Viaggiare - Diari di Viaggio


BERLINO, VARSAVIA, PRAGA, BUDAPEST:
le capitali dell'est….ate 2000

di Vito De Bellis


Mentre i nostri amici Giovanna ed Egidio stanno prendendo mazzate di caldo in Andalusia e Luciana con Saverio ricamano ghirigori lungo le coste dei fiordi norvegesi, noi ci rimettiamo in strada da soli e ritroviamo la "nostra" nuvola fantozziana che ci accompagnerà per buona parte del viaggio. Il fatto che in Luglio il maltempo abbia imperversato in quasi tutta Europa non ci consola, tuttavia ci è d'aiuto nel tentare di convincerci che forse non siamo noi a menarci gramo, meteorologicamente parlando. Ciliegina sulla torta: tre giorni prima di partire una violenta rinite mi costringe a rimandare la partenza di un giorno. Questa la cronaca delle nostre umide vacanze d'inizio millennio (se il buongiorno si vede dal mattino….).

P.S. In fase di rilettura mi accorgo di aver ecceduto nel dettagliare la descrizione della visita ad Auschwitz/Birkenau. Ci ho pensato un po' e sono giunto alla conclusione di non voler tagliare nulla, l'emozione è stata forte e l'unico mio rammarico è dovuto alla consapevolezza di non possedere alcuna abilità narrativa per poterla descrivere degnamente. Ma tant'è, quella parte di diario l'ho scritta per aiutarmi a non dimenticare mai, niente di quanto visto.

Qualche cifra (i costi sono espressi in lire)
Giorni di viaggio 21, Km percorsi 5.314
Spese Gasolio: 897.500
Spese Pedaggi: 278.000
Spese camping: 627.000
TOTALE SPESE: 1.802.500

E per chi è interessato nell'ultima pagina c'è il consueto riepilogo sui campeggi visitati.

Domenica 9 Luglio 2000 Pero - Schwangau

Più che per le ferie, sembro pronto per la serata di Halloween: faccia smorta, occhi gonfi e arrossati, naso in perenne gocciolamento e una depressione fisica che quasi mi toglie la voglia di partire. Di tanto in tanto lancio di quegli starnuti che fan tremare le pareti. E pensare che oggi mi sento un pochino meglio! Il gradino elettrico del camper non vuol saperne di uscire, il motorino è andato e per questo viaggio si rimedierà con uno scalino di fortuna. Il caricabatterie della telecamera si è nascosto da ieri sera e quest'altro contrattempo fa sì che io cominci a prendere in seria considerazione l'ipotesi di cambiare itinerario dirigendo verso Lourdes. Finalmente verso le 11,30, grazie al supporto della Sandra che è riuscita a mantenere ed a trasmettermi calma, tutto è pronto per la partenza (caricabatterie compreso). Autostrada verso la Svizzera, direzione Bellinzona - S. Bernardino dove arriviamo verso le 14. Il tragitto si è svolto quasi più in galleria che all'aperto ma si è viaggiato bene perché il traffico, data l'ora, è quasi inesistente. La giornata è grigia ma non piove; a S. Bernardino dove ci fermiamo per il pranzo, fa anche freddo però l'aria frizzante di montagna mi aiuta a respirare meglio. Un pochino di coda alla frontiera di uscita dalla Svizzera e poi l'autostrada tedesca verso Memminger per poi metterci in direzione Fussen.
Alle 18,30 arriviamo a Schwangau dove c'è il campeggio Brunnen, posto sulle rive dell'immancabile laghetto, e splendidamente organizzato. I bagni sono in condizioni di pulizia eccellenti, come in quasi tutti i campeggi tedeschi e se proprio vi si vuole trovare un difetto diciamo che le piazzole sono un po' strette ed attaccate le une alle altre. Vi è da dire però che l'educazione dei campeggiatori presenti è esemplare forse anche per merito del severo regolamento, consegnato ad ogni nuovo campeggiatore e scritto nella sua madre lingua, che non lascia spazio a equivoci: "…alle 22 è da osservare un rigoroso silenzio sul posto. Il pianto dei bambini deve essere placato nel miglior modo possibile!…". E questo è niente, ci sono altri 25 punti sullo stesso tono che fan chiaramente capire l'aria che tira. Un paio di fragorosi quanto improvvisi starnuti (miei ovviamente) turbano un po' l'atmosfera: sono preoccupato perché già mi vedo braccato da famelici branchi di dobermann. Spero solo che, visto che ha preso a piovere, il rumore della pioggia mi abbia coperto almeno parzialmente comunque a scanso di equivoci spegniamo la luce e zitti zitti si va a nanna.

Lunedì 10 Luglio 2000 Schwangau - Neuschwanstein - Fussen
Mattinata fresca e un po' nuvolosa, la rinite va meglio, sono io che sto da schifo. Comunque fuori subito le bici perché vogliamo visitare il bellissimo castello di Neuschwanstein (per intenderci, quello a cui Disney si ispirò per un suo celebre cartone) che è a soli cinque chilometri e vi si arriva con una comoda pista ciclabile. Ai piedi del castello c'è un piccolo villaggio costituito unicamente da negozi, ristoranti, bar alberghi e le biglietterie per l'accesso ai castelli reali di Neuschwanstein ed al vicino Hoenschwangau. Qui la coda è molto lunga ma i tempi di attesa sono accettabili poiché è tutto computerizzato. Quando arriviamo noi sono le 11,30, la nostra visita viene programmata per le 13,15 con un'audioguida in italiano. Inganniamo l'attesa visitando i numerosi negozi di souvenir (ci accorgeremo che quelli più adiacenti al castello hanno prezzi più convenienti) e facendo uno spuntino a base di wurstel e crauti che evidentemente sono stati preparati da Gualtiero Marchesi a giudicare dal prezzo. La salita al castello è ripida (molliamo le bici in un parcheggio) e la si può affrontare in tre modi: a piedi (circa mezz'ora di marcia), in carrozza trainata da possenti cavalli (8 DM),con un bus tipo Parigi-Dakar (3,5 DM). Scegliamo l'ultima opzione e con una precisione che fa quasi rabbia (dal tanto che è precisa), entriamo alle 13.15.00 !!! Il castello, anche internamente, è proprio una favola e sembra concepito e curato nei particolari con il preciso intento di perpetuare la leggenda di Ludwing II. Vale assolutamente la visita. Ne usciamo incantati e torniamo a valle a piedi lungo la strada che attraversa un bel bosco popolato da socievoli scoiattoli, sotto un cielo sempre più scuro e minaccioso.
Recuperiamo le bici e con la pista ciclabile in mezzo al bosco raggiungiamo Fussen piccola e graziosa cittadina bavarese che segna l'inizio della Romantische Strasse. La giriamo un po' e tra le cose curiose che vediamo, c'è una strana fontana, sul piazzale antistante l'ufficio turistico, costituita da colonne di pietra alla cui sommità vi sono dei grossi massi che ruotano e spruzzano acqua. Sembra che questi massi debbano cadere da un momento all'altro e, inutile dirlo, per i bambini che passano di qui è un vero divertimento correre in slalom fra queste colonne. Il tempo per una bibita e comincia a piovigginare, riprendiamo la pista ciclabile questa volta in senso inverso e sotto l'acqua. La prendiamo quasi tutta se si eccettuano una sosta sotto un grosso albero ed una in un supermercato poco distante dal campeggio dove, quando al fine vi arriviamo, ovviamente smette di piovere. A noi sembra un film già visto, comunque non ci facciamo prendere dallo sconforto per cui subito una doccia calda, zuppa bollente, due aspirine, bicchierin..one di grappa con delizioso sottofondo di una cassetta dei Beatles e confidando in miglior sorte si va a dormire. Riprende a piovere mentre i paperi del laghetto girano tra le piazzole in cerca di cibo.

Martedì 11 Luglio 2000 Schwangau - Wieskirken - Hanau
Ha piovuto tutta notte e partiamo con cielo nuvoloso. Percorriamo la Romantische Strasse fino a Steingaden dove c'è la deviazione per la celebre Wieskirken, splendida chiesa del 1700 dichiarata patrimonio culturale dell'umanità dall'UNESCO, magnificamente decorata con affreschi, stucchi , ori e intarsi. Appena fuori dalla chiesa c'è un chiosco che espone caldissimi ed invitanti krapfen che sembrano urlare "mangiateci, mangiateci !!" e proprio non ce la sentiamo di lasciare inascoltato tale accorato appello. Nel parcheggio, troviamo un camper con una coppia di Triestini proveniente da Capo Nord dove, a loro dire, hanno trovato tempo splendido. A me cominciano a girare perché tanto per cambiare inizia a piovere. Proseguiamo un po' sulla Romantische Strasse per poi abbandonarla in favore dell'autostrada che ci condurrà ad Hanau da dove, stando all'articolo di una rivista, parte un itinerario tra i luoghi che hanno ispirato le fiabe dei fratelli Grimm. Durante il viaggio piove forte e c'è una lunghissima colonna di TIR da superare per cui la guida diventa piuttosto faticosa, ma finalmente quando arriviamo alle porte della città possiamo rilassarci nel bel campeggio Barensee, sulle rive di un laghetto artificiale, per tre quarti occupato da stanziali con piccole roulottes che espongono sul davanti immensi capanni-ingresso. E' molto pulito e tranquillo e le piazzole sono molto ampie.
Dopo cena smette un po' di piovere (a Milano in compenso grandina) e ci facciamo un giro per la grande zona del camping destinata agli stanziali. Pur non condividendo scelte di questo tipo, non si può fare a meno di ammirare l'ingegno e la creatività con i quali normali piazzole e roulottes sono state trasformate in piccoli e suggestivi cottage con tanto di curatissimi giardini. Da ciascuna di esse traspare l'amore dei proprietari per questi piccoli rifugi dalla quotidianità. Noi torniamo al nostro amato camper contenti della nostra scelta itinerante, sperando in tempi migliori (meteorologicamente parlando) mentre alcuni conigli selvatici scorrazzano tra le piazzole.

