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PARMA ULAAN-BAATAR PARMA

Dal 30 Giugno al 24 Agosto 2011

(testo e foto di Andrea Cobianchi & Adele Delsante)

Abbiamo percorso 24415 chilometri per andare in Mongolia e attraversato: Croazia, Ungheria, Ucraina, Russia Europea, Russia Asiatica e Siberia.

Vogliamo precisare che questo è un viaggio autogestito e, quest’anno, in solitaria. Solitamente preferiamo prepararli e affrontarli con amici già “collaudati”; purtroppo in questo frangente i soliti e fidati compagni di viaggio per vari motivi non sono potuti partire. E’ più soddisfacente programmare l’itinerario su carte stradali, spulciando tra le righe delle tante guide turistiche, attingere notizie da internet o da chi ha fatto esperienze simili; non ci piace essere intruppati in viaggi-vacanza organizzati da altri.

Ci siamo rivolti a Luca, dell’agenzia “Io Viaggio in Camper”, per ottenere i visti, l’assicurazione RC/camper e sanitaria, valida novanta giorni su tutto il territorio Russo; e al consolato di Torino per il visto turistico Mongolo, valido trenta giorni. La meta è la Mongolia, ma sia all’andata che al ritorno, anche per rompere la monotonia del lungo viaggio, visiteremo i tanti luoghi incontrati lungo il percorso.
Sono molte le località fuori dalle rotte turistiche che difficilmente sono inserite in un programma di viaggio, ma che meritano una deviazione o una sosta per una visita. L’itinerario di massima è pronto e nel pomeriggi del 30 giugno partiamo a bordo dell’azzurro Motorhome New Line Evo allestito dalla VAS su meccanica IVECO. Siamo soli io e mia moglie Adele, dolce, paziente e insostituibile compagna di viaggio; consapevoli che difficoltà e problemi quotidiani dovranno essere affrontati e risolti solo da noi.

La prima notte la passiamo in un’area di servizio autostradale presso le grotte di Postumia; ripartiamo di buon mattino, attraversiamo velocemente Slovenia e Ungheria, che già ben conosciamo, e alle 19.30 del 1° luglio arriviamo alla dogana di ZAHONY. Senza problemi lasciamo l’Ungheria, percorriamo il ponte sul fiume TISZA che la separa dall’Ucraina e dopo una discreta attesa, sotto un violentissimo temporale, espletiamo le formalità doganali Ucraine: controllo dei passaporti, della carta verde, veloce ispezione del camper e, dopo la registrazione sul computer del nostro ingresso, lasciamo la dogana. Alle 21,30 nel piazzale di un motel di COP, mentre continua a piovere, sostiamo per cenare e passare la notte. In un giorno e mezzo di viaggio abbiamo percorso 1266 Km da casa.

2 luglio, sabato; partiamo alle ore 8 locali, per accorciare il percorso prendiamo direttamente per MUKACEVO; *(meglio passare da UZGOROD!!) purtroppo la strada è un susseguirsi di buche ricolme di acqua che ne cela la profondità, e che abilmente cerco di evitare; dopo 40 Km finalmente ritroviamo la M06. Ora si viaggia bene, una bella strada scorre tra colline disseminate di pagliai o coltivate a ortaggi; i paesini hanno belle case di legno dai tetti in lamiera. Prima di STRYI mi ferma la polizia accusandomi di aver superato il limite dei 60 km/h; come prova, a biro scrivono su un foglietto: km/h 66, li mando a “quel paese” e me ne vado!! Superata STRYI inizia una moderna superstrada a quattro corsie, con la quale arriviamo a LEOPOLI a mezzogiorno.

La città già la conosciamo, e in centro siamo alla ricerca di una banca per cambiare EURO in GRIVNE e di un negozio per acquistare pane fresco; pranziamo presso il bel teatro dell’opera. Riprendiamo la M06, da RIVNE a ZITOMIR troviamo numerosi lavori in corso con frequenti scambi di carreggiata, fortunatamente il traffico è scarso e alle 19.30 siamo a KIJEW. Cerchiamo di raggiungere piazza IVANA FRANKA, in pieno centro, che ci ha già “ospitato” altre volte, ma causa una manifestazione politica c'è negato l’accesso; usciamo così dalla città e a BROVARY nel parcheggio di un grande ristorante, sostiamo e passiamo la notte. Km 850.

3 luglio, domenica; partiamo alle 6,30; la nebbia ci accompagna per i primi 100 km di M01 e sino a KOPTI, qui deviamo sulla M02-E101. Bella questa strada che, in 250 km, attraversando boschi di pini e betulle e senza mai incontrare paesi, ci porta verso la Russia. Ogni tanto fa capolino il sole, il traffico è inesistente, ho anche il tempo di inserire la scheda con gli aggiornamenti cartografici dell’intera Russia nel Garmin. Alle 11.00 siamo alla frontiera Ucraina di SOPYC; pochi i controlli per uscire, ci costa 50 Grivne la cancellazione nel computer. Per arrivare alla dogana Russa superiamo almeno un centinaio di TIR; un militare segna su un foglio il numero di targa e dei passeggeri poi ci indirizza verso la polizia. I doganieri ci consegnano dei moduli, ma essendo scritti solo in Cirillico, per compilarli, ricorriamo all’aiuto di un ufficiale che gentilmente ci aiuta.

Dopo i timbri d’ingresso sui passaporti, il rilascio della carta d’importazione temporanea del mezzo, seguita da una rapida ispezione del camper, entriamo in Russia. Al bivio di KALINOVKA, mentre il Garmin decide se farci percorre la M3 o la A142, pranziamo. Il navigatore, *(che da ora chiameremo “Silvia”) propende per la M3; dopo i primi Km ci rendiamo conto che non è stata una scelta felice: strada in cemento, molto sconnessa, con frequenti rattoppi e traffico caotico; procediamo a 60/70 km/h, per di più piove insistentemente. Alle 18,30, superata KALUGA, ci fermiamo più per lo stress che per la stanchezza in un grande Tir-Park che ha officina, distributore, lavaggio e una fontanella per il rifornimento di acqua.
La sosta ci costa 100 Rubli. Tra i tanti ristoranti e vari motel molte “donnine” sono in attesa di clienti. Doccia, cena e dopo un po’ di notizie TV dall’Italia a letto per una tranquilla nottata. 664 i km percorsi oggi.

Lunedì 4 luglio; dopo aver scaricato nere e grigie nella griglia per il lavaggio dei bus, partiamo alla volta di MOSCA, che dista circa 160 km. La M3 diventa superstrada a tre corsie per senso di marcia; sino al primo grande ring di Mosca si viaggia bene, poi il traffico s’intensifica notevolmente;“Silvia” ci precisa che per trovare lo svincolo verso la M7 devo percorrere ancora 48 km. Lasciamo il ring direzione VLADIMIR e, avendo esaurito i Rubli rimasti da un precedente viaggio, cerchiamo un ufficio di cambio, poi un negozio di generi alimentari; nel piazzale della fabbrica FERRERO pranziamo. E’ una bella giornata di sole, ottima anche la strada, occorre però fare molta attenzione alle pattuglie della polizia che immortalano le infrazioni con telecamere nascoste. Il limite di velocità è di 90 km/h, è una buona andatura e ci permette di ammirare il paesaggio e le tante bancarelle che espongono cesti in vimini, amache, piscine, biciclette e ogni genere di frutta e verdura.

Arriviamo a NIZNJ NOVGOROD a metà pomeriggio e decidiamo di visitare la città che sorge dove il fiume OKA si getta nel VOLGA; imposto il navigatore su “Kremlin”, e speditamente lo raggiungiamo; piazzato il VAS sulle rive del fiume, iniziamo la visita. Una scenografica scalinata dal lungo Volga, accede al KREMLINO racchiuso da possenti mura in mattoni rossi; dai bastioni si ha una bella vista sulla città e sulla confluenza dei due fiumi. Nei giardini del Kremlino visitiamo la chiesa dedicata a S. Michele e un museo all’aperto di reperti bellici. Purtroppo il museo Sakharov, sulla repressione Sovietica, chiude alle 18.00, non ci resta che passeggiare sull’animata ulica Bolshaya, lunga via pedonale con bei negozi, bar, ristoranti e affollata di giovani. Alle 21.00 ci spostiamo nel parcheggio del monastero Peshorsky che riflette le sue cupole e le guglie dorate nel Volga; il tutto esaltato da un infuocato tramonto. Km 706.

Martedì 5 luglio; partiamo alle 6,30, il sole è già alto e più 20°. Con una pessima circonvallazione, intasata di TIR, usciamo dalla città e imbocchiamo la M7; si alternano tratti di ottima superstrada, ad altri sconnessi o in rifacimento che rallentano l’andatura. Attraversiamo villaggi con casette di legno, le persiane colorate di verde e azzurro e spesso scolpite con motivi floreali; nei cortili sono in mostra, su improvvisati banchetti, frutta e verdura, uova e funghi. Il paesaggio è cambiato, niente betulle ai lati della strada, ma sterminate pianure con bassa vegetazione, campi gialli di colza e grano ancora verde. Arriviamo a metà mattinata a ZELENODOL’SK; superato il Volga ci ferma la polizia per un controllo e ci fa notare che siamo nella repubblica indipendente del TATARSTAN, e la vicina KAZAN è la capitale.

Qui i letti dei fiumi Volga e Kazanka sono enormi, con arditi ponti che poggiano su verdi isolotti, ci avviciniamo alla città. Già da lontano si notano le guglie e i minareti di chiese e moschee racchiuse dalle bianche e imponenti mura del Kremlino. Lasciamo il camper nel grande parcheggio custodito presso il Ministero dell’Agricoltura. Avevamo previsto una sosta a Kazan, in quanto, oltre alla visita, poteva essere l’occasione per ottenere la registrazione del visto. *(obbligatoria dopo sette giorni di permanenza in Russia). Su internet avevo trovato l’Hotel Giuseppe, gestito da un Italiano, e che dista un centinaio di metri dall’ingresso principale del Kremlino, quindi per prima cosa cerchiamo l’albergo.
Purtroppo il signor Giuseppe non c’è, ma alla reception ci spiegano che solo se pernotteremo almeno due notti in albergo, avremo la registrazione dei visti; inoltre ci assicurano che, essendo il nostro un viaggio itinerante e in camper, la registrazione non sarà necessaria e mai potrà esserci contestazione da parte della polizia; ci fidiamo!! Apprezziamo due ottimi caffè Lavazza e iniziamo la visita della città. Dalla piazza 1° Maggio entriamo nel Kremlino che dal 2000 è protetto dall’UNESCO.

Passando sotto l’antica porta, sovrastata dalla torre dell’orologio che reca alla sommità una grande stella a cinque punte; percorriamo il viale principale, dove sono esposte le foto della recente ristrutturazione. Tra giardini e parchi curatissimi, sorgono i vari palazzi governativi; nelle vicinanze della Torre Syuyumbike visitiamo la Cattedrale dell’Annunciazione, e poco oltre la grandiosa Moschea Kul Sharif, con i quattro minareti protesi in un limpido cielo azzurro. Dopo la spesa in un rifornito supermercato, torniamo al camper per pranzare. Nel pomeriggio percorriamo la via pedonale tra eleganti palazzi da poco restaurati; incontriamo la Cattedrale Barocca dei Santi Pietro e Paolo e gli edifici classici della biblioteca e dell’università Lenin.
Nelle vicinanze del limpido laghetto Kaban, alimentato da due canali in parte sotterranei che provengono dal Volga, visitiamo le moschee di Sultanov e Nurullah. Ritornati al parcheggio troviamo due famiglie di turisti Russi, che girano in macchina e roulotte con i quali cerchiamo di conversare; alle 22.00 c’è ancora luce ma stanchi ci ritiriamo per riposare. Kazan ci ha piacevolmente sorpreso, merita senz’altro un viaggio. Km 414, e almeno dieci a piedi!!


Mercoledì 6 Luglio; alle sette siamo pronti per partire, i roulottisti Russi ci vengono a salutare, e ci indicano sulla carta una nota località turistica degli Urali dove potremmo rincontrarci questa sera. Trovo qualche difficoltà a uscire da Kazan, poi “Silvia” mi accompagna agevolmente sulla M7. Sino a NEBEREZHNYYE CHELNY la strada è buona e poco trafficata, poi frequenti lavori in corso per la costruzione della seconda corsia ci rallentano il passo. Prima di UFA, presso un tir-park-motel-ristorante-market e già frequentato in un precedente viaggio, sostiamo per pranzare, rifornirci di acqua e gasolio. Con una tangenziale di oltre 40 km evitiamo la caotica città e con la M5 iniziamo la salita sugli Urali. Il percorso è impegnativo, non tanto per la strada a tornanti, ma per il traffico rallentato dai numerosi camion e dai frequenti controlli della polizia.

Scendendo i tir, costretti a tenere un’andatura a passo d’uomo, formano lunghe code di veicoli, con scarse possibilità di sorpasso; chi sopraggiunge segnala con i fari la presenza degli agenti. Inizia a calare il sole, ma voglio arrivare a MIASS, località che già conosco e dove s’innalza il monumento che divide simbolicamente l’Europa dall’Asia. Sono le 22.00, spengo il motore nel cortile dell’officina IVECO; porto in avanti di un’altra ora le lancette dell’orologio, tre ore in più rispetto all’Italia, cena e a letto. Oggi intera giornata al volante, solo soste“tecniche”; monotono il tratto da Kazan a Ufa; bello il passaggio sui monti Urali e il valico che supera di poco i mille metri; fortunatamente ci ha accompagnato un bel sole e una temperatura gradevole, mai superiore ai 30°. Oggi sono 768 i km percorsi; da casa ne abbiamo fatto 3818.


Giovedì 7 Luglio; partiamo presto, alle nove raggiungiamo e superiamo CHELYABINSK, da qui inizia la M51; buona la strada che scorre tra filari di betulle dai tronchi bianchi che luccicano al sole, campi sterminati spesso coltivati a colza o grano, e punteggiati da stagni. Il traffico è composto prevalentemente da giganteschi tir dal lungo muso, che solitamente viaggiano in gruppo per aiutarsi in caso di guasti; su questa strada sono frequenti i distributori e i tir-park. Superiamo KURGAN, a PETUKHOVO la M51 prosegue per PETROPAVLOVSK e il KAZAKISTAN; noi per arrivare sulla E30 percorriamo circa 30 km su una pessima e polverosa pista. Alle 21.30 c’è ancora luce, superiamo ISHIM, e nel paesino di ABATSKIY ci accoglie il parcheggio di un grande albergo; cena, bevuta di ottima birra e a letto per un tranquillo e meritato riposo. In quattordici ore di guida abbiamo percorso 756 km di monotone strade, fortunatamente con un cielo azzurro e un bel sole; tutto procede secondo il programma e senza alcun problema.

Venerdì 8 Luglio; la E30 ci porta a OMSK; da qui ritroviamo la M51, è stata asfaltata di recente e ci consente una buona andatura; purtroppo solito e monotono il paesaggio. Puntualmente rincontriamo i tir che spesso sorpassandoli ci salutano; dalle targhe si evince che potrebbero arrivare alla lontana Vladivostok. Troviamo anche quattro camion super attrezzati tipo “Overland”; con il CB ci scambiamo i saluti ma niente più, parlano solo Russo. Con una nuovissima tangenziale di 60 km oltrepassiamo la grande NOVOSIBIRSK, capitale della Siberia. Spesso si accende la spia che indica mancanza di acqua nel circuito di raffreddamento; nel paesino di MOSHKOVO, trovato posto in un bel tir-park; (80 Rubli) cerco di porre rimedio aggiungendo “paraflù”; ceniamo, poi i gestori del bar ci offrono the e pistacchi. Oggi, grazie alle strade recentemente asfaltate, e allo scarso traffico, abbiamo fatto ben 980 km e più due fusi orari!!


