PARMA ULAAN-BAATAR
PARMA
Dal
30 Giugno al 24 Agosto 2011

(testo e foto di Andrea
Cobianchi & Adele Delsante)
Abbiamo percorso 24415 chilometri per andare
in Mongolia e attraversato: Croazia, Ungheria, Ucraina,
Russia Europea, Russia Asiatica e Siberia.
Vogliamo precisare che questo è un viaggio autogestito
e, quest’anno, in solitaria. Solitamente preferiamo
prepararli e affrontarli con amici già “collaudati”;
purtroppo in questo frangente i soliti e fidati compagni
di viaggio per vari motivi non sono potuti partire. E’
più soddisfacente programmare l’itinerario
su carte stradali, spulciando tra le righe delle tante guide
turistiche, attingere notizie da internet o da chi ha fatto
esperienze simili; non ci piace essere intruppati in viaggi-vacanza
organizzati da altri.
Ci siamo rivolti a Luca, dell’agenzia
“Io Viaggio in Camper”, per ottenere i visti,
l’assicurazione RC/camper e sanitaria, valida novanta
giorni su tutto il territorio Russo; e al consolato di Torino
per il visto turistico Mongolo, valido trenta giorni. La
meta è la Mongolia, ma sia all’andata che al
ritorno, anche per rompere la monotonia del lungo viaggio,
visiteremo i tanti luoghi incontrati lungo il percorso.
Sono molte le località fuori dalle rotte turistiche
che difficilmente sono inserite in un programma di viaggio,
ma che meritano una deviazione o una sosta per una visita.
L’itinerario di massima è pronto e nel pomeriggi
del 30 giugno partiamo a bordo dell’azzurro Motorhome
New Line Evo allestito dalla VAS su meccanica IVECO. Siamo
soli io e mia moglie Adele, dolce, paziente e insostituibile
compagna di viaggio; consapevoli che difficoltà e
problemi quotidiani dovranno essere affrontati e risolti
solo da noi.
La prima notte la passiamo
in un’area di servizio autostradale presso le grotte
di Postumia; ripartiamo di buon mattino, attraversiamo velocemente
Slovenia e Ungheria, che già ben conosciamo, e alle
19.30 del 1° luglio arriviamo alla dogana di ZAHONY.
Senza problemi lasciamo l’Ungheria, percorriamo il
ponte sul fiume TISZA che la separa dall’Ucraina e
dopo una discreta attesa, sotto un violentissimo temporale,
espletiamo le formalità doganali Ucraine: controllo
dei passaporti, della carta verde, veloce ispezione del
camper e, dopo la registrazione sul computer del nostro
ingresso, lasciamo la dogana. Alle 21,30 nel piazzale di
un motel di COP, mentre continua a piovere, sostiamo per
cenare e passare la notte. In un giorno e mezzo di viaggio
abbiamo percorso 1266 Km da casa.
2 luglio, sabato;
partiamo alle ore 8 locali, per accorciare il percorso prendiamo
direttamente per MUKACEVO; *(meglio passare da UZGOROD!!)
purtroppo la strada è un susseguirsi di buche ricolme
di acqua che ne cela la profondità, e che abilmente
cerco di evitare; dopo 40 Km finalmente ritroviamo la M06.
Ora si viaggia bene, una bella strada scorre tra colline
disseminate di pagliai o coltivate a ortaggi; i paesini
hanno belle case di legno dai tetti in lamiera. Prima di
STRYI mi ferma la polizia accusandomi di aver superato il
limite dei 60 km/h; come prova, a biro scrivono su un foglietto:
km/h 66, li mando a “quel paese” e me ne vado!!
Superata STRYI inizia una moderna superstrada a quattro
corsie, con la quale arriviamo a LEOPOLI a mezzogiorno.
La città già la conosciamo,
e in centro siamo alla ricerca di una banca per cambiare
EURO in GRIVNE e di un negozio per acquistare pane fresco;
pranziamo presso il bel teatro dell’opera. Riprendiamo
la M06, da RIVNE a ZITOMIR troviamo numerosi lavori in corso
con frequenti scambi di carreggiata, fortunatamente il traffico
è scarso e alle 19.30 siamo a KIJEW. Cerchiamo di
raggiungere piazza IVANA FRANKA, in pieno centro, che ci
ha già “ospitato” altre volte, ma causa
una manifestazione politica c'è negato l’accesso;
usciamo così dalla città e a BROVARY nel parcheggio
di un grande ristorante, sostiamo e passiamo la notte. Km
850.
3 luglio, domenica;
partiamo alle 6,30; la nebbia ci accompagna per i primi
100 km di M01 e sino a KOPTI, qui deviamo sulla M02-E101.
Bella questa strada che, in 250 km, attraversando boschi
di pini e betulle e senza mai incontrare paesi, ci porta
verso la Russia. Ogni tanto fa capolino il sole, il traffico
è inesistente, ho anche il tempo di inserire la scheda
con gli aggiornamenti cartografici dell’intera Russia
nel Garmin. Alle 11.00 siamo alla frontiera Ucraina di SOPYC;
pochi i controlli per uscire, ci costa 50 Grivne la cancellazione
nel computer. Per arrivare alla dogana Russa superiamo almeno
un centinaio di TIR; un militare segna su un foglio il numero
di targa e dei passeggeri poi ci indirizza verso la polizia.
I doganieri ci consegnano dei moduli, ma essendo scritti
solo in Cirillico, per compilarli, ricorriamo all’aiuto
di un ufficiale che gentilmente ci aiuta.
Dopo i timbri d’ingresso sui passaporti,
il rilascio della carta d’importazione temporanea
del mezzo, seguita da una rapida ispezione del camper, entriamo
in Russia. Al bivio di KALINOVKA, mentre il Garmin decide
se farci percorre la M3 o la A142, pranziamo. Il navigatore,
*(che da ora chiameremo “Silvia”) propende per
la M3; dopo i primi Km ci rendiamo conto che non è
stata una scelta felice: strada in cemento, molto sconnessa,
con frequenti rattoppi e traffico caotico; procediamo a
60/70 km/h, per di più piove insistentemente. Alle
18,30, superata KALUGA, ci fermiamo più per lo stress
che per la stanchezza in un grande Tir-Park che ha officina,
distributore, lavaggio e una fontanella per il rifornimento
di acqua.
La sosta ci costa 100 Rubli. Tra i tanti ristoranti e vari
motel molte “donnine” sono in attesa di clienti.
Doccia, cena e dopo un po’ di notizie TV dall’Italia
a letto per una tranquilla nottata. 664 i km percorsi oggi.
Lunedì 4 luglio;
dopo aver scaricato nere e grigie nella griglia per il lavaggio
dei bus, partiamo alla volta di MOSCA, che dista circa 160
km. La M3 diventa superstrada a tre corsie per senso di
marcia; sino al primo grande ring di Mosca si viaggia bene,
poi il traffico s’intensifica notevolmente;“Silvia”
ci precisa che per trovare lo svincolo verso la M7 devo
percorrere ancora 48 km. Lasciamo il ring direzione VLADIMIR
e, avendo esaurito i Rubli rimasti da un precedente viaggio,
cerchiamo un ufficio di cambio, poi un negozio di generi
alimentari; nel piazzale della fabbrica FERRERO pranziamo.
E’ una bella giornata di sole, ottima anche la strada,
occorre però fare molta attenzione alle pattuglie
della polizia che immortalano le infrazioni con telecamere
nascoste. Il limite di velocità è di 90 km/h,
è una buona andatura e ci permette di ammirare il
paesaggio e le tante bancarelle che espongono cesti in vimini,
amache, piscine, biciclette e ogni genere di frutta e verdura.
Arriviamo a NIZNJ NOVGOROD a metà pomeriggio
e decidiamo di visitare la città che sorge dove il
fiume OKA si getta nel VOLGA; imposto il navigatore su “Kremlin”,
e speditamente lo raggiungiamo; piazzato il VAS sulle rive
del fiume, iniziamo la visita. Una scenografica scalinata
dal lungo Volga, accede al KREMLINO racchiuso da possenti
mura in mattoni rossi; dai bastioni si ha una bella vista
sulla città e sulla confluenza dei due fiumi. Nei
giardini del Kremlino visitiamo la chiesa dedicata a S.
Michele e un museo all’aperto di reperti bellici.
Purtroppo il museo Sakharov, sulla repressione Sovietica,
chiude alle 18.00, non ci resta che passeggiare sull’animata
ulica Bolshaya, lunga via pedonale con bei negozi, bar,
ristoranti e affollata di giovani. Alle 21.00 ci spostiamo
nel parcheggio del monastero Peshorsky che riflette le sue
cupole e le guglie dorate nel Volga; il tutto esaltato da
un infuocato tramonto. Km 706.
Martedì 5 luglio;
partiamo alle 6,30, il sole è già alto e più
20°. Con una pessima circonvallazione, intasata di TIR,
usciamo dalla città e imbocchiamo la M7; si alternano
tratti di ottima superstrada, ad altri sconnessi o in rifacimento
che rallentano l’andatura. Attraversiamo villaggi
con casette di legno, le persiane colorate di verde e azzurro
e spesso scolpite con motivi floreali; nei cortili sono
in mostra, su improvvisati banchetti, frutta e verdura,
uova e funghi. Il paesaggio è cambiato, niente betulle
ai lati della strada, ma sterminate pianure con bassa vegetazione,
campi gialli di colza e grano ancora verde. Arriviamo a
metà mattinata a ZELENODOL’SK; superato il
Volga ci ferma la polizia per un controllo e ci fa notare
che siamo nella repubblica indipendente del TATARSTAN, e
la vicina KAZAN è la capitale.
Qui i letti dei fiumi Volga e Kazanka sono
enormi, con arditi ponti che poggiano su verdi isolotti,
ci avviciniamo alla città. Già da lontano
si notano le guglie e i minareti di chiese e moschee racchiuse
dalle bianche e imponenti mura del Kremlino. Lasciamo il
camper nel grande parcheggio custodito presso il Ministero
dell’Agricoltura. Avevamo previsto una sosta a Kazan,
in quanto, oltre alla visita, poteva essere l’occasione
per ottenere la registrazione del visto. *(obbligatoria
dopo sette giorni di permanenza in Russia). Su internet
avevo trovato l’Hotel Giuseppe, gestito da un Italiano,
e che dista un centinaio di metri dall’ingresso principale
del Kremlino, quindi per prima cosa cerchiamo l’albergo.
Purtroppo il signor Giuseppe non c’è, ma alla
reception ci spiegano che solo se pernotteremo almeno due
notti in albergo, avremo la registrazione dei visti; inoltre
ci assicurano che, essendo il nostro un viaggio itinerante
e in camper, la registrazione non sarà necessaria
e mai potrà esserci contestazione da parte della
polizia; ci fidiamo!! Apprezziamo due ottimi caffè
Lavazza e iniziamo la visita della città. Dalla piazza
1° Maggio entriamo nel Kremlino che dal 2000 è
protetto dall’UNESCO.
Passando sotto l’antica porta, sovrastata
dalla torre dell’orologio che reca alla sommità
una grande stella a cinque punte; percorriamo il viale principale,
dove sono esposte le foto della recente ristrutturazione.
Tra giardini e parchi curatissimi, sorgono i vari palazzi
governativi; nelle vicinanze della Torre Syuyumbike visitiamo
la Cattedrale dell’Annunciazione, e poco oltre la
grandiosa Moschea Kul Sharif, con i quattro minareti protesi
in un limpido cielo azzurro. Dopo la spesa in un rifornito
supermercato, torniamo al camper per pranzare. Nel pomeriggio
percorriamo la via pedonale tra eleganti palazzi da poco
restaurati; incontriamo la Cattedrale Barocca dei Santi
Pietro e Paolo e gli edifici classici della biblioteca e
dell’università Lenin.
Nelle vicinanze del limpido laghetto Kaban, alimentato da
due canali in parte sotterranei che provengono dal Volga,
visitiamo le moschee di Sultanov e Nurullah. Ritornati al
parcheggio troviamo due famiglie di turisti Russi, che girano
in macchina e roulotte con i quali cerchiamo di conversare;
alle 22.00 c’è ancora luce ma stanchi ci ritiriamo
per riposare. Kazan ci ha piacevolmente sorpreso, merita
senz’altro un viaggio. Km 414, e almeno dieci a piedi!!
Mercoledì 6 Luglio;
alle sette siamo pronti per partire, i roulottisti Russi
ci vengono a salutare, e ci indicano sulla carta una nota
località turistica degli Urali dove potremmo rincontrarci
questa sera. Trovo qualche difficoltà a uscire da
Kazan, poi “Silvia” mi accompagna agevolmente
sulla M7. Sino a NEBEREZHNYYE CHELNY la strada è
buona e poco trafficata, poi frequenti lavori in corso per
la costruzione della seconda corsia ci rallentano il passo.
Prima di UFA, presso un tir-park-motel-ristorante-market
e già frequentato in un precedente viaggio, sostiamo
per pranzare, rifornirci di acqua e gasolio. Con una tangenziale
di oltre 40 km evitiamo la caotica città e con la
M5 iniziamo la salita sugli Urali. Il percorso è
impegnativo, non tanto per la strada a tornanti, ma per
il traffico rallentato dai numerosi camion e dai frequenti
controlli della polizia.
Scendendo i tir, costretti a tenere un’andatura
a passo d’uomo, formano lunghe code di veicoli, con
scarse possibilità di sorpasso; chi sopraggiunge
segnala con i fari la presenza degli agenti. Inizia a calare
il sole, ma voglio arrivare a MIASS, località che
già conosco e dove s’innalza il monumento che
divide simbolicamente l’Europa dall’Asia. Sono
le 22.00, spengo il motore nel cortile dell’officina
IVECO; porto in avanti di un’altra ora le lancette
dell’orologio, tre ore in più rispetto all’Italia,
cena e a letto. Oggi intera giornata al volante, solo soste“tecniche”;
monotono il tratto da Kazan a Ufa; bello il passaggio sui
monti Urali e il valico che supera di poco i mille metri;
fortunatamente ci ha accompagnato un bel sole e una temperatura
gradevole, mai superiore ai 30°. Oggi sono 768 i km
percorsi; da casa ne abbiamo fatto 3818.
Giovedì 7 Luglio;
partiamo presto, alle nove raggiungiamo e superiamo CHELYABINSK,
da qui inizia la M51; buona la strada che scorre tra filari
di betulle dai tronchi bianchi che luccicano al sole, campi
sterminati spesso coltivati a colza o grano, e punteggiati
da stagni. Il traffico è composto prevalentemente
da giganteschi tir dal lungo muso, che solitamente viaggiano
in gruppo per aiutarsi in caso di guasti; su questa strada
sono frequenti i distributori e i tir-park. Superiamo KURGAN,
a PETUKHOVO la M51 prosegue per PETROPAVLOVSK e il KAZAKISTAN;
noi per arrivare sulla E30 percorriamo circa 30 km su una
pessima e polverosa pista. Alle 21.30 c’è ancora
luce, superiamo ISHIM, e nel paesino di ABATSKIY ci accoglie
il parcheggio di un grande albergo; cena, bevuta di ottima
birra e a letto per un tranquillo e meritato riposo. In
quattordici ore di guida abbiamo percorso 756 km di monotone
strade, fortunatamente con un cielo azzurro e un bel sole;
tutto procede secondo il programma e senza alcun problema.
Venerdì 8 Luglio;
la E30 ci porta a OMSK; da qui ritroviamo la M51, è
stata asfaltata di recente e ci consente una buona andatura;
purtroppo solito e monotono il paesaggio. Puntualmente rincontriamo
i tir che spesso sorpassandoli ci salutano; dalle targhe
si evince che potrebbero arrivare alla lontana Vladivostok.
