INGHILTERRA - SCOZIA '99
                    ovvero 
                      i neo camperisti crescono (in esperienza e numero)
                     di Vito De Bellis
 
                      di Vito De Bellis 
                      
                    
                    Considerate 
                      le vicissitudini meteorologiche patite lo scorso anno e 
                      il fatto di partire pienamente consapevoli del clima estremamente 
                      piovoso della Scozia, questo diario avrebbe potuto sottotitolarsi 
                      "Continuiamo a farci del male!". Invece abbiamo avuto 
                      fortuna. Merito secondo me, di coloro che quest'anno ci 
                      hanno accompagnato in questo viaggio: l'Egidio, amico e 
                      collega, e sua moglie Giovanna i quali, sebbene nostri coetanei, 
                      sono convolati a giuste nozze solo sei mesi fa ed il loro 
                      atteggiamento, costituito prevalentemente da tenerezze e 
                      moine, deve aver apportato quella positività necessaria 
                      a piegare la sfiga meteorologica che ci perseguitava. Gli 
                      obiettivi del viaggio erano molteplici: fare sperimentare 
                      alla Giovanna le ferie itineranti, raggiungere la Scozia 
                      e vedere quanto più possibile di tutto sulla rotta tracciata 
                      a priori e che doveva comprendere come punti di riferimento 
                      Rheinfall, la foresta nera, Reims, Londra, Edimburgo, almeno 
                      un castello e una distilleria scozzesi, le Highlands, Stonehenge 
                      e Mont st. Michel. Per nostra consuetudine, pienamente condivisa 
                      dall'Egidio, ci siamo fermati a dormire sempre in campeggi. 
                      Questa la cronaca dei ventuno giorno di viaggio con il nostro 
                      Mizar 170 (Magilla) ed il Carioca noleggiato dai nostri 
                      amici.
                     
                      Qualche cifra (i costi sono espressi in lire e relativi 
                      ad un solo equipaggio): Giorni di viaggio: 21; Km 
                      percorsi: 6.325; Spese Gasolio: 1.169.000; Spese 
                      Pedaggi: 145.000; Spese Traghetti: 742.000; Spese 
                      camping: 685.000. Totale spese: 2.741.000 - E 
                      per chi è interessato nell'ultima pagina c'è il consueto 
                      riepilogo sui campeggi visitati.
                    Sabato 
                      10 Luglio 1999: Pero - Schaffausen - Donanenschingen. 
                      Sono le 9.00: puntualissimi Giovanna ed Egidio arrivano 
                      a Pero. Finalmente dopo settimane di preparativi, progetti, 
                      predisposizioni di tabelle di marcia, liste di controllo 
                      e quant'altro possa servire alla perfetta organizzazione 
                      della nostra spedizione, alle 9.30 partiamo. Il mio contachilometri 
                      segna curiosamente 35.555. Pronti via, alla frontiera Svizzera 
                      ci siamo già perduti, alla faccia della perfetta organizzazione! 
                      Quando ci ritroviamo, dopo una decina di chilometri, facciamo 
                      subito un briefing di aggiornamento sul comportamento da 
                      tenere in caso di ulteriori contrattempi. Passato il Gottardo, 
                      verso le 13 sosta per il pranzo con le celeberrime polpette 
                      della Sandra e le torte salate della Giovanna. L'Egidio 
                      stappa una bottiglia del vino che lui stesso produce come 
                      hobby nell'Oltrepò pavese. E' buonissimo! Dopo averlo assaggiato 
                      prometto solennemente che non farò mai più orecchio da mercante 
                      quando mi chiederà di andare a dargli una mano in vigna. 
                      A Zurigo si trova come sempre coda (un bel venti minuti) 
                      e inizia a piovere. La pioggia ci accompagna fino a Schaffausen 
                      dove vogliamo vedere le cascate del Reno. Nell'ampio e comodo 
                      parcheggio troviamo altri camper italiani. Le cascate sono 
                      uno spettacolo notevole, ci sono delle terrazze di osservazione, 
                      alcune scavate nella roccia, che consentono una prospettiva 
                      veramente insolita in quanto sembra quasi di essere proprio 
                      sotto il ricciolo della cascata. Il posto vale sicuramente 
                      una visita, (magari dotati di kway). Ripartiamo, ricomincia 
                      la pioggia e dopo il confine con la Germania ci becchiamo 
                      un violentissimo acquazzone. La Sandra ed io cominciamo 
                      a temere che la nostra nuvola estiva ci abbia ritrovato 
                      e ci voglia accompagnare per il resto del viaggio, invece 
                      verso le 19 un timido raggio di sole si fa strada tra i 
                      pesanti nuvoloni e smette finalmente il diluvio. Raggiungiamo 
                      il camping di Donaneschingen: è posto in riva ad un suggestivo 
                      laghetto, i bagni sono molto puliti così come tutto il resto 
                      del campeggio che è ben tenuto e organizzato. Molte le roulottes 
                      stanziali. C'è un insolito contatore a gettone che eroga 
                      elettricità in misura di un Kw per ogni gettone inserito. 
                      Dalle sponde del laghetto si alzano in volo due grossi cigni: 
                      non ne avevo mai visti volare ed è curioso il rumore prodotto 
                      delle ampie ali che ricorda il cupo ritmare delle pale d'elicottero 
                      quando girano molto lentamente. A proposito di volatili, 
                      i nostri colombi continuano a tubare ma fortunatamente, 
                      tra baci e abbracci, si trova il tempo per una imponente 
                      spaghettata. La serata è abbastanza fredda e umida quindi, 
                      dopo cena, digestivo di rito e tutti a nanna.
                     
                      Domenica 11 Luglio 1999: Donanenschingen - Foresta nera 
                      - Reims. Mattinata freddina e nuvolosa. Sul vialetto 
                      che porta ai bagni una anziana signora tenta di investirmi 
                      con la bici e subito dopo mi attacca un bottone in lingua 
                      tedesca. Sfodero tutto il mio repertorio: "Ich nicht spreken 
                      deuch". Mi guarda come se mi vedesse solo ora e chiede: 
                      "Italiano?" in un tono tra l'incredulo e lo sgomento. Alla 
                      mia risposta affermativa replica con un incazzatissimo "Buonciorno" 
                      gira il ciclo e se ne va. Partiamo in direzione Foresta 
                      Nera passando per Villingen, st. Georges e Freiburg. Il 
                      panorama è bellissimo ed anche il tempo sembra migliorare. 
                      I paesi che attraversiamo sono molto caratteristici e in 
                      uno di questi, fermi ad un semaforo, scambiamo qualche saluto 
                      con alcuni emigrati italiani che hanno aperto qui una gelateria. 
                      Poco oltre ci fermiamo alla "casa dei 1000 orologi" vicino 
                      a Triberg, una sorta di grande magazzino pieno di caratteristici 
                      orologi quasi tutti cucù in legno intagliato. Alcuni sono 
                      dei veri capolavori. Il dna trasmessomi dal padre orologiaio 
                      ha un sussulto e mi innamoro perdutamente di un enorme cucù 
                      con carillon a sette melodie dal costo approssimativo di 
                      due milioni e mezzo di lire (marco più, marco meno). La 
                      Sandra capisce al volo la situazione, mi prende sottobraccio 
                      e parlandomi con calma e dolcezza, come quando si vuole 
                      tenere tranquillo un povero deficiente, mi trascina fuori 
                      dal luogo di perdizione. A titolo precauzionale saltiamo 
                      anche la visita al non distante museo dell'orologio (non 
                      si sa mai). Continuiamo e lungo la strada ci si ferma ad 
                      un'altra grande costruzione adibita a mercatino questa volta 
                      per l'acquisto di frutta e verdura e, visto che c'è, anche 
                      una bottiglia di grappa di pere, buona per le serate fredde 
                      a venire. Passiamo il confine con la Francia e dirigiamo 
                      in direzione Reims usando questa volta l'autostrada. Abbiamo 
                      anche noi modo di constatare che i gestori delle autostrade 
                      francesi devono avere discendenze Transilvane. Finalmente 
                      si arriva in città, in centro molte le barriere a 2 metri 
                      di altezza e del campeggio che ricordava l'Egido in un suo 
                      precedente viaggio, neanche l'ombra. Essendo domenica sera 
                      è tutto chiuso e di vigili o polizia nemmeno parlarne. Giriamo 
                      un po' sulla base dei ricordi di vent'anni fa del nostro 
                      caro amico, ma niente da fare. Durante il nostro peregrinare 
                      incontriamo nell'ordine: la bellissima sede dello champagne 
                      Pommery in un imponente castello circondato da un curatissimo 
                      parco; un camper francese che viaggia col gavone laterale 
                      aperto e che alle nostre urla di avvertimento fugge intimorito; 
                      un quartiere periferico abitato quasi esclusivamente da 
                      gente di colore, con strade piuttosto strette nelle quali 
                      giocano dei bambini che al nostro passaggio urlano cose 
                      incomprensibili ma dove le occhiatacce che ci lanciano gli 
                      adulti sono senz'altro più intelligibili; un cliente di 
                      Mc Donald's che senza smettere di mangiare il suo big Mac 
                      ci biascica che non ha mai sentito nemmeno parlare di campeggi 
                      in zona. Sconsolati dirigiamo verso sud dove dalle parti 
                      di Sillery sulle guide c'è segnalato un campeggio. Ad un'area 
                      di servizio c'è un camper tedesco i cui occupanti dicono 
                      che alla cassa gli hanno indicato un campeggio a soli cinque 
                      km da lì. Facciamo il pieno e dirigiamo anche noi al campeggio 
                      di Val de Vesle: è il camping municipale della città di 
                      Reims, l'area è all'interno di un bel bosco, il prato è 
                      ben tenuto ma i servizi sono assolutamente insufficienti. 
                      Fortunatamente si paga solo 28 franchi e tutto sommato va 
                      bene per passare una notte. Dopo una doccia la meritata 
                      cena e poi rimaniamo ancora fuori a goderci un po' di fresco 
                      e qualche zanzara fino a tardi.
                     