Sabato 9 Luglio; ci svegliamo con una leggera pioggerellina, la temperatura è + 10°; dopo aver controllato il livello del liquido di raffreddamento, si parte. E’ la M53 che ci porta a YURGA, entriamo in città che si presenta grigia e anonima, la attraversiamo alla ricerca di una rivendita di generi alimentari. La commessa non riesce a capire cosa vogliamo, nonostante che “pane” lo scandiamo in quasi tutte le lingue del mondo, il nostro “khleb”, pane in Russo, non scalfisce minimamente la fantasia della giovane commessa; usciamo comunque con il pane, ma non ci azzardiamo a chiedere altro! Anche KEMEROVO, non ci attrae più di tanto; percorriamo le vie cittadine con un traffico caotico che, regolato da lunghissimi tempi semaforici, lentamente si snoda tra palazzoni anneriti dallo smog; la fiamma che arde altissima dalla ciminiera di una raffineria, a mo di faro, ci indica la direzione da seguire.

Proseguiamo per MARIINSK, è un villaggio con belle case di legno; nella piazza centrale c’è un grande monumento raffigurante una giovane donna e un bambino che piangono i morti in guerra. In uno spiazzo vicino a una cappellina ci fermiamo per pranzare; i campi circostanti sono coltivati a cereali, ma che attendono il sole per maturare. Presso l’aeroporto di KRASNOYARSK, troviamo una grande esposizione di aerei Russi in vendita. Con un ardito ponte, che supera il fiume YENISEY, lasciamo la città; la campagna circostante è occupata da numerose serre e i vari prodotti sono caricati sui carri trainati da vecchi e sbuffanti trattori.

Continua ad accendersi la spia dell’acqua dell’IVECO, ma essendo piovuto quasi tutto il giorno, gli schizzi di acqua m’impediscono di capire dove sia la perdita. Sostiamo a BALAY in un tir-park in costruzione, chiedo ai ragazzi di rifornirmi di acqua e questi, per pochi spiccioli, con secchi e imbuto fanno il pieno. Al calar del sole arrivano molte famiglie che alloggeranno per la notte in minuscole casette e, vedendo il camper, devo soddisfare la loro curiosità; poi nel bar ci offrono caffè e biscotti. Sempre monotono e piatto il paesaggio, boschi di betulle con i tronchi spaccati dal vento o dal gelo e campi incolti dove pascolano liberi cavalli e mucche; fortunatamente bella, dritta e poco trafficata la strada, a parte i soliti giganteschi tir che giornalmente rincontriamo. Km 788 e altro fuso orario.


Domenica, 10 Luglio; partiamo alle 7.00, piove ancora, temperatura +8°; percorrendo la M53, il pensiero va costantemente al radiatore, ai tubi, o ai manicotti dell’IVECO. Un monumentale portale ci immette nella città di KANSK, cerco un meccanico per porre rimedio alla perdita dell’acqua del motore. Un ragazzo, che fortunatamente parla Francese, mi accompagna in un complesso di varie officine, capiscono il problema, ma essendo festa m’invitano a ritornare l’indomani.

Giriamo un po’ per il centro; niente male la cattedrale, il teatro e il solito monumento a Lenin che campeggia nella grande piazza. Per non perdere un giorno decido di proseguire; la strada che esce dalla cittadina è un vero “gruviera” con enormi buche ricolme d’acqua; un ultimo monumento dorato, dedicato a Lenin, sembra invogliarci a lasciare velocemente la città. Per diminuire la pressione nel circuito idraulico viaggio senza il tappo del vaso d’espansione; fortunatamente il motore non si surriscalda, ogni tanto aggiungo acqua, e procediamo senza impedimenti. Percorriamo un centinaio di km sotto una leggera pioggerellina, entriamo nella regione IRKUTSKAYA e aggiungiamo un’altra ora all’orologio.

La strada diventa una pista fangosa, si procede a 30/40 km/h; sempre più sovente faccio il rabbocco d’acqua. Oltre ai miei guai aiuto anche un motociclista Polacco a rialzarsi dopo una caduta nel fango, poi raggiungo gli amici, che non si erano accorti di nulla, invitandoli a tornare indietro. Spesso la ferrovia Transiberiana s’incrocia con la strada, e sono interminabili le attese per il passaggio del treno; a NIZHNEUDINSK aspettiamo quasi un’ora per veder transitare un lunghissimo convoglio carico di legname. Anche i distributori sono più rari, a volte sostituiti da camion cisterna, e quando li trovi il gasolio costa più del solito.

Impieghiamo sei ore per percorrere 170 km, è la strada peggiore in assoluto, un incubo. Sono molti i lavori in corso per il suo rifacimento, spero di trovarla finita al ritorno. Arriviamo a TALUN con il buio, entriamo in un affollato Tir-Park; il guardiano, con precisione maniacale ci fa parcheggiare, gratis, presso un vecchio scuolabus adibito a dormitorio; in uno stanzino maleodorante e fatiscente ci mostra toilette e doccia, poi augurandoci buona notte se ne va.
Non ho molta fame, penso a come rimediare alla perdita del radiatore, sono indeciso se usare il “turafalle” che mi sono portato o se farlo riparare; ma dove trovare un radiatorista? Poi crollo per la stanchezza e lo stress; oggi sono 520 Km.


Lunedì 11 Luglio; alle 6,30 siamo già pronti per partire; nello scuolabus dormono tre dei cinque motociclisti Polacchi incontrati ieri, chissà se arriveranno in Mongolia. Lasciamo il parcheggio e cerchiamo un’officina, “Silvia” me ne indica quattro o cinque nei dintorni. Entriamo nella più vicina, non è attrezzatissima, ma ispira fiducia il piazzale con numerose auto e Tir in fase di riparazione. Dopo alcune prove i due giovani meccanici capiscono il problema; piazzo il camper sulla buca, e con la mia supervisione, iniziano a smontare pezzi per accedere al radiatore.Trovate le perdite, in auto mi accompagnano da un ricambista ad acquistare il necessario per la riparazione. Con vari tentativi cercano di turare le falle, ma sembra tutto inutile.

Dopo un paio di telefonate arriva il capofficina, abilmente “strozza ed elimina alcuni tubetti”, segue la prova di tenuta, e inizia il montaggio. Sono le 16.00, pago per l’intervento 4710 Rubli; dopo lo scambio d’indirizzi, foto e calorosi saluti, ripartiamo. La strada ora è asfaltata, si snoda tra pinete e prati con una vegetazione spontanea di fiori lilla, il sole ne esalta i colori. Risolto il problema, viaggiamo più tranquilli, ma devo fare molta attenzione a non investire le tantissime lepri che invadono la strada. Superata NORY, sostiamo nel grande parcheggio di un ristorante; curiosando in cucina, ci ispirano gli spiedini di manzo e le costine di lepre; per due abbondanti porzioni, pane e ottima birra, spendiamo 400 Rubli, la sosta è gratis. Solo 280 i km percorsi oggi sulla M53, ma se non avremo altre seccature, recupereremo domani.


Martedì, 12 Luglio; partiamo alle 6.30, c’è il sole e la temperatura è di +12°; la strada non è perfetta e non superiamo mai i 70 km/ora. I villaggi che attraversiamo sono formati da izbe, spesso fatiscenti anche se abitate, e disposte in unica fila lungo la via. Tutte hanno l’orticello racchiuso da una staccionata, dietro sconfinati campi a volte coltivati a cereali e colza. Prima di ANGARSK ritroviamo i quattro “Overland” fermi, ci scambiamo i saluti con claxon e trombe. Alle porte di IRKUTSK, chiedo a “Silvia” di condurci in un supermercato, siamo a corto di viveri. Acquistiamo pane, birra, pesce del lago Baykal già arrostito e caviale; fragole e meloni di produzione locale, mentre l’insalata è venduta in vasetti con terra e radici; finalmente abbiamo anche un buon approccio con le varie commesse. Pranziamo nel piazzale del mercato attorniati da numerosi curiosi che cercano di individuare la nostra provenienza dalla targa e dal “Tricolore”.

Lasciamo la città, dopo un centinaio di km di buona strada tra boschi di conifere, superato un passo di quasi 1000 metri, abbiamo una spettacolare visione di KULTUK, cittadina adagiata sulle rive del lago BAYKAL. Siamo indecisi se entrare in Mongolia percorrendo la A164, passando dalla Repubblica di Buriazia e approdare sul lago KHOVSGOL NUUR. Consultate le carte, preferiamo la M55 che corre stretta tra la montagna, la ferrovia e il lago, purtroppo con scarse possibilità di sostare. Nel villaggio di BABUSKIN, troviamo alcune fontanelle per rifornirci di acqua; chiediamo il permesso di rimanere per la notte sul prato di un bar, permesso concesso solo dopo che due ragazzine hanno munto e allontanato le mucche. Sono le 21.30, con il sole ancora alto facciamo una passeggiata sulle rive del lago. Doccia, cena e a letto, domani si partirà presto, forse potremmo entrare in Mongolia. Km 570.


Mercoledì, 13 Luglio; è una bellissima giornata, +22° la temperatura; la M55 progressivamente si allontana dal lago, con continui sali-scendi attraversiamo grandi boschi di conifere e sconfinati pascoli con mucche e cavalli. Lungo la strada notiamo un Monastero che attira la nostra attenzione; è abitato da una comunità di Buriati che vivono in piena autonomia e fuori dalla civiltà; hanno, mucche, pecore, pollame e un rigoglioso orto; ci accolgono con un bel concerto di campane. Un ponte che supera il fiume SELENGE ci immette nella bella città, e capitale della Buriazia ULAN-UDE. Cerchiamo un ufficio di cambio per convertire Euro in Rubli e in Togrog, la valuta Mongola; il grande orologio della piazza ci indica che qui sono le dieci, quindi otto ore in più rispetto all’Italia. Lasciata la città, seguiamo le indicazioni di “Silvia” per K’ACHTA e la Mongolia che dista poco più di 200 km.

La strada è discreta, traffico inesistente, incontriamo solo molte pattuglie di militari; frequenti i posti di blocco, che, dopo aver controllato i documenti, ci lasciano proseguire. Qualche Stupa e i primi Buddha, ci appaiono ai lati della strada; le piante circostanti sono adornate da nastrini e drappi azzurri e rossi. Vediamo molte persone che, indossando costumi tipici Mongoli, compiono riti propiziatori lanciando monetine e accendendo profumati bastoncini d’incenso. Arriviamo a K’Achta alle 13.00, non abbiamo voglia di mangiare, ma fretta di sbrigare le formalità doganali Russe e Mongole. Da casa abbiamo percorso 9880 km e ora ci troviamo nel polveroso piazzale della dogana Russa in attesa di proseguire il nostro viaggio.

Solo uno scassato furgone ci precede, la polizia, con il disappunto dell’autista Mongolo, ci fa cenno di superarlo; suscita molta curiosità il nostro modo di viaggiare e la nostra lontana provenienza, purtroppo non riusciamo a conversare con i poliziotti: taliaschi, spa-ruschi: da ?; no, solo Inglese, Francese e Spagnolo, rispondiamo noi; e poi ribattono… in Ruschi niet englisc!...Spa-ruschi! I doganieri ritirano i moduli d’immigrazione e la carta d’importazione del camper che ci erano state consegnate nella frontiera di SOPYC; dopo i timbri di uscita sul passaporto e una sommaria ispezione del VAS, ma solo per soddisfare la curiosità, lasciamo la Russia. Percorse poche centinaia di metri, siamo alla barriera doganale Mongola. Oggi abbiamo viaggiato per 450 Km, e finalmente siamo in Mongolia.


MONGOLIA

Nel primo pomeriggio del 13 luglio entriamo nel polveroso piazzale della frontiera Mongola di Kyakhta; mi fanno superare alcune auto Mongole e Cinesi; posiziono il VAS nella vasca per la disinfestazione e dopo che alcuni spruzzini hanno irrorato il sotto-scocca m’invitano negli uffici doganali. Personale gentilissimo *(molti parlano Inglese, a differenza dei colleghi Russi) ; controllo e timbro dei visti sui passaporti; dopo aver compilato e fatto vidimare i moduli d’ingresso temporaneo del camper e d’immigrazione, pago 50 Rubli per la registrazione. A turno tutto il personale ispeziona, ma solo per curiosità, il VAS, addirittura fotografandosi all’interno e definendolo "la Gher sulle ruote".

Lasciamo la dogana e nel vicino box, dove stipuliamo l'assicurazione per il camper, *(1000 Rubli per trenta giorni) conosciamo Jean, un motociclista Francese che gira la Mongolia in solitaria. (www.onelife-experience.com). Dopo circa 30 km di buona A0402 arriviamo a Suhbaatar, sostiamo di fronte al monastero Buddhista di Khutagt-Ekh-Datsan retto da un Dalai-Lama donna. Molti passanti si fermano e, mai invadenti, a gesti cercano di capire da dove veniamo; una pattuglia della polizia ci invita presso la caserma per non essere infastiditi. Offriamo la cena a Jean, che appezza molto, poi lui cerca un albergo e noi, dopo un giro per la cittadina, raggiungiamo un piazzale presso la stazione ferroviaria per passare la notte. Oggi è festa *(ultimo giorno del Naadam), banche chiuse e impossibile cambiare Euro in Togrog (Tang); così partiamo per Darhan dov’è segnalato un bancomat. Percorriamo circa 100 km sulla A0402, la strada è asfaltata ma con frequenti buche; entrando in città, essendo giorno di mercato, notiamo molta animazione. Tantissima gente gira per le vie del centro anche a cavallo, purtroppo c’è una lunghissima coda al bancomat e non preleviamo.

Troviamo un distributore che fortunatamente accetta la VISA, e dopo aver fatto il pieno, in un vicino supermercato, acquistiamo pane, birra e acqua minerale. La città è di chiara impronta Sovietica, solo il grande Buddha seduto e luccicante al sole ci ricorda che siamo in Mongolia; sulla collinetta opposta visitiamo il monumento del musicista Morin Khuur. Con una nuova circonvallazione usciamo da Darhan, mancano 180 km per Ulaanbaatar. La A0401 scorre tra dolci colline con verdi prati e tantissimi animali che ne brucano l’erba, la strada è discretamente asfaltata, ma molto stretta, e spesso i pochi alberi ai lati "accarezzano" il VAS. S’incontrano numerosi "Ovoo", cumuli di pietre con al centro un palo avvolto da tante bandiere di preghiera azzurre e rosse. Assistiamo al rito votivo che consiste nel girare attorno al cumulo di pietre per tre volte e lanciare monetine e sassi facendo crescere il cumulo stesso; chi non si ferma annuncia il suo passaggio con tre colpi di clacson.

