CON IL CAMPER
IN TURCHIA
(testo di
Antero e Mary)
Dal 16 settembre
al 1 novembre 2007
L’EST VERSO IL LAGO DI VAN - IL SUD VERSO
HARRAN - ANTIOCHIA – DIJARBAKJR -NEMRUT DAGI- LA COSTA
DEL MEDITERRANEO - LA CAPPADOCIA -I GRANDI LAGHI -ANTALYA
E LA COSTA DEL MAR EGEO –PAMUKKALE – EFESO -
PERGAMO-TROIA- CANAKKALE – IPSALA- CONFINE TURCHIA/GRECIA.
Km percorsi in totale: 9.053 più
34 ore di nave per la traversata Italia-Grecia-Italia.
Anche questa volta facciamo il viaggio
da soli con il nostro camper.
Il Paese
La maggior parte della Turchia, a nostro parere , può
essere considerata simile a un qualsiasi paese europeo:
La gente, le strade, il panorama,il clima, il modo di vivere
nelle proprie usanze e abitudini sono tutte simili alle
nostre. Solamente all’est, vicino al confine con l’Iraq
e al sud vicino al confine con l’Iran e la Siria (dove
si trova il popolo Curdo che noi abbiamo trovato ospitale
e caloroso) c’è molta povertà e ci sono
altre usanze.
La popolazione
Con l’eccezione di chi vive di turismo (cappadocia
docet, poco calorosa e molto europea), in generale la popolazione
è tutta tranquilla, cordiale e molto ospitale. Ovunque
ci siamo sentiti sicuri e ben accetti, molto di più
all’est e al sud , che non al centro .
Abbiamo notato una forte diseguaglianza sia economica sia
politica . Il paese ci è sembrato diviso in due nette
categorie sociali. Molti ricchi, moltissimi poveri. (noi
siamo sulla stessa strada ?)
Mentre al nord, all’ovest e al centro c’è
benessere, nel sud del paese abbiamo notato tanta povertà
ma sempre una grande dignità. All’est c’è
benessere e povertà (ora hanno trovato anche il petrolio)
ma esistono problemi politici che gravano sugli abitanti
di questa parte della Turchia.
Le città
Le grandi città non sono solo grandi: sono enormi.
Le colline intorno a Istanbul sono coperte letteralmente
da centinaia di migliaia di palazzoni. Lo stesso fenomeno
lo abbiamo osservato in tutte le città, anche più
piccole, che abbiamo attraversato. Anche le coste hanno
subito la stessa sorte. La costa del Mediterraneo è
un susseguirsi di enormi casermoni, la maggior parte della
costa sul mar egeo ha colline con vista su baie stupende
completamente coperte da centinaia di villini, tutti uguali.
Le strade
Le strade di accesso alle città sono molto larghe
e alberate. La Turchia sta facendo passi da gigante nella
costruzione delle infrastrutture. Tutta la nazione è
raggiungibile tramite una rete stradale capillare e ben
tenuta; le strade sono in ristrutturazione e allargamento,
ci sono cantieri ovunque. Scarsa la segnaletica in caso
di bisogno bisogna tener conto che è difficile riuscire
ad avere indicazioni dai Turchi sia per la loro modesta
conoscenza di lingue straniere sia per la nostra ignoranza
della lingua turca.
Acquisti
I prezzi sono inferiori ai nostri del 30% ma tutto cambia
nelle zone turistiche, dove i prezzi sono superiori a quelli
praticati da noi. Andare in un ristorante significa sostenere
un costo pari o superiore a quanto si sostiene in Italia,
se decidiamo di mangiare all’europea (sedie,posate,vino,frutta
dolce ecc). Se mangiamo i loro prodotti , si spende poco
ma occorre rinunciare al vino(costa in media 7/10 euro a
bottiglia).
Turismo in camper
I turchi erano nomadi, per loro l’ospitalità
è sacra. I campeggi, in teoria molti, in realtà
pochi, sono cari in rapporto al costo della vita e alla
qualità dei servizi offerti, infatti solo alcuni
hanno servizi igienici utilizzabili, la maggior parte poi
sono semplici appezzamenti di terreno.
La maggior parte dei campeggi si trovano al nord, nella
costa del mar nero, in cappadocia e nella costa egea ma
con il 15/9 finisce la stagione turistica, la maggior parte
dei campeggi essendo stagionali chiude e solo alcuni campeggi
annuali restano aperti e questi si contano sulle dita di
una mano. Nessun problema per la sicurezza: la polizia (jandarma)
è onnipresente, la gente è tranquilla e ospitale.
Si può pernottare ovunque, in assenza o quasi di
campeggi si possono utilizzare gli otopark (parcheggi per
auto) che si trovano in tutti i villaggi, paesi e città.
Lo scarico può essere fatto presso qualsiasi distributore
(chiedendo), per il carico di acqua non esistono problemi,
lungo
le strade ci sono dappertutto cannelle con acqua potabile.
DIARIO
CASTIGLION FIBOCCHI
16 settembre 2007
Partiamo di buon’ora da casa, dopo aver salutato i
figli e i nipoti. Ci dirigiamo verso Ancona, dove arriviamo
alle tredici. Pranzo veloce e poi subito a fare il check-in,
perché alle sedici in punto salpa la nave che ci
porta in Grecia. Trascorriamo il pomeriggio ammirando dal
ponte della nave la costa che si allontana e il mare che
diventa sempre più blu. La sera facciamo cena in
camper poi una bella passeggiata sotto le stelle e, fatta
notte, andiamo a dormire nel nostro camper.
17/9
Lunedì
Puntualmente l’indomani mattina alle sette sbarchiamo
a Igoumenitsa. Una breve pausa per la colazione e poi ci
dirigiamo verso Kalambaka per visitare “ Le Meteore”
(i Monasteri).
Lasciamo il porto di Igoumenitsa utilizzando l’autostrada
che però ancora è in fase di completamento.
Così ci inerpichiamo per le montagne ammirando paesaggi
bellissimi. Facciamo sosta a Metsovo, un piccolo paese in
montagna, dove ancora la gente utilizza il costume caratteristico
greco; purtroppo per arrivare nel centro del villaggio c’è
un’unica strada, talmente stretta che due mezzi incrociandosi,
devono fare manovra.
Noi, scesi con il camper, ci troviamo in difficoltà…..tant’è
che, in mezzo al paese, non possiamo più andare avanti
per la strada molto stretta. Perciò siamo costretti
a fare retromarcia fino a quando, arrivati a uno spiazzo
possiamo girare il camper e riprendere la strada per uscire
dal paese.
Comunque quello che abbiamo visto passando ci è molto
piaciuto, è molto caratteristico, sembra un paesino
delle alpi. E’ pieno di piccoli negozi, dove artigiani
del legno costruiscono e vendono i loro prodotti.
Riprendiamo il cammino, arriviamo a Kalambaka; che meraviglia!.
Grossissime rocce si innalzano davanti a noi sono sparse
qua e la e su ciascuna di esse è stato costruito
dai monaci un Monastero. Difficile spiegare l’emozione
che si prova stando con gli occhi rivolti in alto per vedere
le sagome sinuose dei Monasteri.
Trascorriamo il pomeriggio per la visita di tutti i monasteri.
Noi siamo fortunati, ora ci sono le strade che conducono
in cima a ogni roccia, ma ripensiamo a quando, anticamente,
l’unica via di accesso al monastero consisteva in
una rete issata dagli eremiti con carrucole. Era l’unico
mezzo disponibile per portare su uomini o merci! Facciamo
sosta al campeggio di Kalambaka.
18/9
Martedì
La mattina presto partiamo con destinazione Asprovalta.
Superiamo Larissa, il Monte Olimpo (coperto da alte nuvole),
Leptokaria, Katerini, quindi Salonicco fino ad arrivare
alla nostra meta. La strada all’inizio è ancora
di montagna e al ciglio della strada si possono vedere delle
piccole cappellette a forma di chiesa. Troviamo tanti, tantissimi
lavori in corso, sia per allargare le strade sia per terminare
l’autostrada che presto prendiamo per arrivare a Salonicco.
Attraversiamo la grande città, facciamo il lungomare
fino ad arrivare al Campeggio internazionale di Asprovalta
dove passiamo le ultime ore di sole e la notte.
19/9 Mercoledì
Ci avviciniamo al confine con la Turchia. E’ tutta
autostrada. Andiamo ad Amphipoli per vedere il grande Leone,
poi a Filippi, celebre sito archeologico ove trascorriamo
tutta la giornata e, solo verso sera raggiungiamo Alexandroupolis,
dove sostiamo per la notte.
20/9 Giovedì
Dopo solo 40 km raggiungiamo la frontiera, superiamo quella
Greca e poi entriamo alla dogana di Ipsala in Turchia. Le
formalità burocratiche sono abbastanza veloci, riprendiamo
la strada che ora è piatta e monotona. E’ ancora
giorno quando ci fermiamo in un campeggio a circa 60 km
da Istanbul. E così abbiamo il primo vero impatto
con la lingua Turca. Il gestore non conosce l’Italiano,
parla a malapena qualche parola d’inglese, tuttavia
riusciamo, con i gesti, a far capire al gestore che vogliamo
acquistare una carta telefonica turca. Si rende subito disponibile
ad accompagnarci in centro a un negozio di telefonia, acquistiamo
la carta Turkcell che ci permette di telefonare ai nostri
figli spendendo poco. Prima di cena chiediamo al gestore
se ci può accompagnare (pagandolo) a Istanbul per
i tre giorni che vogliamo trattenerci, ma ci dice che, essendoci
troppo traffico non se la sente di portarci dentro Istanbul
e poi ritornare a prenderci. Ci suggerisce di prendere il
bus che porta in città e poi prendere la metro per
arrivare al centro.
Pazienza! Andremo da noi con il camper.
La notte è stata un po’ agitata perché
si è scatenato un grosso temporale con tuoni, fulmini
e tanto, tanto vento.
21/9
Venerdì
Presto ci alziamo e ripassiamo ben bene la cartina per memorizzare
la strada che ci permette di entrare nel centro di Istanbul
(per l’esattezza nella piazza davanti a AyaSofya)
dove possiamo sostare anche per la notte perché non
esistono più campeggi a Istanbul e perciò
ci dobbiamo arrangiare se vogliamo vedere questa meravigliosa
città.
Prendiamo l’autostrada che ci porterà fino
alle porte di Istanbul; man mano che ci avviciniamo al centro,
il traffico diventa sempre più caotico e stressante
(n.b. la città ,con la periferia, conta oltre venti
milioni di abitanti!!!), ci sorpassano da destra e da sinistra,
qualcuno anche ci attraversa la strada. Poi vediamo il cartello
Topkapi e lo seguiamo….errore, dovevamo prendere la
strada che costeggia il mar di Marmara e arrivare così
al ponte di Galata (vicinissimo ad AyaSofya).
Entriamo nel centro storico di Istanbul. Per un po’
seguiamo la macchina di due giovani che ci dicono di seguirli,
poi in assenza di segnaletica siamo costretti a fermarsi
per stradine strette e chiedere come arrivare alla piazza
tanto agognata.
Dopo innumerevoli manovre, fra auto in sosta e traffico
caotico, riusciamo ad arrivare nella piazza antistante alla
Moschea Blu.
Purtroppo è tutta occupata da una
troupe televisiva che realizza una soap-opera vicino alla
Moschea Blu; non c’è possibilità di
parcheggiare nemmeno per cinque minuti.
Ci suggeriscono di provare al posteggio del Palazzo Topkapi
distante meno di 300 metri. Facciamo manovra e, non facciamo
in tempo ad arrivare, subito due posteggiatori ci fanno
segno di fermare.
Ci domandano per quanto tempo vogliamo trattenerci e poiché
vogliamo fare sosta per tre giorni e due notti ci chiedono
una profumata tariffa (costo per ventiquattro ore = 8 LireTurche
pari a circa 5 euro..noi abbiamo pagato 40 euro pari a settanta
LireTurche) e ci fanno accomodare in una rientranza del
muro di cinta del palazzo di Topkapi (un po’ in discesa).
Dormiamo nel centro del centro di Istanbul e ce la possiamo
godere tutta, sia di giorno che di notte.
Decidiamo, visto il tempo nuvoloso, di accelerare la visita
della città, così, dopo aver mangiato un bel
panino, entriamo nel palazzo, ora museo.
Per oltre quattro secoli Topkapi è stata la residenza
ufficiale dei sultani ottomani. Immenso, grandioso e bellissimo.
Palazzi collegati da passaggi segreti con giardini pensili
affacciati sul Bosforo. Ci fanno impressione le enormi cucine,
capaci di preparare banchetti per oltre 10.000 invitati.
L’Harem con le sue 400 stanze, il palazzo dell’imperatore
e le camere degli eredi, il cortile delle concubine e…...il
famoso tesoro di Topkapi con il dente di Maometto, il famosissimo
diamante di ottantasei carati, il preziosissimo pugnale
d’argento tempestato di smeraldi, costumi tempestati
di pietre preziose,miniature dorate, manoscritti e la collezione
di porcellane cinesi frutto di conquiste militari dell’impero
ottomano e considerata la più importante del mondo.
Finita la visita del Topkapi , usciamo e fatti due passi
siamo davanti alla Moschea Blu e ad AyaSofya che decidiamo
di visitare. Quando è stata costruita, circa 1500
anni fa era considerata una delle meraviglie del mondo conosciuto.
Allora Istanbul si chiamava Bisanzio e qui l’imperatore
Costantino(imperatore del sacro romano impero d’oriente)
fece costruire questa meravigliosa basilica cristiana poi
trasformata in moschea durante la dominazione ottomana e
oggi museo.
Entriamo, lo spettacolo è unico.. tutta la chiesa
è ornata di splendidi mosaici , di archi, di volte
a cupola cosi alte(55 metri) che impressionano il visitatore.
Dalla cima della cupola, che possiamo raggiungere salendo
larghe scalinate a chiocciola, si gode uno spettacolo meraviglioso.
Attraversiamo la piazza antistante AyaSofya e raggiungiamo
la moschea blu (Sultanahmet) così chiamata per le
20.000 piastrelle blu che la decorano, è la moschea
più grande della Turchia . Ci togliamo le scarpe
e visitiamo l’interno; è immensa, ha sei minareti
e grandi cupole dalle quali pendono grossi lampadari, il
pavimento è completamente coperto da un unico tappeto
rosso.
Prima che scenda la sera, facciamo un giro nel Gran Bazar
, il più grande , al coperto, del mondo. Al suo interno
oltre 4000 negozi, una moschea, una scuola, un posto di
polizia, una banca. I negozi sono raggruppati per categorie
di prodotti e qui si trova veramente di tutto. Mentre giriamo
tra le strette viuzze del bazar, siamo avvolti da musica
e aromi di spezie.
Ora si è fatta ora di cena, decidiamo di andare a
vedere le mille e più bancarelle che preparano, al
momento, succulenti e gustosi pasti. Cosa si può
dire, tutto è colorato, profumato di carne alla brace,
gli aromi delle spezie avvolgono tutto il centro, la musica
è assordante c’è chi canta solitario
in una piazza, chi invece canta in piccole trattorie e grandi
ristoranti accompagnato da musicanti tutti vestiti nel caratteristico
costume turco.
Mangiamo con soddisfazione tant’è buona la
nostra cena, facciamo molto tardi passeggiando nel centro,
vediamo le riprese di uno spettacolo televisivo, l’anfiteatro
romano è invaso da bambini che giocano chiassosamente
nonostante l’ora tarda.(N.B. siamo nel periodo del
Ramadan e fino alle diciotto tutto è proibito , ma
subito dopo…tutto è concesso!!!).Abbiamo fatto
molto tardi, andiamo a riposare nel nostro camper, sotto
le mura di Topkapi.
22/9
Sabato
Alle quattro e alle sei il muezzin ci ha svegliati con la
sua preghiera. Ci alziamo presto, il cielo è ancora
coperto da nuvole. Dopo aver fatto colazione, andiamo a
vedere le altre meraviglie della città e incominciamo
con la visita della cisterna sotterranea che poteva contenere
80.000 litri di acqua . La visita è affascinante
, la cisterna è ubicata sotto la basilica fatta costruire
da Costantino e ampliata da Giustiniano. La volta della
grotta è sorretta da 336 alte colonne , una diversa
dall’altra e disposte in dodici file. Grazie all’illuminazione
immersa nell’acqua, lo spettacolo è dei più
affascinanti.
