LANGUEDOC - NATALE 2001
Testo e foto di Sylvie e Philippe Surmely
Sabato
22 dicembre
Oggi due partenze da casa. II primo è Yoann che va nelle
mie natali Ardenne a raggiungere la famiglia e passare il
capodanno con il cugino. II tempo cattivo consiglia a Philou
di passare per Longwy per raggiungere la città di Carlo
di Gonzaga, la sua bella piazza ducale a portici e il suo
museo dedicato ad Arthur Rimbaud: Charleville-Mézières.
Accompagnato
Yoann tocca a noi e preparate le ultime cose partiamo verso
le 15.30 con la speranza di raggiungere la famiglia Heimbacher,
che ha lasciato Nancy due ore prima.
Avevamo
incontrato Francine e André, questa coppia adorabile, questa
estate a Dogubayazit, mentre si apprestavano a raggiungere
l'Iran. Questa volta vanno a svernare al sole del Marocco
del Sud. André percorre un itinerario che non conosciamo:
Epinal, Vesoul, Besançon, Bourg-en-Bresse e sembra più rapido
del nostro: Langres, Dijon con l'esperienza di una magnifica
tempesta di neve all'uscita di Langres, una delle città
più fredde di Francia.
La
strada si copre di una bella coltre di neve, obbligando
Philou a rallentare l'andatura; troviamo rifugio su un parcheggio
vicino alla stazione di pedaggio dell'autostrada A31, a
nord di Dijon e non lontano dalla piccola Is-sur-Tille,
cittadina ben conosciuta dagli amanti dei cruciverba.
Il
posto è un via vai di operai e spalaneve di ogni tipo che
"albergano" nel garage a 100 metri da noi, non c'è calma
ma almeno siamo sicuri che non rimarremo bloccati dalla
neve. Addio incontro sperato con Francine ed André che hanno
già raggiunto la capitale della Gallia romana: Lyon.
La
serata passa ad ascoltare le informazioni meteo e a preparare
l'itinerario per l'indomani.
Domenica
23 dicembre
Siamo in vacanza e il risveglio è sul "comodo", e l'itinerario
di "depistaggio" previsto per evitare villaggi dai nomi
celebri come Nuits-Saint-Georges, Gevrey-Chambertin, Aloxe-Corton...
con i loro lunghi tempi di attraversamento passa per stradine
sconosciute.... Sbirciamo per un attimo ciò che resta del
monastero dove nacque e si sviluppò l'ordine religioso dei
cistercensi: l'Abbazia di Cîteaux. Il paesino di
Seurre ci appare come un piccolo gioiello dai tetti
rossi, adagiato tra le braccia della Saône. La campagna
è punteggiata da piccoli castelli, fattorie fortificate
e casupole di legno con i tetti di paglia, simili alle abitazioni
della zona di Der.
Abbandonata
la valle della Saône attraversiamo il Doubs su un bel ponte
del XVIImo secolo e arriviamo a Mervans. Alla ricerca
di una macelleria ammiriamo uno splendido campanile ricoperto
di tegole colorate. Il villaggio fa parte di una associazione
che raggruppa i villaggi europei con i campanili più particolari
ed eleganti.
Non
c'è dubbio che le piccole strade sconosciute che percorrono
la profonda Francia riservano belle e piacevoli sorprese
lontano dai grandi centri turistici. Entriamo adesso in
un paesaggio di vallate che porta il nome di Bresse bourguignonne;
la sua "capitale", Louhans, importante centro agricolo,
è la sede della "Confraternita dei Pollaioli di Bresse"
(Confrérie des Poulardiers e Bresse). Il municipio e la
Grande Rue con le sue antiche case medioevali a portici
formano un insieme veramente delizioso.