Troviamo anche quattro camion super attrezzati tipo “Overland”;
con il CB ci scambiamo i saluti ma niente più, parlano
solo Russo. Con una nuovissima tangenziale di 60 km oltrepassiamo
la grande NOVOSIBIRSK, capitale della Siberia. Spesso si
accende la spia che indica mancanza di acqua nel circuito
di raffreddamento; nel paesino di MOSHKOVO, trovato posto
in un bel tir-park; (80 Rubli) cerco di porre rimedio aggiungendo
“paraflù”; ceniamo, poi i gestori del
bar ci offrono the e pistacchi. Oggi, grazie alle strade
recentemente asfaltate, e allo scarso traffico, abbiamo
fatto ben 980 km e più due fusi orari!!
Sabato 9 Luglio;
ci svegliamo con una leggera pioggerellina, la temperatura
è + 10°; dopo aver controllato il livello del
liquido di raffreddamento, si parte. E’ la M53 che
ci porta a YURGA, entriamo in città che si presenta
grigia e anonima, la attraversiamo alla ricerca di una rivendita
di generi alimentari. La commessa non riesce a capire cosa
vogliamo, nonostante che “pane” lo scandiamo
in quasi tutte le lingue del mondo, il nostro “khleb”,
pane in Russo, non scalfisce minimamente la fantasia della
giovane commessa; usciamo comunque con il pane, ma non ci
azzardiamo a chiedere altro! Anche KEMEROVO, non ci attrae
più di tanto; percorriamo le vie cittadine con un
traffico caotico che, regolato da lunghissimi tempi semaforici,
lentamente si snoda tra palazzoni anneriti dallo smog; la
fiamma che arde altissima dalla ciminiera di una raffineria,
a mo di faro, ci indica la direzione da seguire.
Proseguiamo per MARIINSK, è un villaggio
con belle case di legno; nella piazza centrale c’è
un grande monumento raffigurante una giovane donna e un
bambino che piangono i morti in guerra. In uno spiazzo vicino
a una cappellina ci fermiamo per pranzare; i campi circostanti
sono coltivati a cereali, ma che attendono il sole per maturare.
Presso l’aeroporto di KRASNOYARSK, troviamo una grande
esposizione di aerei Russi in vendita. Con un ardito ponte,
che supera il fiume YENISEY, lasciamo la città; la
campagna circostante è occupata da numerose serre
e i vari prodotti sono caricati sui carri trainati da vecchi
e sbuffanti trattori.
Continua ad accendersi la spia dell’acqua
dell’IVECO, ma essendo piovuto quasi tutto il giorno,
gli schizzi di acqua m’impediscono di capire dove
sia la perdita. Sostiamo a BALAY in un tir-park in costruzione,
chiedo ai ragazzi di rifornirmi di acqua e questi, per pochi
spiccioli, con secchi e imbuto fanno il pieno. Al calar
del sole arrivano molte famiglie che alloggeranno per la
notte in minuscole casette e, vedendo il camper, devo soddisfare
la loro curiosità; poi nel bar ci offrono caffè
e biscotti. Sempre monotono e piatto il paesaggio, boschi
di betulle con i tronchi spaccati dal vento o dal gelo e
campi incolti dove pascolano liberi cavalli e mucche; fortunatamente
bella, dritta e poco trafficata la strada, a parte i soliti
giganteschi tir che giornalmente rincontriamo. Km 788 e
altro fuso orario.
Domenica, 10 Luglio;
partiamo alle 7.00, piove ancora, temperatura +8°; percorrendo
la M53, il pensiero va costantemente al radiatore, ai tubi,
o ai manicotti dell’IVECO. Un monumentale portale
ci immette nella città di KANSK, cerco un meccanico
per porre rimedio alla perdita dell’acqua del motore.
Un ragazzo, che fortunatamente parla Francese, mi accompagna
in un complesso di varie officine, capiscono il problema,
ma essendo festa m’invitano a ritornare l’indomani.
Giriamo un po’ per il centro; niente
male la cattedrale, il teatro e il solito monumento a Lenin
che campeggia nella grande piazza. Per non perdere un giorno
decido di proseguire; la strada che esce dalla cittadina
è un vero “gruviera” con enormi buche
ricolme d’acqua; un ultimo monumento dorato, dedicato
a Lenin, sembra invogliarci a lasciare velocemente la città.
Per diminuire la pressione nel circuito idraulico viaggio
senza il tappo del vaso d’espansione; fortunatamente
il motore non si surriscalda, ogni tanto aggiungo acqua,
e procediamo senza impedimenti. Percorriamo un centinaio
di km sotto una leggera pioggerellina, entriamo nella regione
IRKUTSKAYA e aggiungiamo un’altra ora all’orologio.
La strada diventa una pista fangosa, si procede
a 30/40 km/h; sempre più sovente faccio il rabbocco
d’acqua. Oltre ai miei guai aiuto anche un motociclista
Polacco a rialzarsi dopo una caduta nel fango, poi raggiungo
gli amici, che non si erano accorti di nulla, invitandoli
a tornare indietro. Spesso la ferrovia Transiberiana s’incrocia
con la strada, e sono interminabili le attese per il passaggio
del treno; a NIZHNEUDINSK aspettiamo quasi un’ora
per veder transitare un lunghissimo convoglio carico di
legname. Anche i distributori sono più rari, a volte
sostituiti da camion cisterna, e quando li trovi il gasolio
costa più del solito.
Impieghiamo sei ore per percorrere 170 km,
è la strada peggiore in assoluto, un incubo. Sono
molti i lavori in corso per il suo rifacimento, spero di
trovarla finita al ritorno. Arriviamo a TALUN con il buio,
entriamo in un affollato Tir-Park; il guardiano, con precisione
maniacale ci fa parcheggiare, gratis, presso un vecchio
scuolabus adibito a dormitorio; in uno stanzino maleodorante
e fatiscente ci mostra toilette e doccia, poi augurandoci
buona notte se ne va.
Non ho molta fame, penso a come rimediare alla perdita del
radiatore, sono indeciso se usare il “turafalle”
che mi sono portato o se farlo riparare; ma dove trovare
un radiatorista? Poi crollo per la stanchezza e lo stress;
oggi sono 520 Km.
Lunedì 11 Luglio;
alle 6,30 siamo già pronti per partire; nello scuolabus
dormono tre dei cinque motociclisti Polacchi incontrati
ieri, chissà se arriveranno in Mongolia. Lasciamo
il parcheggio e cerchiamo un’officina, “Silvia”
me ne indica quattro o cinque nei dintorni. Entriamo nella
più vicina, non è attrezzatissima, ma ispira
fiducia il piazzale con numerose auto e Tir in fase di riparazione.
Dopo alcune prove i due giovani meccanici capiscono il problema;
piazzo il camper sulla buca, e con la mia supervisione,
iniziano a smontare pezzi per accedere al radiatore.Trovate
le perdite, in auto mi accompagnano da un ricambista ad
acquistare il necessario per la riparazione. Con vari tentativi
cercano di turare le falle, ma sembra tutto inutile.
Dopo un paio di telefonate arriva il capofficina,
abilmente “strozza ed elimina alcuni tubetti”,
segue la prova di tenuta, e inizia il montaggio. Sono le
16.00, pago per l’intervento 4710 Rubli; dopo lo scambio
d’indirizzi, foto e calorosi saluti, ripartiamo. La
strada ora è asfaltata, si snoda tra pinete e prati
con una vegetazione spontanea di fiori lilla, il sole ne
esalta i colori. Risolto il problema, viaggiamo più
tranquilli, ma devo fare molta attenzione a non investire
le tantissime lepri che invadono la strada. Superata NORY,
sostiamo nel grande parcheggio di un ristorante; curiosando
in cucina, ci ispirano gli spiedini di manzo e le costine
di lepre; per due abbondanti porzioni, pane e ottima birra,
spendiamo 400 Rubli, la sosta è gratis. Solo 280
i km percorsi oggi sulla M53, ma se non avremo altre seccature,
recupereremo domani.
Martedì, 12 Luglio;
partiamo alle 6.30, c’è il sole e la temperatura
è di +12°; la strada non è perfetta e
non superiamo mai i 70 km/ora. I villaggi che attraversiamo
sono formati da izbe, spesso fatiscenti anche se abitate,
e disposte in unica fila lungo la via. Tutte hanno l’orticello
racchiuso da una staccionata, dietro sconfinati campi a
volte coltivati a cereali e colza. Prima di ANGARSK ritroviamo
i quattro “Overland” fermi, ci scambiamo i saluti
con claxon e trombe. Alle porte di IRKUTSK, chiedo a “Silvia”
di condurci in un supermercato, siamo a corto di viveri.
Acquistiamo pane, birra, pesce del lago Baykal già
arrostito e caviale; fragole e meloni di produzione locale,
mentre l’insalata è venduta in vasetti con
terra e radici; finalmente abbiamo anche un buon approccio
con le varie commesse. Pranziamo nel piazzale del mercato
attorniati da numerosi curiosi che cercano di individuare
la nostra provenienza dalla targa e dal “Tricolore”.
Lasciamo la città, dopo un centinaio
di km di buona strada tra boschi di conifere, superato un
passo di quasi 1000 metri, abbiamo una spettacolare visione
di KULTUK, cittadina adagiata sulle rive del lago BAYKAL.
Siamo indecisi se entrare in Mongolia percorrendo la A164,
passando dalla Repubblica di Buriazia e approdare sul lago
KHOVSGOL NUUR. Consultate le carte, preferiamo la M55 che
corre stretta tra la montagna, la ferrovia e il lago, purtroppo
con scarse possibilità di sostare. Nel villaggio
di BABUSKIN, troviamo alcune fontanelle per rifornirci di
acqua; chiediamo il permesso di rimanere per la notte sul
prato di un bar, permesso concesso solo dopo che due ragazzine
hanno munto e allontanato le mucche. Sono le 21.30, con
il sole ancora alto facciamo una passeggiata sulle rive
del lago. Doccia, cena e a letto, domani si partirà
presto, forse potremmo entrare in Mongolia. Km 570.
Mercoledì, 13 Luglio;
è una bellissima giornata, +22° la temperatura;
la M55 progressivamente si allontana dal lago, con continui
sali-scendi attraversiamo grandi boschi di conifere e sconfinati
pascoli con mucche e cavalli. Lungo la strada notiamo un
Monastero che attira la nostra attenzione; è abitato
da una comunità di Buriati che vivono in piena autonomia
e fuori dalla civiltà; hanno, mucche, pecore, pollame
e un rigoglioso orto; ci accolgono con un bel concerto di
campane. Un ponte che supera il fiume SELENGE ci immette
nella bella città, e capitale della Buriazia ULAN-UDE.
Cerchiamo un ufficio di cambio per convertire Euro in Rubli
e in Togrog, la valuta Mongola; il grande orologio della
piazza ci indica che qui sono le dieci, quindi otto ore
in più rispetto all’Italia. Lasciata la città,
seguiamo le indicazioni di “Silvia” per K’ACHTA
e la Mongolia che dista poco più di 200 km.
La strada è discreta, traffico inesistente,
incontriamo solo molte pattuglie di militari; frequenti
i posti di blocco, che, dopo aver controllato i documenti,
ci lasciano proseguire. Qualche Stupa e i primi Buddha,
ci appaiono ai lati della strada; le piante circostanti
sono adornate da nastrini e drappi azzurri e rossi. Vediamo
molte persone che, indossando costumi tipici Mongoli, compiono
riti propiziatori lanciando monetine e accendendo profumati
bastoncini d’incenso. Arriviamo a K’Achta alle
13.00, non abbiamo voglia di mangiare, ma fretta di sbrigare
le formalità doganali Russe e Mongole. Da casa abbiamo
percorso 9880 km e ora ci troviamo nel polveroso piazzale
della dogana Russa in attesa di proseguire il nostro viaggio.
Solo uno scassato furgone ci precede, la polizia,
con il disappunto dell’autista Mongolo, ci fa cenno
di superarlo; suscita molta curiosità il nostro modo
di viaggiare e la nostra lontana provenienza, purtroppo
non riusciamo a conversare con i poliziotti: taliaschi,
spa-ruschi: da ?; no, solo Inglese, Francese e Spagnolo,
rispondiamo noi; e poi ribattono… in Ruschi niet englisc!...Spa-ruschi!
I doganieri ritirano i moduli d’immigrazione e la
carta d’importazione del camper che ci erano state
consegnate nella frontiera di SOPYC; dopo i timbri di uscita
sul passaporto e una sommaria ispezione del VAS, ma solo
per soddisfare la curiosità, lasciamo la Russia.
Percorse poche centinaia di metri, siamo alla barriera doganale
Mongola. Oggi abbiamo viaggiato per 450 Km, e finalmente
siamo in Mongolia.
MONGOLIA
Nel primo pomeriggio del 13 luglio
entriamo nel polveroso piazzale della frontiera Mongola
di Kyakhta; mi fanno superare alcune auto Mongole e Cinesi;
posiziono il VAS nella vasca per la disinfestazione e dopo
che alcuni spruzzini hanno irrorato il sotto-scocca m’invitano
negli uffici doganali. Personale gentilissimo *(molti parlano
Inglese, a differenza dei colleghi Russi) ; controllo e
timbro dei visti sui passaporti; dopo aver compilato e fatto
vidimare i moduli d’ingresso temporaneo del camper
e d’immigrazione, pago 50 Rubli per la registrazione.
A turno tutto il personale ispeziona, ma solo per curiosità,
il VAS, addirittura fotografandosi all’interno e definendolo
"la Gher sulle ruote".
Lasciamo la dogana e nel vicino box, dove
stipuliamo l'assicurazione per il camper, *(1000 Rubli per
trenta giorni) conosciamo Jean, un motociclista Francese
che gira la Mongolia in solitaria. (www.onelife-experience.com).
Dopo circa 30 km di buona A0402 arriviamo a Suhbaatar, sostiamo
di fronte al monastero Buddhista di Khutagt-Ekh-Datsan retto
da un Dalai-Lama donna. Molti passanti si fermano e, mai
invadenti, a gesti cercano di capire da dove veniamo; una
pattuglia della polizia ci invita presso la caserma per
non essere infastiditi. Offriamo la cena a Jean, che appezza
molto, poi lui cerca un albergo e noi, dopo un giro per
la cittadina, raggiungiamo un piazzale presso la stazione
ferroviaria per passare la notte. Oggi è festa *(ultimo
giorno del Naadam), banche chiuse e impossibile cambiare
Euro in Togrog (Tang); così partiamo per Darhan dov’è
segnalato un bancomat. Percorriamo circa 100 km sulla A0402,
la strada è asfaltata ma con frequenti buche; entrando
in città, essendo giorno di mercato, notiamo molta
animazione. Tantissima gente gira per le vie del centro
anche a cavallo, purtroppo c’è una lunghissima
coda al bancomat e non preleviamo.

Troviamo un distributore che fortunatamente
accetta la VISA, e dopo aver fatto il pieno, in un vicino
supermercato, acquistiamo pane, birra e acqua minerale.
La città è di chiara impronta Sovietica, solo
il grande Buddha seduto e luccicante al sole ci ricorda
che siamo in Mongolia; sulla collinetta opposta visitiamo
il monumento del musicista Morin Khuur. Con una nuova circonvallazione
usciamo da Darhan, mancano 180 km per Ulaanbaatar. La A0401
scorre tra dolci colline con verdi prati e tantissimi animali
che ne brucano l’erba, la strada è discretamente
asfaltata, ma molto stretta, e spesso i pochi alberi ai
lati "accarezzano" il VAS. S’incontrano
numerosi "Ovoo", cumuli di pietre con al centro
un palo avvolto da tante bandiere di preghiera azzurre e
rosse. Assistiamo al rito votivo che consiste nel girare
attorno al cumulo di pietre per tre volte e lanciare monetine
e sassi facendo crescere il cumulo stesso; chi non si ferma
annuncia il suo passaggio con tre colpi di clacson.
Frequenti i corsi d'acqua e le piste che,
staccandosi dalla via principale, si perdono in immensi
pascoli punteggiati da candide Gher. Presso un fresco e
limpido ruscello, sostiamo per pranzare, sotto un cielo
terso e azzurro, la temperatura è di 33°; un
vicino Buddha solitario ci osserva. Desta la nostra curiosità,
un altro imponente Buddha che, attorniato da altre divinità,
fa da custode a un grande cimitero, nel quale sorgono numerose
Stupe di varie dimensioni, in base all'importanza del defunto.
