Viaggiare - Diari di Viaggio


Il NEMRUT DAGI E LA TURCHIA

29 agosto - 22 settembre 2002

di Mauro Bertagnolli

Introduzione
Il titolo di questo diario non è scritto a caso: la méta del viaggio era proprio la vetta del Nemrut Dagi, tutto ciò che avremmo visto prima e dopo avrebbe rappresentato solo il contorno. Il piatto forte è senza dubbio stato all'altezza delle aspettative, ma anche il contorno si è difeso bene.

I partecipanti
Siamo in due, Mauro e Nadia, di Trento, viaggiatori da quando ci conosciamo (beh, Mauro in realtà da prima…), viaggiamo su un 'vecchio' Nord Camper Jumbo dell'84 con ormai 170 mila chilometri nelle ruote. Siamo dei solitari, amiamo cercare i posti fuori dal mondo, sia che siamo in camper, in bici o a piedi.

Antefatto
Il Nemrut Dagi era nella mia (di Mauro) testa da troppi anni, precisamente da quando ero un ragazzo. Dalle pagine del Corriere dei Ragazzi (non vorrei sbagliarmi) fu lanciato un concorso per progetti originali di viaggio. Ai vincitori sarebbe stata fornita una R4 ed un parziale finanziamento del viaggio stesso. Qualche mese dopo vennero presentati i reportage dei viaggi risultati vincitori, e fu lì che vidi la foto della R4 con, sullo sfondo, una pietraia e una enorme testa in pietra di Antioco. Da allora i 'colossi di Antioco' hanno occupato un posto in qualche mia voluta cerebrale. Restavano tuttavia una cosa lontana, irraggiungibile.

I colossi tornarono a galla quando iniziammo a pensare alla Turchia come possibile meta per un viaggio in camper. Nella guida turistica infatti risultò che non solo i colossi erano in Turchia (non li avevo mai localizzati precisamente prima d'allora, erano semplicemente 'lontani'), ma che ormai erano anche abbastanza facilmente raggiungibili. Da quel momento le vaghe parole 'colossi di Antioco' vennero sostituite dalle più precise 'Nemrut Dagi', con un ulteriore precisazione da far tremare le vene ai polsi: vicino alla Mesopotamia. Quindi era possibile unire in un unico viaggio un evento del mio immaginario di ragazzo con una delle denominazioni più fascinose dei tempi scolastici. Quando poi risultò che si poteva passare anche dalla capitale degli Ittiti e dalla biblica città natale di Abramo, nessuno sarebbe più stato in grado di trattenermi.

C'è voluto qualche ulteriore anno (la guida è stata acquistata nel 1996…), ma alla fine ci siamo riusciti!

Preparazione / bibliografia
Oltre alle utilissime indicazioni ricavate dalle relazioni apparse in internet, abbiamo usato:

Turchia, guida EDT, 1996 (al solito, fondamentale);
Turchia, guida Routard, 1998 (utilissima, soprattutto per campeggi, ristoranti, percorsi a piedi);
Turchia, collana Guide culturali Argos, ed. Giunti, 1993 (abbastanza utile per i siti archeologici);
Hattusha guide, ed. Ege, 1999 (comprata in loco, in inglese);
La carta stradale 1:800.000, ed. FMB, 2001.
Come già accennato, la meta del viaggio era la Turchia interna, quindi il piano era quello di raggiungere in fretta i luoghi di interesse (Hattusas, la Cappadocia, il Nemrut Dagi, Sanli Urfa e Harran, fermarcisi quanto serviva, e poi riservare ciò che restava del tempo alla costa mediterranea orientale, trascurando completamente le grandi mete turistiche della costa Egea.

Il mezzo di trasferimento prescelto è stato il traghetto Venezia-Igoumenitsa, per tre buoni motivi:

1 - non ci tenevamo affatto a ripetere l'esperienza dell'imbarco a Brindisi;
2 - volevamo viaggiare in open-deck, e su Brindisi non c'erano navi di ritorno nel periodo di nostro interesse;
3 - non avevamo mai attraversato la Grecia del nord, e ci interessava particolarmente passare per le Meteore, che già avevamo sfiorato in passato.


Il Diario
In questo diario vorremmo riuscire ad esprimere almeno un po' delle emozioni che abbiamo provato. Non ci dilungheremo in spiegazioni da guida turistica, per questo ci sono le guide turistiche. Qualche prezzo degno di nota verrà espresso in euro, visto che il valore della lira turca cambia molto velocemente.

29 agosto, Trento - Venezia (km 165, tot 165)
Arriviamo a Venezia alle 13:20. Disbrigo delle poche formalità ed imbarco. Abbiamo un bel posto vicino ai finestroni, arieggiato. Il traghetto è bello, pulito, con bar, sala giochi, self service, discoteca, piscina, servizi e docce pulite. E' poco affollato, soprattutto da tedeschi. Dormiamo molto bene. Mare calmo. 25°.

30 agosto, Igoumenitsa - Neapolis (km 279, tot 444)
Dopo colazione saliamo sul ponte per vedere la costa dell'Albania. Alle 10 siamo all'altezza del golfo di Valona. Più a sud la costa è poco accessibile e disseminata di gruppi di bunker. Alle 14:15 sbarchiamo ad Igoumenitsa, in leggero ritardo. Prendiamo la strada per Ioaninna. Prima di Ioaninna giriamo a sinistra per Zitsa, imboccando una strada secondaria che attraversa una zona agricola, con l'intento di risparmiare qualche chilometro. Ritorniamo a fatica sulla strada principale, data la totale assenza di indicazioni e popolazione.

Attraversiamo le zone teatro delle battaglie tra italiani e greci durante la seconda guerra mondiale. Paesaggi montani con belle foreste di pini caledoniani (almeno, tali sembrano a noi). Da Eptahori si sale ancora ed il paesaggio cambia, con conoidi argillosi, grigi, fino a Pentalofos.

Dopo qualche tentativo in stradine laterali alla ricerca di un posto per dormire, ne troviamo una che fa al caso nostro poco prima di Neapolis. Ci fermiamo in uno slargo al lato della strada, poco prima di Xorigos. Il posto è tranquillissimo, con il solo concerto dei grilli come sottofondo ed un sottile profumo di timo.

31 agosto, Neapolis - Gümüsyaka (km 735, tot 1179)
Durante la notte è piovuto. Alle 7:20 vediamo il sorgere del sole, che poi si copre di nuvole. Partiamo alle 8:30, attraversiamo la zona di Kozani, usando un pezzo di autostrada. La strada riprende a salire fino a Kastania (1360m), poi scende a Veria. Riprendiamo l'autostrada fino a Tessaloniki, dove prendiamo la strada (piuttosto monotona) per Kavala.

Alle 15:00 ci fermiamo a mangiare un panino, per poi ripartire per Alessandropoli. Visto che è ancora presto, decidiamo di attraversare la frontiera turca in giornata, anche se non riusciremo a raggiungere Istambul prima di notte. Attraversiamo quindi il ponte sull'Evros alle 17. Siamo al confine. Subito dopo il ponte entriamo nella zona di confine e iniziamo la trafila per l'ingresso in Turchia. C'è poca gente e la procedura è complessa, ma facilitata da grandi numeri che indicano la successione corretta dei 5 uffici che bisogna visitare. Tra un timbro, un visto, un altro visto, il visto del visto, il cambio di un po' di soldi eccetera impieghiamo meno di 25 minuti, un vero record!

La cosa più traumatica è l'uscita dalla frontiera, perché una delle due corsie è completamente occupata da TIR parcheggiati in attesa di sdoganare, e le macchine che arrivano invadono completamente la nostra corsia. La situazione è destinata comunque a migliorare velocemente, in quanto è in costruzione un'ampia zona doganale.

La strada ora è un susseguirsi di saliscendi. Dopo Tekirdag iniziamo la ricerca di un campeggio, arrivando così fino a Gümüsyaka prima di trovarne uno che non sia ingombro di tendopoli di locali. Il campeggio è molto spartano, una striscia di terra tra la strada ed il mare. Sono le 20, è buio, siamo in compagnia di due tende occupate da Turchi, in lontananza verso nord c'è un grosso temporale in corso.

1 settembre, Gümüsyaka - Istambul (km 121, tot 1300)
Ore 8:00, durante la notte è piovuto, e ancora piove. Ci dirigiamo verso Istambul per la strada costiera. Siamo alla ricerca del camping Londra. Nonostante le indicazioni molto precise fornite da precedenti viaggiatori e da un addetto al distributore non lontano dall'aeroporto ci troviamo dapprima nella colonna di traffico verso il centro, e poi nel bel mezzo del quartiere di Yenebosna. Per fortuna è domenica ed il traffico è scarso. L'inversione è una cosa veramente ardua, anche perché su uno degli svincoli principali ci sono dei lavori in corso. Finalmente arriviamo al campeggio, a poche centinaia di metri dal distributore che ci aveva fornito le indicazioni all'inizio.

Il temporale è finito, il campeggio è piccolo e sembra una palude. I servizi sono decenti e l'acqua non è caldissima. Incontriamo tre campiresti di Treviso che ci danno qualche utile indicazione sull'uso degli autobus (nella fattispecie, dell'82). Alle 11 siamo al ponte di Galata, al capolinea dell'82. La visita odierna tiene conto del fatto che domani è lunedì, e qualche palazzo sarà chiuso. Visitiamo quindi la Beyazit Camii, la Süleymaniye Camii, la tomba di Solimano il magnifico, l'acquedotto di Valente, Santa Sofia (per la quale si paga un biglietto esoso di 10€ a testa, più altri 10€ se si vogliono visitare anche le gallerie dei mosaici) la cui volta è coperta da una gigantesca impalcatura, per cui si vede pochissimo, Yerebatan Saray (la cisterna), l'ippodromo. Pranziamo da Doy-Doy (consigliato dalla Routard), su una terrazza con vista sul Bosforo.

Nel pomeriggio visitiamo la Moschea Blu e i bagni di Haseki Hurren. Raggiungiamo quindi di nuovo il ponte di Galata, da dove l'82 ci riporta in campeggio. Sono le 19:30, abbiamo fatto una galoppata mostruosa. In attesa della cena, veniamo divorati dalle zanzare mentre chiacchieriamo con i nostri vicini.

