PALMANOVA:
UNA FORTEZZA UNICA NEL SUO GENERE
testo e foto di Claudio
Galliani,
La costruzione
della fortezza veneta risale alla fine del 1500 / primi
anni del 1600 e fu decisa per tutelare i confini orientali
della Serenissima contro le scorrerie dei Turchi e le continue
pressioni della Contea di Gorizia e quindi dell'Austria,
una volta perduta definitivamente la fortezza di Gradisca,
poderosa struttura veneta anch'essa, che gli stessi Turchi,
quando giunsero sino alle porte di Vienna non osarono attaccare
e che i veneti non riuscirono più a riconquistare,
pur possedendone i piani, dopo averla dovuta cedere agli
"arciducali" (Austria) con i quali erano frequentissime
delle "pesanti" scaramucce di confine. Molto interessante
è il confronto tra i due sistemi difensivi di Gradisca
e Palma ad un secolo di "differenza progettuale"
(fine 1400 per Gradisca). Conviene visitarli entrambi vista
la breve distanza tra le due strutture.

Palmanova,
a differenza della stragrande maggioranza delle altre città
murate, che nascono dapprima come nuclei abitativi che vengono
fortificati in un secondo momento, viene progettata come
vera e propria formidabile "macchina da guerra"
finalizzata in primo luogo alla funzione di fortezza imprendibile
ed in subordine a centro abitato (che ovviamente ci doveva
essere per poter accogliere una guarnigione stabile in maniera
confortevole).
Palmanova, che tra gli architetti costruttori ha visto anche
lo Scamozzi, che, al servizio dei Gonzaga progettò
anche la piazzaforte di Sabbioneta (MN), è stata
un'opera altamente innovativa dal punto di vista militare,
di concezione incredibilmente avanzata per l'epoca e deriva
dalle esperienze che la Serenissima si era fatte nelle strutture
difensive di Gradisca, dei suoi possedimenti in oriente
(fortezze di Nicosia e Famagosta) ed in Dalmazia (fortezza
di Curzola). Nell'ideazione di Palma sparisce del tutto
il concetto strategico bimillenario (dalle fortezze pre-romane
a quelle medioevali) della necessità di "dominare
il territorio circostante con mura poderose a vista"
in quanto la potenza delle artiglierie, ormai sufficientemente
evolute da distruggere qualsiasi struttura visibile, aveva
reso obsoleto tale concetto.

L'idea
fondamentale del Savorgnan, progettista di Palmanova era
quella della "sorpresa" (sgradevole per eventuali
aggressori) di trovarsi di fronte ad un sistema difensivo
totalmente invisibile dal piano di campagna (e quindi impossibile
a studiarsi in precedenza) in quanto costruito tutto più
in basso di esso (la ricognizione aerea non esisteva), che
non offrisse alcun bersaglio alle artiglierie e dove i difensori
potessero muoversi e spostarsi per "linee interne"
con tutte le attrezzature (cavalleria già montata
ed artiglierie comprese) in qualsiasi punto della struttura
dalle difese più interne alle opere più esterne
senza esser visti o correre il rischio di venir colpiti.
Palmanova, una delle prime strutture (e praticamente la
più antica rimasta intatta) a mettere in pratica
la teoria rinascimentale della "fortezza poligonale",
fece "scuola" in tutta Europa: dapprima se ne
ispirarono gli architetti militari di Filippo II di Spagna
(cittadelle poligonali di Pamplona e di Jaca) ed in seguito
anche il grande architetto militare di Luigi XIV Sebastien
Le Prestre Marchese di Vauban, che ai suoi tempi era considerato
un genio dell'arte fortificatoria ed ossidionale (tecniche
d'assedio, tecnicamente note nel loro insieme con il termine
di "poliorcetica"), ben cent'anni dopo se ne ispirò
ampiamente per le fortezze da lui progettate (Neuf Brisach
in Alsazia) limitandosi semplicemente a migliorarne i concetti
(come ben si sa, un qualsiasi prototipo ha sempre bisogno
di perfezionamenti e nel frattempo gli armamenti subiscono
comunque un'evoluzione della quale va tenuto gran conto
nella progettazione di successive strutture difensive).
Tantissime furono le fortezze erette in Francia, Germania,
e nel nord Europa (XVIII sec) quali ad esempio Fredericia
(DK) che presero a modello le strutture poligonali a tiro
radente con le ultime realizzazioni di tale "scuola"
risalenti alla prima metà del XIX secolo.