                      Lunedì 12 Luglio 1999: Reims - Aubigny au Bac. Bella 
                      giornata di sole e a tratti anche calda. Lasciamo Val de 
                      Vesle per tornare a Reims e visitare la città. Oggi non 
                      essendo giorno di mercato è possibile parcheggiare nell'area 
                      riservata che è piuttosto vicino al centro. La città è bella 
                      e pur essendo stata notevolmente danneggiata durante l'ultima 
                      guerra, conserva ancora una piccola parte del foro romano 
                      e la Porte Mars, quasi un piccolo arco trionfale sempre 
                      di epoca romana. La visita alla cattedrale, anche qui intitolata 
                      a "Notre Dame", è piuttosto deludente in quanto è stata 
                      quasi completamente ricostruita nel dopoguerra ed ovviamente 
                      con il restauro deve aver perso parecchio. Curioso all'interno, 
                      un grande orologio in legno che funziona in modo un po' 
                      strano, rimanendo fermo per alcuni minuti per poi recuperarli 
                      in pochi secondi con il veloce movimento delle lancette. 
                      Nella piazza antistante la chiesa, molti i negozi di souvenir 
                      che espongono accessori e materiali da collezione riguardanti 
                      ovviamente lo champagne. Durante la nostra passeggiata per 
                      il centro troviamo l'ufficio turistico, di fianco alla cattedrale, 
                      dove vi possiamo reperire le informazioni necessarie per 
                      la visita alle famose cantine di champagne e due negozi 
                      adiacenti che ci risolvono il problema della cena: baguettes 
                      croccanti e golose salsicce da grigliare. Facciamo uno spuntino 
                      durante il quale decidiamo per la visita alle cantine Mumm 
                      che a differenza delle altre sono le più vicine al centro, 
                      hanno un costo non eccessivo, non sono state visitate dall'Egidio 
                      nel suo precedente viaggio e, non determinante ma da non 
                      sottovalutare, sono le uniche che promettono un assaggio 
                      a fine visita. Arrivati allo stabilimento Mumm ci lasciano 
                      gentilmente parcheggiare i camper all'interno del cortile. 
                      Entriamo. L'Egidio è raggiante. E' chiaro che se siamo qui 
                      è soprattutto per soddisfare la sua passione di esperto 
                      enologo perciò, a visita iniziata, quando il poverino scopre 
                      di avere la batteria della telecamera completamente scarica 
                      poiché la Giovanna ieri sera si è dimenticata di spegnerla, 
                      ha una reazione deplorevolmente sconsiderata: "…Non ha importanza 
                      tesoro, sono cose che possono capitare…". (La forrrrsa de 
                      l'amore, cantava Jannacci !). Riprendo accuratamente tutta 
                      la visita con la mia telecamera ricattando meschinamente 
                      il povero Egidio (una copia del film = 50 bottiglie del 
                      tuo vino e senza prestazioni braccianticole, da conteggiare 
                      eventualmente a parte). La visita è comunque molto interessante, 
                      la nostra guida è una giovane e simpatica ragazza che parla 
                      molto bene l'italiano e ci illustra tutte le fasi di lavorazione 
                      del famoso vino compresa una dimostrazione del caratteristico 
                      remuage delle bottiglie. Alla fine veniamo ospitati in un 
                      elegante locale in stile yachting club dove ci viene offerto 
                      il famoso assaggio: optiamo per il Cordon Vert che, a differenza 
                      del ben più noto Cordon Rouge, è poco o per niente conosciuto 
                      in Italia. E' una piacevole sorpresa anche per chi come 
                      me non è un fanatico dello champagne, tanto che decidiamo 
                      per l'acquisto di una bottiglia da stappare a fine viaggio. 
                      Si riparte in direzione Calais, comoda la strada, bei panorami 
                      e poco traffico. Verso le 19 siamo in prossimità di Aubigny 
                      au Bac dove decidiamo di fermarci per la notte. Anche qui 
                      c'è un bel campeggio ma i bagni sono veramente poco curati, 
                      dovrò sostenere un match di pugilato con la gettoniera della 
                      doccia prima di potermi lavare. Il campeggio è prevalentemente 
                      stanziale con molte case mobili (ma perché le chiamano così 
                      ?); in una di queste, nella piazzola a fianco alla nostra, 
                      c'è una famiglia francese che guarda magilla e ci esprime 
                      evidente ammirazione. Non si fanno pregare quando chiedo 
                      se vogliono vederlo anche internamente: soprattutto lui 
                      scruta tutto attentamente con occhio quasi professionale. 
                      "Appassionato camperista?" chiedo "No, ex poliziotto" risponde. 
                      Passato anche l'esame della Gendarmerie attacchiamo la griglia 
                      e….. vai di salsiccia!
                     
                      Martedì 13 Luglio 1999: Aubigny au Bac - Calais - Canterbury 
                      - Chatam. Mattinata quasi novembrina con nuvole grigie 
                      e foschia ma non fa freddo come sarebbe logico aspettarsi. 
                      Si viaggia sempre in direzione Calais con la statale che 
                      offre un bellissimo panorama attraversando piccoli e graziosi 
                      paesi. Arriviamo al parcheggio del porto di Calais per l'ora 
                      di pranzo dopo il quale facciamo i biglietti e ci mettiamo 
                      in coda per l'imbarco. Qui, mentre un autista di un furgone 
                      inglese ci segnala la strada più comoda per raggiungere 
                      da Londra la Scozia, la Sandra attacca bottone via cb con 
                      un camionista di Forlì e pare di ascoltare Amarcord. A bordo, 
                      in prossimità del ristorante c'è una puzza nauseabonda, 
                      come se qualcuno si fosse dimenticato sul fuoco un grosso 
                      tegame contenente ragù in scatola di pessima qualità. Ripariamo 
                      al duty free dove i prezzi sono convenienti solo per gli 
                      inglesi. Non resta che scorrere qualche articolo riguardante 
                      lo schianto di Schumy a Silverstone, ed ecco le bianche 
                      scogliere di Dover. Molta emozione durante lo sbarco perché 
                      non vedo l'ora di cimentarmi nella guida a sinistra ed in 
                      effetti l'impatto è abbastanza scioccante, soprattutto al 
                      primo incrocio con la classica rotonda. Dirigiamo con l'autostrada 
                      verso Canterbury e una volta arrivati parcheggiamo nel posteggio 
                      di un centro commerciale dove comunque è necessario pagare 
                      all'immancabile parchimetro. Nasce il problema della moneta: 
                      entriamo nel centro commerciale ed alla tabaccheria chiedo 
                      se mi cambiano una banconota da 20 sterline. La commessa 
                      non deve aver capito il mio problema e mi restituisce un 
                      foglio da 10 e due da 5. Chiedo allora una scatola di sigari 
                      pagando con la moneta da 10 e mi aspetto un resto di circa 
                      7 sterline tutte in moneta. Niente, ancora un foglio da 
                      5. Imbarazzato, e riproponendo il foglio da 5, confesso 
                      che devo mettere moneta nel parchimetro e la signora, ormai 
                      esasperata, mi cambia in tutti i tagli disponibili accompagnando 
                      il gesto con ostentazione quasi a sottolineare il suo pensiero 
                      che deve significare più o meno: "beccati questi, e questi, 
                      e questi, e va a morì ammazzato te e il tuo parchimetro!" 
                      Finalmente a posto, andiamo in centro. La città valeva una 
                      sia pur breve visita perché è bellissima, così come la cattedrale 
                      la cui navata pare sia la più lunga tra le chiese medievali 
                      d'Europa con i suoi 170 metri. Purtroppo non possiamo vedere 
                      il coro per l'inizio delle funzioni religiose. Nella piazzetta 
                      antistante l'ingresso della cattedrale, incontriamo molti 
                      ragazzi italiani, qui probabilmente in vacanza di studio, 
                      che a quanto pare se la spassano alla grande. Non è corretto 
                      lo so, ma non resisto alla tentazione e fingendo di guardare 
                      una vetrina, origlio la telefonata di una ragazzina che, 
                      molto abilmente, convince il paparino ad un sollecito invio 
                      di soldi. Un vero capolavoro di diplomazia, quasi mi offro 
                      per un prestito! A proposito di vetrine, c'è una libreria 
                      vicino al centro, che ha la porta e le vetrine inclinate 
                      di circa 45 gradi rispetto al piano stradale e danno la 
                      sensazione che tutta la costruzione sia effettivamente inclinata. 
                      Veramente insolita. Si sono fatte ormai le 20, decidiamo 
                      di non andare a Londra stasera in quanto, stando ai messaggi 
                      raccolti su Turismo Itinerante, il campeggio che abbiamo 
                      scelto, Abbey Wood, è mal segnalato e difficile da raggiungere. 
                      Optiamo per Chatam, dove c'è un bel campeggio tranquillo 
                      nel quale concedo una superba quanto personalissima interpretazione 
                      degli spaghetti alla carbonara! Clamoroso successo (modestia 
                      a parte).
                     
                      Mercoledì 14 Luglio 1999: Chatam - Londra. Bella 
                      mattinata con a tratti un tiepido sole. Dobbiamo scaricare 
                      i serbatoi e qui non c'è camper service per cui torna utile 
                      la famosa "carriola merdaiola" con tutte le considerazione 
                      del caso : "…è uno sporco lavoro, etc etc.". Si va verso 
                      Londra armati di santa pazienza e rassegnati a perdere una 
                      mezza giornata nella ricerca di Abbey Wood, invece sulla 
                      M2 in prossimità di Bexleyheath troviamo un grosso cartello 
                      che indica l'uscita per il campeggio e, una volta usciti, 
                      un "mare di cartelli" ci conducono senza possibilità di 
                      errori a Abbey Wood. Ci siamo arrivati in meno di un'ora 
                      da Chatam! Il camping è bello e, ironia della sorte, c'è 
                      anche il camper service. Alla reception un cartello invita 
                      a non lasciare scarpe fuori da tende o camper in quanto 
                      sono un passatempo molto apprezzato dalle volpi che frequentano 
                      il campeggio inoltre prega di non dare cibo ai numerosi 
                      scoiattoli che scorazzano per il grande prato. Invito, quest'ultimo, 
                      per la verità poco seguito dai campeggiatori, la Sandra 
                      in testa. Ci sistemiamo e dopo pranzo, dalla vicina stazione, 
                      prendiamo il treno che ci condurrà direttamente al centro 
                      di Londra. Facciamo una lunga passeggiata costeggiando il 
                      Tamigi, dal bellissimo Tower Bridge sino al Big Ben. La 
                      coda per entrare alla abbazia di Westminster è interminabile 
                      e pertanto soprassediamo. Quasi di fronte, c'è una hall 
                      dove presumiamo si celebri una festa di laurea in quanto 
                      i festeggiati, che stazionano nel giardino antistante, hanno 
                      tutti il classico cappello quadro con fiocco spiovente e 
                      la toga nera. I casi sono due: o il corso è stato particolarmente 
                      duro, o i beveraggi della festa erano notevolmente alcolici, 
                      poiché qui tutti ostentano la massima felicità continuando 
                      a scambiarsi baci e abbracci ed a lanciare in aria i berretti. 
                      Torniamo verso Trafalgar Square dove dalla vicina stazione 
                      di Charing Cross riprendiamo il treno per Abbey Wood. Giù 
                      dal treno, sulla strada per il campeggio, c'è un supermercato 
                      gestito da indiani (nel senso di provenienti dall'India) 
                      che rimane aperto tutti i giorni fino alle 21 e risolve 
                      così non pochi problemi di approvvigionamento. Nel camping 
                      sono arrivati altri camper e molti sono italiani e sono 
                      loro i principali indiziati quando a tarda sera viene rinvenuto, 
                      tra i bidoni dell'immondizia, il cadavere di una dama alla 
                      quale è stato tirato il collo! Nulla di cruento, si tratta 
                      di una dama da cinque litri di rosso del Salento (scusate 
                      la rima).
                     