Andiamo a Eminonou il porto di Istanbul per prendere un
battello per una gita sul Bosforo.
Non ci soddisfa l’idea di prendere un servizio per
i turisti, decidiamo per un battello privato che ci conduca
a vedere, con calma, le principali attrattive che si affacciano
su questa parte del mar di Marmara. Questa è stata
un’impresa degna di nota. Con il 15/9 tutti i battelli
privati si fermano per mancanza di turisti e operano solo
le navi che fanno la traversata.
Siamo noi due soli con il capitano della barca che si sofferma
davanti ai palazzi dandoci spiegazioni esaurienti; la gita
dura oltre due ore permettendoci di godere con tutta calma
il Ponte di Galata, la Torre, il Ponte sul Bosforo, la parte
asiatica, il palazzo Dolmabahçe. Sulla via del ritorno
Mary chiede e ottiene di guidare il battello, per dieci
minuti siamo stati in apprensione ma…tutto è
filato liscio.
E’ ora di pranzo, lasciamo il nostro amico capitano
e ci incamminiamo verso la più bella moschea di Istanbul,
la moschea Suleymaniye Camii.
Si tratta della moschea fatta costruire dal più grande,
più ricco e più potente dei sultani ottomani:
dal sultano Solimano il Magnifico.
Si erge in uno dei sette coli di Istanbul (come Roma!!)
e domina il Corno D’oro e tutto il Bosforo ci appare
subito grandiosa: i minareti sono alti 74 metri, l’interno
è ancora più sontuoso della moschea blu, è
veramente un gioiello di architettura. Ai lati della moschea
c’è un cimitero con le tombe dei familiari
del sultano , tutte hanno una caratteristica a noi finora
sconosciuta: quelle degli uomini hanno un turbante o fez,
quelle delle donne una sciarpa, nei pressi, dentro una piccola
cappella , tutta decorata in oro zechino , la tomba del
più grande sultano: Solimano il Magnifico. All’ingresso
di ogni moschea ci sono tante cannelle con acqua corrente.
Qui gli uomini (le donne lo fanno nei bagni) si lavano il
collo, le mani, si strusciano forte forte i gomiti, si lavano
il viso ripetutamente, si soffiano il naso con le mani,
si lavano i piedi , insomma vogliono lavarsi e purificarsi
ben bene prima di entrare nella moschea.
Anche i bagni hanno una caratteristica: sono stretti, piccoli
, senza tazza ma proprio……… alla turca.
Dentro ogni gabinetto c’è una scatola raccogli
carta igienica usata (si! Non deve essere buttata nel buco
perché si intaserebbe) e una ciotola che serve per
raccogliere l’acqua da un rubinetto basso a destra,
acqua che deve essere usata per la pulizia del buco. Ci
dobbiamo adeguare!
Lasciamo la moschea per dirigerci verso il mercato delle
spezie (egiziano).E’ immenso, tanti, tantissimi negozi
con una miriade di colori e profumi di spezie che sembra
ancora di sentirli addosso, tutto è ordinato e brulicante
di gente. Rientriamo verso il centro, si è fatta
sera e decidiamo di restare fuori per la cena. Ci mettiamo
seduti nei piccoli, bassi, bassi sgabelli (tipici turchi)
a gambe larghe e ci mangiamo: Riso con uvetta, agnello,
peperoni, melanzane e pomodori, condito con del buon peperoncino
piccante, un buon sughino e schiacciata, il tutto innaffiato
da una….coca-cola turca. Per finire un dolce tipico
con una bevanda tipica: palline di pasta di pane f ritte
e inzuppate nel miele e un latte denso con una spruzzata
di cannella e zucchero a velo. Sono le ventidue, prima di
rientrare per dormire andiamo nuovamente dentro la moschea
blu che rimane sempre aperta, anche la notte durante il
Ramadan. C’è un via vai di persone , sembra
di essere in pieno giorno in un giorno di festa.
E’ veramente tardi, rientriamo per dormire almeno
due ore poiché alle quattro saremo svegliati dalla
preghiera.
23/9
Domenica
Dopo aver fatto una nuova passeggiata nel centro di Istanbul,
lasciamo il nostro parcheggio per andare in Asia.
Dobbiamo attraversare il secondo ponte sul Bosforo perché
il transito sul Grande Ponte è riservato a chi ha
la carta magnetica o il telepass. Non troviamo molto traffico,
superiamo il ponte di Galata, dove vediamo moltissime persone
intente a pescare con la canna poi, quando ci avviciniamo
al Palazzo Dolmabahçe, perdiamo la segnaletica per
andare al secondo ponte, proseguiamo per Ankara e…ci
troviamo nel Ponte sul Bosforo, si proprio quello che non
dovevamo prendere.
Lo percorriamo tutto fino all’altra sponda ma al termine
ci sono le sbarre e non si alzano senza telepass. Siamo
impacciati e innervositi, ci domandiamo come possiamo fare,
non si può rimanere nel ponte né tantomeno
fare inversione a U. Mentre, siamo in attesa di farci venire
un’idea, ecco che un Turco ci chiede se abbiamo bisogno,
capisce la nostra situazione , infila la sua carta di credito,
si alzano le sbarre e così possiamo passare; gentili
e accoglienti , troveremo per il resto del nostro viaggio
, gli abitanti della Turchia.
Percorriamo una bella e larga autostrada per circa 400 km,il
panorama che vediamo non è diverso dal nostro, un’infinità
di case, campi coltivati, frutteti, città…insomma
siamo in Asia ma sembra di essere a casa; c’è,
però una differenza, abbiamo trovato sempre le strade
ben pulite, continuamente spazzate . Arriviamo all’ora
di pranzo a Safranbolu , piccola cittadina che vanta un
bel gruppo di case ottomane ben conservate( sono case di
legno di due o tre piani, rinforzate da mattoni cotti al
sole e intonacate con paglia e fango) tanto da essere dichiarata
dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Ci sistemiamo nel piazzale usato dai vigili del fuoco che
ci ospitano felicissimi di incontrare degli Italiani, pranziamo
e poi subito a visitare questa meraviglia. Le case sono
tutte vicine le une con le altre, le vie sono strette e
tutte acciottolate .
Ogni strada ha tanti , tantissimi artigiani che lavorano
ed espongono i loro prodotti fuori della porta di casa;
ogni strada ha mestieri e artigiani diversi. Così
trascorriamo il pomeriggio e mentre facciamo acquisti per
i figli, ci viene incontro il capo della locale polizia
che pare meravigliato ( non ci sono turisti) della nostra
presenza, poi ci fa da cicerone (in inglese)e ci spiega
cosa andare a vedere; in particolare il caravanserraglio
Cinci Han ora albergo/ristorante.
Ritorniamo in camper per cenare , ma subito dopo ritorniamo
in paese per gustarci la famosa pasticceria e il tè,
qui particolarmente rinomati.
Siamo a 500 metri dal paese, non ci sono le luci, prendiamo
una torcia e andiamo verso il centro. Sono le 21,30, è
domenica ma non c’è più nessuno in giro
per il paese. Siamo soli, decidiamo di andare dentro un
piccolo bar con giardino all’aperto (delizioso, a
lume di candela con musica sottofondo) ci gustiamo un buon
tè poi decidiamo di rientrare per la notte. Domani
andremo sulla costa del Mar Nero…che emozione!
24/9
Lunedì
Stanotte siamo stati svegliati alle quattro da un colpo
di cannone e subito dopo dalla preghiera dell’imam.
Da Safranbolu ad Amasya si percorrono circa 120 km di strada
di montagna. Arriviamo al porto, dove parcheggiamo il camper.
Facciamo un giro nel paese vecchio, è bello e accogliente,
un posto raffinato per turisti esigenti, difficile da raggiungere.
Pranziamo in un locale veramente carino proprio in riva
al mare con questo menù : calamaro per Antero e triglie
per Mary più insalatona per ciascuno, acqua e caffè
turco..ebbene mentre a Mary hanno portato un piatto stracolmo
di triglie ad Antero hanno portato “ 4 anelli 4”
di calamaro, carini da vedere e ben disposti nel piatto
decorato da una salsina. E così abbiamo imparato
che qui il calamaro è carissimo ed è venduto
a peso d’oro. Di pomeriggio prendiamo il sole al molo
e assistiamo alle riprese televisive di una soap opera,
poi riprendiamo la visita del piccolo villaggio e andiamo
ai bagni pubblici per farci una bella doccia calda.
Sono le 18,40, un nuovo colpo di cannone ci ricorda che
è finito il ramadan e quindi tutti si siedono per
mangiare. Andiamo in una piccola rosticceria in centro e
gustiamo i loro prodotti tipici veramente buoni e saporiti.
Qui siamo al mare sono le ventidue e c’è ancora
un po’ di vita, passeggiamo per le stradine del paese
e rientriamo al camper per passare la notte al porto.
25/9
Martedì
170 chilometri è la distanza che separa Amasra da
Jnebolu . Oggi abbiamo capito perché Amasra è
un angolo di paradiso; da Safranbolu ci sono 100 km di strada
di montagna, dalla più vicina città sulla
costa ci sono 170 chilometri di strada piena di buche, dissestata
che pare in abbandono completo, poi curve, tornanti ….così
brutta che per arrivare a Jnebolu abbiamo impiegato circa
sei ore.
In compenso abbiamo goduto un paesaggio bellissimo, selvaggio
a strapiombo sul mare. Giunti a Jnebolu decidiamo di lasciare
la costa e andare a Kasaba (80 km) per vedere una moschea
tutta di legno. Il panorama cambia, gli alberi che prima
dominavano il paesaggio, vanno man mano scomparendo, si
attraversano altipiani che talvolta sono brulli. Finalmente
arriviamo e fermiamo il camper in uno spiazzo ; poiché
la moschea è incastrata tra le mura di un piccolissimo,
sperduto e isolato villaggio rurale non abbiamo altro mezzo
che andare a piedi.
Percorriamo la strada (!) in mezzo a galline, pecore, mucche,mentre
alcuni bambini ,mossi da curiosità, ci vengono incontro.
Troviamo la moschea chiusa , chiediamo a una donna che pascola
le pecore dove abita l’imam, a segni riusciamo a intenderci
, ci accompagna alla casa , bussiamo più volte alla
porta poi finalmente compare un signore con in collo una
bambina…è l’imam. Capisce che desideriamo
vedere la moschea e , con in collo la figlia, ci accompagna
aprendoci la porta della moschea; l’interno è
molto semplice, alte colonne di cedro sorreggono il soffitto
di legno e una balconata.
L’imam è davvero cordiale ci spiega la storia
della moschea che , in parte deve essere ancora restaurata.
Si sta facendo buio vogliamo ringraziare per la gentilezza
e l’ospitalità ma l’Imam non vuole nulla
per se ci dice che se vogliamo possiamo lasciare un contributo
per il restauro della moschea e ci invita a rimanere qui
per la notte, saremo suoi graditi ospiti per la cena ma…
(siamo Italiani…diffidenti) non ci restiamo…..ci
pare di essere troppo isolati e lontani dal resto del mondo.
Proseguiamo verso l’interno per andare a Kastamonu
a circa 10 km. La città è grande, grossi viali
alberati ci permettono una guida tranquilla. Notiamo lungo
i viali, una concessionaria Fiat, ci avviciniamo, chiediamo
il permesso di dormire nel piazzale a lato della concessionaria.
Tutto ok. Stasera dormiamo qui.
26/9
Mercoledì
Poiché siamo nell’interno, decidiamo di andare
a visitare Alacahoyuk, poi Yazilicaya e Hattusa e dopo riprendere
il nostro viaggio al nord, lungo la costa del mar nero.
Qui i terreni sono tutti coltivati e ciascuno trae il proprio
sostentamento dall’allevamento di pecore,capre e mucche.
Man mano che ci dirigiamo verso l’interno la terra
si fa più arida, la gente vive delle poche cose di
proprietà, ecco allora che scorgiamo piccoli villaggi
con persone che conducono al pascolo l’unica mucca
o capra ben legata a un guinzaglio per non farla scappare.
Finalmente arriviamo al villaggio di Alacahoyuk dove, in
uno spiazzo recintato, ci sono i resti della bellissima
città ittita costruita nel tredicesimo secolo a.c.
Entriamo nel sito archeologico attraverso la porta delle
sfingi e ci meravigliamo di cosa e quanto ha fatto questo
popolo. Terminiamo il nostro giro con la visita dell’interessante
museo.
Sono le diciassette e dobbiamo pensare dove passare la notte,
nel frattempo andiamo a prendere un buon tè in un
piccolo bazar all’ingresso del museo.
Abbiamo attirato la curiosità della poca gente del
posto, molti sono vicino al camper e lo guardano ben bene,
altri, incuriositi, guardano noi. Il gestore del bazar è
più curioso degli altri, parla un po’ d’inglese
e ci domanda da dove veniamo e dove andiamo, invitandoci
ad assaggiare la pide (tipo piadina)che sta preparando la
moglie . Non vogliamo dare disturbo ma lui (Hassan) e la
moglie (Arinna) insistono e cosi vediamo come si prepara
una pide con prezzemolo e formaggio che poi mangiamo avidamente.
Facciamo i complimenti alla cuoca, vogliamo pagare ma Hassan
non vuole, poi accetta il nostro denaro a condizione che
andiamo ospiti da lui in casa sua per la cena .
Allora è deciso rimaniamo a dormire in questa piazza
e per la cena saremo ospiti della famiglia di Hassan che
abita nella collina sopra il sito archeologico e…il
nostro camper.
Alle diciannove, terminato il ramadan, insieme ai nostri
ospiti , a piedi, ci incamminiamo verso la loro casa. E’
buio, prendiamo la torcia elettrica per vedere dove mettiamo
i piedi. La padrona di casa prepara un kebap squisito che
è posto in mezzo alla tavola e ciascuno di noi prende,
con le mani, quello che vuole. Noi, ci siamo abituati nel
precedente viaggio in Marocco, dove più volte siamo
stati ospiti di famiglie e non ci scandalizziamo per come
si mangia, per cosa si mangia e cosa si beve, quindi siamo
ospiti graditi poiché facciamo come fanno loro. Passiamo
veramente una bella serata insieme, ci vengono a trovare
i parenti di Hassan ( quasi tutto il villaggio), finche
a mezzanotte decidiamo di andare a dormire. Il nostro camper
è illuminato dai lampioni del museo ma la strada
che scende dalla collina (500 metri) fino al piazzale è
buia, ci accompagnano Arinna, Hassan e una bella luna piena
che ci consente di scansare le cacche delle vacche.
27/9
Giovedì
La mattina, dopo aver salutato i nostri ospiti e scambiati
gli indirizzi, partiamo per Hattusa e Yazilicaya, distante
non più di venti chilometri.
L’antica città di Hattusa, capitale del regno
Ittita, e città reale, si estende per oltre 5 km
in una collina. Poi a 3 km di distanza ancora un sito archeologico
( Yazilicaya) dove gli Ittiti hanno scavato nella roccia
un santuario religioso. Quando arriviamo all’ingresso,
dopo aver pagato il biglietto, chiediamo come possiamo fare
la nostra visita. Ci suggeriscono di non andare con il camper
perché in alcuni tratti non è possibile salire
sulla collina quindi o andiamo a piedi oppure…….
Si presenta una guida che parla italiano che si offre di
accompagnarci anche senza compenso!!!!, poi lo abbiamo pagato,
ci mancherebbe.
Scelta migliore non la potevamo fare. La guida, con la sua
auto ci ha portato nei posti più lontani e non raggiungibili,ammiriamo
le scritture cuneiformi, le tante sculture, le tombe dei
re, la galleria sotterranea di 70 metri costruita solo di
massi messi a sesto acuto (non conoscevano l’arco),
i tanti palazzi reali e i templi.
La nostra guida ci ha illustrato molto bene la storia dei
re Ittiti e dei soldati, unici abitanti di Hattusa,città
fortificata costruita per proteggere il Re. Il popolo stava
nelle campagne vicine o in altre città (vedi Alacahoyuk
), mentre i religiosi stavano nel grande tempio di Yazilicaya.