Mercoledì 12 Luglio 2000 Hanau - Steinau - Lauterbach - Alsfeld - Marburg
Mattinata nuvolosa. Ci dirigiamo verso Steinau la città natale dei fratelli Grimm. Lungo la strada ci fermiamo per far gasolio, entro nel distributore per pagare e dal retro arriva (anche al mio sinistrato naso) l'inconfondibile profumo di sugo mediterraneo: la simpatica benzinaia è di Pescara. A Steinau c'è un buon parcheggio presso il campo sportivo e la cittadina, sebbene piccola, è molto suggestiva. La casa museo dei fratelli Grimm, nel cui giardino vi sono statue stilizzate dei personaggi fiabeschi, è visitabile solo di pomeriggio (14-17) così come il teatro delle marionette. In centro c'è una piazza con una fontana, anch'essa caratterizzata dai personaggi delle favole, ed un piccolo grazioso castello. Torniamo al camper per il pranzo e poi dirigiamo alla volta di Lauterbach dove vi si producono i celeberrimi nani da giardino. Lungo la strada vediamo una grande esposizione di gnomi che non prendiamo minimamente in considerazione pregustando quello che dovrebbe aspettarci a Lauterbach, ma quando vi arriviamo troviamo una città bellissima, soprattutto nella zona vecchia dove vi sono case le cui pareti sono sostenute da grosse travi di legno a vista incrociate tra loro, c'è una fabbrica di birra ma di nani nemmeno l'ombra!
La nostra ricerca di nani da giardino, non ha miglior fortuna quando ci spostiamo ad Alsfeld: non troviamo gnomi ma la visita non è assolutamente sprecata perché vediamo un'altra stupenda e caratteristica cittadina. A ribadire il tema dell'itinerario, nel centro storico troviamo una fontana dedicata a Cappuccetto Rosso. Ripartiamo verso la vicina Marburg e la Sandra comincia ad avvertire un pungente odore sulfureo in cabina. Non vi diamo molto peso (io del resto ad olfatto sono messo proprio male) anche perché finalmente è uscito un bel sole e possiamo goderci la visita alla bellissima città universitaria il cui centro storico, adagiato sul fianco di una collina, è costituito da un'insieme di vecchie case, anch'esse con travi a vista, che sembrano tenersi in piedi a vicenda come un sofisticato quanto fragile castello di carte. Vicino al centro, in un parco c'è un tranquillo ed efficiente campeggio dove, data la bella serata, possiamo arrostirci all'aperto qualche wurstel alla griglia e concludere la serata studiando le prossime tappe.

Giovedì 13 Luglio 2000 Marburg - Braunschweig - Wolfsburg
Giornata quasi serena e tiepida. Scarichiamo i serbatoi e partiamo con obiettivo Berlino. Anche in questa zona come nelle precedenti, abbiamo modo di constatare che l'impressione avuta, durante il nostro primo veloce passaggio in Germania anni fa, si è dimostrata giusta e cioè che questa terra è veramente splendida!! Forse ci appare ancor più bella in quanto l'abbiamo sempre erroneamente considerata un territorio di transito verso mete turisticamente più celebri e solo ora, che abbiamo un po' più di tempo per percorrerla, ci accorgiamo di quanto valga la pena attraversarla lentamente per osservarla con più attenzione. Verso l'ora di pranzo l'odore in cabina si fa più intenso e fastidioso tanto che l'avverto persino io. Ci fermiamo in una piazzola per scoprirne la causa: la batteria fuma (pensare che è quasi nuova, sigh!) e ho il presentimento che entro stasera, massimo domani, saremo più poveri! Siamo nei pressi di Braunschweig dove la guida Fiat segnala un'officina autorizzata ed è lì che dirigiamo dopo aver pranzato. E' vicina all'uscita dell'autostrada e la troviamo quasi subito, ciò mi fa ben sperare in una rapida soluzione del problema ma ahimè, non è così: il capoofficina parla poco o niente l'inglese e io non parlo il tedesco per cui passiamo circa due ore (non esagero!) lui nel tentare di spiegarmi che generator und battery kaputt then wir change, io nel chiedergli se non è possibile anziché sostituirlo, regolare o riparare l'alternatore. Per tutto ciò si sprecano diagrammi, disegni, gesti e moccoli ma alla fine su una cosa siamo d'accordo: sono quasi le 16.30 e l'officina chiude alle 17. Ci si vede domattina alle 7.45 precise!!! (su questo è chiarissimo) per diagnosticare con precisione l'inconveniente e decidere il da farsi. Il presentimento di cui sopra si fa sempre più vigoroso.
A pochi chilometri da qui c'è Wolfsburg una bella città dove ha sede la VolksWagen e decidiamo di andarci per passare la notte. Il campeggio cittadino è sulle rive del solito laghetto artificiale e popolato da Danesi e Svedesi con roulottes trainate tutte da veicoli VW. Sono tutti lì per corsi di aggiornamento alla VW appunto, ci spiega il gestore del camping e non potrebbe essere altrimenti anche perché, a parte questo laghetto, non è che la città offra molto quindi chi cavolo verrebbe qui in luglio se non per lavoro o per sfiga (noi) ? Ci facciamo un giro in città con le bici e la visita non va sprecata in quanto in un garden center la Sandra trova finalmente i famosi gnomi. Si torna al camper per una spaghettata, (non vorrei ripetermi ma inizia a piovere) e poi a letto presto visto che domani sarà una levataccia.

Venerdì 14 Luglio 2000 Wolfsburg - Potzdam
Sveglia all'alba ed alle 7.45 siamo a Braunschweig davanti al concessionario. Il capo officina stanotte deve aver ripassato l'inglese in quanto azzarda un paio di parole in più di ieri però la situazione non si sblocca: vuole cambiare tutto. Viene chiamato un giovane meccanico dell'officina che reca sulla targhetta di riconoscimento il nome di Caputo Francesco e viene promosso seduta stante al ruolo di interprete. Gli spiego il mio punto di vista riguardo alla riparazione dell'alternatore, lui ascolta con attenzione si concentra e poi… crolla miseramente ammettendo, metà in inglese e metà in tedesco, che lui è lì fin da piccolo e di italiano sa due, ma proprio due parole e neanche tanto pertinenti con l'argomento in questione. Degradato sul campo, il povero Caputo, con una fitta serie di bonarie pacche sul collo da parte dei suoi colleghi che si erano fermati tutti ad ascoltarlo, non vedo altra soluzione che accettare la sostituzione. Sono efficientissimi in meno di un'ora è tutto a posto: la mia batteria tedesca comprata in Italia viene sostituita, qui in Germania, da una batteria italiana, l'alternatore è nuovo fiammante (ricambio originale con 6 mesi di garanzia) il prezzo è una martellata sulla quale vorrei stendere un velo pietoso. Si riparte alla volta di Berlino, il viaggio è tranquillo anche se punteggiato da ripetuti sbadigli. Arriviamo a Potzdam, la città è bella anche se un po' caotica a causa dei tanti lavori in corso, facciamo un rapido giro nel bellissimo parco Sansouci dove una simpatica famiglia di camperisti tedeschi ci consiglia il camping Sansouci a qualche km da lì in direzione nord-est ed il consiglio è prezioso perché il campeggio è bello e ben organizzato. Noi siamo stanchi, ma un giro in bici per la città lo faremmo più che volentieri se……(porco il mondo che c'ho sotto i piedi) non si mettesse ancora a piovere!!!! Inutile prendersela. Ceniamo e andiamo a letto che fuori c'è ancora chiaro. Domani è un altro giorno e si vedrà.