                      Giovedì 15 Luglio 1999: Londra. Giornata poco nuvolosa 
                      che volge al sereno. Con il comodo trenino andiamo a Londra 
                      per recarci subito a Buckingham Palace per il cambio della 
                      guardia. Percorriamo tutto il Mall incrociando un plotone 
                      di Guardia Reale a cavallo che ha un trombettiere da crocefiggere 
                      sul posto, tanto è stonato. Lungo il bellissimo viale, sono 
                      tanti i nuovi taxi che vi transitano ma pure se hanno mantenuto 
                      una struttura di carrozzeria simile a quella dei tipici 
                      e vecchi taxi londinesi, sono naturalmente molto meno suggestivi 
                      degli originali. Riusciamo a trovare posto sul lato sinistro 
                      del monumento prospiciente il palazzo. Probabilmente il 
                      punto d'osservazione migliore è sulla scalinata del monumento 
                      stesso, proprio di fronte al balcone reale perché si ha 
                      modo di tenere sott'occhio le due entrate laterali nonché 
                      tutto quello che succede nel cortile. Il cambio avviene 
                      alle 11.30: inutile dire che i posti sulla suddetta scalinata 
                      sono esauriti già da diverse mezz'ore. C'è un magrissimo 
                      poliziotto a cavallo il cui compito dev'essere quello di 
                      controllare che nessuno si arrampichi sulle statue del monumento 
                      e si incazza terribilmente con un gruppo di monelli, più 
                      o meno dodicenni, che sembrano essere lì apposta per rendergli 
                      la vita difficile. A risolvere la situazione, giunge un 
                      minuto ed anziano signore in borghese con una trasmittente 
                      ed un auricolare simile a quelle degli agenti segreti: mi 
                      fa tenerezza pensare che sia uno 007 ormai in disarmo. Dopo 
                      la cerimonia, la Sandra pretende che venga rispettata la 
                      tradizione iniziata nella nostra precedente visita a Londra: 
                      pranzo a palazzo reale! Detto fatto! "Onions and moustard?" 
                      chiede il maitre con professionalità, "Of course" rispondo 
                      io con mondana sufficienza. (Bisogna ammettere che mangiare 
                      un fetentissimo hot dog però acquistato dal carrettino davanti 
                      a Buckingham Palace, è tutta un'altra cosa!). Passando per 
                      Green Park, Piccadilly e Regent Street andiamo verso Carnaby 
                      Street e sono felice perché lì potrò rivisitare il negozietto 
                      di uno dei più vecchi produttori di pipe e miscele di tabacco 
                      di Londra, Inderwick's, fondato nel lontano 1797. Invece 
                      il negozio non c'è più: mi sento come un bimbo al quale 
                      abbiano rubato l'orsacchiotto preferito. Per strada c'è 
                      un vecchietto che qui lucida scarpe dal 1947, almeno così 
                      dicono i cartelli che espone, e dice che il negozio è chiuso 
                      o trasferito ma non sa indicarmi dove. Un indiano (sempre 
                      dell'India) dice che potrebbe essere in Oxford Street ma 
                      non sa essere più preciso. Annego la delusione in una fresca 
                      birra del vicino Shakespeare Pub. Giriamo ancora un po' 
                      per le vie di Soho e raggiungiamo la caratteristica Chinatown 
                      poi, per riposarci un po', con i nostri biglietti giornalieri, 
                      ci facciamo scarrozzare dai caratteristici autobus a due 
                      piani. E' una buona idea, cambiando tre linee giriamo un 
                      quarto di città in poco più di un'ora sempre comodamente 
                      seduti al panoramico piano superiore. Ritornati a Trafalgar 
                      Square visitiamo l'adiacente mercatino di cianfrusaglie 
                      e poi andiamo in stazione per il ritorno ad Abbey Wood. 
                      Dentro c'è molta confusione, sono le 18.30 e quindi è l'ora 
                      di punta però sembra che ci sia un qualche disservizio o 
                      sciopero perché le partenze di alcuni treni vengono cancellate. 
                      Non è una scusa, la situazione è così caotica che sbagliare 
                      treno è quasi d'obbligo. E noi non ci facciamo pregare, 
                      anzi corriamo pure per non perderlo, quello schifoso di 
                      un treno, che oltre ad essere pieno all'inverosimile, è 
                      un diretto che non si fermerà prima di aver corso per un'ora 
                      fino a Tonbridge, da qualche parte a sud-est di Londra, 
                      addirittura fuori dalla cartina dei trasporti urbani! Il 
                      controllore è molto gentile e comprensivo anzi, continua 
                      a scusarsi lui per il disguido e non ci fa pagare il supplemento 
                      che dovremmo. Scendiamo e prendiamo il treno in direzione 
                      Londra che fortunatamente arriva subito. Quando mostriamo 
                      i nostri biglietti urbani al nuovo controllore, ci chiede 
                      se abbiamo sbagliato treno nel tono di chi conosce già la 
                      risposta e anche lui ci grazia del supplemento. Verso le 
                      21 finalmente caaasaaa!!! Nel campeggio, mentre attraversiamo 
                      il prato, salutiamo l'equipaggio di un camper tedesco che 
                      ci risponde calorosamente in italiano mentre gli equipaggi 
                      di due camper italiani fanno gli indiani (nel senso che 
                      non ci filano neanche di striscio, è triste ma è così.). 
                      Mentre ceniamo una volpe un po' spelacchiata, gira guardinga 
                      tra i camper in cerca di cibo o scarpe.
                     
                      Venerdì 16 Luglio 1999: Londra. Giornata nuvolosa 
                      ma non piove. Andiamo al mercato dell'antiquariato di Bermondsay 
                      che dovrebbe essere il più importante di Londra dopo quello 
                      di Portobello. Scendiamo alla stazione di London Bridge, 
                      per strada mentre guardiamo la cartina per orizzontarci 
                      una signora si ferma, ci chiede se vogliamo aiuto e ci indica 
                      la strada per il mercato (qualcosa sta cambiando in Inghilterra). 
                      Il mercatino è vasto, si tiene solo di venerdì ma alle 12 
                      cominciano a smontare per chiudere alle 14. Si dice che 
                      gli affari migliori si fanno all'alba. Per come la vedo 
                      io, a parte qualche pezzo d'argenteria e qualche orologio 
                      da tasca che potrebbero essere interessanti con un cambio 
                      della sterlina per noi un po' più ragionevole, il mercato 
                      non offre molto di più delle nostrane bancarelle. Di fianco 
                      al mercato c'è un bel pub: il Marygold free house (free 
                      house perché il locale non è legato ad un'unica qualità 
                      di birra ma se ne possono gustare di diverse marche). Sosta 
                      per il pranzo. Chiediamo il piatto del locale e ci viene 
                      servito il Marygold platter, una sorta di incubo sotto forma 
                      di una montagna d'insalata mista contornata da una frittura 
                      di patate, calamari, merluzzo, funghi ed una cosa non meglio 
                      identificata ma commestibile e gradevole. A corredo, due 
                      bicchierini contenenti ketchup inglese dal gusto affumicato 
                      e mayonese di Digione al rafano. Il tutto per 2,5 sterline. 
                      Superato il primo momento di imbarazzo, il piatto risulta 
                      essere molto appetitoso e lo spazzoliamo con una pinta di 
                      birra. Dopo pranzo torniamo in centro in autobus e passeggiamo 
                      da Trafalgar a Leicester Square dove c'è la statua dedicata 
                      a Chaplin. Nei bagni sotterranei della piazza, vedo un punk 
                      davanti ad un asciugamani elettrico: sembra che tenga sotto 
                      il getto d'aria una specie di fagotto e invece, guardando 
                      meglio, è un grosso serpente che sta evidentemente scaldando 
                      (quando si dice l'amore per gli animali!) Completata l'operazione, 
                      il punk si mette al collo il rettile, lascia anche lui una 
                      pisciatina e torna a sdraiarsi nei giardini. Passiamo ancora 
                      da Soho e davanti ad un locale dove danno spettacoli hard 
                      dal vivo, propongo ai nostri sposini di unire l'utile al 
                      dilettevole: la Giovanna m'incenerisce con lo sguardo (come 
                      non detto). Arriviamo in Kingly street, una via parallela 
                      a Carnaby street, dove c'è un negozio che vende solo dischi 
                      e gadget dei Beatles. Sempre per via del cambio risulta 
                      essere piuttosto caro ma valeva una visita poiché la musica 
                      ed i video che vi vengono diffusi sono impagabili (quasi 
                      mi commuovo nel sentire un brano che non ascoltavo da circa 
                      trent'anni). Proprio per non uscire a mani vuote compro 
                      un mouse pad con la foto dei mitici. Riprendiamo il nostro 
                      giro. Avevo letto su qualche guida che in Lamb's Street 
                      c'è un vecchio pub che era solito frequentare Dickens. Decidiamo 
                      di arrivarci a piedi. E' una bella scarpinata da Soho, ma 
                      ci dà modo di vedere un pezzetto di Londra fuori dai classici 
                      itinerari turistici. Anche in questo caso, lungo la strada 
                      mentre consultiamo la cartina, una donna si ferma spontaneamente 
                      e ci indica la strada (decisamente qualcosa sta cambiando 
                      in Inghilterra!). In Lamb's Street c'è un unico pub, il 
                      Lamb's appunto, vecchio, confortevole ma non vi è all'interno, 
                      alcun riferimento a Dickens. Siamo stanchi per stare a sottilizzare 
                      e decidiamo che il pub è quello, brindando con una buona 
                      bitter. Le signore chiedono uno shandy che altro non è che 
                      un "gasbir" come lo chiamano in Brianza: un beverone misto 
                      di birra e gazzosa. Torniamo al campeggio (molto attenti 
                      ai treni) e subito una fresca doccia. Un simpatico inglese 
                      entra nei bagni urlando: "Dov'è la mia doccia? Voglio la 
                      mia doccia!" gli diamo immediatamente priorità di scelta. 
                      Appena ricomposto e rinfrescato chiede da dove veniamo, 
                      se in Italia vi sono campeggi altrettanto confortevoli e 
                      continua a decantare la comodità e la bellezza di Abbey 
                      Wood tanto che ho il sospetto che sia uno dei proprietari. 
                      Anche stasera scambiamo cordiali saluti con i tedeschi. 
                      Di volpi invece non se ne vedono.
                     