In un tempio attiguo assistiamo a una toccante cerimonia
di cremazione. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla periferia
di UB; paghiamo per l'ingresso in città 1000 Tang,
(circa 0,50 €) traffico caotico e grande presenza di
auto Giapponesi, tutte con guida a destra che costringono
gli autisti a veri slalom per superarsi. Strada enorme ma
piena di buche, nessuna indicazione, solo il moderno palazzo
della cultura a forma di vela e visibile da vari punti della
città ci indica il centro.

Dopo una prima ricognizione di Ulaanbaatar,
troviamo un ufficio di cambio nel moderno supermercato Nomin,
poi nel piazzale del cinema-teatro ceniamo e preparato il
programma di visita per l'indomani passiamo indisturbati
la notte. Ansiosi di scoprire la capitale partiamo presto,
non troviamo nessuna difficoltà per girare UB in
camper, le strade sono ancora deserte. Vediamo il palazzo
della Borsa, il Parlamento, con l'enorme statua di Gengis
Khan, il teatro del balletto e il palazzo della cultura:
tutti edifici che si affacciano su piazza Sukhbaatar con
al centro la grande statua equestre dell'eroe nazionale.
All'apertura dei musei visitiamo quello di storia naturale
e il museo nazionale di storia Mongola. Davanti all'ambasciata
Francese ritroviamo Jean, ha un piccolo problema elettrico
alla moto, che io in cinque minuti risolvo; lui in cambio,
in un discreto Russo, ci procura una guida per visitare
l'antica capitale Karakorum. Presso l'ufficio turistico
pranziamo insieme con un’ottima pizza, poi grazie
alla connessione Wi-Fi, mandiamo i saluti a parenti e amici.
Entriamo nel piazzale del complesso Buddhista di Gandam;
i vari templi sono edificati tra basse casupole color pastello
e numerosissime candide Gher.
Visitiamo subito la Pagoda Bianca, l’ingresso
costa 3500 Tang a persona e 5000 Tang per le foto. Il tempio
è stato rialzato con una struttura di legno in stile
Cinese per accogliere il grande Buddha dorato alto 26 metri;
numerosi i devoti che accendendo profumati ceri e lasciano
cibo o denaro nei tanti altarini votivi. Meritano una visita
anche gli altri templi; in uno di questi assistiamo a un
matrimonio, dove tutti indossano costumi tipici. Con il
camper ci avviciniamo a uno dei pochi pozzi presenti in
città, c'è una lunga fila per acquistare l'acqua,
molti riempiono grandi recipienti che poi, con mezzi di
fortuna, portano alle varie abitazioni o tende. Non ce la
sentiamo di sottrarre questo bene prezioso, ci accontentiamo
di soli venti litri di freschissima acqua. Torniamo nel
piazzale del Monastero di Gandam e con il benestare dei
monaci sostiamo per la notte. Con i riti mattutini ci svegliamo,
abbiamo passato una fresca e riposante nottata, siamo così
pronti per una nuova escursione. Ci dirigiamo al Palazzo
d'Inverno Bogd Han, per raggiungerlo superiamo il torrente
Selbe Gol con un moderno ponte.
Entriamo con il camper nel grande parcheggio
per bus, molti autisti si avvicinano per spiare l’insolito
veicolo; sono molto meravigliati quando diciamo che veniamo
dall'Italia, e dopo aver appagato la curiosità, alcuni
si offrono come parcheggiatori, altri come guida per il
palazzo e addirittura ci offrono il biglietto per l'ingresso.
Il complesso è formato da un insieme di sei bellissimi
templi in stile Cinese; purtroppo cortili, giardini e aiuole
sono malcurati forse per mancanza di acqua. All’interno,
le pareti sono adornate da dipinti su seta raffiguranti
le varie divinità, gli altarini straboccano di offerte
e vari strumenti di preghiera; l’ambiente è
saturo di profumo d’incenso. Nel palazzo fanno bella
mostra animali impagliati e numerosi doni offerti al Khan
da personalità straniere. Avanti un paio di km arriviamo
al Buddha Park; parco giochi, dove oltre alle ruote di preghiera
e a un enorme gong, s’innalza la più alta statua
di tutta la Mongolia, quasi 30 metri, dedicata al Buddha
Sakyamun. Sulla vicina collina troviamo lo Zaisan, memoriale
Sovietico dedicato ai soldati e agli eroi ignoti.

Torniamo verso il centro città e per
fare rifornimento di acqua entriamo nel parcheggio dell'hotel
Peace Bridge. Il custode ci fa capire (in Mongolo) che solo
se sosteremo per la notte e pagando 5000 Tang potrebbe darci
l'acqua; le trattative vanno per le lunghe, poi fortunatamente
ricompare Jean, che ha preso alloggio nello stesso albergo,
e si accorda per parcheggio camper e acqua a 3500 Tang;
conclusione, dormiremo nel piazzale e notte-tempo ci faranno
il pieno. Fiduciosi nel rifornimento ci concediamo una rinfrescante
doccia con la poca acqua rimasta, cena e dopo aver cercato
inutilmente la connessione internet, andiamo a letto.
Al risveglio notiamo che il serbatoio è
ancora in "riserva", il custode si scusa ma per
mancanza di acqua non ha potuto fare il rifornimento, ci
dà in omaggio quattro bottiglie di minerale e ce
ne andiamo. La guida EDT dice che uscendo dalla città,
percorrendo la strada A0501, dopo circa 50 km si può
visitare il grande monumento dedicato a Gengis Khan e il
vicino Terelj park. Con molta difficoltà per il traffico,
il pessimo stato della strada e per mancanza d’indicazioni
arriviamo nel bel villaggio di Nalayh.
A un bivio prendiamo per il parco, ma ben
presto ci dobbiamo arrendere, sono tante le piste che si
diramano dalla strada asfaltata; strada che termina in un
piazzale straboccante di auto, e con i pastori Mongoli che
offrono i loro pregiati cavalli Takhi per l'escursione.
Dopo una breve passeggiata, su un bellissimo prato punteggiato
di "stelle alpine", e con il dolce gorgoglio di
un limpido ruscello, pranziamo. Offriamo un caffè
ai pastori, e foto alla mano, chiediamo per il monumento:
chi dice avanti, chi a destra, chi a sinistra, molta curiosità
per vedere il camper, ma poca efficienza nel fornirci informazioni
precise.
Una signora in auto ci fa cenno di seguirla, ma poi prende
per bruttissimo sentiero e non ce la sentiamo di andare
oltre. Tornati sull'asfalto, alcuni ragazzi ci indicano
una pista e ci fanno capire che in pochi km *(22!!) vedremo
la gigantesca coda d'acciaio del cavallo, e così
è, ma giuro che cominciavo a "sudare".
Nel grande piazzale lasciamo il VAS, e notato due ragazzi
che innaffiano i fiori chiedo se fosse possibile fare il
rabbocco del serbatoio dell'acqua, senza pensarci un attimo
inseriscono il tubo nel bocchettone e fumando una sigaretta
visionano dall'esterno il camper.
Noi andiamo a visitare il gigantesco monumento
di un luccicante acciaio; paghiamo 20000 Tang e con un moderno
ascensore arriviamo alla criniera e alla testa del cavallo
da dove si ammira uno stupendo panorama sulle colline circostanti
con numerosi animali che pascolano liberi. Anche il museo
dedicato a Gengis Khan merita un’accurata visita;
ma la bellezza è data dalla grandezza e del luogo
dov'è costruito, il tutto esaltato da uno spettacolare
e infuocato tramonto. Tornati al camper, il serbatoio è
pieno, i due giardinieri scomparsi, e le guardie ci invitano
a uscire per la chiusura dei cancelli. In un vicino prato
con alcune Gher di pastori ci fermiamo per cenare e dormire;
dei 50 km menzionati dalla guida EDT, ne abbiamo percorsi
oltre duecento!!
Altra tranquilla nottata, all’apertura
della porta del camper, troviamo due giganteschi cani e
al loro abbaiare, dalle Gher, arrivano due splendide ragazze
con due ciotole di “ disgustoso e rivoltante”
latte di cavalla acido, prelibatezza locale, ma che non
riusciamo a ingurgitare!! Ricambiamo con alcuni pacchetti
di biscottini. Dopo altre foto al “nostro” accampamento
e al monumento di Gengis Khan partiamo per UB, sappiamo
che nella periferia sud della città c’è
il “mercato nero”, è il più grande
mercato della Mongolia, dove si vende di tutto. Sono quasi
le undici quando parcheggiamo il VAS nel grande piazzale
tra auto, furgoni e carri trainati da cavalli; sono molti
i curiosi che cercano di capire il modello e la provenienza;
ci chiedono se siamo “Americani”!!
L’ingresso alle contrattazioni è
a pagamento, 300 Tang a testa; ci dirigiamo negli hangar
destinati alle merci tecnologiche, la stragrande maggioranza
arriva da Russia, Cina e Giappone. Molto più interessanti
sono le tante bancarelle che propongono articoli di produzione
Mongola: seta, stoffe, vestiti e costumi tipici; tende,
attrezzature da campeggio e gli ultimi modelli di Gher *(con
tanto di personale che insegna a montarle); utensili agricoli,
selle, finimenti per cavalli. Interessanti e rinomati i
caratteristici stivali Mongoli; anche gli archi e frecce,
costruiti artigianalmente con ossa di Yak, sono articoli
molto apprezzabili, vere opere d’arte, ma, a nostro
avviso, dai costi elevatissimi. *(stivali=250/300 $; arco
e due frecce=400/500$).
Ci accontentiamo di fare numerose foto; alla
domanda:“a-cu-da”; (da dove vieni??) rispondiamo
Italia, e tutti acconsentono di buon grado a farsi riprendere
nelle varie attività. Pranziamo, poi ci dirigiamo
in centro presso il supermercato Nomin, dove troviamo anche
prodotti Italiani, tra i quali notiamo: Trentin-grana, pasta
Barilla, aceto balsamico di Modena, olio di oliva, lambrusco
di Sorbara e diversi vini Italiani, biscotti Bucaneve e
l’immancabile Nutella; al quarto piano vendono articoli
di artigianato locale e souvenir. Con il camper ci portiamo
vicino al Circo Nazionale della Mongolia, dove si svolge
il campionato Mongolo di contorsionismo; purtroppo non ci
sono più posti per assistere allo spettacolo, così
ceniamo e dopo una passeggiata, a letto, domani alle sette
avremo appuntamento con Michelle per andare a Karakorum.
Michelle arriva puntualissima, è una
dolce ragazza di ventidue anni che ci farà da guida
per andare alla scoperta dell’antica capitale Mongola;
subito ci dice che è la prima volta che accompagna
i turisti e si scusa se non sempre sarà all’altezza
del compito, parla un ottimo francese e questo ci basta.
Preso posto al mio fianco sul camper, con una scorciatoia
ci fa uscire velocemente da UB, prendiamo la A0301, è
una moderna strada a due corsie per senso di marcia. Traffico
scarso di veicoli, ma molti i pastori a cavallo che conducono
grandi mandrie di animali sulle verdi colline; incontriamo
i primi yak dal lunghissimo e pregiato pelo e anche molti
uccelli rapaci.
Arrivati alla periferia di Lun, la strada
finisce in un insidioso guado che dobbiamo superare per
riguadagnare l’asfalto. Raggiunta Rashant, per una
pista, deviamo verso il piccolo deserto di Hogno Han Uul
e Michelle ci propone un’escursione a cammello sulle
vicine dune. Al ritorno visitiamo la Gher dei cammellieri,
e noi mostriamo loro il camper; dopo di che ci sconsigliano
di proseguire con il nostro mezzo perché i lavori
in corso verso Karakorum potrebbero impedirci di raggiungere
il sito. Siamo dispiaciuti, ma accettiamo il consiglio,
ci procurano un fuoristrada con autista e lasciamo il VAS
parcheggiato tra le Gher. Pranziamo in un vicino ristorantino
con riso alla “mongola”, carne di yak cotta,
birra e l’immancabile latte di cavalla. Con un gran
caldo ripartiamo, per i primi km ci sembra esagerato il
suggerimento dei cammellieri, strada quasi perfetta, ma
poi c’è una deviazione di 40 km per lavori
in corso e l’autista si deve destreggiare per scegliere
la pista migliore e non impantanarsi.
Ancora asfalto sino a Raashaant, poi si deve
prendere un’altra insidiosa pista per scollinare,
siamo a oltre 2000 metri di quota e mi rendo conto che con
il camper sarebbe stata dura; *(chi lo tira fuori un “bestione”
di quasi 40 quintali??). A un primo bivio troviamo l’indicazione
per Harhorin (Karakorum), prendiamo la A0601; altro bivio
e dopo 15 km intravvediamo la cinta muraria dell’antica
capitale. Michelle s’informa sulla possibilità
di avere una sistemazione per la notte, la trova presso
Gher Hubilay Haan. Lasciati i nostri bagagli, iniziamo l’escursione
alla vecchia città e ai vari templi Buddhisti che
sono racchiusi in un quadrilatero di possenti mura, alternate
da ben 108 Stupe. L’ingresso costa 3500 Tang a testa,
visitiamo tre templi-museo, ricchi di statue, maschere,
amuleti e dipinti su seta e stoffe; nel tempio Tibetano,
il più antico, sono in corso dei suggestivi riti
di preghiera.
Dopo numerose foto al sito, alla cinta muraria
e alla grande tartaruga in pietra, simbolo di longevità,
andiamo al monumento delle conquiste di Gengis Khan. Sul
monumento a forma di tenda, e che dalla collina domina la
piana del fiume Orkhon, sono raffigurati tutti i territori
conquistati dal grande condottiero; prima di ritornare alla
nostra Gher vediamo la “roccia fallica”. Al
campo ceniamo (male) con altri turisti francesi e tedeschi,
poi ci ritiriamo nella nostra tenda. Notte insonne per la
scomodità del letto e per il caldo. Di buon mattino,
fatta colazione, si parte per il sito archeologico di Bilge
Khagan; nella zona è stata ritrovata una tomba e
due stele di origine Turca; questi e altri reperti sono
sistemati nel nuovissimo museo aperto da poche settimane.
Michelle ci vuole portare al lago Ogiy Nuur
per farci ammirare la bellezza del paesaggio, e non rimaniamo
delusi. La pista per 30 km si snoda tra verdi colline, numerosi
cavalli pascolano liberi tra pecore, cammelli e yak; spesso
disturbiamo qualche aquila che a fatica prende il volo;
all’improvviso scorgiamo il lago, racchiuso tra monti
piantumati a conifere e betulle; alcuni ragazzi fanno il
bagno e altri fiocinano grossi pesci. Torniamo per pranzo
al campo Gher, poi ripresi i nostri bagagli, riguadagniamo
la via del ritorno. Giunti al nostro camper, salutato l’autista
e i cammellieri, torniamo a UB accompagnati da bei ricordi
e da violentissimi scrosci d’acqua. Commossi salutiamo
Michelle, oltre al dovuto doniamo un pacco di spaghetti
e una bottiglia di vino.
Per questa escursione abbiamo speso 270 $,
e percorso 740 km. Usciamo per circa 70 km da UB, presso
un accampamento di pastori chiediamo la possibilità
di sostare, e dopo il rito della visita del camper, ci concedono
di parcheggiare dove vogliamo; su un bellissimo prato cerchiamo
solo di non calpestare le numerose “stelle alpine”;
ceniamo sotto la veranda e i numerosi bambini fanno la spola
per donarci formaggio, pane e naturalmente latte di cavalla.
Nottata stupenda, prima di lasciare il campo regaliamo giochi,
indumenti, quaderni e pennarelli per i bimbi, e torniamo
in città. Lasciamo il VAS tra miseri palazzi in cemento
armato che celano l’imperdibile monastero-museo di
Choylin Lama; l’ingresso costa 5000 Tang a testa e
ben 12000 per le foto, ma ne vale la pena.