Sabato 15 Luglio 2000 Berlino
Quasi non crediamo ai nostri occhi !!! C'è il sole !!! Riposati dal sonno e ritemprati nello spirito dalla bella giornata ci apprestiamo alla visita di Berlino. Nel camping vendono un comodo biglietto individuale giornaliero (8,5 DM) o un biglietto familiare (20DM) validi per tutti i mezzi di trasporto urbani ed interurbani. Da Potzdam il tragitto può sembrare difficoltoso ma di fatto in poco più di un'ora si arriva in città: il pulmino del campeggio ci porta alla fermata del tram che va alla stazione di Babelsberge dalla quale parte un treno che arriva alla stazione Zoo di Berlino. Qui se si vuole, proprio di fronte alla stazione, parte il bus n° 100 che passa per tutti i principali monumenti della città. Noi vi saliamo, troviamo posto al piano superiore e ci facciamo scorrazzare da un capolinea all'altro per poi scendere in Alexander Platz dove girovaghiamo un po' per il mercatino delle pulci. Da qui dirigiamo sino alla porta di Brandeburgo superata la quale arriviamo al monumento dedicato ai soldati sovietici, attraversiamo il parco Tiergarten, popolato dai tipici bici taxi, per arrivare in zona Potsdamer Platz. Non distante, c'è il Sony Center che due anni fa, nel nostro precedente passaggio a Berlino, era un'enorme cantiere essendo ancora in costruzione ed ora è un megacomplesso comprendente uffici, hotel, cine/teatri, ristoranti e ritrovi, centri commerciali e da ultima, ma non meno da noi gradita, una toelette pubblica. Proprio al centro del complesso vi è una piazza al coperto con una fontana che produce divertenti giochi d'acqua.
Qui ci fermiamo per un po' di relax e sfogliando una guida leggiamo che a Kottbusser Tor, il quartiere turco, vi si può mangiare un kebab assolutamente indimenticabile. Sono quasi le tredici, la fermata di una linea metro è proprio qui sotto e quindi è matematico che l'opzione turca abbia priorità su meno probabili soluzioni locali. Sul metro verso Kottbusser i controlli di polizia sono frequenti e meticolosi e riusciamo a capirne il perché quando arriviamo poiché troviamo una piazza piena di facce per niente raccomandabili molte delle quali, in verità, non sembrano assolutamente turche. Con molta circospezione, ma con passo e cipiglio deciso, attraversiamo velocemente la piazza e ci addentriamo nel quartiere vero e proprio, affollato, rumoroso, con molti negozi che espongono insegne e prodotti turchi e dove la gente, fortunatamente, ha la faccia delle brave persone.
Entriamo in un bel locale nella cui vetrina troneggia l'immancabile e tipico cono di carne di montone che si cuoce girando sullo spiedo verticale e gli inservienti, appena capito che siamo italiani, improvvisano una sceneggiata finalizzata al ricordo delle disavventure delle squadre di calcio italiane contro il loro Galatasaray. La presa per il c… dura qualche minuto, giusto il tempo per preparare due squisiti kebab che spazzoliamo in men che non si dica e dopo un buon caffè, turco ovviamente, paghiamo (il conto è veramente una sciocchezza), salutiamo tutti promettendo massacri calcistici ed usciamo. La Sandra è del parere di evitare di riattraversare la famosa piazza della metropolitana così, fedeli alla nostra indole zingaresca, saltiamo sul primo bus che passa, ci porterà alla stazione Est di Berlino dove nelle vicinanze si può ancora vedere un pezzo del vecchio muro.
Qui cambiamo bus e andiamo al famoso Check Point Charlie dove c'è l'interessante museo dedicato ai tentativi di fuga dall'est ed al cui ingresso una dettagliata mappa mostra come era divisa la città e com'era circondata la zona ovest. C'è ancora per strada lo storico cartello e l'ormai diroccata altana di osservazione sovietica. Tutt'intorno la città si è trasformata, il lungo viale di Friedrichstrasse è ora un'elegante strada per lo shopping e lo "struscio" di lusso: credo sia tutto qui il fascino della moderna Berlino, una città completamente nuova risorta dalla composizione della frattura che per anni l'ha sfregiata, ma che tuttavia non vuole definitivamente perdere i simboli di riferimento al passato più recente. Passeggiamo un po' per Friedrichstrasse dirigendo verso Brandeburg Tor, perché vorremmo salire sulla nuova cupola panoramica del vicino Reichstag ma qui la coda è veramente troppo lunga e rimandiamo alla prossima volta. Riprendiamo il bus 100 e torniamo alla stazione Zoo vicino alla quale c'è il monumento raffigurante due grandi anelli di catena spezzati, che viene considerato il nuovo simbolo della città. Poco distante c'è l'impressionante guglia diroccata della chiesa Kaiser Whilelm lasciata così dopo i bombardamenti del '43 a monito e ricordo di quei tragici giorni. Siamo veramente un po' stanchi e riprendiamo il treno per tornare al campeggio.
E' stata una bella giornata, anche sotto il profilo meteorologico, che concludiamo con una doccia rigenerante e la meritata cena. Verso l'imbrunire, il discreto suono di una campanella ci avverte che una vecchia ma curatissima Trabant gira per il campeggio per vendere cestini di fragole e ortaggi freschi.

Domenica 16 Luglio 2000 Berlino - Varsavia
C'è il sole!!! Paghiamo il conto e vorremmo andarcene se due roulottes targate Danimarca non bloccassero l'uscita per un buon quarto d'ora. I loro equipaggi, ovviamente danesi e quindi generalmente così educati e scrupolosi al loro paese, qui si sentono probabilmente meno scandinavi del solito, tanto da farsi beffe della lunga coda che si è formata al cancello in attesa dei loro comodi. Buono il viaggio sino al confine dove si deve fare un'ora abbondante di coda. Siamo tutti incolonnati sulla corsia delle auto e quei furbi che tentano di sfruttare la corsia dei camion, oggi deserta, li vediamo ritornare poco dopo sulla corsia opposta evidentemente respinti alla frontiera. Sfruttiamo la forzata sosta, è mezzogiorno, e ci facciamo un panino.
Dopo il confine cambia tutto: non c'è più autostrada ma una semplice strada a singola corsia, sul lato di quella che torna in Germania c'è un'interminabile colonna di TIR parcheggiati in attesa di ripartire domani, su quella che percorriamo noi, verso Varsavia, ci sono decine e decine di signorine che passeggiano con l'evidente scopo di alleviare un po' la noia dell'attesa dei camionisti….e piove !!!! Il cielo è diventato scuro, quasi nero e rende l'impatto con questo paese ancora più triste di quanto ci si potesse immaginare. La strada è la peggiore che abbia mai incontrato (consideriamo che è quella che unisce la capitale, con la Germania! ) molto rovinata e con dei profondi solchi provocati dall'incessante passaggio dei camion nei quali, quando si ha la ventura di infilarci le ruote, si sbanda violentemente. La cosa ridicola è che questi solchi non vengono riparati bensì meticolosamente segnalati da appositi cartelli stradali, con eloquente disegno stilizzato e la scritta "Koleiny". Come se non bastasse, i polacchi guidano come degli assatanati e non è raro vedere piccole Fiat 126 (qui ancora molto diffuse) lanciate a folli velocità compiere spericolatissime manovre rese ancora più pericolose dallo stato delle strade. Ai bordi della strada, tantissimi night che promettono spettacoli hard, motels, distributori di carburante attrezzati con docce e locali di ristoro e riposo per camionisti. Tutto l'insieme offre un'immagine veramente squallida. Volendo essere ottimisti a tutti i costi, andiamo a rilevare che il gasolio costa solo circa 1200 £ ma è una ben magra consolazione.
Dopo Poznan la strada migliora un po', c'è anche un breve tratto di 50 km d'autostrada (anch'essa comunque con "Koleiny" regolarmente segnalati) fino a Konin e poi si ricomincia con la terribile strada di prima: è durissima !!! Dopo aver attraversato un passaggio a livello, con buche degne del più arduo Camel Trophy e fatto un paio di code a incroci semaforizzati, durante le quali possiamo vedere i "Koleiny" ormai ridotti a veri ruscelli dall'acqua che viene, come Dio vuole alle 21 siamo a Varsavia!
Ci fermiamo al Tur Nola, il primo camping-hotel che incontriamo entrando in città, dove troviamo un nutrito gruppo di camperisti francesi, molto simpatici che ci danno qualche buon consiglio per la visita della città. Il camping è tranquillo e pulito, la spaghettata della Sandra molto invitante e finalmente possiamo goderci un po' di meritato riposo dopo la dura tappa di oggi. A proposito, piove !