                      Sabato 17 Luglio 1999: Londra - Edimburgo. Mattinata 
                      quasi serena. Lasciamo Abbey Wood, il programma è semplice: 
                      "si va in direzione Edimburgo e dove si arriva, si arriva…". 
                      Sbagliamo strada quasi subito e ci infiliamo in una via 
                      senza uscita; mentre facciamo inversione di marcia, un uomo 
                      si ferma in mezzo alla strada a dirigere il traffico per 
                      agevolarci nella manovra (crolla definitivamente il pregiudizio 
                      dell'inglese freddo, scostante e menefreghista). Finalmente 
                      sulla M1 in direzione North. Il traffico è intenso ma molto 
                      disciplinato, gli automobilisti inglesi sono correttissimi: 
                      quando si vuole sorpassare basta mettere la freccia ed i 
                      veicoli che sopraggiungono rallentano segnalando coi fari 
                      quando uscire e quando rientrare a sorpasso ultimato, una 
                      vera libidine per chi è abituato al "rollerball" delle tangenziali 
                      italiane. Purtroppo c'è anche una nota dolente perché sulla 
                      corsia opposta alla nostra, vediamo un grosso cane nero 
                      che corre tra le macchine. Ha un palmo di lingua fuori e 
                      sembra letteralmente impazzito dal terrore: non possiamo 
                      fare niente se non prendere atto dell'ennesima dimostrazione 
                      che abbandonare un cane in autostrada è una delle crudeltà 
                      più atroci che si possano fare all'animale. Facciamo il 
                      primo pieno in terra inglese e ci succhia quasi 150 carte 
                      da mille! Sulla strada, poco prima di Consett vicino ad 
                      un campo d'aviazione, c'è un enorme monumento metallico 
                      raffigurante un Icaro stilizzato. Continuando nel viaggio, 
                      ci accorgiamo che il paesaggio sta decisamente cambiando, 
                      quasi a segnalarci che siamo vicini alla nostra meta. Passiamo 
                      sotto imponenti e minacciosi nuvoloni scuri che di tanto 
                      in tanto lasciano filtrare un raggio di sole che cambia 
                      letteralmente il panorama facendo risplendere i colori cupi 
                      di poco prima. A momenti esco di strada, perché mi distraggo 
                      guardando un grande campo d'orzo che si muove al vento con 
                      una lentezza irreale, quasi fosse un lago di denso olio 
                      dorato. E finalmente un cartello ci dà il benvenuto in Scozia! 
                      C'è un prato pieno di quelle che a prima vista sembrano 
                      buche di talpa: no, si muovono! Sono conigli selvatici a 
                      decine, forse centinaia. Siamo contenti, è tutto bellissimo 
                      e continuiamo a viaggiare fino a giungere ad Edimburgo: 
                      ci siamo schiumati oltre 700 km ma non è stato per niente 
                      faticoso, le fatiche cominciano entrati in città. Trovare 
                      un campeggio è un'impresa, quello che ricordava l'Egidio 
                      non c'è più. Edimburgo è una città bellissima, anche nei 
                      sobborghi, ma preferiremmo visitarla con più calma. Chiedo 
                      informazioni a una ragazzina dai capelli color del rame 
                      che sembra faccia apposta a parlare velocissimo. Non capisco 
                      nulla finché non si incontra un pacato signore che con estrema 
                      precisione ci indica la strada per il Mortonhall Caravan 
                      Park. Le ragazze della reception hanno tutte una leggera 
                      maglietta con il logo del camping, sul soffitto c'è un ventilatore 
                      che gira a manetta ma fuori, almeno per noi, fa un freddo 
                      becco! Il campeggio è ben tenuto, ci vengono assegnate le 
                      piazzole e finalmente doccia, pastasciutta e relax. Il sole 
                      comincia a tramontare alle 22.30.
                     
                      Domenica 18 Luglio 1999: Edimburgo. Stanotte ha piovuto, 
                      oggi è nuvolo e un maglioncino non è per nulla sgradito. 
                      Fuori dal campeggio c'è un prato recintato dove pascolano 
                      alcuni bovini delle Highlands, dal caratteristico manto 
                      a pelo lungo e lanuginoso e le imponenti corna. Vengono 
                      incessantemente fotografati dai campeggiatori che escono, 
                      neanche si trattasse di Claudia Shiffer e Naomi Campbell. 
                      La fermata del bus che porta in centro è proprio all'ingresso 
                      del camping ma il viaggio, peraltro non eccessivamente lungo, 
                      risulta essere uno stress incredibile in quanto c'è una 
                      fermata ogni cento metri e il conducente deve occuparsi 
                      anche della vendita dei biglietti. Finalmente si arriva. 
                      Essendo domenica, lungo le vie del centro, ci sono moltissimi 
                      pipers nelle caratteristiche divise dei vari reggimenti 
                      scozzesi, che si danno il cambio per intrattenere il pubblico 
                      fino a pomeriggio inoltrato con le loro suggestive esecuzioni 
                      musicali. Guardandoli soffiare, ci si rende conto che la 
                      cornamusa non dev'essere uno strumento tanto facile da suonare. 
                      Il castello apre alle 13 per le visite, quindi libero sfogo 
                      allo shopping nei numerosi negozi di souvenir sulla High 
                      Street. Vicino al castello c'è una bellissima cattedrale 
                      in stile gotico, evidentemente sconsacrata, adibita a centro 
                      commerciale con tanto di fast food incluso, ne rimango letteralmente 
                      sconcertato. Non si tratta di bigottismo ma, secondo me, 
                      un luogo che è stato il simbolo dell'espressione della fede 
                      di tanta gente (di qualunque fede si tratti) credo che meriti 
                      una collocazione un po' più nobile. Poco oltre ne troviamo 
                      un'altra adibita a libreria (va già meglio). Ci rifacciamo 
                      con la visita alla cattedrale di S. Giles al cui ingresso 
                      sosta diritto come un fuso e soffiando come un mantice, 
                      l'immancabile piper. All'interno c'è una piccola cappella 
                      (Thistle Chapel) che contiene un magnifico coro in legno 
                      finemente intarsiato. Lungo la navata aleggia, invece del 
                      prevedibile profumo d'incenso, uno strano odore di cucina. 
                      Il mistero è presto svelato: in un angolo della chiesa, 
                      vicino all'uscita secondaria, c'è una scalinata che conduce 
                      ai sotterranei dove vi si possono trovare i bagni ed un 
                      piccolo locale dove vengono serviti pasti caldi. Gli avventori 
                      sono tutte persone anziane e poco abbienti a giudicare dall'aspetto. 
                      Mi piace questa concezione di chiesa quale luogo adibito 
                      non solo al conforto spirituale ma anche a quello corporale. 
                      Proseguiamo lungo il cosiddetto Royal Mile, l'insieme di 
                      strade che dal castello portano al Palace of Holyroodhouse, 
                      dove risiedono i sovrani d'Inghilterra durante le loro visite 
                      in Scozia, e arriviamo fino alla casa-monumento di John 
                      Knox (riformatore scozzese, dicono le guide). Visto che 
                      sono le 12.30 entriamo nell'adiacente pub, il Royal Mile 
                      appunto, che ha una tranquilla ed accogliente saletta dove 
                      si può pranzare lontano dall'eventuale chiasso del bar. 
                      Da inguaribili curiosi, l'Egidio ed io prendiamo il coraggio 
                      a due mani ed ordiniamo l'haggis, il tipico piatto scozzese. 
                      Per chi non lo sapesse, l'haggis viene preparato con lo 
                      stomaco di una pecora riempito delle sue frattaglie (cuore, 
                      fegato, polmoni ed altre schifezze varie) mischiate con 
                      farina d'avena, grasso di montone, cipolle, pepe, sale e 
                      fatto cuocere per alcune ore. Il ripieno viene poi tritato 
                      e servito come una specie di hamburger disfatto, con chips 
                      e chappit tatties (volgarissimo purè di patate). Al gusto 
                      risulta piuttosto piccante e, se non si pensa a cosa si 
                      sta mangiando, è anche abbastanza gradevole. Inutile dire 
                      che la digestione è lunga, laboriosa e a volte fragorosa. 
                      Dopo pranzo ci dividiamo: la Sandra continua nello shopping 
                      mentre il resto della compagnia dirige verso il castello 
                      al cui ingresso ci sono due soldati di sentinella con tanto 
                      di fucile automatico con baionetta innestata, divisa militare, 
                      aspetto marziale ma di sesso inequivocabilmente femminile, 
                      il che non le rende meno minacciose ma suscita inevitabilmente 
                      la curiosità dei turisti e le foto si sprecano. Dai bastioni 
                      si gode un bellissimo panorama della città, visitiamo i 
                      vari musei militari dei reggimenti scozzesi, che conservano 
                      interessanti cimeli delle varie campagne alle quali hanno 
                      partecipato. Interessante anche la prigione militare e i 
                      sotterranei dove vi è conservato il Mons Meg, un cannone 
                      del 1400 con una bocca di oltre mezzo metro di diametro. 
                      Sempre nei sotterranei c'è un set fotografico dove ci sono 
                      sarte, truccatrici e computer che elaborano le immagini, 
                      per permettere ai turisti di farsi fotografare nei costumi 
                      d'epoca. Sono molto meticolosi nei preparativi ed il divertimento 
                      è più quello del pubblico che vi assiste che di quelli che 
                      pagano per farsi fotografare. Al termine della visita, verso 
                      le 17 ci si ritrova con la Sandra per un altro giro del 
                      centro città, inizia a piovigginare e i pipers cominciano 
                      a ritirarsi. Dopo un'oretta quando la pioggia si fa più 
                      decisa, rientriamo in campeggio. Stasera tocca a me e all'Egidio 
                      lavare i piatti.
                     
                      Lunedì 19 Luglio 1999: Edimburgo - Dalwhinnie - Dornoch. 
                      Ha continuato a piovere per quasi tutta notte, stamattina 
                      è molto nuvoloso. Anche in questo campeggio ci sono delle 
                      volpi, la Sandra ne ha vista una all'alba che si aggirava 
                      per il prato. Andiamo a scaricare i serbatoi e incontriamo 
                      due camper di Perugia che vengono dalle Highlands, hanno 
                      trovato un tempo infame e la cosa non ci incoraggia molto. 
                      Si dirige sempre verso nord con la A9, il tempo rimane nuvolo 
                      ma non piove, c'è vento. Il viaggio è comunque molto piacevole, 
                      il traffico non è intenso ed il panorama è veramente splendido 
                      e rilassante: non si contano le tonalità di verde. Giungiamo 
                      a Dalwhinnie ed andiamo a visitare l'omonima distilleria 
                      di whisky che è uno dei sette più rinomati delle Highlands. 
                      Già nel parcheggio, l'odore della fermentazione è molto 
                      intenso; la guida parla in un inglese molto veloce e stretto 
                      per cui, quando qualcosa sfugge, dobbiamo farci aiutare 
                      dall'Egidio che conosce tutto il procedimento di lavorazione. 
                      Molto interessante comunque, valeva la visita. I prezzi 
                      sono comunque proibitivi sia per il cambio che per le tasse 
                      che qui gravano sugli alcolici: una bottiglia, qui nella 
                      distilleria, costa circa il doppio di quanto si paga in 
                      Italia. Assurdo! Al termine del giro ci offrono un assaggio 
                      del loro prodotto: squisito certo, ma sono le 13 e siamo 
                      a stomaco praticamente vuoto. Usciamo dalla distilleria 
                      e ci fermiamo in un parcheggio di un vicino paese per mettere 
                      giù qualcosa che assorba un po' i fumi dell'alcool. Durante 
                      il pranzo inizia a piovere forte; si fermano due con una 
                      splendida MG d'epoca scoperta. Fanno una fatica incredibile 
                      per alzare la capote, è più l'acqua che prendono che quella 
                      che riescono a salvare all'abitacolo e appena hanno finito, 
                      smette immediatamente di piovere. Fanno finta di niente 
                      e ripartono con la capote alzata e i vetri appannati. Ripartiamo 
                      anche noi. Non vorrei ripetermi, ma il panorama continua 
                      ad essere incantevole. Arriviamo a Dornoch dove le guide 
                      ci segnalano un campeggio, sbagliamo la deviazione e così 
                      ci tocca di far inversione di marcia in una piazzola lungo 
                      la strada. La Sandra si offre di scendere per aiutarmi nella 
                      manovra, io declino con sufficienza in quanto la strada 
                      è molto larga e, in retromarcia, urto con il posteriore 
                      contro un grosso cavo d'acciaio posto a cavallo dei paracarri 
                      della piazzola. Salta il rifrangente d'angolo e si rompe 
                      un pezzetto della carenatura posteriore. La Sandra non profferisce 
                      verbo ma il suo silenzio è sicuramente meno clemente dell'arringa 
                      del pubblico ministero nel processo contro Jack lo Squartatore! 
                      Dal canto mio ostento una flemmatica indifferenza dissertando 
                      sull'inopportuno vezzo degli scozzesi di tendere un cavo 
                      d'acciaio tra i paracarri ma nel contempo, tra me e me, 
                      faccio una severa autocritica (…sono una testa di czz, sono 
                      una testa di czz, sono una …). Arriviamo al Pitgrudy Caravan 
                      Park che è situato appena fuori Dornoch: è bellissimo, le 
                      piazzole riservate ai camper hanno la base in cemento per 
                      non impantanarsi in caso di pioggia ed ognuna ha un rubinetto 
                      dell'acqua e un pozzetto per le acque grigie, i piccoli 
                      bagni sono in uno stato di pulizia a dir poco eccellente 
                      e anche il panorama circostante è bellissimo. Con un tubetto 
                      di silicone e nastro superadesivo, riesco a rimediare alla 
                      meglio al danno prodotto; la serata è tiepida ma quando 
                      decidiamo di mangiare all'aria aperta inizia a piovere così 
                      tutti dentro e pastasciutta per consolarsi delle sorti avverse.
                     