Il complesso consta di cinque templi dedicati
alle varie divinità, in uno di questi sono esposte
alcune delle più belle maschere Tsam; maschere dalle
espressioni terrificanti, per scacciare gli spiriti maligni
e che vengono ancora indossate per rappresentazioni teatrali
e culturali. Usciamo appagati della visita e con un bel
resoconto fotografico. Torniamo al supermercato Nomin per
fare qualche acquisto di generi alimentari e souvenir; presso
l’ufficio turistico ci colleghiamo a internet per
scaricare la posta e messaggiare con parenti e amici. Lasciamo
la città, foto al camper con la scritta GOODBY ULAANBAATAR,
e dopo il rifornimento di gasolio, ripercorriamo i 220 km
sino a Darhan, qui prendiamo la A1001.
Pessimi i primi 10 km su una scassata strada
in cemento; poi un nuovissimo asfalto che serpeggia tra
campi ben coltivati, ci porta a Baruunburen. Chiediamo come
poter raggiungere il monastero di Amarbayasgalant; tra le
varie opportunità accettiamo quella di seguire un
signore che in moto, con moglie e figlia, si offre di accompagnarci.
Fortunatamente parla un poco di Inglese, ma ciò non
basta per convincerci a proseguire; dopo 4/5 km la pista
peggiora e diventa impossibile per il camper, torniamo così
nel villaggio. Presso un misero negozietto sostiamo, in
attesa di prendere una decisione; arrivano molte persone
e con il frasario e alcune foto cerchiamo di spiegare che
siamo lì poiché vogliamo andare al monastero.
Un signore, che ci sembra ubriaco, aiutato
dal farmacista che parla un minimo d’inglese, ci dice
che con il nostro camper sarà impossibile arrivarci,
ma che l’indomani potrebbe procurarci un’auto
con autista; fiduciosi ringraziamo, ceniamo e passiamo la
notte in perfetta solitudine.
Alle sei, complice l’abbaiare di numerosi cani, ci
svegliamo, fatta colazione attendiamo che arrivi qualche
persona. Le otto, le nove, non si vede anima viva; poi pigramente
giunge il farmacista, ci fa segno di aspettare e se ne va;
arriva il signore *(ben sobrio questa mattina!!) fa un paio
di telefonate e alle dieci circa vediamo arrivare un vecchio
macchinone Russo. L’anziano conducente ci chiede 60000
Tang, Adele ribatte 10000, l’autista sale in auto
e fa cenno di andare via, lo fermo, ci accordiamo per 35000
Tang compreso della benzina. Partiamo, e ci accompagna anche
il signore; utilissimo è il frasario per cercare
di “dialogare”; scopriamo che sono genero e
suocero, minatori disoccupati, ora contadini e pastori.
Ben presto ci rendiamo conto che sarebbe stato
impossibile percorrere queste piste con il camper, per il
pessimo stato, i numerosi guadi e la totale mancanza d’indicazioni.
Alla mia domanda, se fosse possibile raggiungere il monastero
con quest’auto, il taxista “dice”: “Ho
venduto il cavallo per comprare quest’auto, e con
quest’auto devo andare dove andavo con il cavallo!!!”
“Giusto, ribatto io”. Tra colline coltivate
a cereali, pascoli, greggi, in un paesaggio mozzafiato,
scatto numerose foto. Dopo una foratura, mancando il crik,
do una mano a sistemare l’auto su una pila di pietre
per sostituire la gomma; risolto il problema, gli accompagnatori
si rinfrescano in un torrentello e abbondantemente ne bevono
l’acqua. Proseguiamo, attraversiamo un campo Gher
per turisti, e un villaggetto formato da numerose casette
di legno abitate di alcuni “sciamani”; in lontananza,
in una radura, ci appaiono le mura del monastero.
Sulle colline retrostanti tra numerose “Stupa”
sorgono due gigantesche statue di Buddha; con una bella
e scenografica scalinata saliamo al loro cospetto, gli “amici”
ci propongono di fare le offerte rituali. Entriamo nel complesso,
e accompagnati da alcuni giovani Lama, che si offrono come
improvvisate guide turistiche, visitiamo gli otto templi
in stile Cinese e dedicati alle varie divinità; sugli
altarini, numerose statue di Buddha, alle pareti bellissimi
dipinti su stoffa e seta. Nel tempio principale, consacrato
a Tsogchin Dugan, assistiamo a una bellissima cerimonia
di preghiera. Presso la torre della campana c’è
aperto un piccolo bar, dopo esserci rifocillati con biscotti
e dolci, lasciamo questo luogo “magico” veramente
imperdibile. Vista la nostra soddisfazione, gli “amici”
ci propongono di visitare la valle del fiume Orkhon. Questa
valle è disseminata di tante Gher di nomadi, che
vivono apparentemente lontani dalla civiltà, ma tutti
hanno la moto o l’auto, il cellulare, i pannelli fotovoltaici,
l’antenna parabolica e spesso il computer.
Alcuni pastori allevano cammelli addestrati
per le gare di polo, sport nazionale; altri si dedicano
alla caccia delle marmotte e altri animali da pelliccia.
Tra un guado e l’altro, arriviamo in un “campeggio”
affollato di bambini, e presentati come “amici Italiani”;
poi s’intraprende la via del ritorno, accompagnati
da numerosi ragazzi a cavallo. Tornati in paese, foto con
i famigliari del taxista, scambio d’indirizzi e dopo
interminabili saluti ci dirigiamo verso Bulgan. Percorriamo
la A1102 sino a Erdenet, dove esiste uno dei più
grandi giacimenti di rame al mondo.
La città è di marcata impronta
Russa, è molto animata e sembra ci sia un discreto
benessere. Arriviamo alla miniera a cielo aperto, sembra
possibile la visita ma occorre fare in fretta perché
al tramonto chiude; causa le lungaggini delle guardie addette
alla registrazione dei permessi oggi non riusciamo nell’intento,
torniamo in città e presso il Selenge Hotel ci sistemiamo
per la notte. Saputo che oggi, inspiegabilmente, non sarà
possibile visitare la miniera, lasciamo la polverosa Erdenet
per Darhan, e quindi la frontiera con la Russia.
Non abbiamo fretta e strada facendo ci gustiamo
questi splendidi paesaggi esaltati da un limpido cielo azzurro
e una luminosa giornata. Improvvisamente ci supera un ragazzo
a cavallo con uno sgargiante costume tipico, ci si para
davanti e “pretende” una foto: lo accontento
e saputo che siamo Italiani, porgendo la mano sul cuore,
ci augura buon viaggio. Darhan già la conosciamo,
ma spulciando tra le guide, Adele scova due curiosità:
il monastero Kharaagiin, e in un vicino villaggio, un laboratorio
artigianale per la costruzione di archi e frecce. Nella
città vecchia, soffocato da palazzi fatiscenti, visitiamo
il monastero; è un edificio di legno, ma con un’armoniosa
struttura, il tetto a pagoda in stile Cinese; nel curato
giardino antistante svetta un albero avvolto da numerose
sciarpe votive di seta rosse e blu. Proseguiamo direzione
Suhbaatar, deviando per Dulaankhaan, ma non riusciamo a
trovare il laboratorio di archi e frecce; con il benestare
dei ferrovieri ci accampiamo presso la stazione Trans-Mongolica
Pechino-Mosca e passiamo la notte tra possenti locomotive
a gasolio.
Dopo aver disegnato su un foglietto arco e
frecce chiedo informazioni per arrivare alla fabbrica. Una
giovane e bella signora si offre di accompagnarci; salita
sul VAS è più interessata a visionarlo che
indicarmi la strada; spesso deve chiedere e informarsi su
come raggiungere il laboratorio, ma alla fine lo troviamo.
E’ uno dei pochissimi artigiani rimasti e riesce a
costruire solo 3/4 archi l’anno, per la grande richiesta
vanno ordinati con parecchi mesi di anticipo. Orgogliosamente
ci mostra le varie fasi della lavorazione, poi alla mia
richiesta di acquistarne uno mi invita a lasciare un acconto
e ripassare nel 2013!!
Riportiamo a casa la signora, ringraziandola con un pacchetto
di spaghetti e una scatola di biscotti, poi ripresa la A0402
ci apprestiamo a lasciare la Mongolia. Nei pressi di Suhbaatar
mi ferma la polizia, non chiede i documenti, ma infila sotto
al tergicristalli un foglietto e sul palmo della mano scrive:
3000 Tang; al mio rifiuto, toglie il foglietto e mi fa segno
di seguirlo.
Dopo aver percorso un paio di km, si ferma,
mi fa cenno di mettermi su un prato presso altri furgoni
e auto; ripete il gesto di prima: foglietto sotto il tergi,
richiesta di 3000 Tang e… finalmente capiamo che altro
non è che il tiket per poter parcheggiare e partecipare
ad una festa. C’e un gran movimento, intere famiglie
nel costume tradizionale, lottatori di Sumo che si allenano,
altri a cavallo. Sui prati sono sistemate numerosissime
Gher, da dove entrano ed escono uomini e donne tutti indaffarati
a preparare cibarie varie da cucinare in grandi e improvvisate
cucine da campo, barbecue o enormi pentoloni appesi sul
fuoco. Tutti accettano di farsi fotografare nelle loro attività
e nei loro stupendi costumi. Molti ci invitano a pranzare
con loro, ma dopo qualche assaggio il cibo non ci soddisfa
e educatamente salutiamo.
Una ragazza, in inglese, ci spiega che è
la festa finale e nazionale del Naadam. Ci accompagna nel
vicino stadio, dove si svolge la cerimonia di apertura dei
giochi; giochi che consistono nella gara di tiro con l’arco,
gara di lottatori di Sumo, e corse a cavallo per bambini
e adulti. E’ da brividi sentire l’inno nazionale
cantato da un tenore, poi atterrano i paracadutisti con
enormi bandiere della Mongolia; seguono vari balletti coreografici
di ragazze e bambine, accompagnati da musiche prodotte da
strumenti tradizionali.
La maggior parte degli spettatori indossano il copricapo
della propria etnia e il costume tipico; molti, specie gli
anziani, chiedono di essere fotografati, hanno appuntato
sul petto le medaglie dei vari raduni. Una troupe televisiva
locale, ci riprende, poi0 ci intervista; rimangono meravigliati
quando diciamo che siamo Italiani e ancor di più
che siamo arrivati lì con un Motorhome, tanto che
vogliono vederlo e fotografarlo; poi ci regalano una loro
bandiera, dove campeggia l’indecifrabile scritta:
“Amici della Mongolia”.
Continuiamo a guardare le varie attività
sportive, la più emozionante è la corsa dei
bambini a cavallo; cavalcano a ”pelo”, è
una specie di staffetta, c’è un grande agonismo,
e spesso li vediamo piangere per non essere arrivati al
traguardo. Il sole sta tramontando, vogliamo trascorrere
un’altra notte in questa splendida nazione che ci
ha emozionato con questa inaspettata festa. Ci lasciamo
coinvolgere, e ospiti d’improvvisate tavolate, tra
uno spuntino e l’altro, beviamo latte di cavalla e
wodka. Un gruppo canoro si esibisce con canti popolari Mongoli,
poi ci deliziano con alcune romanze Verdiane, e ci augurano
buon viaggio con “O sole mio” e “Nel blu
dipinto di blu”; così termina la serata, ci
ritiriamo soddisfatti nel camper.
Bella nottata, con il sole già alto
partiamo per Altanbulag, spendiamo gli ultimi Tang in wodka,
poi ci avviamo alla vicina frontiera di Kyakhta e ci presentiamo
ai doganieri. Vengono apposti i timbri d’uscita sui
passaporti e sul permesso d’importazione temporanea
del camper; nessuna ispezione del mezzo; calorose strette
di mano con alcuni doganieri e imperioso saluto militare
alla nostra partenza; poche centinaia di metri e siamo nella
dogana Russa di K’Achta. Dopo dodici giorni di Mongolia
rientriamo in Russia, visiteremo senza fretta il lago Baikal,
le tante e belle città della Siberia, della Russia
Asiatica ed Europea. Il veloce viaggio di andata verso la
MONGOLIA, quasi 10000 km in tredici giorni, non ci ha dato
il tempo di soffermarci nelle molte città incontrate
lungo il percorso; dopo l'esperienza "Mongola",
avendo ancora molti giorni a disposizione e tanta voglia
di vedere, diamo sfogo alla nostra curiosità.
Diario di bordo del
viaggio di ritorno
Oggi è domenica 24 Luglio 2011,
ore 8,45, usciamo facilmente dalla dogana Mongola, in quella
Russa ci siamo solo noi; ho sempre molta difficoltà
per compilare il solito modulo scritto solo in Cirillico
riguardante il camper e il nostro itinerario. Quando mostro
sulla carta stradale il tragitto e che, dopo aver visitato
ELISTA, VOLGOGRAD e ASTRAKHAN, usciremo in Ucraina presso
NOVOSACHTINSK, il militare, togliendosi il cappello e simulando
di tergersi il sudore, sbotta: kilometer, kilometer, kilometer!!,
poi di buon grado mi aiuta a compilare la dichiarazione!
SLOBODA, sobborgo di K’ACHTA e cittadina di frontiera,
è abbastanza fatiscente, noi la giriamo principalmente
alla ricerca di una fontanella.
Nel piazzale antistante ai vecchi magazzini
generali c'è una statua di Lenin, e nei pressi una
cattedrale Ortodossa in via di ristrutturazione; ai muratori,
che riparano il tetto di lamiera, chiedo di potermi rifornire
di acqua; poco più avanti faccio anche il pieno di
gasolio *(in Russia costa la metà rispetto alla Mongolia)
quindi via verso il lago BAYKAL. La discreta strada corre
tra colline non sempre coltivate, pascoli e bassa vegetazione,
il traffico è inesistente; ci fermiamo a pranzare
lungo le rive del fiume Selenge, che nasce in Mongolia e
che poi alimenta il lago Baykal.
Raggiunta IVOLGINSK, deviamo per una decina
di km sino a scorgere il monastero Tibetano che sorge in
una pittoresca steppa pedemontana. L'ingresso è libero,
il complesso è costituito da sei templi nei quali
assistiamo a varie cerimonie. Sono molto coinvolgenti i
riti votivi, tanto che anche noi ci immergiamo nella cultura
Buddhista e avvolgiamo con drappi di sgargiante seta azzurra
e rossa i totem sacri. Mucche e pecore pascolano indisturbate
nel complesso Buddhista, mentre numerosi cani ci seguono
sperando in un boccone; passiamo la notte nel piazzale antistante.
Oggi abbiamo percorso senza fretta 190 Km.
ULAN UDE è la nostra prossima meta,
all’andata ci è parsa una bella città;
un moderno ponte che supera il fiume Selenge ci porta in
centro; presso la piazza principale, dominata dall'enorme
testa di Lenin, lasciamo il VAS. Con un tenue sole percorriamo
pulitissime e curate strade, vediamo il bel teatro, il severo
palazzo del municipio e la fontana musicale. Superato un
arco di trionfo, passeggiamo nell'affollata isola pedonale;
sullo sfondo s’intravvedono le guglie e le cupole
dorate della cattedrale che svettano dalle alte mura dipinte
di azzurro tenue e bianco. Per non ripercorrere la monotona
la M55, Adele mi convince a fare una deviazione di 60 km
per vedere il delta del Selenge e il Baykal meno turistico.
Lungo la discreta strada che serpeggia tra
lago e tundra, vediamo un susseguirsi di povere izbe di
legno. Molti bambini a cavallo fanno la spola, e con recipienti
di fortuna, attingono acqua dal lago e riempiono le grandi
botti, poste nei cortili, per l’uso quotidiano. A
KABANSK, nella piazza principale, foto alla grande mano
in cemento che sorregge una fiaccola commemorativa; giunti
a POSOLSKOE, visitiamo la bella chiesa Ortodossa tutta bianca
che si riflette nel lago. Ripresa la M55, viaggiamo per
molti tratti a 50/60 km/h per il pessimo stato della strada,
comunque alle 21,00 arriviamo a BAIKALSK, e sostiamo direttamente
sulle rive del BAYKAL. Dopo cena conversiamo piacevolmente
con una famiglia di Russi in vacanza; poi m’invitano
a tuffarmi nelle fredde acque per cercare sul fondo i sassi
con pagliuzze d'oro. Alle 23.00, con un bellissimo tramonto
e una temperatura di 10°, salutiamo gli amici con vino
e vodka. Km 410.