Lunedì 17 Luglio 2000 Varsavia - Czestochowa
Cielo nuvoloso, non piove ma c'è il 90% di umidità, si fatica quasi a respirare! Salutiamo i francesi che partono. Alla reception del camping non cambiano valuta, non ci danno nemmeno gli spiccioli per il bus quindi appena fuori dirigiamo alla prima banca che si incontra, dove ci dicono che il cambio valuta lo fanno ma solo per i loro clienti ! I francesi ci hanno detto che vi sono degli uffici cambio in città chiamati "Kantor" dove non si pagano commissioni ed il cambio è conveniente: tentiamo di chiedere a qualche passante dove sia possibile trovarne uno, ma riceviamo in cambio solo indifferenza e risposte quasi ostili. Ci accorgiamo che è difficile vedere gente che sorride. Ad un chiosco di fiori veniamo addirittura allontanati in malo modo dal fioraio! A questo punto fermo un taxi e ci facciamo portare in centro da un Kantor che finalmente mi cambia i soldi, con quali posso pagare il taxista e riprendere la Sandra che gli avevo lasciato in "ostaggio" . Siamo nei pressi del parlamento, ci facciamo un giretto per la zona che in realtà non offre molto ma, sarà anche per il cielo grigio e l'alto tasso di umidità, non riusciamo a toglierci quel senso di tristezza e squallore che ci opprime da ieri. Su Plein Air del 2/98 si legge di Varsavia: "…Scomparsa la patina di grigio che la intristiva, è esplosa la vita commerciale e appare come splendida città mitteleuropea…".
Noi cerchiamo d'immaginarci come doveva essere ai tempi della cortina di ferro e ci viene il magone! Visto che i taxi sono a buon mercato, ne prendiamo un altro per andare alla città vecchia. Qui la situazione migliora notevolmente soprattutto se si cerca di non pensare che, purtroppo, non vi è più nulla di originale ma è stato tutto ricostruito dopo l'ultima guerra. Le mura, le viuzze medioevali, le facciate dei palazzi e la splendida piazza del mercato tutto è stato rifatto scrupolosamente identico sul modello delle strutture rase al suolo nel '44 dai tedeschi. Anche il castello reale è completamente ricostruito ed arredato internamente con copie degli originali mobili che devono comunque avere un certo valore poiché, in ogni sala, ci sono almeno due guardiane in divisa che ti controllano a vista e che danno l'impressione di non stirarsi mai le labbra, per un qualsivoglia tentativo di ghigno amichevole. Nella piazza del mercato c'è molto movimento di turisti e qualche zingarello mariuolo che tenta di guadagnarsi la giornata. Sono passate intanto le 13, dopo la visita alla chiesa di S. Anna, prendendo per buone le informazioni dei francesi che dicevano che del vecchio ghetto non è più rimasto nulla, non abbiamo più molto da vedere qui pertanto decidiamo di muoverci verso Czestochowa. Ancora un taxi per tornare al camper e l'autista, non si sa perché, pretende il doppio di quanto segnato sul tassametro: mi secca parecchio farmi menare per il naso, tuttavia non è una gran cifra per cui gli smadonno un po' dietro ma pago.
Al campeggio è arrivata una famiglia di Roma che, con una tenda ed una vecchia Lancia, sono diretti addirittura a Mosca! Nel descriverci la loro impresa, hanno un entusiasmo veramente encomiabile soprattutto se si pensa al lungo viaggio che ancora li attende e che devono completare entro pochi giorni, pena la scadenza dei visti d'ingresso e dei permessi di soggiorno in Russia. Noi invece dirigiamo a sud o almeno ci proviamo, dato che la segnaletica non è proprio il massimo e quando inevitabilmente ci perdiamo, un gruppo di tre operai stradali ai quali chiedo informazioni, molla il lavoro, salta sul furgone e ci guida sulla giusta direzione!!
La strada per Czestochowa è molto meglio di quella percorsa ieri: è a due corsie, sia pure con i "Koleiny" d'ordinanza, e si snoda attraverso un paesaggio veramente gradevole che attraversa grandi boschi ai margini dei quali decine di donne e ragazzi vendono cestini di funghi. Il camping di Czestochowa è proprio di fianco alla cattedrale, bello anche se i bagni lasciano un po' a desiderare. Dopo esserci sistemati, andiamo alla cappella della Madonna Nera ma non entriamo in quanto è in corso una funzione, per cui decidiamo per un giro in centro città. Vi è molto movimento di turisti e pellegrini, moltissimi sono giovani, tanti negozi ma purtroppo poca cordialità: in un grande magazzino le commesse sono addirittura indisponenti con il loro atteggiamento, quasi fossero infastidite dal fatto che chiediamo di comprare qualcosa. Rientriamo in campeggio, il guardiano ci riconosce e ci sorride !!!! Lo abbraccerei. Tentiamo di sollevarci ulteriormente il morale con una cena innaffiata da una bottiglia di buon vino nostrano, ma è dura perché anche stasera comincia a piovere !