Il nostro giro, compresa la visita di Yazilicaya è
durato oltre quattro ore e ci ha completamente soddisfatto,
sia il sito che la competenza della guida che, prima di
lasciarci ci suggerisce di andare a vedere un piccolo laboratorio
di tappeti.
Qui in questo paese Bogazkale (Hattusa) vivono intere famiglie
dedicandosi alla tessitura dei famosi Kilim turchi. Non
abbiamo intenzione di comprare nulla, anche perché
abbiamo già acquistato in Marocco tanti tappeti.
Ma ci pregano di aiutare le donne curde, insistono tanto
che alla fine acquistiamo un bel tappeto che porteremo a
casa come ricordo di questo bellissimo viaggio. Decidiamo
di proseguire il nostro viaggio e di non fermarsi nel campeggio
(uno dei pochi esistenti e aperti),risaliamo verso nord
fino ad arrivare ad Amasya, un luogo incantato. Sostiamo
davanti alla Jandarma vicinissimi al centro e, dopo cena
andiamo a vedere la città di notte.
Nella montagna che sovrasta la città, ci sono antiche
tombe rupestri che, insieme alle case guardano lo scorrere
lento di un fiume , le tombe sono tutte illuminate. La gente
è ben vestita e festosa, riempie le strade e i negozi
fino a tarda notte. Anche noi facciamo come loro e solo
dopo la mezzanotte rientriamo nel camper per dormire (dormire?)
.
28/9
Venerdì
Alle due è passato un treno , alle quattro l’imam
ha sparato un colpo di cannone, alle 6,40 ha cantato la
preghiera del mattino. Insomma abbiamo dormito poco e siamo
partiti presto. Prossima tappa Unye sul mar nero.
Sterminati campi di stoppie color, oro ci accompagnano fino
al mare, poi vediamo milioni di sacchi lungo la strada,
ci fermiamo per chiedere e vedere cosa contengono..si tratta
di cipolle. Superiamo Sinop, Samsun e arriviamo a Unye,
dove sappiamo esserci un campeggio….è chiuso!.
Stiamo facendo manovra per andare via quando ecco che arriva
un signore che ci fa capire, aprendo anche il cancello,
che non c’è alcun problema se vogliamo sostare
lì per la notte..anche senza pagare, anzi si scusa
se non è in funzione ma, se vogliamo, possiamo fare
la doccia e usufruire dei bagni. Che gentilezza ! Poi è
venuto più tardi per assicurarsi che stavamo bene
e per farci sapere che era contento se restavamo nel suo
campeggio.
Dopo la doccia siamo stati tutto il pomeriggio in riva al
mare , nella bellissima spiaggia prospiciente il campeggio
a prendere tanto sole. Verso sera quando il sole sta calando,
due giovanotti entrano nel campeggio. Ci dicono che vanno
a pescare e sono i proprietari di uno chalet che aprono
e che ci fanno vedere invitandoci a utilizzarlo per la cena,
per la doccia (calda) e anche per dormire. Sono veramente
molto ospitali. Naturalmente non approfittiamo dell’occasione
e restiamo nella spiaggia a vedere quando, con la barca,
vanno al largo per pescare.
29/9
Sabato
Partiamo direzione Trabzon o Trebisonda. A tratti il panorama
è stupendo, si attraversano piccole città
brulicanti di uomini e donne indaffarati poi, prima ancora
di entrare a Trebisonda ci fermiamo a visitare il complesso
di Santa Sofia (AyaSofya) che si trova in cima a una collina
in un piccolo paese raggiungibile superando strade strette
e tortuose; ci andiamo con il camper…. Errore..c’è
un caos indescrivibile, il camper ingombra tutta la sede
stradale e non passa più nessuno, riusciamo comunque
ad arrivare a un piccolo spiazzo nelle vicinanze della basilica
e riusciamo a posteggiare ricevendo tanti applausi dagli
astanti che ci sorridono e salutano. Entriamo nel museo,
poi visitiamo la basilica che è veramente stupenda
in stile Georgiano e pavimentazione Bizantina. Riprendiamo
la strada e attraversiamo Trabzon una città caotica
e moderna e noi che credevamo che più a nord si fosse
arrivati e più si sarebbe trovata arretratezza nei
costumi…niente di più sbagliato! Uomini, donne,
ragazzi tutti vestiti all’ultima moda e poi negozi
all’avanguardia. Niente da invidiare alla più
moderna e frequentata città Italiana.
Lasciamo Trabzon per raggiungere dopo cinquanta chilometri
Sumela, una delle meraviglie del mondo. Quando arriviamo
al piazzale da dove partono i sentieri pedonali e dove sostano
le auto, chiediamo ai poliziotti di servizio se possiamo
salire su con il camper perché davanti a noi la strada
sembra buona e percorribile.
Ci tranquillizzano, si può arrivare alla vetta (1850
Mt) tranquillamente sono solo 12 km. Allora andiamo. Dopo
poco la strada però si restringe fino a diventare
poco più grande di un sentiero, è asfaltata
ma ci passa solo una macchina. Il panorama è maestoso,
facciamo tornanti , superiamo un torrente impetuoso , incontriamo
un’auto che scende dalla montagna,la quale per farci
passare fa retromarcia, si incastra in un angolo della strada
; noi siamo sul ciglio del burrone non possiamo andare indietro,
poi finalmente ce la facciamo a passare. Che esperienza….da
non riprovare!( ma dobbiamo ripassare da qui , dopo la visita).
Finalmente arriviamo nel piccolo piazzale antistante il
monastero bizantino da qui vediamo gli edifici conventuali
abbarbicati sul fianco di un ripido dirupo tanto da apparire
sospesi fra cielo e terra.
Saliamo una ripida scalinata, si varca la soglia di una
porta e…………………..meraviglia:
chiese scavate nella roccia, completamente affrescate sia
dentro che fuori con mirabili dipinti che ricordano scene
della vita di Gesù, scene della Genesi e del Giudizio
Universale. Fotografiamo, estasiati da questa meraviglia,
in un raccolto silenzio. E’ tanta la meraviglia che
quasi dimentichiamo che dobbiamo ripercorrere la strada
di prima e dobbiamo trovare un posto per la notte. Scendiamo
giù per i ripidi tornanti, siamo fortunati, non sale
nessuno ( a quell’ora chi sarebbe potuto venire quassù?)
veloci raggiungiamo il primo posteggio, dove consumiamo
un buon tè e poi andiamo alla ricerca di un posto
per sostare. Troviamo lungo la strada che costeggia il torrente
alcuni campeggi; uno è aperto oltre che campeggio
fa ristorante e albergo e la sua specialità sono
le trote. Il proprietario ci fa vedere le vasche con le
trote ci fa scegliere la pezzatura, le cattura e subito
le cucina . Ci gustiamo una minestra locale due trote cucinate
al burro innaffiate da un generoso vino bianco. Rientriamo
nel camper, possiamo dormire tranquilli, qui siamo lontani
dalle città, non ci sono moschee e nemmeno cannoni
che sparano.
30/9
Domenica
Lasciamo queste bellissime montagne, i boschi verdi ,le
valli incantate (le alpi?) . Siamo nell’altopiano
dell’Anatolia orientale, il paesaggio cambia completamente,
ora l’altezza media è sopra i 1500 metri, ma
raggiungiamo e superiamo vette di oltre 2600 metri. Le valli
incastonate nelle montagne, per ora sgombre di neve, sono
brulle, immense estensioni di terra non coltivata ci appaiono
davanti a noi. Molte mucche, moltissime pecore e capre pascolano
indisturbate. Qui la maggior parte delle pecore sono di
colore marrone, i pastori semi-nomadi vivono accanto ai
loro greggi in tende bianche..pare di essere in Mongolia.
In realtà da qui in poi vivono i Curdi ( infatti
questo territorio una volta si chiamava Kurdistan), un popolo
che, con la nascita della Nazione Turca è stato sottomesso
e inglobato.
Stiamo andando verso la parte orientale della Turchia e
precisamente a Erzurum, distante 100 km, che ci accoglie
con il suo clima rigido ( siamo a 1850 metri di altezza)
e il paesaggio spoglio. Troviamo una città vivace
con l’università e abitata da oltre 400.000
abitanti. Si dice, ma non risulta ufficialmente, sia sede
degli intellettuali del PKK. (Il partito rivoluzionario
dei lavoratori curdi). Entrando in città troviamo
ampi viali alberati, rotonde spartitraffico con semaforo;
tutto fa contrasto con l’arida steppa che circonda
immediatamente la periferia della città. Non riusciamo
a trovare un posto per fermare il camper poi , passando
per una piccola piazza piena di venditori di frutta e verdura,
notiamo un uomo che si sbraccia, invitandoci ad andare verso
di lui. Ha un piccolo banco di verdura e vicino c’è
un posto (stretto, molto stretto) per la sosta di un’auto.
Ci fa capire che possiamo sostare lì e sposta un’auto.
Ci sistemiamo proprio nel centro, vicino al castello e siamo
in mezzo alla gente che vende,che compra e che passeggia.
Per contraccambiare compriamo un po’ di frutta e verdura
rendendo felice l’ambulante. Visitiamo l’antico
castello che fu costruito dall’imperatore Teodosio
nel V secolo, la scuola teologica mongola del 1300, la Cifte
Medrese che ospita la tomba della fondatrice della scuola
teologica islamica della Turchia (1242) insomma siamo meravigliati
nel vedere , tanto lontano da casa nostra e in questi luoghi
sperduti, tanti importanti monumenti. Lasciamo la parte
vecchia della città e ci immergiamo nel centro, dove
troviamo tantissima gente a passeggio, che si gode il sole
nei giardini e che fa acquisti in grandi negozi, siamo stupiti
di quanto vediamo e ci domandiamo dov’è l’Asia..
quella che abbiamo nella nostra mente?.
La giornata volge al termine e ancora non abbiamo pensato
né tantomeno trovato dove dormire. Non è il
caso di sostare a Erzurum, nel posto dove abbiamo lasciato
il camper.
Partiamo e ci dirigiamo verso Bingol sperando di trovare
un buon posto per la notte. E ripensiamo a quanto ci siamo
detti a Erzurum circa l’Asia… eccola ; e così…attraversiamo
altipiani e montagne senza vedere anima viva ma solo pecore
al pascolo e tende dei pastori.
Dopo 70 km raggiungiamo çad, un minuscolo villaggio
sperduto tra queste montagne. Antero va subito alla Polis(polizia
locale) e chiede il permesso per sostare e dormire. Gli
consigliano di mettere il camper davanti alla caserma con
la porta bene in vista e così facciamo. Siamo a 100
km dal confine iracheno ,ed è zona presidiata dalla
Jandarma (esercito Turco che qua controlla sia i Curdi che
gli iracheni) In questo villaggio ci sono 500 pastori ,
1000 soldati e cinque milioni di pecore.
La gente del villaggio viene a vedere il nostro camper,
tutti sono incuriositi di vedere degli stranieri che per
la prima volta si fermano nel loro villaggio. Tanti bambini
ci vengono incontro, ci salutano in inglese, ci chiedono
i nostri nomi. Passiamo insieme a loro un’ora in allegria,
loro ballano e cantano per noi in mezzo alla strada, la
Polis interviene più volte perché non vuole
che ci disturbino; i bambini si allontanano poi ritornano,
si fanno riprendere con il telefonino; non si spiccicano
più siamo costretti a rientrare nel camper per non
essere più assediati da questo nugolo di gente.
Sono le diciotto i bambini sono rientrati nelle loro case
per la cena, possiamo andare a vedere il villaggio. Ci sono
solo due strade che terminano nella piazzetta . Percorriamo
la strada che dal camper, dove c’è la polis,
porta alla piazzetta e…scopriamo che qui…….in
mezzo al niente…….c’è una banca.
Domani andremo a cambiare la moneta. Facciamo cena e ci
gustiamo uno dei film che ci ha dato Bruno quando, saranno
le ventuno, sentiamo bussare alla porta del camper; apriamo
e, davanti a noi, due poliziotti con mitra in braccio e
pistole in fondina ci offrono un vassoio con due bicchieri
con il tè………gentilissimi e ospitali.
Non vogliono, o non possono, entrare nel camper, gustiamo
il tè e loro aspettano, li ringraziamo ma prima di
ritornare in caserma ci invitano per la colazione domani
mattina.
1/10
Lunedì
Bruno è rientrato dal suo viaggio in Egitto, è
scocciato perché ha lasciato quei posti meravigliosi
e ora deve andare a lavorare. Noi andiamo a scusarci con
la Polis perché non abbiamo fatto colazione da loro,
poi ci accompagnano alla banca per cambiare gli euro in
LireTurche. Sono le dieci, la Banca è piena zeppa
di pastori che versano, vuol dire che c’è ricchezza
se esiste una banca in questo posto. Ma …allora..……
non sono arretrati! Vivono in un mondo diverso .. come noi
eravamo 70/100 anni fa ma poi cosa cambia? Il tenore di
vita? Oggi utilizzano le stesse cose che utilizziamo noi(auto,
telefono,tv,internet ecc ecc.). Lasciamo questo villaggio
per inoltrarci ancora di più nell’Anatolia
orientale con l’intenzione di arrivare al Monte Ararat
e cioè al confine con l’Iraq.
Mentre percorriamo la strada in mezzo a questa steppa circondati
soltanto da pecore e capre , ecco che improvvisamente in
cima ad un passo troviamo un posto di blocco della Jandarma.
In mezzo alla strada un carro armato seguito da tanti militari
in completo assetto di guerra con mitra in mano ed elmetto
di metallo. Ai bordi della strada ci sono tende, garitte
coperte da sacchi di sabbia, posti di vedetta, tutto completamente
mimetizzato. Abbiamo paura!
Ci vengono incontro tre militari che, con il mitra spianato,
ci chiedono i documenti personali e, quelli del camper,
ci domandano da dove veniamo e dove vogliamo andare: Antero
chiede se è possibile proseguire per arrivare al
Monte Ararat, ci rassicurano, dicono che non ci sono problemi
e ci lasciano partire.
Non facciamo più di 10 Km che siamo fermati da un
altro posto di blocco, siamo in mezzo alle montagne e questa
è l’unica strada e finora non abbiamo trovato
nessuno. Stessa situazione di prima, non abbiamo più
paura loro sono lì per controllare i Curdi che non
sconfinino in Iraq e per tenere sotto controllo le frontiere
vicine. Riprendiamo la nostra strada….per altre quattro
volte siamo fermati , è vero, non ci sono problemi,
però decidiamo di lasciare la strada per il Monte
Ararat ,deviamo per andare più a sud verso il lago
di Van.Arriviamo che è l’ora di trovare un
posto per dormire il lago non offre un granché, l’unico
campeggio esistente è chiuso da qualche tempo, non
ci rimane che trovare da dormire in qualche posto tranquillo..ma
dove?
Antero si dirige verso la capitaneria del porto di Tatvan
per chiedere autorizzazione a dormire nel piazzale. Lunga
è stata l’attesa di Mary sul camper, perché
Antero ha dovuto parlare e scrivere nel computer ( che trasformava
dall’inglese al turco) con tanti, tantissimi impiegati
prima di arrivare al comandante che finalmente ha deciso
di farci sostare nel piazzale antistante l’entrata
del porto.E’ notte, ci prepariamo una buona cena e
riposiamo tranquilli.
2/10 Martedì
Lasciamo questo posto che non ci sembra poi tanto bello,
anche se emozionante per la presenza costante e continua
della Jandarma. Andiamo verso Sud, vicini alla frontiera
Iraniana e poi a quella Siriana. Stiamo andando nel territorio
che una volta era sotto il controllo degli Assiri.
La prima città che incontriamo scendendo a sud è
Bitlis; città medioevale con un bel ponte. L’attraversamento
della città è reso difficile perche le strade
sono sterrate, la gente sembra vivere sulla strada, l’unica
che consenta di andare dal sud-est all’ovest. Facciamo
piano , la strada è sconnessa e in più punti
interrotta sia dai carri armati che dalle camionette della
Jandarma.
Poi andiamo a Batman, una volta era un piccolo villaggio,
ora, con la scoperta del petrolio è diventata una
città grigia e bruttina. Velocemente la lasciamo
alle spalle e costeggiamo il fiume Tigri per andare a vedere
il villaggio di Hasankeyf, un incantevole gruppo di case
color miele abbarbicate sulle rocce di una gola che domina
il Fiume Tigri.