2 settembre, Istambul (km 0, tot 1300)
Piove, poco. Oggi è lunedì, ed il traffico è molto intenso. Ci vuole un'ora per arrivare al ponte di Galata, dove comincia a piovere forte, molto forte. Ovviamente oggi abbiamo lasciato le mantelle in camper. Arriviamo al Topkapi alle 9:30, fradici nonostante l'ombrello. Acquistiamo i biglietti per i palazzo (10€ a testa) e poi ci mettiamo in coda per i biglietti dell'Harem (altri 10 € a testa). La visita dell'harem è un vero bidone, ci si va intruppati in 50-60, la guida parla solo turco per costringervi a noleggiare la fonoguida (che non c'è in italiano e costa altri 5 €), all'interno non c'è niente di più di quanto non si trovi negli altri padiglioni del palazzo, con la differenza che si è costretti a correre da una sala all'altra, pestandosi i piedi l'un l'altro. Il resto del palazzo è piuttosto interessante.

Avvicinandoci alla sala dove sono custodite alcune delle reliquie del profeta veniamo raggiunti dalla tipica cantilena di un Imam che legge il Corano. Pensiamo ad una registrazione, ma quando entriamo nella sala vediamo che c'è una specie di acquario con dentro un povero diavolo che recita il Corano dal vivo, ignorato dalla massa di turisti vocianti. E' la cosa più curiosa che abbiamo visto al Topkapi. Non vediamo invece il tesoro, per due buoni motivi: 1) bisogna comprare un ulteriore biglietto d'ingresso che farebbe lievitare la spesa totale a 30€ a testa; 2) anche se volessimo farlo, i biglietti sono contingentati e, ormai, finiti. Le guide (anche quelle più aggiornate) non riportavano la presenza di un triplo biglietto, con relativo salasso (totalmente ingiustificato).

Ormai sono le 12:30, è uscito il sole, per cui c'è un clima tropicale, e decidiamo di andare a pranzo. Nel pomeriggio andiamo al Gran Bazar. E' sicuramente interessante, ma dopo aver visto i mercati marocchini non ci entusiasma. Ci deludono soprattutto i venditori, sono così poco… insistenti! Usciti dal Gran Bazar, passiamo al Mercato Egiziano (spezie e dolcetti).

Visto che siamo in anticipo sul programma di visita, attraversiamo il ponte di Galata e saliamo verso l'omonima torre, attraversando una zona non turistica, zeppa di botteghe di idraulici, meccanici e venditori di casalinghi. Oltre la torre, ci facciamo a piedi tutta Istiklay Caddesi (andata e ritorno), la via dei grandi negozi e delle ambasciate. Carino il mercato del pesce. In discesa prendiamo la funicolare sotterranea che ci riporta al ponte di Galata.

Alle 19 siamo di ritorno in campeggio. Quella di ieri era stata una passeggiata a confronto di quanto fatto oggi. In serata arriva un pullman polacco, per cui il numero dei campeggiatori decuplica.

3 settembre, Istambul - Bogazkale (km 682, tot 1982)
Sole, ore 8:00. Ritardiamo di qualche minuto la partenza in quanto non vorremmo intossicare i polacchi che stanno celebrando messa proprio dietro il nostro camper, e sono al momento della comunione.

Oggi, esaurita la doverosa formalità della visita ad una grande città, io (Mauro) mi ritengo finalmente in vacanza, ed è prevista una giornata di trasferimento. Lasciamo il campeggio e poi Istambul attraverso la tangenziale esterna. Il traffico è sostenuto ma scorrevole. Attraversiamo il ponte sul Bosforo senza vedere nulla, in mezzo ad una fitta nebbia. L'autostrada attraversa le zone dove recentemente c'è stato un terribile terremoto, si vedono tantissimi insediamenti di container. La strada è ottima e poco trafficata. A Düzce c'è ancora un breve tratto di strada normale, che scavalca un passo, fino a Bolu. Qui sperimentiamo per qualche chilometro la velocità di salita dei camion turchi: meno di 10 km/h!

Fino oltre Ankara l'autostrada è bella e deserta, a tre o quattro corsie per senso di marcia. Prendiamo per Selime, poco dopo l'autostrada termina. Da Delice a Sungurlu il paesaggio migliora, con rocce rosse e campi coltivati a vite. Qui incontriamo il tratto di strada peggiore di tutta la Turchia, anche a causa di numerosissime zone con lavori in corso. Dopo Sungurlu giriamo a destra su una strada secondaria per Bogazkale. Di fronte a noi il cielo è plumbeo. Ad un certo punto inizia a piovere, la visibilità è nulla, ci sono fortissime raffiche di vento (per fortuna non grandina), siamo costretti a fermarci al lato della strada. Pochi minuti dopo riprendiamo, anche per cortesia verso le insistenze di un automobilista che si offre di scortarci. In paese giriamo per Yozgat, e in pochi minuti raggiungiamo il Baskent Restaurant & Camping, carino e pulito. Siamo gli unici campeggiatori, gli altri clienti sono degli archeologi tedeschi impegnati negli scavi ad Hattusas. Durata del trasferimento: 10 ore. Ceniamo al ristorante, mangiando bene e spendendo pochissimo (8 € in due, compresa la notte in campeggio).

4 settembre, Bogazkale- Göreme (km 252, tot 2234)
Ore 8:30, sole. Visitiamo Hattusas, l'antica capitale degli Ittiti. Il percorso è lungo e si fa in camper, fermandosi a visitare i vari resti, molto interessanti e suggestivi, anche perché non c'è nessuno. La porta dei leoni è ciò che ci piace di più. All'uscita è finalmente arrivato il custode, e paghiamo il biglietto, cumulativo con il santuario rupestre di Yazilikaya, che visitiamo subito dopo. Impieghiamo complessivamente 3 ore a mezza per la visita. Prima di lasciare il paese visitiamo anche il piccolo museo archeologico.

Ripartiamo verso sud, verso Bogazliyan. La strada è bella e veloce, il traffico assente. A Himmetdede giriamo a destra, e poco dopo a sinistra verso Avanos e Göreme. Attraversiamo il paesino, che si trova al centro della vallata, e saliamo subito a Uçhisar, a pochi chilometri sulla collina sovrastante, per visitare la Kale, cioè la fortezza, con la luce del tramonto. Da qui si gode un'ottima vista su tutta la vallata.

Tornando verso il camper veniamo agganciati da dietro da un 'Ehi, italiani? Volete un caffè con la moka? C'ho Lavazza!'. Si tratta di Farouk, che ha un negozio di tappeti proprio sulla piazzetta prima della rocca di Uçhisar. Noi non vorremmo fermarci, ho paura che mi si rovini la luce del tramonto, ma sganciarsi non è facile. Farouk è molto amichevole, ci chiede da dove veniamo, ci dice che è stato ospite per una settimana vicino a Trento da un amico, ci fa vedere l'elenco dei suoi clienti trentini. Si chiacchera un po'. Al momento di andarcene, ci chiede: 'Ma Pergine è vicina a Trento?' 'Sì.' 'Mi potreste fare un favore? Devo spedire un tappeto a Pergine, se me lo portate voi fate rispermiare la spedizione ad un mio amico'. Dico istintivamente di sì, se il pacco non è troppo grande. Diciamo a Farouk che ci tratterremo in zona un paio di giorni, e che passeremo a prendere il pacco prima di andare via.

Ridiscendiamo a Goreme e cerchiamo invano il Dilek Camping, che non c'è più. Ci fermiamo allora al Camping Berlin, piccolo, discretamente ombreggiato, con servizi puliti. Le piazzole sono in mezzo ai pinnacoli di roccia. Si cena all'aperto (un lusso per il nostro modo di viaggiare…), e ci concediamo addirittura un giretto in centro, dopo cena, in questa specie di Porto Rotondo della Cappadocia. Non c'è quasi nessuno in giro. Ci spiegano che siamo capitati proprio nella pausa tra la fine delle ferie estive e l'inizio dei tour organizzati. Una fortuna!

5 settembre, Göreme (km 0, tot 2234)
Ore 6:00, strani rumori ci svegliano. Sembrano versi di qualche bestia, una specie di sibilo, poi sentiamo voci in lontananza. Dal tambuccio del camper ne scopriamo la causa. Sono alcune mongolfiere che ci sorvolano a bassissima quota. Qui a Göreme lo fanno tutti i giorni, all'alba, portando i turisti a vedere la valle da un'angolatura insolita.

Ore 7:30, sole. In questa giornata ci sposteremo solamente a piedi, per visitare tutti gli angoli più reconditi della vallata, guidati dalla sola guida Routard (che peraltro ci esorta a farci accompagnare da degli esperti…). La prima meta è il museo all'aperto, che raggiungiamo in un'ora a mezzo dopo aver vagato non poco per le piccole valli alla ricerca del passaggio nel canyon descritto dalla guida, tra antichi resti di chiese rupestri. Per la visita del museo ci impieghiamo un'ora e mezza, dribblando in ogni chiesa qualche gruppo di turisti. I custodi che filtrano gli accessi alle varie chiese ci fanno immancabilmente entrare quando si accorgono che siamo italiani e nella chiesa di turno c'è un gruppo italiano. Così possiamo scroccare qualche spiegazione (peraltro piuttosto scontata).

Tornando verso il paese facciamo una deviazione che in un'oretta ci porta a vedere (da fuori, perché purtroppo sono chiuse a chiave e non c'è traccia di custodi) due altre chiese. Il paesaggio è spettacolare, in questa valletta laterale i pinnacoli sono molto alti, sembrano dei grossi… asparagi.

Pranziamo in camper, e poi ripartiamo subito. Questa volta vogliamo salire fino a Uçhisar percorrendo la valle delle piccionaie, e poi ridiscendere per la valle bianca. Fortunatamente il sole è coperto da qualche nuvola, quindi la temperatura è sopportabile. Seguiamo le indicazioni di un locale e, dopo aver sbagliato un paio di volte valle, ci troviamo ad arrampicare sul terreno infido, alla volta di Uçhisar. Arrivati in paese ci becchiamo un bel temporale, quindi andiamo da Farouk per farci spiegare l'imbocco della valle bianca.

Farouk ci fa accompagnare da un suo amico fino all'imbocco della valle, che da Uçhisar scende in direzione di Avanos. La camminata dura circa due ore, ed arriviamo al tramonto sulla strada da Cavusin a Göreme. Rientriamo al campeggio alle 18:30. Siamo stati in giro complessivamente per 9 ore, e siamo leggerissimamente stanchi. Stasera niente giro in centro.