Ma LA capitale della Grande Bresse resta Bourg-en-Bresse
e alla sua periferia si erge il simbolo d'amore di Margherita
d'Austria per il suo defunto marito Filiberto II il Bello,
Duca di Savoia: la chiesa e il monastero di Brou. Il pranzo
di mezzogiorno lo consumiamo parcheggiati di fronte a questa
meraviglia gotica.
A
sud di Bourg centinaia di stagni formano la regione di Dombes
che in questo inverno gelido offre un paesaggio particolare:
ogni specchio d'acqua è ricoperto da un bianco immacolato,
simile ad una scacchiera con i suoi riquadri bianchi.
Andiamo
senza alcun dubbio a metà dell'andatura che avremmo in autostrada,
ma vogliamo gustare appieno queste nostre contrade troppo
spesso sconosciute ed ignorate.
Ma
la nostra amica Evelyne ci aspetta per la sera a Montpellier,
e alla fine ci decidiamo a prendere l'autostrada per raggiungere
Restinclières. Ritroviamo la colonna, non dei legionari
romani, ma dei migranti di fine d'anno dei tempi moderni.
Una
telefonata ci informa che Francine ed André sono già a Collioure
e stanno per lasciare il suolo francese per tre mesi: buone
vacanze, o piuttosto buon inverno, cari amici!
Raggiungiamo
la casa della mia migliore amica e la serata passa festosa
ed animata .
Lunedì
24 dicembre
Hubert, il padre di Evelyne, ha lasciato la Meuse e
le sue nebbie per raggiungerci e ognuno si dedica ai preparativi
per la festa di questa sera, che passa accanto all'albero
decorato dai tre bambini.
Martedì
25 dicembre
Il vento ha smesso di soffiare e noi partiamo per la patria
di Paul Válery e del non meno celebre
Georges Brassens: Sète. La lingua di terra che separa
il mare dal Bassin de Tahu che generalmente d'estate
è invasa di camper questa mattina è deserta e orientiamo
la nostra dinette verso il mare e il sole. Riposo, lettura,
siesta, passeggiata sulla spiaggia e telefonate alla famiglia
e agli amici rimasti nel freddo e nella nebbia sono il programma
di questo pomeriggio natalizio.
Verso le 17h partiamo alla ricerca di un posto
per la notte a Sète. Le indicazioni stradali sono praticamente
inesistenti, e l'orientamento in questa città costruita
intorno e su di una collina lascia a desiderare; le possibilità
di sosta non ci soddisfano affatto, o sono situate in zone
portuali che non ci convincono affatto, o sono rese inaccessibili
dai limitatori di altezza. Sète, ben poco ospitale tu sei!
Fatto dietrofront decidiamo di tornare sui nostri passi.
Ma sulla strada della Corniche, alcuni parcheggi con limitatori
di altezza hanno le sbarre rotte e quindi sono accessibili:
buona occasione per passare la notte davanti ad un piccola
spiaggia protetta dalle due dighe.
Menù
della serata: escargots preparate da Philou e favolosi "boudins
blancs" delle Ardenne: buon appetito e buona serata cullata
dalla dolcezza mediterranea .
Mercoledì
26 dicembre
Mattinata dedicata alle spese ed agli acquisti in un negozio
di abbigliamento. Poi leviamo le ancore in direzione Palavas-les-Flots,
non per il paese, un ammasso di case costruite per i vacanzieri
di luglio e agosto, ma per il piccolo isolotto lì vicino,
perduto in mezzo agli stagni, dove si erge l'antica cattedrale
di Maguelone.
Fuori
stagione possiamo raggiungere facilmente l'isolotto ma d'estate
bisogna lasciare il mezzo al parcheggio lontano due chilometri
e prendere un trenino turistico. Dubito poi che i camperisti
possano accedere al parcheggio, tenuto conto dei limitatori
di altezza che ci sono all'ingresso. Questa dei limitatori
è una moda molto in voga in questa regione che per nulla
al mondo frequenteremmo in estate.
