Viaggiare - Diari di Viaggio


M A U R I T A N I A 2001

(testo e foto di Aurelio Valentini e Rosalba Luppola)


 

Parlare dell'ultimo viaggio effettuato, la Mauritania, mi provoca ancora delle sensazioni particolari in quanto, pur essendo trascorsi già quasi 4 mesi dal mio ritorno, il turbinìo di emozioni ed esperienze provate non si è ancora placato.
Non è facile inquadrare subito, da un punto di vista geografico, questo paese apparentemente lontano chiamato anche il Far West dell'Africa, grande 3 volte l'Italia e con soli 2.400.000 abitanti. E' l'estrema propaggine verso l'oceano atlantico del Sahara. Confina a nord con il Marocco, o meglio con l'ex Sahara spagnolo, ad ovest con l'Oceano Atlantico, ad est con l'Algeria, a sud con il Mali e con il Senegal.
Ha 700 km di costa molto pescosa, ma il paese, per ¾ desertico, è soprattutto dedito al nomadismo ed alla pastorizia, mentre a sud, sulla riva nord del fiume Senegal in un ambiente caldo umido, è notevolmente sviluppata, per queste latitudini, l'agricoltura.
Nonostante tutto questo è uno dei paesi più poveri della terra.

E' stata colonia della Francia, ma da questa non ha avuto alcuna urbanizzazione, a differenza del Senegal, in quanto considerata solo nazione cuscinetto. Divenne indipendente nel 1960 come Repubblica Islamica.
La popolazione è sostanzialmente divisa in due gruppi : I Mauri, chiamati Bidan, letterati e guerrieri, di carnagione bianca, discendenti dei Berberi, islamici,dediti alla pastorizia, sono l'etnia dominante che ha sottomesso, in tutti sensi, fino allo schiavismo, i Neri di origine senegalese, gli Haratin, dediti alle attività nei campi ed a quelle domestiche. Solo il 5 luglio del 1980 è stata giuridicamente abolita la schiavitù in Mauritania. Di fatto gli Haratin, da sempre in buon i rapporti con i Bidan, una volta usciti dalla sottomissione e perso la certezza della sopravvivenza, dopo aver ingrossato le bidonville attorno alla capitale e senza alcuna possibilità di far valere i propri diritti civili, in buona parte sono tornati a far parte della grande famiglia Bidan .

Il viaggio ha preso consistenza sentendo i racconti di un amico romano di nome Jerry (Gerlando), il quale ci raccontava della Mauritania come di un paese vergine da un punto di vista turistico e naturalistico. Non c'è alcuna ricettività alberghiera, strade poche e dissestate, commercio poco oltre il baratto, difficoltà di rifornimenti alimentari e petroliferi.Motorizzazione pubblica molto scarsa; la privata del tutto inesistente. Possibilità di contatti telefonici solo nelle città di Nouakchott (la capitale politica), Nouadhibou (la città degli affari: Milano per intenderci) ed Atar.Tanto per fare un esempio tra le prime due città ci sono 530 km, come da Roma a Milano, ma non c'è una strada, solo piste nel deserto e, approfittando della bassa marea, 200 km di bagnasciuga sull'Oceano Atlantico.
Eppure in Mauritania c'è una delle più grandi riserve marittime del mondo: il Banco di Arguin.
Con più di 2.000.000 di uccelli in inverno è il più grande centro di svernamento degli stessi ed ospita da solo più uccelli che l'Europa intera. Se si arriva al parco si entra solo muniti di permesso.
Questa nazione un tempo è stata la culla della cultura e della civiltà islamica, città come Chinguettì, Ouadane, Tichitt erano centri di artigianato di alta qualità, di erudizione letteraria, poetica e giuridica, di insegnamento coranico, di sviluppo di una architettura particolare non fondata sulla capanna, ma usando la pietra locale. Chinguettì, oggi semisepolta dalla sabbia e senza energia elettrica, ha una moschea cinquecentesca, conserva più di 1300 preziosi manoscritti coranici,ed è ancora oggi una delle 7 città sante dell'islam come La Mecca o Kairouan.