6 settembre, Göreme - Ihlara (km 172, tot 2406)
Pioggia fino alle 8:30, poi per fortuna esce il sole. Partiamo dal campeggio alle 8:50. E' in previsione una sosta dal meccanico, in quanto si sente odore di gasolio in cabina, e guardando il motore si vede che è tutto bagnato. C'è una perdita dai tubi di ritorno degli iniettori. Evidentemente la riparazione che ci è stata fatta alla VW di Trento, per lo stesso problema, qualche giorno prima della partenza, non era proprio a regola d'arte. Ci faremo indicare qualcuno da Farouk, quando più tardi passeremo a ritirare il tappeto.

Intanto andiamo a Cavusin, dove visitiamo la chiesa rupestre di Niceforo II Foca. Proseguiamo poi per il museo all'aperto di Zelve, più tranquillo e particolare rispetto a quello di Göreme. Non ci sono chiese particolari, ma un intrico di monasteri semicrollati distribuiti in tre vallette chiuse. C'è anche un tunnel, parecchio complicato da seguire e completamente buio, che congiunge la prima alle seconda valle. Data l'ora, siamo pressochè soli. Non saremmo invece soli se ci fermassimo ai pinnacoli più famosi della valle dei camini di fata, dove sono già arrivati i pullman e dove una foto conterrebbe più persone che pinnacoli. Chi se ne importa, i nostri pinnacoli li abbiamo visti ieri, nelle valli solitarie intorno a Göreme. Non ci fermiamo neanche, e proseguiamo per Ortahisar.

Saliamo ovviamente sulla rocca, dalla quale si gode di un bel paesaggio su tutta la vallata, sul paese sottostante, sulle tantissime piccionaie. Sui tetti delle case ci sono matasse di lana lavata e vassoi di conserva di pomodoro al sole. Sotto alla rocca ci sono alcuni negozietti di artigianato ed un laboratorio di onice. L'atmosfera è rilassata, la gente simpatica. Nel laboratorio ci offrono un buon thè alla mela e poi riusciamo a comprare abbastanza oggettini da soddisfare tutte le necessità di souvenir per gli amici.

Ripartiamo per Uçhisar, dove Farouk deve scappare alla moschea (oggi è venerdì). Al suo ritorno, insiste per offrirci il pranzo, e manda un suo garzone a comprare due pide. Dopo pranzo ci consegna il pacchetto del tappeto (è veramente piccolino), e gli chiediamo informazioni sul meccanico. Ovviamente non se ne parla nemmeno di farci andare da soli! Si fa spiegare il tutto, lo racconta in turco ad un suo amico, che parla solo il turco, che ci accompagnerà nella zona artigianale di Nevsehir, dove Farouk conosce un vetraio che sicuramente saprà indicare al suo amico un buon meccanico, al quale l'amico spiegherà il problema che Farouk gli ha spiegato dopo che io l'ho spiegato a lui. Peggio che 'alla fiera dell'est'! Partiamo per il vetraio di Nevsehir. Giunti dal vetraio, un tipo parla con l'amico di Farouk, poi mi chiede di vedere il motore. Subito dopo, mi dice di seguirlo nell'officina a pochi metri da lì, ed inizia personalmente la riparazione. Ovviamente la presenza di un veicolo strano attira tutti gli artigiani della zona, che si accalcano per vedere l'operazione. Con due pezzi di tubo telato, un paio di viti ed una fascetta, la riparazione è conclusa in pochi minuti, segue la pulizia del motore e la prova dello stesso per verificare la tenuta, con grande soddisfazione di tutti, visto il successo della riparazione. Il tutto è durato circa 20 minuti, per una spesa equivalente a 6.10 €! Resta un unico dubbio: sarà stato il vetraio di Nevsehir ad aggiustarci il camper?

Riportiamo l'amico di Farouk a Uçhisar, salutiamo e ripartiamo per Kaymakli, dove visitiamo la città sotterranea (yeralti sehri): è ormai pomeriggio, è rimasta un'unica comitiva, la visita è abbastanza rilassante dopo che siamo riusciti a dribblare le insistenze di una sedicenti guida. Ripartiamo quindi per Derinkuyu, attraversando una zona intensamente coltivata, mentre in lontananza vediamo scatenarsi un furioso temporale (ormai ci siamo abituati…). Scolliniamo e scendiamo verso la valle di Ilhara. Arriviamo a Selime, un paesino carino e tranquillo all'imbocco della valle, con i suoi bei camini di fata che scendono dalla falesia. Cerchiamo il Selime Mokamp, che non c'è più. Decidiamo allora di andare a dormire al parcheggio di accesso alla valle, al paese di Ilhara. Non c'è nessumo, solo i militari di guardia che ben presto se ne vanno, ed un paio di inservienti del bar-ristorante, che li seguono da lì a pochi minuti. Notte tranquillissima, la prima fuori da un campeggio.

7 settembre, Ihlara - Ovaçiftligi (km 150, tot 2556)
Sole, una splendida alba. Alle 8:30 in punto ci presentiamo alla biglietteria, e scendiamo la lunga scala (382 gradini) che ci porta sul fondo della valle di Ilhara. Seguiremo la guida Routard, come sempre quando andiamo a piedi. Risaliamo la valle sulla destra, poi ridiscendiamo, passiamo dall'altra parte del torrente sul ponte e quindi seguiamo tutto il canyon fino al paese di Belisirma. Qui volendo ci si potrebbe fermare a mangiare in qualche ristorantino, ma per noi è anora troppo presto. Risaliamo quindi tutta la valle sul lato opposto, deviando dal sentiero principale per vedere tutte le chiese rupestri segnalate. In tutto ne vediamo una decina, tutte affrescate, anche se in cattivo stato di conservazione. Comunque la visita è piacevole, in quanto i turisti standard si fermano alle prime 3 o 4 chiese più vicine alla scala, e quindi siamo praticamente soli. Risaliamo i 382 gradini ed arriviamo al camper alle 12, con una fame da lupi.

Dopo pranzo scendiamo di nuovo a Selime, attirati dalla Kale, di cui non sappiamo nulla ma che da lontano ci sembrava suggestiva. Siamo subito avvicinati da alcuni bambini di 5/6 anni, poi da uno più grandicello che si offre di farci da guida per la salita alla Kale. Dapprima rifiutiamo, poi accettiamo. La visita è piacevole, si vedono i tunnel scavati nella roccia per permettere la salita dei cammelli, un monastero con una bella chiesa, una bella cucina con qualche incisione. La vista della valle è stupenda. Visita da non perdere.

Ripartiamo per Güzelyurt, dove la nostra guida sarà la più simpatica che abbiamo mai incontrato: Mohamed. E' un bambino che avrà più o meno 5 anni, senza denti davanti, biondino, occhi azzurri, capelli corti e delle enormi orecchie a sventola. Conosce 10 parole in inglese e forse 5 in italiano. Ci vuole condurre per una visita completa ed accurata alla chiesa di San Gregorio, alla valle dei monasteri (dove andiamo in camper e dove si aggrega un sedicente cugino di Mohamed, un poco più grande di lui), ed alla città sotterranea, molto più piccola di quella di Kaymakli, ma che richiede doti atletiche e di contorsionismo non indifferenti per calarsi nei vari pozzi e percorrere gli strettissimi cunicoli tutti curve. Mohamed tra l'altro ci lascia andare con suo cugino nei cunicoli più profondi, perché un po' ha paura, e poi farebbe una bella fatica a puntellarsi sui pozzi, piccolino com'è. Qualche esempio del suo gesti-vocabolario: chiasa (vale sia casa che chiesa), beee (ovile, pecora, greppia), donkey (asino), finish (fine della visita), gesto del fuoco (focolare, cucina), gesto del dormire (letto), gesto del dormire più gesto del tagliare la gola (tomba), qualche farfugliamento più church, ripetuto più volte (indica i diversi stili di chiesa).

Riprendiamo il nostro viaggio attraversando due passi di circa 1700 metri di quota, in direzione di Gölcük, dove i numerosi campi allagati ci confermano la violenza del temporale visto il giorno prima. Prendiamo la strada verso Nigde e poi verso Yesilhisar, attraversando una zona agricola. Giramo poi a destra per Ovaçiftligi, una zona ancora non intaccata dal turismo. I campi sono pieni di donne che separano i semi di girasole, accovacciate su enormi montagne degli stessi. In paese c'è il bivio per Sultan Sazligi, dove ci fermiamo alla Sultan Pansion, il cui proprietario ci propone il campeggio nel recinto dell'ex museo naturalistico (chiuso): potremo fare la doccia in una delle camere della pensione. Il proprietario è anche la guida per la visita delle paludi. Prendiamo accordi per l'indomani: partenza alle 6, giro in fuoristrada per vedere gli uccelli, visita ad un paese caratteristico e fuori dal tempo, giro in barca in uno dei laghetti che rimangono nella stagione secca, pic nic, il tutto per la modica cifra di 75 € (un furto), ottenuta dopo un quarto d'ora di contrattazione feroce (partenza 100 €). Nel frattempo arriva il solito temporale pomeridiano.

8 settembre, Ovaçiftligi - Sultanhani (km 164, tot 2720)
Sveglia alle 5, il cielo è totalmente stellato. Partiamo alle 6:15. Il fuoristrada è una scassatissima Lada, che fa abbastanza rumore da far scappare tutti gli uccelli dell'anatolia centrale. Nonostante tutto il rumore, e nonostante la stagione non sia quella favorevole, riusciamo a vedere, di coda, mentre volano via, alcuni falchi di palude, cicogne nere, una civetta, dei pivieri, anatre di vario tipo, folaghe, un'aquila, aironi bianchi e cinerini, un'upupa e una coppia di gru. Il problema è che la nostra guida non si ferma da nessuna parte, quindi di fare fotografie non se ne parla. Inoltre, conosce solo un po' di inglese, quindi anche capire i nomi degli uccelli è un po' un problema.

Alle 9 arriviamo al vecchio villaggio (potrebbe essere Yenihayat), dove vivono per lo più vedove ultrasettantenni, ma ancora molto in gamba. Una di loro ci mostra la sua casa di mattoni di sterco secco, con una copertura di canne. Sul tetto delle case si stiva il fieno. Le strade sono piene di specie di focaccie di sterco impastato, che vengono usate come combustibile o come mattoni. Le signore sono molto interessate al fatto che siamo o meno sposati, perché vedono in Mauro un buon partito, tra risate generali.