Lo
stesso Napoleone I (fine del XVIII secolo, cioè ben
200 anni dopo la progettazione e la costruzione di Palma)
ne rimase favorevolmente impressionato e, da quel genio
di tattica militare che era, la considerò ancora
perfettamente attuale limitandosi ad ampliarne il perimetro
difensivo inserendo nello schema dei punti di resistenza
avanzati (lunette) collegati con camminamenti coperti alla
struttura veneta principale, che rimase comunque invariata.
Ciò in considerazione dell'evoluzione delle strategie
militari ossidionali (tecniche d'assedio) e della maggior
gittata e potenza degli armamenti rispetto a quelli per
i quali la struttura era stata a suo tempo concepita (si
parte dai 200/300 mt. circa di tiro utile d'artiglieria
dei tempi del primo progettista Savorgnan proseguendo ai
circa 500 all'epoca del Vauban, per arrivare ai circa 1.500
dell'artiglieria d'assedio napoleonica che, alla maggior
portata, univa una cadenza di fuoco da 4 a 5 volte più
rapida rispetto ai "pezzi" veneti in funzione
dei quali la struttura era stata costruita; una gran bella
differenza in capacità distruttiva!).
Quello
che è importante sottolineare è l'intrinseca
inutilità militare di piazzeforti così concepite
perché Palma non fu mai conquistata militarmente
in quanto eventuali nemici si guardavano bene dal tentare
di forzarne le difese; ogni "passaggio di mano"
di Palma fu dovuto esclusivamente alla sua perdita di importanza
strategica in quanto veniva semplicemente "oltrepassata",
"scavalcata" dall'esercito attaccante durante
le varie operazioni militari e perdeva quindi ogni sua deterrenza
o significato difensivo. E' la sorte di tutte le fortezze
statiche distribuite sul territorio a "pelle di leopardo"
senza opere di collegamento tra esse; vedasi l'esempio eclatante
dell'esercito dell'Asse che, durante la II^ Guerra Mondiale,
non tentò neppure di attaccare la "CORF/Maginot"
fornita di strutture di modernissima tecnologia, altamente
protette e ben collegate tra loro, ma letteralmente "filtrò"
attraverso la maglia dei forti belgi i quali, pur essendo
poderosamente armati e protetti, non erano collegati tra
loro, aggirandone le posizioni e limitandosi a conquistarne
il solo Eben Emael (che essendo sul Canale Alberto ed in
un punto strategico avrebbe potuto disturbare moltissimo
l'avanzata) permettendo così il dilagare quasi indisturbato
delle truppe tedesche in Francia: era l'inizio della sconfitta
franco-britannica che portò a Dunkerque.
A
Palmanova, dal 1987 lo S.M.E. Arma del Genio Militare, ha
istituito un museo storico che ingloba tutte le strutture
fortificate che così vengono conservate e restaurate;
il museo è affidato in cura alla Brigata di Cavalleria
"Pozzuolo del Friùli" di stanza in Palma
ed è visitabile previ accordi telefonici allo 0432-928175.
Un altro recapito utile è quello del Museo civico
allo 0432-929106.
La 2^ domenica di Luglio in Palma si svolge il "Palio
della Rotella" con corteo storico realmente interessante
in quanto rievocazione dei fasti della fortezza veneta.

CONCETTI
DIFENSIVI E COSTRUTTIVI APPLICATI A PALMANOVA
1.
La cortina con una porta, per poter essere ben difesa, doveva
essere affiancata da due cortine "cieche" cioè
a muro continuo; la necessità per Palma di avere
tre porte (Cividale, Udine, Aquileia) fece quindi optare
i progettisti per una struttura a nove lati.
2. La lunghezza della cortina doveva essere pari
alla massima gittata degli armamenti dell'epoca (circa 200
passi veneti) in modo che il "fuoco" proveniente
da un baluardo non potesse colpire l'altro
3. Il "fuoco" proveniente da una struttura
interna doveva "spazzare" il terreno antistante
la struttura più esterna (Baluardo/Rivellino/Lunetta)
senza "angoli morti" con sufficiente potenza ma
senza colpirla adottando il sistema dei "tiri radenti
incrociati"
La costruzione "ex-novo" della fortezza senza
la necessità di rimaneggiare ed adattare strutture
preesistenti per l'applicazione dei tre concetti sopra esposti
fece nascere la "stella" perfetta che conosciamo.
Da tener inoltre presente che tutte le strutture erano collegate
tra loro da camminamenti coperti (che permettevano lo spostamento
anche di pezzi di artiglieria) e gallerie per consentire
un comodo passaggio dentro/fuori ai difensori.
