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LONDRA: GLAMOUR, MARKETS e VANILLA CREAM RAN

(testo di Elisa Turrini)

 

Ottobre 2010

Ritorno a Londra per la seconda volta a distanza di un anno dalla prima, convinta di non averla capita, ascoltata e gustata. Non mi era piaciuta perchè troppo grigia, troppo austera eppure avevo la sensazione che fosse solo apparenza, come quando incontri una persona e senti di doverla conoscere meglio perchè non è così come sembra.

Quindi, per questo viaggio decido di lasciarmi condurre e fascinare dalla città, di abbandonare i musei e i luoghi turistici per scendere nelle strade tra la gente. E in effetti, la magia di Londra non tarda a manifestarsi...
Il primo giorno percorro le vie di Bloomsbury e Fitzrovia, quartieri accademici ed intellettuali ispirati alla compostezza e alla sobrietà. E' sabato, molte famiglie riempiono i marciapiedi, ad ogni incrocio le immancabili scritte sull'asfalto: Look left, Look right perchè gli inglesi sono precisi e i turisti distratti! La meta della giornata, una bella giornata di sole che si specchia nelle pozzanghere sparse per le strade, come tasselli di un puzzle, è CAMDEN TOWN. Si tratta di un quartiere situato nella zona Nord di Londra sopra Regent's Park, capitale del Punk Dark Grunge, insomma di tutti ciò che è alternativo. In effetti, sebbene sia diventato una meta turistica molto frequentata, non ha perso quella sua connotazione “OUT” anticonformista, fuori o meglio oltre gli schemi. Voglio dire: percorrendo i vari Mercati-Lock che si susseguono lungo l'arteria principale (Camden High Str) si ha la sensazione di essere in un luogo autentico...Non come certi mercati di Bangkok ormai divenuti scenografie per turisti in cerca di foto ricordo!

Camden Town con i suoi mercati è innanzitutto un luogo londinese, frequentato da giovani londinesi ed è soprattutto espressione della cultura inglese contemporanea. Frutto della rivoluzione Punk degli anni '70, questa cultura è condivisione di etnie, è degustazione di sapori, è disponilità verso, è frattura contro.
Percorrendo le vie dei mercati in cui si susseguono bancarelle di ogni genere dall'oggettistica esotica all'abbigliamento vintage, dalle collane di stoffa alle palline di gelatina per decorare i vasi, ho avuto subito la sensazione forte della vita amplificata dalla Young Generation, come in Italia non siamo più abituati a vedere! Allora vale la pena fermarsi su una panchina, magari sorseggiando un Frappucccino Moka Whipped Cream, a osservare l'abbigliamento, le acconciature, le scarpe.
Perchè i londinesi non sono fashion victims ma fashion makers, mai omologati, sempre originali precursori di stili e mode che da noi in Italia diventano conformismo, adeguamento al sistema. Così scopro abiti in stile Desigual o Custò, stivali di pelliccia, giacche leopardate, cappotti anni '50 e altro ancora.

Fino ad arrivare a un negozio davvero molto alternativo: CYBERGDOG, 2 piani di colori fluo anni '80, musica a tutto volume, commessi che sembrano appena usciti da un episodio di Guerre Stellari! C'è di tutto: dalle parrucche colorate (una color rosa shocking mi è rimasta nel cuore) alle tutine adamitiche in poliestere 100%, dalle T-shirt con inserto in Led alle confezioni di cibo per astronauti. C'è anche un reparto dedicato all'erotismo: finalmente un sex shop alla luce del sole, non come quei nostri squallidi sex shop con le vetrine oscurate! Dopo questa inebbriante esperienza di oltrecultura, ritorno nella Londra più turistica , a Covent Garden dove ritrovo i soliti artisti di strada, la solita atmosfera natalizia anche ad agosto. Nelle vie dello shopping, Long Acre, Neal e Floral Street, si susseguono i classici della moda inglese, da Paul Smith a Ted Baker. Mi colpisce soprattutto l'abbondanza di negozi del marchio australiano di calzature UGG: sarà che gli stivali in camoscio con interno in pelo sono al primo posto nella mia wish's list!! L'atmosfera che avvolge anche questa zona di Londra è sempre impregnata di modernità, di originalità, di giovinezza come nei pubs gremiti di gente ad ogni ora. E sono bellissimi questi pubs nella loro austerità e antichità, che non è mai sinonimo di vecchiezza. Ecco un'altra cosa che ho scoperto di questa città: qui il vecchio diventa antico: i pubs, i palazzi costruiti due secoli fa sono preziosamente antichi, con gli interni in velluto, il legno scuro dei banconi, i soffitti alti, la musica di sottofondo.