Dopo essere passati da una fattoria isolata, dove ci fanno vedere un cagnetto di pochi giorni, andiamo a prendere un thè da alcuni amici della guida. Ritorniamo verso la palude ed arriviamo ad un canale dove è ormeggiata la barca a fondo piatto che ci servirà per il giro sul lago. Qui facciamo uno spuntino a base di formaggio, pane e cetriolo, e poi ci imbarchiamo, inoltrandoci nel canneto. L'avanzata è faticosa, il tragitto libero dalle canne è pieno di curve, il barcaiolo fa parecchia fatica a spingere la barca con il lungo palo. Vediamo solo anatre, folaghe e tartarughe, e pensiamo già al bidone, quando il barcaiolo accosta la barca e ci fa scendere, dicendoci: 'Flamingos'. Effettivamente in lontananza si vede un gruppo di circa 150 fenicotteri rosa in uno stagno. Ci avviciniamo con estrema lentezza finchè, giunti a circa 100 metri, i fenicotteri si alzano in volo e si spostano in uno stagno vicino. L'avvicinamento riprende, e capiamo che possiamo anche camminare normalmente perché in qualunque caso i fenicotteri decollano quando siamo a 100 metri da loro. Dopo il quarto tentativo, rientriamo verso la barca. La visione dei fenicotteri ripaga comunque di tutta la gita. Ripreso il fuoristrada torniamo alla base. Sono circa le 11.


Dopo pranzo (quello vero), ripartiamo, con destinazione Kayseri, che raggiungiamo attraverso il passo a circa 2000 metri, ai piedi dell'Ercyies Dagi, uno dei vulcani che ha dato origine alla Cappadocia. Al passo ci sono una serie di alberghi orridi e due seggiovie. Il tempo è brutto, la montagna è coperta di nuvole nere, fa parecchio freddo. Arriviamo a Kayseri alle 14:30, e parcheggiamo in pieno centro. Appena scesi dal camper un turco ci dà il benvenuto in tedesco e, vista la nostra targa BZ ci dice che ha un amico di Bolzano. Si offre di accompagnarci per una visita lampo della città. Vediamo così la moschea, il caravanserraglio, una turbe, una medersa, il mercato della verdura, il quartiere degli artigiani della lana. Compriamo anche un po' di spezie. La nostra guida ci spiega che Kayseri è una città di commercio di tappeti, ci dice che la sua famiglia commercia tappeti all'ingrosso con Milano, poi ci porta nel mercato coperto dove si svolge la contrattazione dei tappeti all'ingrosso. Qui, casualmente, c'è un'unica bottega aperta, visto che è domenica: la sua. Entriamo molto rilassati (ricordate l'allenamento del Marocco?), prendiamo un thè, ci facciamo spiegare le cinque diverse tipologie di tappeto che si produce a Kayseri, scegliamo il tipo che ci piace di più. Di questo tipo ci fanno vedere altri 20 esemplari, e scegliamo quello che ci pare il più bello. Ci chiedono se siamo interessati all'acquisto, diciamo fermamente di no. Va bene, sarà per un'altra volta. La nostra guida ci dà un biglietto da visita, ci indica la strada per il camper e ci saluta cordialmente. Facile, no?

Si riparte, domani è prevista una tappona verso il Nemrut Dagi, quindi cerchiamo di guadagnare un po' di strada. Prendiamo la strada per Sivas, e ci fermiamo a visitare il caravanserraglio di Sultanhani, che la guida Routard dice di non confondere con l'omonimo (e peggiore) che si trova vicino a Aksaray. Non avendo visto l'altro, non possiamo dire se la guida aveva ragione. Questo è comunque molto ben conservato. Durante la visita veniamo avvicinati da un altro turista; si tratta di un emigrato turco in Germania, con un amico 'esperto' del luogo. Dopo qualche chiacchiera ci chiede se sappiamo del lago salato (Tuzla Gölü). Mauro non ne sa nulla, Nadia, pur avendo letto la guida in proposito, non ricorda nulla. Decidiamo di seguire il nostro amico verso il lago. La scorciatoia del 'locale' aggira una cava di ghiaia e termina in mezzo ad un immenso prato. Lasciamo i veicoli e ci incamminiamo verso l'orizzonte lontano. Un'ora dopo, quando ormai inizia ad imbrunire ed il camper è un puntino indistinto alle nostre spalle, il terreno sotto i nostri piedi si fa paludoso, e ci impedisce di proseguire. Comunque in lonananza vediamo la distesa bianca di sale. Contenti e sfatti, torniamo al camper, con il nostro amico che si prodiga in suggerimenti per un approccio alternativo il giorno successivo. Probabilmente la strada dall'altra parte del lago passa a poche centinaia di metri, mentre noi avremo percorso circa 10 chilometri a piedi, tra andata e ritorno.

Ormai è buio, abbiamo bruciato due ore di strada, e decidiamo di fermarci per la notte sotto il caravanserraglio, proprio davanti alla moschea con i suoi potenti altoparlanti che diffondono la preghiera del muhezzin. Per fortuna che di notte anche lui dorme.

9 settembre, Sultanhani - Nemrut Dagi (km 577, tot 3297)
Sveglia alle 6:50, sole, l'Ercyries Dagi è ammantato di neve. Ci attende un tappone di trasferimento, anche perché Mauro deve arrivare al Nemrut Dagi per sera (non ce la fa più). Torniamo in direzione di Kayseri per qualche chilometro, svoltando poi a sinistra per Bünyan. La strada è un continuo saliscendi, ma molto scorrevole e per nulla trafficata. Passiamo per Pinarbasi, Gürün, Darende, con i suoi condomini ricoperti da una selva di pannelli solari e riserve d'acqua. Il paesaggio si fa più interessante, la strada è sempre buona. Poco dopo si entra nella zona delle albicocche secche, che vediamo infatti seccare al sole sui tetti delle case. Ai lati della strada, numerosi banchetti offrono frutta secca, ma 'non vorremo mica comprare al primo banchetto che si incontra?' Risultato, usciamo dalla zona delle albicocche senza comprare le famose albicocche di Malatya. Ad Akçadag giriamo per Gölbasi.

Svoltiamo per Adiyaman, su una bella strada con begli scorci panoramici, tra campi di tabacco e peperoncino. Ad Adyiaman ci fermimo mezz'oretta per mangiare un panino (sono già le 14:30), facciamo gasolio (il benzinaio ci saluta come se fossimo amici di lunga data), e subito dopo ripartiamo per Kata (Il cui nome non è riportato sulla nostra carta stradale, c'è solo il pallino). Dopo Kata saltiamo le numerose attrattive archeologiche (le vedremo domani), e a Narince iniziamo ad inerpicarci verso il Nemrut Dagi. La strada è ben asfaltata, e attraversa minuscoli paesini, dove gli asini predominano nettamente sulle automobili. Dopo qualche chilometro la pendenza si accentua, e dopo la caserma della Gendarmeria l'asfalto termina ed inizia il lastricato. Gli ultimi 9 chilometri sono parecchio pendenti, ma pensavamo molto peggio. Saliamo assieme ai dolmus che portano in cima i turisti a vedere il tramonto. Il panorama si apre sulla pianura della Mesopotamia al di là dell'Eufrate: il Nemrut Dagi si erge direttamente dalla pianura. In tutto, da Kata alla vetta del Nemrut ci mettiamo 1 ora e tre quarti. Nessun problema al camper.

Paghiamo il biglietto di ingresso (circa 6.50€ a testa, l'ingresso varrà anche per il giorno dopo), ed in 20 minuti siamo in cima. La gente si assiepa già sulla terrazza ovest per godere del tramonto, che però si annuncia a rischio a causa di alcune nubi basse. Il sito è fantastico, emana una forza indescrivibile, merita da solo il viaggio. Improvvisamente il sole fa capolino tra le nubi, e nei 10 minuti prima del tramonto le statue assumono una colorazione rosa-dorato, come noi siamo abituati a a vedere nelle dolomiti. L'unica nota negativa è che è pressochè impossibile fare una foto alle statue, letteralmente assaltate dalle persone che si fanno fotografare. Pazienza, NOI abbiamo tempo. Passano solo pochi minuti dopo il tramonto e le varie guide iniziano a radunare le loro greggi, e restiamo praticamente soli a goderci gli ultimi momenti di luce assieme ai testoni che fissano il crepuscolo, in un silenzio indescrivibile, mentre le luci in pianura si accendono, e così fanno le stelle.

Scendiamo al camper, non ci sono più dolmus, e il ranger del sito ci indica il posto migliore dove trascorrere la notte: l'unico punto semi-pianeggiante davanti ai prefabbricati che ospitano la guarnigione. Due ragazzi in tenda si accampano di fianco a noi. Sono le 19:30, e domani si replica!

10 settembre, Nemrut Dagi - Sanli Urfa (km 254, tot 3551)
Sveglia alle 4:45 e, sorpresa! Siamo già circondati dai dolmus saliti nella notte (non ci siamo accorti di niente). Caffè veloce e alle 5:15 siamo già in cima, alla terrazza est, il cielo inizia già a schiarirsi, fa abbastanza freddo, pile e giaccavento ci vogliono proprio. Al mattino la gente (circa 40 persone) pare disinteressarsi alle statue, fissa invece verso est, aspettando il sole. In migliaia di anni la specie umana non è cambiata di molto!


Il cambiamento di colore che subiscono le statue mano a mano che la luminosità aumenta è indescrivibile, molto più morbido e continuo rispetto a quello del tramonto. Si scattano decine e decine di fotografie (per quanto ci riguarda se ne sono andati tre rullini), per non perdere nessuna delle 'espressioni' dei sei testoni allineati. Al solito, alle 7, la maggior parte delle persone scendono, istigate dagli autisti. Restiamo noi, una coppia e una signora tedesca, che non riesce a trattenere le lacrime per l'emozione. La guardia abbassa il filo che impedisce alla gente di avvicinarsi alle statue (e che dà parecchio fastidio nelle fotografie) e scende.

Le sorprese non sono finite: ci spostiamo tutti e cinque nella terrazza ovest, ancora in ombra. Le possenti teste delle aquile, dei leoni e degli dei si stagliano severe sulla pianura già illuminata a giorno. Piano piano, il sole aggira il tumulo di pietre della vetta e viene ad illuminare di taglio le varie statue. Uno spettacolo incredibile! Gli scatti si susseguono, ciascuno di noi è attento a non disturbare gli altri.