Ci
dedichiamo alla visita di questo edificio di una grande
semplicità e allo stesso tempo di una grande bellezza. Impressionanti
sono le pietre tombali, alcune a rilievo con la statua del
defunto e altre piatte con i tratti del viso matenalizzati
dal cristallo di roccia. Magico e magnifico luogo santo
e sacro: da non mancare... fuori stagione!
Sulla strada degli stagni, i fenicotteri sono
onnipresenti, sia in piccoli gruppi che in grandi branchi.
Lasciamo il litorale e ci dirigiamo verso il nord, superiamo
il Pont du Diable
e ci infiliamo nelle strette gole dell'Hérault, verso
Saint-Guilhem-le-Désert, pittoresco paesino costruito
sui bordi del Verdus. Decidiamo di sostare sul parcheggio
della parte alta del paese (gratuito fuori stagione). Il
centro del villaggio e ciò che resta dell'abbazia sono a
due passi.
L'abbazia
è di una semplicità rara, ma molto affascinante. Il chiostro
ha subito la stessa sorte di quello di Saint-Martin-de-Cuxa,
e cioè in gran parte ha preso il volo verso il museo dei
Chiostri di New York. Comincia a piovere e decidiamo di
rimandare a domani la visita del paese.
Cenetta
cinese e per digerire, considerato che ha smesso di piovere,
niente di meglio di una passeggiata notturna per le strade
del borgo, che conducono tutte all'Abbazia di Gellone. Luogo
scelto da Guglielmo d'Orange (Guilhem in occitano), nipote
di Carlo Martello, per ritirarsi dal mondo dopo aver combattuto
svariate guerre al seguito di suo cugino Carlomagno.
La piazza e
il platano di oltre 150 anni nel mezzo di essa sono il centro
del villaggio ed il portale dell'abbazia si apre su questo
delizioso insieme dove anche alcune dimore medioevali mostrano
la loro bella facciata. Stradine strette e pittoresce dai
nomi evocatori: rue Chatelle des Pénitents, rue du Bout
du Monde, rue de la Font du Portal, rue Cor Notra Dona,
traverse de la Tour, traverse de Las Costas…. Ci incantano
con le loro case, portali, archi e portici. Soli e felici
di esserlo in un posto del genere girovaghiamo per un'oretta.
Siamo letteralmente rapiti dalla bellezza di questo paesino
che ha saputo mantenere la propria autenticità senza lasciarsi
invadere dai mercanti del tempio.
Giovedì 27 dicembre
Questa mattina partiamo per un giro sotto il sole, verso
il Castello di Géant che
sovrastava l'abbazia, incamminandoci per la rue du Bout
du Monde: gli ultimi cento metri sono un miscuglio di scale
e giravolte, ma la veduta del villaggio e del paesaggio
fino al defilé de l'Hérault che si gode dalle rovine è magnifica.
Torniamo un'ultima volta in centro paese e nel chiostro,
tanto ci sentiamo a nostro agio in questi luoghi. Tralasciamo
la visita delle grotte di Clamouse, poiché tra qualche giorno
andremo senz'altro a visitare quelle di Demoiselles.
Per
il tardo pomeriggio contiamo di raggiungere La Couvertoirade,
nell'altipiano calcareo di Larzac, in Aveyron, paese templare-ospedaliero.
Quindi, dopo lo scarico alla cantina cooperativa di Montpeyroux
ed una foto dell'area di sosta per il nostro amico Luc di
Gorze imbocchiamo la minuscola strada dipartimentale n 9
con vista sulle alture che giungono al loro punto culminante
nel col du Vent a 703 metri d'altitudine. Là, il paesaggio
cambia e si trasforma in altipiano desertico, magnifico
ed attraente; ma bisogna dire che noi siamo degli amanti
delle distese selvagge come le lande scozzesi, le pianure
anatoliche e gli altipiani curdi, le tundre e le steppe
norvegesi e quelle dei Vosgi. La strada attraversa paesaggi
grandiosi, interrotti da doline, irti di blocchi calcarei,
ricoperti di erba rasa: una meraviglia di cui ci si appaga,
considerata la velocità ridotta della guida di Philou.