E' anche molto importante rilevare che tutte le strutture
difensive, pur essendo impenetrabili dal "campo di
battaglia" erano aperte sul dietro (fronte di gola)
e quindi pienamente esposte al fuoco dei "pezzi"
delle postazioni più interne, questo per impedire
a nemici che fossero riusciti a conquistare una struttura
se ne potessero servire per attestarvisi ed utilizzarla
quale "trampolino" per aggredire le fortificazioni
successive
LA
TECNICA D'ASSEDIO (POLIORCETICA)
Il
significato e l'utilità di una fortezza stava nell'
essere in grado di reggere il tempo necessario e sufficiente
a consentire ad un esercito amico di poter intervenire;
le sorti della guerra poi venivano risolte direttamente
sul campo. In un assedio quindi per prima cosa l'aggressore
doveva guardarsi da questi tipi di intervento e l'esercito
assediante doveva organizzare in tutta fretta e subito un
efficiente sistema fortificato esterno per far fronte a
minacce di eserciti giunti a supporto della fortezza. Una
volta assicuratasi la protezione contro l'esterno, l'esercito
assediante iniziava a scavare delle trincee radiali a zig-zag
(per impedire il tiro d'infilata) che ogni 50 metri circa
venivano collegate tra loro da una trincea trasversale;
attraverso questi camminamenti coperti venivano fatti avanzare
i pezzi d'artiglieria, i quali, giunti a portata utile,
eseguivano il cosiddetto "tiro di breccia" concentrato
in un solo punto delle mura, che serviva a far crollare
soprattutto l'incamiciatura in pietra, che, rovinando, faceva
franare anche la terra di riporto rendendo così possibile
la scalata della fortificazione all'esercito aggressore;
in contemporaneità si tentava di scavare delle gallerie
(mine) sotto le strutture della fortezza per farle crollare
e per questo motivo in tutte le fortezze vi sono nello spessore
dello spalto e della scarpa numerose gallerie cieche cosiddette
di "contromina": durante un attacco, in queste
gallerie c'erano giorno e notte sempre delle sentinelle
che avevano il preciso ed esclusivo compito di ascoltare
con la massima attenzione se sentivano rumori "strani"
che facessero supporre tali pericolosissimi lavori di scavo
(ricordate l'episodio di Pietro Micca? Qui però la
cosa fu diversa: i francesi per un vero e proprio "colpo
di fortuna" nel loro scavo sotto le mura di Torino
imboccarono direttamente una "contromina" e non
vi fu tempo per la sentinella di dar l'allarme per organizzare
la difesa; l'unica soluzione possibile, eroica ma perfettamente
logica, fu quella di far saltare immediatamente la galleria
per impedire maggiori danni).
In funzione di questi concetti, la "fortezza imprendibile"
non è mai esistita (la poliorcetica si era talmente
evoluta che prima o poi qualunque "piazza" sarebbe
caduta, era solo una questione di tempo); esistevano invece
fortezze ben progettate e congegnate (come Palma) in modo
da far perdere all'aggressore tantissimo tempo per aggredirne
le difese (e l'aggressore ne aveva sempre poco) in maniera
da logorarlo talmente da agevolare al massimo l'intervento
di un' "armata di soccorso" esterna (che rappresentava
il maggior pericolo per un assediante) o rendergli così
"antieconomica" la prosecuzione dell'assedio da
costringerlo a desistere.

GLOSSARIETTO
1.
PORTA: apertura che permetteva l'entrata e l'uscita
dalla fortezza; quelle di Palma sono un progetto dello Scamozzi.
La porta era il punto più vulnerabile di tutta la
struttura fortificata e quindi il suo sistema difensivo
era particolarmente sofisticato con strade di accesso protette
da un rivellino (o barbacan) mai dritte ma angolate per
evitare tiri diretti di artiglieria e che potevano essere
battute da più postazioni in contemporaneità,
con ponti levatoi, grate di ferro (quelle originali di Palma
ora smontate, sono esposte e visibili sotto una loggia nella
piazza centrale della città) e portoni corazzati
in grado di resistere ai colpi dell'artiglieria dell'epoca
(a Palma gli originali sono ancora in posto e presso Porta
Udine sono visibili ancora i ruotismi originali di sollevamento
dei ponti levatoi); la stessa porta era una piccola fortezza
nella fortezza, con un cortile interno chiuso verso l'accesso
alla fortezza principale da una controporta corazzata e
dominato dal "cassero", struttura fortificata
dalla quale i difensori potevano colpire eventuali aggressori
penetrati dalla prima porta colpendoli da tutti i lati.