Martedì 18 Luglio 2000 Czestochowa - Auschwitz - Wieliczka - Cracovia
Ha piovuto tutta notte, oggi è nuvolo ma per il momento regge. Uscendo dal campeggio troviamo una simpatica comitiva di catanesi con i quali scambiamo quattro chiacchiere: vanno ad Auschwitz ed è probabile che li rincontreremo perché siamo diretti lì anche noi ma prima vogliamo visitare il santuario. La cappella della Madonna Nera ha le pareti ricoperte da una fitta rete metallica sulla quale sono appesi migliaia di ex voto, rosari e collane di ambra e corallo. Una lunga coda di fedeli aspetta il proprio turno per percorrere in ginocchio e pregando lo stretto passaggio che dalla navata porta dietro l'altare, tra loro molte le persone anziane e disabili che manifestano in questo modo la loro devozione. E' veramente commovente. Ripartiamo alla volta di Auschwitz.
La strada è buona e da Katowice c'è anche un tratto autostradale a pagamento dove sia ai caselli che agli autogrill veniamo accolti da guardie armate prima ancora che dagli inservienti. Arriviamo ad Oswiecim, il nome polacco della località tristemente nota, e mentre ci apprestiamo ad entrare nel lager-museo scambiamo un cordiale saluto con i catanesi che, come previsto, ritroviamo qui. Ancora non sappiamo che stiamo per provare una delle più forti emozioni della nostra vita: siamo stati a Dachau due anni fa e credevamo che questo ci avesse sufficientemente preparato per affrontare questa visita senza rilevanti turbamenti, ma sbagliavamo! La prima cosa che si nota, passando sotto l'ormai famoso arco metallico che reca l'ingannevole motto del lavoro che rende liberi, è l'assoluta integrità delle strutture, essendo stata progettata per essere una caserma dell'esercito tedesco, le casermette (i blocchi) sono stati costruiti su due piani ed in solida muratura. Cinque di questi sono adibiti a museo ed ognuno ha un tema: lo stermino, la vita del prigioniero, le prove dei crimini, le condizioni sanitarie ed abitative, le sperimentazioni mediche e le sterilizzazioni.
Cartelli in lingua inglese spiegano dettagliatamente la funzione di ogni locale visitabile ed il significato di ogni reperto esposto. Ciò che traspare evidente in ogni blocco, è il costante clima di brutalità e vessazione al quale erano sottoposti i prigionieri da parte dei loro aguzzini, il più delle volte delinquenti già condannati per reati di violenza ed internati qui con il ruolo di kapò. I reperti fotografici sono la parte più consistente ed impressionante della testimonianza, ma la cosa più angosciante, almeno per noi, sono state le grandi vetrine espositive che coprono ampie zone delle camerate e che contengono gli oggetti personali dei prigionieri. Ve ne sono due enormi piene di scarpe d'ogni tipo e taglia, una piena di spazzole, pettini, spazzolini da denti e pennelli da barba, un'altra piena d'occhiali, un'altra ancora zeppa di valige e borse d'ogni foggia sulle quali era stato meticolosamente scritto nome ed indirizzo del proprietario. C'è una vetrina contenente le più varie protesi ortopediche ed un'altra piena di protesi dentarie, una molto piccola con gli oggetti ed accessori per neonati ed un'altra, forse la più atroce, colma di capelli umani dai quali si sarebbero dovute ottenere fibre tessili. Dopo aver visitato i primi cinque blocchi, scoprire che il successivo è conosciuto come blocco punitivo, appare come un controsenso tragicamente comico: è possibile che un essere umano abbia potuto pensare che ci poteva essere una condizione peggiore di quanto potesse esserlo la quotidianità di questo luogo? Ed è altrettanto possibile che, sempre quell'essere umano, avesse potuto pensare che tale peggiore condizione sarebbe stata la giusta sanzione per "reati" quali la spossatezza dovuta alla denutrizione, la malattia, il tentativo di ribellione ad una condizione che nulla aveva d'umano?
Dopo aver visitato i primi cinque blocchi, viene quasi da sorridere ponendosi queste domande; dopo avere visitato il sesto ci si deve fare una ragione che al peggio non c'è mai limite! Al piano terreno del blocco punitivo vi sono gli uffici dove venivano celebrati sommari processi che si concludevano quasi sempre con una condanna a morte mediante fucilazione nell'adiacente cortile. Le fucilazioni, per come le abbiamo viste al cinema o in tv, avvengono generalmente con tutta una serie di rigide procedure marziali che a nulla servono se non a dare un minimo di dignità, sia per chi lo compie che per chi lo subisce, ad un atto di per sé bestiale. Beh, qui pare non si badasse molto alla forma, il prigioniero veniva portato nudo davanti ad un muro dove un soldato armato di fucile lo ammazzava senza tante cerimonie anzi, pare che a volte usasse un solo colpo per giustiziare (?) due o più condannati mettendoli in fila davanti a lui. Nel sotterraneo di questo blocco vi sono le celle punitive, buie ed anguste dove tra i tanti vi morì padre Massimiliano Kolbe. E' in questi sotterranei che avvennero le prime sperimentazioni del micidiale gas cyclon B. In questi sotterranei vi è anche una cella che contiene un paio di ulteriori celle punitive: sono in realtà sgabuzzini di un metro scarso per lato, senza finestre, ai quali si accedeva tramite una piccola porta alta circa cinquanta centimetri e dove i prigionieri in punizione venivano rinchiusi per passarvi la notte, dopo una giornata di lavoro e senza aver diritto al sia pur scarso pasto.
Pare che in queste celle vi venissero stipate fino a sei persone per volta, costringendoli così a rimanere in piedi ed ovviamente non era raro che molti vi morissero per debilitazione e mancanza d'aria. Quello che sconcerta maggiormente è la "creatività" con la quale venivano studiate e realizzate tali forme di tortura che denota quanto piacere dovesse recare a questi uomini (?) il provocare dolore e morte. Dopo la visita a questo blocco, Dio ci perdoni, ma persino le camere a gas ci sembrano più umane. Usciamo da Auschwitz ed andiamo al vicino capo di sterminio di Birkenau a soli tre km da qui. Prima ancora di arrivarvi, si scorge già da lontano l'alta torre di osservazione, che domina l'intero campo, attraverso la cui base passano ancora i binari ferroviari che portavano da tutta Europa i convogli carichi di deportati. Appena dentro il campo sono visitabili delle baracche in legno senza finestre, la cui struttura dall'esterno ricorda quella delle stalle, che servivano per la quarantena dei prigionieri appena arrivati. Entriamo in una di queste, è piena di letti a castello su tre piani e su un lato verso il fondo c'è un muretto alto circa un metro, largo altrettanto e lungo una decina di metri alla cui sommità vi sono allineati dei grossi buchi: questi erano i servizi igienici. Non so se questa baracca sia ancora quella originale, di certo l'acre odore di umidità, muffa e legno marcito che vi si avverte, dà all'insieme un senso di opprimente angoscia. Non ci vuole molta fantasia per cercare d'immaginare come ci si dovesse sentire qui d'inverno con la neve e temperature rigide coperti di stracci, con cibo insufficiente e con il costante terrore di poter essere ammazzati in qualsiasi momento e per un qualsiasi, o addirittura senza, motivo.
Nella parte sud del campo ci sono le costruzioni ancora integre. I blocchi sono su un unico piano e costruiti sommariamente per contenere quante più possibili persone ciascuno. Ogni blocco contiene tre livelli di ripiani su cui dormivano i prigionieri, ripiani che corrono lungo le pareti ed al centro della costruzione; vi è uno stanzone adibito a latrine ed un piccolo camino. Nel resto del campo i blocchi sono stati abbattuti o sono crollati e li si intravede solo per quanto resta sul terreno delle mura perimetrali. Anche delle camere a gas e dei forni crematori non è rimasto più nulla, al loro posto vi è un grande monumento a ricordo delle vittime. Ma la cosa che più ci ha impressionato è il rendersi conto delle dimensioni di questo campo che è enorme!! In realtà non si tratta di un unico campo ma dell'insieme di più campi, circa una decina, in un'unica area: quello dei prigionieri polacchi, quello degli ebrei, quello dei russi, quello degli zingari e così via. Mettendosi a ridosso della recinzione sul lato sud del campo, non si riesce a vedere quella del lato nord ! A conclusione di questa triste esperienza, siamo testimoni di un episodio che ci gonfia il cuore di ulteriore amarezza. C'è un gruppo di giovani, probabilmente musulmani a giudicare da come alcune ragazze portano il foullard stretto intorno al viso ed al collo. Giunti al centro del campo in prossimità della rampa dove venivano smistati i prigionieri appena arrivati (subito al lavoro oppure a morte), questi ragazzi improvvisano una gioiosa danza accompagnata da canti che non comprendiamo ma che a noi suonano come una bestemmia in chiesa! Fortunatamente l'esibizione è molto breve, ma sembra voglia ricordare anche qui, che la spirale d'odio innescata in Medio Oriente non trova soluzione nemmeno con le nuove generazioni.
Usciamo e tornati al camper ce ne andiamo quasi senza parlare, siamo commossi ma non pentiti di aver visitato questi luoghi: è forse banale rilevarlo ma senza quella patina di superficiale indifferenza che ci trasmette il mezzo televisivo e con la quale ci vengono filtrate le emozioni, l'aver visto, toccato, l'essere stati qui ci rende ancora più consapevoli che tutto questo è spietatamente reale, c'è, esiste davvero e noi lo abbiamo, sia pure per poche ore, vissuto.
Riprendiamo il viaggio. Andiamo a Wieliczka per visitare le famose miniere di sale. Nel parcheggio troviamo ancora una volta gli amici catanesi con i quali dividiamo le spese della guida in lingua italiana poiché senza accompagnatori non si entra. La nostra guida è una simpatica ragazza di nome Caterina che ci conduce per una lunga scala in legno che scende per almeno ottanta metri sottoterra. Le gallerie sono molto larghe, alte, luminose e molto arieggiate per cui, anche per chi ha questo problema, non si avverte assolutamente il senso di claustrofobia. Vi sono ampie grotte con magnifiche statue scolpite nel sale alle quali una sapiente regia di luci dona una magica atmosfera da fiaba, ci sono laghetti sotterranei e ci sono le precise spiegazioni di Caterina, infarcite da spiritose leggende a beneficio dei bambini della comitiva, che ci restituiscono un po' di buonumore. Ma rimaniamo letteralmente senza fiato quando alla fine di una galleria, a -100 metri sotto il suolo, ci troviamo su una balconata che domina un'enorme cattedrale sotterranea: è dedicata alla Benedetta Kinga ed è interamente scolpita nel sale: le piastrelle dei pavimenti, le statue, i bassorilievi alle pareti, i grandi lampadari sull'altissima volta, e che sembrano di fine cristallo, tutto è di sale ! Una bellissima statua del papa, anch'essa ovviamente di sale, ricorda la sua visita qui. In questa cattedrale vi si celebrano matrimoni ed altre funzioni religiose in quanto può contenere fino a 500 persone. E' veramente splendida, direi che da sola vale il viaggio in Polonia. A -130 metri sotto il suolo vi è un enorme salone delle feste con tanto di ristorante dove si tengono balli e pranzi nuziali. Il gustoso odore di salsicce proveniente dalle cucine, ci ricorda che sono quasi le 20 e noi oggi non abbiamo pranzato perché non ce la sentivamo proprio, ma ora... Dopo aver calorosamente salutato Caterina, uno strettissimo e velocissimo ascensore ci catapulta letteralmente in superficie e con i catanesi, ormai nostri amiconi, decidiamo di trovare un campeggio per visitare domani la vicina Cracovia.
Arriviamo al camping Clepardia di Cracovia e nonostante l'ora, sono le 21 passate, il personale è gentilissimo, parla un buon inglese, sorride (!) e ci assiste finché non ci siamo sistemati. E finalmente gli spaghetti, l'allegra compagnia nel dopocena dei nostri nuovi amici, un bicchierino di wodka, unitamente al fatto che oggi non ha piovuto per niente, sono gli ingredienti che ci vogliono per la serena conclusione di questa indimenticabile giornata.

Mercoledì 19 Luglio 2000 Cracovia
Gli amici siciliani dormono ancora quando ci muoviamo per il centro città con il bus che ferma appena fuori dal camping. C'è molta umidità nell'aria, è nuvolo ma il tempo pare voglia migliorare. Decidiamo di visitare subito la città vecchia e di lasciare per ultimo il castello di Wawel nel caso venga a piovere. Cracovia è bellissima, giriamo a lungo nei pressi della grande piazza del mercato, sulla quale si affaccia la preziosa cattedrale della S. Vergine Maria, al cui centro vi è il caratteristico mercato coperto pieno di piccole botteghe di souvenir e prodotti tipici. Vendono molte scacchiere finemente lavorate a prezzi veramente convenienti, tra quelle tradizionali ve ne sono alcune molte strane per tre giocatori contemporaneamente. L'unico traffico sulla piazza è costituito dalle tante carrozze a cavalli con i cocchieri con la tipica bombetta. Tutt'intorno, sotto i portici, moltissimi ristoranti e bar che con i loro variopinti ombrelloni contribuiscono a rendere ancora più allegro l'insieme. E' veramente rilassante sedersi ad uno di questi tavolini e godersi le musiche tradizionali di un'orchestrina in costume. Il servizio del locale che abbiamo scelto noi è un po' meno distensivo in quanto ci fanno aspettare un'ora per una semplice insalata, durante l'attesa però possiamo ascoltare il famoso squillo di tromba lanciato dalla torre della cattedrale e che, come tradizione vuole, si interrompe a metà nota a ricordo di una leggendaria freccia tartara tirata all'altrettanto epico trombettiere.
Dopo pranzo arriviamo alle vecchie mura vicino alla torre Barbakan che sono quasi interamente coperte di stampe e dipinti che gli artisti di strada espongono qui. Riattraversiamo tutta la città vecchia per visitare il castello di Wawel dal quale si gode un bel panorama della città ma dove, ahimè, scopriamo che i musei e le esposizioni chiudono tutte alle 15 per cui riusciamo solo a vedere la cattedrale reale con la tomba di re Sigismondo. Tornando verso il campeggio, facciamo un po' di spesa in un supermarket che ha la corsia degli alcolici molto ben fornita ma inaccessibile e chiusa da cancelli e sbarramenti vari. Nessuno sa spiegarci perché. Ritroviamo i nostri amici catanesi con i quali trascorriamo un'altra bella serata gustando dolci tipici polacchi. E' stata una bella giornata, tra l'altro non ha piovuto.