A
Caylar ci mettiamo alla ricerca di un punto vendita di gas
propano, ma dobbiamo arrenderci all'evidenza: nonostante
l'aiuto di una graziosa impiegata del comune bisogna ridiscendere
a Lodève, 20 km più in basso, per fare il pieno. E' colpa
nostra, ce la prendiamo sempre un po' comoda... L'A75 divora
letteralmente i 600 m. di dislivello che ci separano dalla
cittadina.
Risalita lenta, ed infine giriamo ad est, in direzione dell'antica
piazzaforte dei Templari, passata poi nelle mani dei Cavalieri
Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme. La neve aumenta,
la strada è innevata e l'andatura rallenta, cerchiamo un
posto non troppo lontano dal centro paese per passare la
notte e, perché no, se i cuochi sono ancora all'opera, cenare
"tête à tête" in un ristorante.
Cade la sera e la
città templare è praticamente deserta, ammiriamo in fretta
le torri e le mura di difesa: torneremo domani mattina per
una visita approfondita. Andiamo a dormire alle 22.30 con
un po' di ansia: siamo preoccupati per la stufa, che si
spegne come già un'altra volta al Champ du Feu nel massiccio
dei Vosgi in pieno inverno. Sylvie si alza, la riaccende,
aspetta, si corica di nuovo, si rialza, la riaccende...
Alla fine abbandoniamo l'impresa, ci copriamo fino all'inverosimile
e aggiungiamo due sacchi a pelo al piumino...... brrrrrrrrrrrrr
!
Verso
mezzanotte Philou decide di smontare il bruciatore per togliere
la polvere che sicuramente vi si è posata, pulisce il bruciatore,
soffia per vedere se risolve il problema. . . e tutto questo
mezzo addormentato, alla luce della torcia per illuminare
il meccanismo, un vero sketch comico! Si prova, . . . senza
concludere nulla! Pazienza, a nanna con i piumini, è veramente
incredibile! Ultima scena, verso le 1.30 di notte Philou
conclude che c'è veramente troppo vento, e decide di cambiare
l'orientamento del camper: Vittoria!!! Addio piumini, calzettoni
di lana, coperte e maglioni: Buona Notte ben al caldo!
Venerdì
28 dicembre
Risveglio tardivo verso le 9: bisognava compensare il sonno
perso in nottata. La
pioggia ha sostituito la neve e l'atmosfera è divenuta molto
strana, addirittura un po' sinistra: case di ardesia circondate
da brume e calanchi inospitali senza terre fertili, sormontate
da capitelli, piccole sorelle dei trulli della regione di
Bari o delle case del Lubéron, o ancora delle cupole e delle
"zogourate", quelle costruzioni nate 5.000 anni fa in Mesopotamia
e che invasero il nord del bacino del Mediterraneo prendendo
forme e nomi diversi, ma tutte costruite in regioni calcaree
e tutte in pietra secca senza malta.
L'atmosfera
è strana ma affascinante, siamo completamente rapiti dal
luogo, in considerazione anche del fatto che siamo gli unici
a girare per questo paese austero e metà fantasma, dove
i rari abitanti sono tappati in casa. Il nome del paese
viene senz'altro da "acqua" e "coperta", poiché doveva esistere
una cisterna per la conservazione dell'acqua che in questi
calanchi spariva in fretta dal terreno per infiltrarsi nelle
rocce... . cisterna indispensabile per la sopravvivenza.
