di servizio,
esse sono consigliabili solo a mezzi molto piccoli e possibilmente
4x4, quindi per voi la visita è esclusivamente
a piedi o in MTB
! Non andateci con il camper! Non tentate neppure !
Proseguendo si giunge al "Col des Seigneurs"
(vasto prato per pernottamento & rifugio "Don Barbera"
CAI a pochi metri) in pieno Marguareis (Parco Nzn).
NB:
Il rifugio non ha gestore; per le chiavi bisogna rivolgersi
al CAI di Albenga sig. Ansaldi Aurelio, Via Genova 37 Tel.
0182-543477 oppure a Nava presso la panetteria Tel. 0183-325049
(agg.to dati: Feb. 2000)
12^
GIORNO
Giornata che ci porterà a Mònesi, Úpega
e Viozène con i suoi interessantissimi fenomeni carsici
("Gola delle Fascette" dove si trovano le risorgenze
del "Complesso di Piaggia Bella"). Da Col des Seigneurs
si prosegue incontrando subito il secondo passaggio chiave
(*) di tutto il percorso: una "C" tagliata nella
roccia. Ricordate le dimensioni max. in altezza e larghezza
prescritte all'inizio ?
(*) Se
si ritiene di non riuscire a superare tale passaggio (andate
ad ispezionarlo preventivamente a piedi ed anche la traversata,
tanto la distanza è veramente irrisoria) è
giocoforza ritornare sui propri passi fino al Fort Central;
da qui girando a Dx si scende in territorio italiano per buona
rotabile fino alla SS20 del Col di Tenda oppure girando
a Sx (primo tratto con tornanti molto stretti) si ridiscende
la Valle della Roya e si giunge agevolmente a Ventimiglia.
Gli aggiornamenti fornitimi dal Canova (Feb. 2000) hanno di
molto sdrammatizzato la situazione a me nota in quanto, a
detta del Canova, tale passaggio é stato ampiamente
rimaneggiato consentendo oggi il transito anche di camion;
la tratta successiva (rettilinea) che io ricordavo strettissima
é stata anch'essa sistemata ed ampliata dall' équipe
del Canova ed oggi, a suo dire, permette in alcuni punti pure
lo scambio tra veicoli, cosa che in precedenza era del tutto
improponibile.
...Se
non le avete rispettate ...sono "cavoli" vostri!
La "C" è subito seguita da una traversata
molto stretta ma perfettamente rettilinea, quindi se all'inizio
"si entra" si riesce a percorrerla tutta, infatti
non vi sono curve dove si può strusciare, e in debole
discesa lunga 1,5 Km circa sul versante E del Mte Pertega,
superata la quale non vi sono più problemi di sorta.
Arrivati sopra Mònesi si va al Forte Saccarel
(al bivio a Dx poi Sx) con ampio spiazzo di manovra sul piano
di batteria (scoperto) dei 4 cannoni 15/GRC/Ret (149/G) che
lo armavano in "barbetta" (si vedono ancora, perfettamente
leggibili, i gradi di settore di tiro incisi sui paioli semicircolari
in pietra di ancoraggio per i 4 sottoaffusti) e panorama superbo,
poi si ridiscende a Mònesi e si prende la strada per
Viozène-Ponte di Nava (pernottamento). Personalmente,
proprio perché affascinato dal panorama, mi son fermato
a pernottare col camper sul piano di batteria / linea pezzi
del forte senza che nessuno mi contestasse alcunchè.
