CON IL CAMPER IN MAROCCO
2008
2 Febbraio – 20 Aprile
(testo di
Antero e Mary)
PREMESSA:
Ritorniamo in Marocco per la seconda volta
e trascorrere almeno due mesi al tepore dell’inverno
africano…ma quest’anno c’è una
novità:
verranno a trovarci i nostri figli con la loro famiglia
per trascorrere insieme a noi alcuni giorni.
Loro hanno pensato di prenotare per tempo l’aereo
(così da risparmiare) e noi provvederemo a pagare
tutto il soggiorno in Africa.
Bruno e Sabrina arriveranno a Marrakech il giorno 11 Marzo.
Con loro visiteremo le tre valli, il deserto di El Ghebbi
e il deserto di Mhamid. Il 22 Marzo rientreranno in Italia.
( 12 giorni)
Silvia, Dino e i nipoti Marco e Francesco
arriveranno a Marrakech il 27 Marzo e ripartiranno il 10
Aprile.
Anche con loro faremo lo stesso itinerario. (15 giorni)
Come faremo?:
--Bruno e Sabrina: Andiamo a prenderli, con il camper, all’aeroporto
di Marrakech e ci dirigiamo verso Ait Benadhou, poi alle
Gole del Dades e del Todra, poi Merzouga e infine verso
la valle del Draa ad Agdz, Zagora e Mhamid. Ritorno lungo
le oasi, e sosta di tre giorni a Marrakech in un Riad dentro
la Medina ( Riad Arbait), il 22 marzo partenza per l’Italia.
--Silvia, Dino, Marco e Francesco: Quando arrivano a Marrakech
andiamo a
prenderli con il camper e li accompagniamo all’albergo
(Hotel Alì) dentro la
Medina mentre noi(come per Bruno) facciamo sosta per tre
giorni alla Koutubia. Dopo andremo – facendo il giro
al rovescio - negli stessi posti che abbiamo visto con Bruno
e Sabrina. Per la notte sostiamo nei vari campeggi che hanno
anche un hotel.
L’ITINERARIO fatto con i figli:
Diario:
Il 2 febbraio partiamo con destinazione Setè in Francia,
dove prendiamo il traghetto per il Marocco. Ci sono circa
850 chilometri per arrivare al porto e decidiamo di fermarci
in Francia nel campeggio di Brignoles. Siamo solo noi nel
campeggio, trascorriamo la serata e la notte in tranquillità.
3 febbraio
Di buona mattina riprendiamo la strada per andare al porto
di Setè, quando arriviamo ancora, non ci sono tanti
camper. Alle diciannove ci imbarchiamo entrando a retromarcia
dentro la nave.
Dopo aver riposto la valigia nella nostra cabina, andiamo
al ristorante, dove ci sistemiamo in un tavolo con altre
dodici persone: sono le venti e incominciamo la cena. Improvvisamente,
verso le 20,30, un forte rullio della nave fa scivolare
i piatti che cascano per terra mentre noi , sulla sedia
siamo sballottati avanti e indietro.
I camerieri ci tranquillizzano ma decidiamo , TUTTI, di
lasciare il ristorante e andare nelle nostre cabine. Nei
corridoi, nella sala da ballo, nei bar sono stati messi
a bella vista tanti, tantissimi sacchetti, noi sembriamo
ubriachi mentre, barcollando entriamo nella nostra cabina.….stanotte
sarà una brutta notte.
Immobili sui nostri letti, senza parlare, abbiamo atteso
il trascorrere lento delle ore mentre sulla nave si infrangevano
onde alte oltre 4metri.
Che brutta notte !, fortunatamente non ci siamo sentiti
male.
4 febbraio
La mattina , solo chi non si è sentito male, è
andato a fare colazione Antero che per la notte aveva messo
il cerotto antivomito nota che altri passeggeri hanno avuto
la stessa idea. Il mare è ancora mosso, la giornata
scorre lentamente e man mano che andiamo a sud il cielo,
si fa più celeste, spariscono le nuvole e il sole
ci riscalda. Il mare è ancora abbastanza mosso ,
le onde sono di 2,5-3 metri, però la notte possiamo
riposare.
5 Febbraio
La nave a causa del mare mosso ha rallentato la sua corsa
tant’è che sbarchiamo a Tangeri, sotto un sole
caldissimo, alle 13,30 anziché alle nove.
Antero non si è accorto che, a causa del rollio della
nave, una catena si è impigliata nel camper e quando
fa per uscire dalla nave sente un gran rumore di ferro che
riga la parete del camper rompendo la lampadina esterna
e l’ultima parte del paraurti.
Alla dogana, dove facciamo il controllo ci domandano se
è la prima volta che andiamo in Marocco ; Antero,
con orgoglio, dice è la seconda volta: Il doganiere
replica immediatamente dicendo che sappiamo cosa si deve
fare. Dopo di lui ne passa un altro ed è la stessa
cosa poi … un terzo al quale riusciamo a dire di no.
Così abbiamo fatto quello che sapevamo si doveva
fare per velocizzare i controlli, e presto siamo fuori dove
ci aspetta il nostro amico NJia che, salito sul camper,
ci accompagna a casa sua dove siamo accolti molto gentilmente
dalla sua mamma; con loro passiamo il resto della giornata.
Giunti alla sera decidiamo di andare ad Asilah per dormire
promettendo al nostro amico che al ritorno avremmo fatto
una nuova visita. Ad Asilah troviamo tutti i campeggi chiusi
perché stanno costruendo degli alberghi. Chiediamo
al custode , vista l’ora tarda, se ci fa entrare;
ci sistema in un angolo seminascosto perché ha paura
dei controlli della polizia. Durante la notte Antero ha
la febbre alta.
6 Febbraio
La mattina , poiché Antero ha ancora la febbre alta,
chiediamo al custode se possiamo rimanere ma, visto che
non è possibile, decidiamo di partire. Il tempo è
bello, il sole già ci riscalda e andiamo alla laguna
di Moulay Bousselham dove troviamo un campeggio, bello,
pulito e…senza turisti.
Antero trascorre la giornata sempre a letto con la febbre
a trentanove. Nel tardo pomeriggio arrivano quattro Italiani
che erano nella nave con noi ci salutano e ci offrono delle
arance.
7 Febbraio
Ancora febbre alta durante la notte e decidiamo di rimanere
qui. Grazie alle medicine la febbre è calata e nel
primo pomeriggio Antero si può alzare. Trascorriamo
la giornata riposando, facciamo anche una breve ma bella
passeggiata nella laguna poi rientriamo.
A casa abbiamo sentito che Bruno ha la febbre alta ed è
andato al pronto soccorso dove gli hanno fatto due iniezioni;
abbiamo notizie frammentarie e questo ci preoccupa.
8 Febbraio
La febbre è calata, prima di partire telefoniamo
a Bruno che non ci risponde, telefoniamo alla Sabrina e
alla Silvia senza ottenere risposta poi parliamo con Dino
che non ha notizie aggiornate. Mentre siamo in viaggio Bruno
ci manda un messaggio dicendo che sta bene. Siamo più
tranquilli e decidiamo di proseguire per El Jadida dove
arriviamo al tramonto sistemandoci al camping International.
Il camping è pieno di pescatori che vendono il pesce
appena pescato, noi compriamo una granseola che ci viene
portata cotta al camper per l’ora di cena e con quella
gustosa pietanza terminiamo la serata.
9 Febbraio
Partenza per Essaouria , lungo la strada facciamo sosta
per il pranzo ed ecco che arrivano tanti bambini usciti
dalla scuola che si avvicinano chiedendo biro e bon bon.
Abbiamo portato materiale per le scuole e ai bambini più
piccoli regaliamo biro e quaderni. Non passano nemmeno dieci
minuti ed ecco che arriva una frotta di bambini festosi
che chiedono anche loro biro, saranno trenta o quaranta…siamo
costretti a partire senza aver potuto pranzare. Arriviamo
a Ounara piccolo villaggio a 11 km da Essaouria e ci fermiamo
al camping International che è veramente bello e
accogliente. Doccia,bucato,e cena a base di Cous-cous veramente
squisito.
10 Febbraio
Antero durante la notte ha accusato forti dolori all’orecchio
destro che ha sanguinato. Telefoniamo al dottore ad Arezzo
il quale ci consiglia di prendere uno specifico medicinale
per l’orecchio usato in tutto il mondo ma oggi è
domenica e nel paese tutto è chiuso. Fortunatamente
il gestore del camping ci manda un ragazzo al quale, con
qualche difficoltà, spieghiamo cosa ci occorre. Il
ragazzo si presta ad andare,con la bici, in un suk vicino
(5 km) per prendere le gocce di antibiotico e sulfamidico
e gli consegniamo 100 dh e…ritorna con il medicinale
che abbiamo chiesto ! E’ stato così gentile
e disponibile che volentieri gli facciamo tenere il resto
(72 dh), lui non vuole poi vista la nostra insistenza lo
tiene e ci ringrazia.(n.b. 1 pane = 1 dh ; 1kg di carne
60 dh ; 1 kg di pesce 30 dh).
Solo al pomeriggio passa Il dolore ma ad Antero gira la
testa e sente un gran ronzio nell’orecchio che ora
non sanguina più ma cola. Facciamo una breve passeggiata
e decidiamo di rimanere qui anche domani.
11 Febbraio
Antero non ha più dolore, solo un forte ronzio, a
metà mattinata decidiamo di andare a Essaouria per
acquistare qualche regalo ai nipoti e parenti.
Con calma arriviamo sul lungomare di Essaouria, dove sistemiamo
il camper custodito dallo stesso posteggiatore dello scorso
anno che ci riconosce e ci saluta (gli avevamo regalato
il completo di pentole che avevamo nel camper).Facciamo
un giro per la Medina rivediamo i negozi di tappeti e compriamo
vassoietti in tuja e due tamburi per i nostri nipoti. Trascorriamo
tutta la giornata nella spiaggia ritornando al camping solo
alla sera per dormire.
12 Febbraio
Oggi facciamo sosta a Tiznit. Percorriamo la strada costiera
che è veramente bella. Le onde, alte si frangono
sugli scogli mentre i pochi villeggianti fanno surfing.
Arriviamo ad Agadir, sempre più europea, bella e
pulita e con tanti, tanti turisti. Già le spiagge
sono affollate e le strade larghe e alberate fanno sembrare
(vagamente) la città simile a Nizza. Anche qui, come
in Turchia stanno costruendo case e alberghi e tante tante
strade è tutto un fermento grazie al turismo che
però modificherà le bellezze di questi luoghi.
Noi scendiamo più in giù e arriviamo a Tiznit
e troviamo il campeggio stracolmo di camperisti e non c’è
nemmeno la possibilità di entrare per domani. Facciamo
sosta anche per la notte nel piazzale sotto le mura e proprio
davanti alla grande moschea; un posteggiatore ci fa sistemare
fra gli altri camper in sosta. Andiamo dal nostro ottico
di fiducia marocchino per fare gli occhiali nuovi che ci
saranno consegnati venerdì 15. Di pomeriggio andiamo
in centro in un internet Point per parlare con Bruno e con
Sabrina, dopo facciamo visita al negozio, dove istallano
le antenne paraboliche e fissiamo l’appuntamento per
martedì 19/2. Terminiamo la giornata andando al mercato
del pesce dove compriamo un piccolo tonno di 1 chilo che
ci cuciniamo nel camper.
Dopo cena una bella passeggiata nel centro e poi, fermi
in un bar, sorseggiamo un buon tè con tantissima
menta.
13 Febbraio
Mentre siamo dall’ottico per scegliere la montatura
ecco che arrivano i nostri amici francesi Alan e Mari France
Bejot (quelli con i quali avevamo fatto la traversata l’anno
scorso e che poi abbiamo ritrovato lungo il nostro itinerario).
Trascorriamo la mattina insieme, loro ci danno dei suggerimenti
per andare a visitare le grotte rupestri a Tata. Di pomeriggio
decidiamo di lasciare Tiznit e andare al mare che si trova
a 5 km. Troviamo un buon campeggio, ci sistemiamo e andiamo
a fare una bella passeggiata lungomare, improvvisamente
il tempo cambia, fa fresco, si alza il vento e il cielo
diventa nero e minaccia pioggia.