                      Martedì 20 Luglio 1999: Dornoch - Golspie - John O'Groats 
                      - Bettyhill. Stanotte ha piovuto ma stamattina è sereno 
                      e fa quasi caldo. Andiamo a Dornoch per fare un po' di spesa. 
                      Bello il paese, piccolo ma accogliente e tranquillo, anche 
                      qui tanti i Bed and Breakfast. Sempre sulla strada verso 
                      nord, arriviamo a Golspie per visitare il bel castello di 
                      Dunrobin. Nell'ampio parcheggio ci accoglie un giovane suonatore 
                      di cornamusa nell'impeccabile divisa con kilt. L'interno 
                      è bellissimo ancora arredato come all'epoca dei proprietari, 
                      i duchi Sutherland, dalla grande sala da pranzo elegantemente 
                      apparecchiata per dieci, alla sala del biliardo, le camere 
                      da letto e via via sino alla ricca biblioteca. C'è un ritratto 
                      di Garibaldi ed un cartello che annuncia che qui pernottò 
                      il nostro eroe dei due mondi, dimenticando persino una pantofola 
                      ora conservata in una vetrinetta (…notte movimentata?…). 
                      Alle 13, nel bellissimo giardino, c'è una delle tre esibizioni 
                      giornaliere dei falconieri che, con falchi appunto ed altri 
                      rapaci, intrattengono i visitatori con un divertente ed 
                      interessante spettacolo. Mentre sto filmando, l'istruttore 
                      mi si mette dietro le spalle e chiama un falco. Rimango 
                      immobile (più per la paura che per sangue freddo) ed ho 
                      modo di riprendere l'attacco del rapace che plana con gli 
                      artigli protesi, a pochi millimetri dalla mia testa sfiorandomi 
                      i capelli. Emozionante, ma bella la ripresa. Al termine, 
                      andiamo a vedere gli altri rapaci che non sono stati impegnati 
                      nello spettacolo e poi, sempre passeggiando per il giardino, 
                      andiamo verso una specie di grande serra adibita a museo. 
                      Questo potevamo anche risparmiarcelo poiché è pieno zeppo 
                      dei trofei di caccia che i duchi Sutherland hanno preso 
                      durante i loro viaggi, soprattutto in India: centinaia di 
                      animali grandi e piccoli ammazzati, decapitati ed impagliati 
                      per il piacere e la vanità dei nobili signori. Dopo uno 
                      spuntino ripartiamo in direzione nord seguendo la strada 
                      lungo la costa, a circa 20 km da John O' Groats, la nostra 
                      meta, inizia a piovere e la pioggia ci accompagnerà sino 
                      all'arrivo ma non guasterà comunque la bellezza del panorama 
                      circostante. Arriviamo finalmente all'estrema punta di nord 
                      est della Scozia: effettivamente non è che ci sia molto 
                      da vedere ma la Sandra ed io siamo comunque soddisfatti 
                      perché questo è il luogo più a nord che abbiamo mai visitato. 
                      C'è un grande parcheggio con molti camper, uno ha sul tetto 
                      una bandiera italiana, un altro una bandiera nera pirata 
                      con tanto di teschio e tibie incrociate. Da qui partono 
                      i traghetti per le isole Orcadi che purtroppo non potremo 
                      visitare per mancanza di tempo così non ci resta che visitare 
                      the Last House, l'estrema costruzione dell'isola britannica, 
                      ora adibita a negozio di souvenir con un piccolo museo annesso. 
                      Facciamo ancora due passi per il paese e poi dirigiamo verso 
                      ovest sempre lungo la costa. La strada si stringe fino a 
                      diventare una delle caratteristiche single track con le 
                      piccole piazzole per smistare il traffico; c'è molta cortesia 
                      da parte degli automobilisti scozzesi e quando si incrocia 
                      un altro veicolo non c'è assolutamente alcun problema di 
                      precedenza: ci si ferma o si passa a seconda di chi è più 
                      vicino alla piazzola e, cosa molto simpatica, ci si scambia 
                      sempre un cortese gesto di saluto. Ora, vedendo cosa succede 
                      ai nostri incroci anche quando sono regolati da semafori, 
                      viene da pensare che se ci fosse questo sistema viario anche 
                      in Italia, si sprecherebbero gli imbecilli che tirerebbero 
                      notte, radiatore contro radiatore, nel decidere chi deve 
                      passare per primo. Lungo la strada, ci fermiamo per guardare 
                      da vicino alcuni dei numerosissimi e strani fiori che non 
                      hanno petali ma ciuffetti di fili lanuginosi e bianchi che 
                      anche al tatto ricordano la lana grezza. L'Egidio, che può 
                      vantare due spedizioni a capo Nord, ci dice che sono piante 
                      piuttosto comuni a queste latitudini. Poco oltre, la strada 
                      comincia a diventare un po' difficile per via di numerosi 
                      lavori in corso per allargarla, siamo anche un po' stanchi 
                      e giunti a Bettyhill, quattro casette in croce e un campeggio 
                      adagiato sul fondo di una piccola valle, ci fermiamo. L'insieme 
                      è abbastanza squallido se rapportato alle meraviglie del 
                      paesaggio viste sinora, ma si sono fatte anche le 20,30 
                      e ci adattiamo. I bagni sono insufficienti, non c'è camper 
                      service ma c'è una tritapalle francese che prima litiga 
                      con dei tedeschi perché non tengono al guinzaglio il loro 
                      giocoso ed innocuo cucciolone di labrador, poi se la prende 
                      con dei ragazzi che lavorano ai cantieri stradali perché, 
                      a suo dire, dalla loro roulotte esce della musica troppo 
                      rumorosa e alla fine tenta di coinvolgere anche noi nelle 
                      sue proteste (…ma va a ciapà i ratt!!!…). La serata è fresca 
                      e pare fatta apposta per la griglia, per cui si cena con 
                      bruschette e spiedini. Dopo cena vediamo qualche coniglio 
                      selvatico che gira per il prato ma non si avvicinano nemmeno 
                      con dei pezzi di carota con i quali la Sandra tenta di attirarli.
                     
                      Mercoledì 21 Luglio 1999: Bettyhill - Loch Ness - Fort 
                      William. Stanotte ha piovuto forte e a più riprese ma 
                      la mattina è piacevolmente serena. Prendiamo la strada verso 
                      sud che costeggia il fiume Naver che nasce dall'omonimo 
                      lago, è una single track che ci condurrà fino a Bonarbridge. 
                      La strada è lunga circa ottanta km e per me ripaga abbondantemente 
                      i quasi tremila che si sono fatti per arrivarci! Non è agevole, 
                      almeno per me, guidare un camper su questa stretta carreggiata 
                      tuttavia credo di non avere mai guidato così volentieri 
                      e rilassato in vita mia: la giornata è bella e con il sole 
                      il paesaggio appare ancora più splendido, con le colline 
                      dalle mille tonalità di verde e rosso solcate da decine 
                      di torrenti color ruggine, le pigre pecore che si scansano 
                      appena al nostro passaggio, i conigli selvatici, grassocci 
                      e impacciati, che attraversano la strada trottando e agitando 
                      comicamente i grossi deretani e la tranquillità di questa 
                      natura apparentemente incontaminata. Se ogni tanto si incontra 
                      un pastore o un contadino o chiunque altro, c'è da scommettere 
                      che ci rivolgerà un sorriso ed un garbato gesto di saluto. 
                      Lasciamo strada a due motociclisti tedeschi che si sbracciano 
                      in ringraziamenti. Pur non essendo un motociclista sfegatato, 
                      penso che dev'essere una libidine farsi questo itinerario 
                      nella libertà delle due ruote. Ci fermiamo sulle rive del 
                      Loch Naver per prendere qualche foto; qui c'è un piccolo 
                      campeggio in una posizione incantevole, frequentato da molti 
                      canoisti. Poi la strada sale ed il paesaggio cambia ancora, 
                      più brullo e reso un po' freddo nei colori anche dai grossi 
                      nuvoloni che per lunghi tratti oscurano il sole e poi si 
                      riscende questa volta passando attraverso un bosco e costeggiando 
                      un altro lago. E' tutto bellissimo! Sono certo di non essere 
                      riuscito a descrivere appieno le sensazioni provate, posso 
                      solo dire che ripensando a quella mattina, le immagini che 
                      mi tornano alla mente sono quanto di meglio possa assimilare 
                      al concetto di serenità e pace. Passiamo Bonarbridge e dirigiamo 
                      in direzione Loch Ness. Ebbene sì, nonostante i numerosi 
                      scritti su Turismo Itinerante che consigliano di evitarne 
                      la visita, siamo del parere che venire per la prima volta 
                      in Scozia e nemmeno passare per il Loch Ness, è come andare 
                      a Parigi la prima volta e non vedere le grandi pale illuminate 
                      del Moulin Rouge. Effettivamente, a parte un bel panorama 
                      lacuale, non c'è altro da vedere se non un caotico paese 
                      con tanti negozi di souvenir alcuni dei quali cercano di 
                      smerciare whisky di scarsa qualità a prezzi impossibili. 
                      Solo una cosa vale la pena del passaggio sul lago e sono 
                      i bellissimi ruderi di Urquhart Castle che purtroppo possiamo 
                      appena intravedere da lontano poiché due poliziotti non 
                      lasciano entrare i nostri mezzi nel piccolo parcheggio antistante 
                      e non ve sono altri nel raggio di qualche chilometro. Proseguiamo 
                      sino ad arrivare a Fort William, in una serata nuvolosa 
                      e umida. E' una bella cittadina con un altrettanto accogliente 
                      e confortevole campeggio. Concedo un'altra applauditissima 
                      esibizione di carbonara e poi a nanna con ancora negli occhi 
                      gli indimenticabili panorami delle Highlands.
                     