E' molto importante notare che le porte di Palma sono poste
nel luogo "sbagliato" ed il medesimo "errore",
se così si può dire, lo Scamozzi lo commise
in precedenza anche a Sabbioneta: esse infatti si trovano
al centro della cortina, sono difendibili ottimamente dal
tiro incrociato dei baluardi, ma così dove sono impediscono
un'uscita dalla città senza esporsi al fuoco degli
aggressori; questo fatto impose la quasi immediata realizzazione
dei tre rivellini davanti alle porte (in Sabbioneta esistono
solo due rivellini proprio davanti elle porte ed in funzione
dell' "errore" progettuale citato). In seguito
ed in funzione di ciò, le porte delle fortezze non
verranno più posizionate in mezzo alla cortina, ma
decentrate a ridosso di un baluardo per riceverne maggior
protezione e "copertura" di fuoco.
2.
FALSAPORTA: struttura esternamente simile ad una porta
e talvolta in posizione più evidente della porta
vera, che doveva attirare l'attenzione del nemico portandolo
a tentarne la conquista per penetrare nel corpo principale
della fortezza; la falsaporta invece conduceva a delle trappole
mortali per gli aggressori. A Palma ne erano dotati tutti
i rivellini e le lunette (con due porte per ogni struttura
fa un totale di 36 "ingressi alla città"
di cui solo 3 "veri" che davano realmente accesso
alla fortezza
un bel rompicapo veramente per chi non
conoscesse il "trucco"!). Purtroppo oggi quasi
tutte le falseporte di Palma sono scomparse.
3.
CORTINA: tratto di muro che collega due baluardi; può
essere "cieca" cioè a muro continuo senza
aperture oppure munita di porta; come si è visto,
nelle concezioni difensive dell'epoca, una cortina con porta,
per essere considerata difendibile con successo, doveva
essere fiancheggiata sempre da due cortine cieche una per
ogni lato (nel caso di Palma con 3 porte sarebbe bastata
secondo questa teoria una fortezza esagonale, ma la Serenissima,
dopo la "scottata" presa con la perdita di Gradisca
e volendo cautelarsi al massimo, fece le cose "in grande"
con la successione: porta / cortina cieca / cortina cieca
/ porta etc. originando quell'incredibile meraviglia di
architettura militare che oggi possiamo ammirare)
4.
BALUARDO: punto forte d'angolo dalla caratteristica
forma a freccia con due "orecchie" laterali a
sporto che servivano a coprire le vie di sortita. Nella
progettazione della sua geometria moltissima cura veniva
messa nel ridurre al minimo se non nel tentar di eliminare
del tutto i cosiddetti "angoli morti" (dove in
cui il fuoco di difesa non poteva arrivare e che potevano
costituire pericolosissimi punti di attestazione del nemico
che, giunto a ridosso della struttura, ne veniva da essa
stessa riparato) caratteristici delle precedenti torri sia
tonde sia quadrate; per questo motivo i baluardi hanno generalmente
tutti una forma tendente al pentagonale.
5.
SORTITA O POTERNA: uscita dal corpo principale della
fortezza nascosta alla vista ed ai tiri degli attaccanti
(serviva per movimentare uomini ed armamenti dentro e fuori
dai recinti fortificati con protezione totale)
6.
CAVALIERE: Terrapieno alla base del baluardo verso l'interno:
serviva per piazzarci le artiglierie più potenti
che, nascoste alla vista, potevano sparare a "cavallo"
della struttura del baluardo
7.
FALSABRAGA: Terrapieno posto di fronte alla cortina;
serviva ad attutire ed assorbire i colpi in arrivo e ad
offrire riparo ai difensori usciti dalla "sortita"
e pronti a contrattaccare o a rinforzare con personale o
attrezzature le strutture più esterne
8.
RIVELLINO: (quando è a difesa di una porta è
detto anche Barbacane) opera fortificata esterna alla cortina
e situata quasi sempre sul suo asse centrale ("linea
capitale"); aveva una struttura ed un armamento simile
a quello del baluardo; era munito di "false porte"
per ingannare l'attaccante il quale, ritenendo di poter
penetrare nel cuore della fortezza attraverso di esse, si
ritrovava invece in una trappola tra la scarpa e la controscarpa
della fossa secca di fronte ad un "comitato di ricevimento"
del tutto inaspettato e senza alcuna via di fuga se non
ripassando di fronte alle difese esterne.
9.