14 Febbraio
La giornata è bellissima con un bel sole caldo, facciamo
di nuovo una passeggiata. Nel nostro girovagare vediamo
un giovane marocchino che ripara un camper, gli chiediamo
se, quando ha terminato, viene da noi nel campeggio per
vedere se può riparare il paraurti del nostro camper.
Dopo pranzo il giovane arriva con una sacca dalla quale
tira fuori la lana di vetro, la resina, il colore, alcuni
pezzi di ferro e la bombola del gas; concordiamo il prezzo
(dh 850 pari a 80 eu) e incomincia a lavorare. Alle 19 circa
il lavoro è finito e fatto bene.
15 Febbraio
Ritorniamo a Tiznit per ritirare gli occhiali ma non sono
pronti, lo saranno domani mattina. Andiamo al negozio di
antenne, così per salutarli.
Ci dicono che, se vogliamo, domani sabato 16/2 loro sono
disponibili a montare l’antenna nel camper. Benissimo...
fissiamo per le ore nove, andiamo a salutare i nostri amici
francesi che si trovano dentro il campeggio e terminiamo
la giornata con loro. La sera dormiamo veramente poco. Siamo
nel posteggio sotto le mura che, lo scopriamo la mattina
dopo, la sera del venerdì diventa un piccolo campo
di calcio per i giovani di Tiznit, quindi un gran frastuono
per tutta la notte.
16 Febbraio
Ritiriamo gli occhiali e ci sistemiamo davanti al negozio
di Mustafà (quello delle antenne paraboliche) in
attesa che venga il nostro turno per l’istallazione
della parabola.
Il tecnico incomincia a lavorare alle 14 e non smetterà
fino alle 22 lavorando anche sotto la pioggia che improvvisa
alle 20, cade copiosa. Facciamo montare anche il pannello
solare, oltre l’antenna parabolica con il decoder
e la tv e ci fermiamo a dormire proprio davanti al negozio.
17 Febbraio
Lasciamo Tiznit e percorriamo la strada costiera che ci
porta fino a Sidi Ifni dove ci fermiamo. Spira un forte
vento che alza la sabbia, facciamo una bella passeggiata
lungomare e poi prepariamo al carbone del buon pesce fresco
comperato sulla spiaggia da un pescatore che era appena
rientrato. Dopo pranzo andiamo a trovare i nostri amici
di Arezzo che sappiamo, si trovano al campeggio di città.
Li troviamo al solito posto dello scorso anno (qui ci stanno
per 6 mesi da oltre 5 anni).
Trascorriamo con loro il resto della giornata; andiamo al
mercato all’aperto che si tiene ogni domenica all’aeroporto
dismesso di Sidi Ifni dove facciamo la conoscenza di ricchi
ambulanti marocchini che sono diventati amici dei nostri
amici. Per la sera compriamo ancora del pesce fresco.
Intanto il vento si è rinforzato e incomincia a preoccuparci.
18 Febbraio
E, infatti………………durante
la notte si è scatenata una tempesta di vento e sabbia
che ha fatto oscillare il camper. Noi siamo abbastanza riparati
ma ciononostante il vento ci solleva l’oblo (chiuso!)
che si trova sopra il letto e, prima ancora che sia divelto,
Antero esce e sale sul camper per sistemare con lo scotch
l’oblo.
Ma non è il solo camperista, altri sono fuori per
recuperare le cose sparse dal vento, altri hanno in mano
chi le finestre, chi gli oblo, che lasciati semiaperti,
sono stati completamente sbarbati dalla forza del vento.
Poi la mattina si calma il vento e ci godiamo il sole che
splende caldo nel cielo. Sono le 11 quando alcune donne
marocchine attrezzano, all’interno del campeggio una
maxi cucina da campo. Stanno preparando una minestra di
ceci e legumi su brodo di pesce. Tanto è buono l’odore
che decidiamo di assaggiare questa che per noi resta una
specialità. Si trascorre il resto della giornata
oziando e facendo bellissime passeggiate.
19 Febbraio
Giornata bellissima, andiamo sulla spiaggia, dove sono gli
scogli per vedere le donne marocchine catturare con le mani
i polpi che poi cuociono. Noi compriamo da un pescatore
delle piccole, gustosissime sogliole che ci facciamo alla
griglia. Il pomeriggio decidiamo di andare, lungomare, fino
al porto di Sidi Ifni il più importante porto del
Marocco per la pesca e la conservazione delle sardine.
Il pomeriggio ritorniamo in paese per fare alcuni acquisti:
due sgabelli e un grande tappeto per il camper. Per parlare
con Bruno, ci fermiamo a un internet Point così aggiorniamo
i nostri cari. Con l’imbrunire si alza di nuovo il
vento che però spira sul mare ingrossando le onde,
ed ecco che arrivano tanti ragazzi del posto che subito
affrontano quelle onde alte facendo del surf.
20 Febbraio
Riprendiamo il nostro cammino verso sud e ci dirigiamo verso
Tan Tan, dove arriviamo all’ora di pranzo. Lungo la
strada, a Guelmine, Antero si ferma per comprare alcuni
stecche di sigarette (costo di un pacchetto: 20 dh) perché
da qui in giù costano il doppio e i marocchini non
se le possono permettere. Non avendo moneta, l’unico
sistema di scambio e/o acquisto ancora in uso è il
baratto: e con uno o due pacchetti di sigarette si riesce
ad avere un chilo di pesce fresco (1 pacchetto di sigarette
qui costa 35/40 dh pari a circa 3,50 euro). Sostiamo al
camping Sable D’or di Tan Tan e poi andiamo alla spiaggia
per trovare le conchiglie che qui, ci hanno detto, sono
di buone dimensioni. I ragazzi del posto prendono con le
mani i ricci di mare, le padelle, le cozze e i polpi e poi,
ai pochi turisti presenti cercano di vendere la loro mercanzia;
noi acquistiamo del pesce e facciamo il baratto con 2 pacchetti
di sigarette.
21 Febbraio
Oggi a Tan Tan c’è il suk e noi andiamo a vederlo:
davanti a noi montagne di arance, piselli, carote, fave,
patate, cavolfiori, poi banchi con vestiti nuovi e usati,
altri con la carne di dromedario, pecora, capra, montone
e mucca, altri con tegami e accessori per la cucina, altri
con spezie. Ci sentiamo avvolti dalla confusione e dal vociare
della gente assieme ai colori e al forte profumo delle spezie
e delle carni.
Naturalmente facciamo la nostra solita spesa di arance grosse
come poponi e rientriamo al campeggio, dove troviamo ad
aspettarci un pescatore con delle sogliole che ancora saltellano
nella busta. Facciamo di nuovo il baratto e ci gustiamo
per cena un cus-cus preparato dal gestore del campeggio
e le nostre belle sogliole alla mugnaia.
22 Febbraio
Non abbiamo molto tempo per vedere il profondo sud del Sahara
occidentale e quindi decidiamo di accorciare i tempi, lasciamo
Tan Tan per andare alla laguna di Khnisfiss dove per sostare,
abbiamo bisogno di un permesso speciale della polizia reale.
La strada è lunga e tutta diritta mentre tutto intorno
a noi è deserto, a volte è di sassi altre
volte di sabbia.
Non troviamo anima viva, ogni tanto superiamo uno strapiombo
sull’oceano e vediamo le tende dei pescatori di Courbine
(un pesce buonissimo che raggiunge anche 20 kg.). Arriviamo
alla Laguna, dove ci accolgono sei militari, mentre uno
ci chiede i documenti e l’autorizzazione, notiamo
che gli altri hanno in mano dei rilevatori di mine.
Il militare ci invita a non lasciare mai la strada asfaltata
perché questa è stata zona di battaglie fino
al 2001 con il fronte Bellisario per la secessione del Sahara
e ancora ci sono mine sepolte nella sabbia.
Dovremo affrontare le piste solo se ben segnalate e con
l’indicazione di zona sminata.
Siamo in cima a uno sperone di roccia e sotto di noi la
laguna si riempie di stormi di uccelli migratori, fenicotteri
rosa, grigi e tante altre specie che dall’Europa si
sono stabiliti qui al caldo tepore dell’inverno africano.
Compriamo dalle guardie, che nel frattempo sono andate a
pescare, una grossa coda di rospo. Il pesce, ancora vivo,
è spellato e pulito, tolta la testa e….la cuociamo
…che delizia e con solo venti dirham!
E mentre mangiamo, vediamo salire la marea poi quando scende
la sera ecco arrivare dei cani randagi, degli asinelli e
delle capre tutti si avvicinano ai camper ……vengono
a chiedere qualcosa da mangiare!
Qui non c’è elettricità, uscendo dal
camper notiamo soltanto le luci accese dentro ciascun camper
ma intorno a noi e tutto avvolto dal buio più profondo.
23 Febbraio
Andiamo verso Laayounne, la strada scorre vicinissima all’oceano
e diritta in mezzo al deserto di sabbia che talvolta copre
l’asfalto.
Arriviamo a Tarfaya e facciamo il pieno di gasolio che qui
costa 4,28 dh al litro (pari a 0,34 centesimi di euro) e
proseguiamo…la strada è sempre dritta ai lati
ora si ergono piccole dune di sabbia dai colori intensi
e bellissimi ma non passa nessuno, solo qualche camion.
Decidiamo di fare una sosta prima di Laayounne; abbiamo
visto che c’è un campeggio nei pressi, ma occorre
uscire dalla strada asfaltata perché si trova a 5
km dentro il deserto.
Troviamo la pista ben segnalata e lasciamo l’asfalto,
davanti a noi il nulla, ogni tanto vediamo un segnale su
di un sasso che indica la pista, ma proseguiamo con difficoltà.
Ci insabbiamo ma riusciamo a uscirne, poi troviamo speroni
di roccia appuntiti che ci costringono ad andare lentissimamente.
Finalmente arriviamo al campeggio, entriamo, non c’è
nessun turista, vediamo solo una donna. E’ un “
camping sauvage”, cioè selvaggio: senza luce,
acqua, senza cibo ma solo tanta, tanta natura ed è
un ottimo posto di osservazione di animali selvatici.
Noi immediatamente decidiamo di ritornare indietro, riprendere
l’asfalto e proseguire fino a Laayounne.
Prima di arrivare troviamo due posti di blocco.La polizia
controlla i documenti, domanda, dove andiamo e ci lascia
passare.
E’ quasi sera quando arriviamo al campeggio della
playa di Laayounne…è enorme , oltre 3 ettari
di sabbia e solo sabbia di deserto ed è completamente
vuoto. Ci sistemiamo e
godiamo gli ultimi spiccioli di sole.
24 Febbraio
Dopo colazione facciamo una bella passeggiata sul lungomare
di questo villaggio, il vento tira molto forte ma qui è
normale, anzi siamo meravigliati che ancora non siamo incappati
in una tempesta di sabbia (meno male!). Attraversiamo il
paese che ci pare molto sporco, ma questo è un luogo
di villeggiatura estiva di marocchini e ora pare un villaggio
fantasma. Troviamo alcuni ragazzi che vogliono intrattenersi
con noi, ci fanno mille domande, ci salutano e dicono: Italiani
campioni del mondo.
Nel nostro girovagare lungomare troviamo un piccolo chiosco,
dove compriamo del pane. Il gestore si chiama Idriss e vuole
parlare con noi. Conosce un po’ di spagnolo e francese,
ci offre il tè, ci racconta la sua vita. Passiamo
con lui una mezz’oretta durante la quale ci fa promettere
che se ritorniamo qui lo andiamo a trovare e questa volta
saremo ospiti della sua seconda moglie più giovane
di lui di ben diciannove anni.
Ritorniamo al campeggio e, in attesa di cenare, facciamo
il punto della situazione.