Dopo 3 ore scendiamo al camper, continuando però a voltarci verso la vetta. Siamo stati con i colossi per cinque ore in tutto, il tempo più lungo che mai abbiamo dedicato ad un singolo monumento, ma avremmo potuto anche restare di più.

Colazione (quella vera) e si riparte, la giornata è ancora lunga. Scendiamo dal Nemrut Dagi e torniamo sui nostri passi verso Kata. Poco oltre Narince prendiamo a destra per Damlacik. Qui c'è un'ulteriore strada che porta verso il Nemrut, di cui non sapevamo nulla. Nei pressi dell'incrocio Nadia aiuta una tartaruga a compiere un attraversamento della strada in sicurezza, dato che stava attraversando proprio dietro ad una curva.

Prendiamo per Eski Kahta dove visitiamo la Yeni Kale, una rocca dei mamelucchi del XIV secolo. Il posto è suggetivo, a strapiombo sul torrente. Tornati al camper, veniamo avvicinati da un signore che, visto che chiedevamo informazioni, ci invita a prendere un thè. Accettiamo ed andiamo al 'bar' (un tavolino sotto una pergola), dove il nostro ospite ed il suo amico ci dicono che una volta la loro era una zona turistica, ma dopo la guerra (quella del golfo, la prima che speriamo resti l'unica) e l'inasprirsi della questione curda (questo è un villaggio curdo, e ci tengono moltissimo a decantare l'ospitalità del loro popolo) il turismo è crollato. Poi si offrono per una serie infinita di servizi: vendita di tappeti originali, gita a cavallo alle rovine di Arsameia, gita a piedi sulle montagne, pesca nel torrente, pic-nic, eccetera. Noi dichiariamo di non avere tempo, perché in serata vogliamo arrivare a Sanli Urfa. 'A Sanli Urfa? Non ci arriverete mai per sera!'. 'Ma non facciamo il giro alla diga, vogliamo prendere il traghetto.' 'Non ci sono traghetti.' 'Sì che c'è il traghetto.' 'Ma c'è solo due volte al giorno.' Dopo un po' di tira-molla in questo tono, li salutiamo e ripartiamo.

Ritorniamo indietro di un chilometro fino ad Arsameia, la capitale di Antioco, re di Commegene, dove visitiamo le due stele molto interessanti, non senza aver scambiato due chiacchere (in turco-anglo-italo-tedesco-gesticolato) con il custode del sito. Ripartiamo e passaimo sul ponte romano di Cendere (si potrà percorrere ancora per poco, stanno costruendo un mega-ponte proprio a fianco), dopodichè ci ricongiungiamo alla strada principale.

Andiamo verso ovest, ripassando per Narince, verso il punto dove la ex statale è interrotta dal bacino formato dalla diga sull'Eufrate, e dove dovrebbe esserci il traghetto. Effettivamente l'imbarcadero c'è, manca il traghetto, ma c'è l'orario che ci indica che manca meno di un'ora all'imbarco. Nell'attesa, pranziamo. Arriva il traghetto, che è un vecchio mezzo da sbarco riattato: attracca, spegne i motori, il comandante scende e va al bar. Arrivano nel frattempo altre macchine, e tutti vanno al bar. Ad un certo punto sembra essere giunto il momento propizio, e si parte, con 45 minuti di ritardo. Ma non ce ne preoccupiamo: qui il tempo ha un altro valore rispetto al nostro.

La traversata è breve e suggestiva: stiamo per entrare in Mesopotamia, quante emozioni in un giorno solo! Una volta sbarcati, sembra di fare un balzo indietro di un secolo. Le auto sono rare, il paesaggio è riarso, la strada corre perfettamente rettilinea nel nulla verso Siverek. Questo sarà punto più orientale del viaggio. E' una città abbastanza grande, ne attraversiamo la periferia. Molte le case costruite con lo sterco, e molti pani si sterco al sole ad asciugare. La gente qui ha tratti somatici diversi, gli uomini vestono in maniera diversa, portano il turbante: sono di origine siriana. La strada per Urfa è abbastanza trafficata, ma arriviamo ancora con il sole. Sono le 18 quando posteggiamo in pieno centro, vicino alle vasche delle carpe sacre di Gölbasi, in un parcheggio polveroso. Qui passeremo anche la notte, visto che non c'è campeggio, dopo aver avuto ampie rassicurazioni sulla sicurezza del luogo, che peraltro sembra parecchio rumoroso. Ma non c'è problema, in Turchia di notte le strade sono deserte. Comunque, l'indomani scopriremo che il posteggio della cittadella, 100 metri oltre, era molto più defilato e tranquillo.

Visitiamo subito la zona delle vasche con la luce del tramonto. E' un'oasi di pace, in una città caotica e polverosa. La gente passeggia, chiacchiera, nutre le carpe sacre, che si ammassano a centinaia appena uno tende la mano. E' uno dei luoghi sacri dell'Islam, patria del profeta Abramo. Incontriamo un gruppo di un centinaio di donne, vestite di nero, con il velo nero, che però non disdegnano di filmarsi a vicenda con le loro telecamere: sono un gruppo di turiste iraniane, ci spiega un custode.

Facciamo un giro in centro, e Nadia ha l'idea di chiedere in una delle farmacie (ce ne sono a decine) indicazioni per andare a mangiare il Kebab di Urfa; il ragionamento è semplice: il farmacista non potrà resistere allo spirito corporativo, dato che anche Nadia è farmacista. L'inizio è promettente, alla dichiarazione, nel perfetto inglese oxfordiano di Nadia: 'Ai…farmacist!' il titolare risponde con un gran sorriso e ci offre subito dell'acqua di colonia per rinfrescarci le mani. Ovviamente non sa una parola di nessuna lingua che non sia il turco, ma a gesti riusciamo a farci indicare un ristorante, che naturalmente non può che essere quello di fronte. Comunque mangiamo bene, patlican kebab, spendendo in due la follia di 3.40 €!

Torniamo al camper, che è un forno, e cerchiamo di tenere aperte le finestre e la luce spenta, per fare un po' di corrente. E qui arriva Ip. Chi è Ip? L'autista di un dolmus. Si avvicina al camper, guarda dentro la finestra aperta e a gesti ci chiede se non abbiamo la luce. Cerco di spiegargli che, sì, la luce ce l'abbiamo, ma non la vogliamo accendere. Lui insiste con la storia della luce, finchè l'accendo e… oplà, Ip balza nel camper e si siede comodamente. Attimo di sconcerto, sguardi che si intrecciano, siamo in un posteggio semioscuro in una delle città più tradizionaliste della Turchia, abbiamo uno seduto nel camper, che si fa? E' Ip a rompere gli indugi, ci chiede da dove veniamo, dove andiamo, se siamo sposati, se abbiamo bambini, le stesse domande che ci hanno già fatto cento volte. Poi indica i dolcetti, appena comprati, che avevamo appena messo sul tavolo. Gli faccio cenno di prenderne, e lui, in 10 secondi, se li sbafa tutti! Poi guarda Nadia, che è in pantaloni corti, e trasecola: no, no, non si fa, la donna deve stare coperta, niente ginocchia, niente caviglie, niente collo, niente capelli! Solo in casa, in privato la donna si può scoprire! Cerco di spiegargli che noi SIAMO in casa, e che abbiamo acceso la luce solo a causa della sua insistenza, e che prima nessuno poteva vedere Nadia QUASI NUDA. Sembra abbastanza convinto della nostra rettitudine, chiede insistentemente dell'acqua (per buttar giù i sei dolcetti al miele) prima di farci vedere le chiavi del dolmus, farci capire che deve andare ed invitarci a fare un giro. Rifiutiamo, e lui se ne va, non senza avermi raccomandato ancora una volta di far coprire Nadia, e averci salutato con baci e abbracci (soprattutto a Nadia).

La giornata più lunga può dirsi finalmente conclusa. Sono le 22 passate, siamo distrutti e ci abbattiamo nel letto.

11 settembre, Sanli Urfa - Gaziantep (km 274, tot 3825)

Sole, caldo. Alle 8 siamo già all'opera per visitare la città. Nadia è abbigliata in modo ortodosso, pantaloni lunghi, camicia maniche lunghe e collo chiuso, foulard di emergenza. Visitiamo la Cittadella, le vasche delle carpe sacre con moschee annesse, tutto molto piacevole. Ma il pezzo forte di Urfa è il bazar, veramente 'sincero'. La visita è rilassata, la gente simpatica, amichevole, i commercianti per nulla insistenti. Gli artigiani lavorano sotto i nostri occhi (stupenda la lavorazione del rame), ogni tanto si aprono caravanserragli al cui centro ci sono degli enormi platani, che procurano un'ombra estremamente gradevole, ci sono parecchie fontanelle ovunque. Gli uomini giocano a backgammon seduti ai tavolini dei bar (pare che il gioco progenitore del backgammon sia stato inventato proprio qui). Compriamo qualche oggetto, tra cui un utilissimo acchiappamosche.

Alle 12 siamo in partenza per Harran (oggi si chiama Altinbasak, ma ci sono i cartelli per Harran), una delle città abitate continuativamente da più tempo, vicinissima al confine siriano. Attraversiamo vaste coltivazioni di cotone e tabacco (sorte da poco grazie alla grande diga sull'Eufrate), fino ad arrivare al piccolo paese, famoso per le case di fango ad alveare. Per la visita si pagano 1.25€ di posteggio e 1€ a testa. Siamo assaliti da ragazzini che si offrono come guide, ma rifiutiamo, tanto non c'è nulla di particolare da vedere, solo ciò che resta di quella che doveva essere una immensa città nella pianura, distrutta svariate volte, e che adesso si presenta come una collina con qualche rudere, tra cui spiccano la fortezza e la grande moschea. Qui è quasi tutto ancora da scavare, ci aggiriamo tra i sassi: il luogo emana una grande suggestione, sarà anche per il caldo torrido (sono le 14), ma sembra di sentire ancora il rumore dei commerci e delle carovane in transito.

Fa veramente caldo (siamo sui 40°), e ci fermiamo in un boschetto a mangiare, prima di prendere la via del ritorno.