Attraversiamo il ponte sul fiume , sulla nostra destra notiamo
un castello, le grotte e una moschea, tutte costruzioni
che scendono verso il fiume. Noi proseguiamo con il camper
nella stradina di sinistra e ci infiliamo in una stretta
gola rocciosa le cui pareti sono costellate di grotte, alcune
ancora abitate.
Facciamo una lunga sosta per girare a piedi questi angoli
fantastici e misteriosi. Ripartiamo dobbiamo raggiungere
la nostra meta finale : Mardin. Percorriamo pochi chilometri
ed ecco che ci appare all’orizzonte una piccola città
: Mydyat qui andiamo a visitare in centro, dietro una moschea,
una piazza circondata da tante case color del miele con
strani forni fuori delle porte e tanti, tanti bambini che
scorrazzano per le viuzze. Parliamo con alcuni abitanti,
sono gentili e meravigliati di vederci, il camper fa effetto,
ci sono sempre tante persone che lo guardano, nessuna, però
è maleducata, tutti hanno una grande dignità.
Ripartiamo, vogliamo visitare un famosissimo monastero a
pochi chilometri di distanza. Arriviamo al monastero di
Morgabriel che si leva come un miraggio in mezzo al deserto
che lo circonda. Ha più di 1700 anni e qui è
stato sepolto il santo Gabriele. Abbiamo la fortuna di poterlo
visitare, la guida ci spiega cosa rappresenta qui un monastero
Greco - Siriaco(cristiano) che conta solo ottanta fedeli
e le difficoltà che questi incontrano in una nazione
che per la maggior parte è islamica. Siamo ospiti
dell’Arcivescovo di Tur Abdin (montagna dei servi
di Dio) così si chiama, ci offre il te, ci accompagna
nella visita di alcune stanze generalmente chiuse( noi siamo
cristiani, quindi accolti benevolmente).
Il sole sta calando e dobbiamo arrivare a Mardin per trovare
un posto dove dormire. Salutiamo e, mentre ci allontaniamo
dal Monastero, notiamo che in fondo alla strada c’è
una pattuglia di militari in assetto di guerra che hanno
steso sulla strada i cavalli di frisia ( reticolato spinato).
Ci fanno passare dopo averci chiesto dove volevamo andare:
IL CONFINE CON L’IRAN E’ A 30 CHILOMETRI, QUELLO
CON LA SIRIA E’ A 10 CHILOMETRI.
Arriviamo a Mardin, cittadina di struggente bellezza posta
in cima a una montagna a 1350 metri, sovrastata da un castello,
Mardin domina le vaste pianure assolate della Mesopotamia
che si estendono fino alla Siria.Tentiamo di entrare in
centro perché c’è un otopark. Le strade
sono strette e affollate, è difficile districarsi
in mezzo al traffico di auto e di persone, decidiamo di
sistemarci subito fuori del centro storico nel piazzale
di un distributore di gas , il cui titolare ci accoglie
gentilmente.
Facciamo una breve passeggiata e ci gustiamo il panorama:
davanti a noi, laggiù all’orizzonte, c’è
la Siria che non dista più di quindici chilometri,
poi cala la sera , è tempo di cena e di telefonare
ai figli a casa.
3/10
Mercoledì
Stanotte siamo stati svegliati ancora dal colpo di cannone.
Questa regione fu una delle più gravemente colpite
dai disordini che ebbero luogo tra il 1980-1990 ed è
appena da qualche anno che sono ritornati i turisti, sia
turchi che stranieri. Per prima cosa prendiamo il camper
e ci spostiamo a sette chilometri per andare a vedere il
Monastero Mar Hanania o dello Zafferano sede in passato
del Patriarcato Sirio-Ortodosso ora trasferito a Damasco.
Visitiamo,con la guida, il santuario originario; una sala
sotterranea con il soffitto realizzato con massicce pietre
incastrate tra loro senza malta, poi le tombe dei patriarchi
e metropoliti che hanno prestato servizio qui.
Vediamo in una grande cappella due troni, la guida ci spiega
che uno è per il patriarca l’altra è
per il metropolita. Terminiamo il nostro giro salendo una
rampa di scale che conducono alle camere per gli ospiti:
anche qui come per esempio a Camaldoli (in Italia), vengono
i turisti per passare una settimana in meditazione e nel
silenzio più assoluto. Non poteva mancare il tè,
infatti, prima di uscire la nostra guida insiste per offrircelo.
Ritorniamo in città a vedere la Ksimiye Medresesi
che è in restauro, possiamo comunque entrare nel
cortile circondato da un portico colonnato del 1400. Però
vogliamo vedere il centro della città e ritentiamo.
Nel parcheggio del museo di Mardin riusciamo a trovare un
posto, siamo nel centro della città. Per prima cosa
visitiamo il museo, poi andiamo dentro le viuzze, dove gli
artigiani espongono la loro mercanzia, infine visitiamo
una bellissima casa museo. Stiamo cercando disperatamente
una cassetta per spedire le cartoline ma non la troviamo.
Ci fermiamo in un giardino pensile di un bar per rinfrescarci
(fa oltre quaranta gradi) e davanti a noi notiamo un bellissimo
palazzo. Chiediamo cosa è e ci dicono che si tratta
della sede delle poste di Mardin. Che meraviglia! Questo
è il più bell’ufficio postale di tutta
la Turchia; in effetti, gli uffici sono dentro le stanze
di un caravanserraglio bellissimo con fregi scolpiti intorno
a tutte le finestre e alle porte. E così abbiamo
superato anche questa difficoltà: in questa parte
della Turchia – in Anatolia - chi vuole spedire una
lettera o delle cartoline deve andare alle poste perché
è solo l’ufficio postale che controlla l’esattezza
del bollo che timbra la posta che spedisce. In tutti i posti
che siamo stati, non abbiamo mai trovato una cassetta per
imbucare le cartoline.
Anche oggi abbiamo fatto tardi, meno male che per arrivare
a Diyarbakir ci sono meno di cento chilometri che li superiamo
velocemente perché la strada è buona. Oggi
la città si è talmente allargata che raggiunge
il milione di abitanti, lunghi viali alberati portano verso
la cittadella. Il traffico è caotico, più
di una volta ci fermiamo per chiedere ospitalità
ma sempre fuori delle mura antiche, quindi troppo distanti
per andare a visitare la cittadella. Decidiamo di andare
verso il centro e, tra mille difficoltà legate al
traffico, riusciamo a vedere in una stradina laterale ma
vicinissima alla porta di accesso delle mura di Diyarbakir,
un otopark con lavaggio.
Chiediamo al gestore se possiamo rimanere per la notte,
ne fa una questione di soldi vuole quindici LireTurche per
una notte, discutiamo un po’ e poi ci accordiamo per
20 lire turche per due notti. Mettiamo nel posteggio il
camper; alle diciannove siamo pronti per preparare la cena,
quando sentiamo battere alla porta. Apriamo, ci sono due
giovanotti del posteggio che ci invitano a seguirli. Ci
andiamo incuriositi: hanno apparecchiato la tavola anche
per noi, dobbiamo rimanere loro ospiti per mangiare. Come
si fa a rifiutare un invito spontaneo e senza alcuna contropartita?
Accettiamo e rimaniamo lì gustandoci quello che avevano
preparato. Ci raccontano a gesti e un po’ in inglese,
che non sopportano i Turchi (e sputano per terra), che sono
molto convinti di volere una nazione indipendente, poi,
per smorzare la conversazione chiediamo il tè allora
ci portano uva e tè per celebrare l’amicizia
del popolo italiano con il popolo curdo. Sono le ventidue,
fa ancora molto caldo, mentre continuano a entrare e uscire
dal posteggio grosse macchine decidiamo di fare una piccola
passeggiata. Rientriamo dopo poco, siamo stanchi, rimandiamo
il tutto alla giornata seguente.
4/10
Giovedì
Diyarbakir: Centro del movimento di resistenza Curdo dal
1980 al 1990 . Ecco perché i viaggiatori esteri e
turchi hanno volutamente escludere questa città dalle
mete turistiche. Ci dicono che oggi qualcosa è cambiato,
non si avverte più il clima opprimente di pochi anni
fa. Qui la vita ancora è difficile, ci sono persone
che per sfuggire agli scontri tra l’esercito Turco
e il PKK abbandonano le campagne e si trasferiscono in città
dove sono anonimi ma purtroppo anche senza lavoro.
La mattina, dopo aver salutato i nostri amici posteggiatori,
siamo entrati nella cittadella circondata da possenti mura
lunghe oltre sette chilometri. Andiamo a vedere alcune chiese
ma sono in restauro (da molto tempo!). Attraversiamo un
dedalo di vicoli angusti che è impossibile orientarsi
all’interno di questo labirinto; le moschee, stavolta
in stile arabo in pietra bianca e nera, arricchiscono l’atmosfera
esotica della città.
Le donne circolano avvolte in chador, gli uomini portano
barbe lunghe e indossano i salvar ampi calzoni stretti alle
caviglie. E’ qui che abbiamo avuto la sensazione di
aver raggiunto l’oriente.
Comunque non abbiamo paura poiché la polis è
ovunque e la Jandarma (esercito Turco) ha grossissime caserme
subito fuori le mura. Lasciamo i vicoli e rientriamo nelle
strade dove c’è più gente. Visitiamo
alcune case museo tutte rigorosamente in pietra nera e bianca,
poi attraverso un arco scorgiamo una bellissima piazza ,
si tratta dell’interno della più interessante
moschea di Diyarbakir la Ulu Cami costruita in stile arabo
nel 1091. Entriamo per vedere l’interno dell’edificio,
ci dobbiamo togliere le scarpe ( come sempre) ma Mary deve
anche coprire la testa e il viso con un grande fazzoletto.
Tutto il porticato del grande cortile è istoriato
da immagini scolpite nella pietra. Uscendo dal grande cortile
ci troviamo nella piazza principale , vediamo un grande
negozio di tappeti, milioni di tappeti attaccati alle pareti,
ammassati per terra; però non compriamo niente.
Attraversata la piazza troviamo un bel caravanserraglio
ora adibito in hotel. Dopo la sosta per il pranzo andiamo
verso la cittadella militare , quella che sta in cima alla
collina fortificata. Attraversiamo un tunnel e subito tanti
bambini ci vengono incontro, ognuno ha in mano un fucile,
che a prima vista sembra vero, poi quando loro si avvicinano
puntandoceli contro scorgiamo che sono finti….di legno,
ma ben fatti. Sarà perché siamo in questi
luoghi, sarà per quello che abbiamo sentito dire
ma la vista di quei bambini ci fa , per un attimo, effetto.
Non cerchiamo alcun contatto e velocemente superiamo gli
stretti vicoli che ci conducono alle vecchie caserme militari.
Si tratta di una grandissima fortezza, ora smilitarizzata,
ma che conteneva, oltre i locali dei militari, anche i tribunali
e le prigioni. Nel passato questo luogo doveva incutere
paura, chi finiva qui sicuramente non faceva una bella fine.
Usciamo da una porta della cittadella e, costeggiando le
colossali mura vediamo alcune donne, sedute per terra e
coperte completamente da un barracano nero, intente a pregare
su di una tomba color verde. Chiediamo chi pregano: uno
sceicco morto nel 950 d.c. che ha fatto tanto del bene a
questo popolo: ancora oggi è venerato.
Camminando non abbiamo la cognizione del tempo ma ci accorgiamo
subito che si avvicina l’ora della fine del ramadan.
Infatti qui, come altrove, tutto è fermo,( non si
può mangiare, bere, fumare ecc.ecc.) ma alle 17,30
tutte le attività sono sospese (escluso i servizi
pubblici e la polis) per preparare la cena.
Ogni piccolo negozio, ambulante, artigiano ha un braciere
per cuocersi la carne e le verdure. Tutte le strade si riempiono
di piccoli ambulanti che accendono il fuoco per cuocere
spiedini di peperoni, di pezzi di pollo, di kebab, poi alle
18,40 terminato il ramadan, si ferma tutto e tutti, anche
i passanti si mettono a sedere nei banchetti con in mano
una ciotola dove hanno messo quello che si sono cotti o
quello che hanno comprato e mangiano, mangiano, mangiano.
Noi siamo in mezzo a questa confusione, molti ci invitano
ad assaggiare le loro specialità , uno insiste e
ci mettiamo seduti e mangiamo con loro.
Trascorriamo le prime ore della sera a passeggio in centro…poi,
sono le ventuno, andiamo al posteggio per riposare. Che
illusione! I nostri amici posteggiatori ci invitano a stare
con loro e ci offrono un supplemento di cena , della frutta
ed anche un dolce fatto da loro e, ovviamente….il
tè.
5/10
Venerdì
Partiamo presto, dopo aver salutato i nostri amici posteggiatori
vogliamo andare a Harran , abitata da oltre 7.000 anni.
Harran è anche la città natale di Abramo ed
è ricordata nel libro della genesi.
Arriviamo presto a Sanliurfa, la città dei profeti,
, le case antiche sono costruite una a ridosso dell’altra
per proteggere i passanti dal sole cocente. Anche qui come
a Dyiarbakir si respira aria mediorientale, ci avviciniamo
sempre di più alla Siria. La parte moderna è
veramente caotica, il traffico è rumoroso ci sono
tanti alti palazzi, decisamente brutti e, come nel resto
della Turchia, è tutto un cantiere. Passiamo, non
senza difficoltà dal quartiere di Golbasi dove si
trova la grotta che ha ospitato Giobbe perché tentato
da satana. Qui con pazienza, Giobbe attese sette lunghi
anni prima di ricevere l’aiuto di Dio, il luogo è
meta di pellegrinaggi perché l’acqua di una
sorgente, dice, dona la pazienza e la salute.
Usciamo dal traffico caotico della città e ci incamminiamo
verso il confine con la Siria. La strada , prima costeggia
campi coltivati a cotone, poi cambia il panorama e tutto
quello che ci circonda. Le case sono di fango , recintate
e con i tetti a cono ( come da noi i Trulli), gli uomini
si spostano a cavallo di piccoli ciuchi, molti hanno il
capo avvolto dal fazzoletto nero e bianco tipico degli arabi,
la terra,la strada, tutto è color miele. Il sole
è cocente, sembra di vivere in un mondo che solo
nella nostra fantasia o alla televisione abbiamo visto e
che ci pareva lontanissimo dalle nostre usanze. Appena arrivati
a Harran un nugolo di ragazzi, piccoli e grandi, si fanno
d’intorno per volerci fare da guida.
E’ difficile dire di no a tanta insistenza, però
arriva un ragazzo che con piglio deciso scaccia tutti gli
altri e si propone lui come guida dicendoci che è
un militare che ha finito il servizio di leva da poco.
Monta nella sua macchina, gli andiamo dietro, aggira tutto
il paese antico, poi entra in una strada stretta e sterrata
( pista) e ci fa arrivare fino alla Harran Evi, una casa
ad alveare abitata e aperta al pubblico.
Lasciamo il camper in questo deserto, si avvicina una bambina
che ha costruito un piccolo pendaglio con i ceci secchi
e chiede di comprarlo, cosa che facciamo. A piedi raggiungiamo
i siti archeologici, la nostra guida ci illustra la storia
di questa città in un buon inglese, è loquace,
bravo e gentile , chiama un suo amico, custode delle chiavi
del cancello utilizzato per entrare nel sito archeologico
(altrimenti chiuso al pubblico) e ci permette di visitarlo
con comodo.
Ci accompagna al castello , dentro il villaggio dove ancora
abita la gente. Siamo a cinque chilometri dal confine con
la Siria ma non c’è tensione, qui sono in accordo
con i siriani. Il nostro viaggio prosegue , vicino a Bozova
vediamo la grande diga Ataturk che sbarra il fiume Eufrate
formando un immenso lago utilizzato per l’irrigazione
di questi territori.
Il tempo cambia rapidamente, minaccia pioggia e siccome
si sta facendo buio cerchiamo di trovare un posto dove fermarci
per la notte. Entriamo in un piccolo villaggio ma non troviamo
un posto per la sosta notturna e siamo costretti a proseguire.