Abbiamo percorso oltre 2000 km, ne mancano ancora 500 per
arrivare a Daklha, pensiamo di ritornare piano piano verso
Marrakech, visitare alcuni luoghi (Tata-Foum Zgouid ecc)
e arrivare in tempo all’appuntamento con Bruno e Sabrina
che arriveranno il 10 marzo. L’anno prossimo, se ritorneremo,
andremo fino a Daklha, alla sua meravigliosa laguna e al
tropico del Cancro.
25 Febbraio
Nel silenzio più assoluto della notte
e nel buio più completo abbiamo trascorso l’ultima
notte in questo sperduto e desolato deserto del Marocco.
La notte ha tirato un forte vento che ha fatto ondeggiare
il camper, ma oramai ci siamo abituati anche se la vera
tempesta di sabbia ancora non ci ha colpito. Ritorniamo
verso nord e ripercorriamo la strada monotona dell’andata.
Lo spettacolo delle dune increspate dal vento rende il viaggio
più affascinante. La sabbia ha colori che difficilmente
riusciamo a spiegare: dal giallo oro all’arancio,
al grigio, al marrone e i colori si modificano per effetto
del vento e delle ombre create dalle dune stesse.
Nel nostro dialogare ripensiamo come ci è apparsa
questa parte del sud del Marocco: Il vento, talvolta violento
è una costante giornaliera, la sabbia è la
padrona indiscussa del territorio anche se talvolta il deserto
si trasforma in una distesa immensa di piccoli sassi. Qui
non c’è frutta né verdura (manca l’acqua)
e tantomeno le mucche che, abituate allo stato brado, qui
non trovano da mangiare; solo le capre e i dromedari riescono
a sopravvivere in questi luoghi. E poi c’è
il pesce, l’oceano, pescosissimo permette la sopravvivenza
di questo popolo che abita le zone più impervie del
Marocco. L’elettricità arriva solo nelle città
mentre gli abitanti dei piccoli villaggi utilizzano bombole
di gas per ottenere la luce. Nella strada del ritorno troviamo,
in una bellissima insenatura creata dal fiume Draa (si proprio
quello che viene dal Grande Atlante, arriva nel deserto
di Mohamid, dove s’insabbia e ricompare proprio qui)
e sopra un costone roccioso, un camping sauvage però
c’è la possibilità di scaricare e, pagando,
si può avere anche l’acqua. Per la corrente,
che manca, utilizziamo il pannello solare che abbiamo istallato
e che ci consente di avere un’autonomia di tre giorni
anche in assenza di sole. Dopo aver fatto una bella e lunga
sosta, decidiamo di ritornare a Tan Tan Plage dove trascorriamo
la notte.
26 Febbraio
Lasciamo il profondo sud per andare a vedere la zona di
Tata, Foum Zgouid che ci dicono essere meravigliosa. Raggiungiamo
e superiamo presto Guelmine e andiamo dentro l’oasi
di Id Mansour per visitare una antica e famosa casbah. Dopo
aver visitato la Casbah, percorriamo le strette viuzze del
villaggio, l’acqua scorre sotto i nostri piedi, le
case sono di fango, se piove, il vento distruggerà
le case, se il sole è torrida secca e sbriciola le
mura delle case…che saranno ricostruite un po’
più in là. Mentre ammiriamo l’oasi,
notiamo un marocchino che ci segue a distanza, dopo un po’
di tempo decidiamo di andare a chiedergli cosa vuole e perché
ci segue. Dice che è un pittore e ci invita ad andare
a vedere i suoi lavori e, se vogliamo, ci dipinge il camper.
Lo seguiamo e, in uno slargo mettiamo il camper, siamo davanti
a casa sua ed entriamo per vedere i suoi lavori. Ha tutte
le stanze affrescate con disegni semplici, ma con colori
intensi, scolpisce la pietra e lavora il legno…insomma
è un artista che sopravvive facendo piccoli lavori
ai turisti sia Marocchini sia stranieri. Insiste per dipingere
il camper, facciamo una lunga trattativa poi decidiamo di
farci dipingere gli specchietti del camper.
Finito, il lavoro ci chiede un passaggio per Guelmine, lungo
la strada ci ferma la polizia che ci chiede se abbiamo avuto
noie con il nostro ospite mentre a lui controllano i documenti
e ci fanno passare. Prima di andare al campeggio vogliamo
fare il pieno di gasolio, il nostro amico ci dice che è
possibile comprare la nafta a prezzo ridotto, quasi come
al sud. Ci accompagna in una piazza un po’ appartata
chiama due ragazzi e confabula con loro che subito dopo
vanno a prendere una bottiglia da 5 litri di……gasolio?
Chiediamo cosa è e quanto costa, non possiamo discutere
più di tanto, dobbiamo decidere presto, diciamo sì
e giù il gasolio nel serbatoio. Mary vuole fare la
fotografia ma è minacciata da uno dei ragazzi che
non vogliono farsi riprendere …c’è qualcosa
di losco ? sì, sì. Comunque paghiamo il gasolio
5,0 dh al litro anziché 9,0 dh (a Tarfaya era di
4,20 al litro). Tutto è filato liscio, lasciamo il
nostro amico e ritorniamo al campeggio.
27 Febbraio
I nostri amici francesi ci avevano spiegato la strada per
andare in un posto meraviglioso: Amtoudi. Partiamo per andare
a vedere il più grande e meglio conservato granaio
fortificato del sud ma che in realtà è una
città fortificata in cima a una montagna.
Attraversiamo belle oasi poi ci immettiamo in una pista
che ci conduce verso l’interno. Percorriamo trenta
chilometri senza trovare nessuno, solo un piccolissimo villaggio
nel mezzo di un deserto sassoso. Poi la strada finisce,
si vedono alcune case abbarbicate nella roccia e una grandissima
oasi in una gola fatta dal fiume che ora è asciutto.
Proprio qui troviamo un campeggio; è pieno di camper
e tra i tanti turisti ci sono anche i nostri amici francesi.
Lasciato il camper, ci inoltriamo nell’oasi rigogliosissima
le palme sono piene di datteri ci sono anche tante piante
da frutto sopra le nostre teste, la montagna ci sovrasta
con le sue pareti a strapiombo. Andiamo a vedere, accompagnati
da una bambina di dodici anni, come funziona la canalizzazione
dell’acqua e notiamo che, come abbiamo letto nei libri
di storia, il metodo è uguale a quello usato dai
romani, qua nulla è cambiato, le difficoltà
del territorio non hanno permesso di migliorare lo stile
di vita e la sopravvivenza è garantita dall’utilizzo
dell’ingegno. Dentro la gola, sulle montagne, ci sono
altri villaggi – 5 per l’esattezza- in pratica
isolati dal resto del mondo. Davanti al campeggio si erge
una montagna con in cima alla vetta la famosa città
fortificata che si raggiunge solo a piedi camminando, anzi,
inerpicandosi per oltre un’ora.
28 Febbraio
Subito dopo colazione andiamo a fare la scalata per raggiungere
la città antica. Facciamo varie soste prima di arrivare
al portone d’accesso della città. Un tuareg
ci viene ad aprire il portone, attraversiamo un cunicolo
sotterraneo e poi sbuchiamo in una stretta viuzza di questo
antico villaggio. Tutto è rimasto fermo al 1400 il
posto è veramente bello e da quassù si gode
un panorama bellissimo: l’oasi è ai nostri
piedi, i villaggi immersi nel verde delle palme a contrasto
con i colori delle rocce rendono il panorama identico a
una cartolina.
29 Febbraio
E’ troppo bello qui per lasciare questo posto: oggi
vogliamo andare a vedere le sorgenti del fiume. Attraversiamo
il primo villaggio ed ecco che ci avvicina la stessa bambina
di ieri che ci ha riconosciuto. Si chiama Marika e conosce
bene l’oasi e la pista che permette di arrivare alla
sorgente e ci accompagna. Camminiamo per circa quattro ore,
attraversiamo il fiume che ora scorre a cielo aperto mentre
una serie di canali catturano l’acqua che canalizzata
arriva fino ai villaggi. La camminata è faticosa,
talvolta dobbiamo scalare le rocce, salire su bordi a precipizio
ma la fatica è ricompensata dal paesaggio che ci
circonda. La natura, il vento e la pioggia hanno scavato
la roccia formando stalattiti grandissime. Facciamo pausa
pranzo assieme alla nostra giovane compagnia la quale è
felice di essere con noi- oggi ha potuto mangiare carne
e bere succhi di frutta! Ritorniamo verso il campeggio prima
che scenda la sera, Marika ci conduce – per fare prima-
al primo canale e, con lei seguiamo il condotto fino al
primo villaggio e cosi facciamo fino ad arrivare al nostro
campeggio. Ci abbiamo messo meno di due ore, salutiamo la
bambina gli diamo qualche dirham e …. andiamo a far
riposare i nostri stanchi piedi.
1 Marzo
In viaggio per Tata dalla quale ci separano 280 chilometri
di deserto di sassi e di oasi rigogliosissime. Quando arriviamo
al paese, notiamo il campeggio stracolmo di camperisti quindi
decidiamo di proseguire perché sappiamo esserci un
nuovo campeggio sauvage nelle vicinanze. In effetti, è
vero, si tratta di un nuovo campeggio senza elettricità
(i pali della luce si fermano a 2 km metri dal campeggio)
ma con dei bagni nuovissimi e docce con acqua calda a volontà.
Decidiamo di sostare qui perché, come ci hanno suggerito
i nostri amici francesi, questa è zona di grotte
rupestri e domani vorremo vedere se riusciamo a trovarne
qualcuna. Siamo soli nel campeggio, si lava la biancheria,
si fa la doccia e mentre si prepara una buona cena il custode
ci domanda se domani vorremo qualcosa dal paese. Gli chiediamo
di portarci del pane, della frutta e della carne. Ora noi
ceniamo dentro il camper con la luce del pannello mentre
il custode mangia a lume di candela. Poi, molto più
tardi, il custode illumina la strada con una torcia, attraversa
il campeggio e chiude il cancello d’accesso.
Riposiamo nel più assoluto silenzio.
2 Marzo
Appena svegli ecco che arriva il custode con la roba che
avevamo chiesto e ci da le informazioni utili a trovare
le grotte di Agouiz. Camminiamo senza vedere niente che
ci permetta di trovare le grotte, pensiamo di lasciar stare
ma proprio in quel momento un ragazzo in bicicletta si avvicina
e ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Parla un po’
di italiano, sta andando con la sua scassata bicicletta
a fare un picnic (cosi fan tutti il giorno di festa) ed
ha con sé una borsa nella quale c’è
un piccolo fornellino a gas, una teiera, del the e la menta.
Si mette a nostra disposizione, lascia la sua bicicletta
e ci accompagna alle grotte. Siamo in un pianoro di roccia
scavata nei secoli dall’acqua e dal vento. Dobbiamo
scendere la roccia fino a raggiungere il vecchio letto del
fiume e, alzando lo sguardo verso il pianoro che abbiamo
lasciato scorgiamo gli anfratti nella roccia: abbiamo trovato
le grotte rupestri di Agouiz ! e chi le trovava cosi sotto
terra, senza alcun segnale evidente dall’esterno.
Entriamo in alcune grotte ci sono stalattiti grandissimi
e meravigliosi, ogni anfratto è stato utilizzato
dagli abitanti antichi di questi luoghi, come ci avevano
suggerito i nostri amici francesi. Valeva proprio la pena
di venire in queste zone. Salutiamo il nostro accompagnatore
che rifiuta, ma poi accetta, visto la nostra insistenza,
i cinquanta dh (4 euro) che gli offriamo. Dopo pranzo telefoniamo
a casa per avere conferma dell’arrivo anche della
sorella di Mary che ci conferma la sua venuta. Alle 15,30
mentre stiamo prendendo il sole vediamo arrivare, in moto,
i nostri amici francesi che avevamo lasciato ad Amtoudi.
Loro sono al campeggio di Tata ma appena vedono il nostro
campeggio decidono di venire qua domani e andare a vedere
le grotte. Stiamo in loro compagnia per il resto della giornata
poi loro ritornano al loro camper e noi ci gustiamo la notte
in solitudine.