                      Giovedì 22 Luglio 1999: Fort William - Oban - Longtown. 
                      Stanotte ha fatto freddo ed abbiamo acceso un po' la stufa. 
                      Questa mattina si sono alzate le nuvole lasciando vedere 
                      un bel panorama di alte montagne che circondano il campeggio 
                      e sembrano volerlo racchiudere nel loro abbraccio. Del campeggio 
                      ho già detto, nei comodi bagni c'è una piacevole musica 
                      discretamente diffusa. Appena fuori città ci sono i ruderi 
                      del piccolo Inverlochy Castle, si trova sulle rive di un 
                      placido torrente ed anche se di castello ne è rimasto ben 
                      poco vale una breve visita. Sempre dirigendo verso sud-ovest, 
                      prendiamo la panoramica strada che costeggia il Loch Linnhe 
                      e che ci condurrà sino a Oban. Sempre per il poco tempo 
                      a disposizione, rimandiamo al prossimo viaggio (perché abbiamo 
                      deciso che ce ne sarà sicuramente un altro!) la visita all'isola 
                      di Skye. Poco prima della città di Oban, c'è il Dunstaffnage 
                      Castle su una collina prospiciente l'isola di Linsmore e 
                      lo stretto di Mull, sempre ruderi ma più interessanti e 
                      molto meglio conservati di quelli dell'Inverlochy tanto 
                      che è possibile passeggiare per i camminamenti lungo le 
                      mura godendosi un bel panorama. All'interno delle mura, 
                      si riescono a distinguere ancora alcuni locali come la grande 
                      cucina con tanto di camino. Vicino al castello, separata 
                      da un piccolo bosco c'è, anch'essa ridotta a rudere, la 
                      chiesa o chapel del castello con interessanti decorazioni 
                      in pietra alcune delle quali ancora discretamente conservate. 
                      Arriviamo a Oban, la città che da il nome ad un'altro dei 
                      sette rinomati whisky delle Highlands, è molto bella e caratteristica 
                      soprattutto nella zona adiacente il porto. Fuori città c'è 
                      una piccola fattoria che vende bistecche di bovino delle 
                      Highlands e anche se ci costano un mezzo occhio ne prendiamo 
                      4 per la grigliata di stasera. Poco oltre c'è un parcheggio 
                      proprio di fronte ad un piccolo fiordo, sono le 13, c'è 
                      uno splendido sole il posto è bellissimo e tranquillo ed 
                      è proprio adatto per una rigenerante sosta. Sul prato antistante 
                      l'acqua, pascolano placidamente un piccolo gregge di pecore 
                      ed alcuni bovini. Vedere un vitellino amorevolmente curato 
                      dalla madre, ci fa provare un po' di rimorso per le bistecche 
                      nel frigo ma purtroppo non siamo ancora del tutto vegetariani. 
                      Ripartiamo. A, Loch Awe, purtroppo non troviamo un posto 
                      adatto per fermarci e goderci appieno lo splendido colpo 
                      d'occhio che regala l'immagine dei bellissimi ruderi del 
                      Kilchurn Castle che si riflettono nel lago. Riusciamo solo 
                      a intravederli passando. E allora avanti, la bussola sul 
                      cruscotto continua a segnare malinconicamente ed inesorabilmente 
                      il sud fino ad arrivare a Glasgow. Forse è solo suggestione, 
                      ma dopo i pochi giorni passati respirando la pura e frizzante 
                      aria delle Highlands, sembra qui in città di respirare a 
                      fatica. Proseguiamo ancora un po' fino a Longtown dove c'è 
                      un piccolo campeggio a poche centinaia di metri dal cartello 
                      Welcome to England. Tristezza!. Ma la giornata è ancora 
                      bella il campeggio è accogliente e, evento da filmare: abbiamo 
                      aperto il tendalino! Doccia, bucato e grigliata con bistecche 
                      e patate al cartoccio. Verso sera si alza un gelido vento 
                      che consiglia l'accensione della stufa.
                     
                      Venerdì 23 Luglio 1999: Longtown - Chester - Gloucester. 
                      La mattina è freddina ma tende al bello. Il proprietario 
                      del campeggio vende uova fresche appena raccolte nell'adiacente 
                      pollaio. Il camping è bello e molto pulito ma anche qui, 
                      come dappertutto in Inghilterra, ci sono nei bagni gli scomodissimi 
                      rubinetti a pressione che costringono a lavarsi la faccia 
                      con una mano sola. In paese troviamo un distributore dove, 
                      oltre al rifornimento di gasolio, la Sandra può acquistare 
                      un piccolo nido in legno che quest'inverno servirà da ricovero 
                      ai passerotti Peresi (nel senso di abitanti di Pero). Si 
                      va verso Chester. Vicino al centro c'è un comodo parcheggio 
                      anche se un po' caro (3£). Il centro storico è veramente 
                      bello e caratteristico. Lungo il viale principale ci sono 
                      su entrambi i lati, dei portici a due piani dove, soprattutto 
                      su quello superiore, vi sono moltissimi negozi di antiquariato. 
                      Arrivati in fondo al viale ci fermiamo per il pranzo in 
                      un pub che, come in tutti quelli visitati, ha un prezzo 
                      ragionevole nonostante il cambio. Dopo pranzo visitiamo 
                      la bella cattedrale di Chester al cui ingresso veniamo accolti 
                      da anziane, gentili e sorridenti signore, tutte con la classica 
                      tunica rossa della chiesa anglicana, che ci danno depliant 
                      esplicativi in italiano e ci invitano a versare 2£. Anche 
                      qui c'è un punto di ristoro ma forse più a beneficio dei 
                      turisti che dei bisognosi. Ripartiamo continuando l'avvicinamento 
                      a Stonehenge. Sulla M6 le aree di sosta sono piuttosto rare 
                      ma, particolare interessante, hanno posti di parcheggio 
                      e pompe di carburante riservate alle caravan ed ai camper. 
                      Arriviamo a Gloucester. In centro vediamo un paio di quelle 
                      buffe auto a tre ruote, sempre presenti e tanto bistrattate 
                      nei telefilm del famoso mr. Bean. Troviamo un campeggio 
                      fuori città, posto sulla riva del fiume Severn e proprio 
                      sul grande prato dietro ad un frequentatissimo pub che ha 
                      più l'aspetto di una nostrana trattoria di campagna con 
                      tanti tavoli fissi all'esterno davanti al fiume dove vi 
                      si servono pesce fritto e patatine. Il panorama circostante 
                      è molto bello e tranquillo nonostante i numerosi avventori 
                      del pub. Ci sono le piccole tende di due ragazzi che si 
                      spostano lungo il fiume con due canoe e come valigie hanno 
                      due barili di plastica a chiusura ermetica. E' probabile 
                      che vogliano risalire il fiume fino a Birmingham. La serata 
                      è serena ma tira un vento freddo. Noi ci spariamo una pastasciutta 
                      e per scaldarci facciamo il servizio funebre all'ultima 
                      bottiglia di vino dell'Egidio che è miracolosamente scampata 
                      alle Highlands ma che, abbiamo deciso, non rivedrà il continente.
                     
                      Sabato 24 Luglio 1999: Gloucester - Stonehenge - Salisbury 
                      -Chichester. Giornata splendida! Sul fiume passano potenti 
                      motobarche cariche di turisti ma non sono eccessivamente 
                      rumorose e l'atmosfera generale rimane di placida tranquillità. 
                      Sulla stretta e tranquilla strada che dal campeggio porta 
                      in città, incontriamo due signore che ci corrono incontro 
                      con il dito indice ritto tra la bocca ed il naso nel segno 
                      del silenzio. Ci fermiamo e comprendiamo che devono trasferire 
                      un cavallo particolarmente nervoso da un pascolo all'altro 
                      attraverso la strada. Teniamo i motori al minimo seguendo 
                      in corteo, a debita distanza, l'ombroso animale fino alla 
                      meta. Si viaggia sempre verso sud e si passa per Bath, curiosa 
                      città termale con le case che sembrano fatte con lo stampino 
                      e i cui comignoli sembrano stati allineati con maniacale 
                      precisione. E finalmente si arriva a Stonehenge! Nel grande 
                      parcheggio c'è di tutto dalle biciclette ai pullman, tuttavia 
                      non c'è la confusione che ci si aspetterebbe. Un po' di 
                      coda alla biglietteria ma è comprensibile, essendo sabato. 
                      Le audio guide in italiano, a differenza delle altre, sono 
                      quasi tutte esaurite e riusciamo a mala pena a racimolarne 
                      quattro. Entriamo. Il primo impatto a onor del vero, mi 
                      lascia un po' perplesso perché mi immaginavo una struttura 
                      molto più imponente di quanto realmente sia ma, sarà per 
                      la suggestione di tutto quello che si è letto e visto in 
                      tv sull'argomento, sarà per le spiegazioni dell'audio guida, 
                      sarà perché effettivamente il posto irradia una magica e 
                      seducente atmosfera di mistero, ne rimaniamo tutti letteralmente 
                      affascinati! Valeva la visita. Usciamo e andiamo a Salisbury 
                      e posteggiamo nel parcheggio di un grosso ipermercato. Appena 
                      scendo dal camper un automobilista che se ne sta andando, 
                      mi omaggia gentilmente del suo biglietto di parcheggio valido 
                      sino alle 21. L'Egidio invece cerca di pagare ad un parchimetro 
                      automatico ma gli si incastrano le monete. Fortunatamente 
                      c'è nei pressi un furgoncino con il personale di manutenzione 
                      delle macchinette che sblocca le monete dell'Egidio, e quelle 
                      di chi lo aveva preceduto, in modo che anche la sua sosta 
                      sarà a sbafo. Bello il centro città, con un piccolo canale 
                      che lo attraversa e abitato da numerosi paperi che vi sguazzano. 
                      Abbiamo qualche problema per mangiare: ci cacciano da due 
                      pub perché è passata l'ora (14,15). Il terzo, nella piazza 
                      del grande mercato, espone un cartello che dice "Food 12-7 
                      pm" ma visti i tempi d'attesa, ci rendiamo conto che probabilmente 
                      voleva significare " ordini alle 12, mangi alle 7 pm". Quando 
                      finalmente arriva il cibo, mancano le posate e si faranno 
                      attendere anche loro per un pezzo! E' con una punta di orgoglioso 
                      nazionalismo che ho il piacere di rilevare che questo in 
                      Italia non mi è mai capitato, nemmeno nelle osterie più 
                      trucide! Finalmente rifocillati, riprendiamo il giro per 
                      il centro città che ospita una mostra all'aperto di sculture 
                      contemporanee. Alla cattedrale, un intero lato del chiostro 
                      è occupato da una scultura formata da migliaia di pupazzi 
                      di circa trenta centimetri d'altezza e fatti di terracotta. 
                      Sono tutti simili tra loro nell'aspetto e differenti solo 
                      per le sfumature del colore rosso mattone che danno al colpo 
                      d'occhio, l'immagine di un'onda. Pare siano state fatte 
                      da tutti gli abitanti di una piccola isola britannica sotto 
                      la supervisione dell'artista ideatore. All'interno della 
                      cattedrale, un nutrito coro di adulti e bambini, rigorosamente 
                      in tunica rossa, sta provando i canti per la funzione domenicale. 
                      Sono bravissimi: starei delle ore ad ascoltare quei dolci 
                      funambolismi polifonici. Ma è ora di ripartire e andiamo 
                      a Chichester dove passeremo la notte. Il camping segnalato 
                      dalle guide è pieno e ci mandano via, poco distante ce n'è 
                      un altro più piccolo ma che ha alla reception una bellissima 
                      ragazza che ci accoglie. Parcheggiamo vicino a due camper 
                      di Roma, gli equipaggi sono simpatici e ci raccontano che 
                      vengono dall'Irlanda e che ne sono rimasti un po' delusi 
                      per via del tempo pessimo che vi hanno trovato ed anche 
                      perché, a loro dire, non è granché se confrontata con la 
                      Scozia. Ceniamo all'aperto, la serata è piacevolmente tiepida 
                      e rimaniamo fuori fino a tardi. Domani si torna in continente 
                      e non è che ne siamo entusiasti.
                     