Ripassiamo per Urfa, e ci dirigiamo verso Gaziantep, che sulla carta è indicata come il paradiso dei campeggiatori: sono segnati almeno 5 campeggi nei dintorni, mentre non ce ne sono altri nel raggio di centinaia di chilometri. Il traffico è intenso, il peggiore trovato in Turchia, sulle salite si rallenta fino quasi a fermarsi dietro qualche nuvola di gasolio che nasconde un camion stracarico, ci sono tratti con restringimenti per lavori in corso. Ci vogliono 4 ore per fare 150 chilometri. Riattraversiamo l'Eufrate, torniamo in una zona meno arida, e arriviamo a Gaziantep. E' buio, e cerchiamo il campeggio a Dülük Doliche, Alla prima uscita dell'autostrada. Naturalmente non c'è, e dopo un po' di girovagare nella campagna, sbuchiamo in piena zona idustriale di Gaziantep: strade deserte, tutte uguali, nessuna indicazione. Finalmente incontriamo una pattuglia di militari che ci indicano la strada per Kahraman Maras: noi non vogliamo andare a Kahraman Maras, ci basta uscire dalla città e trovare un distributore per passare la notte. Lo troviamo pochi chilometri dopo il bivio per Adana, in direzione di Maras.

12 settembre, Gaziantep - Büyükecely Ovacik (km 504, tot 4329)
Ore 8:20, sole. Oggi, tappa di trasferimento. Prendiamo l'autostrada, monotona, per Adana, Tarsus e Mersin. Incontriamo due tartarughe che attraversano l'autostrada, ed alcune persone che l'attraversano con lentezza equivalente. Finisce l'autostrada, e scopriamo che, qualunque sia la tratta, si spende sempre un milione: ieri per 5 chilometri, oggi per 300. Proseguiamo per strada costiera. A Silifke prendiamo a destra per Uzuncaburç, per l'unica visita della giornata. Una bella stradina si addentra in una gola, inerpicandosi poi sulla montagna, ed arrivando poi nella zona in cui iniziano le tombe a tempietto. Ovunque, tra la vegetazione, sbucano antiche tombe. Poco dopo arriviamo al sito archeologico di Diokaisareia, con un paio di templi di età ellenistica, un teatro, una porta monumentale. E' molto suggestivo, perché è integrato nel paesino di campagna, le cui case sono costruite utilizzando materiali antichi. Poco oltre c'è, in una valletta calcarea, una necropoli.

Ritorniamo a Silifke e riprendiamo la costiera, che in realtà sale e scende in continuazione, si allontana dalla costa per poi tornare verso il mare. Ci fermiamo per la notte presso il motel Hayat di Büyükecely-Ovacik, in un piccolo parcheggio alberato vicino alla spiaggia. Non c'è praticamente nessuno e, come è già successo in precedenza, ci fanno utilizzare i servizi di una delle camere dell'albergo. Il clima è ottimo, l'acqua del mare calda, la sera mangiamo al ristorante, sulla terrazza.

13 settembre, Büyükecely Ovacik - Gündogdu (km 317, tot 4646)
Ore 8:30, sole. Durante la notte, qualche zanzara. Riprendiamo la costiera, che continua imperterrita a zigzagare su e giù per i monti: sembra di rivivere le scene dei film anni sessanta, traffico inesistente, strada che segue ogni movimento del terreno, assenza di guard-rail o paracarri. E' una bellissima strada per chi ama guidare, ma la media è molto bassa.

Ad Anamur andiamo a visitare le rovine di Anamourion, una città abbandonata dall'antichità, ma ancora abbastanza ben conservata, anche se priva di monumenti degni di nota. All'ingresso il custode del sito fa il gesto di darmi tre biglietti usati e spiegazzati (due per l'ingresso, uno per il parcheggio, costo complessivo 1,5€), poi evidentemente si sente a disagio e mi dà tre biglietti nuovi dal blocchetto. Al momento non ci faccio caso, ma all'uscita arriva il colpo da maestro. 'Ticket control', mi dice, io gli do i biglietti, lui li mette via, prende una cartolina e me la dà: 'Gift', mi dice. Io ringrazio, e ripartiamo. Chissà a fine stagione che cresta sarà riuscito a realizzare!

La strada si fa noioisa, fino a Gazipasa solo coltivazioni di banane, poi solo alberghi. Pare che la zona sia frequentata soprattutto da tedeschi. Ci fermiamo a mangiare un panino nell'unico posto all'onbra che troviamo, sotto un gruppo di pini marittimi, poi proseguiamo per Side. Il sito sarebbe carino, ma è sovraffollato anche se siamo fuori stagione, ed inoltre è ingolfato da esercizi divora-turisti (ristorantini, negozi di vestiti, pelletteria, gioielli, bar, disco bar, pub). La cosa interessante è che, usciti di 50 metri dal 'centro', si tovano, tra il paese e le spiagge, delle rovine non ancora scavate, semisommerse dalla sabbia delle dune. Su un bastione vediamo una piccola civetta dagli occhi giallissimi, che ci guarda annoiata prima di allontanarsi.

Riprendiamo la strada di Antalya per fermarci, dopo 15 chilometri, al Beypet Mocamp nei pressi di Gündogdu, annesso ad una stazione di servizio, alberato ma purtroppo ormai fatiscente (a dire il vero sembra ormai in disuso). Poco importa, per quello che serve a noi il campeggio…

14 settembre, Gündogdu - Çirali (km 288, tot 4934)
A pochi chilometri da noi c'è il famoso teatro Romano di Aspendos: non possiamo farci sfuggire una delle principali attrattive della zona. Arriviamo pochi minuti prima dell'apertura, quindi entriamo nel teatro per primi e siamo soli. Il teatro è grande, molto ben conservato (o ricostruito), ma un po' 'finto'. Alle spalle del teatro sorge la vecchia collina dell'acropoli, dove i pochi resti sono sparsi tra i rovi. Dall'alto si ha comunque una buona visuale dell'acquedotto. All'uscita, a fianco al nostro ci sono tre camper italiani: sono i primi italiani che vediamo da Istambul. Facendo i conti, ci rendiamo conto che finora avremo visto sì e no 10 camper in tutto il viaggio.

Ritorniamo sulla strada per Antalya, la nostra meta è Termessos, che promette di essere un po' più 'sincera'. Ci attende però una trappola: gli incroci. Nella fattispecie è il primo che ci frega (non ne incontravamo da giorni di incroci fatti a incrocio, e quindi Nadia non è preparata, anche se lo sta fissando sulla cartina da quaranta minuti): dopo mezz'ora che ci stiamo addentrando tra le montagne, e dopo che ho chiesto più volte invano: 'Ma non dovevamo passare davanti all'aeroporto?' arriva la soluzione: 'Fermiamoci e chiediamo.' Ovviamente stiamo percorrendo la strada per Isparta, e quindi dobbiamo tornare indietro e perdere un'oretta. Per inciso, arrivare a Termessos da Antalya è veramente facile: si prende per Burdur e poi si segue la freccia Thermessos. Arriviamo all'ingresso del parco, e paghiamo 13€ in tutto.

Se dovete scegliere un solo luogo nei dintorni di Antalya, andate a Termessos: la città si sviuppava in una valletta che si inerpica su una montagna, il parcheggio è posto alla base e poi si sale a piedi. Ci vogliono almeno due ore per una visita decente. Tutti i ruderi sono squinternati dai terremoti, le facciate delle case sembrano costruite dall'architetto egiziano di Asterix e Cleopatra. Vediamo il teatro, a picco sulla vallata, il ginnasio, i templi e soprattutto le tombe, tantissime tombe licie sparse ovunque tra la vegetazione. Il sentiero stesso è cosparso di pezzi di monumento, capitelli, colonne. Il tutto è molto suggestivo e, particolare non trascurabile, poco affollato.

Dopo pranzo ripartiamo, passiamo Antalya e ci fermiamo un attimo a Kemer, nella speranza vana di riconoscerla (c'ero stato 30 anni fa): Al posto dell'unica strada polverosa lungo la costa, con le poche baracche di contadini, adesso c'è un lindo paese turistico, molto curato, pieno di negozi, alberghi, e una grossa marina. Proseguiamo quindi per Çirali, che si raggiunge per una strada molto suggestiva, che sbuca sulla spiaggia dopo un canyon. Arrivati alla spianata, giriamo subito a sinistra, verso la chimera. E' tardo pomeriggio, e non vogliamo perdere lo spettacolo della chimera al tramonto. Dal parcheggio in 15 minuti saliamo i 150 metri di dislivello che portano alla spianata di roccia della chimera. Il sentiero è stato appena risistemato, è largo e comodo, e questo fa pensare ad uno sviluppo in senso turistico della zona: peccato.

Siamo una ventina ad aspettare il tramonto, ipnotizzati dalle fiamme che escono dalla roccia; c'è un odore che ricorda quello di cherosene che si sente talvolta sulle piste degli areoporti. C'è silenzio, l'atmosfera è magica. Qualcuno s'è portato delle salsicce che arrostirà più tardi su queste fiamme naturali. Col sopraggiungere dell'oscurità, il numero delle fiamme visibili aumenta, si vedono tenui fiammelle azzurre uscire da piccolissime fessure della roccia. Ritorniamo al posteggio rischiarandoci la via con le torce. Qui, dopo che ci siamo piazzati per benino, il posteggiatore ci comunica che non possiamo pernottare, mentre invece è possibile farlo giù, alla spiaggia. Scendiamo verso la spiaggia, ma è buio pesto e non è facile capire dove stiamo andando, quindi ci fermiamo al campeggio Green Point Garden, spartano ma pulito.

Çirali è un posto che merita una visita, non solo per la chimera, ma anche per la sua spiaggia e per la sua atmosfera rilassata, quasi incredibile dopo le centinaia di chilometri di turismo sfrenato che abbiamo trovato, e che ancora troveremo nei prossimi giorni. Ovviamente noi non abbiamo il tempo per fermarci, i giorni a disposizione stanno diminuendo velocemente. E' stata una giornata dura, tra camminate e chilometri in camper, dopo cena crolliamo immediatamente.

15 settembre, Çirali - Kaleüçagiz (km 147, tot 5081)
Ore 8, sole. Per poter vedere il tramonto alla chimera, ieri abbiamo saltato a piè pari la visita a Phaselis, che però non possiamo evitare, anche perché rappresenta uno dei miei ricordi annebbiati della visita precedente. Ritorniamo quindi di buon mattino verso Kemer, e scendiamo a Phaselis. Il biglietto si paga all'ingresso del parco, come a Termessos, e costa 6.25€ a testa. Siamo praticamente i primi, e possiamo visitare le rovine (tra cui spiccano il teatro ed l'acquedotto) in tutta tranquillità: ci sono parecchi scoiattoli, per nulla intimiditi dalla nostra presenza. Un po' più tardi arrivano i primi pullman, e noi ci dedichiamo allo snorkeling tra le rovine di uno dei tre porti. L'acqua è molto calda, ci stiamo più di un'ora, poi prendiamo un po' di sole, prima di pranzo: era parecchio tempo che non si faceva una mezza giornata di relax, Nadia stenta a crederci!