3 Marzo
Lasciamo Tata per andare a Foum Zgouid; la strada scorre
sempre in pieno deserto (di sassi) e con pochi villaggi.
All’improvviso notiamo, in lontananza, alcuni cespugli
che si muovono. Quando ci avviciniamo, scopriamo il motivo:
sono donne che camminano curve sotto il peso di grossi fastelli
di erba e, cariche come muli, portano al loro villaggio
il mangiare per gli animali.
Siamo affascinati da questa parte del Marocco, il panorama
ci ricorda quello che tante volte abbiamo visto nel film;
la savane le piante….mancano soltanto, i leoni, gli
elefanti.
Arriviamo in un villaggio e siamo attratti da un grosso
cartello: “ visitate le cascate “.
Il villaggio è presidiato dalla gendarmeria reale
perché c’è una piccolissima centrale
elettrica.
La sorgente che alimenta il fiume è sotterranea e
l’acqua scorre nel fiume per tutto l’anno, formando
anche piccole cascate che intuiamo essere di importanza
vitale per la sopravvivenza di questa gente. Naturalmente
chiediamo autorizzazione e andiamo a vedere le cascate.
Arriviamo a Foum Zgouid che è l’ora di pranzo,
entriamo nel campeggio, piccolissimo, con corrente e docce
calde e una minuscola oasi; subito il ragazzo del campeggio
ci chiede se vogliamo mangiare, ordiniamo e, il tempo di
sistemare il tavolino e le sedie fuori ecco che arriva con
il vettovagliamento:
Una omelette Tajna berbera- enorme frittata di cipolle,
carote e olive molto, molto speziata. E’ talmente
buona che subito prenotiamo per la cena una “Tajna
au poulette”.
Dopo pranzo, il ragazzo, giacché siamo “amici
italiani” ci invita a fare una passeggiata dentro
la Medina antica di Foum; con lui ci inoltriamo dentro piccolissime
viuzze in mezzo a mura diroccate e residui di palazzi importanti.
Siamo sempre nel deserto – bisogna ricordarsene- e
l’acqua è preziosissima; il ragazzo ci porta
alla sorgente sotterranea dentro l’oasi e vediamo
come hanno canalizzato l’acqua in modo da irrigare
i campi.
La giornata scorre veloce sotto un sole rovente, siamo veramente
entusiasti di essere venuti qua a vedere questi posti. Nel
villaggio, come in tutti gli altri, troviamo un internet
Point e….fortuna! il gestore ha lavorato in Italia
e parla abbastanza bene l’italiano. Ci colleghiamo
con Bruno, ci salutiamo grazie alla web camera; Bruno e
Sabrina salutano il gestore che è contentissimo di
parlare con loro.
4 Marzo
Dopo aver fatto una bella doccia andiamo a portare a un
asilo le penne e i quaderni, poi acquistiamo un bellissimo
foulard ricamato a mano per la mamma di Sabrina.
Facciamo spesa, ci fermiamo al bar a sorseggiare una freschissima
spremuta d’arancia e dopo nuovamente all’internet
Point.
Dopo pranzo andiamo a leggere al fresco nell’oasi,
sotto le palme mentre alcuni pavoni per niente impauriti
passeggiano davanti a noi.
5 Marzo
E’ giunto il momento di avvicinarci a Marrakech.
Facciamo alcuni valichi nelle montagne del medio atlante
a quota 1600 e 1800 e raggiungiamo Taliouline dove troviamo
un campeggio pulito e bello, con tanti turisti, alcuni fanno
il bagno nella grande piscina del campeggio.
Siamo a 1200 mt di altezza e il caldo è temperato
dalla brezza che viene dalle montagne vicine alte oltre
2000 mt.
6 Marzo
Stanotte ha fatto proprio fresco, abbiamo dormito completamente
coperti. Il cielo è limpidissimo e azzurro e invita
a fare delle lunghe passeggiate nell’oasi prima di
andare via, ordiniamo il pranzo che ci viene portato con
vassoio decorato e così composto: Tajna grande di
cus-cuscus con pollo allo zafferano e verdure, due grosse
arance, una mela, una banana e uno yogurt il tutto per la
modica cifra di 60 Dh (5,5 euro).
7 Marzo
Facciamo sosta per la visita della magnifica Kasbah di Taliouline
e poi via verso Taraoudant dove arriviamo all’ora
di pranzo sistemandoci sotto le mura (come l’anno
scorso). Facciamo una lunga passeggiata nel centro della
città che merita sempre una visita, sosta nella piazza
principale con degustazione del tè marocchino e poi,
prima di rientrare al camper andiamo nel suk dove Antero
acquista le famose babbucce di Tafraoute. Ora con ai piedi
quelle scarpe colorate di un giallo intenso Antero sembra
proprio un “ pollo del Valdarno”.
8 Marzo
Oggi partiamo per Marrakech, vogliamo fare il passo del
Tiz-n-test ma al bivio c’è l’indicazione
che nel passo c’è ancora neve quindi decidiamo
di non fare il valico e andiamo verso Agadir e prendere
la nazionale che conduce a Marrakech.
Giunti a Marrakech decidiamo di andare a vedere il campeggio
in previsione che si debba andare qui quando arrivano i
figli (se alla Koutubia non c’è posto.)
Il campeggio si chiama: Camping Relais di Marrakech e già
il nome rende l’idea dell’eleganza e della bellezza
del posto; infatti, al nostro arrivo ci offrono l’aperitivo
di benvenuto poi ci accompagnano a vedere dove ci possiamo
sistemare, spiegandoci dove è il ristorante, la piscina,
il centro per i massaggi, i servizi ecc ecc. Fiori e piante
ci circondano, siamo veramente in un bel posto…e il
prezzo non è esorbitante: 90 dh al di (8 euro).
9 Marzo
Pulizia del camper, doccia e lavanderia, poi trascorriamo
la giornata sotto il sole, in piscina, circondati dalle
montagne innevate del grande atlante. La sera festeggiamo
con un pietanza prelibato, anzi il piatto più ricercato
e costoso della cucina marocchina: Pastilla al Pigion o
Pasticcio di piccione. Si tratta di un raffinato piatto
" della festa ", che associa il salato e il dolce,
il croccante e il cremoso. La pasta sfoglia leggerissima
si farcisce con erbe, piccione, prezzemolo tritato, cipolle,
burro, cannella, pepe, zafferano naturale, uova sode, mandorle
sbucciate e fritte, zucchero, sale. Sopra viene decorato
con zucchero in polvere e cannella.
10 Marzo
Domani mattina arriveranno Bruno e Sabrina, andiamo a fare
la spesa al Marjane (Ipermercato) e facciamo una buona scorta
di viveri. Poi andiamo in centro, sostiamo alla Koutubia
e andiamo a vedere gli hotel dove alloggeranno per 3 giorni
sia Bruno e Sabrina sia Silvia con Dino, Marco e Francesco.
Entrambi gli hotel sono ben ubicati, si trovano dentro la
Medina, vicinissimi a Djem el Fnaa, la piazza più
bella e caratteristica di tutto il Marocco. Per la sera
andiamo dentro il parcheggio dell’aeroporto dove dormiamo.
11 Marzo
L’arrivo dell’aereo è previsto per le
8,50. Scende alle 9,10 poi i controlli ecc ecc fino alle
11 non possiamo abbracciare i nostri figli.
Saluti, baci, caffè e..via, in cammino per andare
ad Ait Benadhou dove è prevista la prima sosta. Lasciamo
Marrakech e andiamo incontro alle montagne del Grande Atlante
la cui vetta supera i 4000 metri e per grande parte dell’anno
è coperta di neve.
Fino a Tadderdt, piccolo villaggio alle pendici del monte,
si attraversano grandi boschi, poi la strada inizia a salire
e il paesaggio diventa brullo e di un colore rosso scuro.
La salita è ripida, ci sono tornanti con bellissimi
panorami, dobbiamo stare attenti, anche se il traffico è
scarso, la strada è senza alcuna protezione e, in
alcuni punti della strada, c’è ancora la neve.
Arriviamo al passo del Tizin-Tichka a 2260 metri di altezza,
davanti a noi le grandi vette sono completamente coperte
di candida neve..che spettacolo, è un panorama da
mozzafiato. Certo Bruno e Sabrina sono stanchi ma, richiamati
dalle urla dei venditori di fossili, facciamo una breve
sosta e subito tutti i venditori del luogo ci sono intorno;
chi ci invita a casa sua, chi ci vuole vendere i fossili,
chi veste Bruno e Sabrina da tuareg, chi, invece offre dromedari
a Bruno per Sabrina. Questo è il primo incontro con
la realtà del Marocco! Guardiamo, facciamo anche
tante foto ricordo e poi promettiamo che al ritorno ci fermeremo
per acquistare qualcosa da loro. E riprendiamo la strada
per Ait Benadhou, dove arriviamo nel primo pomeriggio.
I ragazzi scelgono la camera (con vista sulla piscina) e
poi andiamo a cena al ristorante del campeggio facendo così
assaggiare a Bruno e Sabrina la cucina marocchina.
12 Marzo
Di prima mattina, subito dopo la colazione andiamo a visitare
la più grande e la meglio conservata (restaurata)
casbah di tutto il Marocco; si deve attraversare il fiume
(l’Oued) Ounila. La casbah è un grandissimo
villaggio costruito con fango rosso scuro e paglia, il suo
Ksar (granaio fortezza) conteneva le granaglie per i popoli
nomadi del deserto. Bruno e Sabrina sono contenti e meravigliati
di vedere questo posto così ben conservato e bellissimo.
Noi ci siamo già stati l’anno scorso e ci ritorneremo
con la Silvia. La visita di questo luogo ci appassiona,
dall’alto del Ksar il panorama è da favola,
davanti a noi una bellissima oasi lussureggiante e vediamo
il nostro camper, dall’altra parte una terra brulla,
senza piante con colori che vanno dal giallo ocra, al rosso,
al marrone.
Alle 16 siamo di nuovo al camper pronti a partire per raggiungere
la valle del Dades.
La strada è molto stretta ma il traffico è
scarso, solo ciuchi, bambini e uomini che camminano lungo
la strada.
Le case, fatte con la terra del posto, sono difficili da
vedere in questo panorama color rosa cupo.
Che spettacolo…il fiume scorre impetuoso nella valle
piena dei colori della primavera, le montagne sono coperte
di neve e il fresco è pungente.
Ridiscendiamo a Tinerir e nella sua oasi, la più
grande ed estesa del Marocco, e facciamo sosta, prima di
andare a vedere le famose gole del Todra, in un campeggio
che dista solo due chilometri.
Bruno e Sabrina sistemano le loro cose nella camera dell’hotel
mentre noi prepariamo una cena a base di pesce.
13 Marzo
Dopo aver ben riposato e fatto una ricchissima colazione
marocchina, decidiamo di andare a vedere le gole del Todra.
Con attenzione si può passare e arrivare dentro le
gole anche con il camper. C’è chi, tra i campeggiatori,
preferisce non correre rischi e utilizza un fuoristrada
per la visita. In effetti, la strada è piena di buche
e sassi, talvolta diventa pista ma, piano piano arriviamo.
Siamo dentro le gole che hanno pareti rocciose a picco sopra
di noi per oltre 300 metri. Bellissime, è una nuova
esperienza; più tardi arrivano i turisti, mentre
noi riprendiamo la strada che ci deve portare fino a Merzouga
a vedere la Grande Duna.
Lungo la strada troviamo una segnaletica insolita “
attenti alle dune”, in questi posti un’improvvisa
tempesta di vento può spostare la sabbia e creare
delle dune in mezzo alla strada ricoprendola completamente.
Poi vediamo grossi cumuli di sabbia a forma di cratere,
in realtà sono pozzi e alcuni uomini tirano su l’acqua
con le carrucole utilizzando recipienti di pelli di capra.