Frequenti i corsi d'acqua e le piste che, staccandosi dalla via principale, si perdono in immensi pascoli punteggiati da candide Gher. Presso un fresco e limpido ruscello, sostiamo per pranzare, sotto un cielo terso e azzurro, la temperatura è di 33°; un vicino Buddha solitario ci osserva. Desta la nostra curiosità, un altro imponente Buddha che, attorniato da altre divinità, fa da custode a un grande cimitero, nel quale sorgono numerose Stupe di varie dimensioni, in base all'importanza del defunto. In un tempio attiguo assistiamo a una toccante cerimonia di cremazione. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla periferia di UB; paghiamo per l'ingresso in città 1000 Tang, (circa 0,50 €) traffico caotico e grande presenza di auto Giapponesi, tutte con guida a destra che costringono gli autisti a veri slalom per superarsi. Strada enorme ma piena di buche, nessuna indicazione, solo il moderno palazzo della cultura a forma di vela e visibile da vari punti della città ci indica il centro.

Dopo una prima ricognizione di Ulaanbaatar, troviamo un ufficio di cambio nel moderno supermercato Nomin, poi nel piazzale del cinema-teatro ceniamo e preparato il programma di visita per l'indomani passiamo indisturbati la notte. Ansiosi di scoprire la capitale partiamo presto, non troviamo nessuna difficoltà per girare UB in camper, le strade sono ancora deserte. Vediamo il palazzo della Borsa, il Parlamento, con l'enorme statua di Gengis Khan, il teatro del balletto e il palazzo della cultura: tutti edifici che si affacciano su piazza Sukhbaatar con al centro la grande statua equestre dell'eroe nazionale. All'apertura dei musei visitiamo quello di storia naturale e il museo nazionale di storia Mongola. Davanti all'ambasciata Francese ritroviamo Jean, ha un piccolo problema elettrico alla moto, che io in cinque minuti risolvo; lui in cambio, in un discreto Russo, ci procura una guida per visitare l'antica capitale Karakorum. Presso l'ufficio turistico pranziamo insieme con un’ottima pizza, poi grazie alla connessione Wi-Fi, mandiamo i saluti a parenti e amici. Entriamo nel piazzale del complesso Buddhista di Gandam; i vari templi sono edificati tra basse casupole color pastello e numerosissime candide Gher.

Visitiamo subito la Pagoda Bianca, l’ingresso costa 3500 Tang a persona e 5000 Tang per le foto. Il tempio è stato rialzato con una struttura di legno in stile Cinese per accogliere il grande Buddha dorato alto 26 metri; numerosi i devoti che accendendo profumati ceri e lasciano cibo o denaro nei tanti altarini votivi. Meritano una visita anche gli altri templi; in uno di questi assistiamo a un matrimonio, dove tutti indossano costumi tipici. Con il camper ci avviciniamo a uno dei pochi pozzi presenti in città, c'è una lunga fila per acquistare l'acqua, molti riempiono grandi recipienti che poi, con mezzi di fortuna, portano alle varie abitazioni o tende. Non ce la sentiamo di sottrarre questo bene prezioso, ci accontentiamo di soli venti litri di freschissima acqua. Torniamo nel piazzale del Monastero di Gandam e con il benestare dei monaci sostiamo per la notte. Con i riti mattutini ci svegliamo, abbiamo passato una fresca e riposante nottata, siamo così pronti per una nuova escursione. Ci dirigiamo al Palazzo d'Inverno Bogd Han, per raggiungerlo superiamo il torrente Selbe Gol con un moderno ponte.

Entriamo con il camper nel grande parcheggio per bus, molti autisti si avvicinano per spiare l’insolito veicolo; sono molto meravigliati quando diciamo che veniamo dall'Italia, e dopo aver appagato la curiosità, alcuni si offrono come parcheggiatori, altri come guida per il palazzo e addirittura ci offrono il biglietto per l'ingresso. Il complesso è formato da un insieme di sei bellissimi templi in stile Cinese; purtroppo cortili, giardini e aiuole sono malcurati forse per mancanza di acqua. All’interno, le pareti sono adornate da dipinti su seta raffiguranti le varie divinità, gli altarini straboccano di offerte e vari strumenti di preghiera; l’ambiente è saturo di profumo d’incenso. Nel palazzo fanno bella mostra animali impagliati e numerosi doni offerti al Khan da personalità straniere. Avanti un paio di km arriviamo al Buddha Park; parco giochi, dove oltre alle ruote di preghiera e a un enorme gong, s’innalza la più alta statua di tutta la Mongolia, quasi 30 metri, dedicata al Buddha Sakyamun. Sulla vicina collina troviamo lo Zaisan, memoriale Sovietico dedicato ai soldati e agli eroi ignoti.

Torniamo verso il centro città e per fare rifornimento di acqua entriamo nel parcheggio dell'hotel Peace Bridge. Il custode ci fa capire (in Mongolo) che solo se sosteremo per la notte e pagando 5000 Tang potrebbe darci l'acqua; le trattative vanno per le lunghe, poi fortunatamente ricompare Jean, che ha preso alloggio nello stesso albergo, e si accorda per parcheggio camper e acqua a 3500 Tang; conclusione, dormiremo nel piazzale e notte-tempo ci faranno il pieno. Fiduciosi nel rifornimento ci concediamo una rinfrescante doccia con la poca acqua rimasta, cena e dopo aver cercato inutilmente la connessione internet, andiamo a letto.

Al risveglio notiamo che il serbatoio è ancora in "riserva", il custode si scusa ma per mancanza di acqua non ha potuto fare il rifornimento, ci dà in omaggio quattro bottiglie di minerale e ce ne andiamo. La guida EDT dice che uscendo dalla città, percorrendo la strada A0501, dopo circa 50 km si può visitare il grande monumento dedicato a Gengis Khan e il vicino Terelj park. Con molta difficoltà per il traffico, il pessimo stato della strada e per mancanza d’indicazioni arriviamo nel bel villaggio di Nalayh.

A un bivio prendiamo per il parco, ma ben presto ci dobbiamo arrendere, sono tante le piste che si diramano dalla strada asfaltata; strada che termina in un piazzale straboccante di auto, e con i pastori Mongoli che offrono i loro pregiati cavalli Takhi per l'escursione. Dopo una breve passeggiata, su un bellissimo prato punteggiato di "stelle alpine", e con il dolce gorgoglio di un limpido ruscello, pranziamo. Offriamo un caffè ai pastori, e foto alla mano, chiediamo per il monumento: chi dice avanti, chi a destra, chi a sinistra, molta curiosità per vedere il camper, ma poca efficienza nel fornirci informazioni precise.

Una signora in auto ci fa cenno di seguirla, ma poi prende per bruttissimo sentiero e non ce la sentiamo di andare oltre. Tornati sull'asfalto, alcuni ragazzi ci indicano una pista e ci fanno capire che in pochi km *(22!!) vedremo la gigantesca coda d'acciaio del cavallo, e così è, ma giuro che cominciavo a "sudare". Nel grande piazzale lasciamo il VAS, e notato due ragazzi che innaffiano i fiori chiedo se fosse possibile fare il rabbocco del serbatoio dell'acqua, senza pensarci un attimo inseriscono il tubo nel bocchettone e fumando una sigaretta visionano dall'esterno il camper.

Noi andiamo a visitare il gigantesco monumento di un luccicante acciaio; paghiamo 20000 Tang e con un moderno ascensore arriviamo alla criniera e alla testa del cavallo da dove si ammira uno stupendo panorama sulle colline circostanti con numerosi animali che pascolano liberi. Anche il museo dedicato a Gengis Khan merita un’accurata visita; ma la bellezza è data dalla grandezza e del luogo dov'è costruito, il tutto esaltato da uno spettacolare e infuocato tramonto. Tornati al camper, il serbatoio è pieno, i due giardinieri scomparsi, e le guardie ci invitano a uscire per la chiusura dei cancelli. In un vicino prato con alcune Gher di pastori ci fermiamo per cenare e dormire; dei 50 km menzionati dalla guida EDT, ne abbiamo percorsi oltre duecento!!

Altra tranquilla nottata, all’apertura della porta del camper, troviamo due giganteschi cani e al loro abbaiare, dalle Gher, arrivano due splendide ragazze con due ciotole di “ disgustoso e rivoltante” latte di cavalla acido, prelibatezza locale, ma che non riusciamo a ingurgitare!! Ricambiamo con alcuni pacchetti di biscottini. Dopo altre foto al “nostro” accampamento e al monumento di Gengis Khan partiamo per UB, sappiamo che nella periferia sud della città c’è il “mercato nero”, è il più grande mercato della Mongolia, dove si vende di tutto. Sono quasi le undici quando parcheggiamo il VAS nel grande piazzale tra auto, furgoni e carri trainati da cavalli; sono molti i curiosi che cercano di capire il modello e la provenienza; ci chiedono se siamo “Americani”!!

L’ingresso alle contrattazioni è a pagamento, 300 Tang a testa; ci dirigiamo negli hangar destinati alle merci tecnologiche, la stragrande maggioranza arriva da Russia, Cina e Giappone. Molto più interessanti sono le tante bancarelle che propongono articoli di produzione Mongola: seta, stoffe, vestiti e costumi tipici; tende, attrezzature da campeggio e gli ultimi modelli di Gher *(con tanto di personale che insegna a montarle); utensili agricoli, selle, finimenti per cavalli. Interessanti e rinomati i caratteristici stivali Mongoli; anche gli archi e frecce, costruiti artigianalmente con ossa di Yak, sono articoli molto apprezzabili, vere opere d’arte, ma, a nostro avviso, dai costi elevatissimi. *(stivali=250/300 $; arco e due frecce=400/500$).

Ci accontentiamo di fare numerose foto; alla domanda:“a-cu-da”; (da dove vieni??) rispondiamo Italia, e tutti acconsentono di buon grado a farsi riprendere nelle varie attività. Pranziamo, poi ci dirigiamo in centro presso il supermercato Nomin, dove troviamo anche prodotti Italiani, tra i quali notiamo: Trentin-grana, pasta Barilla, aceto balsamico di Modena, olio di oliva, lambrusco di Sorbara e diversi vini Italiani, biscotti Bucaneve e l’immancabile Nutella; al quarto piano vendono articoli di artigianato locale e souvenir. Con il camper ci portiamo vicino al Circo Nazionale della Mongolia, dove si svolge il campionato Mongolo di contorsionismo; purtroppo non ci sono più posti per assistere allo spettacolo, così ceniamo e dopo una passeggiata, a letto, domani alle sette avremo appuntamento con Michelle per andare a Karakorum.

Michelle arriva puntualissima, è una dolce ragazza di ventidue anni che ci farà da guida per andare alla scoperta dell’antica capitale Mongola; subito ci dice che è la prima volta che accompagna i turisti e si scusa se non sempre sarà all’altezza del compito, parla un ottimo francese e questo ci basta. Preso posto al mio fianco sul camper, con una scorciatoia ci fa uscire velocemente da UB, prendiamo la A0301, è una moderna strada a due corsie per senso di marcia. Traffico scarso di veicoli, ma molti i pastori a cavallo che conducono grandi mandrie di animali sulle verdi colline; incontriamo i primi yak dal lunghissimo e pregiato pelo e anche molti uccelli rapaci.

Arrivati alla periferia di Lun, la strada finisce in un insidioso guado che dobbiamo superare per riguadagnare l’asfalto. Raggiunta Rashant, per una pista, deviamo verso il piccolo deserto di Hogno Han Uul e Michelle ci propone un’escursione a cammello sulle vicine dune. Al ritorno visitiamo la Gher dei cammellieri, e noi mostriamo loro il camper; dopo di che ci sconsigliano di proseguire con il nostro mezzo perché i lavori in corso verso Karakorum potrebbero impedirci di raggiungere il sito. Siamo dispiaciuti, ma accettiamo il consiglio, ci procurano un fuoristrada con autista e lasciamo il VAS parcheggiato tra le Gher. Pranziamo in un vicino ristorantino con riso alla “mongola”, carne di yak cotta, birra e l’immancabile latte di cavalla. Con un gran caldo ripartiamo, per i primi km ci sembra esagerato il suggerimento dei cammellieri, strada quasi perfetta, ma poi c’è una deviazione di 40 km per lavori in corso e l’autista si deve destreggiare per scegliere la pista migliore e non impantanarsi.

Ancora asfalto sino a Raashaant, poi si deve prendere un’altra insidiosa pista per scollinare, siamo a oltre 2000 metri di quota e mi rendo conto che con il camper sarebbe stata dura; *(chi lo tira fuori un “bestione” di quasi 40 quintali??). A un primo bivio troviamo l’indicazione per Harhorin (Karakorum), prendiamo la A0601; altro bivio e dopo 15 km intravvediamo la cinta muraria dell’antica capitale. Michelle s’informa sulla possibilità di avere una sistemazione per la notte, la trova presso Gher Hubilay Haan. Lasciati i nostri bagagli, iniziamo l’escursione alla vecchia città e ai vari templi Buddhisti che sono racchiusi in un quadrilatero di possenti mura, alternate da ben 108 Stupe. L’ingresso costa 3500 Tang a testa, visitiamo tre templi-museo, ricchi di statue, maschere, amuleti e dipinti su seta e stoffe; nel tempio Tibetano, il più antico, sono in corso dei suggestivi riti di preghiera.

Dopo numerose foto al sito, alla cinta muraria e alla grande tartaruga in pietra, simbolo di longevità, andiamo al monumento delle conquiste di Gengis Khan. Sul monumento a forma di tenda, e che dalla collina domina la piana del fiume Orkhon, sono raffigurati tutti i territori conquistati dal grande condottiero; prima di ritornare alla nostra Gher vediamo la “roccia fallica”. Al campo ceniamo (male) con altri turisti francesi e tedeschi, poi ci ritiriamo nella nostra tenda. Notte insonne per la scomodità del letto e per il caldo. Di buon mattino, fatta colazione, si parte per il sito archeologico di Bilge Khagan; nella zona è stata ritrovata una tomba e due stele di origine Turca; questi e altri reperti sono sistemati nel nuovissimo museo aperto da poche settimane.

Michelle ci vuole portare al lago Ogiy Nuur per farci ammirare la bellezza del paesaggio, e non rimaniamo delusi. La pista per 30 km si snoda tra verdi colline, numerosi cavalli pascolano liberi tra pecore, cammelli e yak; spesso disturbiamo qualche aquila che a fatica prende il volo; all’improvviso scorgiamo il lago, racchiuso tra monti piantumati a conifere e betulle; alcuni ragazzi fanno il bagno e altri fiocinano grossi pesci. Torniamo per pranzo al campo Gher, poi ripresi i nostri bagagli, riguadagniamo la via del ritorno. Giunti al nostro camper, salutato l’autista e i cammellieri, torniamo a UB accompagnati da bei ricordi e da violentissimi scrosci d’acqua. Commossi salutiamo Michelle, oltre al dovuto doniamo un pacco di spaghetti e una bottiglia di vino.

Per questa escursione abbiamo speso 270 $, e percorso 740 km. Usciamo per circa 70 km da UB, presso un accampamento di pastori chiediamo la possibilità di sostare, e dopo il rito della visita del camper, ci concedono di parcheggiare dove vogliamo; su un bellissimo prato cerchiamo solo di non calpestare le numerose “stelle alpine”; ceniamo sotto la veranda e i numerosi bambini fanno la spola per donarci formaggio, pane e naturalmente latte di cavalla. Nottata stupenda, prima di lasciare il campo regaliamo giochi, indumenti, quaderni e pennarelli per i bimbi, e torniamo in città. Lasciamo il VAS tra miseri palazzi in cemento armato che celano l’imperdibile monastero-museo di Choylin Lama; l’ingresso costa 5000 Tang a testa e ben 12000 per le foto, ma ne vale la pena.