Per la cena scelgo un ristorante giapponese a Soho: arredamento minimal in viola e nero, luci soffuse, portiere all'ingresso, fine people, good food. Quando vado all'estero provo sempre un ristorante giapponese perchè mi piace vedere come ogni cultura interpreta la cucina giapponese così raffinata e così delicata. E l'esperienza londinese in questo senso si rivela positiva, visto anche il costo decisamente abbordabile!
Il secondo giorno nella capitale londinese inizia di nuovo con l'esperienza del “market”; in realtà, il “mercato” come lo intendiamo noi è piuttosto riduttivo rispetto al Market inglese ( ma anche thailandese o newyorkese). Basta un giro di domenica nella zona di Spitalfields nella East london. Si tratta di un'area che negli ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo grazie soprattutto agli Young British Artists che espongono le loro opere proprio in questo quartiere, alla White Cube Gallery. Come spesso succede l'avanguardia artistica nasce nei luoghi di confine con altre culture e infatti nella stessa zona si trova Banglatown, la comunità indiana londinese. Percorrendo Bricklane da sud, cioè dalla fermata della metro di Aldgate East, si è catapultati in una Little India variopinta e profumata al Curry! E' domenica mattina, c'è poca gente per la strada, il sole illumina i colori dell'India regalandomi un'altra immagine suggestiva di Londra. E' ora del brunch, quindi mi dirigo verso lo Spitalfields Market deviando per una stradina laterale di Bricklane ed ecco un'altra istantanea di vita....Dalle finestre, queste enormi finestre londinesi senza tende, appare come in un fotogramma di un film l'interno di una casa: la cucina, le tazze della colazione, un uomo, forse un giovane artista, che suona il piano. In uno scorcio l'essenza di uno stile di vita, quello londinese, che mi affascina e mi travolge.

Per il brunch scelgo un locale, il Luxe, ricavato in un'ex fabbrica proprio nello Spitalfields Market, meno autentico dopo la ristrutturazione ma sempre molto interessante per osservare mode e tendenze. Dopo una ricca colazione a base di pancake con sciroppo d'acero, fragole e vanilla cream, mi lascio condurre nei sentieri di questa foresta di bancarelle dove tra oggetti di basso profilo si possono scovare perle di saggezza artistica e “fashionistica”. Non posso resistere a una t-shirt con Trinkle Bell ( la Trilly di Peter Pan) tempestata di luccicanti strass colorati. Ammiro (ma resisto) alcune creazioni davvero originali: paraorecchi di pelo leopardato, cappelli piumati e le immancabili palline di gel per decorare i vasi.
Ma per trovare la quintessenza della East london Fashion Art bisogna percorrere le strade laterali che collegano tra loro Commercial Street e Bricklane: Hanbury Street, Cheshire Street e Fashion Street ( non è un caso che la via intitolata alla moda sia proprio qui). In queste vie si susseguono enormi negozi vintage dove l'usato diventa tendenza e decine di donne di ogni età scorrono metri di porta abiti alla ricerca del Wish dress.
L'abito perfetto, l'accessorio irresistibile, reso ancora più nobile e importante dal fatto di essere appartenuto ad un'altra generazione, ad un'altra donna di cui riporta la storia, il profumo, le emozioni. Il vintage a Londra non è solo moda: è filosofia di vita, è il recupero nell'era ultramoderna dell'uso salvifico del passato. E indossare qualcosa appartenuto ad altri è espressione di creatività e originalità.... ma forse noi italiani questo non l'abbiamo ancora capito. Da noi il vintage è solo l'usato e ci fa anche un po' impressione! Sarà per questo che non compro niente. Soddisfo comunque la mia ansia di shopping attraverso lo sguardo, la raccolta di immagini di donne e uomini con i loro abiti, le loro scarpe, le borse, i gioielli.