Proprio quando incomincia a piovere, vicino ad Adiyaman,
ecco che troviamo lungo la strada un piccolo chiosco con
accanto un pergolato e uno spiazzo grande. Ci fermiamo per
chiedere se possiamo rimanere lì a dormire; il proprietario
non capisce ( d'altronde sono ancora le 17,30, come fa a
capire che vogliamo fermarci qui per dormire… ma non
ora !!!), parla solo un dialetto curdo e nemmeno con il
vocabolario riusciamo a intenderci, comunque ci fa capire
che va bene. E ci fermiamo qui. Ci manca il pane, proviamo
a chiederlo al proprietario del chiosco e non capisce ma
rimedia in altro modo.
Telefona a un suo amico che parla inglese
il quale arriva subito e ci fa grande feste; ci accompagna
a un altro chiosco non molto lontano, ci compra il pane
e non vuole i soldi. E’ contento di vedere due italiani
e, intanto ci racconta la sua vita: è sposato con
una inglese che lavora a Londra( ecco perché conosce
bene l’inglese) e ogni tre mesi va a trovarla): Ci
dice che lui non si allontanerà mai dalla sua terra,
anche se vive solo grazie alla raccolta delle patate e del
tabacco. Mentre siamo intenti a dialogare ecco che arrivano
gli abitanti delle quattro case vicine. Tutti ci salutano,
sono contenti di vederci, sono cordiali ed anche molto ospitali
infatti ognuno ci invita ad andare nella loro casa . Una
donna con quattro figli piccoli ci dice che ha il marito
a Parigi dove fa il macellaio, altri ci dicono di avere
parenti che lavorano in ogni parte del mondo, ma tutti sono
concordi nel dire che non lasceranno mai questo posto. Intanto
piove a dirotto, vorremmo andare dentro il camper ma Alì
, quello che parla bene l’inglese, insiste per portarci
a casa sua , farci vedere i suoi genitori e la sua casa.
Va bene, prendiamo un ombrello e assieme a lui percorriamo
300 metri di strada sterrata, tutta buche, melmosa e buia,
bagnandoci come pulcini mentre si scatena un temporale.
Mary per tutta la strada brontola e dice : chi ce lo fa
fare, chissà dove ci porta, sta piovendo a dirotto
perché abbiamo detto di sì e dove andiamo?.
Poi, giunti davanti alla porta di casa, ora illuminata da
una lampadina, ci togliamo le scarpe ed entriamo nella casa
accolti con grande cordialità dai genitori, dalla
sorella e dal fratello di Alì.
Ci chiedono di restare a mangiare con loro, diciamo di no,
loro insistono, insistiamo anche noi dicendo che noi mangiamo
alle ventuno, allora ci offrono il latte acido (Rayan) e
il tè. Antero fa conversazione con Ali e chiede,
vedendo nella stanza molti fucili e pallottole, se sono
cacciatori.
Ali ci mostra le foto dell’album di famiglia, c’è
suo padre, grande cacciatore di pernici e conigli selvatici
ma ci sono anche fotografie di persone ammanettate e bastonate
in mezzo a dei militari. Mary si impressiona, loro dicono
che sono loro parenti, persone molto brave, prigionieri
politici dei turchi. Bè è l’ora di rientrare
in camper, salutiamo tutta la famiglia, Alì ci accompagna
al camper , questa volta con la sua auto, sono le venti
e ci prepariamo la cena. La sera la trascorriamo ricordandoci
la giornata e l’ultima esperienza.
6/10 Sabato
Abbiamo dormito veramente bene, senza chiasso, senza la
preghiera dell’imam. Ci vengono a salutare Alì
e il proprietario del chiosco. Ringraziamo e ci dirigiamo
verso Kahta da dove partiremo per visitare il Nemrut-Dagi.
Alle9,30 siamo a Kahta,fermi a un distributore dove facciamo
il pieno; in quel mentre si avvicina un signore che, parlando
un buon italiano ci invita nella sua agenzia per un tour
nella montagna di Nemrut. Quel signore è il proprietario
dell’agenzia che organizza i tour per gli ospiti dell’albergo
Kommagene e del campeggio annesso, ancora aperto dove c’è
acqua calda ed è possibile fare una bella doccia.(
Si tratta in realtà di uno spiazzo accanto all’albergo).
Concordiamo il prezzo per il giro completo e per il pernottamento
e andiamo subito via con un fuoristrada e la guida. Siamo
solo noi due quindi l’autista fa volentieri da guida,
parla un po’ di italiano e inglese.
PARCO NAZIONALE DEL MONTE NEMRUT
E’ sicuramente la principale attrattiva della Turchia
orientale. Le statue che campeggiano sulla cima del monte,
lo straordinario paesaggio che si domina dalla vetta alta
più di 2150 metri , i reperti storici, fanno di questo
parco un luogo imperdibile. Nel 64 a.c. regnò in
questa terra Antioco primo Epifane, fu lui che commissionò
la costruzione di due terrazze artificiali sulla vetta del
monte e qui vi fece costruire diverse statue monumentali
che lo raffiguravano, assieme alla sua famiglia e agli dei.
Nel mezzo delle due terrazze fece portare un tumulo di sassi
alto più di 50 metri, oggi si ipotizza che lì
sotto ci sono le tombe reali. A causa dei frequenti terremoti
le statue risultano decapitate e molti di quei busti colossali
siedono davanti alle loro teste alte 2 o 3 metri!
Lungo la strada scorgiamo pompe per l’estrazione del
petrolio ma subito dopo a nemmeno 9 km si trova il grande
Karakus tumulus una montagna di pietre utilizzata come tumulo
funerario , proseguiamo e arriviamo al ponte romano fatto
costruire da Settimio Severo sul fiume Cendere, la strada
ora si inerpica in una piccola montagna, siamo arrivati
a Yeni Kale dove visitiamo i resti di un castello dei Mamelucchi
del 1200, ridiscendiamo verso valle e superiamo un piccolo,
grazioso ponte selgiuchide. Fatti ancora pochi chilometri
arriviamo a Eski kale, l’antica Arsameia fondata da
Mitridate. Vediamo una grande stele raffigurante Mitra,
dio del sole, poi continuando un sentiero in cui ci siamo
arrampicati troviamo un bellissimo bassorilievo che raffigura
Mitridate che stringe la mano a Eracle. Ora proseguiamo
diretti a Nemrut. La strada diventa sterrata e poco praticabile
con un camper, si attraversano piccoli villaggi fino a Narince.
La strada è scoscesa e accidentata per lo più
pavimentata con lastre di basalto e molto ripida, il nostro
accompagnatore utilizza la prima per arrivare al piazzale
in cima al monte. Dopo aver parcheggiato ci attrezziamo
per fare a piedi gli ultimi 600 metri di dislivello. Veramente
una faticaccia, il tempo si è rasserenato, il panorama
è da mozzafiato, siamo a oltre 2000 metri, facciamo
fatica a respirare mentre ci inerpichiamo come capre….però…però
è uno spettacolo indescrivibile. Statue gigantesche
ci sovrastano, ai nostri piedi le teste delle statue, bellissime,
grandissime di un bel color miele e finemente scolpite.
La montagna di sassi incombe sopra le statue e sopra di
noi. Foto, film di tutto per avere un ricordo indelebile
di questo luogo…e abbiamo visto solo il primo piazzale.
Giriamo intorno all’enorme cumulo di sassi e troviamo
ancora enormi statue, volti di divinità, di animali..bellissimo.
Ci attardiamo, non vorremmo lasciare questo posto mistico
ma il nostro autista ci aspetta, il sole sta tramontando
volevamo fermarci qui per la notte e vedere le statue con
il sorgere del sole ma……….sarà
per un’altra volta, dobbiamo ritornare al nostro camper
a Kahta.
Arriviamo pronti per la cena e per dormire ma con dentro
gli occhi quella meraviglia che è il Nemrut-Dagi.
7/10
Domenica
Ci alziamo con calma, facciamo una bella doccia e poi partiamo,
oggi è una giornata di trasferimento, vogliamo arrivare
ad Antiochia tralasciando la visita di città come
Gaziantep e Osmaniye che purtroppo hanno perso quel fascino
mediorientale e sono, come abbiamo potuto vedere, città
moderne con tanti tantissimi palazzoni.
Arriviamo la sera vicino ad Antiochia ultima città
della Turchia, inserita nel mezzo della Siria e vicinissima
ad Aleppo; troviamo un distributore che resta aperto tutta
la notte, chiediamo se ci fanno sostare , ci dicono di sì
e..dopo che ci hanno offerto un buon tè ceniamo e
dormiamo.
8/10
Lunedì
Chi è andato ad Antiochia?..in pochi rispondono.
Ancora oggi pochissimi turisti percorrono queste strade,
quasi nessun italiano, talvolta solo qualche prete..perché?
Perché è molto distante, si deve attraversare
tutta la Turchia, si deve arrivare fino al confine con la
Siria. Ad Antiochia è nato S. Luca evangelista ricco
medico del posto che , si racconta, regalò una grotta
a S. Pietro e S. Paolo che qui predicarono, nel 39 d.c.
la religione cristiana fondando la prima cattedrale del
mondo e la prima comunità cristiana( Paolo VI). Ancora
oggi la città è la sede nominale di cinque
patriarcati cristiani (tre cattolici, uno greco-ortodosso,
uno Siro - Giacobita).
Poiché è zona sismica, Antiochia ha poche
tracce del proprio passato . Più volte è stata
distrutta da violenti terremoti e sempre ricostruita, coprendo
le tracce del passato.
Entriamo in città e la troviamo completamente moderna
e nemmeno tanto bella, vogliamo vedere il museo ritenuto
tra i migliori della Turchia ma lo troviamo chiuso! Andiamo
alla ricerca della prima cattedrale del mondo.
Dobbiamo salire per una strada scoscesa verso la parte vecchia
della città, quella a ridosso del monte Silpius innevato.
Arriviamo in un piccolo parcheggio, cerchiamo l’ingresso
della chiesa, non riusciamo a trovarlo, poi un poliziotto
che incuriosito ci aveva seguito, ci indica l’ingresso.
Ancora una meraviglia. La grotta è immensa , bellissima,
è di epoca romana il grandissimo rosone e portale
che permette di entrare nella grotta. (Chi arriva qua ,
dice un lettera di Paolo VI, ottiene l’indulgenza
plenaria). Quando usciamo troviamo cinque poliziotti intorno
al camper. Il primo poliziotto aveva chiamato gli altri
per vedere il camper.
Non avevano mai visto un camper, gli diciamo se vogliono
entrare, sono contentissimi, sembrano bambini, entrano,
guardano, dicono che è bellissimo e si scusano perché,
essendoci il ramadan, non possono offrirci nemmeno un tè.
Partiamo dobbiamo fare tutta autostrada per avvicinarci
alla nostra futura meta: la Cappadocia. Arriviamo di sera
tardi ad Adana, città confusionaria che attraversiamo
velocemente fermandoci in una piazzola di sosta per camionisti,
mangiando con loro e dormendo tranquillamente nel nostro
camper.
9/10
Martedì
Di buon ora lasciamo il posteggio e proseguiamo in autostrada
fino ad arrivare a Nidge; lì vicino c’è
Esky Gumusler un monastero scavato nella roccia e abitato
dai monaci per oltre 500 anni. Bellissimi e integri gli
affreschi interni,un affresco rappresenta la madonna che
sorride, il suo sorriso è simile a quello della Gioconda.
Andiamo nei sotterranei, dove erano custodite le derrate
alimentari. Grosse cisterne, essendo scavate nella roccia,
permettevano la raccolta e la conservazione dell’acqua.
La mattina la trascorriamo a visitare questa meraviglia;
riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta di luoghi fuori
delle rotte del turismo di massa e quindi scarsamente frequentati.
Andiamo nelle valli gemelle di Soganli dove troviamo grotte
troglodite, ancora oggi adibite ad abitazione e poi monasteri
bizantini pieni di affreschi e necropoli romane; il tutto
scavato nella roccia. E’ luogo tutelato dal Ministero
Turco e, per vedere le valli, occorre pagare un biglietto.
Lasciamo il camper nel piazzale, vicino alla sbarra che
chiude il passaggio e andiamo a piedi. La visita di questi
monasteri è difficoltosa, ci dobbiamo arrampicare
come le capre, salendo ripidi scalini ma la fatica è
premiata dalla vista di questi meravigliosi affreschi. Durante
la visita di uno di questi monasteri ci imbattiamo in una
signora inglese la quale, come noi, si meraviglia di vedere
altre persone in questo luogo sperduto.
Facciamo le presentazioni, la signora, che parla correttamente
anche il francese, è abbastanza in là con
l’età , cammina e si regge con il bastone ,
ci dice che è una studiosa di queste forme d’arte
rupestre e quindi è molto interessata agli affreschi
bizantini e sopporta volentieri la fatica di salire e scendere.
Poi, saputo che siamo di Arezzo, ci racconta come è
rimasta estasiata davanti agli affreschi di Piero della
Francesca e di tanti altri pittori toscani essendo stata
varie volte a Firenze,Siena e Arezzo. Ci accompagna, con
la sua auto,( è stata autorizzata a entrare ) fino
in fondo alla valle (3 chilometri), vicino a un piccolo
ruscello attraversato il quale, sempre a piedi , risaliamo
la collina e andiamo nella seconda valle. Troviamo ancora
Monasteri tutti affrescati , con gli interni scalpellinati
a mano. Arriviamo a un villaggio abitato da cinquanta persone
alcune delle quali vivono dentro le grotte scavate nelle
rocce che si innalzano verso il cielo. Qui troviamo tre
donne, nei vestiti tipici, che stanno costruendo delle bamboline
di pezza.
Ci facciamo costruire tante bamboline da portare ai figli
e amici. Le donne sono talmente contente di aver venduto
che ci regalano sei uova fresche e una piccola bambolina.
Siamo di nuovo al camper si sta facendo buio, c’è
un via vai di gente (almeno quindici persone) che viene
a vedere “ gli stranieri”, hanno tutti grande
dignità, non disturbano, salutano e sorridono. Un
giovanotto che poi scopriamo essere il proprietario di un
piccolo campeggio posto nelle vicinanze dell’entrata
ci chiede se desideriamo mangiare nel suo ristorante. Ma
è chiuso! Ci sembra che ci voglia prendere in giro.
Comunque ci assicura che alle 19,30 verrà apposta
per noi per prepararci una buona cena e che possiamo rimanere
lì’, davanti al suo campeggio per dormire.
Mah! Ci guardiamo e scuotiamo la testa.
Alle 19,30 in punto, nel buio più profondo
della sera,( non ci sono lampade, siamo in aperta campagna
e il paese dista almeno 500 metri), ecco che arriva Ibrahim
( cosi si chiama) che ci accoglie nel suo ristorante preparandoci
la cena.: Zuppa di patate e ceci, piccoli pezzi di bue con
peperoni, pomodori e riso cotti al coccio caldissimi e contorno
di insalata mista con…. pane appena cotto dalla moglie
nel forno a legna. Per dessert uno yoghurt casalingo con
miele, caffè turco e mele colte da noi dall’albero
del giardino..il tutto per la modica spesa di 10 lire!!!
Trascorriamo ancora un po’ di tempo con il nostro
avventore che ci spiega di aver fatto la scuola di ristorazione
e per un po’ a lavorato a Istanbul e ora, anche se
vengono pochi turisti stranieri resta qui, nel suo paese
natale ( così sono tutti i curdi). Trascorriamo la
notte nel silenzio più assoluto.
10/10
Mercoledì
Stiamo lentamente entrando nella zona della Cappadocia più
turistica, prima andiamo a Mustafa Pasa la vera perla della
Cappadocia dove si possono vedere alcune belle chiese bizantine
arroccate sulla cima di un dirupo, poi proseguendo per la
valle dei monasteri troviamo la Ayios Stephanos , molto
interessante. Proseguiamo per la strada che ci conduce a
Goreme la località più famosa e più
turistica di tutta la cappadocia. Cominciamo a vedere i
famosi coni di roccia che si innalzano dal suolo a gruppi
più o meno fitti, più o meno bucherellati.