Il complesso consta di cinque templi dedicati alle varie divinità, in uno di questi sono esposte alcune delle più belle maschere Tsam; maschere dalle espressioni terrificanti, per scacciare gli spiriti maligni e che vengono ancora indossate per rappresentazioni teatrali e culturali. Usciamo appagati della visita e con un bel resoconto fotografico. Torniamo al supermercato Nomin per fare qualche acquisto di generi alimentari e souvenir; presso l’ufficio turistico ci colleghiamo a internet per scaricare la posta e messaggiare con parenti e amici. Lasciamo la città, foto al camper con la scritta GOODBY ULAANBAATAR, e dopo il rifornimento di gasolio, ripercorriamo i 220 km sino a Darhan, qui prendiamo la A1001.

Pessimi i primi 10 km su una scassata strada in cemento; poi un nuovissimo asfalto che serpeggia tra campi ben coltivati, ci porta a Baruunburen. Chiediamo come poter raggiungere il monastero di Amarbayasgalant; tra le varie opportunità accettiamo quella di seguire un signore che in moto, con moglie e figlia, si offre di accompagnarci. Fortunatamente parla un poco di Inglese, ma ciò non basta per convincerci a proseguire; dopo 4/5 km la pista peggiora e diventa impossibile per il camper, torniamo così nel villaggio. Presso un misero negozietto sostiamo, in attesa di prendere una decisione; arrivano molte persone e con il frasario e alcune foto cerchiamo di spiegare che siamo lì poiché vogliamo andare al monastero.

Un signore, che ci sembra ubriaco, aiutato dal farmacista che parla un minimo d’inglese, ci dice che con il nostro camper sarà impossibile arrivarci, ma che l’indomani potrebbe procurarci un’auto con autista; fiduciosi ringraziamo, ceniamo e passiamo la notte in perfetta solitudine.
Alle sei, complice l’abbaiare di numerosi cani, ci svegliamo, fatta colazione attendiamo che arrivi qualche persona. Le otto, le nove, non si vede anima viva; poi pigramente giunge il farmacista, ci fa segno di aspettare e se ne va; arriva il signore *(ben sobrio questa mattina!!) fa un paio di telefonate e alle dieci circa vediamo arrivare un vecchio macchinone Russo. L’anziano conducente ci chiede 60000 Tang, Adele ribatte 10000, l’autista sale in auto e fa cenno di andare via, lo fermo, ci accordiamo per 35000 Tang compreso della benzina. Partiamo, e ci accompagna anche il signore; utilissimo è il frasario per cercare di “dialogare”; scopriamo che sono genero e suocero, minatori disoccupati, ora contadini e pastori.

Ben presto ci rendiamo conto che sarebbe stato impossibile percorrere queste piste con il camper, per il pessimo stato, i numerosi guadi e la totale mancanza d’indicazioni. Alla mia domanda, se fosse possibile raggiungere il monastero con quest’auto, il taxista “dice”: “Ho venduto il cavallo per comprare quest’auto, e con quest’auto devo andare dove andavo con il cavallo!!!” “Giusto, ribatto io”. Tra colline coltivate a cereali, pascoli, greggi, in un paesaggio mozzafiato, scatto numerose foto. Dopo una foratura, mancando il crik, do una mano a sistemare l’auto su una pila di pietre per sostituire la gomma; risolto il problema, gli accompagnatori si rinfrescano in un torrentello e abbondantemente ne bevono l’acqua. Proseguiamo, attraversiamo un campo Gher per turisti, e un villaggetto formato da numerose casette di legno abitate di alcuni “sciamani”; in lontananza, in una radura, ci appaiono le mura del monastero.

Sulle colline retrostanti tra numerose “Stupa” sorgono due gigantesche statue di Buddha; con una bella e scenografica scalinata saliamo al loro cospetto, gli “amici” ci propongono di fare le offerte rituali. Entriamo nel complesso, e accompagnati da alcuni giovani Lama, che si offrono come improvvisate guide turistiche, visitiamo gli otto templi in stile Cinese e dedicati alle varie divinità; sugli altarini, numerose statue di Buddha, alle pareti bellissimi dipinti su stoffa e seta. Nel tempio principale, consacrato a Tsogchin Dugan, assistiamo a una bellissima cerimonia di preghiera. Presso la torre della campana c’è aperto un piccolo bar, dopo esserci rifocillati con biscotti e dolci, lasciamo questo luogo “magico” veramente imperdibile. Vista la nostra soddisfazione, gli “amici” ci propongono di visitare la valle del fiume Orkhon. Questa valle è disseminata di tante Gher di nomadi, che vivono apparentemente lontani dalla civiltà, ma tutti hanno la moto o l’auto, il cellulare, i pannelli fotovoltaici, l’antenna parabolica e spesso il computer.

Alcuni pastori allevano cammelli addestrati per le gare di polo, sport nazionale; altri si dedicano alla caccia delle marmotte e altri animali da pelliccia. Tra un guado e l’altro, arriviamo in un “campeggio” affollato di bambini, e presentati come “amici Italiani”; poi s’intraprende la via del ritorno, accompagnati da numerosi ragazzi a cavallo. Tornati in paese, foto con i famigliari del taxista, scambio d’indirizzi e dopo interminabili saluti ci dirigiamo verso Bulgan. Percorriamo la A1102 sino a Erdenet, dove esiste uno dei più grandi giacimenti di rame al mondo.

La città è di marcata impronta Russa, è molto animata e sembra ci sia un discreto benessere. Arriviamo alla miniera a cielo aperto, sembra possibile la visita ma occorre fare in fretta perché al tramonto chiude; causa le lungaggini delle guardie addette alla registrazione dei permessi oggi non riusciamo nell’intento, torniamo in città e presso il Selenge Hotel ci sistemiamo per la notte. Saputo che oggi, inspiegabilmente, non sarà possibile visitare la miniera, lasciamo la polverosa Erdenet per Darhan, e quindi la frontiera con la Russia.

Non abbiamo fretta e strada facendo ci gustiamo questi splendidi paesaggi esaltati da un limpido cielo azzurro e una luminosa giornata. Improvvisamente ci supera un ragazzo a cavallo con uno sgargiante costume tipico, ci si para davanti e “pretende” una foto: lo accontento e saputo che siamo Italiani, porgendo la mano sul cuore, ci augura buon viaggio. Darhan già la conosciamo, ma spulciando tra le guide, Adele scova due curiosità: il monastero Kharaagiin, e in un vicino villaggio, un laboratorio artigianale per la costruzione di archi e frecce. Nella città vecchia, soffocato da palazzi fatiscenti, visitiamo il monastero; è un edificio di legno, ma con un’armoniosa struttura, il tetto a pagoda in stile Cinese; nel curato giardino antistante svetta un albero avvolto da numerose sciarpe votive di seta rosse e blu. Proseguiamo direzione Suhbaatar, deviando per Dulaankhaan, ma non riusciamo a trovare il laboratorio di archi e frecce; con il benestare dei ferrovieri ci accampiamo presso la stazione Trans-Mongolica Pechino-Mosca e passiamo la notte tra possenti locomotive a gasolio.

Dopo aver disegnato su un foglietto arco e frecce chiedo informazioni per arrivare alla fabbrica. Una giovane e bella signora si offre di accompagnarci; salita sul VAS è più interessata a visionarlo che indicarmi la strada; spesso deve chiedere e informarsi su come raggiungere il laboratorio, ma alla fine lo troviamo.
E’ uno dei pochissimi artigiani rimasti e riesce a costruire solo 3/4 archi l’anno, per la grande richiesta vanno ordinati con parecchi mesi di anticipo. Orgogliosamente ci mostra le varie fasi della lavorazione, poi alla mia richiesta di acquistarne uno mi invita a lasciare un acconto e ripassare nel 2013!!
Riportiamo a casa la signora, ringraziandola con un pacchetto di spaghetti e una scatola di biscotti, poi ripresa la A0402 ci apprestiamo a lasciare la Mongolia. Nei pressi di Suhbaatar mi ferma la polizia, non chiede i documenti, ma infila sotto al tergicristalli un foglietto e sul palmo della mano scrive: 3000 Tang; al mio rifiuto, toglie il foglietto e mi fa segno di seguirlo.

Dopo aver percorso un paio di km, si ferma, mi fa cenno di mettermi su un prato presso altri furgoni e auto; ripete il gesto di prima: foglietto sotto il tergi, richiesta di 3000 Tang e… finalmente capiamo che altro non è che il tiket per poter parcheggiare e partecipare ad una festa. C’e un gran movimento, intere famiglie nel costume tradizionale, lottatori di Sumo che si allenano, altri a cavallo. Sui prati sono sistemate numerosissime Gher, da dove entrano ed escono uomini e donne tutti indaffarati a preparare cibarie varie da cucinare in grandi e improvvisate cucine da campo, barbecue o enormi pentoloni appesi sul fuoco. Tutti accettano di farsi fotografare nelle loro attività e nei loro stupendi costumi. Molti ci invitano a pranzare con loro, ma dopo qualche assaggio il cibo non ci soddisfa e educatamente salutiamo.

Una ragazza, in inglese, ci spiega che è la festa finale e nazionale del Naadam. Ci accompagna nel vicino stadio, dove si svolge la cerimonia di apertura dei giochi; giochi che consistono nella gara di tiro con l’arco, gara di lottatori di Sumo, e corse a cavallo per bambini e adulti. E’ da brividi sentire l’inno nazionale cantato da un tenore, poi atterrano i paracadutisti con enormi bandiere della Mongolia; seguono vari balletti coreografici di ragazze e bambine, accompagnati da musiche prodotte da strumenti tradizionali.

La maggior parte degli spettatori indossano il copricapo della propria etnia e il costume tipico; molti, specie gli anziani, chiedono di essere fotografati, hanno appuntato sul petto le medaglie dei vari raduni. Una troupe televisiva locale, ci riprende, poi0 ci intervista; rimangono meravigliati quando diciamo che siamo Italiani e ancor di più che siamo arrivati lì con un Motorhome, tanto che vogliono vederlo e fotografarlo; poi ci regalano una loro bandiera, dove campeggia l’indecifrabile scritta: “Amici della Mongolia”.

Continuiamo a guardare le varie attività sportive, la più emozionante è la corsa dei bambini a cavallo; cavalcano a ”pelo”, è una specie di staffetta, c’è un grande agonismo, e spesso li vediamo piangere per non essere arrivati al traguardo. Il sole sta tramontando, vogliamo trascorrere un’altra notte in questa splendida nazione che ci ha emozionato con questa inaspettata festa. Ci lasciamo coinvolgere, e ospiti d’improvvisate tavolate, tra uno spuntino e l’altro, beviamo latte di cavalla e wodka. Un gruppo canoro si esibisce con canti popolari Mongoli, poi ci deliziano con alcune romanze Verdiane, e ci augurano buon viaggio con “O sole mio” e “Nel blu dipinto di blu”; così termina la serata, ci ritiriamo soddisfatti nel camper.

Bella nottata, con il sole già alto partiamo per Altanbulag, spendiamo gli ultimi Tang in wodka, poi ci avviamo alla vicina frontiera di Kyakhta e ci presentiamo ai doganieri. Vengono apposti i timbri d’uscita sui passaporti e sul permesso d’importazione temporanea del camper; nessuna ispezione del mezzo; calorose strette di mano con alcuni doganieri e imperioso saluto militare alla nostra partenza; poche centinaia di metri e siamo nella dogana Russa di K’Achta. Dopo dodici giorni di Mongolia rientriamo in Russia, visiteremo senza fretta il lago Baikal, le tante e belle città della Siberia, della Russia Asiatica ed Europea. Il veloce viaggio di andata verso la MONGOLIA, quasi 10000 km in tredici giorni, non ci ha dato il tempo di soffermarci nelle molte città incontrate lungo il percorso; dopo l'esperienza "Mongola", avendo ancora molti giorni a disposizione e tanta voglia di vedere, diamo sfogo alla nostra curiosità.

Diario di bordo del viaggio di ritorno
Oggi è domenica 24 Luglio 2011, ore 8,45, usciamo facilmente dalla dogana Mongola, in quella Russa ci siamo solo noi; ho sempre molta difficoltà per compilare il solito modulo scritto solo in Cirillico riguardante il camper e il nostro itinerario. Quando mostro sulla carta stradale il tragitto e che, dopo aver visitato ELISTA, VOLGOGRAD e ASTRAKHAN, usciremo in Ucraina presso NOVOSACHTINSK, il militare, togliendosi il cappello e simulando di tergersi il sudore, sbotta: kilometer, kilometer, kilometer!!, poi di buon grado mi aiuta a compilare la dichiarazione! SLOBODA, sobborgo di K’ACHTA e cittadina di frontiera, è abbastanza fatiscente, noi la giriamo principalmente alla ricerca di una fontanella.

Nel piazzale antistante ai vecchi magazzini generali c'è una statua di Lenin, e nei pressi una cattedrale Ortodossa in via di ristrutturazione; ai muratori, che riparano il tetto di lamiera, chiedo di potermi rifornire di acqua; poco più avanti faccio anche il pieno di gasolio *(in Russia costa la metà rispetto alla Mongolia) quindi via verso il lago BAYKAL. La discreta strada corre tra colline non sempre coltivate, pascoli e bassa vegetazione, il traffico è inesistente; ci fermiamo a pranzare lungo le rive del fiume Selenge, che nasce in Mongolia e che poi alimenta il lago Baykal.

Raggiunta IVOLGINSK, deviamo per una decina di km sino a scorgere il monastero Tibetano che sorge in una pittoresca steppa pedemontana. L'ingresso è libero, il complesso è costituito da sei templi nei quali assistiamo a varie cerimonie. Sono molto coinvolgenti i riti votivi, tanto che anche noi ci immergiamo nella cultura Buddhista e avvolgiamo con drappi di sgargiante seta azzurra e rossa i totem sacri. Mucche e pecore pascolano indisturbate nel complesso Buddhista, mentre numerosi cani ci seguono sperando in un boccone; passiamo la notte nel piazzale antistante. Oggi abbiamo percorso senza fretta 190 Km.

ULAN UDE è la nostra prossima meta, all’andata ci è parsa una bella città; un moderno ponte che supera il fiume Selenge ci porta in centro; presso la piazza principale, dominata dall'enorme testa di Lenin, lasciamo il VAS. Con un tenue sole percorriamo pulitissime e curate strade, vediamo il bel teatro, il severo palazzo del municipio e la fontana musicale. Superato un arco di trionfo, passeggiamo nell'affollata isola pedonale; sullo sfondo s’intravvedono le guglie e le cupole dorate della cattedrale che svettano dalle alte mura dipinte di azzurro tenue e bianco. Per non ripercorrere la monotona la M55, Adele mi convince a fare una deviazione di 60 km per vedere il delta del Selenge e il Baykal meno turistico.

Lungo la discreta strada che serpeggia tra lago e tundra, vediamo un susseguirsi di povere izbe di legno. Molti bambini a cavallo fanno la spola, e con recipienti di fortuna, attingono acqua dal lago e riempiono le grandi botti, poste nei cortili, per l’uso quotidiano. A KABANSK, nella piazza principale, foto alla grande mano in cemento che sorregge una fiaccola commemorativa; giunti a POSOLSKOE, visitiamo la bella chiesa Ortodossa tutta bianca che si riflette nel lago. Ripresa la M55, viaggiamo per molti tratti a 50/60 km/h per il pessimo stato della strada, comunque alle 21,00 arriviamo a BAIKALSK, e sostiamo direttamente sulle rive del BAYKAL. Dopo cena conversiamo piacevolmente con una famiglia di Russi in vacanza; poi m’invitano a tuffarmi nelle fredde acque per cercare sul fondo i sassi con pagliuzze d'oro. Alle 23.00, con un bellissimo tramonto e una temperatura di 10°, salutiamo gli amici con vino e vodka. Km 410.