Giovedì 20 Luglio 2000 Cracovia - Praga

Tempo nuvoloso. Sveglia presto e preparativi per la partenza. Salutiamo la comitiva catanese che si faranno un giro sui fiumi al confine con la Slovacchia, noi invece andiamo a Praga ma è probabile che domenica sera ci si rincontri di nuovo tutti a Budapest verso la quale siamo diretti sia noi che loro. Durante il viaggio piove, il tempo è proprio autunnale. Veloce il passaggio della frontiera. Verso Brno il tempo migliora si vede anche un po' di sole, finalmente, l'autostrada invece peggiora: da Brno in direzione Praga per circa 100 km la pavimentazione è a lastroni di cemento le cui giunture provocano il fastidioso e sobbalzante effetto treno.
Ma finalmente arriviamo a Praga. Andiamo a sistemarci nel camping consigliatoci dagli amici siciliani che si trova sulla Moldava, proprio all'estrema punta dell'isola Cisarka Louka e dominato dalle gotiche torri della chiesa di Vysehrad. Il campeggio è molto bello, il personale è gentile e ci sono molti italiani. Una curiosità, stranamente i gabinetti non hanno alcuna serratura e i box doccia sono privi sia di porte che di tende. Il pomeriggio si è mantenuto con bel tempo, verso sera si alza una piacevole brezza che aiuta ad asciugare il bucato e a conclusione della giornata, alle 22, nel cielo esplode un magnifico spettacolo pirotecnico: ci piace pensare che sia il benvenuto della città in onore di chi, come noi, è arrivato oggi.

Venerdì 21 Luglio 2000 Praga
Tempo nuvoloso ma non piove. Prendiamo la barchetta che dal camping porta in terraferma dove poco distante c'è la stazione del metro che in quattro fermate ci lascia in centro. Giriamo per la città vecchia sulla parte destra della Moldava: che dire ? Praga è splendida bisogna solo venirci e godersela. Appena fuori dal metro ci accoglie la facciata barocca del grand hotel Europa e poco distante l'imponente museo Nazionale ed il monumento al principe Venceslao. Arriviamo sino alla torre delle Polveri per passare, attraverso un suggestivo percorso pedonale, alla grande e bellissima piazza del mercato. E' zeppa di turisti così come le viuzze adiacenti piene di botteghe, tra le quali ve n'è una molto particolare che vende stupende marionette artigianali ed un'altra con le caratteristiche uova finemente decorate. Non mancano cristalli, merletti ed interessanti botteghe di antichità. Molti negozi propongono ancora imitazioni di residuati sovietici, orologi, colbacchi, distintivi di partito etc. Per chi come la Sandra è appassionato di shopping questa zona è un vero sollazzo.
Per il pranzo andiamo a U Fleku, un'antica e caratteristica birreria in Via Kremencova alle spalle del teatro nazionale, nelle cui cantine si produce un'ottima birra che viene servita nel grande giardino con tavoloni e panche che ricordano un po' le birrerie bavaresi. Ci viene offerto come aperitivo un bicchierino di Becherovka che a parte il forte aroma di cannella fa 38 gradi !!! Buono, ma come aperitivo è un vero attentato per chi è a stomaco vuoto! Inutile dire che appena ci portano il gulash che abbiamo ordinato lo divoriamo per smorzare un po' i fumi alcolici. Riprendiamo il nostro giro dirigendo verso il quartiere ebraico con le sinagoghe e l'antico cimitero nel quale pare siano state accumulate, in circa 350 anni, qualcosa come 12.000 sepolcri in dodici strati, uno sopra l'altro! Passiamo il bellissimo ponte Carlo sul quale, oltre alle numerose statue, vi sono molti artisti da strada. Uno di questi pare si diverta a spiegare ai turisti un complicato rito scaramantico che consiste nel toccare in un certo ordine un bassorilievo sul piedistallo di una statua. Al di là del ponte la città cambia un po' di struttura ma è sempre bellissima. Vicino ad un caratteristico canale con tanto di mulino, alcuni ragazzi in candida divisa da marinai ci propongono un giro in barca sul fiume: non costa molto, siamo un po' stanchi e quindi la prospettiva di qualche minuto seduti ci fa senz'altro piacere. I marinai sono tutti giovanissimi e gentili, ci offrono anche un fresco drink compreso nel biglietto.
La "crociera" non ha moltissimo da offrire se non un rilassante giro sul fiume di qua e di la del ponte con vista sul palazzo presidenziale e qualche sommaria spiegazione da parte del volenteroso capitano, ma è comunque piacevole. Attraversiamo il parco di Mala Strana per prendere la funicolare che ci porterà alla collina dominata dalla torre Petrin. Da qui il panorama cittadino è bellissimo, dalla sommità della torre dev'essere magnifico ma si sale a piedi e la Sandra non ne vuole sapere; io ci provo ma, con la mia fobia dell'altezza, arrivo si e no a metà e poi devo rinunciare. Torniamo in città per riprendere il metro per il campeggio. Alla stazione la Sandra viene abbordata da un giovane che le mostra uno strano distintivo, lei lo prende per un venditore di patacche e lo liquida con eloquenti gesti d'indifferenza ma questo non demorde: scopriremo che è un controllore in borghese che vuole vedere il suo biglietto. Bellissima scena, peccato non sia riuscito a filmarla! Finalmente in campeggio, doccia nude-look secondo l'usanza locale, quattro chiacchiere con i vicini di camper di Vicenza ed alle 22 ancora uno spettacolo pirotecnico a conclusione di un'altra bella giornata.

Sabato 22 Luglio 2000 Praga
Gran bella dormita e stamani si fa un po' fatica ad alzarsi, però alle 9 siamo già sul barchino che ci porta in terraferma. Oggi visitiamo Malastrana sulla riva destra del fiume. La giornata, per cambiare, è quasi serena. Saliamo verso il castello ed all'ingresso est, alcuni soldati poco più che adolescenti, ci fanno assistere ad un approssimativo cambio della guardia. Gran folla e confusione nei pressi e dentro la bella cattedrale di S. Vito. Usciamo dal castello, dall'elegante cancello principale ornato da due gigantesche sculture. Nel grande piazzale antistante, si esibisce un'orchestrina veramente in gamba, che alterna pezzi classici a brani popolari, ed un originale suonatore di sega. Passeggiamo fino al convento di Loreto, deve possiamo ammirare il famoso ostensorio tempestato da 6500 diamanti, conclusa la visita, ritorniamo al castello e percorriamo la celebre e suggestiva Viuzza D'Oro, o vicolo degli alchimisti, poiché in queste piccole case si tentava di produrre elisir di lunga vita, la pietra filosofale e ovviamente oro. Al numero 22, pare vi abitò per qualche tempo Kafka. Oggi ci sono solo botteghe di souvenir, alcune veramente interessanti, ed un casino indescrivibile di turisti.
Si è fatta l'ora di pranzo per cui, su consiglio dei vicentini di ieri sera, scendiamo dal castello e andiamo a quella che pare sia la più antica birreria di Praga, il S. Tomaso in Via Letenska, bellissimo locale dal soffitto a volte, splendida birra e buona cucina ad un prezzo veramente modico. Dopo pranzo, un rilassante giro per le botteghe di Malastrana finché, a metà pomeriggio, riattraversiamo il Ponte Carlo e torniamo alla città vecchia dove, comodamente seduti ad un tavolino di un bar e gustando una tipica Pilsener, possiamo ammirare il corteo degli Apostoli che ogni ora come un carillon, gira sulla torre dell'orologio astronomico del municipio. E' quasi ora di tornare, ma ci spiace davvero lasciare questa splendida città per cui ci prendiamo ancora un po' di tempo per girovagare senza mete precise per il centro, poi inevitabilmente tocca riprendere il metro. Alla stazione di Mustek, c'è ancora il controllore di ieri che ci riconosce e ci indirizza un gesto di saluto. Al pontile d'attracco della barca del campeggio, la Sandra lancia qualche pezzo di biscotto alle anatre sul fiume e così facendo attira anche una mezza dozzina di topi, piccoli come criceti ma tenacissimi nel rincorrere il cibo. Anche oggi è stata una bella giornata sotto tutti i punti di vista. E domani on the road again.