Immancabile anche qui l'angolo food collocato all'interno di un capannone industriale dismesso. Bisogna precisare che in questa zona di Londra alla domenica mattina si concentrano diversi market oltre allo Spitalfields: Sundayp Market, Bricklane Market, Columbia Road Market... disegnano un vortice di colori a cui si aggiunge l'ebbrezza di odori culinari di mille etnie.
Memorabile un artigiano del Dim Sum che, pizzaiolo d'oriente, fa roteare in aria la pasta di riso per poi ricavarne una deliziosa caramella ripiena di gamberi e verdure.
Percorrendo Bricklane verso Nord mi soffermo tra le bancarelle improvvisate di giovani bohemienne del Terzo Millennio che espongono oggettistica e abbigliamento immancabilmente vintage. Sazia ormai di mercati e moda, decido nel pomeriggio di dedicarmi a un po' di cultura. Simbolo per eccellenza della cultura contemporanea londinese è la Tate Modern, galleria d'arte ricavata da una ex centrale idroelettrica in disuso, dal progetto degli architetti Herzog e De Meuron. E' un luogo straordinario, trasposizione in arte di un nuovo modo di vivere e di pensare; vi sono esposte opere di Picasso, Pollock, Mirò e altri. Fra tutte ricordo un'opera di Maurzio Cattelan, “Ave Maria”, essenziale ed onnipotente.

Ultima cena di questo breve soggiorno londinese al Porters English Restaurant, abbastanza turistico da avere anche un menù in lingua italiana, abbastanza autentico da essere frequentato da inglesi doc. Assaggio il classico fish and chips, chicken pie, baked potatoes e per finire budino con la solita vanilla cream.Di fatto la cucina londinese si è rivelata una felice scoperta, per quanto burrosa e pasticciata. Si basa per lo più sui delle sorta di torte salate a base di carne verdure chiamate PIES...e io che conoscevo solo la Apple-Pie!
Il giorno seguente, l'ultimo, concludo questo soggiorno nella capitale inglese con una passeggiata a Chelsea e Belgravia, quartieri aristocratici in cui si susseguono palazzi vittoriani in stucchi bianchi intervallati da deliziosi giardini di un verde quasi abbagliante. La via più significativa è King's Road quella dove nacque la Swinging London degli anni '60 ed ora sostituita dalla Shopping London del 2000. Bei negozi, belle persone...mi soffermo nei pressi della Saatchi Gallery, originale galleria allestita dal pubblicitario Charles Saatchi e dedicata alla pittura moderna americana. Purtroppo è chiusa per un evento privato, ne approfitto quindi per osservare una scolaresca che gioca a calcio in un campetto di quartiere. E anche questa è una bella immagine della serenità e tranquillità che riempiono questa zona di Londra.

Ormai è quasi ora di pranzo (osservare consuma il tempo velocemente), decido di andare a pranzo a Chinatown per sperimentare la miglior cucina asiatica fuori dall'Asia. Pare, infatti, che a Londra si trovi the best asiatic food in the world. In effetti all'Imperial China inLisle Street mangio fantastici Dim Sum introdotti da deliziosi involtini primavera: finalmente l'autentica cucina cinese con le sue opere d'arte culinaria!
Due passi ancora per Covent Garden poi verso l'aeroporto.
Questa è la mia Londra: inaspettatamente outfit, young, glamour...unforgettable.


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