Ancora, in Mauritania c'è sicuramente il treno più lungo del mondo formato da tre motrici e 200 vagoni, lungo circa 2 km, che trasporta ferro, e non solo, dalla miniera di Zouerat a Nouadhibou. Il rombo del suo passaggio, specie di notte, si sente da molto lontano dando adito a fantasticherie non sempre rassicuranti circa la sua origine.
Ulteriore motivo dell'intrapresa del viaggio è dipeso anche dal fatto che Jerry insieme ad una scrittrice francese Paula Valette, che vive buona parte dell'anno a Cinguetti, hanno intrapreso la costruzione di 2 aule scolastiche coinvolgendoci nell'iniziativa.
Ed infine, ma non ultimo per importanza, è che dopo aver attraversato in 4x4 molti deserti del mondo, volevamo conoscere quello mauritano e toccare per mano la realtà così particolare che ci veniva descritta.
Questo viaggio è stato organizzato dal sottoscritto quale responsabile, in seno all'Assocampi, della sezione viaggi in camper 4x4.
Ci imbarchiamo in 7 persone con 3 Iveco Daily 4x4 camperizzati su una nave della Grimaldi con rotta da Salerno a Valencia il 15.12.2001. Sbarcati scendiamo velocemente verso il Marocco.

Superato lo stretto di Gibilterra proseguiamo lungo la costa atlantica dove abbiamo la possibilità di acquistare pesce, granchi e crostacei a buon prezzo da uomini che pescavano seduti su dirupi a picco sull'oceano . Incontriamo pochi turisti probabilmente per colpa dell'"11 settembre". In effetti ad Agadir, Essaouira, luoghi turistici per eccellenza, vediamo i visi affranti dei locali davanti all'esiguo numero dei visitatori.
Anche noi, a dir la verità, siamo stati in dubbio se era razionale andare in paesi islamici, soprattutto in Mauritania che viene considerato paese fondamentalista. Il timore era dovuto oltre che per la sicurezza personale, anche e soprattutto per l'eventuale chiusura delle frontiere visto come i musulmani delle diverse nazioni arabe giudicavano e reagivano agli avvenimenti in corso in Afghanistan.

Comunque le notizie che ci arrivavano erano rassicuranti e del resto ci eravamo muniti di telefono satellitare preso a noleggio dalla Universat Italia srl di Roma, società che ci è stata sempre vicina in tutti i nostri viaggi d'avventura. Il telefono satellitare ci infondeva grande sicurezza in quanto giornalmente eravamo al corrente dell'evolversi della situazione internazionale.
All'altezza della cittadina di Tah entrando nell'ex Sahara Spagnolo abbiamo la piacevole sorpresa di trovare il prezzo del carburante molto ridotto e questo durerà fino a Dakhla.
Per la fretta di arrivare a Dakhla, in tempo per la formazione del convoglio militare per l'attraversamento di terreni minati, riusciamo a prendere anche una contravvenzione di 40 Dhiram per eccesso di velocità.
L'arrivare puntuali al convoglio era un problema in quanto partiva solo il martedì ed il venerdì e le formalità da adempiere sono quanto di più astruso e cervellotico si possa immaginare. Si pensi che da Dakhla al confine mauritano sono circa 200 km: ebbene ci sono voluti 2 giorni e mezzo.
Non sto a raccontarvi in dettaglio le formalità del convoglio in quanto dal 2 marzo di quest'anno è stato abolito. Si va direttamente in frontiera.