Pinnacoli e chiese rupestri e ancora pinnacoli e arriviamo
ad Avanos dove ci fermiamo al Caravanserraglio giallo “
il Sarihan “ il meglio conservato e ora utilizzato
come centro culturale con rinomate esibizioni dei Dervisci
rotanti. Chiediamo autorizzazione per passare la notte nel
piazzale davanti all’ingresso e ci sistemiamo.
Alle 21,30 sentiamo un grande frastuono, arrivano dieci
pullman, una ventina di dolmus scaricano la gente nel piazzale.
Tutti sono venuti per vedere lo spettacolo dei dervisci
rotanti, la confusione finisce verso l’una di notte
e possiamo riposare in pace…ma solo fino alle quattro
perché l’imam ci sveglia con la preghiera.
11/10
Giovedì
Andiamo nella valle dei monaci, poi alla chiesa rupestre
di Zelve, poi nella valle dei camini delle fate. infine
arriviamo a Goreme e ci sistemiamo nel campeggio. Una bella
doccia, un bel bucato e poi a fissare per una gita in mongolfiera
ma non è possibile poiché non c’è
posto fino a lunedì, tutto completo e…costa
Eu. 150 a persona per mezz’ora di mongolfiera ( siamo
in Europa? , qui tutto è carissimo). Dobbiamo rinunciare,
ci accontentiamo di vedere le mongolfiere sopra le nostre
teste. Facciamo un giro in centro, non compriamo niente,
non ci sono prodotti artigianali originali ma stampati ,
di bassa qualità a un prezzo altissimo..esoso proprio
per il turismo di massa. Rientriamo in campeggio e ci riposiamo
per il resto della giornata.
12/10
Venerdì
Andiamo a vedere il famoso museo all’aperto di Goreme
ma scopriamo, nostro malgrado, che essendo venerdì
(festa per i musulmani) l’apertura sarà alle
ore 12. Trascorriamo le ore che mancano all’apertura
facendo un giro per le strade del paese, completamente deserto,
poi saliamo in cima alla collina che domina la valle e ci
gustiamo il panorama splendido. Alle dodici in punto sostiamo
con il camper nel grande piazzale davanti all’ingresso
ed entriamo nel museo all’aria aperta. In realtà
si tratta di un luogo incredibile modellato dalla natura
e dall’opera dell’uomo. E’ un villaggio
nel villaggio e racchiude abitazioni, magazzini, chiese,
cappelle e monasteri con affreschi bizantini splendidamente
conservati, il tutto scavato nella roccia. Tanta è
la gente che visita questo spettacolo della natura che talvolta
per entrare dobbiamo fare la fila. E’ splendido ma
è il concentrato di tutto quello che abbiamo visto
prima di venire qua senza tanta confusione.
Sono le 15,30 lasciamo Goreme e subito una foresta di pinnacoli
che il sole colora di giallo e di rosa si staglia sullo
sfondo di un cielo azzurro, superiamo Uchisar, delizioso
paese addossato a una grossa roccia vulcanica e poi Nevsheir
e la vecchia città morta. Ci dirigiamo verso la città
sotterranea di Derinkuyu e da qui proseguire per la valle
Ilhara.
Quando arriviamo a Derinkuyu siamo assaliti da frotte di
venditori petulanti, ci incamminiamo verso l’ingresso
della città sotterranea che scende per dieci piani
sottoterra. Attraversiamo cunicoli strettissimi e scendiamo
in profondità fino a raggiungere la base a 55 metri
sotto terra. Una esperienza sconsigliabile a chi soffre
di claustrofobia anche se non manca l’aria portata
dalla superficie attraverso grandi pozzi verticali.
Per proteggersi dalle fiere e dai nemici gli abitanti hanno
scavato locali, magazzini per gli alimenti, cisterne per
l’acqua, cappelle dove pregare , tutto in assenza
di luce e completamente isolati dal resto del mondo. L’ingresso
alla città sotterranea era mimetizzato da un’enorme
masso che aveva la funzione di chiudere l’accesso
al sottosuolo. E pensare che gli abitanti di questo posto
ci abbiano vissuto per tanto tempo mentre noi , quando raggiungiamo
il decimo piano sotto terra, avvertiamo un senso di soffocamento.
Usciamo da quaggiù, il tempo di mangiare una pide
al formaggio molto piccante e proseguiamo in direzione Aksaray.
Si lasciano i campi di cotone e si incominciano a salire
i tornanti di una strada secondaria in mezzo a monti brulli
e deserti per arrivare fino a 1700 metri per poi scendere
verso la valle Ilhara. Troviamo un campeggio, è chiuso
ma non restiamo nemmeno vicino all’ingresso ci sono
quattro grossi cani liberi che ci vengono incontro e decidiamo
di lasciar perdere e andare più avanti. Facciamo
ancora quaranta chilometri, intanto è calata la sera,
ci fermiamo lungo la strada dove ci sono alcuni ristoranti.
Antero chiede di poter rimanere a dormire nel piazzale del
ristorante gli dicono subito di sì, poi poco dopo
viene un giovanotto che incomincia a fare mille domande
( in dialetto turco e non ci comprendiamo)ci stiamo scocciando,
decidiamo di andare via, il giovanotto ci dice di aspettare
e ritorna accompagnato da tre donne: sono sua moglie sua
sorella e sua mamma. La sorella parla inglese..ci capiamo!
Vogliono che si mangi con loro, in famiglia per senso di
ospitalità. Si mangia all’aperto, vassoi di
prezzemolo e limone adornano la tavola, poi enormi insalate
di peperoni piccanti e pomodori, pide, vassoi di pesce cotto
alla brace, vassoi di ali di pollo alla brace e salsicce
piccanti, il tutto innaffiato con la loro bevanda tipica
(anice allungato con acqua). Trascorriamo una bella serata
in compagnia e facciamo molto tardi. N.B. Oggi è
l’ultimo giorno di Ramadan.
13/10
Sabato
Antero vuole vedere la Valle Ilhara, ha letto che è
meravigliosa e decidiamo di ritornare indietro e trovare
l’accesso per visitarla. E’ una stretta gola
scavata dalle limpide acque di un torrente. In questo luogo
ci hanno abitato eremiti che per ripararsi e per pregare
scavarono cavità e chiese nella roccia arricchendole
con bellissimi dipinti. In questa natura incontaminata vediamo
il monastero di Selime e ci vuole una arrampicata tra camini
di fata per andarlo a vedere; quando siamo in cima il panorama
che vediamo ci fa tornare in mente l’immagine del
presepe.
Lasciamo questa valle incantata per raggiungere dopo settanta
chilometri il caravanserraglio du Sultanhami. Decidiamo
di non ritornare verso il mare ma di proseguire nell’interno
e andare verso i grandi laghi. Superiamo velocemente Konya
e raggiungiamo Beysehir un piccolo grazioso paese in riva
al lago. Chiediamo alla polis dove possiamo sostare e ci
indica un grande piazzale in prossimità della Moschea
Esrefoglu Camii. Sistemiamo il camper siamo a due passi
dalla caserma della polis, davanti al lago in un bel parco
illuminato.
14/10
Domenica
Fatta colazione andiamo a vedere la moschea che ci affascina
con le sue quarantadue svettanti colonne di legno intarsiato.
E’ completamente coperta da tappeti color acqua marina,
abbiamo la fortuna di sentire pregare l’imam il quale,
dopo, ci chiede un contributo per il mantenimento della
moschea. Ci dirigiamo verso Egirdir sulle sponde del lago
omonimo sulla strada che anticamente collegava Efeso con
Babilonia. Il paese è veramente grazioso si protende
con una piccola penisola dentro il lago ed è luogo
frequentato anche da alpinisti che vogliono esplorare il
Monte Sivri (2700 metri). Facciamo un giro in centro poi
mentre cerchiamo un campeggio notiamo che sul fianco della
montagna che sovrasta il paese c’è una scritta
colossale, ci informiamo, ci dicono che in questo paese
c’è la più grande e importante scuola
di guerra di tutta la Turchia, qui sono formate le truppe
speciali. Lo scritto sulla montagna dice: “Siamo un
commando, Siamo forti , coraggiosi e sempre pronti “Siamo
tranquilli con tutti questi militari cosa vuoi che ci succeda!.
Troviamo il campeggio ( uno spiazzo con luce) proprio in
riva al lago,passiamo qui il resto della giornata e la notte
siamo un po’ agitati perché tira vento e a
tratti piove forte.
15/10
Lunedì
Ha smesso di piovere, lasciamo Egirdir. Superiamo Isparta,
famosa per la preparazione di essenze e profumi dalle rose,
poi lasciamo la strada principale e prendiamo una strada
che sale in montagna fino a 1600 metri. Panorami bellissimi,
foreste di pini e cedri, moltissimi abeti e ciliegi ci accompagnano.
Arrivati in cima alla vetta ecco che davanti a noi si vedono
le rovine di Sagalassos del 1200 a.c. e antica capitale
del regno di Pisidia.
Ci sono molte rovine e solo alcuni monumenti , peraltro
fantastici, sono integri. Da qui l’uomo non ha potuto
portare via niente perché i blocchi di marmo sono
pesantissimi, grandi e ingombranti , difficili da spostare.
La città è rimasta tale quale come dopo il
disastroso terremoto del VII secolo che la distrusse completamente.
Solo dal 1990 è stata riscoperta e ora una missione
archeologica belga la sta restaurando. Probabilmente un
giorno, quando sarà completato il restauro potrà
rivaleggiare in splendore con Efeso.
Questo posto ci ha entusiasmato è rustico, difficile
da raggiungere e sconosciuto ai più, forse proprio
per questo è splendido e veramente eccezionale. Scendiamo
a valle e ci dirigiamo verso il mare ad Antalya dove sostiamo
accanto ad un distributore della esso. Qui passiamo la notte.
16/10
Martedì
Partiamo presto e dopo soli trenta chilometri siamo nel
parco nazionale dei Monti Gulluk dove si trova il sito di
Termessos. Superato l’ingresso del parco dobbiamo
percorrere dodici chilometri di strada ripida di montagna,
attraversiamo boschi immensi e raggiungiamo il piazzale
dove lasciare il camper.
L’aria della mattina è fresca, è presto
, non c’è anima viva, solo un grosso cinghiale
si avvicina, poi se ne va. Solo allora usciamo e ci prepariamo
per la scalata. Si! È proprio una scalata, per andare
in cima alla montagna dobbiamo percorrere un ripido sentiero
e solo dopo quarantacinque minuti riusciamo a vedere la
grande cinta muraria e la porta della città. Siamo
proprio dentro un bosco, le rovine sono dappertutto, per
terra, in mezzo ai cespugli, ci sono grandissimi sarcofagi
sparsi dappertutto, camminiamo sopra i resti archeologici,
ne siamo contornati, sono dappertutto. Termessos fu una
città fortificata che, grazie alla sua posizione,
(in cima a una montagna, tra le montagne e il mare) non
fu assoggettata dai Romani. Solo e soltanto i tremendi terremoti
distrussero la città che allora contava 20.000 abitanti.
Ecco perché questa montagna è “coperta”
dai resti della città , era, ed è impossibile
portare via i massi, le statue, gli enormi sarcofagi. Finalmente
usciamo dalla foresta, siamo in cima alla montagna a 1850
metri e qui godiamo di uno spettacolo unico. Un enorme teatro,
per la maggior parte intatto ci affascina . Alle spalle
del teatro le rocce nude della montagna e di fianco ,sullo
sfondo il mare. Proseguiamo la visita trovando i resti molto
ben conservati dell’agora, del Bouleuterion e della
necropoli. Ancora più in alto in un punto dove si
domina tutto il panorama, scavata nella roccia, c’è
la tomba di Alcetas. Poi ridiscendiamo dalla parte opposta
della montagna per vedere la necropoli meridionale: un susseguirsi
di grandissimi sarcofagi, taluni aperti, altri rovesciati,
tutti scolpiti finemente e poi, vicino al tempio di Artemide
scavate nella roccia delle piccole tombe che ospitarono
i dignitari del re. Sono le sedici ci rinfreschiamo nel
camper e poi ridiscendiamo fino ad arrivare al museo del
parco dove, al bar ci gustiamo un tè. La sera volge
al termine ritorniamo verso Antalya, sul mare alla ricerca
di un campeggio per la sosta.
La città, come tutte quelle viste è moderna
e confusionaria ( siamo in Europa?) il suo lungomare è
un susseguirsi di alberghi,ristoranti ( siamo a Rimini o
a Viareggio?). Passiamo veloci , non troviamo alcun campeggio
,percorriamo ancora qualche chilometro ma per oltre trenta
chilometri solo case, alberghi, ristoranti. Poi finalmente
la lunga fila di costruzioni cessa il panorama si allarga
siamo usciti dalla confusione, facciamo spesa in un negozio
di carne, compriamo anche il pane e ci infiliamo in una
larga strada interna davanti ad una moschea ( c’è
un grande parcheggio illuminato)e finalmente possiamo fermarci,
preparare la cena (costolette di agnello in gratella) e
dormire.
17/10
Mercoledì
Ora la strada non costeggia più il mare e sale verso
le colline, lasciamo la strada principale per prendere una
piccola strada stretta e in forte pendenza che conduce alla
spiaggia di Adrasan, alle rovine della antica Olympos e
al sito della chimera. Arrivati all’ingresso del parco,
facciamo a piedi una lunga camminata per andare a vedere
Yanartas la roccia ardente ovvero Chimera. Per oltre mezz’ora
ci arrampichiamo per una mulattiera fino ad arrivare in
cima alla montagna dove..meraviglia..vediamo una eruzione
di fiamme spontanee che fuoriescono dalle pendici rocciose
del monte Olympos. Intorno a questa montagna fiorirono miti
e leggende proprio per queste straordinarie fiammelle che
furono attribuite a un mostro mitico con la testa di leone,
il corpo di capra e la coda di drago.(Chimera).
Per ordine del re di Licia , Bellerofonte, in groppa al
cavallo alato Pegaso, versò piombo fuso nelle fauci
della chimera e la uccise.
Nella mitologia Chimera è figlio del mostruoso Tifone,a
sua volta figlio di Gaia, la dea della terra. Tifone aveva
sembianze così spaventose che Zeus gli diede fuoco
e lo seppellì vivo sotto il monte Etna creando così
il vulcano. Queste due leggende , tramandate nei secoli
,hanno influenzato anche gli antichi abitanti della Toscana
, poiché in Arezzo è stata rinvenuta una statua
di bronzo raffigurante questo mostro.
Proviamo a estinguere alcune fiammelle, ma subito si riaccendono
in altre fessure della montagna; ci raggiungono altri turisti
, sono turchi , tirano fuori una padella e, sopra le fiamme,
cuociono polpette.
Ridiscendiamo dalla montagna e, con il camper ci avviciniamo
alla spiaggia di Cirali.E’ grandissima con grandi
pini, un posto da favola, notiamo un camper di tedeschi
in sosta, allora pensiamo di fermarci anche noi, a debita
distanza, a prendere il sole. Facciamo il bagno ,l’acqua
è calda e il sole ci riscalda con i suoi 28 gradi.
Trascorriamo qui la notte.
18/10
Giovedì
Prima ancora del sorgere del sole ci alziamo per vederlo
spuntare dal mare, fa freddo ma riusciamo a immortalare
questi momenti, poi dopo colazione andiamo a fare una lunghissima
passeggiata lungomare, tra agrumeti e piante di melograno.
Dietro la spiaggia corre una piccola strada interna sulla
quale si affacciano decine e decine di piccole pensioni,
ristorantini e negozi; tutti rigorosamente chiusi per mancanza
di turisti ma tutti veramente inseriti in un paesaggio da
favola.
Ci godiamo il sole per tutto il resto della giornata facendo
raccolta di piccoli sassi colorati da portare a casa. E
così , tra la lettura di un libro, la settimana enigmistica
e belle passeggiate, arriviamo alla sera, restiamo qui a
dormire.
19/10
Venerdì
Vorremmo restare ancora un giorno ma pensando di non avere
tempo a sufficienza , partiamo con destinazione Myra.(Demre)
.E così andiamo a vedere le famosissime tombe rupestri
Licie. Sono veramente spettacolari, sulla montagna scolpita
le tombe appaiono nella loro magnificenza. Visitiamo il
sito archeologico, il teatro e le tombe e notiamo che in
questo antico regno, la musica e le arti erano importanti,
infatti le enormi colonne, i frontoni e gli archi sono completamente
ricoperti da sculture raffiguranti muse.