Il paesaggio ora è cambiato, le colline sono basse
e la sabbia finissima è anche sulla strada. Le poche
donne che incontriamo hanno scialli neri con ricami, in
realtà siamo in un altipiano che va dagli 800 ai
1000 metri. Gruppi di dromedari al pascolo ci accompagnano
nel nostro camminare. Arrivati a Erfoud, la strada diventa
orribile, fa molto caldo, passiamo da Rissanì, antica
prima capitale del Marocco, da dove parte una strada che
conduce a Merzouga; siamo nel deserto chiamato Hammada,
cioè deserto coperto di pietre nere.
L’ultimo tratto è una pista, dobbiamo stare
attenti a non insabbiarci, siamo nel villaggio semidistrutto
di Merzouga, percorriamo ancora un tratto di pista e poi,
proprio alla base della grande duna, andiamo nel campeggio
dove eravamo stati l’anno scorso. Siamo gli unici
ospiti di questo albergo-camping, il gestore ci accoglie
con il rito del the di benvenuto. Soli, in questa immensità
di sabbia e null’altro, ci gustiamo il panorama e
i colori della sabbia che, per effetto del vento e del sole,
cambiano continuamente. Per cena ci gustiamo un succulento
pasto preparato per noi dal gestore. La notte è limpida,
le stelle coprono letteralmente il cielo, la luna rischiara
e illumina la grande duna, i ragazzi riposano, tutto è
tranquillo.
14 Marzo
Subito dopo aver fatto colazione, ci attrezziamo per andare
in cima alla grande duna. Poiché è molto alta
(oltre 150 metri) non è possibile scalarla in verticale,
la dobbiamo aggirare. Bruno e Sabrina camminiamo nella sabbia
come dromedari, noi ci fermiamo esausti a riprendere il
fiato sotto il sole cocente ma arriviamo tutti in cima alla
grande duna, godendo di un panorama mozzafiato. Noi ritorniamo
giù dal versante a est mentre Bruno e Sabrina decidono
di scendere dalla parte più ripida. Bruno si mette
anche a correre poi, sotto il sole cocente rientriamo al
campeggio. Siamo tutti sfiniti, non ci resta che fare una
doccia rilassante e riposare. Anche stasera cena a base
di cous cuscus.
15 Marzo
Bruno e Sabrina desiderano visitare anche l’altro
deserto, quello di Mohamid ecco perché fino ad oggi
abbiamo fatto brevi soste e perché di buona mattina
partiamo. Percorriamo una strada che non conosciamo e che
da Rissani giunge fino a AGDZ era una pista fino al 2006
e nel 2007 è stata asfaltata. Il panorama è
brullo è tutta una pianura senza niente di attrattiva.è
proprio un deserto di sassi. Arriviamo a metà pomeriggio
a Zagora e andiamo al campeggio, sistemiamo con il camper
e chiediamo una camera per Bruno e Sabrina. Il gestore non
ritrova la chiave della camera e deve rompere la serratura
e dopo sistemare la camera per i ragazzi. Noi nell’attesa
andiamo in centro e ci fermiamo in un negozio di artigianato
locale, guardiamo i prodotti e…subito siamo invitati
a entrare. Il gestore è molto simpatico, anche se
non vogliamo acquistare nulla ci fa vedere mille cose. Alla
fine Sabrina compra un anello ma non possiamo contrattare
perché mentre lui ride, ride dice che non può
diminuire il prezzo. E così i ragazzi hanno capito
che non bisogna farsi coinvolgere dai venditori altrimenti
non si scappa….dobbiamo acquistare qualcosa per forza.
Quando rientriamo in campeggio i ragazzi vanno in camera
e scoprono che non è propriamente bella, sembra che
la camera non è stata utilizzata da almeno 1 anno.
Si è fatta ora di cena, andiamo al ristorante del
campeggio, molto bello e caratteristico e mangiamo tajne
di verdura e Kafta con uovo.
16 Marzo
Alle 7 noi ci alziamo e vediamo davanti al camper Bruno
e Sabrina completamente coperti: all’alba sono usciti
dalla camera e si sono messi nelle sedie a dormire. Ci hanno
spiegato che la polvere dare fastidio, inoltre nel letto
di legno fuoriusciva un chiodo che passava il materasso,
insomma una brutta esperienza. Dopo colazione andiamo nel
suk per comprare la frutta poi partiamo in direzione del
villaggio di Mhamid ultimo luogo abitato del deserto. La
strada è buona, bisogna percorrere 50 chilometri
di pista ben segnalata (ora strada), improvvisamente sulla
nostra sinistra vediamo emergere dalla sabbia alcune grosse
dune. sono le dune di Tin Fou.
Deviamo, prendiamo la pista che ci porta a queste dune,
ora è pista vera di sabbia e sassi. Finalmente arriviamo
sotto le dune, troviamo le tende berbere dove dormono i
turisti che, con le jeep, vengono portati qui a trascorrere
una notte nel deserto. Un ragazzo ci viene incontro invitandoci
a salire sul dromedario per fare una passeggiata sulle dune.
Ci vestiamo come i berberi e via a “cavallo”
del dromedario.
Proviamo sensazioni nuove, il vento alza la sabbia che ci
frusta il volto, siamo qui. nel deserto, in sella alla nave
del deserto.
Riprendiamo la strada e quando attraversiamo il villaggio
di Moulay Idriss troviamo il tuareg che anno scorso ci ha
fatto da guida per la visita della Casbah. Ci vuole ospiti
nel campeggio del suo amico ma preferiamo andare a Mohamid
e sistemarci al campeggio Hamada du Draa. In questo sperduto
villaggio la corrente elettrica è stata portata da
pochi anni e ancora non funziona sempre, infatti, non c’è
corrente dalle 22 alle 14; ma Il deserto, quello vero è
davanti a noi. Non è possibile andarci con il camper,
non ci sono strade ma solo piste conosciute dai carovanieri
e dagli abitanti del posto.
Fissiamo con il gestore (come l’anno passato) una
gita con il fuoristrada, E ritroviamo lo stesso marocchino
che anno scorso ci ha portato nel deserto con la stessa
cat-cat scassata. Il mezzo con il quale ci porterà
nel deserto non ci tranquillizza ha ancora le portiere che
non si chiudono, i finestrini rotti. Il nostro amico ride
e ci dice di stare tranquilli, partiamo per andare a vedere
il tramonto sulle dune del deserto.
In effetti, l’autista mostra tutta la sua bravura,
cambia varie volte la direzione di marcia in cerca della
pista da percorrere. Arriviamo e la nostra guida ci invita
a salire sulle dune. Il panorama è di quelli che
si ricordano per tutta la vita. I ragazzi sono entusiasti,
corrono, rotolano nella sabbia finissima e creano figure
cinesi con il sole che lentamente sta tramontando creando
riflessi arancioni, gialli, rosso fuoco; anche la sabbia
cambia di colore secondo il vento e il riflesso della luce,
in alcuni punti è grigia, in altri è beige,
dorata, gialla oro. Quando il sole non ci riscalda più,
incomincia a fare fresco; è giunto il momento di
rientrare. Ritorniamo che è buio profondo e siamo
in ansia, poi arriviamo al campeggio, saluti, baci e ringraziamenti
al nostro autista e, dopo una doccia calda, ci prepariamo
per la cena.
17 Marzo
Partiamo presto per andare a Agdz. Mancano pochi chilometri
per arrivare al villaggio e ci fermiamo per mangiare. Non
facciamo in tempo a fermarci che subito appare una bambina
che chiede qualcosa da mangiare; era lì vicino con
il padre a far pascolare le capre. Il padre non vuole che
venga a chiedere e la scaccia ma lei insiste .....si vede,
si capisce che ha proprio tanta fame e le diamo parte di
quello che mangiamo noi. Entrambi si allontanano e vediamo
che il padre cerca di togliere alla figlia parte del pane
che le avevamo dato. Stiamo finendo di mangiare quando arriva,
in bicicletta, un venditore di datteri. Ci mostra i piccoli
cestelli fatti a mano e riempiti di datteri e ci invita
a comprarli.
Insiste tanto che, per farlo andare via, compriamo un cestello
di foglie di palma con i datteri. Sono le 15 e entriamo
nel campeggio Oasis di Agdz. Il gestore, una simpatica signora
francese ci dice che non ha camere disponibili perciò
siamo costretti ad andare via e cercare in un altro villaggio.
Mentre percorriamo il centro di Agdz si avvicina un giovane
che ci dice che esiste un nuovo campeggio proprio qui vicino.
Noi lo cerchiamo ma non lo troviamo; ritorniamo in paese
per cercare quel ragazzo, lo troviamo e lo facciamo salire
sul camper in modo da accompagnarci al campeggio. Campeggio?
No!
Si tratta di una specie di agriturismo , non ha luce, non
ha acqua ma ha delle camere accoglienti e pulite. A Bruno
e Sabrina piace questo posto, e mentre noi ci mettiamo nell’aia
davanti alla casa ecco che arrivano tutti i componenti la
famiglia. Ci salutano, ci offrono il tè insistono
per averci a cena. Siamo d’accordo ma noi preferiamo
che ci preparino la cena poi la mangiamo nel camper. Chiediamo
che ci preparino il cous cuscus e una tajna di pollo e verdure,
loro insistono per offrirci le loro pietanze; d’accordo
faremo come vogliono loro perché è così
ruspante che ci piace.
Cala la sera, hanno un generatore a gasolio che riesce ad
accendere piccole lampadine, quindi appena riusciamo a vedere
dove mettiamo i piedi. Ogni tanto vediamo passare la padrona
di casa che va a prendere nell’orto le verdure, poi
un pollo, dopo fa rientrare in casa le pecore e le munge.
A noi pare di essere a FRITTOLE come nel film di Benigni.
E’ ora di cena, ci vengono a chiamare e ci invitano
ad entrare in casa dove possiamo vedere la padrona di casa
che ha acceso il camino e fa cuocere il pane per noi!, la
sorella controlla la pentola con il cus-cuscus che sta cuocendo
sopra il fuoco di legna.
Ci hanno addobbato la loro sala dove fanno il pranzo della
festa, siamo a lume di candela. La stanza è ricoperta
di tappeti, i tavoli bassi, la luce soffusa conferiscono
a questo ambiente un alone di mistero e di antico. Che dire
, il cus-cuscus ottimo, la tajna eccellente, il pollo proprio
ruspante , la verdura appena colta come il pane cotto a
legna, fanno di questa cena, una cena divina. I ragazzi,
come usano nelle case Marocchine, dormono su materassi bassi
stesi per terra a lume di candela ,ma ricordiamocelo qui
siamo proprio nel 1400/1500.
18 Marzo
Se la cena è stata ottima la colazione non è
da meno. Ci portano frittelle salate e zuccherate, miele,
pane caldo, burro fatto da loro, tè, caffè
e latte ma latte vero, appena munto che sa di panna. Andiamo
a salutare il padrone dell’agriturismo che ha anche
un negozio di tappeti in centro, con lui ci tratteniamo
tutta la mattinata, dopo facciamo le foto ricordo e ci incamminiamo
verso Ouarzazate. Ci sistemiamo al campeggio comunale, facciamo
una passeggiata fino alla grande Casbah poi facciamo bucato
e doccia, cena e, sotto un cielo completamente stellato
ci godiamo le ultime ore della sera.
19 Marzo
Partiamo con destinazione Marrakech. La strada è
bella sale e scende in colline dal colore rosso scuro, il
traffico è scarso, si vedono solo camion con carichi
inimmaginabili e camper e poi le solite tantissime persone
che camminano e vanno……….dove?
Man mano che ci avviciniamo alla città , le strade
diventano sempre più grandi e il traffico è
frenetico e convulso. Arriviamo che sono le 14. Noi sistemiamo
il camper alla Koutubia e Bruno e Sabrina sistemano le valigie
nel loro Riad e subito andiamo a vedere il complesso delle
tombe Saadiane la cui moschea è tutta una trina e
il palazzo del sultano ha grandiosi giardini.