A Dakhla ho avuto un problema alla pompa elettrica di travaso del gasolio dal serbatoio supplementare a quello di dotazione dell'Iveco. Trovata una pompa nuova giapponese abbiamo fortunatamente risolto il problema. I nostri mezzi hanno tutti serbatoi per un totale di 220 litri di gasolio per garantire una adeguata autonomia , oltre alle taniche che portiamo per la bisogna.
Comunque volendo spendere due parole sul convoglio posso dirvi che è uno spettacolo a sé stante osservarne i partecipanti ed i loro mezzi. Avete mai sentito parlare dei "peugeottari"?.
Con questo nome, in senso lato, si intendono tutte quelle persone, africani ed europei, che vanno in Mauritania, in Senegal, Burkina Faso ed oltre, alla guida di macchine strettamente di serie ( molte peugeot 504) e camion vecchi, non certo 4x4, per poi rivenderle a buon prezzo e tornare in aereo.

Di fatto abbiamo viste macchine vecchie, ma anche di nuove, con targa italiana, francese, svizzera, tedesca, sicuramente rubate e con documenti contraffatti, come ci ha confermato un ticinese che fa questo business 4 volte l'anno intascando parecchi soldini. Targhe di Roma Como Milano ecc. che poi una volta fuori dal Marocco venivano rimosse e sostituite con altre fatte sul posto.
E la cosa più sorprendente è stato vedere queste auto, riunite in piccoli gruppi per aiutarsi reciprocamente, con quale fatica e sforzo meccanico superavano i terreni sabbiosi, i guadi o il bagnasciuga dell'oceano atlantico.
Il convoglio scortato dai militari, dopo averci ritirato i passaporti, ci ha portato a ridosso della frontiera con obbligo di pernottamento in un piazzale antistante un vecchio forte della legione straniera chiamato Guerguera. La mattina successiva, riconsegnati i documenti, ci hanno lasciati liberi di andare tutti insieme e contemporaneamente in una sorta di terra di nessuno verso la frontiera mauritana.
Con preghiera di non uscire dalla pista in quanto i terreni circostanti per la ventennale guerra o guerriglia del Polisario non erano mai stati sminati. Così succedeva che all'insabbiamento di uno dei "catorci" sunnominati si bloccava il resto delle auto con tutto quello che potete immaginare in quanto a spinte, uscite di pista e quant'altro.
Siamo entrati in Mauritania il 26.12.2001. Fortunatamente avendo fatto i visti di ingresso e il carnet de passage a Roma, dopo aver firmato una dichiarazione in cui ci impegnavamo a non vendere la macchina, e dopo aver elargito, dietro specifica richiesta del militare, un cadeaux monetario, con una temperatura di 36 gradi, superiamo velocemente la frontiera ed i relativi uffici che erano formati da spezzoni metallici di binari, arroventati dal sole, messi a mo' di tenda.
La differenza con il Marocco è risultata subito enorme. Non c'era alcuna strada, solo desrto e ogni tanto tracce di una pista coloniale francese. A questo punto messo in funzione il GPS arriviamo a Nouadhibou, dove abbiamo pernottato e stipulato l'assicurazione obbligatoria. La carta verde non vale né per il Marocco né per la Mauritania.
Nei primi giorni abbiamo viaggiato verso est seguendo la ferrovia fino a Choum per 600 km di deserto, stando attenti ai binari divelti e affioranti dalla sabbia così come ai resti di vagoni sparsi tutti intorno : segno evidente di deragliamenti e di attentati alla ferrovia avutisi nei decenni passati. Fino al 54° km si è potuto passare a nord della ferrovia; dopo solo a sud in quanto la parte nord era ancora tutta minata.

La vera grande difficoltà trovata è stata nella sabbia estremamente soffice che ha messo a dura prova i mezzi in quanto, pur con i pneumatici sgonfiati fino a 0,8 atm, avanzavano a fatica con i motori imballati. In questo tratto si sono verificati due problemi: il distacco netto dei bulloni che reggevano la ruota di scorta posteriore di un Iveco e la rottura dei perni che tenevano il serbatoio di gas del mio mezzo, con conseguente pericolosa fuoriuscita di gas. Risolti in qualche modo gli inconvenienti arriviamo alla stazione di Choum dove facciamo rifornimento manuale del gasolio e poi sempre e solo con l'ausilio del GPS della Garmin proseguiamo verso Atar.
La prima caratteristica che, a mio parere, differenzia questo deserto dagli altri è dato dalla vegetazione che cresce nella sabbia e che produce un effetto ottico notevole: sembra di essere in una savana insabbiata. Segno evidente della vicinanza della zona tropicale a sud.
Altro dato da evidenziare è la gentilezza, la spontaneità, l'innocenza della popolazione non abituata a vedere turisti e pertanto non ancora " rovinata" dalla frequentazione degli stessi.
La maggior parte è nomade e dedita alla pastorizia : ogni volta che ci si avvicinava ad una loro tenda ci porgevano subito latte di capra in ciotole di legno per alleviarci la sete.