A KULTUK la strada lascia il lago, e dopo
i primi tornanti si ha una bella vista del Baykal; numerose
bancarelle vendono l’Omul, tipico pesce simile al
temolo, affumicato e seccato al sole. IRKUTSK si preannuncia
con l’enorme monumento “falce e martello”;
iniziamo la visita in camper, lasciandolo parcheggiato di
volta in volta presso i monumenti più importanti.
Sul fiume Angara vediamo la chiesa del Salvatore e la fiamma
eterna, poi il monastero di Znamensky edificato in un bel
parco, quindi la diga e la storica nave rompighiaccio Angara.
Sostiamo su via Marska attirando la curiosità di
numerosi passanti, con la solita domanda: A-cu.da ?? = da
dove vieni ??; rispondiamo che siamo turisti Italiani e
torniamo dalla Mongolia.
Alcuni studenti si offrono di accompagnarci
in un caratteristico quartiere, composto da sole case di
legno, alcune fatiscenti, altre ben tenute e riccamente
intarsiate, segno evidente di un florido passato. Nella
zona pedonale, in un bel mercato all’aperto, acquistiamo
pomodori, noci-pesche e dolcissime fragole. Lasciamo la
città e finalmente una bella strada ci porta a LISTVYANKA,
cittadina turistica affacciata sul lago.
Sono molte le “dacie” costruite
presso la riva, notiamo anche qualche moderno albergo. Nel
piazzale vicino al porto sono montate alcune tende di turisti,
noi parcheggiamo il VAS, e passeggiando sul lungolago cerchiamo
un ristorante per cenare. La tradizione locale vuole che
chi cucina non abbia il locale dove mangiare, quindi ci
accomodiamo in una capanna a palafitta lambita dall’acqua;
subito due copie di giovani Russi si aggregano e offrendoci
birra e vodka ci consigliano cosa ordinare: pollo alla brace.
Tra un boccone e l’altro cerchiamo
di conversare, poi gli amici pagano "l’affitto”
della capanna e presi dai fumi dell’alcol vanno a
sedersi con i piedi in acqua ad ammirare il bellissimo tramonto.
La cena ci costa 650 Rubli, ottimo il pollo e le numerose
salsine; sono le dieci di sera, diciotto gradi la temperatura
e più otto ore di fuso rispetto a casa. Raggiunto
l’ufficio turistico, cerco senza successo di collegarmi
a internet, poi con il cellulare contattiamo nostro figlio
per informarlo che siamo tornati in Russia. Solo 320 i Km
percorsi oggi, con una bella giornata di sole, abbiamo visitato
due belle città, e passato alcune ore sullo splendido
lago Baykal.
Lasciamo il Baykal alle 9.30; oggi sarà
una lunga tappa di trasferimento, la M 53 la ricordo in
buono stato e scarsamente trafficata; vorremmo arrivare
a TULUN per ringraziare i meccanici che hanno riparato il
radiatore, e che per ora non ha dato problemi. A IRKUTSK
acquisto pane, birra e due Omul appena affumicati, poi iniziamo
a macinare kilometri. La strada fiancheggiata da file di
abeti e betulle è pianeggiante, dritta e monotona
e scorre tra prati di fiori spontanei viola.
Si viaggia a 100/110 km/h non c’è
traffico, e la polizia in Siberia è meno severa e
presente. Spesso ci infondono preoccupazione, e ci fanno
rallentare, i numerosi cippi a ricordo di gravi incidenti.
Solo vicino a CHEREMKHOVO s’intensifica il traffico;
nei circa 120 km per arrivarci abbiamo incontrato non più
di 50/60 automezzi. Alle 19.00 arriviamo a NORY e sostiamo
nello stesso posto dell’andata; purtroppo il ristorante
è chiuso; alcuni camionisti, simpaticamente, ci consigliano
di catturare e cucinare i tanti conigli selvatici; preferiamo
cenare nel camper. Sarà per la noia o la stanchezza,
ma solo 365 i kilometri percorsi oggi.
Mercoledì 27
Luglio; oggi ci attende il più infernale
percorso di tutto il viaggio, quei 170 km di piste fangose,
spero solo che in quindici giorni i lavori siano terminati.
Alle 9.00 siamo a TALUN, l’officina è ancora
chiusa e noi proseguiamo. Notiamo che molti tratti di strada
sono stati asfaltati, e ufficialmente non collaudati, ma
seguendo altri automobilisti ne percorriamo abusivamente
lunghi tratti. Alle 22.00 entriamo nella caotica KRASNOYARSK,
una delle città più grandi della Siberia;
trovo posto nel piazzale di un laboratorio ottico, in pieno
centro; stiamo cenando, quando arriva una pattuglia della
polizia, e dopo aver controllato i documenti, con un “niet
problem” ci saluta. Passiamo la notte indisturbati.
Km 822.
Giovedì 28
Luglio; con calma lasciamo il parcheggio
e giriamo per la città alla scoperta dei luoghi più
caratteristici, ci accompagna un pallido sole. Gli edifici
storici sono racchiusi tra via Lenina e Karla Marska, due
lunghe arterie parallele che terminano in piazza Mira, dove
troneggia la statua di Rezanov, diplomatico Russo. Varcato
l’arco di trionfo, sostiamo in un grande piazzale;
da qui parte un ponte pedonale che attraversa il fiume Yenisey
e raggiunge la bella città-giardino adagiata sulle
rive del limpido corso d’acqua.
A piedi visitiamo la Cattedrale dell’Intercessione
e la chiesa della Resurrezione, piene d’icone e inondate
d’incenso; fotografo il suntuoso palazzo del governo
e, nella piazza di fronte, la gigantesca statua di Lenin.
Due begli edifici di legno intarsiato attirano la nostra
curiosità; una è la casa-museo del pittore
Surikov. Ripreso il camper saliamo sulla collina Karaulnaya,
dove sorge la cappella Chasovnya, simbolo della città
e raffigurata anche sulla banconota da 10 Rubli.
Pranziamo, poi ripresa la M53 senza problemi e perdita di
tempo in quattro ore arriviamo a MARIINSK; in un grande
supermercato facciamo una discreta scorta di alimentari
e pregiato caviale; fatto rifornimento di gasolio ripartiamo
per KEMEROVO. A BEREZOVSKIY incappiamo in un violentissimo
temporale, con vento e grandine; ci fanno pena le persone
che camminano lungo la strada senza nessuna protezione,
o altre che cercano di vendere ortaggi incuranti della pioggia:
ci saranno abituati!! Arriviamo a TOPKI alle 20.00, entriamo
nel parcheggio di un ristorante per camionisti, ceniamo
con i “vareniki”: tortelli con ripieno di carne
per Adele e di formaggio per me, patate al forno e birra,
spendiamo 280 Rubli. Abbiamo percorso 550 kilometri.
Venerdì 29
Luglio; partiamo alle 7.00, finalmente è
tornato il sole; a YURGA deviamo per TOMSK, molto bella
la strada che, tra campi coltivati a cereali, ma non ancora
maturi, ci permette di raggiungere la città in un’ora.
Percorrendo ulica Lenina arriviamo alla Cattedrale Ortodossa
dell’Epifania, è in corso una funzione e non
ci consentono di visitarla; entriamo invece nella Cappella
Iverskaya che, sormontata da un angelo d’oro, fa anche
da spartitraffico.
Questo quartiere è costituito prevalentemente
da belle casette di legno, con apprezzabili e fini intarsi
decorativi; per cui, su una collinetta, si erge la torre
per gli avvistamenti d’incendi; nei pressi c’è
una chiesa Cattolica dedicata alla Madonna Lourdes. La statua
di Lenin sembra indicare la bruttura del teatro d’arte
drammatica, effettivamente è in uno stato pietoso,
ha la struttura in cemento armato che si sgretola. Passando
dal neoclassico palazzo dell’università, arriviamo
alla Moschea Bianca; più avanti visitiamo la fabbrica
della birra “Baltika”; nel piazzale, in una
grande e robusta gabbia, tengono“prigioniero”
un gigantesco orso bruno; pranziamo in periferia sulle rive
del fiume Tom.
Tornati a Yurga con la M53 arriviamo alle
17.30 a NOVOSIBIRSK, grande metropoli e capitale della Siberia.
Programmo il navigatore per raggiungere piazza Lenin, è
un enorme parcheggio dove anche noi lasciamo il camper.
A piedi arriviamo alla cattedrale Nevsky, in mattoni rossi
e che si affaccia sul fiume Ob; poi vediamo il grande monumento
bronzeo dedicato ai soldati Sovietici. Ripreso il VAS, andiamo
alla stazione della Transiberiana; presso il binario uno
c’è la statua raffigurante una famiglia che
saluta i congiunti in partenza per la guerra. Arriviamo
alla cattedrale dell’Ascensione appena in tempo per
visitarla; siamo accompagnati dal custode che però
non ci permette di fare nessuna foto all’interno.
Do sfogo al mio estro riprendendo più
volte le belle cupole dorate e luccicanti al sole del tramonto.
Parcheggiamo il camper presso il teatro dell’opera
e del balletto, ci sembra un buon posto per passarci la
notte. Nell’antistante parco pubblico, c’è
l’ennesima statua di Lenin avvolto in un grande cappotto;
ai suoi piedi molti giovani si sfidano con gli skate-board,
e diverse copie di ballerini di tango si esibiscono gratuitamente
per i passanti. Calato il sole, si abbassa anche la temperatura,
solo 6°; ceniamo con la stufa accesa, poi prepariamo
il programma per domani. Km 525.
Sabato 30 Luglio;
notte tranquillissima, lasciamo la città
e con la M51 puntiamo verso OMSK. E’ sempre monotono
il paesaggio, i campi sono coltivati a cereali, ma a fine
luglio non sembrano ancora pronti per essere mietuti. Spesso
gli automobilisti che incrociamo danno un colpo di fari
per avvisarci della presenza della polizia, passiamo sempre
indenni; sempre numerosi i cippi commemorativi di gravi
incidenti. La periferia di Omsk è davvero squallida,
i grigi palazzi dormitorio ci accompagnano per quasi 10
km; superato il fiume Irtysh, la cappellina Serafimo indica
il centro città. Percorrendo via Lenina troviamo
alcune sculture; il buffo operaio che esce da un tombino,
la più piccola statua di Lenin di tutta la Siberia
e una nobildonna, che seduta su una panchina, “legge
una favola” ai passanti.
Dopo il bel teatro d’arte drammatica
riccamente decorato, arriviamo alla Cattedrale dell’Assunzione
con le grandi cupole verdi e dorate; è una visione
stupenda, le foto si susseguono. Il Pope ci invita a salire
con lui sul campanile per assistere al concerto delle campane.
La E30 già la conosco, e ricordo un Tir-park tra
Omsk e Ishim, ci arriviamo con il buio e mi vogliono far
parcheggiare nel fango e vicino ai camion frigo, non ci
va bene e ce ne andiamo. Poco più avanti, in aperta
campagna, c’è un posto di pronto soccorso,
sempre attivo per casi di emergenze o incidenti stradali;
ci accolgono volentieri, ricambiamo l’ospitalità,
offrendo dolci e prosecco a medici e infermieri. Il personale
del pronto soccorso ci mostra alcuni depliant della città
di Tobolsk; ci incuriosisce, sicuramente merita una deviazione.
Km 780.
Domenica 31 Luglio;
con un pallido sole arriviamo a Ishim, prendiamo
la E22 e velocemente puntiamo su TOBOLSK; tanto velocemente
che sono ripreso da una telecamera della polizia che immortala
l’IVECO a 128 km/h. Fingo di non capire quando mi
dicono “protocol” e scrivono 3200 Rubli; torno
sul camper, dal frigo prendo due birre e le porgo ai poliziotti,
si mettono a ridere e stringendomi la mano mi fanno cenno
di andare via; è andata bene. A Yalutorovsk entriamo
nel parcheggio di un nuovissimo centro commerciale per pranzare;
due fidanzati si avvicinano e mi offrono 10 Rubli in cambio
di due monete da un Euro come souvenir.
Chiedo loro informazioni per raggiungere
TOBOLSK, m’invitano a seguirli; con una nuovissima
e bella strada che sulla mia carta è appena tracciata,
dopo un centinaio di Km, arriviamo nel grande ring. Qui
vedo solo indicazioni per località che si trovano
anche a più di 1000 km, ma non quella per il centro.
Non ho la cartografia della città sul navigatore,
fortunatamente ritroviamo i due ragazzi che ci accompagnano
nel grande piazzale della torre dell’acqua dove lasciamo
il camper. Tobolsk è divisa in due, la città
alta con il pittoresco centro storico, amministrativo e
il Kremlino, mentre la città bassa è tagliata
geometricamente da viali alberati con una miriade di casette
di legno tra orticelli, canali e numerose chiese; vista
dall’alto, di sera, sembra un presepe.
Dalle bianche mura del Kremlino svettano,
l’alta torre campanaria, la Cattedrale dell’Intercessione
con le quattro cupole blu tempestate di stelle e il cupolone
centrale dorato, la chiesa di S. Sofia. I recenti restaurati
degli interni, evidenziano gli splendidi dipinti alle volte
e alle pareti delle due chiese. Il camper desta molta curiosità,
tanto che un signore desidera vederne l’interno, lo
accontentiamo. In un perfetto inglese si qualifica come
pittore emergente e storico; insiste per accompagnarci a
visitare un luogo tristemente famoso di Tobolsk: le carceri
Tyuremny.
Strada facendo ci descrive gli orrori per
le persecuzioni politiche subite da inermi Russi, rinchiusi
in quel lugubre Gulag; ci saluta donandoci un volume (in
Cirillico naturalmente!) e tra le sue considerazioni politiche
trovano spazio numerosi suoi dipinti e schizzi. Ceniamo,
poi nonostante la temperatura sia scesa notevolmente, usciamo
per immortalare quest’affascinante città affollata
di giovani; pian piano la grande piazza si spopola, rimaniamo
soli, passiamo la notte nel nostro accogliente VAS con la
stufa accesa. Abbiamo fatto 740 Km oggi; sicuramente ne
è valsa la pena fare questa deviazione per visitare
Tobolsk.
Lunedì 1 Agosto;
Con tranquillità facciamo colazione, la doccia e
dopo aver riordinato il camper, in una delle numerose fontanelle
della città bassa facciamo acqua. Lasciamo Tobolsk
e percorrendo la strada sull’argine destro del fiume
Irtysh arriviamo al monastero di ALABAK; accompagnati dal
pope, visitiamo il complesso che, ancora oggetto di accurati
restauri, sorge sulle spettacolari anse del fiume.
Sotto violenti temporali, percorriamo 220 km sulla buona
P404 per arrivare a TYUMEN. Sostiamo nella piazza principale
a fianco della grande statua di Lenin tra il Parlamento
e la Casa del Soviet; pranzo e visita della città.
Percorrendo ulica Repubblica ammiriamo le chiese del Salvatore
e di San Pietro e Paolo, quest’ultima illuminata da
un enorme candelabro a sette piani.
La chiesa dell’Arcangelo Michele sorge
in un quartiere di sole case di legno; per pochi Rubli visitiamo
due case-museo con pregevoli arredi originali del XIX secolo.
Prima di lasciare la città, in camper raggiungiamo
il fiume Tura, dove sorge la Barocca Cattedrale Znamensky,
evidenziata dall’alto e tetro campanile nero. La E22,
brutta e con il solito panorama monotono, in 220 km ci porta
a EKATERINBURG, fortunatamente non piove più. Causa
il buio e il traffico caotico non riesco a ritrovare il
tranquillo parcheggio che mi ha accolto nel 2008;“Silvia”
mi accompagna presso il Gorodskoy, il lago della città,
con vista sul palazzo Sevastianof e la residenza del Governatore.