Dopo aver visto i luoghi antichi e importanti della città,
andiamo a fare un giro nel suk dei lavori di ferro, poi
rientriamo nel labirinto della Medina con i suoi vicoli
stretti, pieni di negozi e con un traffico caotico (motorini,
carretti, ciuchi e cavalli, auto escluse). Sono le 18, in
piazza Djemaa el-fna, vero guazzabuglio di personaggi e
di razze, si radunano giocolieri, incantatori di serpenti,
cantastorie, danzatori e musicanti, venditori di unguenti,
di denti (veri), di frutta, di tappeti, di cose per noi
molto strane come il veleno dei serpenti, gli infusi di
erbe del deserto, di roba rotta o usata, di tutto e di più.
Poi all’imbrunire compaiono dal nulla venditori di
cibarie con piccoli carretti a mo di ristorantini che offrono
di tutto.
Alle 20 i piccoli ristoranti sono presi d’assalto
dalla gente che vuole mangiare, un denso fumo si alza dalla
piazza, gli oltre 200 banchi hanno acceso il fuoco per cuocere
al carbone ciascuno le proprie specialità.
C’è chi cuoce alla brace le teste di capra,
chi le fa bollite, chi vende il cervello delle pecore e
dei dromedari che può essere consumato cotto o crudo,
chi le interiora dei montoni, chi le lumachine affogate
in un lungo brodo. Anche noi mangiamo in questo chiassosissimo
luogo, poi sosta al bar per il più classico bicchiere
di tè alla menta. (o meglio menta con un po’
di tè !)
20 Marzo
Ci alziamo presto, andiamo a vedere il palazzo della Bahia,
bello e grandioso, da solo vale il viaggio a Marrakech.
Proseguiamo nel nostro giro e,Incastrata in un vicolo stretto
ecco che ci appare nella sua grandezza e bellezza la Medersa
Ben yussef, una scuola coranica del 1200 dove gli studenti,
ancora oggi, imparano le regole islamiche. L’ingresso,
il grande chiostro, le piccole celle, i soffitti, le pareti
è tutto un trinato di stucchi e di legno ed è
difficile descriverne la bellezza.
Tutto il resto della giornata è dedicato alla visita
dei vari suk. Andiamo, accompagnati da un ragazzo nel suk
dei tintori e conciatori dove facciamo alcuni acquisti.
Naturalmente la sera ritorniamo in piazza Djemaa el-fna,
dove ceniamo, questa volta a base di una specie di salsicce
piccanti e verdure grigliate e l’immancabile cus-cuscus;
poi lasciamo la confusione e andiamo, di nuovo,nella terrazza
panoramica a prendere il tè. E’ notte fonda,
andiamo a riposare, domani sarà l’ultimo giorno
in Marocco di Bruno e Sabrina.
21 Marzo
Oggi è venerdì, giorno di preghiera, tutto
va a rilento, noi comunque facciamo il nostro bel giro dentro
i suk della Medina.
Sabrina ha imparato a contrattare e riesce ad acquistare
spendendo veramente poco. Bruno ha meno pazienza dice che
gli sembra sempre di giocare al mercante in fiera. Dopo
pranzo andiamo a visitare la città con il pullman
scoperto..è una novità per Marrakech e la
vogliamo provare.
Che delusione, il giro panoramico dura poco, il percorso
si snoda nelle strade intorno alle mura, strade che abbiamo
fatto e dobbiamo fare sia per entrare sia per uscire da
Marrakech. Un nostro amico per questa gita avrebbe detto:
“ è una attrazione da acchiappacitrulli”.
Prima di rientrare in albergo andiamo a ritirare delle targhe
in gesso fatte a mano da un artigiano del posto. Poi ci
prepariamo per andare a cena in piazza, improvvisamente
si mette a piovere, presto, con le valigie dei ragazzi andiamo
al camper, qui ceniamo sotto la pioggia, dopo loro rientrano
per dormire all’hotel.
Domani mattina Bruno e Sabrina devono partire con l’aereo
per l’Italia.
22 Marzo
Sveglia alle 6,andiamo a prendere i ragazzi con il camper
e li accompagniamo all’aeroporto. Ci salutiamo, baci
e abbracci, loro sono in volo e noi andiamo al Marjane per
rifare la scorta di mangiare. Dopo proseguiamo per andare
a vedere le cascate di Ouzoud.
Ci separano, da questo sito, solo 180 km , arriviamo alle
15 come Bruno e Sabrina che sono atterrati a Milano e ci
telefonano. La strada scorre tutta in montagna; siamo alle
pendici del grande atlante. Quando arriviamo al primo villaggio
vediamo un grandissimo ponte naturale, cioè un arco
scavato dalla forza prorompente di un fiume. Poi riprendiamo
la marcia per arrivare alle cascate , che ci hanno detto,
sono le più belle e le più grandi del Marocco.
Arriviamo, ci sono turisti locali (è sabato), troviamo
il campeggio che è ben posizionato ma è piuttosto
un campo che un campeggio. Ci sistemiamo e facciamo un giro
per capire dove andare domani per vedere le cascate. Appena
usciti dal campeggio siamo beccati da un marocchino che
dice di essere una guida e che ci può condurre, attraverso
dei sentieri a vedere le grotte. Fissiamo il prezzo e rientriamo.
Di sera ecco arrivare alcuni camper: sono Italiani sbarcati
da pochi giorni e vogliono vedere le cascate. Facciamo conoscenza,
spieghiamo cosa faremo domani e ci dicono di essere d’accordo
a venire con noi.
23 Marzo
Oggi, in Italia, è Pasqua, qui non viene festeggiata.
Gli Italiani che sono arrivati ieri sera, ci chiedono quale
strada conviene per visitare Marrakech, poi dove possono
andare a dormire e tante altre informazioni logistiche per
arrivare ad Agadir. Antero è una fonte inesauribile
e preziosa consiglia e spiega come, cosa e dove andare per
vedere le zone più belle. E facciamo l’ora
di pranzo. Antero prepara il carbone per cuocere una mega
bistecca comperata al Marjane, contorno di cetrioli e pomodori
e arancia con cipolle; per finire, non avendo il dolce facciamo
festa con una bella fetta di pane coperta di nutella, il
tutto innaffiato da un buon vino marocchino.
Subito dopo pranzo arriva la guida. Dapprima costeggiamo
il fiume prima che questo faccia il salto e formi le cascate,
poi scendiamo per il sentiero che serpeggia in mezzo ad
olivi giganteschi. A metà percorso troviamo 3 piccoli
campeggi solo per tende, carini e ben ubicati in uno bello
spiazzo proprio di fronte alle cascate. Scendiamo ancora
e..ci troviamo sotto le cascate; sono alte più di
170 metri e fanno veramente impressione.
Nel laghetto che l’acqua, cascando, forma ci sono
piccole imbarcazioni; con queste si può attraversare
il lago e risalire dalla parte opposta. E’ sera quando
rientriamo al nostro camper e incomincia a fare fresco e
ci ricordiamo che siamo a 1800 metri e circondati da montagne
che arrivano ai 4000 metri.
24 Marzo
Infatti, la notte ci ha fatto freddo, nelle montagne vicine
è caduta la neve che ha reso l’aria molto frizzante.
Vogliamo andare a vedere un lago che si trova a circa 50
km da qui ma dobbiamo percorrere strade di montagna ed è
possibile che il campeggio sia chiuso. Decidiamo per ritornare
a Marrakech, al campeggio che già conosciamo ed aspettare
il giorno che arriveranno Silva con il marito e i nipoti.
25 Marzo
Tutto il giorno sotto il sole ed in piscina, fatto di nuovo
il bucato, richiesto intervento di un tecnico per vedere
la tv perché non vediamo più Rai 1-2-3- Intervento
inutile perché può capitare che talvolta,
a Marrakech o nel centro del Marocco, non si riesca a prendere
il satellite.
26 Marzo
Dopo colazione ritorniamo al Marjane per comprare l’acqua,
il latte, insomma le scorte alimentari in previsione dell’arrivo
dei figli e nipoti. Dopo pranzo ci dirigiamo lentamente
verso l’aeroporto dove ci fermiamo anche per la notte.
Dopo cena andiamo dentro l’aeroporto per vedere a
che punto sono i lavori di ristrutturazione e notiamo che
nell’arco di 15 giorni è stato fatto tantissimo.
Qui intorno è tutto un cantiere la città sta
ampliandosi considerevolmente e si sta dotando di tutte
le attrezzature idonee ad accogliere tantissimi turisti.
27 Marzo
L’aereo che arriva dall’Italia è in perfetto
orario. Alle 9,30 possiamo abbracciare Silvia, Dino e i
nipoti. Sono stanchi ma entusiasti di fare questa nuova
esperienza in Africa. Dopo un buon caffè italiano
siamo pronti per andare in città dove resteremo i
prossimi tre giorni, loro all’hotel Alì e noi
alla Koutubia. Mentre, con il camper andiamo in centro,
Antero dice ai nipoti che devono stare molto attenti e devono
essere veri coraggiosi, e capiranno il perché quando
vedranno il disordinato traffico di macchine, moto, scooter,
furgoni, camion e carretti perfino dentro la Medina.
Antero illustra le caratteristiche di Marrakech e dice che
la città ha parecchie cose interessanti da vedere;
sta velocemente diventando moderna ma ancora contrappone
alla modernità della sua caotica periferia, l’incanto
della sua piazza principale, dove ancora il turista occidentale
può assaporare l’atmosfera da sogno di un antico
centro carovaniero e dove ancora i suoni, gli odori e i
sapori sono gli stessi di molti secoli fa. Subito, dopo
aver lasciato l’hotel andiamo a piedi, siamo proprio
nella piazza Djemaa El-Fna e, davanti a noi la Koutubia
con il suo Minareto. Proseguiamo fino ad arrivare alla porta
di Bab Larissa, la superiamo e subito ci accorgiamo che
non è facile orientarsi: nei dintorni della mura
e appena dentro, c’è da perdersi nel dedalo
di giardini e palazzi. Poi andiamo a vedere le tombe dei
sultani Sauditi e il Palazzo El-Bedi. Costeggiamo il palazzo
reale con i suoi immensi giardini e le mura color rosso
terra, ci dirigiamo verso il Mellah, il quartiere ebraico.
Facciamo sosta pranzo in un piccolo ristorante all’aperto
dove i nuovi arrivati hanno la prima occasione di assaporare
i cibi del Marocco. I nipoti sono entusiasti, riescono anche
a giocare mentre noi finiamo di pranzare. Ritorniamo all’hotel
per riposare un po’ perché stasera andremo
a cena nella piazza e i bambini devono restare svegli. Quando
arriva la sera ecco che la piazza principale si trasforma
in un vero e proprio teatro a cielo aperto, Silvia e company
ammirano estasiati la trasformazione della piazza e ci precipitiamo
giù in mezzo a quel frastuono. Infatti, man mano
che il buio avanza e cominciano ad accendersi le luci, l'atmosfera
si fa irreale: la piazza si popola di suoni, colori e profumi
dal fascino indescrivibile, e di colpo sembra di essere
tornati indietro di molti secoli. Cibi che cuociono scatenando
un profluvio di odori speziati e appetitosi, cantastorie,
donne velate che ti prendono la mano per decorartela con
l'henné, rivenditori e cantastorie che agitano mani
e braccia in mezzo a una platea di uomini e ragazzini, danzatori
acrobatici, bertucce al guinzaglio e una valanga di bancarelle
di spremitori di arance e ristoranti di ogni tipo. Andiamo
a cenare in una delle bancarelle munite di tavoli e dal
servizio rapido ed efficientissimo; mangiamo pesce fritto,
polpette, patatine, spiedini, cous-cous... c’è
veramente di tutto e di più. Dopo facciamo una bella
passeggiata e andiamo a prendere l’immancabile tè
sulla terrazza di un bar che domina la piazza. La piazza
vista dall’alto da una nuova, imperdibile emozione:
le persone accalcate in mezzo alle bancarelle sono parte
di un unico incredibile formicaio, mentre il fumo delle
cucine si raccoglie in una nuvola densa che sale verso il
cielo assieme ai profumi e agli odori della carne e di quanto
altro viene cotto alla brace. E poi finalmente andiamo a
riposare.