                      Domenica 25 Luglio 1999: Chichester - Portsmouth - Dover 
                      - Calais. Bella mattina con un caldo sole. Scarichiamo 
                      i serbatoi e salutiamo i romani che vanno a Dover per passare 
                      la Manica fino a Calais e da li Disneyword. Noi andiamo 
                      a Portsmouth: l'intenzione è quella di traghettare a Cherbourg 
                      che è molto vicino a Mont St. Michel, nostro prossimo obiettivo. 
                      Lungo la strada, traffico domenicale diretto alle spiagge. 
                      Arriviamo al porto quasi per primi (10,30) il check-in inizia 
                      alle 11,30 e la partenza alle 13,15. Finalmente aprono: 
                      l'impiegata non si sforza minimamente di parlare un inglese 
                      comprensibile a noi mediterranei (non tutto è cambiato in 
                      Inghilterra!), non parla francese, figurati l'italiano! 
                      Riusciamo comunque a capire che la nave è tutta prenotata 
                      e che ci mettono in lista d'attesa. Ci daranno notizie alle 
                      12,30. Alle 12,30 arriva il boss della banchina che ci dice 
                      che per tutto il giorno le navi sono complete ma forse, 
                      (e sottolinea forse) domani c'è una qualche possibilità. 
                      Decidiamo di andare a Dover. Il viaggio è piuttosto difficile 
                      perché comporta la percorrenza di buona parte della costa 
                      sud dell'Inghilterra con l'attraversamento di tanti paesi 
                      dediti al turismo balneare. Essendo domenica il traffico 
                      è molto intenso, tuttavia il panorama è apprezzabile anche 
                      per la bella giornata di sole. Finalmente arriviamo a Dover 
                      e riusciamo a trovare posto sul traghetto delle 20,15. Mentre 
                      siamo in attesa per l'imbarco, arriva una mini cabrio con 
                      la capote aperta e con a bordo una giovane famiglia tedesca. 
                      L'inconsueta macchina attira ovviamente l'attenzione e proprio 
                      quando l'interesse dell'intera banchina pare concentrato 
                      sul veicolo, la teutonica signora decide che quello è il 
                      momento adatto per cambiarsi la maglietta. L'operazione 
                      dura pochi secondi durante i quali la walkiria rimane a 
                      torso nudo: ora, sarà perché nessuno si aspettava un simile 
                      gesto, sarà perché la qualità e la quantità della merce 
                      esposta sono veramente notevoli, fatto gli è che nel parcheggio 
                      si ode un profondo e sommesso "GLUB!", dovuto ad un centinaio 
                      di pomi d'adamo che sussultano contemporaneamente. Finalmente 
                      ci si imbarca, il tempo di un panino e siamo già a Calais. 
                      Passata la dogana entriamo in città e ci troviamo quasi 
                      a disagio nell'imboccare le rotonde da destra. Il camping 
                      è pieno all'inverosimile, sono le 23 e ripieghiamo sul parcheggio 
                      della spiaggia dove vi sono già posteggiati una cinquantina 
                      di camper. Troviamo posto proprio di fianco ai mezzi degli 
                      amici romani incontrati a Chichester (piccolo il mondo). 
                      La serata è serena ma molto ventosa, facciamo una breve 
                      passeggiata sul lungomare e poi a letto.
                     
                      Lunedì 26 Luglio 1999: Calais - Mont St. Michel. 
                      C'è stato vento tutta notte e se vi aggiungiamo il rumore 
                      dei traghetti che vanno e vengono incessantemente, non possiamo 
                      certo dire di aver dormito benissimo. Oggi comunque ci aspetta 
                      un tappone da 500 km fino a Mont st. Michel. Evitiamo le 
                      carissime autostrade, il paesaggio è bello ma c'è ancora 
                      vento forte. Finalmente si fa un pieno di gasolio pagando 
                      da cristiani. Avevo letto da qualche parte che il modo di 
                      guidare dei francesi è alquanto….estroso e poco dopo ne 
                      ho la riprova: una macchina è ferma ad un incrocio, mi deve 
                      la precedenza, il tizio alla guida mi guarda quasi a valutarmi 
                      in stazza e velocità e quando sono a meno di dieci metri 
                      da lui decide di partire. Pesto un'inchiodata tale che l'unica 
                      cosa che non arriva in cabina è il rotolo di carta igienica 
                      solo perché ben affrancato e chiuso in bagno. Evitiamo l'incidente 
                      per un niente e quando i capelli mi tornano in posizione 
                      normale prendo appunto di arricchire, appena tornato, il 
                      mio vocabolario di insulti in lingua straniera, perché le 
                      poche e innocenti parole che conosco non esprimono al meglio 
                      lo stato d'animo del momento. Poco oltre anche l'Egidio 
                      ha il suo magic moment con un camion, anche lui per fortuna 
                      senza conseguenze ma questo, ringraziando il cielo, sarà 
                      l'ultimo episodio sgradito del viaggio. Tranquillo e piacevole 
                      il resto del tragitto sebbene lungo, ma appena in vista 
                      del Mont St. Michel si capisce perché ne valeva assolutamente 
                      la pena: anche da lontano lo spettacolo è bellissimo. Nel 
                      grande ed accogliente campeggio cittadino, ci vengono assegnate 
                      due piazzole che hanno una magnifica vista sul monte. Una 
                      doccia e poi, gli uomini di griglia e le donne di bucato. 
                      Dopo cena stappiamo la famosa bottiglia di champagne presa 
                      a Reims all'andata perché domani, purtroppo, ci separiamo 
                      in quanto Giovanna ed Egidio devono tornare a Milano. Facciamo 
                      una passeggiata in paese per vedere più da vicino il monte 
                      in versione notturna nel suggestivo gioco di luci, ed è 
                      veramente da mozzare il fiato. Non vorremmo quasi tornare 
                      ai camper ma siamo stanchi e domani (l'Egidio dice che) 
                      vogliamo alzarci presto. C'è ancora molto vento.
                     
                      Martedì 27 Luglio 1999: Mont St. Michel - Versailles. 
                      Sveglia presto per la visita all'abbazia e devo riconoscere 
                      che è una buonissima idea perché verso le 11, quando noi 
                      abbiamo quasi terminato, arriva un casino bestia. Nel grande 
                      parcheggio ci sono almeno duecento camper di cui moltissimi 
                      italiani. Devo dire che la visita all'interno è piuttosto 
                      deludente, se rapportata alla bellezza di quel che si vede 
                      dall'esterno. Il borgo in salita che porta alla cattedrale 
                      ricorda molto le stradine di S. Marino piene di negozi di 
                      souvenir e tavole calde. L'abbazia gotica è bella ma essendo 
                      stata più volte distrutta e ristrutturata, ha perso tutto 
                      quello che doveva essere il meglio in termini di affreschi 
                      e decori. Le audioguide continuano a ripetere "…immaginate 
                      come doveva essere …". Bellissimo comunque il colpo d'occhio 
                      dalla grande terrazza panoramica. Torniamo in paese per 
                      qualche souvenir e, per concludere in bellezza, decidiamo 
                      di pranzare in un ristorante che serve ostriche ed altre 
                      squisitezze di mare offerte in un ricco buffet a volontè 
                      di cruditè dal quale attingo abbondantementè. Dopo pranzo, 
                      prendiamo ancora un po' di tempo per berci un caffè insieme 
                      sul camper, ma è arrivato il triste momento dei saluti e 
                      ognuno per la sua strada: loro tornano a casa, noi che abbiamo 
                      ancora qualche giorno di ferie, andiamo a Versailles. Abbastanza 
                      mogio il viaggio. A Versailles giriamo un po' per trovare 
                      il campeggio per poi scoprire che è semplicissimo arrivarvi: 
                      basta dare le spalle alla reggia e proseguire sul viale 
                      per circa due km finché un cartello non indicherà di svoltare 
                      a destra verso il centro sportivo e l'adiacente camping. 
                      Lungo il vialone, fermi ad un semaforo, rimaniamo un po' 
                      stupiti nel vedere un bambino che da una finestra di un 
                      pianterreno ci saluta agitandosi e urlando in modo entusiastico: 
                      forse nella sua fantasia il camper gli ricorda le forme 
                      di un avventuroso veicolo spaziale, forse noi gli ricordiamo 
                      qualche eroe dei fumetti o forse, e più verosimilmente, 
                      ci sta prendendo un po' per il c…. Il campeggio è situato 
                      nella tranquilla zona dello stadio, è grande, piuttosto 
                      affollato ma bene organizzato e, neanche a dirlo, ci troviamo 
                      molti italiani. Abbiamo qualche difficoltà nel sistemarci 
                      perché il terreno è un po' in pendenza e vi sono molti alberi 
                      che rendono difficili le manovre ma con l'aiuto di un camperista 
                      di Vicenza parcheggiato nei pressi, ci piazziamo egregiamente. 
                      Stasera si cena da soli.
                     