Domenica 23 Luglio 2000 Praga - Budapest
Questa, verrà ricordata come la giornata della frontiera. C'è un bel sole tiepido, si parte dopo aver scaricato i serbatoi nel pozzetto del camping a ridosso del quale, sporge dal terreno un grosso tubo che, sebbene neanche tanto vecchio, deve aver sulla coscienza un numero impressionante di fanalini posteriori. L'approccio migliore al pozzetto, è quello di farsi aiutare nella manovra dal gentile personale del camping. Veloce il passaggio alla frontiera Ceka, dove non ci guardano nemmeno i passaporti, mentre c'è coda a quella Slovacca, pochi chilometri distante. La Sandra si alza dal suo posto per andare a prendere dei fazzoletti e, quando ritorna poiché siamo in coda, non si riallaccia la cintura di sicurezza. C'è una grossa poliziotta, (come dice Severgnini in un suo libro) con uno sguardo spietato tipico delle donne dell'est quando viene dato loro un distintivo, un cappello o una pistola. Ci chiede i passaporti e punta l'indice verso la Sandra: "penalty" dice e striscia due dita di traverso sul petto ad indicare la cintura. Vuole 600K oppure 35 marchi. Le mostro un biglietto da 50 DM ma non ha il resto, ne mostro uno da 20 e sembra accontentarsi: intasca i 20 marchi, ovviamente non c'è verbale né ricevuta, restituisce i passaporti e ci fa segno di andare. Tutto questo è avvenuto a gesti e numeri scritti su un foglietto, numeri poi prontamente cancellati dalla nostra amica che ovviamente non parla alcuna lingua tranne la sua, o non vuole.
Ce ne andiamo esprimendo pesanti insinuazioni sul modo di trascorrere il tempo libero lei, sua madre, sua figlia e tutte le donne della sua famiglia. Ancora venti metri e c'è un poliziotto, che sta a lungo a colloquio con gli occupanti della macchina che ci precede, praticamente infilato nel finestrino con tutte le spalle. Viene poi da noi, ci chiede i passaporti e li intasca: ho il presentimento che tra pochi minuti saremo ancora più poveri. Non parla alcuna lingua tranne la sua, si appoggia al mio finestrino entrando con tutte le spalle, e con molto garbo ci fa capire che è lì per controllare le vignette delle autostrade Ceke e Slovacche. Avevo letto che in repubblica Ceka da quest'anno entrava in vigore la vignetta, ma me ne sono dimenticato, per cui non ce l'ho.
Ora mi chiedo, visto che siamo alla frontiera Slovacca, cosa czz gli può fregare a lui del bollino Ceko e, poiché stiamo entrando in Slovacchia, come posso già avere il loro? Cerco di spiegaglielo, nel misto di lingue che conosco comprese le due parole di tedesco che ricordo. Non intende (o non vuole) e paziente riprende il suo show. Cerco di scendere dal camper ma me lo impedisce. Esasperato, dico "No vignetta!". E' un attore consumato, con un'espressione di contrarietà mista a delusione, si infila i guanti neri e comincia a disegnare numeri nell'aria. Gli porgo il blocchetto, già utilizzato dalla sua collega e scrive 280 DM. In cabina, al posto di guida, si avverte un potente flusso d'aria, ma non c'è alcun ventilatore attivo! "Ma sei matto?" gli urlo quasi, ma lui è imperturbabile, tanto da mostrarmi un depliant ceko a conferma della sanzione. Stiamo tra l'altro bloccando la coda al confine. Finalmente, con circospezione, pronuncia la parola chiave "Kompromiso" e scrive 100 DM. Forse si potrebbe contrattare ulteriormente sul balzello, ma da 10 minuti sono faccia a faccia con quest'essere viscido, il serbatoio di pazienza segna rosso fisso e la voglia di prenderlo per il colletto e shakerarlo un po' come si deve, si fa sempre più impellente. Porgo 100 marchi in cambio dei passaporti che riappaiono per incanto, in perfetto inglese (strnz!!!) mi dice che a 5 km da li posso fare il bollino slovacco, e mi strizza l'occhio a sottolineare il grande affare che ho fatto. Ringrazio e, alla moda romagnola, gli auguro tutti i cancheri che la provvidenza riuscirà ad inviargli nel futuro più prossimo. Come se avesse capito, mi sorride con l'aria di chi è consapevole che, se gliene fossero arrivati soltanto la metà di quelli mandati da coloro che mi hanno preceduto, ormai non sarebbe che cenere nel vento.
Finalmente siamo in Slovacchia e se avevamo una mezza intenzione di fermarci a Bratislava, di sicuro c'è passata per cui tiriamo veloci verso Budapest. Fortunatamente nessun problema alla frontiera d'uscita. In Ungheria, numerosi e chiarissimi cartelli avvisano dell'obbligo di vignetta per le autostrade. Alle porte di Budapest, telefoniamo ai siciliani che si sono fermati al bel camping Romai, proprio dove volevamo fermarci anche noi: raggiungerli è molto semplice, basta tenere a destra il Danubio e dirigere a nord verso le rovine di Aquincum. E' bello ritrovare i nostri amici che ci accolgono calorosamente. Ci sistemiamo sotto un frondoso albero e siccome qui (finalmente!!!) fa caldo, possiamo cenare all'aperto. Dopo cena la Sandra esprime un po' di nostalgia per la mancanza del suo gatto Pompeo e, qualche minuto dopo, si materializza vicino al nostro camper, un micio che, per la gioia della Sandra, fa le fusa e si lascia coccolare e nutrire. Però, che organizzazione 'sto campeggio !!!

Lunedì 24 Luglio 2000 Budapest
Mattinata nuvolosa e afosa. Alla reception del campeggio, sono molto gentili, parlano anche italiano e vendono i biglietti giornalieri per tutti i mezzi pubblici. Ascoltiamo attentamente i consigli degli amici siciliani, che ci mettono in guardia sulla diffusa microcriminalità locale, per cui partiamo ben equipaggiati e pronti a tutto. In realtà l'impatto con la città non è così drammatico, forse anche per il fatto che non è un giorno festivo, per cui, stando comunque sempre attenti a chi ci viene vicino, non abbiamo avuto particolari problemi. Il cielo si apre e comincia anche a far caldo, pertanto sarà ancora più divertente visitare questa bella città. Le prime cose che vediamo, scendendo dal trenino che ci ha portato in centro, sono il bellissimo palazzo del Parlamento e lo storico Ponte delle Catene: una fermata di metropolitana e attraversiamo il Danubio (siamo a Pest) davanti al parlamento stesso.
Da qui ci facciamo una passeggiata fino all'isola pedonale della famosa Vaci, la via più nota d'Ungheria per lo shopping; percorrerla è un vero piacere poiché alcuni dei negozi e dei locali qui, sono veramente caratteristici. Una menzione particolare la meriterebbero le belle donne ungheresi che, oltre al loro decantato fascino, sono ammirevoli per la disinvoltura con la quale indossano vertiginose minigonne e decolleté da torcicollo, senza peraltro apparire volgari o ineleganti. Arrivati alla fine della Vaci, ci troviamo di fronte al Mercato Principale che vale senz'altro una visita. E' un vecchio e grande edificio in struttura metallica ed è su due piani: al piano terreno ci sono negozi di prodotti tipici alimentari dove salumi e spezie la fanno da padrone, al primo piano si può trovare una ricca varietà di oggetti artigianali e qualche invitante chiosco dove si può consumare un veloce pasto. Data l'ora, ne approfittiamo anche noi. Nel pomeriggio andiamo a visitare la basilica di S. Stefano, che conserva la reliquia della mano destra di re Stefano I, il fondatore dello stato, per poi dirigere con la metro verso il castello Vajdahunyad. La linea gialla della metropolitana, ha delle piccole e suggestive stazioni costruite in stile liberty, tutte molto pulite ed efficienti. Nel grande piazzale prospiciente il parco del castello vi è il monumento del Millennio, ricco di statue dei personaggi più famosi della storia ungherese, e tanti ragazzi con skate board e strane biciclette con le quali compiono spericolate acrobazie.
Costeggiamo il lago delle Barchette per arrivare al castello Vajdahunyad che pare sia stato costruito per rappresentare tutti gli stili architettonici presenti in Ungheria. Torniamo verso il centro passando per l'elegante struttura del teatro dell'Opera, passiamo a Buda e, con un piccolo bus, facciamo un rapido sopralluogo alla collina del castello che visiteremo domani. Siamo piuttosto stanchi, fiaccati anche per il caldo (non dimentichiamo che veniamo da due settimane di tempo fetente), e quindi decidiamo per il ritorno al Romai. Serata tranquilla con gli amici siciliani che domani partiranno per tornare in Italia. Sul tardi, arriva anche il micio per lo spuntino di mezzanotte.

Martedì 25 Luglio 2000 Budapest

Sveglia presto per salutare gli amici catanesi che partono in direzione lago Balaton. E' una bella giornata serena che preannuncia caldo. Noi muoviamo verso il centro ed al ponte delle Catene, saliamo con la breve funicolare in stile liberty che ci porta direttamente alla collina della Fortezza. Da qui il panorama della città è bellissimo. Vicino al palazzo reale, un gruppo di turisti scalmanati, per prendere fotografie, dà la scalata alla grande e bella fontana che rappresenta scene di caccia con grandi statue in bronzo. Poco distante c'è il museo d'arte contemporanea la cui insegna è veramente insolita ed originale: è costituita da una statua a grandezza naturale di un uomo anziano (che non riesco a riconoscere in alcun personaggio famoso) con una mano in tasca e l'altra a reggersi ad una trave a circa dieci metri dal suolo. Con il vento, la statua oscilla come un impiccato. Nella cittadella c'è un mercatino di souvenir e articoli di artigianato, ci sono suonatori tzigani ed un gruppo di ragazzi in costumi tradizionali che suonano arpe orizzontali e cantano motivi popolari. Sono in gamba! Non manca il capannello di "barba" che aspetta pazientemente un cucù da spolpare al gioco delle tre carte, e finalmente la chiesa di Nostra Signora, meglio conosciuta come chiesa di Mattia, del 1200 e splendidamente decorata ed affrescata che contiene le tombe dei regnanti ungheresi del medioevo. Non ci facciamo certo mancare l'emozione di uno sguardo sulla città dal bellissimo Bastione dei Pescatori, dove una paffutella bambina ci vende una bella matrioska artigianale regalandoci, oltre ad un radioso sorriso, una cartolina di Visegrad, il suo paese. Curiosità: entro in un ufficio postale per comprare dei francobolli, quella davanti a me nella fila deve fare due di quelle che, credo, siano raccomandate: non sono riuscito a contare la quantità di timbri che ha pestato l'impiegata e le firme che ha apportato, fatto gli è che consegna alla cliente un buon mezzo metro di tabulato come ricevuta e, soprattutto, il tempo complessivo impiegato è 16' abbondanti (lamentiamoci poi delle nostre poste…)
Il caldo comincia a farsi sentire, almeno per noi, pertanto decidiamo di scendere a Pest. Dietro suggerimento dei siciliani, saltiamo la visita al mercatino delle pulci in quanto piuttosto deludente, e torniamo al Mercato Principale dove, al secondo piano, c'è un self service con aria condizionata. Si mangia abbastanza bene e si spende poco e poi c'è un simpaticissimo addetto alla distribuzione che parla un'infinità di lingue, italiano compreso. Dopo pranzo voglio cambiare un po' di soldi al botteghino che c'è qui nel mercato, ma vengo letteralmente assalito da due cambisti clandestini che parlano anche loro un'infinità di lingue e promettono cambi vantaggiosissimi. Seguendo i consigli delle guide turistiche, non mi fido e devo usare toni duri per liberarmi dalla loro insistenza. Vorremmo tornare in campeggio per prendere le bici e farci un giro all'isola Margherita ma, vuoi per il caldo al quale (ripeto) non siamo abituati, vuoi che la piscina del camping è fresca ed ombreggiata, ci prendiamo un pomeriggio di sano relax. La serata trascorre tranquillamente e, quasi a celebrare la nostra imminente partenza, il micio cena con noi e rimane nei pressi del camper fino a che non andiamo a letto.