28 Marzo
Riprendiamo la visita di Marrakech, vista dei giardini e
del Palazzo della Bahia, visita della scuola coranica alla
Medersa, e poi ancora dentro i vari suk per vedere i mille
negozi. Ci soffermiamo ad osservare un falegname che lavora
listelli di legno di cedro, limandoli e scavandoli con un
seghetto mentre ruotano intorno a un fulcro. Usa sia le
mani sia i piedi, e in pochi secondi è in grado di
fabbricare un ciondolo profumato o uno dei preziosi pezzi
per le scacchiere in esposizione nella sua boutique. A Marco
e Francesco il falegname regala un piccolo monile da tenere
al collo. Mentre di pomeriggio attraversiamo la piazza per
andare a prendere una gustosissima spremuta d’arancia,
due venditori d’acqua con il loro berretto a falda
larga e letteralmente ricoperti di frangette e pon-pon ci
invitano a fare una foto ricordo con loro. Più avanti
c’è una bancarella che espone denti. Poco più
in là vendono spezie, unguenti e altri toccasana
di ogni genere fatti anche con parti di animali seccate,
rami e corteccia di alberi. Il pomeriggio lo passiamo nella
Medina che presenta una interessante varietà di attività
artigianali. Siamo anche ritornati dall’artigiano
che lavora il gesso e Dino e Silvia si fanno fare una targa
per lo studio. Poi la sera a cena nello stesso posto: nei
banchini di Piazza Djemaa el-fna.
29 Marzo
Visita ancora dei suk, oltre che dei venditori e mercanti
quelli che producono artigianalmente i prodotti come le
tintorie, i falegnami, gli artigiani del ferro; insomma
tutto il suk. Il pomeriggio, per finire la visita di Marrakech
prendiamo a noleggio una carrozzella con la quale andiamo
a vedere alcuni angoli nascosti della vecchia città
riuscendo a spendere meno, e a vedere di più, di
quanto pagato con l’autobus (vedi Bruno). La sera
ancora cena in mezzo a questo strano mondo che al tramonto
cala nella piazza.
30 Marzo
Partiamo dopo che loro hanno fatto una ricca colazione e
ci dirigiamo ad Ait Bennaddhou. Dino, Silvia e i ragazzi
restano con la bocca aperta quando andiamo a vedere il Ksar
di Ait. Sono entusiasti, e contenti di vedere queste meraviglie.
Per la notte sostiamo nello stesso campeggio in cui ci eravamo
fermati con Bruno. Marco e Francesco fanno il bagno in piscina,
l’acqua a noi sembra fredda ma qui ci sono 25/28 gradi
al sole che sembra di essere già in estate.
31 Marzo
Destinazione Agdz. Prima di arrivare al campeggio andiamo
a trovare il proprietario dell’agriturismo e il gestore
del negozio di tappeti per consegnare le foto che fatte
quando c’erano Bruno e Sabrina. Sono contenti di rivederci
e di fare la conoscenza dei nipotini. Naturalmente ci offrono
il tè di benvenuto, ci vestono da veri tuareg e,
vorrebbero che rimanessimo da loro. Promettiamo di ritornare
ma ora dobbiamo andare via. In realtà facciamo pochissima
strada perché andiamo al campeggio di Agdz sicuri
di trovare, questa volta la camera disponibile, perché
la avevamo fissata l’altra volta. Il campeggio è
dentro una meravigliosa e lussureggiante oasi. Il gestore,
una giovane francese ha restaurato l’antico Ksar che
è di proprietà del marito. Dopo che ci siamo
sistemati i ragazzi, vanno a fare una nuotata nella piscina
del campeggio, poi andiamo nel villaggio ad acquistare il
filetto di bue da fare ai ferri e la frutta. Subito dopo
pranzo di nuovo in piscina e così, trascorriamo tutta
la giornata. La sera assaporiamo una cena marocchina che,
per fortuna, piace a tutti, nipoti compresi.
1 Aprile
Marco e Francesco sono venuti presto a svegliarci e ci…hanno
fatto il pesce d’aprile. Dopo colazione di nuovo in
piscina fino all’ora di pranzo e dopo, andiamo a visitare,
in compagnia del gestore l’antico Ksar (qui fino al
1960 viveva la famiglia di suo marito il cui padre era il
capo del villaggio poiché rappresentante del Re sul
territorio).Che cosa dire di questa Casbah, è stata
la più genuina e attraente di quelle da noi viste
forse, e non solo, perché ha subito pochissime modifiche
e il restauro è stato fatto rispettando le cose esistenti.
2 Aprile
In viaggio per Mohamid ma facciamo naturalmente tappa alle
dune di Tinfou. Quando lungo la strada incominciamo a vedere
in lontananza le dune di sabbia ecco che i ragazzi si meravigliano..finalmente
vedono la sabbia, il vero deserto. Lasciamo la strada asfaltata,
percorriamo alcuni chilometri di pista e arriviamo vicino
ad alcune grosse dune.. sono le dune di Tinfou. I nostri
“ amici” berberi ci vengono incontro per convincerci
a fare una passeggiata a cavallo di dromedari, poi ci riconoscono
allora baci e abbracci. Ci conducono alla loro tenda per
festeggiare il nostro ritorno. Questa volta non contrattiamo
il prezzo (in quindici giorni è la seconda volta
che ci vedono); montiamo tutti sui dromedari ai quali diamo
un nome e poi…via verso le dune.
Per i ragazzi sono sensazioni nuove, sono al caldo tepore
africano, a cavallo di dromedari, in cima a dune di sabbia
coperti da vestiti berberi come se fossero in un film; sono
veramente entusiasti, si divertono come matti. Di pomeriggio
riprendiamo il viaggio per arrivare al camping di Mohamid.
Ci accoglie sorridendo il gestore (che ci aspettava), ai
ragazzi fa scegliere la camera dove dormiranno poi, ci chiede
se vogliamo, per cena, qualcosa da mangiare..certo! Approfittiamo
della vicinanza del villaggio per andare a vedere alcuni
artigiani che lavorano. Incuriositi da un cartello “
qui, si vende latte fresco” naturalmente scritto in
francese e arabo entriamo nel piccolo negozio per comprarlo.
Il latte, appena munto che ancora è caldo, è
stato imbottigliato in una bottiglia dell’acqua e
poi ci dicono, ridendo, che è latte di dromedario
o se vogliamo c’è anche di asina! Prendiamo
la bottiglia e lo assaggiamo noi; se non ci fa male domani,
lo potranno bere anche i ragazzi.
In un angolo del villaggio Antero nota un fabbro che sta
battendo il ferro. Ci avviciniamo e vediamo che sta per
finire un bellissimo paravento, tutto assemblato a mano
che sembra una trina.
Antero contratta con il fabbro vuole portare a casa questo
prodotto che ha visto fare a mano, il fabbro parla solo
arabo e dobbiamo chiedere l’intervento di un gendarme
per arrivare a definire l’acquisto; per la somma di
800 Dh (70 eu) il paravento è il nostro. Il fabbro
chiama un amico che con un carrettino trainato da un ciuchino
ci porta fino al campeggio il nostro acquisto. Naturalmente
Marco e Francesco montano nel carrettino e si divertono
un mondo.
3 Aprile
I ragazzi hanno dormito benissimo e si preparano a fare
una colazione meravigliosa: Pane ancora caldo, latte, yogurt,
caffè, tè, marmellate varie, burro, cacao,
spremute varie acqua, frutta fresca. Dopo, insieme facciamo
una bellissima passeggiata aspettando il pomeriggio per
andare a vedere il deserto, quello vero, quello con la sabbia.
Il proprietario del campeggio si è offerto per portarci,
con la cat-cat, nel deserto; concordiamo il prezzo e alle
16,30 partiamo per andare a vedere il tramonto sul deserto.
Questa volta il fuoristrada è nuovo, nuovo e..con
aria condizionata. Non andiamo nel deserto che abbiamo visto
con Bruno e Sabrina, andiamo verso il confine con l’Algeria.
Che meraviglia di deserto, anche noi restiamo a bocca aperta,
questa parte qui non la conoscevamo ma è veramente
bella. Una immensità di sabbia di forti colori dal
giallo al rosso e che arriva fino all’orizzonte. Marco
e Francesco si rotolano, fanno tuffi, scalano le piccole
montagne di sabbia dorata mentre vicino a loro camminano
alcuni dromedari selvatici. Il tramonto, eccezionale visione..qui
è ancora più bello. La luce, dopo che il sole
è tramontato, sparisce completamente; per rientrare
al campeggio vediamo la pista solo con le luci accese del
fuoristrada. Mentre i ragazzi fanno una bella doccia e si
preparano per la cena noi, telefoniamo a Bruno e Sabrina
e dopo ci gustiamo prodotti locali, preparati e cucinati
dalla cuoca del campeggio.
4 Aprile
Partiamo presto per andare a Merzouga, la strada da fare
è tanta ma oramai conosciamo bene il percorso; arrivati
a Rissani, proseguiamo per una nuova strada per Merzouga
..e la grande duna. Quando arriviamo al campeggio (il solito!)
il gestore è raggiante, ci offre il tè di
benvenuto, è veramente molto gentile.
I ragazzi sono senza parole, siamo in un campeggio-albergo
in mezzo alla sabbia del deserto e dalla loro finestra è
possibile vedere la Grande Duna. E’ tardi, ceniamo
nel ristorante del campeggio.
5 Aprile
Stamani alle 7,30 Dino, Silvia Marco e Francesco, tutti
ben attrezzati sono andati in cima alla grande duna, noi
(che ci siamo già stati tre volte) rinunciamo. Ritornano,
sfiniti, che è l’ora di pranzo.
Una buona pastasciutta al pomodoro e frittata
di cipolle è divorata dai ragazzi. Dopo il riposo
pomeridiano andiamo verso il grande lago di Merzouga formatosi
quando è straripato il fiume che ha travolto e distrutto
il paese nel 2005. Il gestore dice che per arrivarci a piedi
occorre circa un’ora, decidiamo di andarci a piedi,
attraversiamo alcune piste segnalate e poi, lontani dal
campeggio perdiamo un po’ l’orientamento, tutto
intorno a noi non c’è nulla, stiamo camminando
senza sapere bene se andiamo verso il lago. A un certo punto
Antero Mary, Silvia e Francesco decidono di rientrare perché
stanchi mentre si vede il cielo che si riempie di nuvole.
Dino decide, accompagnato da Marco di proseguire. Noi, che
siamo rientrati al campeggio, aspettiamo Dino e Marco e
ci sembra che il tempo non passi mai, incominciamo a preoccuparci
ma ecco che arrivano, stanchi, ma felici e contenti di essere
arrivati fino al lago.
6 Aprile
Dino ha fissato una giornata di escursione nell’oasi
del deserto con i dromedari. Alle 9 in punto arriva il cammelliere,
il gestore del campeggio consegna loro le vivande per la
giornata e partono, rientro previsto per le ore 17. Noi
invece andiamo a piedi nel villaggio a portare le medicine.
Mentre andiamo al villaggio, si alza un fortissimo vento
che ci obbliga a rifugiarci dietro un muretto diroccato,
noi decidiamo di rientrare al campeggio mentre il cielo
si sta oscurando e minaccia pioggia. Pioggia! Si!
Il gestore ci dice che il vento (che ora ha ripreso a soffiare
forte) porta dalle montagne dell’Algeria una tempesta
di sabbia. Siamo preoccupati, noi siamo dentro l’hotel,
il vento soffia forte e riempie di sabbia l’albergo
mentre le porte e le finestre, anche se sbarrate, sbattono
ripetutamente.
E il nostro pensiero va ai ragazzi che sono nel deserto!
Mohamid, il gestore del campeggio dice che non c’è
da preoccuparsi. Lo obblighiamo a telefonare al carovaniere
per avere assicurazione, parlano in arabo, non capiamo ma
ci viene detto che da loro ancora non è arrivata
la tempesta e ci tranquillizza.