Normalmente nei viaggi portiamo vestiti, scarpe e quant'altro riteniamo utile per i popoli che andremo a visitare. Ormai abbiamo allestito un piccolo centro di raccolta che con il passa parola si alimenta continuamente. In particolare questa volta ci era stato richiesto materiale scolastico, per la scuola di Cinguetti appena aperta, come quaderni, penne, carte geografiche, mappamondi, gessetti per lavagne ed una campanella da posizionare all'esterno dell'edificio.
Il vedere la contentezza della gente nel ricevere queste cose ci ripaga moralmente e ci attenua i profondi sensi di colpa che nel visitare queste realtà proviamo.
L'arrivo a Cinguetti offre una veduta entusiasmante. Sulle rive dunose ai due lati dell'oued si contrappongono la nuova e la vecchia città. La prima è anonima e senza storia come tutte le moderne città arabe. La vecchia colpisce soprattutto per le case in muratura e per la loro architettura.La moschea è del '500 e non ha niente in comune con quelle fantasmagoriche che abbiamo visto nei paesi arabi visitati : sta a queste come una chiesa umbra ad una toscana. Il dato saliente di questa città santa è che viene continuamente ricoperta dalla sabbia del deserto che avanza. Sembra impossibile pensare che insieme a Ouadane, Tichitt,e Oualata erano così ricche e prestigiose da essere conquistate dai portoghesi che, poche volte nella loro storia coloniale, si erano allontanati così tanto dalla costa verso l'interno.

Dopo aver consegnato al Sindaco ed al Prof. Limin, professore della locale scuola, tutto il materiale scolastico ci dirigiamo verso Ouadane senza prendere alcuna guida e percorrendo 120 km di dune fantastiche. La sera di fine anno 2001 la passiamo nei pressi di questa città, arabo /portoghese,situata al centro di una verdeggiante oasi, con un bel minareto cinquecentesco oltre ad un pozzo d'acqua fortificato.
La mattina seguente dopo 40 km di deserto arriviamo al cratere meteoritico di Guelb el Richat che vanta un diametro di 37 km ed una depressione di 250 m. ove troviamo un grosso Saviem camperizzato con dei ragazzi francesi che stavano gonfiando una mongolfiera.
Ritornati a Chinghuetti, tramite il prof.Limin, prendiamo accordi con una guida che ci porti a Tidjikja, attraverso un territorio dei più aspri e difficoltosi da superare, tanto da essere considerato una prova difficile anche per la Parigi Dakar, transitata sul nostro percorso 3 giorni dopo di noi.
Riparata in qualche modo la marmitta, si erano staccati i due supporti che la tenevano, con la guida, il cui "originale e fantasioso" nome era Mohamed, che faceva il cammelliere e parlava un po' di francese, partiamo di gran carriera affrontando una sabbia mai così soffice.