Ritorniamo al posteggio e facciamo per pagare ma non vogliono
i soldi semmai desiderano farci bere la loro bevanda: succo
di melograno con succo di arancia. Ci facciamo fare questa
spremuta, la beviamo ( è aspra per noi) la paghiamo
e possiamo partire. Demre è una graziosa città
che ha dato i natali a S.Nicola ( sì! Proprio quello
: babbo natale, il santo di Bari, il patrono della Santa
Russia):Qui nel 200 d.c. hanno edificato una grande e bellissima
chiesa dove, una volta, erano le spoglie del santo (ora
sono a Bari portate dai crociati nel 1087). Un monumento
con l’effige del santo nei panni di Babbo Natale ci
ricorda che qui, in Turchia questo santo è considerato
il vero Babbo Natale, quello che dona ai poveri. Andiamo
al mercato per comprare un po’ di verdura e finiamo
per mangiare in una bancarella: in una gratella viene sciolto
il grasso di vacca per insaporirla, il carbone acceso sotto
la gratella permette al pane di abbrustolirsi e profumarsi
di quel grasso.
Poi il pane viene riempito di piccoli pezzi di bue arrostiti,insalata,
pomodori, cipolla, prezzemolo il tutto coperto da uno strato
di peperoncino a pezzetti piccantissimo. Mangiamo con gusto,
abbiamo la bocca arsa e ci viene offerta in una brocca di
plastica l’acqua della cannella che si trova per la
strada.
Partiamo per andare a vedere Simena e Kekova la città
sommersa. La distanza che dobbiamo percorrere non è
molta ma la strada, diciassette chilometri, è stretta
e tutta curve, è sul fianco della montagna e non
permette il transito a due auto. Siamo fortunati, non troviamo
nessuno e quando, superata l’ultima collina vediamo
il piccolo porto di Ugagiz siamo entusiasti della scelta
fatta. Gli ultimi 500 metri prima di arrivare al porto sono
a dir poco emozionanti, ai lati della strada, ci sono tombe
Licie, alcune chiuse, altre senza coperchio ma tutte grandissime,
scolpite finemente.
Arriviamo al porto dove posteggiamo e subito il padrone
del bazar ci viene incontro. E’ padrone anche di una
grande barca con la quale porta i turisti a vedere le mura
della città sommersa. Si offre per una gita in barca,
ci chiede una cifra che non accettiamo, lui vuole guadagnare
qualcosa, ora non ci sono tanti turisti quindi si accontenta
della nostra offerta.: per due ore di gita in barca gli
daremo 100 lire, ci farà attaccare la luce nel suo
bazar, potremo caricare e scaricare e dormire vicino a casa
sua.
Partiamo, siamo solo noi due in una grande barca, durante
il tragitto notiamo alcuni caicchi alla fonda proprio davanti
a Simena e turisti australiani e giapponesi che fanno il
bagno davanti a questo splendido piccolo antico villaggio.
Noi ci dirigiamo all’isola di Kekova dove, nei suoi
fondali ci sono i resti della antichissima città
ora sprofondata e sommersa a causa di tremendi terremoti.
Il mare è limpidissimo sul pavimento della barca
ci sono delle finestre che ci permettono di vedere sott’acqua
i resti della antichissima città. Intorno a noi,
lungo la costa e anche sul mare ci sono, semisommerse, alcune
tombe Licie e innumerevoli resti romani. Durante la sosta
a Simena la moglie del nostro capitano ci raggiunge con
una piccola barca, sale da noi, ci saluta e subito ci prepara
il tè e resta in conversazione con noi per il resto
del viaggio. Quanta ospitalità!
Rientriamo, si fa sera e andiamo a passeggio nella parte
vecchia del porto quella dei pescatori . In fondo, dietro
una insenatura, notiamo attraccati a dei pontili alcuni
velieri e, lungo mare alcuni ristoranti caratteristici,
ma hanno prezzi “ all’europea” ci informiamo,
ci dicono che qui i benestanti Turchi vengono con il loro
caicco (veliero) per trascorrere le vacanze.E’ notte,
nel porto ora c’è la calma più assoluta
riposiamo in silenzio.
20/10
Sabato
La carta telefonica che Antero aveva acquistato appena giunto
in Turchia è stata bloccata dalle autorità
Turche dopo venti giorni poiché qua è consentito
vendere schede solo a chi acquista o possiede già
un cellulare Turco ( che così è registrato).
Nella carta ci sono rimasti 20 euro e dispiace non poterla
sfruttare. Antero, giacché il capitano della barca
parla inglese prova a chiedergli il suo cellulare; vuole
mettere dentro la nostra scheda e telefonare a casa. Il
capitano è molto gentile, toglie la sua scheda dal
telefonino e ci permette di telefonare a casa. Parliamo
con tutti: fratelli, sorelle, figli e nipoti e dopo oltre
trenta minuti di telefonata ci rimangono ancora 15 euro
da utilizzare.
Sono le undici salutiamo i nostri ospiti e partiamo alla
volta della gola del Saklikent distanti non più di
settanta chilometri. Lasciamo il mare e il sole caldissimo,
andiamo verso l’interno e subito il paesaggio cambia
e il cielo diventa nuvoloso. Arriviamo al parcheggio della
gola, davanti a noi un fiume impetuoso esce da una stretta
gola; dall’altra parte del fiume, attraversabile grazie
ad un ponticello di legno, ci sono ristoranti, camping e
piccole case sugli alberi dove alloggiano i turisti per
la notte ( tutto in estate). Il cielo promette pioggia noi
ci attrezziamo come se stesse piovendo con pantaloni e giacca
da pioggia e andiamo all’ingresso dove paghiamo il
ticket.
Il fiume ha scavato questa gola nel monte Akdaglar, la gola
è lunga 18 chilometri ed è così ripida
e stretta che il sole non riesce a penetrarvi e l’acqua
è sempre freddissima.
Per entrare nella gola occorre attraversare il fiume impetuoso
con l’acqua che arriva fino alle cosce, non è
per niente facile, anzi è pericoloso. Alcuni turisti
turchi giunti qui per vedere questa meraviglia ci provano,
affittano delle scarpe in gomma e attraversano il fiume.
Noi siamo incerti, è tutto scivoloso e la corrente
del fiume è forte. Mary rinuncia, Antero prende le
scarpe di gomma, confida nei pantaloni che ha addosso si
mette le scarpe e…nonostante la forza del fiume ,
l’acqua fredda che ferma la circolazione fin sulle
cosce, riesce a entrare nella gola. Inizia l’escursione
dentro il cuore della montagna, fa freddo, l’acqua
ora scorre sotto terra, c’è però melma,
e sassi scivolosi. Nonostante siano le 14 c’è
buio, poi i pochi coraggiosi che avevano tentato l’avventura
sono lontani e non si sente nulla se non il rumore dell’acqua
sotto i piedi. In questa solitudine, in mezzo a queste ripide
pareti sembra di essere in un altro pianeta , solo nel silenzio
più assoluto, sale la tristezza ..è meglio
ritornare indietro dopo aver percorso circa 5 dei 18 chilometri
della gola ma , sono sufficienti!
Riattraversare il fiume impetuoso con l’acqua gelida
congela i piedi ma, poiché i pantaloni hanno retto,
le gambe e le cosce sono asciutte.
Il tempo di cambiarsi e lasciamo la gola perché,
anche se non ha piovuto, il sole riscalda per poche ore
qui e la notte fa molto freddo ( siamo a 1200 metri !)
Ripercorriamo la strada a ritroso, avevamo visto, all’andata,
delle piccole pensioni con parcheggio e in una di queste
ci fermiamo per chiedere autorizzazione a dormire. Sono
disponibilissimi, e poi, quando gli diciamo che vogliamo
mangiare (era quello che speravano) sono tutti eccitati.
In attesa della cena che noi vogliamo fare alle 19,30 il
proprietario Batmaz Nevzat ci invita a prendere il tè,
la moglie accompagna Mary a vedere la mucca e il vitellino,
poi la sorella Fatma ci accompagna nell’orto per prendere
i fichi,e l’insalata.
Sono le 19,30 ci accomodiamo sotto il pergolato ( non è
freddo) con le gambe incrociate davanti ad un tavolino imbandito
per la cena a base di trote alla griglia, insalata, yogurt,
uva, noci,miele il tutto innaffiato da una ottima birra.
Dopo cena arrivano tutti i parenti che ci chiedono di vedere
dentro il camper è un via vai di persone, poi ci
invitano nella loro casa a prendere il te.
Uno dei figli di Batmaz, poliziotto, parla inglese e quindi
facciamo conversazione trascorrendo alcune ore in buona
compagnia.
E’ notte fonda usciamo dalla porta di casa dei nostri
ospiti ed entriamo nel camper ( si ci hanno permesso di
mettere il camper proprio davanti alla loro casa!) con l’impegno
che domani mattina faremo colazione da loro.
21/10
Domenica
Sono le 8,30 noi vogliamo partire, in casa dormono tutti
tranne Fatma che ci chiama per prepararci la colazione:
Olive, formaggio, burro, marmellata, ciliegie sciroppate,
pomodori e pane freschissimo. Non siamo abituati ma stavolta
facciamo onore alla padrona di casa e mangiamo tutto. Quando
ci saluta, ci regala un barattolo di ciliegie sciroppate
e poi baci e via.
Ora sta piovendo, andiamo verso Denizli. Saliamo ripide
montagne ( è sempre così, se non siamo lungo
mare qua è tutto un altipiano e montagne), lungo
il percorso troviamo in mezzo alla strada un camion ribaltato,
e la polis che regola lo scarsissimo traffico. Giunti a
Serinhisar, il tempo ora è ritornato bello, e facciamo
una deviazione di 50 chilometri per andare a vedere il sito
archeologico di Afrodisia. Lasciamo il camper in un grande
parcheggio proprio davanti alla casera della Jandarma ed
entriamo. Una intera necropoli con tombe Licie , tutte ottimamente
conservate, colonne, statue e sculture sono allineate lungo
l’ingresso.
Subito, seguendo il percorso suggerito troviamo quella meraviglia
che è il Tetrapylon porta monumentale, poi il Tempio
di Afrodite, l’agorà, lo stadio lungo 270 metri
(molto più grande di quello che è a Roma)
poteva ospitare 30.000 spettatori ed era considerato nell’antichità
il più grande e il più bello del mondo. In
cima a una collinetta vediamo il meraviglioso e grande teatro
romano , tutto di marmo bianco. Vicino ci sono le Terme
di Adriano. Mentre stiamo apprezzando questa meraviglia
di teatro sentiamo parlare toscano, ci avviciniamo e …………….
Ecco che Mary vede una sua ex collega di lavoro che, insieme
a questa comitiva di Italiani è in giro per la Turchia.
Baci e abbracci, qui, lontani da casa siamo tutti amici.
Lasciamo questo meraviglioso sito e visitiamo il museo.
Veramente bello, da non perdere assolutamente. Alle 18 il
sito chiude, noi ritorniamo al camper. Chiediamo al comandante
della Jandarma se possiamo sostare qui per la notte, ci
indicano il posto e …stasera dormiremo qui.
22/10
Lunedì
Ci avviciniamo a Pamukkale che dista meno di 70 chilometri.
Il tempo è nuvoloso, decidiamo di andare prima a
Laodicea, antichissima città, e sede di una delle
sette chiese dell’apocalisse. La città era
rinomata per la lavorazione della lana nera, per le banche
e per la medicina. Qui Cicerone ha vissuto per lunghi anni.
Mentre visitiamo il sito archeologico, si alza un forte
vento che riesce a spazzare le nuvole e far venire il sereno.
Andiamo all’ingresso alto di Pamukkale, dove è
anche il sito archeologico di Hierapolis.
Bianche e splendenti formazioni calcaree piene di acqua,
simili a vasche, che hanno avuto origine in seguito all’azione
delle acque mineralizzate calde che, scendendo lungo la
parete rocciosa si raffreddano e depositano il calcio, creando
sporgenze, stalattiti.
Sopra questa montagna bianca i romani costruirono una grande
stazione termale : Hierapolis. E’ possibile, in alcuni
punti , andare a piedi nudi in queste vasche, però,
l’acqua scorre lentamente lungo le pareti della montagna
a seguito del drenaggio delle stesse da parte degli alberghi
costruiti nel villaggio sottostante. Lo spettacolo è
entusiasmante, di quelli che rendono il ricordo indelebile
nella nostra mente. Andiamo alle antiche terme, dove è
possibile fare il bagno in una grande vasca colma di antichità,
colonne e statue. L’acqua è calda -38 gradi-
e Mary subito si diletta a fare un lungo bagno nell’enorme
vasca, fermandosi sopra capitelli e colonne romane. Riprendiamo
la visita di Hierapolis, l’agorà, la basilica,
il teatro cittadino, la grande necropoli con tombe circolari
e immense, le strade della più importante città
termale dell’antichità e infine il grande teatro
sopra le terme, un vero capolavoro un gioiello di architettura.
Abbiamo fatto molto tardi rientriamo al camper che è
buio.
Mentre già pensiamo di rimanere qui per la notte
un poliziotto in motocicletta si avvicina a noi e, con fare
cordiale ma deciso, ci dice che non è possibile sostare
qui la notte e che dobbiamo andare via.
Scendiamo giù al paese per cercare un campeggio che
sappiamo esserci, è chiuso, non sappiamo dove andare;
a ogni angolo di strada,piazza e slargo ci sono alberghi
e ristoranti , non possiamo sostare qui.
Usciamo dalla città e subito troviamo un distributore
che rimane aperto tutta la notte. Chiediamo di poter rimanere
ci dicono di sì, ci chiedono se abbiamo vino, gli
diamo una bottiglia piccola, loro contraccambiano con del
pane fresco. Ceniamo e dormiamo qui.
23/10
Martedì
Oggi è giornata di trasferimento vogliamo andare
a Efeso. Lasciamo Pamukkale, lungo la strada incontriamo
continuamente pozze di acqua calda che manda alto il vapore
(sembra Larderello). Arrivati a Nazilli andiamo in un supermercato
a comprare il pane e la carne e vediamo, passando, un barbiere.
Antero ha i capelli lunghi, decide di andare dal barbiere
per farseli tagliare.
E’ lungo la strada principale che attraversa tutta
la città, non sappiamo dove lasciare il camper ma
il barbiere ci assicura che lì, davanti alla loro
bottega, può sostare e manda un ragazzo a controllare
e dirigere il traffico. E così inizia l’avventura:
Nel negozio ci sono otto giovanotti, ciascuno ha un compito,
chi taglia, chi fa la barba, chi asciuga i capelli, chi
spazza ecc ecc. Mary chiede di tingersi i capelli mentre
il barbiere taglia quelli di Antero ma la risposta è
: No! Ciascuno ha il proprio compito e a questo ( tingere),
ci pensa il capo barbiere quello che sta lavorando sulla
testa di Antero. E’ giovane, ha 21 anni ma dimostra
grande capacità e conoscenza del lavoro. Dopo aver
terminato il taglio dei capelli in modo perfetto, rifinisce
il lavoro in questo modo: Prende uno stoppino ( sul tipo
dei cotton fioc) lo accende e lo sbatte dentro le orecchie,
nelle narici del naso, sul collo, nelle basette…per
bruciacchiare tutti i pelucchi rimasti dopo il taglio. Ora
tocca a Mary. Le sono tutti intorno e ridono, sono contenti
e meravigliati; per loro è sicuramente la prima volta
che una donna straniera e ricciola, gli chiede di colorare
i capelli.
Dopo aver messo la tintura nei capelli, giacché dobbiamo
aspettare oltre venti minuti, invitano Antero a fare una
partita al biliardo nel bar dietro l’angolo. Viene
anche Mary, con il cotone sopra le orecchie, la testa tutta
impiastricciata di tinta e con un bel fazzoletto intorno
al collo per non sporcare il vestito.
Ma per andare al bar deve attraversare la strada, girare
l’angolo, passare davanti a decine di uomini seduti
ai tavolini del bar.