A KULTUK la strada lascia il lago, e dopo i primi tornanti si ha una bella vista del Baykal; numerose bancarelle vendono l’Omul, tipico pesce simile al temolo, affumicato e seccato al sole. IRKUTSK si preannuncia con l’enorme monumento “falce e martello”; iniziamo la visita in camper, lasciandolo parcheggiato di volta in volta presso i monumenti più importanti. Sul fiume Angara vediamo la chiesa del Salvatore e la fiamma eterna, poi il monastero di Znamensky edificato in un bel parco, quindi la diga e la storica nave rompighiaccio Angara. Sostiamo su via Marska attirando la curiosità di numerosi passanti, con la solita domanda: A-cu.da ?? = da dove vieni ??; rispondiamo che siamo turisti Italiani e torniamo dalla Mongolia.

Alcuni studenti si offrono di accompagnarci in un caratteristico quartiere, composto da sole case di legno, alcune fatiscenti, altre ben tenute e riccamente intarsiate, segno evidente di un florido passato. Nella zona pedonale, in un bel mercato all’aperto, acquistiamo pomodori, noci-pesche e dolcissime fragole. Lasciamo la città e finalmente una bella strada ci porta a LISTVYANKA, cittadina turistica affacciata sul lago.

Sono molte le “dacie” costruite presso la riva, notiamo anche qualche moderno albergo. Nel piazzale vicino al porto sono montate alcune tende di turisti, noi parcheggiamo il VAS, e passeggiando sul lungolago cerchiamo un ristorante per cenare. La tradizione locale vuole che chi cucina non abbia il locale dove mangiare, quindi ci accomodiamo in una capanna a palafitta lambita dall’acqua; subito due copie di giovani Russi si aggregano e offrendoci birra e vodka ci consigliano cosa ordinare: pollo alla brace.

Tra un boccone e l’altro cerchiamo di conversare, poi gli amici pagano "l’affitto” della capanna e presi dai fumi dell’alcol vanno a sedersi con i piedi in acqua ad ammirare il bellissimo tramonto. La cena ci costa 650 Rubli, ottimo il pollo e le numerose salsine; sono le dieci di sera, diciotto gradi la temperatura e più otto ore di fuso rispetto a casa. Raggiunto l’ufficio turistico, cerco senza successo di collegarmi a internet, poi con il cellulare contattiamo nostro figlio per informarlo che siamo tornati in Russia. Solo 320 i Km percorsi oggi, con una bella giornata di sole, abbiamo visitato due belle città, e passato alcune ore sullo splendido lago Baykal.

Lasciamo il Baykal alle 9.30; oggi sarà una lunga tappa di trasferimento, la M 53 la ricordo in buono stato e scarsamente trafficata; vorremmo arrivare a TULUN per ringraziare i meccanici che hanno riparato il radiatore, e che per ora non ha dato problemi. A IRKUTSK acquisto pane, birra e due Omul appena affumicati, poi iniziamo a macinare kilometri. La strada fiancheggiata da file di abeti e betulle è pianeggiante, dritta e monotona e scorre tra prati di fiori spontanei viola.

Si viaggia a 100/110 km/h non c’è traffico, e la polizia in Siberia è meno severa e presente. Spesso ci infondono preoccupazione, e ci fanno rallentare, i numerosi cippi a ricordo di gravi incidenti. Solo vicino a CHEREMKHOVO s’intensifica il traffico; nei circa 120 km per arrivarci abbiamo incontrato non più di 50/60 automezzi. Alle 19.00 arriviamo a NORY e sostiamo nello stesso posto dell’andata; purtroppo il ristorante è chiuso; alcuni camionisti, simpaticamente, ci consigliano di catturare e cucinare i tanti conigli selvatici; preferiamo cenare nel camper. Sarà per la noia o la stanchezza, ma solo 365 i kilometri percorsi oggi.

Mercoledì 27 Luglio; oggi ci attende il più infernale percorso di tutto il viaggio, quei 170 km di piste fangose, spero solo che in quindici giorni i lavori siano terminati. Alle 9.00 siamo a TALUN, l’officina è ancora chiusa e noi proseguiamo. Notiamo che molti tratti di strada sono stati asfaltati, e ufficialmente non collaudati, ma seguendo altri automobilisti ne percorriamo abusivamente lunghi tratti. Alle 22.00 entriamo nella caotica KRASNOYARSK, una delle città più grandi della Siberia; trovo posto nel piazzale di un laboratorio ottico, in pieno centro; stiamo cenando, quando arriva una pattuglia della polizia, e dopo aver controllato i documenti, con un “niet problem” ci saluta. Passiamo la notte indisturbati. Km 822.

Giovedì 28 Luglio; con calma lasciamo il parcheggio e giriamo per la città alla scoperta dei luoghi più caratteristici, ci accompagna un pallido sole. Gli edifici storici sono racchiusi tra via Lenina e Karla Marska, due lunghe arterie parallele che terminano in piazza Mira, dove troneggia la statua di Rezanov, diplomatico Russo. Varcato l’arco di trionfo, sostiamo in un grande piazzale; da qui parte un ponte pedonale che attraversa il fiume Yenisey e raggiunge la bella città-giardino adagiata sulle rive del limpido corso d’acqua.

A piedi visitiamo la Cattedrale dell’Intercessione e la chiesa della Resurrezione, piene d’icone e inondate d’incenso; fotografo il suntuoso palazzo del governo e, nella piazza di fronte, la gigantesca statua di Lenin. Due begli edifici di legno intarsiato attirano la nostra curiosità; una è la casa-museo del pittore Surikov. Ripreso il camper saliamo sulla collina Karaulnaya, dove sorge la cappella Chasovnya, simbolo della città e raffigurata anche sulla banconota da 10 Rubli.
Pranziamo, poi ripresa la M53 senza problemi e perdita di tempo in quattro ore arriviamo a MARIINSK; in un grande supermercato facciamo una discreta scorta di alimentari e pregiato caviale; fatto rifornimento di gasolio ripartiamo per KEMEROVO. A BEREZOVSKIY incappiamo in un violentissimo temporale, con vento e grandine; ci fanno pena le persone che camminano lungo la strada senza nessuna protezione, o altre che cercano di vendere ortaggi incuranti della pioggia: ci saranno abituati!! Arriviamo a TOPKI alle 20.00, entriamo nel parcheggio di un ristorante per camionisti, ceniamo con i “vareniki”: tortelli con ripieno di carne per Adele e di formaggio per me, patate al forno e birra, spendiamo 280 Rubli. Abbiamo percorso 550 kilometri.

Venerdì 29 Luglio; partiamo alle 7.00, finalmente è tornato il sole; a YURGA deviamo per TOMSK, molto bella la strada che, tra campi coltivati a cereali, ma non ancora maturi, ci permette di raggiungere la città in un’ora. Percorrendo ulica Lenina arriviamo alla Cattedrale Ortodossa dell’Epifania, è in corso una funzione e non ci consentono di visitarla; entriamo invece nella Cappella Iverskaya che, sormontata da un angelo d’oro, fa anche da spartitraffico.

Questo quartiere è costituito prevalentemente da belle casette di legno, con apprezzabili e fini intarsi decorativi; per cui, su una collinetta, si erge la torre per gli avvistamenti d’incendi; nei pressi c’è una chiesa Cattolica dedicata alla Madonna Lourdes. La statua di Lenin sembra indicare la bruttura del teatro d’arte drammatica, effettivamente è in uno stato pietoso, ha la struttura in cemento armato che si sgretola. Passando dal neoclassico palazzo dell’università, arriviamo alla Moschea Bianca; più avanti visitiamo la fabbrica della birra “Baltika”; nel piazzale, in una grande e robusta gabbia, tengono“prigioniero” un gigantesco orso bruno; pranziamo in periferia sulle rive del fiume Tom.

Tornati a Yurga con la M53 arriviamo alle 17.30 a NOVOSIBIRSK, grande metropoli e capitale della Siberia. Programmo il navigatore per raggiungere piazza Lenin, è un enorme parcheggio dove anche noi lasciamo il camper. A piedi arriviamo alla cattedrale Nevsky, in mattoni rossi e che si affaccia sul fiume Ob; poi vediamo il grande monumento bronzeo dedicato ai soldati Sovietici. Ripreso il VAS, andiamo alla stazione della Transiberiana; presso il binario uno c’è la statua raffigurante una famiglia che saluta i congiunti in partenza per la guerra. Arriviamo alla cattedrale dell’Ascensione appena in tempo per visitarla; siamo accompagnati dal custode che però non ci permette di fare nessuna foto all’interno.

Do sfogo al mio estro riprendendo più volte le belle cupole dorate e luccicanti al sole del tramonto. Parcheggiamo il camper presso il teatro dell’opera e del balletto, ci sembra un buon posto per passarci la notte. Nell’antistante parco pubblico, c’è l’ennesima statua di Lenin avvolto in un grande cappotto; ai suoi piedi molti giovani si sfidano con gli skate-board, e diverse copie di ballerini di tango si esibiscono gratuitamente per i passanti. Calato il sole, si abbassa anche la temperatura, solo 6°; ceniamo con la stufa accesa, poi prepariamo il programma per domani. Km 525.

Sabato 30 Luglio; notte tranquillissima, lasciamo la città e con la M51 puntiamo verso OMSK. E’ sempre monotono il paesaggio, i campi sono coltivati a cereali, ma a fine luglio non sembrano ancora pronti per essere mietuti. Spesso gli automobilisti che incrociamo danno un colpo di fari per avvisarci della presenza della polizia, passiamo sempre indenni; sempre numerosi i cippi commemorativi di gravi incidenti. La periferia di Omsk è davvero squallida, i grigi palazzi dormitorio ci accompagnano per quasi 10 km; superato il fiume Irtysh, la cappellina Serafimo indica il centro città. Percorrendo via Lenina troviamo alcune sculture; il buffo operaio che esce da un tombino, la più piccola statua di Lenin di tutta la Siberia e una nobildonna, che seduta su una panchina, “legge una favola” ai passanti.

Dopo il bel teatro d’arte drammatica riccamente decorato, arriviamo alla Cattedrale dell’Assunzione con le grandi cupole verdi e dorate; è una visione stupenda, le foto si susseguono. Il Pope ci invita a salire con lui sul campanile per assistere al concerto delle campane. La E30 già la conosco, e ricordo un Tir-park tra Omsk e Ishim, ci arriviamo con il buio e mi vogliono far parcheggiare nel fango e vicino ai camion frigo, non ci va bene e ce ne andiamo. Poco più avanti, in aperta campagna, c’è un posto di pronto soccorso, sempre attivo per casi di emergenze o incidenti stradali; ci accolgono volentieri, ricambiamo l’ospitalità, offrendo dolci e prosecco a medici e infermieri. Il personale del pronto soccorso ci mostra alcuni depliant della città di Tobolsk; ci incuriosisce, sicuramente merita una deviazione. Km 780.

Domenica 31 Luglio; con un pallido sole arriviamo a Ishim, prendiamo la E22 e velocemente puntiamo su TOBOLSK; tanto velocemente che sono ripreso da una telecamera della polizia che immortala l’IVECO a 128 km/h. Fingo di non capire quando mi dicono “protocol” e scrivono 3200 Rubli; torno sul camper, dal frigo prendo due birre e le porgo ai poliziotti, si mettono a ridere e stringendomi la mano mi fanno cenno di andare via; è andata bene. A Yalutorovsk entriamo nel parcheggio di un nuovissimo centro commerciale per pranzare; due fidanzati si avvicinano e mi offrono 10 Rubli in cambio di due monete da un Euro come souvenir.

Chiedo loro informazioni per raggiungere TOBOLSK, m’invitano a seguirli; con una nuovissima e bella strada che sulla mia carta è appena tracciata, dopo un centinaio di Km, arriviamo nel grande ring. Qui vedo solo indicazioni per località che si trovano anche a più di 1000 km, ma non quella per il centro. Non ho la cartografia della città sul navigatore, fortunatamente ritroviamo i due ragazzi che ci accompagnano nel grande piazzale della torre dell’acqua dove lasciamo il camper. Tobolsk è divisa in due, la città alta con il pittoresco centro storico, amministrativo e il Kremlino, mentre la città bassa è tagliata geometricamente da viali alberati con una miriade di casette di legno tra orticelli, canali e numerose chiese; vista dall’alto, di sera, sembra un presepe.

Dalle bianche mura del Kremlino svettano, l’alta torre campanaria, la Cattedrale dell’Intercessione con le quattro cupole blu tempestate di stelle e il cupolone centrale dorato, la chiesa di S. Sofia. I recenti restaurati degli interni, evidenziano gli splendidi dipinti alle volte e alle pareti delle due chiese. Il camper desta molta curiosità, tanto che un signore desidera vederne l’interno, lo accontentiamo. In un perfetto inglese si qualifica come pittore emergente e storico; insiste per accompagnarci a visitare un luogo tristemente famoso di Tobolsk: le carceri Tyuremny.

Strada facendo ci descrive gli orrori per le persecuzioni politiche subite da inermi Russi, rinchiusi in quel lugubre Gulag; ci saluta donandoci un volume (in Cirillico naturalmente!) e tra le sue considerazioni politiche trovano spazio numerosi suoi dipinti e schizzi. Ceniamo, poi nonostante la temperatura sia scesa notevolmente, usciamo per immortalare quest’affascinante città affollata di giovani; pian piano la grande piazza si spopola, rimaniamo soli, passiamo la notte nel nostro accogliente VAS con la stufa accesa. Abbiamo fatto 740 Km oggi; sicuramente ne è valsa la pena fare questa deviazione per visitare Tobolsk.

Lunedì 1 Agosto; Con tranquillità facciamo colazione, la doccia e dopo aver riordinato il camper, in una delle numerose fontanelle della città bassa facciamo acqua. Lasciamo Tobolsk e percorrendo la strada sull’argine destro del fiume Irtysh arriviamo al monastero di ALABAK; accompagnati dal pope, visitiamo il complesso che, ancora oggetto di accurati restauri, sorge sulle spettacolari anse del fiume.
Sotto violenti temporali, percorriamo 220 km sulla buona P404 per arrivare a TYUMEN. Sostiamo nella piazza principale a fianco della grande statua di Lenin tra il Parlamento e la Casa del Soviet; pranzo e visita della città. Percorrendo ulica Repubblica ammiriamo le chiese del Salvatore e di San Pietro e Paolo, quest’ultima illuminata da un enorme candelabro a sette piani.

La chiesa dell’Arcangelo Michele sorge in un quartiere di sole case di legno; per pochi Rubli visitiamo due case-museo con pregevoli arredi originali del XIX secolo. Prima di lasciare la città, in camper raggiungiamo il fiume Tura, dove sorge la Barocca Cattedrale Znamensky, evidenziata dall’alto e tetro campanile nero. La E22, brutta e con il solito panorama monotono, in 220 km ci porta a EKATERINBURG, fortunatamente non piove più. Causa il buio e il traffico caotico non riesco a ritrovare il tranquillo parcheggio che mi ha accolto nel 2008;“Silvia” mi accompagna presso il Gorodskoy, il lago della città, con vista sul palazzo Sevastianof e la residenza del Governatore. Km 668.