Facciamo telefonare più volte perché
siamo molto preoccupati, poi Dino telefona per dirci che
sono nell’oasi dentro la tenda e, per ora il vento
è forte ma non dà preoccupazione noi lo avvisiamo
che da noi c’è una tempesta di sabbia e pioggia
e che forse andrà verso di loro. Sono le 13 il vento
non cala d’intensità (il gestore dice che durerà
almeno tre giorni), noi siamo sempre più preoccupati,
pensiamo ai bambini che ciascuno su di un dromedario, devono
affrontare queste avversità. Il tempo non passa mai,
proviamo a telefonare ma c’è interferenza,
non abbiamo aggiornamenti. Poi alle 15 riusciamo a sentire,
a mezzo telefono le loro voci. Ci dicono di essere, da qualche
tempo, dentro la tempesta di sabbia e che, velocemente ritornano.
Poi finalmente, riusciamo a vedere le loro sagome mentre
la sabbia, alzata dal vento, crea delle nuvole che impediscono
di vedere. Quando arrivano, siamo felici, terminata questa
esperienza e scesi a terra scaricano la tensione piangendo,
mentre i nipotini ci fanno vedere come sono rosse le gambe
scolpite dalla sabbia del deserto che sbatteva addosso a
loro. Si rifugiano in camera che trovano piena di sabbia
(si erano dimenticati la finestra appena socchiusa), comunque
sono a casa, tutti sotto la doccia e poi a cena a raccontare
questa avventura che rimarrà scolpita nella loro
mente per tutta la vita.
7 Aprile
Il vento, per tutta a notte, ha fatto traballare il camper
e abbiamo dormito poco. La mattina quando decidiamo di partire
siamo costretti a togliere la sabbia che è entrata
dentro il camper durante la notte e, con una sistola laviamo
il camper. Partiamo e il vento che ancora tira forte crea
molte difficoltà nella guida.
Procediamo a velocità moderata perché il camper
sbanda e arriviamo a Rissani che superiamo per andare a
Tinehir sempre accompagnati dalla tempesta di sabbia che
ha messo in seria difficoltà Antero, costringendolo
a tenere saldo il volante.
Facciamo sosta pranzo in un distributore, riparati dal vento
e aspettiamo che perda un po’ di forza.
Non diminuisce e decidiamo di andare avanti sperando sempre
in un miglioramento che troviamo quando siamo nella grande
oasi dopo Tinehir; finalmente ci possiamo godere il magnifico
panorama di questa splendida vallata.
Andiamo allo stesso campeggio – Camping Le Soleil-
in cui eravamo andati con Bruno e Sabrina, il ragazzo del
campeggio ci accoglie festosamente perché ci riconosce.
Mentre fa mille domande ai ragazzi, Antero va dal gestore
del campeggio per salutarlo e per fissare la camera ma,
sorpresa, il gestore raddoppia il prezzo rispetto a quello
pagato con Bruno e Sabrina (da 200 dh a 400 dh più
80 dh per la colazione). Ne scaturisce una discussione animata,
il gestore, al quale Antero fa vedere la ricevuta di quanto,
aveva pagato l’altra volta fa finta di non capire
e non gli interessa la ricevuta che abbiamo perché
dice, si tratta di un errore. Forse esageriamo ma arriviamo
quasi alle mani; usciamo dal campeggio che siamo veramente
innervositi. A fianco del campeggio c’è un
piccolo hotel con parcheggio, chiediamo al titolare quanto
costa una camera e se possiamo sostare con il camper. Ci
dice il prezzo, guardiamo la camera, ci soddisfano entrambi
e sistemiamo il camper, siamo proprio ben sistemati e in
più il titolare è cordiale e spiritoso. Ci
mette a disposizione tutto l’hotel, i bambini guardano
la televisione mentre noi prendiamo il tè sulla terrazza
sotto un sole cocente e facciamo con il gestore e i suoi
fratelli conversazione. Sono tanto gentili che decidiamo,
fuori programma, di mangiare nel loro ristorante, loro sono
molto contenti, addobbano la sala da pranzo, si danno da
fare, cercano la carne, le uova, le verdure, il pane, insomma
sono contenti che siamo rimasti loro ospiti. La cena è
stata veramente buona, abbiamo mangiato molto bene.
8 Aprile
Dopo aver fatto, una ricca colazione Antero va a pagare:
il costo totale pagato per la camera, il campeggio e la
cena è inferiore al prezzo che il titolare del campeggio
Le Soleil ci aveva chiesto per la sola camera. Questa è
la prova che quel gestore non ha capito niente, ha solo
perso un cliente che non potrà mai dire bene della
sua conduzione …e pensare che gli avevamo preavvisato
il nostro ritorno con gli altri figli !
Salutiamo e andiamo a vedere le gole del Todra: che meraviglia
di posto, le pareti a picco sopra di noi, alte più
di 300 metri sono impressionanti. Proseguiamo per andare
a vedere la valle del Dades e poi arrivare a Ouarzazate
per la notte.
Anche la strada che percorre la valle del Dades è
bellissima, il fiume scorre nella valle che è piena
di oasi. Le Montagne intorno a noi hanno colori stupendi,
rosso scuro, giallo ocra, colori che contrastano con il
verde dell’oasi. Poi la strada sale ripida, molto
ripida che sembra di essere in una strada alpina. Facciamo
sosta pranzo in cima al valico, da dove dominiamo la vallata
sottostante, andiamo a vedere i lavori che stanno facendo
per un nuovo albergo e poi ridiscendiamo e velocemente percorriamo
la strada fino a Ouarzazate dove, dopo esserci sistemati,
andiamo a vedere la famosa Casbah di Taourhir. E’
bella, grande, si vede che era la residenza di un Re e vale
la pena vederla, comunque quella che abbiamo visto ad Agdz
ci è piaciuta di più. Certo che la camera
del campeggio non è delle più belle, anzi,
ma non ce sono altre, questo è un campeggio comunale
e serve, nella maggior parte dell’anno i Marocchini
che…non hanno molte pretese. In compenso il costo
è veramente esiguo: solo 60 dh (5 eu) per una camera
per 4 persone e 1 camper con 2 persone e…poi non ci
sono altri campeggi fino a Marrakech quindi, di necessità..virtù.
Ceniamo sotto un cielo stellato e una luna che illumina
il campeggio e.. che strano la luna così non l’abbiamo
mai vista; da noi è si vede così oppure così
mentre qui la vediamo con la parte bassa illuminata.
9 Aprile
Risaliamo il valico del Tizin-Tichka, dove facciamo sosta,
di nuovo le foto con i venditori di fossili e poi a Marrakech
nello stesso hotel Alì, mentre noi sostiamo in un
posteggio accanto ai giardini della Koutubia. La sera andiamo,
di nuovo, a cena nei banchini ospiti di Dino che paga la
cena. I ragazzi hanno fatto dei regali per Mary che domani
compirà gli anni, quindi insieme festeggiamo il compleanno
con i dolcetti in vendita nei banchini poi il solito tè
alla menta e dopo a nanna. E’ finita la vacanza in
Africa per i nostri ragazzi, domani partiranno mentre noi
proseguiremo il nostro viaggio piano piano, via terra.
10 Aprile
Sveglia alle sei per andare a prendere i ragazzi all’hotel
e poi, con il camper, andiamo all’aeroporto per il
viaggio di ritorno in Italia. Puntualmente l’aereo
lascia il suolo marocchino e mentre Dino, Silvia Marco e
Francesco sono in volo per Milano noi andiamo a Safì.
Prima di andare al campeggio ci fermiamo a un distributore,
dove facciamo lavare il camper, dentro e fuori così
da togliere tutta la sabbia. Vengono a lavarci il camper
quattro marocchini tutti sono felici e sorridenti, sembra
che gli facciamo un piacere. Il gestore del distributore
ci domanda se ritorneremo l’anno prossimo, se sì,
ci dice di ritornare con una nostra amica, perché
vuole sposare un’italiana.
Ci da anche il suo indirizzo perché, quando saremo
in Italia, gli dobbiamo scrivere. Spesa per lavaggio quaranta
dh e venti dh di mancia. Ci sistemiamo al campeggio e, dopo
una bella doccia calda, facciamo una passeggiata nel centro.
11 Aprile
Restiamo a Safì, ci godiamo il sole e questi ultimi
giorni di permanenza in Marocco. E’ mattina presto
quando ci incamminiamo verso la città distante due
chilometri dal campeggio. Al porto andiamo a vedere il castello
costruito dai portoghesi per difendere la città dagli
assalti dei corsari che in quell’epoca infestavano
le coste del Marocco.
Saliamo una scala tutta rotta, molto ripida e pericolosa
perché senza parapetto e a precipizio sugli scogli
e arriviamo nella torre del castello.
Il panorama è bellissimo, ai nostri piedi tutta la
città di Safì, dietro l’oceano atlantico
con le sue grosse onde che s’infrangono sugli scogli.
12 Aprile
Ci spostiamo e, risalendo lungo costa arriviamo a El Jadida.
Fermi al camping International e di pomeriggio visita al
suk. Antero approfitta dell’occasione per andare da
un parrucchiere e si fa tagliare i capelli.
13 Aprile
Oggi restiamo a El Jadida, ritorniamo ad ammirare la fortezza
Portoghese, poi girovaghiamo all’interno della cittadella,
dove facciamo acquisti: compriamo un bellissimo tappeto
per nostro nipote Federico che si sposerà a metà
giugno. Telefoniamo al nostro amico a Tangeri per comunicare
che presto andremo a trovarlo ma non abbiamo alcuna risposta.
14 Aprile
Facciamo sosta al campeggio nella laguna di Moulay Bousselham.
Riproviamo a contattare Nya a Tangeri, mandiamo alcuni messaggi
ma ..niente.
15 Aprile
Partenza di prima mattina e ci dirigiamo a Larache, dove
vogliamo fermarci e prenotare il traghetto per il giorno
dopo.
16 Aprile
Abbiamo deciso di non fermarci a casa di Nya deve avere
qualche problema con suo padre quindi pensiamo che sia meglio
non insistere. Facciamo sosta al Marjane di Tangeri e quando
usciamo due poliziotti vengono a comunicarci che alcune
persone hanno tentato di aprire il camper ed entrare, erano
clandestini che volevano passare la dogana rifugiandosi
da noi. Controlliamo, hanno rotto solo la leva della finestra
grande ma non essendo entrati, grazie al pronto intervento
della polizia, non ci sono altri danni.
Siamo rimasti un po’ scioccati è la prima volta
che ci capita qualcosa di spiacevole. Proseguiamo per andare
a prenotare l’imbarco e vicino al porto altri ragazzi
fanno tentativi per salire dalla scaletta che però
è occupata dal tappeto (meno male).Alla dogana i
poliziotti controllano tutti camper, anche dentro e sotto
sia per la droga sia per i clandestini. Anche noi subiamo
la stessa sorte e poi, finalmente entriamo nel traghetto
che ci porterà a Tarifa in Spagna.
ADDIO MAROCCO forse ritorniamo l’anno prossimo.
Visto che il mare è abbastanza mosso e tira un forte
vento, abbiamo scelto il traghetto per Tarifa (anche se
più caro) anziché per Algeciras perché
è un traghetto veloce che fa la traversata in quaranta
minuti anziché in due ore.
A Tarifa sbarchiamo a retromarcia poi proseguiamo fino ad
Algeciras, dove facciamo sosta al grande parcheggio dell’ipermercato
Leclerc. Fatta la spesa, ci sistemiamo per la notte.
17 Aprile
Giornata di trasferimento, ripercorriamo le zone che abbiamo
visto l’anno scorso e arriviamo vicino a Valencia,
in un campeggio di montagna ma…sfortuna..è
la festa del paese e la notte non dormiamo mai perché
fino alle quattro c’è stata grande baldoria,
e fuochi d’artificio.
18 Aprile
Ci fermiamo a Montpellier in un parcheggio vicino alle bocche
del Rodano.
19 Aprile
Siamo arrivati in Italia e ci fermiamo a Diano Marina in
una bella area di sosta (Oasi Park). Piove a dirotto.
20 Aprile
Partiamo presto, ritroviamo le nostre autostrade e tutto
il traffico italiano. La sera, arriviamo a casa, dove ci
attendono i figli, i nipoti e, lampo, il nostro cane lupo.
E’ finita la nostra avventura in Marocco