Se volete,
avete tempo, ed avete un mezzo piccolo tipo Westfalia Joker
o di dimensioni similari (lungh. max 5 metri, largh. max 1,90
...io ci sono passato a gran fatica ed "al millimetro"
con il GrandErg perchè non vi sono problemi di altezza),
perchè fino a "Colle Ardente" la strada (panorama
stupendo) é a picco sul vuoto (anche 700 metri di "salto"),
completamente priva di ripari e con numerosi tornanti su alcuni
dei quali è necessario fare manovra tanto sono stretti,
da Mònesi si può attraversare il Passo
di Val Tanarello e scendere per la rotabile militare che porta
da un lato a La Brigue (non azzardatevi a scendere a Dx verso
La Brigue: strada strettissima: non ci passate! Non provateci
neanche, andreste solo a caccia di guai ...e li trovereste
di sicuro !!!) e dall'altro, attraversato il "Colle
Ardente" arriva al "Colle della Melosa" (percorribile
con prudenza e con qualche ramo d'albero basso da prestare
attenzione). Da qui la discesa fino al mare e S. Remo è
per agevole strada.
13^
GIORNO
Per SS28 attraverso il Colle di Nava fino alla SS453 per Albenga
che si prende fino ad incontrare l'autostrada per il rientro.
NOTE
1. E' interessante rilevare che tutte le opere descritte
sono rimaste armate ed operative fino allo scoppio della Grande
Guerra durante la quale, ad esclusione dello Chaberton, furono
tutte disarmate per destinare i pezzi ai vari fronti di combattimento
(dato che Francia ed Italia erano alleate, lì dov'erano
non servivano più). Al termine delle ostilità
le opere non furono più riarmate, ma vennero adibite
a caserme e depositi e furono poi quasi tutte abbandonate
al termine della 2^ Guerra Mondiale.
2. La rivoluzione dell' "Obus-Torpille":
fino alla fine del 1800, le prestazioni dei pezzi d'artiglieria
hanno subita un'evoluzione piuttosto lenta finalizzata ad
ottenere soltanto maggiori gittate e precisione. Si pensi
che tra i cannoni di Luigi XIV e quelli di Napoleone la differenza
più rimarchevole era l'aumento della gittata (500 metri
di tiro utile per Luigi XIV e 1.500 circa per Napoleone).
Una prima innovazione si ebbe con la rigatura della canna,
cosa che imprimendo al proietto una rotazione, per effetto
giroscopio ne stabilizzava la traiettoria, ma anche tra i
proietti ben poca differenza ed evoluzione c'era stata in
un secolo: si trattava pur sempre di palle di ferro o di ghisa
con qualche zoppicante tentativo di proietto esplodente caricato
a polvere nera con miccia di innesco; si può capire
quale potere distruttivo e quale tempismo di esplosione questi
ultimi (i più temibili) potessero avere, quindi una
struttura fortificata ben progettata aveva notevoli prospettive
di reggere adeguatamente e con possibilità di rispondere
in maniera efficace anche ad un fuoco intensivo di tali armi.
Verso il 1895 si verificò un fatto nuovo che rese all'istante
obsolete tutte le strutture fortificate sino a quel momento
progettate e realizzate: la scoperta della "Melinite",
un esplosivo assolutamente stabile ricavato dall'acido picrico
che aveva la consistenza del miele ed essendo fluido permetteva
di riempire agevolmente i proietti senza alcun rischio per
gli artificieri. Un innesco appropriato (a percussione istantanea
o ritardato) poi faceva esplodere la carica esattamente quando
si voleva. I proietti da sferici divennero cilindro/conici
per contenere più esplosivo a parità di calibro
e gli inneschi ritardati facevano esplodere il proietto non
più in superficie come quelli precedenti, ma soltanto
quando quest ultimo era già penetrato nella corazzatura,
sventrandola: pochi colpi di questo tipo erano in grado di
ridurre al silenzio tutte le strutture fortificate sino ad
allora costruite, quindi fu necessario rivedere e riprogettare
tutta la tecnologia delle strutture corazzate ed aggiornare
alla svelta anche quelle costruite solo pochissimi anni prima.
Ciò comportò la totale scomparsa delle coperture
in terra, all'applicazione di spessi malloppi di calcestruzzo
costruiti "a scivolo" per deviare i colpi ed alla
costruzione di opere che mostrassero pochissimo bersaglio
"fuori terra" all'aggressore portando tutte le strutture
vitali possibilmente in caverna o quantomeno in profondi sotterranei.