Martedì 2 Agosto; a piedi iniziamo la visita della città con il luogo, indicato da una croce di ferro e da una cappellina di legno, dove fu ucciso lo zar Nicola II° con l’intera famiglia. Poco lontano sorge la Chiesa del Sangue; il piano inferiore è dedicato alla vita e allo sterminio dei Romanov, quello superiore al culto Ortodosso.
Avvicinandoci al centro, notiamo il bel palazzo del Municipio, il monumento ai fondatori della città e la cappella di S. Caterina; vicino alla torre dell’acqua sorgono diversi piccoli musei dedicati alle miniere degli Urali e alle industrie siderurgiche della città.

Percorriamo la via pedonale fiancheggiata da bassi edifici recentemente restaurati, numerosi i negozi che espongono “griffe” Italiane; dopo una discreta spesa di alimentari torniamo al camper e lasciamo la città. Sulla superstrada E22 che porta a Perm, su un grande tubo del gas troviamo la scritta “Ganina Yama”, svoltiamo sulla stradina che attraversa un bosco di betulle e che, in 3 km, porta al Monastero dei Martiri.
Il luogo Sacro è composto di sei grandi chiese di legno in stile antico e con cupole dorate a cipolla; edificate attorno ad una piattaforma che sovrasta un vecchio pozzo minerario dove furono gettati i corpi dei Romanov; è molto toccante assistere al pellegrinaggio di numerosi nostalgici Russi.

Tornati sulla E22, vediamo il memoriale e il cimitero dedicato alle vittime dei Gulag e alla repressione politica. Prima di salire sugli Urali un monumento e un cippo indicano il confine tra Asia ed Europa; aggiorniamo l’orologio, solo tre ore in più rispetto a casa, e pranziamo. In pochi km cambia radicalmente il paesaggio, la steppa lascia il posto a colline coltivate, prati per foraggio, pascoli, boschi di betulle e conifere; purtroppo anche la strada, prima bella, entrando nella provincia Permskiy peggiora notevolmente obbligandoci a un’andatura mai superiore ai 60 km/h. A KUNGUR deviamo per vedere le grotte di ghiaccio, oggi purtroppo inspiegabilmente chiuse; siamo attirati dal villaggio di CHUSOVOY a 70 km, dove un tempo c’era il Gulag Perm 36, ma anche qui troviamo il sito chiuso.

Partiamo per PERM, la città di Molotov, anche se descritta dalla guida EDT di scarso interesse turistico, caotica e con poveri palazzoni alveare in cemento, la città ci sorprende positivamente. Raggiunto il lungo fiume Kama, parcheggiamo il camper presso un ristorante e con la promessa di cenarci chiediamo la possibilità di passarci la notte. Seguendo i percorsi turistici pedonali, segnalati anche in inglese, facciamo una prima visita della città; torniamo alle 20.00, pronti per cenare; ci appartiamo su un terrazzino a sbalzo sul fiume con un bel tramonto; ci viene offerto un cocktail di benvenuto. E’ un ristorante Azero, ci servono prelibate braciole di maiale, patate fritte e birra locale alla spina, spendiamo 1100 Rubli, compresa la connessione a internet. Prima di ritirarci nel camper assistiamo all’arrivo di una grande nave da crociera con numerosi giovani festanti. Bella giornata di sole; oggi sono 458 i km percorsi.

Mercoledì 3 Agosto; Di buon mattino, dalla grande nave da crociera fluviale, sbarcano moltissimi ragazzi in uniforme e veterani della guerra in Afganistan; ci spiegano che ci sarà un grande raduno di reduci di quella disastrosa guerra. Ci uniamo a un gruppetto di giovani ex “parà” che con gagliardetti e bandiere sfilano per le vie cittadine. Visitiamo la Cattedrale della Trasfigurazione, con annesso il museo delle icone, poco più avanti la Moschea dal color verde pastello e il museo etnografico.
Ripreso il camper, lasciamo Perm e con la M7 raggiungiamo IZHEVSK, entriamo in città per cambiare Dollari in Rubli, e fare qualche acquisto. Bellissima e gigantesca la Cattedrale, ha grandi cupole dorate e dipinte di blu; nell’interno meravigliosi affreschi.

Nei viali adiacenti c’è un bel mercato di prodotti agricoli, contrattiamo a lungo per l’acquisto di patate, carote e mele. Uscendo dalla città, nel giardino di una bella casetta di legno, trovo una fontanella, mentre rifornisco il camper la proprietaria ci chiede a cosa serve tutta quell’acqua; dopo averne soddisfatto la curiosità ci invita a entrare nella sua “dacia”. E’ un ingegnere di etnia Tatara e lavora nella fabbrica Kalashnikov; l’interno è molto modesto e con un odore di stantio, dal soffitto pendono numerose strisce adesive acchiappamosche.
Ci offre te, biscotti e una sua torta dalla quale scaccia a più riprese mosche e api; conversando in inglese con Adele racconta del lavoro che scarseggia, dei Rubli che non bastano mai per arrivare a fine mese e che a breve dovrebbe andare in pensione; poi orgogliosa ci mostra una foto che la ritrae con il signor Kalashnikov durante una gita premio a Kazan.

Ci intristisce la vicenda, gli regaliamo tonno in scatola e pasta Barilla; riprendiamo la strada e dallo specchietto la osservo, ha una mano sul cuore e con l’altra continua a salutarci. Arriviamo a YELABUGA, si accentua il rumore al retro-treno del camper; avevo già notato una certa ruvidezza che però spariva a caldo, cerchiamo comunque di arrivare a Kazan per porvi rimedio; il signor Giuseppe, proprietario dell’hotel, potrebbe darci una mano. A tarda sera raggiungiamo il parcheggio che ci ha accolto all’andata, ceniamo e prima di dormire cerco nei miei appunti l’indirizzo di un’officina IVECO: è a Mosca, spero di arrivarci indenne. 738 i km percorsi oggi.

Giovedì 4 Agosto; partiamo alle sette, c’è un bel sole, ma solo + 8° la temperatura; la strada è la stessa dell’andata, ma ci appare più bella, notiamo anche numerosi laghetti affollati da starnazzanti anatre e oche, sorvegliate da bambini. Prima di NIZNIJ NOVGOROD traffico bloccato per un grave incidente: scontro frontale tra due auto, i lenzuoli stesi a terra celano i corpi di tre persone.
La polizia ci devia su una strada secondaria, la P125, che va a MUROM; la guida EDT la descrive come la città più bella di tutta la Russia, andiamo a controllare.

Ottima e appena asfaltata la strada che corre tra boschi di betulle; betulle che ormai cominciano a perdere le foglie e che adagiandosi sul nastro di asfalto attendono di essere sospinte ai bordi della carreggiata dalle auto in transito. Un moderno ponte supera il fiume OKA e ci immette nella cittadina; lungo il viale principale notiamo numerose chiese, alcune ancora da restaurare, la torre dell’acqua e nei pressi un bel mercato.

Sul lungo fiume si erge la grande statua di re Vladimiro; con una scalinata si accede al monastero racchiuso da una candida cinta muraria. Le due chiese, un’antica di legno e l’altra grandissima in mattoni rossi con le cupole dorate, sorgono in un curatissimo giardino tra laghetti, orticelli e recinti con numerosi animali da cortile. Un inserviente ci accompagna nel santuario affollato di fedeli che partecipano a una funzione religiosa cantata. Anche la P72 che ci porta a VLADIMIR è ottima, da qui deviamo per SUZDAL, *(città dell’anello d’oro già visitate nel lontano 1999) nel supermercato Globus facciamo una discreta spesa e in una moderna area di servizio rifornisco il VAS di gasolio e GPL per i servizi di bordo. A Suzdal entriamo nel Kremlino, parcheggiamo presso la cattedrale della Natività della Vergine, appena in tempo per fare qualche foto alle sue cupole d’oro e luccicanti al sole che sta tramontando. Ceniamo, poi facciamo un primo giro per la cittadina che però è scarsamente illuminata. Km 838.

Venerdì 5 Agosto; giornata luminosa e tiepida, a piedi iniziamo a visitare questo villaggio medievale; numerose sono le chiese che sorgono nella campagna tra le anse del fiume Kamenka; nel convento Alexandrovsky sono parcheggiati tre camper Francesi, ci accodiamo a loro per la visita guidata del vicino monastero di S. Eutimio. Nel complesso, racchiuso da altissime mura in mattoni rossi, visitiamo la chiesa dell’Assunzione, gli alloggi dei monaci e la prigione; nella cattedrale, alcuni tenori ci deliziano con canti sacri; poi, dall’alto campanile, si diffonde nell’aria un fragoroso concerto di campane.

Fatto un pieno di acqua e trovato un posto per scaricare ecologicamente grigie e nere, lasciamo la città diretti a VLADIMIR. Pranziamo presso la Cattedrale della Dormizione, tutta bianca e ornata da pregevoli bassorilievi; vediamo la porta d’oro e la grande statua di re Vladimiro. Partiamo per MOSCA alla ricerca dell’assistenza IVECO, sempre più spesso si accende la spia dei freni, e talvolta anche quella rossa dell’EDC, mentre il rumore del retrotreno diventa insopportabile e forse pericoloso. Percorrendo l’anello interno della tangenziale alla ricerca dell’officina trovo le indicazioni per KOLOMENSKOE.

E’ l’antica residenza reale che sorge in un parco sul fiume Moscova; approfittiamo per visitare l’affascinante chiesa di Kazan, la strana torre dell’orologio, la chiesa dell’Ascensione e il vicino campanile di S. Giorgio. Chiedo a “Silvia” di condurmi a IZMAYLOVO; ricordo un grande parcheggio, già frequentato nel 1999, vicino alla metro linea 3 “Partizanskaya” e al “Vernissage”. Sostiamo, per 600 Rubli al giorno, nel piazzale tra gli alberghi “Beta-Gamma-Vega-Delta”; c’è preclusa la possibilità di rifornirci di acqua e luce, ma noi siamo autosufficienti per almeno 4-5 giorni; però possiamo collegarci gratuitamente a internet. Ceniamo, poi curiosiamo nei tanti negozietti e ritrovi per turisti; alle 21.00 c’è ancora chiaro e una temperatura di 20° Km 240.

Sabato, 6 Agosto;
oggi è giorno di matrimoni in Russia; vicino al Vernissage è stato recentemente costruito un villaggio fiabesco, un set per questi eventi. Dopo la cerimonia civile, i novelli sposi, parenti e amici festeggiano con buffet e brindisi, concedendosi a numerosi scatti fotografici; l’ingresso è a pagamento, 70 Rubli, ma ne vale la pena. Proseguiamo con la visita del Vernissage dove, tra i tanti articoli esposti, si possono trovare molte icone, dipinti, tappeti e oggettistica del recente passato.
Con il metrò della linea tre ci spostiamo al Kremlino, pranziamo in un ristorantino dei rinnovati magazzini GUM e poi deliziamo gli occhi girando nella favolosa piazza Rossa. Visitiamo S. Basilio, il Kremlino con le sue belle chiese, il galoppatoio, i giardini circostanti, la fiamma eterna con il cambio della guardia; curiosiamo nel grande supermercato sotterraneo, poi stanchi torniamo al camper. Scambiamo le impressioni di viaggio con altri camperisti Italiani che sono in visita al Vernissage, e che fanno parte di un tour organizzato. Dopo cena salutiamo parenti e amici via internet.

Domenica 7 Agosto; sempre in metrò ci dedichiamo alla visita di un altro quartiere di questa grande metropoli. L’Arbat è una via pedonale e tra bar, negozi e bancarelle, spesso si esibiscono numerosi artisti di strada; nella Nuova Arbat sorgono esclusivi hotel e ristoranti; i negozi di alta moda, oggi chiusi, espongono prestigiose “firme” Italiane. Sul lungo fiume, in una vecchia fabbrica ristrutturata, ci sono numerosi pub, locali da ballo, mostre e atelier di artisti; noi visitiamo un’esposizione fotografica sulla repressione e le “purghe” Staliniane, e il museo del sesso.

Arriviamo alla gigantesca Cattedrale del Cristo Salvatore, ma non possiamo entrare perché stanno girando un film. Nel cielo azzurro si stagliano due grandi palazzi stile “Soviet”, in uno c’è l’università; l’altro è adibito a uffici, in uno dei quali c’era la sede del KGB. Tornati in piazza Rossa, passiamo a fianco dell’hotel Russia, che è in ristrutturazione, come pure in ristrutturazione è il teatro Bolshoi. Alle 21.00 mentre il sole sta tramontando, torniamo stanchi nel nostro accogliente camper.

Lunedì, 8 Agosto; oggi, tanto per cambiare, ci dedichiamo alla visita di altri monasteri; per primo quello fortificato di Novospassky formato da due chiese in mattoni rossi e con cupole azzurre e stelle dorate; molto bello e curato il giardino. Poi andiamo a Novodevichy, più grande del precedente, le sue cupole a cipolla scintillanti si riflettono nel vicino stagno; nel cimitero attiguo riposano scrittori, poeti, statisti e molti personaggi famosi. Ci trasferiamo al parco delle realizzazioni economiche Russe, ma dopo la disgregazione dell’impero Sovietico ha perso il suo fascino; oggi molti edifici sono completamente vuoti.

Nelle vicinanze, presso il grande hotel Cosmos, ammiriamo il monumento dedicato ai conquistatori dello spazio; la sagoma di un missile, tutto in titanio, svetta in un bel cielo azzurro. Molto bello è il monumento tutto in acciaio cromato, dove due fidanzati sorreggono una grande falce e martello. Prima di tornare al camper visitiamo alcune delle più belle stazioni della metropolitana, vere opere d’arte. Poi stanchi, ma soddisfatti per le cose viste, torniamo al camper; mentre Adele guarda un po’ di TV, io cerco tra i miei appunti l’indirizzo e la strada per raggiungere l’officina IVECO.

Martedì 9 Agosto; usciamo dal parcheggio alle 8.00, programmo “Silvia” per condurmi all’officina IVECO che si trova sulla M2 nel sobborgo di SERPUCHOV. La strada è a quattro corsie ma insufficienti per l’intenso traffico. Finalmente intravvedo un grande complesso di officine, per l’assistenza di Mercedes, Volvo, Ford, Kamaz, Man, Iveco, e altre ancora. Una guardia giurata ci indirizza a un cancello che da accesso all’officina. A un tecnico, in inglese, segnaliamo le problematiche; chiama poi il capofficina, un Rumeno che fortunatamente parla benissimo l’Italiano; questi collega il computer per fare la diagnosi dell’EDC *(electronic diagnostic control), ma non rileva nessuna anomalia.

Percorriamo un tratto di pista per evidenziare i rumori che provengono dal retrotreno: si tratta dello sgranamento del cuscinetto, causato dalla rottura del paraolio; l’olio ha anche impregnato le pastiglie dei freni. Stilano il preventivo e accertato come avremmo pagato, danno inizio ai lavori; noi ci accomodiamo in una stanza con tanto di TV, computer, ping-pong e distributore di bevande; mentre da una vetrata possiamo assistere ai lavori. L’intervento dura quasi quattro ore, dopo il test di prova sono accompagnato nell’ufficio per saldare il conto: 16.000 Rubli, circa 400 €. Sono le 17.00, scambio d’indirizzi e saluti al capofficina Rumeno, poi con la M2 arriviamo all’imbrunire a JASNAIA POL’ANA e sostiamo nel parco della residenza appartenuta allo scrittore Tolstoj. Km 174.