Mercoledì 26 Luglio 2000 Budapest - Vienna - Wolfsberg

Bella giornata di sole, scarichiamo i serbatoi e dirigiamo verso Vienna con l'intenzione di girarci un po' in bicicletta questa bella città che peraltro già conosciamo. Passiamo agevolmente il confine con l'Austria e, giunti a Vienna, si scatena un temporale mostruoso. Niente bici. In tutta la città c'è divieto di sosta per i camper, anche il parcheggio del Prater è deserto ed un poliziotto ci dice che possiamo sostare solo per poche ore ma non per la notte. Ci fermiamo giusto il tempo per fare uno spuntino ed un piccolo danno al camper facendo manovra: ormai sta diventando una consuetudine (…sono una testa di czz, sono una testa di …).
Quando usciamo dalla città, riprende un altro temporale che ci accompagnerà fino a sera quando ormai stanchi decidiamo di fermarci al camping di Wolfsberg, un piccolo campeggio ben tenuto poco fuori dal centro cittadino. E' ormai buio, quando un gruppo di ragazzi si mette a cantare nenie che fan venire il latte alle ginocchia. "Che palle, manca solo che piova ancora…" dico e …detto fatto (quando imparerò a stare zitto!) un fragoroso temporale se non altro li fa smettere e tutti a nanna.

Giovedì 27 Luglio 2000 Wolfsberg - Palmanova - Marghera
Sveglia presto, per qualche colpo di clacson di troppo, provenienti dalle costose Mercedes di alcuni nomadi che escono dal campeggio. La giornata è serena, e possiamo goderci il viaggio e il bel panorama dall'autostrada che ci riporta in Italia: abbiamo visto giusto a rientrare un giorno prima, alla frontiera non c'è il temuto traffico dell'ultimo weekend di luglio. Dopo tanto cielo grigio e umidità, il caldo sole ed il profumo di bosco che ci accolgono appena passato il confine, ci rendono estremamente felici anche se le vacanze volgono al termine. Ci fermiamo a Palmanova, che non avevamo mai visto prima, per un giro sulla celebre piazza esagonale e lungo le mura che racchiudono la struttura di stampo militare della città, disegnata "a stella" a nove punte. Un gentilissimo vigile urbano ci indica, proprio a ridosso delle mura, un bel prato ombreggiato da grandi alberi che è l'ideale parcheggio per una tranquilla sosta per il pranzo.
Fa caldo, il cielo è limpido come da tempo non vedevamo, si sente anche cantare qualche cicala e il triste grigiore della Polonia sembra lontano anni luce. Decidiamo di spendere l'ultimo giorno di vacanza con l'ennesima escursione nella vicina Venezia. Dirigiamo pertanto verso Marghera, dove ci fermiamo al camping Jolly che, sebbene un po' caro, è tranquillo, molto ombreggiato e vicino al centro commerciale Panorama dal quale ogni 20 minuti circa parte, e ovviamente torna, un pullman gratuito per piazzale Roma. Bella serata con cena all'aperto.

Venerdi 28 Luglio 2000 Venezia
Sveglia presto per goderci una lunga giornata in questa magnifica città. Amiamo Venezia, ci torniamo ogni volta che possiamo perché, pur conoscendola ormai piuttosto bene, ogni volta è un'emozione sempre nuova, come il perdersi tra calli, canali e campielli al di fuori dei classici itinerari turistici, per scoprire qualche angolo suggestivo mai visto prima. O riascoltare il rumore di Venezia, una sinfonia sempre uguale fatta di risate, di musiche, dello sciabordio dell'acqua ritmato dalle cupe cadenze dei motori dei battelli e dei barconi, che alterna toni altissimi lungo i canali principali, al più incantevole dei silenzi appena ci si addentra in qualche calle secondaria. O divertirsi a riconoscere lo sguardo estasiato di turisti che arrivano qui per la prima volta. O ritrovare l'odore di Venezia, per certi versi sgradevole ma inconfondibile, che sa di mare, e di acqua stagnante, e di cibi cotti, e di legno, e di umide muffe, e di sudore. O il rimanere incantati nell'osservare un passero che indisturbato e imperturbabile, becchetta insalata da un banco del chiassoso mercato di Canareggio. O gustare la magia dell'imbrunire quando migliaia di luci multicolori donano alla città un'atmosfera irreale. O farsi assalire dalla malinconia al momento di lasciarLa. O l'insieme di tutto questo. Amiamo Venezia ci torniamo ogni volta che possiamo. Anche se stavolta ci ha "regalato" due temporali in un sol giorno!

Sabato 29 Luglio 2000 Marghera - Pero

Lasciamo Marghera con l'intento di percorrere la bella e panoramica strada che passa per Castelfranco, Asolo, Bassano e Marostica: l'itinerario allunga un po' il percorso ma ne vale assolutamente la pena. La giornata è calda e serena. Purtroppo alle porte di Vicenza un brutto episodio: un cane randagio attraversa titubante la strada e un'auto che arriva veloce in senso inverso, lo investe in pieno. La povera bestia rimane incastrata sotto l'auto e viene trascinata per diversi metri durante i quali la sentiamo ululare disperatamente. Quando finalmente si libera rimane immobile sull'asfalto. Una fine atroce da non augurare a nessuno, uomo o animale che sia. Nemmeno a quel bastardo che l'ha abbandonato. La scena non è stata assolutamente piacevole e decisamente troppo forte per la sensibilità e l'amore per gli animali della Sandra che ne rimane sconvolta per cui, basta: prendiamo l'autostrada e torniamo velocemente a casa.
Quando vi arriviamo il contachilometri segna 52.878. Il gatto Pompeo, quasi intuisse la tristezza della Sandra, le riserva un'insolita affettuosa accoglienza che riesce a farle tornare un po' di sorriso.

Pochi giorni dopo il nostro ritorno, abbiamo deciso che nel 2001 le vacanze si faranno a sud, in un posto caldo e possibilmente poco piovoso, portando con noi tutti gli amuleti portafortuna che riusciremo a racimolare, ma se la sfiga meteorologica ci dovesse perseguitare ancora…

RIASSUMENDO SUI CAMPEGGI

Anno
Nazione
Città di riferimento
Campeggio
Km dal Centro
Costo
Servizi igienici

Camper Service

Struttura

Sistemazione

Acqua Calda
GIUDIZIO
2000
D
Schwangau
Brunnen
5
40 DM
ottimo
@
buono
piazzole
gratis
buono
2000
D
Hanau
Barensee
8
30 DM
buono
NO
buono
piazzole
gratis
buono
2000
D
M;arburg
Lahnaue
2
27 DM
sufficiente
gratis
sufficiente
piazzole
gratis
sufficiente
2000
D
Wolfsburg
Allarsee
5
33.5 DM
sufficiente
NO
sufficiente
piazzole
1 DM
sufficiente
2000
D
Berlino
Sansouci
(Potsdam)
30
42 DM
buono
NO
buono
piazzole
gratis
buono
2000
PL
Varsavia
Tur-wola
6
44 ZL
sufficiente
NO
sufficiente
piazzole
gratis
sufficiente
2000
PL
Czestochow
N°76 Olenka
0
42 ZL
sufficiente
gratis
sufficiente
libera
gratis
sufficiente
2000
PL
Cracovia
Clepardia
7
48 ZL
buono
NO
sufficiente
libera
gratis
buono
2000
CZ
Praga
Caravan
8
480 K
sufficiente
gratis
buono
libera
5 K
buono
2000
H
Budapest
Romai
10
2950 FH
buono
gratis
sufficiente
libera
gratis
sufficiente
2000
A
Wolfsberg
Urbani
4
235 SA
buono
NO
sufficiente
piazzole
gratis
sufficiente
2000
I
Venezia
Jolly
10
46000 lit.
buono
gratis
buono
piazzole
gratis
buono

@ Solo acque grige

I costi sono riferiti ad un pernottamento di 2 persone con camper e allacciamento elettrico.
Il giudizio relativo ai servizi igienici riguarda principalmente lo stato di pulizia.
Il giudizio relativo alla struttura, riguarda il campeggio nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica e paesaggistica.


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