BUON
VIAGGIO & BONNE ROUTE
UNA
DOVEROSA PRECISAZIONE
Si é assistito in questi ultimi anni ad una grande
diffusione e proliferazione del veicolo abitativo ricreazionale,
cosa che rappresenta sì un aspetto positivo al quale
però più volte si é aggiunto un "modus
vivendi et operandi" non consono nè al rispetto
degli usi e costumi delle popolazioni nè al rispetto
dell'ambiente naturale (chiasso, scarichi selvaggi e quant'altro).
Se é vero che il possedere il denaro per acquistare
una barca non fa diventare automaticamente marinaio, ciò
é ancor più vero per il neo-possessore di autocaravan!
Come s'è detto, l'itinerario si snoda in due parchi
nazionali istituiti dalle Nazioni contermini per preservare
una delle zone più belle delle Alpi Marittime, va
quindi affrontato da persone psicologicamente già maturate
al rispetto della natura e del Prossimo evitando schiamazzi
e "rambismi", l'abbandono di qualsivoglia rifiuto
e presentando sempre la dovuta umiltà per ciò
che ci circonda e che ci é stato messo a disposizione
così comodamente da un lavoro di riattamento realmente
improbo.
Per
piacere non fate pentire con comportamenti inadeguati chi
si é impegnato duramente ed ha "creduto"
al ripristino della viabilità di questo percorso da
favola! Grazie !
GLOSSARIETTO
Nella descrizione dei forti e dei loro armamenti si è
fatto spesso ricorso a sigle che per i più possono
risultare di difficile comprensione. Ecco la chiave per interpretarle:
I pezzi d'artiglieria, prima della Grande Guerra venivano
identificati in modo diverso da oggi, quindi quello che oggi
definiamo comunemente "149/35" (149= calibro dell'arma;
35= lunghezza della canna in calibri, quindi canna lunga 149mm
x 35= 5215mm.), pezzo di medio calibro piuttosto diffuso,
longevo ed arrivato intatto in alcuni esemplari (Schneider)
fino ad oggi (al forte di Colico visitabile previa richiesta
al comune in "cima" al Lago di Como) era chiamato
"15ARC/Ret".
Spezziamo la formula e cerchiamo di capire:
· 15= diametro interno della canna in centimetri
(qui l'apparente incongruenza con il 149 che rappresenta anch'esso
il calibro dell'arma espresso in millimetri è dovuta
alla differenza tra pieni e vuoti della rigatura)
· A= acciaio; G= ghisa; B= bronzo;
la prima lettera indica il materiale con il quale è
costruita l'arma
· R= rigato; L= liscio
· C= cerchiato (nel caso specifico del 149/35
la sua canna non era in un unico pezzo, ma era composta da
tre tubi innestati uno dietro l'altro e saldati tra loro con
una cerchiatura in acciaio)
· /Ret= retrocarica
Se quindi
troveremo la sigla 15GRC/Ret ci troveremo di fronte al più
diffuso pezzo da fortezza in assoluto (assieme al 12GRC/Ret),
cioè al cannone in ghisa (eccezionale per le "linee-pezzi"
a cielo aperto "in barbetta" in quanto la ghisa
non fa ruggine, o se ne fa è molto poca) dalla caratteristica
forma a bottiglia: il "149/G", noto anche per essere
il "Cannone dell'Adamello" ancora in posto a Cresta
Croce e a tutt'oggi privo di ruggine dopo più di 80
anni di esposizione all'aperto senza alcuna protezione dagli
agenti atmosferici.
In forza ai dati esposti, la sigla 9BL identificherà
invece un pezzo (piuttosto diffuso nel XIX secolo ed utilizzato,
con affusti ovviamente diversi, sia in "campale"
sia in "fortezza") del calibro di 90mm in bronzo,
non rigato e ad avancarica.
Servono
ulteriori precisazioni? Scriveteci all'e-mail:
caravanclubgorizia@tiscalinet.it
Claudio
Galliani
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