Dopo pranzo siamo pronti a ripartire. Saltiamo Finike ed arriviamo direttamente a Demre (Kale sulla mappa), con le spettacolari tombe licie di Myra scavate nella roccia. Ancor più suggestivo è il teatro, che è in fase di scavo, per cui centinaia di pezzi di colonne, capitelli, frammenti della scena con le raffigurazioni di maschere sono allineati sul terreno.

Proseguiamo la marcia lungo un bel tratto di costa, arrivando al bivio per Kaleüçagiz, poco dopo quello per Andriake. Si vedono parecchie tombe licie nella campagna. La strada per Kaleüçagiz è spettacolare, attraversa piccoli paesi prima di arrivare al minuscolo porticciolo pieno di resti di tombe licie, ristorantini, bancarelle e barche per le visite a Simena e Kekova. Ci chiediamo se riusciremo a trovare il famoso Rambo, quando un signore magro, vestito in modo un po' strano ci fa dei grandi gesti per indicarci il posto migliore per parcheggiare il camper, a pochi metri dall'acqua. Il tipo ci fa:'Italiani, eh? Internet? Io Rambo!'. Ecco fatto, abbiamo trovato Rambo.

Immediatamente veniamo scaraventati nell'atmosfera del Nome della Rosa, grazie alla lingua stranissima che parla Rambo: un anglo-italo-spagnolo, si potrebbe definire, inframezzato da fischi, sibili e versi gutturali. Rambo lancia subito le sue offerte per un accompagnamento alle isole il giorno dopo, della cifra discuteremo dopo cena sulla sua barca, dove ci ha invitati a prendere un thè.

Poco dopo arriva un altro signore, molto gentile, che si presenta come uno di quelli citati dalla guida Routard, ad offrirci gli stessi servizi. Gli dico che sono già d'accordo con Rambo, e lui mi fa: 'Internet?' 'Sì, internet.' Desiste immediatamente, sa che non si può lottare contro il passaparola della rete. Ceniamo sulla terrazza del ristorante Kordon, al molo ovest. Mangiamo bene e abbondantemente, carne e pesce, spendendo in tutto 13€. Dopo cena andiamo a prendere il thè da Rambo, sul suo barchino. Armeggia un po' con la teiera, e continua a chiamare un tale Hassan sul canale 16 del vhf, senza ottenere nessuna risposta. Alla fine desiste, e chiama Hassan col cellulare. LA comunicazione dura pochi secondi. Pochi minuti dopo, il silenzio della notte è rotto dal rumore di un motoscafino che si avvicina: è Hassan, che porta a Rambo un pacchetto di biscotti, e poi sparisce nel buio!

Davanti ad un bicchiere di thè inizia la trattativa sul prezzo della gita, con le solite argomentazioni dalle due parti: il costo del carburante, le meraviglie da visitare, il tempo concesso alla visita, la bassa stagione… Ogni tanto, il discorso cambia rotta, e si parla del più e del meno, per poi tornare di prepotenza su cifre e servizi offerti, con qualche tentativo di Rambo di chiudere la trattativa con una stretta di mano. Alla fine concordiamo 26€ per tutta la mattina.

Torniamo al camper: sono arrivati anche i tre camper italiani visti ad Aspendos.

16 settembre, Kaleüçagiz - Saklikent (km 124, tot 5205)
Variabile. Alle 9 ci imbarchiamo e partiamo per il giro: Rambo è prodigo di spiegazioni, spesso non perfettamente intelliggibili. Due delle espressioni di cui abusa sono 'For example' e 'On the village', non necessariamente seguite da altro. Visitiamo la spiaggia di Tersane, con le rovine, ormai solo un pezzo di arco, di una chiesa bizantina, che purtroppo è piena di rifiuti; le scogliere che la cingono sono tappezzate da scritte. Suggestiva è la città sommersa di Kekova, dove è vietato tutto, anche guardare sott'acqua! Poi andiamo alla grotta azzurra, dove facciamo un giro con maschera e pinne, infine arriviamo a Simena, caratteristico paesino, dove si trova la famosa tomba licia nell'acqua. Bello è anche il forte, con il minuscolo teatro scavato direttamente nella roccia, e le tombe licie sparse tra gli ulivi sulla dorsale. Dai lavori che si intravedono nell'entroterra, è probabile che tra non molto anche Simena sarà raggiunta da una strada, e quindi perderà molto del suo fascino. Rientriamo a Kaleüçagiz, sono le 14, la gita è stata molto piacevole.

Pranziamo con un'ottima gozleme al Gonul restaurant (3€), poi ripartiamo. A Kas ci fermiamo solo a fare la spesa. La strada abbandona la costa, e dopo poco imbocchiamo a destra la strada per le gole di Saklikent, dove vorremmo risalire il torrente in una gola che dicono sia molto spettacolare (le gole sono molto conosciute e molto ben segnalate). Di fronte a noi abbiamo un muro nero: sulle montagne si sta scatenando un grosso temporale. Attraversiamo alcuni paesini polverosi, e, dopo aver attraversato una bella pineta, ci ritroviamo praticamente nel greto del torrente. Inizia il temporale, un'esperienza che abbiamo già vissuto parecchie volte qui in Turchia. Piove sempre più forte, il vento ci viene contro a raffiche, la paura è che la pioggia si trasformi in grandine, quindi ci fermiamo sotto un gigantesco pino. Ad un tratto sembra spiovere, proseguiamo, quasi al buio. Incontriamo un paio di greggi di capre che stanno rientrando agli ovili, non si capisce assolutamente dove siamo.

Ad un certo punto un cartello ci avvisa che siamo al free parking di Saklikent, con annesso bar-ristorante. Ci fermiamo abbastanza vicino alla prete di roccia, il parcheggio è inclinato, ma dobbiamo aspettare che spiova prima di trovare la posizione giusta per la notte, adesso non si capisce cosa è ruscello, cosa prato, cosa fango, cosa parcheggio. Sotto la pioggia arriva una ragazza, fradicia ma allegra, che ci dice di parcheggiare dove vogliamo, ci dà il benvenuto, ci chiede se vogliamo un thè. Le dico che appena spiove andremo a prenderlo volentieri. Se ne va. Poco dopo vedo arrivare un ombrellone giallo, e sotto la ragazza con il caratterstico vassoietto con due bicchieri di thè alla mela! Bevuto il thè, finisce di piovere, ed usciamo in perlustrazione. Fatti pochi passi dal camper, ed improvvisamente sento un rumore che prima non c'era: poco dietro di noi, un torrentello si sta ingrossando a vista d'occhio, trasportando grossi sassi e rami che vanno a formare una specie di diga su di un ponticello. Potrebbe esondare! Anche i proprietari del bar-ristorante sembrano preoccupati. Nadia vorrebbe andare via, ma non conoscendo il posto preferisco rimanere nella parte alta del parcheggio. Pochi minuti dopo il torrente comincia a calare.

Vado a vedere il torrente principale nel punto in cui esce dalla gola: è molto grosso, probabilmente domani non riusciremo a fare la nostra passeggiata. Ci sono alcuni locali che hanno i tavolini su piattaforme in legno vicino all'acqua, e che i proprietari stanno smontando in tutta fretta. Torno indietro, e dico a Nadia di andare a vedere i caratteristici ristoranti: ormai, dico, il peggio è passato. Nadia si incammina, e quando torna mi chiede: 'Quali ristoranti? Non c'è più niente!' E' arrivata la piena del torrente principale, e si è portata via tre ristoranti, la passerella pedonale e mezzo campeggio!

Ceniamo al Paradise Restaurant (12€, ci stiamo avvicinando alle zone turistiche), poi a nanna.

17 settembre, Saklikent - Foça (km 522, tot 5727)
Ore 8, sole. Siamo pronti per il nostro tentativo di risalita delle gole. Arriviamo all'ingresso prima che arrivi il bigliettaio, quindi entriamo senza pagare. L'acqua del torrente non è particolarmente alta, ma estremamente limacciosa. Percorriamo le passerelle nella gola fino al ristorante interno, che è stato risparmiato dalla piena. Da qui si dovrebbe proseguire risalendo il torrente camminando nell'acqua, ma il fango che scende non è certo molto invitante, quindi rinunciamo.

A questo punto, non ci resta che iniziare il rientro vero e proprio, siamo a quasi 2000 chilometri dal traghetto ed abbiamo 4 giorni di tempo. Passiamo per Fethiye, Göcek e facciamo una breve deviazione per Daylan, per vedere le tombe rupestri di Kaunos. Si vedono dalla strada, nei pressi del campeggio. Non abbiamo né tempo né voglia di farci portare in barca dall'altra parte del fiume. Riprendiamo la nostra strada fino a Selçuk: è buona e scorrevole, il traffico è quasi assente, come al solito. Arriviamo all'ingresso delle rovine di Efeso alle 16, stiamo per posteggiare, poi vediamo la massa di pullman e i nugoli di comitive che sciamano tra le rovine. Ci chiediamo che cosa ci possa dare di più un posto, famoso ma pur sempre ricostruito e pieno di gente, rispetto alle vestigia sincere e solitarie che abbiamo visto negli ultimi 10 giorni. Ovviamente nulla! Si gira il camper e si prosegue.

Prendiamo l'autostrada, attraversiamo Izmir, e dopo Menemen giriamo a destra per Foca, porticciolo difeso da una fortezza. Il posto non è proprio come ce lo immaginavamo, è completamente cementificato da residence di turchi, anche se non c'è quasi nessuno in giro. Si potrebbe tranquillamente dormire lungo il golfo, ma poiché abbiamo visto che lungo la costa ci sono ben tre campeggi, e veniamo da due giorni di non-doccia, decidiamo di proseguire. Di campeggio ne è rimasto solo uno: l'ACIL camping. L'unica cosa suggestiva è la costa su cui si trova, specialmente al tramonto. Per il resto, servizi fatiscenti, doccia fredda solo sulla spiaggia, sferzata dal vento.