CAMICIA: Rivestimento in pietra perfettamente liscio
dei muri delle strutture difensive (ne rendeva difficile
la scalata e contemporaneamente tratteneva la terra di riporto
messa a difesa della struttura per smorzare i colpi in arrivo)
non visibile da un attaccante il quale si trovava sempre
di fronte dei bassi terrapieni che non rendevano affatto
l'idea della complessità della struttura difensiva
che stava più in basso
10.
FOSSA: umida (allagata) o secca; a Palma troviamo tutti
e due i sistemi: umida al di fuori della prima cerchia difensiva,
secca al di fuori delle altre (rivellini e lunette); serviva
ad impedire un rapido avvicinamento alle strutture difensive
da parte degli aggressori
11.
LUNETTA: Struttura in asse con il baluardo all'esterno
della cerchia dei rivellini; a Palma è ben evidente
la loro costruzione posteriore nel tempo alla luce di concetti
tattico-difensivi più evoluti infatti, oltre a presentare
la medesima struttura del rivellino ha al centro una casamatta
dotata di artiglierie. Anche nella lunetta è applicato
lo "scherzetto" delle false porte; qui il "comitato
di ricevimento", oltre che nella struttura principale
della lunetta, si trovava in due caponiere che potevano
battere tutta la fossa secca sparando alle spalle degli
aggressori che, una volta caduti nella trappola, non avrebbero
avuto scampo in quanto ogni via di fuga era preclusa dalla
muratura perfettamente liscia ed alta più di 5 metri
dell'incamiciatura della fossa.
12.
SCARPA: Muro della fortezza prospiciente alla fossa
(solitamente incamiciato per impedirne la scalata); al suo
opposto (dall'altra parte della fossa) la CONTROSCARPA anch'essa
solitamente incamiciata.
13.
TRADITORE: Postazioni di artiglieria poste dietro l'"orecchio"
del baluardo, parallele alla cortina ed in posizione del
tutto invisibile per il nemico: servivano a "battere"
con tiro a "mitraglia" la spianata tra la falsabraga
e la cortina e costituivano una trappola mortale per eventuali
aggressori che fossero riusciti a penetrare sino a quel
punto delle difese
14.
CASERMA FORTIFICATA: (di origine napoleonica) posta
alla base del baluardo in funzione di ultimo "blocco"
nei confronti di aggressori che fossero giunti sino a quel
punto (a Palma ne sono dotati solo alcuni baluardi). Interessante
notare che la scuderia qui è al primo piano per permettere
l'uscita diretta della cavalleria sulla spianata de baluardo.
15.
LOGGIA FORTIFICATA: (di origine veneta) a Palma ne esistono
due per ogni baluardo e servivano per l'alloggiamento del
"Corpo di Guardia"; dall'interno della loggia
di sinistra di ogni baluardo si ha accesso alla "sortita"
con una rampa coperta ricavata nello spessore del muro percorribile,
oltre che da truppa a piedi sia da pezzi di artiglieria
sia da cavalleria già montata
16.
CAPONIERA: piccola ridotta fortificata poco visibile
ad uso di armi leggere (fucileria) posta a difesa di particolari
passaggi e "fossati secchi" della fortezza (a
Palma ce ne sono presso le porte e presso le lunette ma
sono generalmente molto rovinate)
17.
TRAVERSE: terrapieni che "spezzavano" la spianata
interna del bastione parallelamente alla "linea capitale"
per intercettare le cannonate al traverso con tiro smorzato
(le più temibili) eseguite con una tecnica poi perfezionata
dal Vauban (nota come "tir a ricochet") che portava
la palla a rimbalzare più volte sul terrapieno azzoppando
uomini ed animali e distruggendo o danneggiando tutto quanto
riusciva a colpire; a Palma stranamente non ce ne sono,
ma esse sono presenti in tutte le fortezze poligonali successive.
Non si comprende neppure perchè Napoleone I non ne
abbia fatte erigere, e anche le lunette da lui costruite
sono prive di questa fondamentale struttura difensiva che
scomparve dalle tecniche fortificatorie appena alla fine
del XIX secolo.
18.
SPALTO: terrapieno a "scivolo" in leggera
pendenza verso l'esterno e con un marcato gradino verso
l'interno posto davanti ad una qualsiasi struttura fortificata;
serviva a proteggere fucilieri ed artiglieria (che da esso
sporgevano di pochissimo, quel tanto che bastava a vedere
l'avversario) dai colpi in arrivo. A Palma evidenti i resti
all'esterno dei fossati secchi sia delle lunette napoleoniche
sia dei rivellini veneti.