Mercoledì, 10 Agosto; di buon mattino visitiamo la casa e il luogo di sepoltura di Tolstoj, riposa sotto un tumulo di terra tra le betulle. Andiamo a TULA, che in questi giorni festeggia trecento anni dalla fondazione. Il Kremlino è racchiuso da alte mura; all’interno, in un prato incolto, troviamo una chiesa-palazzo in mattoni rossi con cinque cupole arrugginite, mentre la cattedrale è chiusa al culto, ed è stata trasformata in un museo di armi. Dopo una passeggiata per via Lenina addobbata a festa, passando per il mercato, torniamo al camper. Prossima meta è OREL; sostiamo nella grande piazza Lenina di fronte al teatro.

Passeggiamo per la via pedonale sino alla confluenza dei fiumi Orlik e Oka, nella vicina piazza Mira c’è un carro armato della II guerra mondiale. Pranziamo poi ci dirigiamo a KURKS, che raggiungiamo velocemente grazie all’ottima M2-E105. Entrando in città ci appare subito il campo di battaglia che nel luglio 1943 vide la più grande guerra tra carri armati; i blindati Russi ebbero la meglio e Kurks fu la prima città a essere liberata. Tanti reperti bellici sono ancora sul posto, numerose le lapidi commemorative; nel museo della battaglia un plastico evidenzia le strategie militari dell’evento. Sostiamo per la notte in un Tir-Park presso il mercato centrale sul fiume Tuskar. Km 376.

Giovedì 11 Agosto; anche oggi c’è il sole, ci troviamo a un centinaio di kilometri dalla frontiera con l’Ucraina, 350 Km circa da KIJEW; potremmo terminare il nostro lungo viaggio in terra di Russia, e rientrare a casa, ma abbiamo ancora 10-12 giorni a disposizione, il camper funziona a meraviglia e nessuna spia evidenzia anomalie; con Adele decido di rimanere ancora un po’ in Russia. In altri viaggi avevamo visitato SARATOV, SAMARA, ROSSOS sul DON, (Nicolajevka), NOVOCERKASSK, MINERAL’NYIE VODY, PATIGORSK, DOMBAJ (alle pendici del monte Elbrus), SOCI (sul mar Nero), ci mancano VOLGOGRAD, ELISTA e ASTRAKHAN: andiamo!!

Prendiamo la A144 verso VORONEZ; la città nuova è costruita sulle anse del fiume DON e appare gradevole, almeno vista dal camper, a dispetto della descrizione della guida EDT; in un supermercato facciamo qualche acquisto, poi troviamo un posto per pranzare a HANNA. A BORISOGLEBSK imbocchiamo la trafficatissima M6 che proviene da Mosca, per molti kilometri scorre tra campi di grano, notiamo schiere di trebbiatrici lo mietono. Dove è stato ultimato il raccolto, vengono bruciate le stoppie; il fumo invade la strada offuscando il cielo e rendendo l’aria irrespirabile, per di più il manto stradale peggiora con conseguente diminuzione della velocità.

Arriviamo con il buio a LOG, sono le 20,00. Mentre faccio rifornimento, mi accorgo che ho una ruota posteriore quasi sgonfia; mentre Adele prepara la cena, tolgo il pneumatico e lo faccio riparare. Chiedo al gestore se posso sostare per la notte; permesso accordato, in cambio di una bottiglia di vino, ma domani alle sei dovremo andare via. E’ stata una giornata calda e afosa, dopo una rinfrescante doccia cena e a letto. Km 825.

Venerdì 12 Agosto; puntualissimi partiamo alle sei; mancano 80 km a VOLGOGRAD, la strada migliora notevolmente; la città si è sviluppata solo sulla riva destra del Volga per più di 70 km, quindi per trovare la strada che porta a ELISTA, la dobbiamo attraversare quasi tutta. Ci fermiamo solo per fare rifornimento di acqua e per acquistare pane e meloni. La temperatura alle 9.00 è già di + 35°; la strada è discreta, senza traffico e corre tra campi con i soliti incendi di stoppie, anche il clima è afoso, viaggiamo con il condizionatore acceso.

Il paesaggio è pre-desertico, attraversiamo qualche piccolo villaggio; entrando a SADOVOJE la polizia mi ferma, ho superato di ben 2 km il limite dei quaranta orari!!, fortunatamente niente“protocol”, ma in uscita, un’altra pattuglia, o forse la stessa, mi raccomanda di rispettare i limiti.
A mezzogiorno arriviamo a ELISTA e innanzi al grande, meraviglioso tempio Buddhista pranziamo. Incuriosita dal camper, ma più dalla nostra lontana provenienza, una giovane è bella ragazza, si propone per una visita guidata della città, accettiamo volentieri. Ci conduce nella periferia Sud sino a raggiungere un monastero che sorge isolato nella campagna; il giovane Lama ci fa partecipi di una cerimonia votiva a Buddha in nostro onore.

In Inglese, racconta poi la storia del tempio e dei vari riti di preghiera; congedandoci ci invita a percorere per tre volte il perimetro del tempio facendo girare le innumerevoli “ruote votive”. Con la nostra guida torniamo in centro per ammirare il grande e maestoso tempio che sorge su una collinetta attorniato da decine di Stupa. I tetti, a pagoda, sono dorati e sormontati da tanti animaletti portafortuna in terracotta. Una doppia scalinata di marmo, con al centro una cascatella originata da un sorridente Buddha, da accesso alla grande sala di preghiera.

All’interno le pareti sono rivestite da drappi di seta, dipinti con motivi floreali; innumerevoli strisce rosse, gialle e azzurre pendono dal soffitto, altri drappi dai colori sgargianti avvolgono le colonne lignee. Nei numerosi altarini, oltre agli antichi libri di preghiera, sono esposti numerosi minuscoli Buddha; l’aria è impregnata di profumi emessi dai bastoncini d’incenso. Lasciamo il VAS nel piazzale e a piedi visitiamo il centro città, il parco, poi nell’ufficio turistico la guida si lascia fotografare nel costume tipico di Elista. Soddisfatti della visita, ripartiamo per Volgograd, ripercorrendo i 300 Km sulla stessa strada dell’andata. In città il traffico serale è intenso, impieghiamo oltre un’ora per fare 50 km e arrivare al famoso mulino, simbolo della battaglia di Stalingrado. Km 712.

Sabato 13 Agosto; alle 8.00 il sole è già alto, la temperatura di 28°, iniziamo la visita della città. Molti dei palazzi attorno al vecchio mulino portano ancora i segni dei feroci combattimenti dell’assedio durato quattro mesi; visitiamo il vicino museo sulla difesa di Stalingrado.
Ci spostiamo nel parcheggio della montagnola MAMAY, dove sorge la grande statua della Madre Russia che incita il popolo a combattere gli invasori.
Una grande scalinata, con ai lati sculture di eroi e scene epiche, immette nel Pantheon; sui muri sono incisi i nomi degli oltre 7000 soldati che perirono nella difesa della città; una mano di marmo sorregge la fiaccola della fiamma eterna.

Andiamo a vedere lo storico carro armato T30, che sparando l’ultimo colpo di cannone, pose fine ai combattimenti. Cerchiamo un posto per mangiare, un coppia di Russi ci propone di oltrepassare il Volga e sostare sulle sue rive; con un ardito ponte sospeso lungo 1400 metri arriviamo su una spiaggia affollata di bagnanti e zona di pic-nic; suscitiamo molta curiosità quando, estratto il tendalino, pranziamo all’aperto.
Tornati in città, mentre mi avvio sulla M6 diretto ad Astrakhan, scoppia un pneumatico; lo sostituisco, poi cerco di rimpiazzarlo; *(preferisco avere due ruote di scorta visto lo stato delle strade!!). E’ sabato, molti gommisti sono chiusi, non trovando un’adeguata soluzione, ripieghiamo sulla M21 verso l’Ucraina.
Adele rimpiange il fatto di non poter andare ad Astrakhan, la consolo promettendogli la visita di Kijew; in 300 km di buona strada arriviamo a SACHTY, sostiamo nel parcheggio di un motel per 100 Rubli. Km 394.

Domenica 14 Agosto; alle 9.00 arriviamo a NOVOSACHTINSK, spendiamo gli ultimi Rubli in gasolio; la vicina frontiera Russia-Ucraina è abbastanza intasata, dopo una discreta attesa ci presentiamo ai doganieri; ci contestano di aver soggiornato per troppi giorni in Russia senza un giustificato motivo; tutto si risolve mostrando le fatture dei Tir-Park frequentati e delle riparazioni al camper. Negli uffici della polizia sbaglio più volte a compilare i moduli d’ingresso (scritti solo in Cirillico) causando una lunga coda, poi finalmente mi viene in aiuto una signora che fa la badante in Italia; sono le 15.00 quando lasciamo la dogana, in un attiguo e sporco piazzale pranziamo.

La E40 non ci consente di viaggiare speditamente per colpa dei frequenti tratti in rifacimento; con un paesaggio monotono e villaggi all’apparenza poco interessanti arriviamo a IZ’UM. Stanchi e annoiati alle 21.30 entriamo nel piazzale di un bellissimo albergo, al “maitre”, che ci fa parcheggiare sul prato, chiediamo e otteniamo di fare il pieno di acqua.
Un cameriere ci accompagna nella suntuosa sala da pranzo, il menù ha prezzi stratosferici, non fa per noi; educatamente ringraziamo e salutiamo. In pieno centro città, la piazza principale ci accoglie per la notte. Km 360.

Lunedì 15 Agosto; alle prime luci dell’alba partiamo, ci piacerebbe arrivare a KIJEW prima di sera, per festeggiare degnamente il Ferragosto. Pessima è la strada M03 sino a CHAR’KOV, poi migliora notevolmente; pranziamo a LUBNY in una moderna area di servizio con generatore e condizionatore accesi per il gran caldo. Alle 16.00 siamo alle porte di Kijew; “Silvia” in poco tempo ci porta in centro e al nostro “solito” parcheggio in piazza IVANA FRANKA.
Lasciato il VAS, a piedi, raggiungiamo lo storico supermercato “Bessarab’ja”, acquistiamo pane, caviale e dolci. Ulica Chrescatyk oggi è vietata alle auto; c’è una grande manifestazione a favore di Iulia Timoshenko, incarcerata ingiustamente. Oltre ai manifestanti c’è anche molta gente che, come noi, si gode la città in un giorno festivo. Dopo cena passeggiamo piacevolmente per le animate vie cittadine e nel bar “Mafia” sorseggiamo birra e vodka. Km 620.

Martedì 16 Agosto; a piedi, partendo dalla grande piazza Indipendenza, ci rechiamo nei luoghi più caratteristici della città: la porta d’oro, il teatro dell’opera, le cattedrali di S. Michele e di S. Sofia; nell’antico quartiere Podil, dominato dalla grande statua della Madre Ucraina, visitiamo il monumento a Vladimiro, la fontana di Sansone, il monastero “dei Fiori”, la chiesa di S. Cirillo e della Natività, edificata sulle rive del Dneper.
Con la funicolare saliamo nel quartiere dei ministeri e delle ambasciate; sulla salita che porta alla bella chiesa di S. Andrea, curiosiamo tra i banchi dei numerosi artisti e antiquari. In un tipico locale del quartiere Ebraico, pranziamo ottimamente, spendiamo 360 Grivne = 31 € in due.

Mai stanchi, passando dal grande Arco della Fratellanza, andiamo al Parco della Gloria Eterna e visitiamo il Memoriale-Museo della seconda guerra mondiale; con la visita del vicino Monastero delle Grotte, (Lavra) concludiamo la passeggiata.
Tornando al parcheggio notiamo che il tempo sta cambiando, dopo una bella giornata di sole, d’improvviso sembra di essere in autunno, un forte vento stacca le foglie dagli alberi, le donne dalla minigonna passano ai pantaloni, anche i manifestanti assicurano le tende-dimora per affrontare il peggio.
Cena nel camper, poi scendiamo in piazza Indipendenza e nel bar “Celentano” gustiamo vodka e un buon caffè espresso; un violento acquazzone ci sorprende tornando al VAS. Mentre fuori imperversa furioso il temporale, alzata l’antenna satellitare, seguiamo qualche notizia dall’Italia, poi passiamo indisturbati la notte con la stufa accesa.

Mercoledì 17 Agosto; ci attardiamo un po’ a letto, fuori continua insistente la pioggia; volevamo rimanere anche oggi a Kijew, ma sicuramente a breve il tempo non migliorerà. Decidiamo di lasciare la città, con la M6 superiamo ZITOMIR, da qui deviamo per BARANOVKA, paese di una badante che conosco, e lavora a Parma. Ci rendiamo conto perché vengono in Italia; a parte i lavori nei campi, non hanno altre attività, se non quella di raccogliere e cercare di vendere funghi e altri prodotti del sottobosco.

A ROVNO pranziamo, è tornato anche il sole e il caldo; siamo vicini al famoso monastero di POKAJEV e con una deviazione decidiamo di visitarlo. E’ in splendida posizione su un colle che domina la piatta campagna; l’ingresso è libero, ma niente gonne, calzoncini corti e magliette, ci adeguiamo, e visitiamo le due chiese e il refettorio; è un bel complesso, ma ormai abbiamo fatto indigestione di chiese e monasteri!! Il sole sta tramontando, pensando di fare prima prendo per ZOLOCEV, purtroppo è una pessima strada, impieghiamo due ore per fare 80 km; arriviamo alla periferia di Leopoli alle 21.00, nel parcheggio di un motel passiamo la notte. Km 680.

Giovedì 18 Agosto; il nostro lungo viaggio sta per concludersi, puntiamo direttamente verso la dogana Ucraina. A UZGOROD, fatto il pieno di gasolio, spendiamo le ultime Grivne in un supermercato. Uscendo dalla città, mi ferma la polizia e mi sottopone all’alcol-test, sono positivo: 0,12!!; passa quasi un’ora per convincerli che non ho bevuto, la causa è il colluttorio che uso abitualmente e contiene alcool. Alle 10.00 arriviamo nella frontiera presso COP, la stessa dell’andata. La polizia fa una minuziosa ispezione del camper, tutto regolare, se non alcuni farmaci che usiamo abitualmente, e che non possono essere importati liberamente in Ucraina.

Discussioni a non finire, poi con l’intervento di una ragazza che fa da interprete, risolviamo il problema, sono le ore 13.30. Dopo la lunga fila per arrivare alla dogana Ungherese di ZAHONY, sono incolonnato con i pulmini che portano le badanti in Italia, questo causa una notevole perdita di tempo per le lungaggini burocratiche e per l’ispezione di tutti i loro bagagli.
Alle 18.00 sono ancora in attesa del mio turno; poi c’è il cambio del personale, l’arrivo di due pullman che hanno la precedenza su tutti, e finalmente alle 20.00, messo il camper sulla buca, iniziano i controlli. Devo compilare una dichiarazione, scritta in Cirillico, dove nego di possedere sigarette, alcool, armi, munizioni, droga, icone, eccetera; dopo un’ulteriore, stressante e minuziosa ispezione, possiamo entrare in Ungheria. Non abbiamo mai avuto tanti controlli come in queste due frontiere, dieci ore di stress. Dopo pochi km, per 5 € sostiamo in un Tir-Park-motel; alcuni motociclisti Italiani ci chiedono del nostro viaggio, poi stanchissimi cena e a letto. Km 315.