Dopo aver raggiunto il
"Portal Amoun" e superato l'accesso ai bastioni ci dirigiamo
verso la chiesa. E' chiusa, ma il piccolo cimitero medioevale
è accessibile. Le stele discoidali sono bellissime: sono
delle stele rotonde di 40 cm di diametro con rappresentazioni
diverse della croce: splendide! Il castello è chiuso, ma
da un angolo si ha una bella vista sul paesaggio e si possono
fare delle belle foto del villaggio medioevale. La rue Droite
dà sul "Portal Aval" crollato nel 1912, da qui si esce dal
paese ed una bella sorpresa attende Sylvie: un abbeveratoio.
Da anni sognava di vederne uno e sopratutto di fotografarlo.
Sarà sciocco ma è così. Sono i piccoli sogni che fanno piacere
quando si realizzano, ed oggi Sylvie si estasia davanti
a che? Ad una pozza pavimentata dove le greggi di pecore
vengono a bere, pecore che daranno il latte necessario per
la produzione del... Roquefort, perché Roquefort-sur-Soulzon
non è molto lontano da qui. Quindi, l'abbeveratoio ricoperto
di una fitta lastra di ghiaccio viene fotografato da tutte
le angolazioni ed anche con il camper, per immortalare l'evento.
Dopo
questi istanti di "grazia" in questo luogo magico e un po'
mistico, che fa pensare alla foresta di Brocelandia dove
si potrebbe incontrare la Fata Morgana o Merlino l'Incantatore,
usciamo dal sortilegio di La Couvertoirade per rientrare
nella realtà e fare il punto della situazione: il tempo
è dei peggiori e noi abbiamo bisogno di "calore" e di sole:
il Cirque de Navacelles sarà sicuramente sommerso dalla
pioggia come anche la Vallata di Saint-Jean-de-Buèges e
in breve decidiamo di cambiare programma e raggiungere le
coste soleggiate della Grande Bleue.
Ed eccoci in marcia di nuovo verso Caylar,
Lodève che ammiriamo da un parcheggio della
parte alta della città, Montpellier, La Grande Motte ed
infine il piccolo gioiello di Aigues-Mortes, con
i suoi bastioni, le sue torri e le sue paludi.
15
anni fa Sylvie aveva annotato sulla mappa alcuni parcheggi
per la notte ma nel frattempo sono spuntati i limitatori
di altezza che hanno invaso tutta la Petit Camargue... ed
i parcheggi di Aigues-Morte soffrono dello stesso male,
tranne uno con pagamento orario. . . no comment! E come
fanno allora i camperisti in estate? Ciò resterà un mistero
per noi che andiamo in paesi dove non hanno ancora inventato
questa piaga.
All'inizio del porto restano
alcuni spazi, ma devono essere molto costosi in estate;
ci troviamo molti italiani e alcuni francesi. Il posto è
a pochi metri dalle porte di ingresso del paese e partiamo
per una lunga passeggiata per le stradine di questo antico
porto. Scoviamo un simpatico ristorante arredato in modo
particolare: una mescolanza di stili sudamericani, kitch,
etnico, colorato. . . difficile da spiegare ma gradevole.
E' il Café de Bouzigues. Cena leggera ma invitante e buona.
Una bella passeggiata notturna per digerire ci fa scoprire
le strade con le piccole case dietro gli alti bastioni,
casupole protette dai venti, ma senza alcuna vista sulle
paludi.
Sabato
29 dicembre
Dormiamo sempre più a lungo, sveglia alle 9 e partenza verso
le 11 per la visita della Tour de Constance e dei bastioni:
1.640 metri di camminamento di ronda, torri e porte dai
nomi che ricordano l'epoca medioevale: Tour de la Poudrière,
du Sel, des Cordeliers, de la Mèche, Porte de la Reine,
de la Marine, des Moulins. .. due ore di passeggiata indietro
nel tempo al periodo delle crociate e delle partenze verso
il sepolcro di Cristo a Gerusalemme, ma anche della cattura
dei camisardi: Ugonotti o Protestanti in lotta
per la loro religione dopo la revoca dell'Editto di Nantes.