                      Mercoledì 28 Luglio 1999: Versailles. Sveglia presto 
                      per la visita alla reggia. Poco distante dal campeggio c'è 
                      il capolinea di un autobus (linea B) che ci porterà sino 
                      in centro proprio davanti all'ingresso del castello. Appena 
                      passati i cancelli, entrando nell'immenso cortile in leggera 
                      salita, si può già avvertire una sensazione di disagio dovuta 
                      alla grandezza del luogo che dà l'impressione di essere 
                      stato concepito per esprimere inequivocabilmente forza e 
                      potere. C'è molta coda alla biglietteria ma i tempi di attesa 
                      non sono lunghi. Compriamo una guida in italiano e si entra. 
                      Credo siano state scritti fiumi di parole per descrivere 
                      lo sfarzo e la sontuosa bellezza artistica di quanto si 
                      può vedere percorrendo le numerose stanze della reggia e 
                      gli appartamenti reali per cui tralascio, ma che dire degli 
                      immensi giardini, delle fontane e dei canali che vi si trovano, 
                      dei due Trianon e delle caratteristiche casette normanne 
                      di Hameau de la Reine ? Bisogna vederli, facendosi magari 
                      scorrazzare dai simpatici trenini che ricordano nella forma 
                      i TGV o a bordo delle caratteristiche carrozze trainate 
                      da cavalli. Fra tutto, volendo essere pignoli, ci si può 
                      passare una giornata, noi ce ne andiamo verso le 15 e la 
                      considerazione che ci viene spontanea a conclusione della 
                      visita, è che si può ben comprendere un popolo indigente, 
                      e di conseguenza un tantino incazzato, che stufo di mantenere 
                      i lussuosi stravizi di quella nobiltà, ti organizza quel 
                      po' po' di rivoluzione. Usciamo e ci rifocilliamo in una 
                      vicina brasserie con una fresca insalata. Giriamo ancora 
                      un po' per il centro ma non è che la città possa offrire 
                      molto, a parte la reggia, quindi torniamo in campeggio e 
                      finalmente possiamo spolverare i sellini delle bici che 
                      finora non abbiamo usato. Ci facciamo una rilassante pedalata 
                      in città che comprende una sosta in un panificio e la Sandra 
                      torna in campeggio con due lunghe e ingombranti baguettes 
                      di traverso sul portapacchi. In serata notiamo che ad intervalli 
                      regolari rientrano al camping numerose comitive: apprendiamo 
                      che dalla vicina stazione ferroviaria partono (e naturalmente 
                      tornano) molti e frequenti treni per Parigi (Montparnasse) 
                      e questo ci fa considerare il camping di Versailles una 
                      valida alternativa del campeggio di Bois de Boulogne del 
                      quale non abbiamo sentito parlare positivamente. La serata 
                      è calda, si sta volentieri all'aperto e il saporoso profumo 
                      di un ruspante sigaro toscano è proprio quel che ci vuole 
                      per ritemprarsi dopo le sfarzose meraviglie viste oggi, 
                      oltre che a tener lontane le zanzare.
                     
                      Giovedì 29 Luglio 1999: Versailles - Bourg en Bress. 
                      Il mio francese fa proprio pena e alla reception del camping 
                      faccio lo spelling in inglese del mio cognome ma l'impiegata 
                      continua a non capire. Lo scrivo su un foglietto, e lei 
                      quando finalmente trova i nostri documenti esclama:" czz, 
                      ma sei italiano, non potevi dirlo prima?" (sic!) Espletate 
                      le formalità partiamo dirigendo a sud est. La tangenziale 
                      di Parigi è un gran baillame ma subito dopo la statale N6 
                      verso Auxerre è molto bella, con poco traffico e spesso 
                      a due corsie di marcia per cui si viaggia veramente bene. 
                      A Sens ci fermiamo ad un Carrefour per un po' di spesa e 
                      il pieno di gasolio che nei centri commerciali costa meno. 
                      All'interno vediamo dei manifesti con foto segnaletiche 
                      di un presunto assassino di magistrato, latitante, armato 
                      e pericoloso dice il cartello: pensa a trovarcelo sul camper 
                      a improvvisare un remake di "ore disperate", commentiamo 
                      ridacchiando, ma prima di risalire controlliamo bene da 
                      fuori che non vi siano intrusi all'interno. Ripartiamo sempre 
                      verso sud est, le basse vigne ed alcuni grossi cartelli 
                      ci avvisano che stiamo passando per la zona di produzione 
                      di vino Borgogna, il miglior vino del mondo dicono un po' 
                      pretenziosamente. La strada è sempre piacevolmente confortevole, 
                      ed arriviamo a Bourg en Bress verso le 19. Il camping cittadino 
                      è segnalato con quattro stelle, obiettivamente direi che 
                      ne ha una di troppo ma è abbastanza ben organizzato. All'interno 
                      ci sono tante roulottes che definire stanziali è un vero 
                      eufemismo in quanto sotto le verande hanno quasi tutte cucine 
                      a gas, lavatrice, frigorifero e antenna satellitare. Nelle 
                      vicinanze, a giudicare dall'odore, deve esserci un maneggio 
                      ma questo non ci impedisce di spararci una gustosa spaghettata 
                      e una lattina di birra, presa nel mercatino del campeggio, 
                      che fa 10 gradi! Mai bevuta una cosa simile prima, ma tutto 
                      sommato ci è d'aiuto per prendere sonno velocemente.
                     
                      Venerdì 30 Luglio 1999: Bourg en Bress - Albertville 
                      - Piccolo S. Bernardo - Pero. Mattinata serena e tiepida. 
                      Continua ad essere piacevole e poco trafficata la statale 
                      che ci conduce ad Albertville dove verso le 12.30 ci fermiamo 
                      per il pranzo in un grande parcheggio alberato vicino al 
                      centro. La sosta è a pagamento con parchimetri automatici, 
                      ma ho il sospetto che siamo tra i pochi che sprecano la 
                      decina di franchi necessaria. Si ferma di fianco a noi un 
                      camper francese i cui occupanti, prima ancora di spegnere 
                      il motore, si preoccupano di tirare le tende delle finestre 
                      che danno sul nostro lato (quando si dice l'affabilità e 
                      la simpatia!). Ripartiamo in direzione Italia, il paesaggio 
                      assume inequivocabilmente l'aspetto montano, si comincia 
                      a salire ed arriviamo a La Rosiere e poi il passo del Piccolo 
                      San Bernardo e la ripida discesa verso La Thuile, tutti 
                      luoghi che in "versione" invernale conosciamo a menadito 
                      da circa vent'anni ma quasi sconosciuti per noi d'estate 
                      ed è una piacevole scoperta. E poi l'autostrada per Milano 
                      e le ferie finiscono definitivamente. Il contachilometri 
                      segna 41.880. La Sandra era impaziente di rivedere Pompeo 
                      (il gatto) che quest'anno, fortunatamente, non ha rotto 
                      nulla e che appena ci vede ci elargisce le entusiastiche 
                      manifestazioni di affetto che è solito riservare al moscerino 
                      che tenta di distrarlo dalla pennica pomeridiana. La signora 
                      Maria, che l'ha accudito in nostra assenza, dice che quando 
                      lo vedeva particolarmente malinconico chiamava la sua graziosa 
                      figlia ventenne affinché lo coccolasse un po' mentre lei 
                      si occupava del cibo e della lettiera. Guardo Pompeo e la 
                      sua aria di perenne indifferenza e nel chiedermi se sia 
                      veramente così fesso come vuol farci credere, comincio ad 
                      esercitarmi nell'assumere un'espressione depressa e bisognosa 
                      d'affetto. …Hai visto mai ?… 
                    RIASSUMENDO 
                    SUI CAMPEGGI I costi sono riferiti ad un pernottamento 
                    di 2 persone con camper e allacciamento elettrico. Il giudizio 
                    relativo ai servizi igienici riguarda principalmente lo stato 
                    di pulizia. Il giudizio relativo alla struttura, riguarda 
                    il campeggio nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica 
                    e paesaggistica.  
                    
                       
                        | Anno | Nazione | Città 
                            di riferimento | Campeggio | Km 
                            dal Centro | Costo | Servizi 
                            igienici | Camper 
                            Service | Struttura | Sistemazione | Acqua 
                            Calda | Giudizio | 
                       
                        | 1999 | D | Donanenschingen | Riedsee | 5 | 24 
                            DM | ottimo | NO | buono 
                             | piazzole | gratis | buono | 
                       
                        | 1999 | F 
                             | Reims | Val 
                            de Vesle | 8 | 28 
                            FF  | scarso 
                             | NO | buono | libera | gratis | sufficiente | 
                       
                        | 1999 | F 
                            S. | Quentin | Aubigny 
                            au Bac | 1 | 82 
                            FF | scarso | NO | buono 
                             | piazzole | 2 
                            FF | insufficiente | 
                       
                        | 1999 | GB | Chatam 
                             | Chatam | 2 | 11 
                            £ | buono | NO | buono | libera 
                             | gratis | buono 
                             | 
                       
                        | 1999 | GB | Londra | Abbey 
                            Wood | 30 
                             | 18 
                            £ | buono | gratis | buono | piazzole 
                             | gratis | ottimo | 
                       
                        | 1999 | GB | Edimburgo | Morton 
                            Hall c.p. | 10 | 16 
                            £ | buono | gratis | buono 
                             | piazzole | gratis | buono | 
                       
                        | 1999 | GB | Dornoch | Pitgrudy 
                            c.p. | 3 | 11 
                            £ | ottimo | NO | buono | piazzole | gratis | buono 
                             | 
                       
                        | 1999 | GB | Bettyhill | Bettyhill | 0 | 9 
                            £ | insufficiente | NO | scarso | libera 
                             | gratis | insufficiente | 
                       
                        | 1999 | GB | Fort 
                            Williams | Glen 
                            Nevis | 2 
                             | 12,5 
                            £ | ottimo | gratis | buono | piazzole |  
                            20 p | buono | 
                       
                        | 1999 | GB | Carlisle 
                             | High 
                            Gaitle | 2 | 9,5 
                            £ | buono | NO | sufficiente | libera | gratis | sufficiente | 
                       
                        | 1999 
                             | GB | Chichester | Wittering | 6 | 12 
                            £ | buono | NO | sufficiente | libera | gratis | sufficiente | 
                       
                        | 1999 
                             | F |  
                            Mont St. Michel  | Porte 
                            de M.s.M. | 1 | 95 
                            FF  | buono | 10 
                            FF | buono | piazzole | gratis | buono | 
                       
                        | 1999 | F 
                             | Versailles | International | 4 | 132 
                            FF  | sufficiente 
                             | gratis | sufficiente | libera | gratis | sufficiente | 
                       
                        | 1999 | F | Bourg 
                            en Bresse | Municipal 
                            de Challes  | 2 | 83 
                            FF | sufficiente | NO | buono | piazzole | gratis | sufficiente 
                             | 
                    
                    I 
                      costi sono riferiti ad un pernottamento di 2 persone con 
                      camper e allacciamento elettrico. 
                    Il 
                      giudizio relativo ai servizi igienici riguarda principalmente 
                      lo stato di pulizia. 
                    Il 
                      giudizio relativo alla struttura, riguarda il campeggio 
                      nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica e paesaggistica. 
                      
                    FINE