Venerdì 19 Agosto; partiamo presto, la giornata si presenta luminosa, la strada N°4 è in rifacimento e deserta, potremmo pranzare a BUDAPEST; mentre mi chiedo dove saranno finiti i tanti furgoni di badanti Ucraine, due di essi si incrociano e per evitarmi finiscono sulla ghiaia, sollevando alcuni sassi che si infrangono sul frontale e sul parabrezza del camper. A KISVARD inizia la nuova autostrada *(bollino di 8,50 Euro per sette giorni) che ci permette di raggiungere il ring di Budapest in poco tempo.

Troviamo un comodo parcheggio di fronte al parlamento e percorrendo la via pedonale Vaci Utcka, arriviamo al mercato coperto, dove pranziamo con specialità locali. C’è un gran caldo, con il condizionatore acceso puntiamo sul Balaton; dopo Nagykanizsa entriamo in Croazia; superiamo Varazdin, aggiriamo Zagabria che già conosciamo e alle 16.00 siamo a Karlovac. La bella autostrada E65 mi consente una buona andatura, tanto che pensiamo di riuscire a raggiungere Matulji, per cenare nell’ottimo ristorante “Dina”.
Il sogno svanisce a Delnice, scoppia un altro pneumatico, fortunatamente senza gravi conseguenze. Dopo la sostituzione mi trovo senza ruote di scorta, chiedo a“Silvia” di indicarmi il gommista più vicino, si trova in città a Rijeka. Alle ore 20.30 siamo sul posto, gommista chiuso; cena sul camper, ristorante “Adele”!. Su belle autostrade abbiamo percorso 836 Km.

Sabato, 20 Agosto; alle 8.00 puntuale arriva il gommista, riesce a procurarmi una gomma di scorta usata ma simile alle mie; servirà per rientrare tranquillamente a Parma. Abbiamo ancora tre giorni a disposizione e nel bel campeggio di Moscenika Draga, che spesso ci ha ospitato al ritorno dai nostri viaggi, ci rilassiamo con bagni, passeggiate e mangiate di pesce; ripensando al bel viaggio che volge al termine.
Martedì 23 Agosto; lasciamo il campeggio, in un baleno siamo a Fernetti; rimetto il telepass sul parabrezza, ripercorriamo il nastro d’asfalto che già molte volte abbiamo calpestato. Mancano solo 540 Km per essere a casa; per abbracciare parenti e amici e raccontare la nostra bella esperienza. A fine viaggio saranno 24415 i Km percorsi.

Preparativi per il viaggio in Mongolia 2011

Notizie Utili – Consigli - Resoconto finale - Spese
Vogliamo precisare che questo è un viaggio autogestito e, quest’anno, in solitaria. Solitamente preferiamo prepararli e affrontarli con amici già “collaudati”; purtroppo in questo frangente i soliti e fidati compagni di viaggio per vari motivi non sono potuti partire. E’ più gratificante programmare l’itinerario con carte stradali; documentandosi spulciando tra le righe delle tante guide turistiche, attingere notizie da internet o da chi ha fatto esperienze simili. C’è più soddisfazione per un “Camperista” scoprire, vedere luoghi e territori senza essere intruppati in un viaggio-vacanza organizzato da altri.

Nel 2011,
con quasi due mesi a disposizione ci siamo concessi questa “pazzia”, ma non avendo amici disposti a seguirci partiamo da soli. Su internet ci aveva affascinato il racconto di un partecipante al "Mongol Rally", una gara non gara che aveva come meta finale ULAAN-BAATAR. Ben presto iniziamo a studiare la possibilità di farlo in camper; acquistiamo guide turistiche e mappe stradali delle nazioni che attraverseremo. Una volta scelto l’itinerario, annotiamo le località e le tante cose da vedere; verifichiamo lo stato delle strade, i km da percorrere giornalmente, la dislocazione dei tir-park per le soste notturne, le officine per l'assistenza IVECO e tutte quelle informazioni utili al nostro viaggio, che man mano sono annotate e aggiornate sul computer.

Noi ci siamo serviti di queste guide: Ucraina-Touring Club; Russia Europea-EDT; Russia Asiatica-EDT; Mongolia-EDT; Mongolia di Jeane Blunden, ed. Bradt; L'ultimo paradiso dei popoli guerrieri, di Federico Pistone, ed. Polaris. Indispensabile per dialogare e chiedere informazioni ai pastori nomadi: Bienvenue en Mongolia, guide de voiage, ricca di foto, con testi in Francese e Mongolo; e il "Frasario Italiano-Mongolo" curato dall'associazione "Soyombo". Per la cartografia ci siamo rivolti alla "Libreria del viaggiatore" di Sondrio, che ci ha procurato la carta stradale "Russia e Siberia" ed. FMB Bologna; Russland, dagli Urali al Baikal 1:2000000. Gli atlanti stradali super dettagliati, ma in Cirillico, di Ucraina e Russia; la carta turistica-stradale: Mongolia ed. Gizi-Map 1:2000000; e l'atlante “Mongolia Road Atlas" ed. Admon 1:1000000.

A Luca dell'agenzia "Io viaggio in camper" chiediamo di procurarci i visti Russi con ingressi multipli, data aperta e validi novanta giorni. Spendiamo 520 € per ottenere invito, visto turistico, assicurazione RC per il camper e sanitaria per tutta la Russia. *( la carta verde e le varie polizze aggiuntive tipo soccorso stradale, furto-incendio, cristalli, ecc. sono valide sino agli Urali). Per la Mongolia, visti turistici di trenta giorni richiesti al consolato onorario Mongolo di Torino, costo 140 €.
Dal sito “Viaggiare Sicuri” scarichiamo le informazioni riguardanti a Ucraina, Russia Europea, Russia Asiatica, Siberia e Mongolia. Segnaliamo al sito “Dove sei nel Mondo” del Viminale il nostro itinerario e le principali città che visiteremo. Nello stesso sito, oltre ai nostri numeri di cellulare e indirizzo E-mail, indichiamo anche quelli dei nostri famigliari.

In Slovenia e Ungheria, sia all’andata che al ritorno, facciamo un bollino settimanale per l'autostrada, spendiamo rispettivamente: 15 €; e 1650 Fiorini = 8.50 €.
In Mongolia entrando nelle città principali, il veicolo paga una tassa di 500 o 1000 Togrog. (Tang) (0,28 & 0,56 €). In Mongolia (che è sette volte l’Italia) esistono circa 4500 Km di strade discretamente asfaltate; tutto il resto sono piste, non sempre percorribili dai normali camper; non esistono indicazioni stradali.

Per entrare in Ucraina è valida la carta verde, e non serve il visto. In frontiera compiliamo una dichiarazione di provenienza e di destinazione per ciascun passaporto che, viene timbrata, registrata a computer e dovrà essere riconsegnata in uscita. Per il camper viene rilasciato un foglio con la registrazione per l’importazione temporanea; sul quale è segnato il numero di targa e la matricola del telaio. In Russia identica procedura; purtroppo i moduli li abbiamo sempre ricevuti solo in Cirillico.

Anche in Mongolia compiliamo i moduli per l’ingresso, (in Inglese!) che poi vanno riconsegnati in uscita. Per la registrazione e il rilascio del documento d’importazione temporanea del camper va indicata anche la matricola del motore; paghiamo 50 Rubli. L’assicurazione di responsabilità civile per il camper, stipulata nella frontiera Mongola, per trenta giorni ci è costata 1000 Rubli.

In Ucraina e Russia, strade e autostrade sono gratuite, spesso in cemento, non sempre ben asfaltate, molte in rifacimento o con frequenti rattoppi, tuttavia discrete. Il traffico spesso caotico è regolato dai severi controlli dalla polizia che con telecamere, spesso nascoste, immortalano le infrazioni: 90 km/h per tutti su strade statali e autostrade; e 30-40-60 km/h nei centri abitati. E’ ancora uso, da parte di agenti scorretti, “taglieggiare” i turisti per inesistenti infrazioni; noi per non pagare tre giuste contravvenzioni, abbiamo “donato” due bottiglie di vino e alcune birre. Comunque eventuali multe, *(protocol) vanno pagate esclusivamente negli uffici postali.

Opportuno avere le fotocopie, magari autenticate, di passaporti e libretto del camper, per non consegnare mai!! gli originali alla polizia nei posti di blocco o di controllo lungo le strade. Io per sicurezza, fotocopio tutto, carte di credito, i vari documenti personali, le polizze assicurative, eccetera; portiamo sempre anche alcune foto-tessera recenti. Importante in questi viaggi è la patente internazionale, che dovrebbe essere obbligatoria, e pur avendola, non ci è mai stata richiesta espressamente.

Comunque meglio esibire quella al posto dell’Italiana. *(Nel 1999 sulla strada Ivanovo Kostroma, dopo un fantomatico test-smog, per costringermi a pagare un’ingiusta ammenda, mi ritirarono le fotocopie del libretto del camper e della patente internazionale; ora probabilmente giacciono in qualche polveroso cassetto della polizia Russa, ma non ho pagato nulla, e ho salvato gli originali!!). Lungo le strade Russe abbiamo visto oltre sessanta incidenti; alcuni molto gravi e con dei morti; occorre molta prudenza!! In caso di sinistri, chiamare la polizia, senza mai spostare i veicoli.

L’azzurro motorhome New Line Evo, allestito dalla VAS nel 2008, su meccanica IVECO 35/18, e all’attivo 89000 km è accessoriato con due condizionatori (motore e cellula), generatore da 3 kilowatt, pannelli fotovoltaici, antenna satellitare, Bi-Top, Efoy 1200, preriscaldatore Hidronik, bombolone GPL da 65 litri; serbatoio per 95 litri di gasolio, e di 250 litri di acqua. Per questo viaggio porto due ruote di scorta complete, *(ridicolo e inutile il kit ripara-gomme che spesso equipaggiano i camper nuovi!!), una camera d’aria, olio di scorta per motore, idroguida e freni; paraflù, turafalle, filtri per il gasolio, aria, olio e antipolline. Un discreto assortimento di minuterie varie per le piccole riparazioni e un’attrezzata cassetta dei ferri.

Ho aggiunto due taniche per altri trenta litri, che serviranno come ulteriore riserva, ma anche per contenere il gasolio in eccesso dopo aver fatto rifornimento. Non essendo un esperto meccanico, ritengo che tanti ricambi non servano, si rompe sempre quello che non hai portato!! Mi affido allo scrupoloso controllo del mio meccanico di fiducia prima di partire. IVECO Italia mi ha fornito la dislocazione delle officine autorizzate di Ucraina e Russia, in Mongolia invece non c’è assistenza, nemmeno FIAT; l’ho notata solo per Ford, Mercedes e marche Giapponesi.
Non ho avuto grossi guai meccanici, considerando lo stato delle strade e la lunga percorrenza. Perdita d’acqua al radiatore, lo “sgranamento” dei cuscinetti causata dalla rottura dei paraoli sull’asse posteriore, e che hanno impregnato d’olio le pastiglie dei freni; due ruote scoppiate, e il parabrezza scheggiato. Nessun problema agli allestimenti e alla robusta monoscocca in vetroresina del motorhome VAS; solo una delle tre batterie di servizio in corto e rottamata in Mongolia.

Adele ed io, oltre a molte parole imparate nei tanti viaggi, conosciamo solo un Inglese, Francese e Spagnolo scolastico. In Russia ci siamo stati già quattro volte, e Adele ha acquisito una buona dimestichezza per decifrare il Cirillico. Sappiamo che non sempre i Russi accettano di parlare altre lingue all’infuori della loro, e purtroppo noi conosciamo solo venti-trenta parole di Russo, di uso frequente e di “sopravvivenza”; per il resto ci serviamo di un frasario, un dizionario, gesti e mimica. Per evitare di chiedere spesso informazioni, ho installato nel mio Garmin (€ 99) la cartografia dettagliata di tutta la Russia.

Oltre al percorso fornisce indicazioni su limiti di velocità, posti di polizia e di pronto soccorso, distributori, officine, curiosità, monumenti, ristoranti, supermercati, negozi eccetera; una preziosa fonte di notizie, indispensabile per essere indipendenti e per visitare da soli le città.
Le scorte alimentari sono calcolate per sessanta giorni, ma principalmente per limitare al massimo la perdita di tempo alla ricerca di cibarie, specie nel viaggio di andata. Nella dispensa portiamo: pasta, sughi assortiti, salumi sottovuoto e freschi, Parmigiano-Reggiano, scatolette di vari tipi, eccetera; acqua minerale e vino solo per i primi giorni. Gli indumenti sono ridotti al minimo, solo capi comodi, senza sfarzo, sia estivi che autunnali. Pronti per partire, alla pesa sfioriamo per pochi chili i quaranta quintali; però manchiamo noi a bordo, altri 130 chilogrammi di Adele e Andrea!!

In Russia si trova un ottimo gasolio Euro 3 e spesso Euro 4; il prezzo varia dai 21 ai 28 Rubli al litro (circa 0,65/0,78 €/litro). Capillare è la rete dei distributori. Solitamente prima si paga la quantità desiderata, poi si fa rifornimento; sempre accettate le carte di credito. Diffuso anche il G.P.L. con attacco Europeo per il bombolone; disponibili vari raccordi per ricaricare le bombole. In Ucraina un litro di gasolio costa 0,95€/1,10€. In Mongolia il gasolio costa 1780 Tang, circa 1,15 € al litro; sono rari i distributori che accettano le carte di credito.
Nelle nazioni attraversate, per spese, rifornimenti e prelievo di contante, abbiamo sempre usato Bancomat e carta di credito VISA. In tutte le banche accettati e cambiati gli EURO; ritengo inutile portarsi i Dollari.

In Russia possibile fare acqua per il camper nelle fontanelle lungo le strade delle periferie, purtroppo spesso contiene della sabbiolina. Più difficoltoso in Mongolia, essendo un popolo nomade, nessuno fa il pozzo, utilizzano l’acqua di fiumi e ruscelli. Per fare rifornimento, sono dotato di un tubo lungo trenta metri con l’aggiunta di un filtro anti sabbia-impurità; oltre a vari raccordi assortiti.
In Ucraina e Russia negozi e supermercati offrono di tutto, anche molti prodotti occidentali. In Mongolia nella catena Nomin abbiamo notato: Trentin grana, pasta Barilla, aceto balsamico di Modena, olio d’oliva, Lambrusco di Sorbara bianco e rosso, oltre a diversi vini Italiani, biscotti Bucaneve e l’immancabile Nutella; più difficoltoso reperire frutta e verdura fresca.

Il viaggio in cifre: partiamo da Parma il 30 Giugno 2011, arriviamo in Mongolia il 12 Luglio dopo aver percorso 9880 km. In Mongolia rimaniamo dodici giorni e percorriamo 2260 km di strade discretamente asfaltate, e alcune piste. Al ritorno, per visitare la Siberia, la Russia Asiatica ed Europea e rientrare a Parma percorriamo 12275 km, per un totale di 24415 kilometri. L’IVECO ha bruciato 3085 litri di gasolio, e una spesa di 2140 €; con un litro ho percorso 7,91 km. Benzina per generatore, G.P.L. per servizi di bordo, totale 80 €. In Ucraina per 100 € davano 1152 Grivne; in Russia per 100 € ricevevo mediamente 3950 Rubli; in Mongolia per 100 € ricevevo 174000 Togrog (Tang). La spesa totale per questo viaggio di quasi sessanta giorni è stata di 5870 Euro, comprensivo di visti, guide turistiche, foto, gasolio, riparazioni al camper, spese alimentari in viaggio, ingressi ai siti, tasse varie, ristoranti e souvenir.


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