Km 668.
Martedì 2 Agosto;
a piedi iniziamo la visita della città con il luogo,
indicato da una croce di ferro e da una cappellina di legno,
dove fu ucciso lo zar Nicola II° con l’intera
famiglia. Poco lontano sorge la Chiesa del Sangue; il piano
inferiore è dedicato alla vita e allo sterminio dei
Romanov, quello superiore al culto Ortodosso.
Avvicinandoci al centro, notiamo il bel palazzo del Municipio,
il monumento ai fondatori della città e la cappella
di S. Caterina; vicino alla torre dell’acqua sorgono
diversi piccoli musei dedicati alle miniere degli Urali
e alle industrie siderurgiche della città.
Percorriamo la via pedonale fiancheggiata
da bassi edifici recentemente restaurati, numerosi i negozi
che espongono “griffe” Italiane; dopo una discreta
spesa di alimentari torniamo al camper e lasciamo la città.
Sulla superstrada E22 che porta a Perm, su un grande tubo
del gas troviamo la scritta “Ganina Yama”, svoltiamo
sulla stradina che attraversa un bosco di betulle e che,
in 3 km, porta al Monastero dei Martiri.
Il luogo Sacro è composto di sei grandi chiese di
legno in stile antico e con cupole dorate a cipolla; edificate
attorno ad una piattaforma che sovrasta un vecchio pozzo
minerario dove furono gettati i corpi dei Romanov; è
molto toccante assistere al pellegrinaggio di numerosi nostalgici
Russi.
Tornati sulla E22, vediamo il memoriale e
il cimitero dedicato alle vittime dei Gulag e alla repressione
politica. Prima di salire sugli Urali un monumento e un
cippo indicano il confine tra Asia ed Europa; aggiorniamo
l’orologio, solo tre ore in più rispetto a
casa, e pranziamo. In pochi km cambia radicalmente il paesaggio,
la steppa lascia il posto a colline coltivate, prati per
foraggio, pascoli, boschi di betulle e conifere; purtroppo
anche la strada, prima bella, entrando nella provincia Permskiy
peggiora notevolmente obbligandoci a un’andatura mai
superiore ai 60 km/h. A KUNGUR deviamo per vedere le grotte
di ghiaccio, oggi purtroppo inspiegabilmente chiuse; siamo
attirati dal villaggio di CHUSOVOY a 70 km, dove un tempo
c’era il Gulag Perm 36, ma anche qui troviamo il sito
chiuso.
Partiamo per PERM, la città di Molotov,
anche se descritta dalla guida EDT di scarso interesse turistico,
caotica e con poveri palazzoni alveare in cemento, la città
ci sorprende positivamente. Raggiunto il lungo fiume Kama,
parcheggiamo il camper presso un ristorante e con la promessa
di cenarci chiediamo la possibilità di passarci la
notte. Seguendo i percorsi turistici pedonali, segnalati
anche in inglese, facciamo una prima visita della città;
torniamo alle 20.00, pronti per cenare; ci appartiamo su
un terrazzino a sbalzo sul fiume con un bel tramonto; ci
viene offerto un cocktail di benvenuto. E’ un ristorante
Azero, ci servono prelibate braciole di maiale, patate fritte
e birra locale alla spina, spendiamo 1100 Rubli, compresa
la connessione a internet. Prima di ritirarci nel camper
assistiamo all’arrivo di una grande nave da crociera
con numerosi giovani festanti. Bella giornata di sole; oggi
sono 458 i km percorsi.
Mercoledì 3
Agosto; Di buon mattino, dalla grande nave
da crociera fluviale, sbarcano moltissimi ragazzi in uniforme
e veterani della guerra in Afganistan; ci spiegano che ci
sarà un grande raduno di reduci di quella disastrosa
guerra. Ci uniamo a un gruppetto di giovani ex “parà”
che con gagliardetti e bandiere sfilano per le vie cittadine.
Visitiamo la Cattedrale della Trasfigurazione, con annesso
il museo delle icone, poco più avanti la Moschea
dal color verde pastello e il museo etnografico.
Ripreso il camper, lasciamo Perm e con la M7 raggiungiamo
IZHEVSK, entriamo in città per cambiare Dollari in
Rubli, e fare qualche acquisto. Bellissima e gigantesca
la Cattedrale, ha grandi cupole dorate e dipinte di blu;
nell’interno meravigliosi affreschi.
Nei viali adiacenti c’è un bel
mercato di prodotti agricoli, contrattiamo a lungo per l’acquisto
di patate, carote e mele. Uscendo dalla città, nel
giardino di una bella casetta di legno, trovo una fontanella,
mentre rifornisco il camper la proprietaria ci chiede a
cosa serve tutta quell’acqua; dopo averne soddisfatto
la curiosità ci invita a entrare nella sua “dacia”.
E’ un ingegnere di etnia Tatara e lavora nella fabbrica
Kalashnikov; l’interno è molto modesto e con
un odore di stantio, dal soffitto pendono numerose strisce
adesive acchiappamosche.
Ci offre te, biscotti e una sua torta dalla quale scaccia
a più riprese mosche e api; conversando in inglese
con Adele racconta del lavoro che scarseggia, dei Rubli
che non bastano mai per arrivare a fine mese e che a breve
dovrebbe andare in pensione; poi orgogliosa ci mostra una
foto che la ritrae con il signor Kalashnikov durante una
gita premio a Kazan.
Ci intristisce la vicenda, gli regaliamo tonno
in scatola e pasta Barilla; riprendiamo la strada e dallo
specchietto la osservo, ha una mano sul cuore e con l’altra
continua a salutarci. Arriviamo a YELABUGA, si accentua
il rumore al retro-treno del camper; avevo già notato
una certa ruvidezza che però spariva a caldo, cerchiamo
comunque di arrivare a Kazan per porvi rimedio; il signor
Giuseppe, proprietario dell’hotel, potrebbe darci
una mano. A tarda sera raggiungiamo il parcheggio che ci
ha accolto all’andata, ceniamo e prima di dormire
cerco nei miei appunti l’indirizzo di un’officina
IVECO: è a Mosca, spero di arrivarci indenne. 738
i km percorsi oggi.
Giovedì 4 Agosto;
partiamo alle sette, c’è un bel sole, ma solo
+ 8° la temperatura; la strada è la stessa dell’andata,
ma ci appare più bella, notiamo anche numerosi laghetti
affollati da starnazzanti anatre e oche, sorvegliate da
bambini. Prima di NIZNIJ NOVGOROD traffico bloccato per
un grave incidente: scontro frontale tra due auto, i lenzuoli
stesi a terra celano i corpi di tre persone.
La polizia ci devia su una strada secondaria, la P125, che
va a MUROM; la guida EDT la descrive come la città
più bella di tutta la Russia, andiamo a controllare.
Ottima e appena asfaltata la strada che corre
tra boschi di betulle; betulle che ormai cominciano a perdere
le foglie e che adagiandosi sul nastro di asfalto attendono
di essere sospinte ai bordi della carreggiata dalle auto
in transito. Un moderno ponte supera il fiume OKA e ci immette
nella cittadina; lungo il viale principale notiamo numerose
chiese, alcune ancora da restaurare, la torre dell’acqua
e nei pressi un bel mercato.
Sul lungo fiume si erge la grande statua di
re Vladimiro; con una scalinata si accede al monastero racchiuso
da una candida cinta muraria. Le due chiese, un’antica
di legno e l’altra grandissima in mattoni rossi con
le cupole dorate, sorgono in un curatissimo giardino tra
laghetti, orticelli e recinti con numerosi animali da cortile.
Un inserviente ci accompagna nel santuario affollato di
fedeli che partecipano a una funzione religiosa cantata.
Anche la P72 che ci porta a VLADIMIR è ottima, da
qui deviamo per SUZDAL, *(città dell’anello
d’oro già visitate nel lontano 1999) nel supermercato
Globus facciamo una discreta spesa e in una moderna area
di servizio rifornisco il VAS di gasolio e GPL per i servizi
di bordo. A Suzdal entriamo nel Kremlino, parcheggiamo presso
la cattedrale della Natività della Vergine, appena
in tempo per fare qualche foto alle sue cupole d’oro
e luccicanti al sole che sta tramontando. Ceniamo, poi facciamo
un primo giro per la cittadina che però è
scarsamente illuminata. Km 838.
Venerdì 5 Agosto;
giornata luminosa e tiepida, a piedi iniziamo a visitare
questo villaggio medievale; numerose sono le chiese che
sorgono nella campagna tra le anse del fiume Kamenka; nel
convento Alexandrovsky sono parcheggiati tre camper Francesi,
ci accodiamo a loro per la visita guidata del vicino monastero
di S. Eutimio. Nel complesso, racchiuso da altissime mura
in mattoni rossi, visitiamo la chiesa dell’Assunzione,
gli alloggi dei monaci e la prigione; nella cattedrale,
alcuni tenori ci deliziano con canti sacri; poi, dall’alto
campanile, si diffonde nell’aria un fragoroso concerto
di campane.
Fatto un pieno di acqua e trovato un posto
per scaricare ecologicamente grigie e nere, lasciamo la
città diretti a VLADIMIR. Pranziamo presso la Cattedrale
della Dormizione, tutta bianca e ornata da pregevoli bassorilievi;
vediamo la porta d’oro e la grande statua di re Vladimiro.
Partiamo per MOSCA alla ricerca dell’assistenza IVECO,
sempre più spesso si accende la spia dei freni, e
talvolta anche quella rossa dell’EDC, mentre il rumore
del retrotreno diventa insopportabile e forse pericoloso.
Percorrendo l’anello interno della tangenziale alla
ricerca dell’officina trovo le indicazioni per KOLOMENSKOE.
E’ l’antica residenza reale che
sorge in un parco sul fiume Moscova; approfittiamo per visitare
l’affascinante chiesa di Kazan, la strana torre dell’orologio,
la chiesa dell’Ascensione e il vicino campanile di
S. Giorgio. Chiedo a “Silvia” di condurmi a
IZMAYLOVO; ricordo un grande parcheggio, già frequentato
nel 1999, vicino alla metro linea 3 “Partizanskaya”
e al “Vernissage”. Sostiamo, per 600 Rubli al
giorno, nel piazzale tra gli alberghi “Beta-Gamma-Vega-Delta”;
c’è preclusa la possibilità di rifornirci
di acqua e luce, ma noi siamo autosufficienti per almeno
4-5 giorni; però possiamo collegarci gratuitamente
a internet. Ceniamo, poi curiosiamo nei tanti negozietti
e ritrovi per turisti; alle 21.00 c’è ancora
chiaro e una temperatura di 20° Km 240.
Sabato, 6 Agosto;
oggi è giorno di matrimoni in Russia; vicino al Vernissage
è stato recentemente costruito un villaggio fiabesco,
un set per questi eventi. Dopo la cerimonia civile, i novelli
sposi, parenti e amici festeggiano con buffet e brindisi,
concedendosi a numerosi scatti fotografici; l’ingresso
è a pagamento, 70 Rubli, ma ne vale la pena. Proseguiamo
con la visita del Vernissage dove, tra i tanti articoli
esposti, si possono trovare molte icone, dipinti, tappeti
e oggettistica del recente passato.
Con il metrò della linea tre ci spostiamo al Kremlino,
pranziamo in un ristorantino dei rinnovati magazzini GUM
e poi deliziamo gli occhi girando nella favolosa piazza
Rossa. Visitiamo S. Basilio, il Kremlino con le sue belle
chiese, il galoppatoio, i giardini circostanti, la fiamma
eterna con il cambio della guardia; curiosiamo nel grande
supermercato sotterraneo, poi stanchi torniamo al camper.
Scambiamo le impressioni di viaggio con altri camperisti
Italiani che sono in visita al Vernissage, e che fanno parte
di un tour organizzato. Dopo cena salutiamo parenti e amici
via internet.
Domenica 7 Agosto;
sempre in metrò ci dedichiamo alla visita di un altro
quartiere di questa grande metropoli. L’Arbat è
una via pedonale e tra bar, negozi e bancarelle, spesso
si esibiscono numerosi artisti di strada; nella Nuova Arbat
sorgono esclusivi hotel e ristoranti; i negozi di alta moda,
oggi chiusi, espongono prestigiose “firme” Italiane.
Sul lungo fiume, in una vecchia fabbrica ristrutturata,
ci sono numerosi pub, locali da ballo, mostre e atelier
di artisti; noi visitiamo un’esposizione fotografica
sulla repressione e le “purghe” Staliniane,
e il museo del sesso.
Arriviamo alla gigantesca Cattedrale del Cristo Salvatore,
ma non possiamo entrare perché stanno girando un
film. Nel cielo azzurro si stagliano due grandi palazzi
stile “Soviet”, in uno c’è l’università;
l’altro è adibito a uffici, in uno dei quali
c’era la sede del KGB. Tornati in piazza Rossa, passiamo
a fianco dell’hotel Russia, che è in ristrutturazione,
come pure in ristrutturazione è il teatro Bolshoi.
Alle 21.00 mentre il sole sta tramontando, torniamo stanchi
nel nostro accogliente camper.
Lunedì, 8 Agosto;
oggi, tanto per cambiare, ci dedichiamo alla visita di altri
monasteri; per primo quello fortificato di Novospassky formato
da due chiese in mattoni rossi e con cupole azzurre e stelle
dorate; molto bello e curato il giardino. Poi andiamo a
Novodevichy, più grande del precedente, le sue cupole
a cipolla scintillanti si riflettono nel vicino stagno;
nel cimitero attiguo riposano scrittori, poeti, statisti
e molti personaggi famosi. Ci trasferiamo al parco delle
realizzazioni economiche Russe, ma dopo la disgregazione
dell’impero Sovietico ha perso il suo fascino; oggi
molti edifici sono completamente vuoti.
Nelle vicinanze, presso il grande hotel Cosmos, ammiriamo
il monumento dedicato ai conquistatori dello spazio; la
sagoma di un missile, tutto in titanio, svetta in un bel
cielo azzurro. Molto bello è il monumento tutto in
acciaio cromato, dove due fidanzati sorreggono una grande
falce e martello. Prima di tornare al camper visitiamo alcune
delle più belle stazioni della metropolitana, vere
opere d’arte. Poi stanchi, ma soddisfatti per le cose
viste, torniamo al camper; mentre Adele guarda un po’
di TV, io cerco tra i miei appunti l’indirizzo e la
strada per raggiungere l’officina IVECO.
Martedì 9 Agosto;
usciamo dal parcheggio alle 8.00, programmo “Silvia”
per condurmi all’officina IVECO che si trova sulla
M2 nel sobborgo di SERPUCHOV. La strada è a quattro
corsie ma insufficienti per l’intenso traffico. Finalmente
intravvedo un grande complesso di officine, per l’assistenza
di Mercedes, Volvo, Ford, Kamaz, Man, Iveco, e altre ancora.
Una guardia giurata ci indirizza a un cancello che da accesso
all’officina. A un tecnico, in inglese, segnaliamo
le problematiche; chiama poi il capofficina, un Rumeno che
fortunatamente parla benissimo l’Italiano; questi
collega il computer per fare la diagnosi dell’EDC
*(electronic diagnostic control), ma non rileva nessuna
anomalia.
Percorriamo un tratto di pista per evidenziare
i rumori che provengono dal retrotreno: si tratta dello
sgranamento del cuscinetto, causato dalla rottura del paraolio;
l’olio ha anche impregnato le pastiglie dei freni.
Stilano il preventivo e accertato come avremmo pagato, danno
inizio ai lavori; noi ci accomodiamo in una stanza con tanto
di TV, computer, ping-pong e distributore di bevande; mentre
da una vetrata possiamo assistere ai lavori. L’intervento
dura quasi quattro ore, dopo il test di prova sono accompagnato
nell’ufficio per saldare il conto: 16.000 Rubli, circa
400 €. Sono le 17.00, scambio d’indirizzi e saluti
al capofficina Rumeno, poi con la M2 arriviamo all’imbrunire
a JASNAIA POL’ANA e sostiamo nel parco della residenza
appartenuta allo scrittore Tolstoj. Km 174.