E poi..tutti dentro a vedere giocare l’Italiano contro
il Turco e giù a ridere a crepapelle e a bere tè
che il proprietario del bar, continuamente ci porta . Sono
tutti felici di vedere e stare con noi. Naturalmente facciamo
alcune foto ricordo ,mentre il negozio si è riempito
di curiosi attirati dalla nostra presenza; è arrivato
il momento di lavare e asciugare i capelli a Mary , la quale
vuole asciugare da se i capelli …..e restano tutti
meravigliati dal fatto che subito dopo la fonatura i capelli
si gonfiano e diventano tutti riccioli.
Lasciamo Nazilli, dopo aver fatto una foto ricordo con tutti
i ragazzi,e ci avviciniamo a Efeso. Facciamo sosta a Selguk
(3 Km da Efeso) dove esiste un campeggio il cui proprietario
(turco) lavora in Italia a Senigallia dove svolge attività
di operatore turistico.
Il campeggio è subito dietro la bellissima moschea,è
immerso nel verde con tante piante di mandarino. Il tempo
di sistemare il camper e andiamo a fare una breve passeggiata
nel centro per vedere le vetrine e per far mettere una vite
negli occhiali di Mary. Discorriamo con il negoziante che
parla inglese chiediamo di pagare ma, non solo non vuole
niente, ci ringrazia per la visita in Turchia e ci offre
un bel bicchiere di tè. Rientriamo al campeggio,
abbiamo fatto scorta di mandarini colti e mangiati immediatamente.
24/10
Mercoledì
Stanotte ha piovuto, visitiamo la moschea e poi, con il
camper, andiamo a vedere Efeso. Arriviamo in un grandissimo
piazzale stracolmo di corriere e tantissimi turisti. Ci
viene incontro un tassista che ci spiega come visitare Efeso.
Poiché la città di Efeso è in collina
e digrada nella valle per circa due chilometri, ci suggerisce
di entrare dalla parte superiore e poi scendere (si fa meno
fatica in discesa) e ritornare qui dove abbiamo messo il
camper. Naturalmente per fare in questo modo lui si rende
disponibile ad accompagnarci con la sua auto. Qual è
l’alternativa: il tempo non è bellissimo, forse
piove, se andiamo dal basso, dobbiamo salire per due chilometri
e ridiscenderli, se partiamo dall’alto, è in
modo inverso ma sempre quattro chilometri. Scegliamo di
farci portare su in tassi e visitare con comodo la città
di Efeso.
All’ingresso ci sono migliaia di turisti e, per vedere
i resti archeologici, dobbiamo fare la fila tanta è
la gente. Il sito è veramente bello ma c’è
parecchia confusione non riusciamo a godere in pieno delle
bellezze dei monumenti. Il tempo si mantiene buono e non
piove.
La città di Efeso, allora sul mare, divenne la capitale
dell’Asia Minore e aveva 250.000 abitanti, a Selguk
ha abitato anche la Madonna e S. Giovanni (Meryemana -casa
di Maria). Grande il gymnasium, lo stadio, le case dipinte,
i grandi archi, il teatro e la vera meraviglia la Biblioteca
di Celso. Dopo l’interramento del porto, Efeso perse
d’importanza e fu defraudata di tesori e furono portati
via i marmi, le sculture, tutto quello che poteva servire
per costruzione ecco perché oggi, a nostro parere,
questo non è più bello dei siti archeologici
di Afrodisia, di Termessos e Sagalassos. Comunque la biblioteca
è imponente, poteva contenere 12.000 rotoli in nicchie
sulle pareti. Per farla sembrare ancora più imponente
i costruttori fecero ricorso a un espediente architettonico:
la base della facciata è convessa, in modo che gli
elementi centrali sembrassero più alti mentre le
colonne e i capitelli della parte mediana sono più
alti di quelli ai lati…. È vero! Attraversiamo
la via sacra, vediamo il teatro, la necropoli e poi ci incamminiamo
verso l’uscita.
Sono le 14 salutiamo il nostro autista, ci apprestiamo a
mangiare, quando improvvisamente un fortissimo temporale
si abbatte su Efeso, è tutto un fuggi fuggi di turisti
e chi è dentro, si bagna come un pulcino.
Da Efeso seguiamo la strada costiera per alcuni chilometri
di paesaggio selvaggio, poi ci addentriamo all’interno
e prendiamo l’autostrada convinti di trovare un posto
dove dormire. Ma l’autostrada a Izmir finisce (Izmir
è la terza più grande città della Turchia)
e ci troviamo dentro un traffico spaventoso. Il traffico
è quello di una qualsiasi metropoli occidentale e
mentre attraversiamo la periferia settentrionale della città,
vediamo un caleidoscopio di case non finite, grattacieli
compresi. Usciti dalla città, corriamo in mezzo ai
vigneti dell’uva di Smirne, quella con gli acini piccoli
e senza semi che noi mettiamo nel panettone chiamandola
uva sultanina. Sono le 20 è buio, dobbiamo trovare
dove fermarci. Lungo la strada ci sono distributori proviamo
a fermarci in uno che ha un grande piazzale, chiediamo il
permesso, ci viene accordato. Passeremo la notte qui in
mezzo al traffico.
25/10
giovedì
Nonostante il chiasso del traffico riusciamo a dormire tutta
la notte. Andiamo a Foça sul mar egeo. La cittadina
è bella, il mare pulito e non è invaso dalle
costruzioni. Troviamo un angolino a picco sul mare, dove
trascorriamo tutta la giornata sotto un sole cocente. La
sera, prima dell’imbrunire partiamo per avvicinarci
a Bergama a una settantina di chilometri. Fino a che costeggiamo
il mare, il panorama è bello, scogliere ovunque e
mare limpido, poi lasciata la litoranea e ripresa la statale
di nuovo un grande traffico, numerose industrie, depositi
di rottami, cementerie e fabbriche di mattoni ci accompagnano
fino alle porte di Bergama presso un distributore passiamo
la notte.
26/10 Venerdì
Entriamo a Bergama e andiamo a vedere la Basilica Rossa
un’altra delle sette chiese menzionate nel libro dell’apocalisse.
Entriamo nel sito archeologico che non merita una visita,
quello che si vede da fuori è più di quello
che c’è dentro.
Ci spostiamo e andiamo nella collina, dove si trovano i
resti dell’antica Asceplion. In questo luogo Esculapio
ha fondato lo studio delle malattie e Galeno, che qui ha
vissuto e lavorato come medico dei gladiatori ha conferito
un’unità sistematica alla teoria medica così
da costituire la base di tutta la medicina occidentale fino
al XVI secolo. Quindi nel mondo antico Pergamo o Bergama
era un centro terapeutico famoso in tutto il mondo. Oggi
i resti che si trovano nel sito archeologico ci permettono
di ritornare indietro nella nostra memoria e ricordarci
che questo luogo è stato la culla della medicina,
e dove venne scoperta e utilizzata la pergamena. Percorriamo
la via sacra, troviamo il tempio e un teatro, sorseggiamo
acqua fresca al pozzo sacro e ritorniamo verso il camper
rinunciando ad andare a vedere l’Acropoli che, a quanto
si è letto, è simile ad altre e non ha nulla
di particolare se non il costo del biglietto.
Perché qui, come a Efeso e in tutti i siti maggiormente
turistici, i prezzi sono altissimi. Non bevete una bibita,
vi spenneranno.
Partiamo e ritorniamo verso il mare a Pamukka mangiamo in
una lokanta: patate e Kofe (polpette) involtate con melanzane,
peperoni e tanto sugo di pomodoro; agnello alla brace con
pomodori, peperoncino salsina moooolto piccante yogurt e
riso. Proseguiamo per andare in un paese Oren, dove sappiamo
esserci un campeggio aperto tutto l’anno immerso tra
i fiori e in un bosco di eucalipti. Lo troviamo con difficoltà
data la scarsa segnaletica……ma è chiuso,
il tanto reclamizzato camping Altin di Oren su una spiaggia
di sabbia dorata lunga 5 km è chiuso!. Un operaio,
che sistema le aiuole e al quale chiediamo se possiamo rimanere
almeno nell’ingresso, ci manda via con tono deciso
e così ci ricordiamo che: più i luoghi sono
turistici e più i prezzi sono elevati; più
ci sono turisti e più c’è certezza che
la gente che vi lavora è meno cordiale e poco ospitale
e, allora …..…andiamo nei luoghi meno frequentati,
spenderemo meno e saremo sempre ben accolti. Superiamo Edremit
con il solito traffico! Poi stanchi ci fermiamo in un grande
posteggio di un supermercato di articoli di giardinaggio
(come Obi da noi). Non ci mandano via e passiamo la notte
qui. Dopo cena ci rammentiamo il nostro viaggio e subito
ci viene in mente come la parte occidentale della Turchia
da Antalya in su sia molto più simile alle zone degradate
delle nostre città europee e la popolazione molto
meno accogliente che non all’est.
27/10
Sabato
Ancora pochi chilometri e ci troviamo ad Assos e davanti
a noi, si erge l’isola greca di Lesbo.
Il panorama è bello, belle insenature e simpatici
villaggi affacciati sul mare, la strada lascia il mare e
si inerpica per le montagne. Vediamo donne vestite con abiti
molto colorati, ma non vogliono farsi fotografare.
I paesi che attraversiamo sono poveri e notiamo che in questa
parte della Turchia sono molto più arretrati del
sud o dell’est della Turchia e siamo a meno di 300
chilometri da Istanbul. Ci fermiamo a Odunluk davanti all’imbarco
per l’isola di Bozcaada. Restiamo qui a goderci un
po’ di aria di mare. Pernottiamo nel posteggio, dove
sostano le auto in attesa di imbarcarsi per l’isola.
28/10
Domenica
Stamane ci svegliamo puntualmente alle 6,40 con il canto
dell’imam, però questa sarà l’ultima
volta che potremo usarlo come sveglia poiché stasera
contiamo di dormire in Grecia.
La vacanza volge al termine, lentamente percorriamo la strada
che ci porta a Canakkale da dove prendiamo il traghetto
per attraversare lo stretto dei Dardanelli e ricordiamo
quello che abbiamo studiato a scuola. La prima guerra mondiale
e la caduta dell’impero ottomano. Poi, quando sbarchiamo
dall’altra parte dello stretto, nella penisola di
Gallipoli, siamo in Europa.
Tutta la penisola è un enorme cimitero a memoria
delle battaglie qui combattute. Ancora 140 chilometri e
già siamo vicini alla frontiera, ci fermiamo nei
grandi negozi duty free perché dobbiamo telefonare
a casa: oggi Claudia e Giovanni festeggiano assieme a tutti
i parenti (escluso noi che siamo fuori) il loro 50esimo
anniversario di matrimonio.
Abbiamo ancora la scheda turca con 15 euro e questa è
l’unica e l’ultima occasione per poterla utilizzare.
Andiamo all’ufficio del turismo Turco, dove troviamo
una signorina molto gentile che però non parla inglese
, si arrende alle nostre sollecitazioni mimiche e ci consegna
il suo telefonino. Evviva possiamo telefonare a casa utilizzando
la nostra scheda telefonica. Riusciamo a parlare con Claudia
e Giovanni entrambi emozionatissimi perché non sapevano
di questa festa organizzata dai figli . Salutiamo i figli
e i nipoti, poi i parenti e tutti gli amici che sono alla
festa e…abbiamo finito la scheda. Ringraziamo la signorina
che è stata molto gentile, ha capito la nostra insistenza
ed è contenta di averci aiutato.
Alla frontiera Turca, a parte la forma burocratica (timbri,
timbri, timbri) ci fanno passare subito, come usciamo dal
posto di blocco, vediamo una fila lunghissima di camion
(2 chilometri) che arriva fino alla frontiera Greca.
Un attimo di indecisione, poi Antero sorpassa i camion e
velocemente raggiunge lo slargo che divide l’ingresso
delle auto da quelle dei camion (cosi doveva essere fatto,
altrimenti ancora saremo lì ad aspettare).
Prima di entrare in Grecia, ci fanno passare per un tunnel
e fermare. Dal soffitto da sotto terra, dai lati, davanti
e da dietro ci innaffiano tutti, ma che fanno ? tolgono
i germi che potremmo portare dalla Turchia? Ora che il camper
è stato completamente disinfettato ci domandano se
portiamo animali proibiti, reperti archeologici…naturalmente
diciamo di no ma le guardie ci aprono la porta entrano dentro
il camper frugano sotto il letto, aprono gli sportelli e
poi ci dicono che possiamo andare. E partiamo, superiamo
il ponte sul fiume che divide fisicamente le due Nazioni
e velocemente prendiamo l’autostrada che ci conduce
ad Alexandroupolis dove arriviamo a tarda sera.
29/10
Lunedì
Stamane, con calma andiamo a fare una passeggiata lungomare
verso il centro di Alexandroupolis. Arriviamo nel centro
del porto e ci fermiamo in un bellissimo bar fronte mare
a prendere un caffè espresso. Due caffè e
due pasticcini (no paste!) 6 euro.
Ritorniamo al campeggio ci prepariamo con calma un buon
pranzo, ci crogioliamo al sole e facciamo una bellissima
doccia calda. E’ sera,dormiamo qui.
30/10 Martedì
Partiamo, per arrivare a Igoumenitsa ci sono 750 chilometri
e abbiamo il traghetto il 31/10 alle 22,30. Quindi possiamo
andare con calma verso la nostra meta. E’ tutta autostrada,
almeno fino a Larissa, quindi camminiamo senza problemi
ma in modo noioso e monotono. Arrivati a Larissa decidiamo
di fermarsi in un grande parcheggio di un iper Trony. E’
completamente illuminato e rimane aperto fino alle 23. Nessuno
ci vieta la sosta e rimaniamo qui a dormire.
31/10
Mercoledì
Oggi il cielo è nuvoloso, anzi piove e tira vento.
L’autostrada è finita e mancano ancora 300
chilometri per arrivare a Igoumenitsa. La strada, come all’andata
è tutta di montagna, questa volta però il
panorama non è bello come all’andata c’è
una fitta nebbia che non permette di andare oltre i 30 chilometri
orari. Proprio non si vede niente e più volte siamo
costretti a fermarci. La vacanza è proprio finita,
l’ultimo giorno si deve proprio soffrire per arrivare!.
Arriviamo alle 18 , facciamo il check-in, compriamo le bandierine
greche a Marco e Francesco e ci mettiamo in fila per l’imbarco.
Siamo al molo 11 ci raggiungono due camper italiani che
sono stati nelle isole greche ma si dichiarano insoddisfatti
perché hanno costruito da tutte le parti e i prezzi
sono elevati nonostante la bassa stagione.
Mentre aspettiamo l’arrivo della nave assistiamo a
una baruffa. Alcuni albanesi (e ce ne erano tanti) per entrare
clandestinamente in Italia si sono incastrati sotto un camion
ma sono stati scoperti. I camionisti, a forza, hanno estratto
i due malcapitati e giù botte da orbi, poi è
arrivata la polizia con due camionette ed ha preso in custodia
i due ragazzi.
Una camionetta resta a piantonare lo spiazzo perché
ci sono ancora una decina di albanesi che potrebbero, all’ultimo
momento incastrarsi sotto un camion .Siamo un po’
agitati, noi dormiremo con il camper dentro la nave, saremo
tranquilli come all’andata?.
Alle 22 la nave attracca e ci fanno entrare, ci sistemiamo
per la notte e partiamo puntuali alle 22,30. Il mare è
molto agitato, si è alzato anche un forte vento,
riusciremo a dormire?.
Dentro il camper fa molto caldo, dormiamo (dormiamo?) senza
pigiama. Per tutta la notte c’è stato mare
mosso , la nave ondeggia continuamente e i tuoni ci accompagnano
per tutto il tragitto.
01/11 Giovedì
Alle nove decidiamo di uscire dal camper, saliamo al bar
della nave, lo stomaco ci va su e giù, ritorniamo
nel camper. Mangiamo i grissini, non beviamo niente. In
prossimità del porto di Ancona il mare ritorna quasi
calmo, ci permette di sbarcare senza problemi sono le 13
e ci fermiamo per mangiare. Ripartiamo velocemente, prendiamo
la superstrada che ci porta fino alla E45, che percorriamo
fino a S. Sepolcro, poi Anghiari, la Chiassa e finalmente
a casa accolti dai figli e nipoti e…da Lampo, il nostro
cane lupo.
E’ finito il nostro viaggio
in Turchia.