Dai
bastioni e sopratutto dalla Tour de Constance la vista si
stende sul paese, sulle paludi della Camargue, le saline,
gli orrori de La Grande Motte e la parte retrostante del
paesaggio. La torre serviva una volta da faro per le imbarcazioni
che entravano e uscivano dal porto tramite uno stretto canale
tra i banchi di sabbia che ancora deposita il Piccolo Rodano.
Questa cittadina rimasta intatta da oltre 700 anni è veramente
affascinante ma non ci piacerebbe viverci perché le abitazioni
sono ammassate tra il muro di cinta e le vetrine dei negozi,
lasciando ben poca intimità ai loro occupanti.
Dobbiamo
cominciare a pensare a risalire verso casa e le sue nebbie,
ma vogliamo fare ancora una sosta a Sommières, antica
piazzaforte protestante del Gard, a poca distanza da Restinclières
dove abita la nostra Evelyne che ce ne ha decantate le bellezze.
Troviamo
un punto sosta proprio come quelli amati da Suzy e Alain,
appena prima del ponte romano, di fronte al supermercato
Champion: un parcheggio sistemato di recente a fianco della
Vidourle, con una splendida vista sul ponte romano, la torre
dell'Orologio ed il castello illuminato di sera.
Domenica 30 dicembre
Risveglio tardivo per Philou. Alle 10, piccole spese al
supermercato vicino, aperto per le feste di fine anno, e
passeggiata per le stradine strette e ombreggiate, dopo
aver attraversato il vecchio ponte,
la torre dell'Orologio e imboccato subito a sinistra una
stretta scalinata che conduce al Marché-Bas, una grande
piazza ad arcate dove la Vidourle ama a volte espandersi
in inondazioni, qui chiamate "Vidourlades". Dei passaggi
a volta conducono al Marché-Haut, piccola piazza ad archi
che dà accesso a numerose viuzze da scoprire con cura. Alcune
conducono al castello e alla sua torre quadrata; lasciatevi
guidare dall'istinto e dalla fantasia, ritroverete sempre
la strada in quanto il paese è piccolo e le sue stradine
conducono sempre al fiume.
Arrivederci
Sommières, speriamo di rivederti nella bella stagione, quando
il sole scalda ed è piacevole gironzolare per le tue strade.
Aggiriamo
Nîmes e le sue numerose zone commerciali, rasentiamo il
Pont du Gard, superiamo il Rodano a Pont-Saint-Esprit ed
ammiriamo una bella veduta da cartolina del ponte e della
chiesa che si specchia nel fiume utilizzato sia per il trasporto
dei materiali che per raffreddare i reattori delle centrali
nucleari. . . Montélimar e il suo torrone... A Valence abbandoniamo
la nazionale 7 cantata da Bécaud per raggiungere l'autostrada
ed il suo ritmo infernale. Superiamo Lyon ma verremo senz'altro
un lungo week-end a scoprire questa bella città sconosciuta.
La
sosta notturna la facciamo a Mionnay, sulla vasta
e piacevole piazza del villaggio: il posto ci è stato consigliato
da Francine ed André che lo utilizzano da diversi anni.
Tranquilla serata dedicata alla lettura.
Lunedì
31 dicembre
Ritorno a casa passando per Saint-Amour, Lons-le-Saunier,
un tempo prospera cittadina grazie alle sue saline, Poligny,
Arbois ed il suo vino del Jura, Besancon, Vesoul celebrata
da Brel, Epinal e i suoi paesaggi e alla fine Nancy, città
ducale. L'itinerario di André si è rivelato molto rapido
e piacevole.
E
ci dedichiamo ai preparativi per festeggiare l'arrivo del
nuovo anno...
(Traduzione
dal francese di Marina Greco. Per
la versione originale di questo itinerario vedi: Languedoc
a Noël...)