Mercoledì,
10 Agosto; di buon mattino visitiamo la
casa e il luogo di sepoltura di Tolstoj, riposa sotto un
tumulo di terra tra le betulle. Andiamo a TULA, che in questi
giorni festeggia trecento anni dalla fondazione. Il Kremlino
è racchiuso da alte mura; all’interno, in un
prato incolto, troviamo una chiesa-palazzo in mattoni rossi
con cinque cupole arrugginite, mentre la cattedrale è
chiusa al culto, ed è stata trasformata in un museo
di armi. Dopo una passeggiata per via Lenina addobbata a
festa, passando per il mercato, torniamo al camper. Prossima
meta è OREL; sostiamo nella grande piazza Lenina
di fronte al teatro.
Passeggiamo per la via pedonale sino alla
confluenza dei fiumi Orlik e Oka, nella vicina piazza Mira
c’è un carro armato della II guerra mondiale.
Pranziamo poi ci dirigiamo a KURKS, che raggiungiamo velocemente
grazie all’ottima M2-E105. Entrando in città
ci appare subito il campo di battaglia che nel luglio 1943
vide la più grande guerra tra carri armati; i blindati
Russi ebbero la meglio e Kurks fu la prima città
a essere liberata. Tanti reperti bellici sono ancora sul
posto, numerose le lapidi commemorative; nel museo della
battaglia un plastico evidenzia le strategie militari dell’evento.
Sostiamo per la notte in un Tir-Park presso il mercato centrale
sul fiume Tuskar. Km 376.
Giovedì 11
Agosto; anche oggi c’è il sole,
ci troviamo a un centinaio di kilometri dalla frontiera
con l’Ucraina, 350 Km circa da KIJEW; potremmo terminare
il nostro lungo viaggio in terra di Russia, e rientrare
a casa, ma abbiamo ancora 10-12 giorni a disposizione, il
camper funziona a meraviglia e nessuna spia evidenzia anomalie;
con Adele decido di rimanere ancora un po’ in Russia.
In altri viaggi avevamo visitato SARATOV, SAMARA, ROSSOS
sul DON, (Nicolajevka), NOVOCERKASSK, MINERAL’NYIE
VODY, PATIGORSK, DOMBAJ (alle pendici del monte Elbrus),
SOCI (sul mar Nero), ci mancano VOLGOGRAD, ELISTA e ASTRAKHAN:
andiamo!!
Prendiamo la A144 verso VORONEZ; la città
nuova è costruita sulle anse del fiume DON e appare
gradevole, almeno vista dal camper, a dispetto della descrizione
della guida EDT; in un supermercato facciamo qualche acquisto,
poi troviamo un posto per pranzare a HANNA. A BORISOGLEBSK
imbocchiamo la trafficatissima M6 che proviene da Mosca,
per molti kilometri scorre tra campi di grano, notiamo schiere
di trebbiatrici lo mietono. Dove è stato ultimato
il raccolto, vengono bruciate le stoppie; il fumo invade
la strada offuscando il cielo e rendendo l’aria irrespirabile,
per di più il manto stradale peggiora con conseguente
diminuzione della velocità.
Arriviamo con il buio a LOG, sono le 20,00.
Mentre faccio rifornimento, mi accorgo che ho una ruota
posteriore quasi sgonfia; mentre Adele prepara la cena,
tolgo il pneumatico e lo faccio riparare. Chiedo al gestore
se posso sostare per la notte; permesso accordato, in cambio
di una bottiglia di vino, ma domani alle sei dovremo andare
via. E’ stata una giornata calda e afosa, dopo una
rinfrescante doccia cena e a letto. Km 825.
Venerdì 12
Agosto; puntualissimi partiamo alle sei;
mancano 80 km a VOLGOGRAD, la strada migliora notevolmente;
la città si è sviluppata solo sulla riva destra
del Volga per più di 70 km, quindi per trovare la
strada che porta a ELISTA, la dobbiamo attraversare quasi
tutta. Ci fermiamo solo per fare rifornimento di acqua e
per acquistare pane e meloni. La temperatura alle 9.00 è
già di + 35°; la strada è discreta, senza
traffico e corre tra campi con i soliti incendi di stoppie,
anche il clima è afoso, viaggiamo con il condizionatore
acceso.
Il paesaggio è pre-desertico, attraversiamo
qualche piccolo villaggio; entrando a SADOVOJE la polizia
mi ferma, ho superato di ben 2 km il limite dei quaranta
orari!!, fortunatamente niente“protocol”, ma
in uscita, un’altra pattuglia, o forse la stessa,
mi raccomanda di rispettare i limiti.
A mezzogiorno arriviamo a ELISTA e innanzi al grande, meraviglioso
tempio Buddhista pranziamo. Incuriosita dal camper, ma più
dalla nostra lontana provenienza, una giovane è bella
ragazza, si propone per una visita guidata della città,
accettiamo volentieri. Ci conduce nella periferia Sud sino
a raggiungere un monastero che sorge isolato nella campagna;
il giovane Lama ci fa partecipi di una cerimonia votiva
a Buddha in nostro onore.
In Inglese, racconta poi la storia del tempio
e dei vari riti di preghiera; congedandoci ci invita a percorere
per tre volte il perimetro del tempio facendo girare le
innumerevoli “ruote votive”. Con la nostra guida
torniamo in centro per ammirare il grande e maestoso tempio
che sorge su una collinetta attorniato da decine di Stupa.
I tetti, a pagoda, sono dorati e sormontati da tanti animaletti
portafortuna in terracotta. Una doppia scalinata di marmo,
con al centro una cascatella originata da un sorridente
Buddha, da accesso alla grande sala di preghiera.
All’interno le pareti sono rivestite
da drappi di seta, dipinti con motivi floreali; innumerevoli
strisce rosse, gialle e azzurre pendono dal soffitto, altri
drappi dai colori sgargianti avvolgono le colonne lignee.
Nei numerosi altarini, oltre agli antichi libri di preghiera,
sono esposti numerosi minuscoli Buddha; l’aria è
impregnata di profumi emessi dai bastoncini d’incenso.
Lasciamo il VAS nel piazzale e a piedi visitiamo il centro
città, il parco, poi nell’ufficio turistico
la guida si lascia fotografare nel costume tipico di Elista.
Soddisfatti della visita, ripartiamo per Volgograd, ripercorrendo
i 300 Km sulla stessa strada dell’andata. In città
il traffico serale è intenso, impieghiamo oltre un’ora
per fare 50 km e arrivare al famoso mulino, simbolo della
battaglia di Stalingrado. Km 712.
Sabato 13 Agosto;
alle 8.00 il sole è già alto, la temperatura
di 28°, iniziamo la visita della città. Molti
dei palazzi attorno al vecchio mulino portano ancora i segni
dei feroci combattimenti dell’assedio durato quattro
mesi; visitiamo il vicino museo sulla difesa di Stalingrado.
Ci spostiamo nel parcheggio della montagnola MAMAY, dove
sorge la grande statua della Madre Russia che incita il
popolo a combattere gli invasori.
Una grande scalinata, con ai lati sculture di eroi e scene
epiche, immette nel Pantheon; sui muri sono incisi i nomi
degli oltre 7000 soldati che perirono nella difesa della
città; una mano di marmo sorregge la fiaccola della
fiamma eterna.
Andiamo a vedere lo storico carro armato T30,
che sparando l’ultimo colpo di cannone, pose fine
ai combattimenti. Cerchiamo un posto per mangiare, un coppia
di Russi ci propone di oltrepassare il Volga e sostare sulle
sue rive; con un ardito ponte sospeso lungo 1400 metri arriviamo
su una spiaggia affollata di bagnanti e zona di pic-nic;
suscitiamo molta curiosità quando, estratto il tendalino,
pranziamo all’aperto.
Tornati in città, mentre mi avvio sulla M6 diretto
ad Astrakhan, scoppia un pneumatico; lo sostituisco, poi
cerco di rimpiazzarlo; *(preferisco avere due ruote di scorta
visto lo stato delle strade!!). E’ sabato, molti gommisti
sono chiusi, non trovando un’adeguata soluzione, ripieghiamo
sulla M21 verso l’Ucraina.
Adele rimpiange il fatto di non poter andare ad Astrakhan,
la consolo promettendogli la visita di Kijew; in 300 km
di buona strada arriviamo a SACHTY, sostiamo nel parcheggio
di un motel per 100 Rubli. Km 394.
Domenica 14 Agosto;
alle 9.00 arriviamo a NOVOSACHTINSK, spendiamo gli ultimi
Rubli in gasolio; la vicina frontiera Russia-Ucraina è
abbastanza intasata, dopo una discreta attesa ci presentiamo
ai doganieri; ci contestano di aver soggiornato per troppi
giorni in Russia senza un giustificato motivo; tutto si
risolve mostrando le fatture dei Tir-Park frequentati e
delle riparazioni al camper. Negli uffici della polizia
sbaglio più volte a compilare i moduli d’ingresso
(scritti solo in Cirillico) causando una lunga coda, poi
finalmente mi viene in aiuto una signora che fa la badante
in Italia; sono le 15.00 quando lasciamo la dogana, in un
attiguo e sporco piazzale pranziamo.
La E40 non ci consente di viaggiare speditamente
per colpa dei frequenti tratti in rifacimento; con un paesaggio
monotono e villaggi all’apparenza poco interessanti
arriviamo a IZ’UM. Stanchi e annoiati alle 21.30 entriamo
nel piazzale di un bellissimo albergo, al “maitre”,
che ci fa parcheggiare sul prato, chiediamo e otteniamo
di fare il pieno di acqua.
Un cameriere ci accompagna nella suntuosa sala da pranzo,
il menù ha prezzi stratosferici, non fa per noi;
educatamente ringraziamo e salutiamo. In pieno centro città,
la piazza principale ci accoglie per la notte. Km 360.
Lunedì 15 Agosto;
alle prime luci dell’alba partiamo, ci piacerebbe
arrivare a KIJEW prima di sera, per festeggiare degnamente
il Ferragosto. Pessima è la strada M03 sino a CHAR’KOV,
poi migliora notevolmente; pranziamo a LUBNY in una moderna
area di servizio con generatore e condizionatore accesi
per il gran caldo. Alle 16.00 siamo alle porte di Kijew;
“Silvia” in poco tempo ci porta in centro e
al nostro “solito” parcheggio in piazza IVANA
FRANKA.
Lasciato il VAS, a piedi, raggiungiamo lo storico supermercato
“Bessarab’ja”, acquistiamo pane, caviale
e dolci. Ulica Chrescatyk oggi è vietata alle auto;
c’è una grande manifestazione a favore di Iulia
Timoshenko, incarcerata ingiustamente. Oltre ai manifestanti
c’è anche molta gente che, come noi, si gode
la città in un giorno festivo. Dopo cena passeggiamo
piacevolmente per le animate vie cittadine e nel bar “Mafia”
sorseggiamo birra e vodka. Km 620.
Martedì 16
Agosto; a piedi, partendo dalla grande piazza
Indipendenza, ci rechiamo nei luoghi più caratteristici
della città: la porta d’oro, il teatro dell’opera,
le cattedrali di S. Michele e di S. Sofia; nell’antico
quartiere Podil, dominato dalla grande statua della Madre
Ucraina, visitiamo il monumento a Vladimiro, la fontana
di Sansone, il monastero “dei Fiori”, la chiesa
di S. Cirillo e della Natività, edificata sulle rive
del Dneper.
Con la funicolare saliamo nel quartiere dei ministeri e
delle ambasciate; sulla salita che porta alla bella chiesa
di S. Andrea, curiosiamo tra i banchi dei numerosi artisti
e antiquari. In un tipico locale del quartiere Ebraico,
pranziamo ottimamente, spendiamo 360 Grivne = 31 €
in due.
Mai stanchi, passando dal grande Arco della
Fratellanza, andiamo al Parco della Gloria Eterna e visitiamo
il Memoriale-Museo della seconda guerra mondiale; con la
visita del vicino Monastero delle Grotte, (Lavra) concludiamo
la passeggiata.
Tornando al parcheggio notiamo che il tempo sta cambiando,
dopo una bella giornata di sole, d’improvviso sembra
di essere in autunno, un forte vento stacca le foglie dagli
alberi, le donne dalla minigonna passano ai pantaloni, anche
i manifestanti assicurano le tende-dimora per affrontare
il peggio.
Cena nel camper, poi scendiamo in piazza Indipendenza e
nel bar “Celentano” gustiamo vodka e un buon
caffè espresso; un violento acquazzone ci sorprende
tornando al VAS. Mentre fuori imperversa furioso il temporale,
alzata l’antenna satellitare, seguiamo qualche notizia
dall’Italia, poi passiamo indisturbati la notte con
la stufa accesa.
Mercoledì 17
Agosto; ci attardiamo un po’ a letto,
fuori continua insistente la pioggia; volevamo rimanere
anche oggi a Kijew, ma sicuramente a breve il tempo non
migliorerà. Decidiamo di lasciare la città,
con la M6 superiamo ZITOMIR, da qui deviamo per BARANOVKA,
paese di una badante che conosco, e lavora a Parma. Ci rendiamo
conto perché vengono in Italia; a parte i lavori
nei campi, non hanno altre attività, se non quella
di raccogliere e cercare di vendere funghi e altri prodotti
del sottobosco.
A ROVNO pranziamo, è tornato anche il sole e il caldo;
siamo vicini al famoso monastero di POKAJEV e con una deviazione
decidiamo di visitarlo. E’ in splendida posizione
su un colle che domina la piatta campagna; l’ingresso
è libero, ma niente gonne, calzoncini corti e magliette,
ci adeguiamo, e visitiamo le due chiese e il refettorio;
è un bel complesso, ma ormai abbiamo fatto indigestione
di chiese e monasteri!! Il sole sta tramontando, pensando
di fare prima prendo per ZOLOCEV, purtroppo è una
pessima strada, impieghiamo due ore per fare 80 km; arriviamo
alla periferia di Leopoli alle 21.00, nel parcheggio di
un motel passiamo la notte. Km 680.
Giovedì 18
Agosto; il nostro lungo viaggio sta per
concludersi, puntiamo direttamente verso la dogana Ucraina.
A UZGOROD, fatto il pieno di gasolio, spendiamo le ultime
Grivne in un supermercato. Uscendo dalla città, mi
ferma la polizia e mi sottopone all’alcol-test, sono
positivo: 0,12!!; passa quasi un’ora per convincerli
che non ho bevuto, la causa è il colluttorio che
uso abitualmente e contiene alcool. Alle 10.00 arriviamo
nella frontiera presso COP, la stessa dell’andata.
La polizia fa una minuziosa ispezione del camper, tutto
regolare, se non alcuni farmaci che usiamo abitualmente,
e che non possono essere importati liberamente in Ucraina.
Discussioni a non finire, poi con l’intervento
di una ragazza che fa da interprete, risolviamo il problema,
sono le ore 13.30. Dopo la lunga fila per arrivare alla
dogana Ungherese di ZAHONY, sono incolonnato con i pulmini
che portano le badanti in Italia, questo causa una notevole
perdita di tempo per le lungaggini burocratiche e per l’ispezione
di tutti i loro bagagli.
Alle 18.00 sono ancora in attesa del mio turno; poi c’è
il cambio del personale, l’arrivo di due pullman che
hanno la precedenza su tutti, e finalmente alle 20.00, messo
il camper sulla buca, iniziano i controlli. Devo compilare
una dichiarazione, scritta in Cirillico, dove nego di possedere
sigarette, alcool, armi, munizioni, droga, icone, eccetera;
dopo un’ulteriore, stressante e minuziosa ispezione,
possiamo entrare in Ungheria. Non abbiamo mai avuto tanti
controlli come in queste due frontiere, dieci ore di stress.
Dopo pochi km, per 5 € sostiamo in un Tir-Park-motel;
alcuni motociclisti Italiani ci chiedono del nostro viaggio,
poi stanchissimi cena e a letto. Km 315.