Penso sia il caso di spendere due parole su cosa si era portato la guida per affrontare un viaggio di 500 km nel deserto più duro: 2 kg. di farina, una tanica di 3 litri di acqua, dei biscotti secchi, che dovevano a suo dire essere per noi, delle arachidi e carne essiccata di cammello. Per coprirsi dal freddo, c'era una escursione termica di 25 gradi tra il giorno e la notte, un golfino leggero ed una copertina.
Tralascio di elencare l'abbondanza ed il superfluo delle nostre vettovaglie ed attrezzature. L'essenzialità ed il troppo in tutti i sensi. Comunque, a fine viaggio, molto del nostro " troppo" è andato ad ingrossare il suo zaino.
Viaggio unico, fantastico, entusiasmante,duro ( 3 gomme tagliate dalle pietre affioranti). Non abbiamo incontrato turisti. Però abbiamo scoperto che la guida 5 mesi prima aveva provveduto al censimento dei nomadi della zona ( ci ha fatto leggere apposito attestato). Questo fatto ci ha permesso, con suo sommo piacere in quanto molti erano suoi parenti, di visitare attendamenti di nomadi, di accamparci nei loro pressi,di incontrare carovane di cammelli e di assistere ad un matrimonio con tanto di danze, tamburi, spari di fucile.

Scena di un matrimonio all'esterno in un deserto: una tenda centrale per gli ospiti dove si ballava, mangiava e si contrattava di tutto; una tenda nella quale si trovava la sposa, completamente velata, circondata da sole donne ed in totale assenza degli uomini; in un'altra, lontana, stava lo sposo sdraiato su un tappeto che fumava serenamente senza sapere quello che lo aspettava non avendo mai visto la sposa prima. A detta delle nostre donne che sono riuscita a farla scoprire era proprio bruttina e soprattutto magra.
Questo della magrezza o meno delle mauritane merita un discorso a parte.
Bellezza nella società maura significa abbondanza. La gloria di un uomo si misura dalle forme della moglie.Nella zona centrale numerose fanciulle vengono ingrassate come oche facendole ingurgitare giornalmente grandi quantità di latte e frutta secca, Non sono ammessi rifiuti o ribellioni. Nel sud , nella valle del Nema esistono " centri di ingrassamento ".
Nonostante tutto o forse per questo le donne maure sono proprio belle. Ho molte diapositive che possono dimostrarlo.
Durante il percorso incontriamo un solo villaggio dove consegnano a Mohamed una tanica di 10 litri di acqua da recapitare ad un uomo che con suo figlio sta facendo la guardia ad un camion completamente insabbiato e con la frizione andata. Non è stato facile trovarlo: ed anche in questo caso molto del nostro " troppo " ha cambiato sede. Praticamente il vecchissimo camion svizzero degli anni '50 aveva ancora, per i Mauri, un tale valore commerciale da giustificare una custodia in pieno deserto "h 24" come si usa dire da noi, con brutto neologismo.

Ma la sorpresa più gradita di questa sosta è stata la scoperta nelle vicinanze del camion di grandi buche color cenere fatte dai fulmini che cadendo su sabbie quarzose ne vetrificavano la roccia in cilindri silicei di "folgorite ".
La pista sabbiosa fino a Tidjikja ci presentava paesaggi notevoli e diversi. Dune, Barkane (dune ad U) tutte originate da un vento costante che soffia da est, grandi discese, tratti rocciosi con dei gradini di pietra niente male, oasi, carcasse di auto di precedenti edizioni della Parigi Dakar, fino ad arrivare alla grande duna che tutte le guide davano per molto difficile.
Questa si trovava al passaggio obbligato per transitare da un altopiano ad un altro. Gli Iveco ci hanno ancora una volta stupito dandoci una grande soddisfazione.

Finita la traversata e salutata la guida ci siamo diretti verso la capitale Nouachott, brutta e anonima città sulla riva dell'oceano.
Informatici sull'orario della bassa marea abbiamo iniziato la risalita verso il Marocco guidando i mezzi sul bagnasciuga con due ruote nell'acqua per trovare la sabbia compatta.
Non nascondo che le mani strette oltre misura sul volante sudavano per la tensione dandoci una eccitazione particolare fatta di paura e di soddisfazione per quello che stavamo compiendo. Sempre con un occhio a sinistra a controllare i cavalloni che si infrangevano sulla riva, man mano che si avanzava si prendeva sempre più confidenza con il percorso tanto da permetterci di gustare meglio il paesaggio.

Migliaia di uccelli e pellicani che si alzavano in volo al nostro passaggio, villaggi di pescatori, molte navi insabbiate fino ad arrivare al capo Tafarit dove abbiamo dovuto lasciare l'oceano ed addentrarci nel deserto verso l'interno.
Al capo, dove abbiamo pernottato, siamo stati investiti durante la notte da una tormenta di sabbia e vento che muoveva i nostri veicoli.

La mattina seguente non si vedeva a 10 metri; le tracce di precedenti piste si sono subito cancellate; eravamo soli.
Cosa fare? Fermarsi o proseguire? Quanto sarebbe durata la tempesta? La ragione diceva di aspettare, ma avevamo il problema delle date obbligate del convoglio e della nave a Valencia.
Decidiamo di metterci in movimento guidati solo dal Gps che dava però solo linee rette non avendo coordinate della pista ufficiale da inserire nello strumento. Si andava brancolando. Improvvisamente si presentavano cordoni di dune o di rocce che tentavamo di aggirare dividendoci. Spesso ci si ritrovava al punto di partenza. La ricetrasmittente ci teneva in contatto anche quando ci si allontanava l'uno dall'altro per trovare una via d'uscita.

Il momento più critico è stato quando uno di noi si è insabbiato fortemente tra due dune.
Scesi per aiutarlo siamo stati investi dalla sabbia che, alzata dal vento e penetrandoci dovunque, ci ha letteralmente smerigliati. Ci sono volute 2 ore. Abbiamo poi faticato molto a rientrare nei nostri camper in quanto le portiere si erano tutte bloccate.
Eravamo tesi e lucidi, emozionati e impauriti. Le donne del gruppo sono state eccezionali. Mai attimi di scoramento. Il Gps ci diceva che la direzione era quella giusta. Abbiamo guidato per tutto il giorno e per buona parte della notte (non c'era grande differenza). Non si avvertiva stanchezz : l'adrenalina aveva svolto bene la sua funzione.
E come Dio ha voluto siamo finalmente usciti dalla tormenta.

Partecipanti : Valentini Aurelio e Luppola Rosalba
Andreoli Ignazio e Melchiorri Antonella
Sangiorgi Luciana

Veicoli 3 Iveco Daily 4x4 Camperizzati
Telefono satellitare Motorola della Universat Italia srl di Roma.
Gps : Street Pilot della Garmin
Radio vhf Icom
Gomme 9 00 16 della Pesagomme srl di Ponte San Giovanni (PG)

Viaggio effettuato dal 15.12.2001 al 21.1.2002

Totale km percorsi 9.830

In Italia : 550
Spagna 1.660
Marocco 4.880
Mauritania 2.740


NOTIZIE UTILI

- Nave Grimaldi da Salerno a Valencia il Mercoledì ed il Sabato. Sconti per il ritorno eccetto alta stagione. Nel prezzo compresa pensione completa.
- In Marocco : fare assicurazione per il camper sul posto. La carta verde non vale.
- 1 Dhiram equivale a 180 lire. Il gasolio costa 1.069 lire al litro.
- Nell'ex Sahara Spagnolo il gasolio costa 525 lire al litro.
- In Mauritania : la carta di credito non vale.
- Obbligatoria assicurazione da stipulare in loco a Nouadhibou.
- Il visto si può prendere in frontiera o presso l'Ambasciata a Roma.
- Carnet de passage oppure si paga una tassa in frontiera.
- Moneta: Ouguiya equivalente a 9 lire
- Lingua: arabo, dialetti locali e francese.
- Costo della vita elevato; gasolio a lire 1.400 il litro.
- Fuso orario: -1 ora rispetto all'Italia.
- Periodo migliore per il viaggio: da novembre a marzo.
- Campeggio: libero. Trovati camping adiacenti ad alberghi solo nelle città.
- Superficie: 1.030.700 kmq.
- Popolazione 2.400.000 abitanti.
- Capitale: Nouachott


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