Venerdì 19
Agosto; partiamo presto, la giornata si
presenta luminosa, la strada N°4 è in rifacimento
e deserta, potremmo pranzare a BUDAPEST; mentre mi chiedo
dove saranno finiti i tanti furgoni di badanti Ucraine,
due di essi si incrociano e per evitarmi finiscono sulla
ghiaia, sollevando alcuni sassi che si infrangono sul frontale
e sul parabrezza del camper. A KISVARD inizia la nuova autostrada
*(bollino di 8,50 Euro per sette giorni) che ci permette
di raggiungere il ring di Budapest in poco tempo.
Troviamo un comodo parcheggio di fronte al
parlamento e percorrendo la via pedonale Vaci Utcka, arriviamo
al mercato coperto, dove pranziamo con specialità
locali. C’è un gran caldo, con il condizionatore
acceso puntiamo sul Balaton; dopo Nagykanizsa entriamo in
Croazia; superiamo Varazdin, aggiriamo Zagabria che già
conosciamo e alle 16.00 siamo a Karlovac. La bella autostrada
E65 mi consente una buona andatura, tanto che pensiamo di
riuscire a raggiungere Matulji, per cenare nell’ottimo
ristorante “Dina”.
Il sogno svanisce a Delnice, scoppia un altro pneumatico,
fortunatamente senza gravi conseguenze. Dopo la sostituzione
mi trovo senza ruote di scorta, chiedo a“Silvia”
di indicarmi il gommista più vicino, si trova in
città a Rijeka. Alle ore 20.30 siamo sul posto, gommista
chiuso; cena sul camper, ristorante “Adele”!.
Su belle autostrade abbiamo percorso 836 Km.
Sabato, 20 Agosto;
alle 8.00 puntuale arriva il gommista, riesce a procurarmi
una gomma di scorta usata ma simile alle mie; servirà
per rientrare tranquillamente a Parma. Abbiamo ancora tre
giorni a disposizione e nel bel campeggio di Moscenika Draga,
che spesso ci ha ospitato al ritorno dai nostri viaggi,
ci rilassiamo con bagni, passeggiate e mangiate di pesce;
ripensando al bel viaggio che volge al termine.
Martedì 23 Agosto; lasciamo il campeggio, in un baleno
siamo a Fernetti; rimetto il telepass sul parabrezza, ripercorriamo
il nastro d’asfalto che già molte volte abbiamo
calpestato. Mancano solo 540 Km per essere a casa; per abbracciare
parenti e amici e raccontare la nostra bella esperienza.
A fine viaggio saranno 24415 i Km percorsi.
Preparativi per il
viaggio in Mongolia 2011
Notizie Utili – Consigli -
Resoconto finale - Spese
Vogliamo precisare che questo è un viaggio autogestito
e, quest’anno, in solitaria. Solitamente preferiamo
prepararli e affrontarli con amici già “collaudati”;
purtroppo in questo frangente i soliti e fidati compagni
di viaggio per vari motivi non sono potuti partire. E’
più gratificante programmare l’itinerario con
carte stradali; documentandosi spulciando tra le righe delle
tante guide turistiche, attingere notizie da internet o
da chi ha fatto esperienze simili. C’è più
soddisfazione per un “Camperista” scoprire,
vedere luoghi e territori senza essere intruppati in un
viaggio-vacanza organizzato da altri.
Nel 2011, con quasi due mesi a disposizione ci
siamo concessi questa “pazzia”, ma non avendo
amici disposti a seguirci partiamo da soli. Su internet
ci aveva affascinato il racconto di un partecipante al "Mongol
Rally", una gara non gara che aveva come meta finale
ULAAN-BAATAR. Ben presto iniziamo a studiare la possibilità
di farlo in camper; acquistiamo guide turistiche e mappe
stradali delle nazioni che attraverseremo. Una volta scelto
l’itinerario, annotiamo le località e le tante
cose da vedere; verifichiamo lo stato delle strade, i km
da percorrere giornalmente, la dislocazione dei tir-park
per le soste notturne, le officine per l'assistenza IVECO
e tutte quelle informazioni utili al nostro viaggio, che
man mano sono annotate e aggiornate sul computer.
Noi ci siamo serviti di queste guide:
Ucraina-Touring Club; Russia Europea-EDT; Russia Asiatica-EDT;
Mongolia-EDT; Mongolia di Jeane Blunden, ed. Bradt; L'ultimo
paradiso dei popoli guerrieri, di Federico Pistone, ed.
Polaris. Indispensabile per dialogare e chiedere informazioni
ai pastori nomadi: Bienvenue en Mongolia, guide de voiage,
ricca di foto, con testi in Francese e Mongolo; e il "Frasario
Italiano-Mongolo" curato dall'associazione "Soyombo".
Per la cartografia ci siamo rivolti alla "Libreria
del viaggiatore" di Sondrio, che ci ha procurato la
carta stradale "Russia e Siberia" ed. FMB Bologna;
Russland, dagli Urali al Baikal 1:2000000. Gli atlanti stradali
super dettagliati, ma in Cirillico, di Ucraina e Russia;
la carta turistica-stradale: Mongolia ed. Gizi-Map 1:2000000;
e l'atlante “Mongolia Road Atlas" ed. Admon 1:1000000.
A Luca dell'agenzia "Io viaggio in camper" chiediamo
di procurarci i visti Russi con ingressi multipli, data
aperta e validi novanta giorni. Spendiamo 520 € per
ottenere invito, visto turistico, assicurazione RC per il
camper e sanitaria per tutta la Russia. *( la carta verde
e le varie polizze aggiuntive tipo soccorso stradale, furto-incendio,
cristalli, ecc. sono valide sino agli Urali). Per la Mongolia,
visti turistici di trenta giorni richiesti al consolato
onorario Mongolo di Torino, costo 140 €.
Dal sito “Viaggiare Sicuri” scarichiamo le informazioni
riguardanti a Ucraina, Russia Europea, Russia Asiatica,
Siberia e Mongolia. Segnaliamo al sito “Dove sei nel
Mondo” del Viminale il nostro itinerario e le principali
città che visiteremo. Nello stesso sito, oltre ai
nostri numeri di cellulare e indirizzo E-mail, indichiamo
anche quelli dei nostri famigliari.
In Slovenia e Ungheria, sia all’andata che al ritorno,
facciamo un bollino settimanale per l'autostrada, spendiamo
rispettivamente: 15 €; e 1650 Fiorini = 8.50 €.
In Mongolia entrando nelle città principali, il veicolo
paga una tassa di 500 o 1000 Togrog. (Tang) (0,28 &
0,56 €). In Mongolia (che è sette volte l’Italia)
esistono circa 4500 Km di strade discretamente asfaltate;
tutto il resto sono piste, non sempre percorribili dai normali
camper; non esistono indicazioni stradali.
Per entrare in Ucraina è valida la carta verde, e
non serve il visto. In frontiera compiliamo una dichiarazione
di provenienza e di destinazione per ciascun passaporto
che, viene timbrata, registrata a computer e dovrà
essere riconsegnata in uscita. Per il camper viene rilasciato
un foglio con la registrazione per l’importazione
temporanea; sul quale è segnato il numero di targa
e la matricola del telaio. In Russia identica procedura;
purtroppo i moduli li abbiamo sempre ricevuti solo in Cirillico.
Anche in Mongolia compiliamo i moduli per l’ingresso,
(in Inglese!) che poi vanno riconsegnati in uscita. Per
la registrazione e il rilascio del documento d’importazione
temporanea del camper va indicata anche la matricola del
motore; paghiamo 50 Rubli. L’assicurazione di responsabilità
civile per il camper, stipulata nella frontiera Mongola,
per trenta giorni ci è costata 1000 Rubli.
In Ucraina e Russia, strade e autostrade sono gratuite,
spesso in cemento, non sempre ben asfaltate, molte in rifacimento
o con frequenti rattoppi, tuttavia discrete. Il traffico
spesso caotico è regolato dai severi controlli dalla
polizia che con telecamere, spesso nascoste, immortalano
le infrazioni: 90 km/h per tutti su strade statali e autostrade;
e 30-40-60 km/h nei centri abitati. E’ ancora uso,
da parte di agenti scorretti, “taglieggiare”
i turisti per inesistenti infrazioni; noi per non pagare
tre giuste contravvenzioni, abbiamo “donato”
due bottiglie di vino e alcune birre. Comunque eventuali
multe, *(protocol) vanno pagate esclusivamente negli uffici
postali.
Opportuno avere le fotocopie, magari autenticate, di passaporti
e libretto del camper, per non consegnare mai!! gli originali
alla polizia nei posti di blocco o di controllo lungo le
strade. Io per sicurezza, fotocopio tutto, carte di credito,
i vari documenti personali, le polizze assicurative, eccetera;
portiamo sempre anche alcune foto-tessera recenti. Importante
in questi viaggi è la patente internazionale, che
dovrebbe essere obbligatoria, e pur avendola, non ci è
mai stata richiesta espressamente.
Comunque meglio esibire quella al posto dell’Italiana.
*(Nel 1999 sulla strada Ivanovo Kostroma, dopo un fantomatico
test-smog, per costringermi a pagare un’ingiusta ammenda,
mi ritirarono le fotocopie del libretto del camper e della
patente internazionale; ora probabilmente giacciono in qualche
polveroso cassetto della polizia Russa, ma non ho pagato
nulla, e ho salvato gli originali!!). Lungo le strade Russe
abbiamo visto oltre sessanta incidenti; alcuni molto gravi
e con dei morti; occorre molta prudenza!! In caso di sinistri,
chiamare la polizia, senza mai spostare i veicoli.
L’azzurro motorhome New Line Evo, allestito dalla
VAS nel 2008, su meccanica IVECO 35/18, e all’attivo
89000 km è accessoriato con due condizionatori (motore
e cellula), generatore da 3 kilowatt, pannelli fotovoltaici,
antenna satellitare, Bi-Top, Efoy 1200, preriscaldatore
Hidronik, bombolone GPL da 65 litri; serbatoio per 95 litri
di gasolio, e di 250 litri di acqua. Per questo viaggio
porto due ruote di scorta complete, *(ridicolo e inutile
il kit ripara-gomme che spesso equipaggiano i camper nuovi!!),
una camera d’aria, olio di scorta per motore, idroguida
e freni; paraflù, turafalle, filtri per il gasolio,
aria, olio e antipolline. Un discreto assortimento di minuterie
varie per le piccole riparazioni e un’attrezzata cassetta
dei ferri.
Ho aggiunto due taniche per altri trenta
litri, che serviranno come ulteriore riserva, ma anche per
contenere il gasolio in eccesso dopo aver fatto rifornimento.
Non essendo un esperto meccanico, ritengo che tanti ricambi
non servano, si rompe sempre quello che non hai portato!!
Mi affido allo scrupoloso controllo del mio meccanico di
fiducia prima di partire. IVECO Italia mi ha fornito la
dislocazione delle officine autorizzate di Ucraina e Russia,
in Mongolia invece non c’è assistenza, nemmeno
FIAT; l’ho notata solo per Ford, Mercedes e marche
Giapponesi.
Non ho avuto grossi guai meccanici, considerando lo stato
delle strade e la lunga percorrenza. Perdita d’acqua
al radiatore, lo “sgranamento” dei cuscinetti
causata dalla rottura dei paraoli sull’asse posteriore,
e che hanno impregnato d’olio le pastiglie dei freni;
due ruote scoppiate, e il parabrezza scheggiato. Nessun
problema agli allestimenti e alla robusta monoscocca in
vetroresina del motorhome VAS; solo una delle tre batterie
di servizio in corto e rottamata in Mongolia.
Adele ed io, oltre a molte parole imparate nei tanti viaggi,
conosciamo solo un Inglese, Francese e Spagnolo scolastico.
In Russia ci siamo stati già quattro volte, e Adele
ha acquisito una buona dimestichezza per decifrare il Cirillico.
Sappiamo che non sempre i Russi accettano di parlare altre
lingue all’infuori della loro, e purtroppo noi conosciamo
solo venti-trenta parole di Russo, di uso frequente e di
“sopravvivenza”; per il resto ci serviamo di
un frasario, un dizionario, gesti e mimica. Per evitare
di chiedere spesso informazioni, ho installato nel mio Garmin
(€ 99) la cartografia dettagliata di tutta la Russia.
Oltre al percorso fornisce indicazioni su
limiti di velocità, posti di polizia e di pronto
soccorso, distributori, officine, curiosità, monumenti,
ristoranti, supermercati, negozi eccetera; una preziosa
fonte di notizie, indispensabile per essere indipendenti
e per visitare da soli le città.
Le scorte alimentari sono calcolate per sessanta giorni,
ma principalmente per limitare al massimo la perdita di
tempo alla ricerca di cibarie, specie nel viaggio di andata.
Nella dispensa portiamo: pasta, sughi assortiti, salumi
sottovuoto e freschi, Parmigiano-Reggiano, scatolette di
vari tipi, eccetera; acqua minerale e vino solo per i primi
giorni. Gli indumenti sono ridotti al minimo, solo capi
comodi, senza sfarzo, sia estivi che autunnali. Pronti per
partire, alla pesa sfioriamo per pochi chili i quaranta
quintali; però manchiamo noi a bordo, altri 130 chilogrammi
di Adele e Andrea!!
In Russia si trova un ottimo gasolio Euro 3 e spesso Euro
4; il prezzo varia dai 21 ai 28 Rubli al litro (circa 0,65/0,78
€/litro). Capillare è la rete dei distributori.
Solitamente prima si paga la quantità desiderata,
poi si fa rifornimento; sempre accettate le carte di credito.
Diffuso anche il G.P.L. con attacco Europeo per il bombolone;
disponibili vari raccordi per ricaricare le bombole. In
Ucraina un litro di gasolio costa 0,95€/1,10€.
In Mongolia il gasolio costa 1780 Tang, circa 1,15 €
al litro; sono rari i distributori che accettano le carte
di credito.
Nelle nazioni attraversate, per spese, rifornimenti e prelievo
di contante, abbiamo sempre usato Bancomat e carta di credito
VISA. In tutte le banche accettati e cambiati gli EURO;
ritengo inutile portarsi i Dollari.
In Russia possibile fare acqua per il camper nelle fontanelle
lungo le strade delle periferie, purtroppo spesso contiene
della sabbiolina. Più difficoltoso in Mongolia, essendo
un popolo nomade, nessuno fa il pozzo, utilizzano l’acqua
di fiumi e ruscelli. Per fare rifornimento, sono dotato
di un tubo lungo trenta metri con l’aggiunta di un
filtro anti sabbia-impurità; oltre a vari raccordi
assortiti.
In Ucraina e Russia negozi e supermercati offrono di tutto,
anche molti prodotti occidentali. In Mongolia nella catena
Nomin abbiamo notato: Trentin grana, pasta Barilla, aceto
balsamico di Modena, olio d’oliva, Lambrusco di Sorbara
bianco e rosso, oltre a diversi vini Italiani, biscotti
Bucaneve e l’immancabile Nutella; più difficoltoso
reperire frutta e verdura fresca.
Il viaggio in cifre: partiamo da Parma il 30 Giugno 2011,
arriviamo in Mongolia il 12 Luglio dopo aver percorso 9880
km. In Mongolia rimaniamo dodici giorni e percorriamo 2260
km di strade discretamente asfaltate, e alcune piste. Al
ritorno, per visitare la Siberia, la Russia Asiatica ed
Europea e rientrare a Parma percorriamo 12275 km, per un
totale di 24415 kilometri. L’IVECO ha bruciato 3085
litri di gasolio, e una spesa di 2140 €; con un litro
ho percorso 7,91 km. Benzina per generatore, G.P.L. per
servizi di bordo, totale 80 €. In Ucraina per 100 €
davano 1152 Grivne; in Russia per 100 € ricevevo mediamente
3950 Rubli; in Mongolia per 100 € ricevevo 174000 Togrog
(Tang). La spesa totale per questo viaggio di quasi sessanta
giorni è stata di 5870 Euro, comprensivo di visti,
guide turistiche, foto, gasolio, riparazioni al camper,
spese alimentari in viaggio, ingressi ai siti, tasse varie,
ristoranti e souvenir.