18 settembre, Foça - Alessandropoli (km 542, tot 6269)
Sole, partenza alle 8. Per raggiungere la strada principale attraversiamo Yenifoça, con una zona industriale abbastanza grossa e molto fumosa (acciaierie). Complessivamente, non vale la pena di fare questa deviazione. Dopo Altinova attraversiamo delle saline, dove vediamo parecchi fenicotteri rosa.

Arrivati a Canakkale prendiamo il traghetto (14€) che in circa 15 minuti ci riporta in Europa, zigzagando tra le grosse navi che attraversano lo stretto dei Dardanelli. Dopo Eceabat ci fermiamo per pranzo sul mare, a lato della strada. Proseguiamo quindi per Kesan e la frontiera. Ci arriviamo alle 17, convinti di poter battere in uscita il fantastico record dell'entrata, forti dell'esperienza maturata e del fatto che c'è molta meno gente. Sbagliato. L'ingresso nella zona doganale viene registrato, andiamo quindi allo sportello 2, poi allo sportello 3 dove ci 'svistano' i passaporti, passiamo allo sportello 4 (quello doganale) dove ci ritirano i papiri che ci avevano dato all'andata, rimontiamo in camper ed andiamo verso il controllo finale, all'uscita dalla zona doganale. Stop! Non si può uscire, manca qualcosa. Ci fanno parcheggiare, ed a gesti mi fanno capire che non ho seguito la procedura. Io mimo tutti i passaggi burocratici, ma mi dicono che devo tornare al via, al computer iniziale! Torno al computer iniziale, senza più i papiri, l'addetto mi riconosce, strabuzza gli occhi (cosa ci faccio ancora lì?), mi chiede i documenti del veicolo. Torno al camper, prendo i documenti, torno alla postazione 1. Ah, scoperto l'inghippo: l'ingresso nell'area doganale non era registrato correttamente, quindi sul computer dell'uscita non risultavamo. Eh, sempre colpa di questi benedetti computer! Ok, adesso è tutto a posto, vado alla postazione 5, dove ci sdoganano, e possiamo lasciare la Turchia. Tempo, poco più di mezz'ora.

Usciamo dall'autostrada poco dopo il confine, ad Alessandropoli. Vorremmo fermarci nel grande parcheggio a fianco al porto, ma un signore si avvicina e ci dice, in un buon italiano, che all'indomani ci troveremmo imbottigliati, perché è giorno di mercato. Ci dice che comunque possiamo posteggiare nell'attiguo parcheggio della marina ('Io resto nei paraggi, se vi fanno problemi, chiamatemi pure', ci rassicura). Già che ci siamo, vista la cortesia del nostro ospite (si comporta come se fossimo andati a casa sua), gli chiediamo consigli per la cena. Mangiamo in un ristorante nella piazza centrale, in realtà una specie di rosticceria, ma dimesso e 'sincero', come piace a noi. Spendiamo 17€ (veri), che includono due fantastici caffè greci.

19 settembre, Alessandropoli - Meteore (km 606, tot 6875)
Sole, oggi tappone di trasferimento. Spesa al mercato di frutta, verdura, olive (ce ne sono decine di qualità), e alle 8.45 siamo per strada. Ci fermiamo solo un attimo per il pranzo, passiamo Salonicco, superiamo Katerini, usciamo da quello che i greci si ostinano a chiamare autostrada a Larissa (uscita 4) ed andiamo verso Kalambaka. Qui abbiamo un conto in sospeso con le meteore. Qualche anno fa, era il 1989, arrivammo per la prima volta a pochi chilometri da qui quando il motore della fedele R5 ci piantò, in un pomeriggio di agosto. Alcuni anni dopo l'escursione alle Meteore non venne nemmeno iniziata perché iterrompemmo le ferie in anticipo a causa della rottura del gommone.

Questa volta a Kalambaka ci arriviamo, e nelle condizioni migliori. E' pomeriggio e, superato il paese di Kastraki, ci addentriamo nella vallata che ospita i monasteri in una luce calda, con le ombre che già si allungano. Percorriamo tutta la strada che collega i monasteri, fermandoci di tanto in tanto a fotografare, ed arriviamo sulla terrazza panoramica sopra il monastero di Rossani. Qui alcune persone stanno aspettando in silenzio che il sole tramonti. Di nuovo assaporiamo quell'atmosfera magica che si respirava sul Nemrud Dagi: la vista sullla gran Meteora è ottima, la sagoma ormai nera si staglia nella luce calda del crepuscolo. Alla fine, tutti se ne vanno, ma noi no. Ci fermeremo qui per la notte (non ci sono divieti di sosta notturna, contrariamente a quelli presenti nei parcheggi dei monasteri maggiori).

La serata trascorre nella lettura per Mauro, e nella trasformazione di un paio di pantaloni in una gonna per Nadia: infatti alle donne l'accesso ai monasteri è consentito solo se indossano la gonna, mentre per gli uomini sono vietati i pantaloni corti. In pratica, le restrizioni di visita per le donne sono maggiori che non nelle moschee delle più conservatrici città musulmane della Turchia! Il lavoro viene abbastanza bene, ma domani scopriremo che all'ingresso dei monasteri vengono fornite delle gonne-pareo alle donne che ne sono sprovviste.

20 settembre, Meteore - Igoumenitsa (km 256, tot 7131)
Ore 9:00, inizia la visita ai monasteri. Poco dopo l'orario di apertura, nonostante siamo in bassa stagione, la stradina di collegamento si riempia di pullman, e la coda per la visita ai monasteri maggiori è scontata. I più affollati sono Varlaan e Gran Meteora, seguiti da Aghios Stefanos, mentre il quarto da noi visitato, Santa Trinità, è pressochè deserto.

I monasteri sono tutti simili, tipicamente la cosa più interessante sono le chiesette, poi ciascuno ha la sua peculiarità, tipo il montacarichi, la cantina, la cucina, il refettorio, eccetera. Manco a dirlo, quello che ci piace di più è quello meno affollato, Aghia Trias, che si raggiunge salendo una faticosa scalinata scavata nel fianco del colle che lo ospita. Il frate all'ingresso ci accoglie come vecchi amici, ci offre delle caramelle gommose, ci chiede informazioni sulla nostra provenienza, ci fa i complimenti per la 'bella famiglia'. Nel monastero non c'è molto, la ristrutturazione lo rende abbastanza moderno, ma alcuni scorci ripagano della fatica; e poi, siamo pressochè SOLI, il che alle Meteore è un bel risultato.

Terminata la visita, scendiamo a Kalambaka, dove purtroppo non arriviamo in tempo per visitare la chiesa bizantina. Pranziamo sul sagrato, poi ci mettiamo in marcia per Igoumenitsa. Attraversiamo il passo Katara, Metsovo, Ioaninna prima di arrivare a Igoumenitsa. La strada è molto tortuosa e molto trafficata, decisamente peggiore di quella più a nord che abbiamo fatto all'andata. E dire che il mio amico greco Marios me l'aveva espressamente consigliata per la sua migliore percorribilità! C'è da dire che ci sono dei grossi lavori sradali che porteranno ad evitare il passo, quindi tra qualche anno questo itinerario diventerà conveniente.

Arriviamo a Igoumenitsa al tramonto, facciamo il check-in per l'imbarco, poi andiamo a cercare un posto per la notte. A nord del paese una strada costiera porta ad una laguna, oltre la quale c'è una lunga spiaggia, che inizia con un campeggio. Poco oltre ci fermiamo sutto gli eucalipti, in una zona con doccia sulla spiaggia e servizi verso la laguna. La sosta non è espressamente vietata, ma probabilmente in stagione potrebbe esserci qualche problema. Il posto è bello e tranquillo, nella laguna avvistiamo una cicogna e un paio di aironi. Ci sono anche le zanzare.

21 settembre, Igoumenitsa - Venezia (km 0, tot 7131)
Sveglia tranquilla, alle 8:00 siamo all'imbarco, e salpiamo alle 10:30. Il traghetto è decisamente più affollato che all'andata, ed il posto dove parcheggiamo è decisamente peggiore. Durante la notte soffriremo un bel po' di caldo. Nel pomeriggio, intanto, approfittiamo per far ordine in camper e per fare una bella pulizia interna: tutto lavoro risparmiato per quando saremo a casa!

22 settembre, Venezia - Trento (km 155, tot 7286)
Sbarco a Venezia, e in poche ore siamo a casa, in tempo per svuotare il camper, fare ordine, mettere a lavare un po' di roba e prepararci per domani. Già, domani si lavora!

Notizie pratiche - annotazioni

Itinerario per la Turchia
Secondo me, partendo dal nord Italia, la soluzione Venezia-Igoumenitsa merita di essere valutata. Ha meno incognite dell'attraversamento di Slovenia, Croazia, Yugoslavia e Bulgaria, con le lungaggini alle frontiere, e credo che alla fin fine non costi molto di più. Inoltre, una giornata di attraversata si sopporta bene, e l'open deck è veramente ben organizzato.

L'opzione Brindisi-Cesme è stata scartata perché, oltre ad essere più costosa, non riduceva sostanzialmente i chilometri da percorrere su strada, anche se l'autostrada Adriatica è sicuramente meglio delle strade dell'interno della Grecia.

Quando ritorneremo in Turchia, penso che opteremo di nuovo per questa soluzione.

Perché salire al Nemrut Dagi in camper
Da molte relazioni di viaggio ho letto che l'escursione al Nemrut viene effettuata con un transfert organizzato da lontano, tipo la Cappadocia. La nostra relazione dovrebbe già avervi convinto ad andare autonomi. Ma se vi trattengono dubbi di tipo meccanico-prestazionale, sappiate che:

1 - le strade per raggiungere Kata sono buone e per nulla trafficate, e anche piuttosto interessanti;
2 - i dolmus che fanno la spola con il Nemrut sono tipicamente dei Ford Transit stracarichi di gente, e lo fanno due volte al giorno;
3 - se vi spaventano le pendenze, potete fare un test prima di arrivare alla stazione della gendarmeria: questo infatti è il tratto più ripido in assoluto, ma ha ancora una pavimentazione 'tradizionale'. Se pensate che il vostro mezzo non vi permetta di fare 9 chilometri su pendenze di questo tipo, prima della gendarmeria ci sono 2 o 3 campeggi, dove potrete fermarvi e farvi accompagnare in vetta. Gli ultimi 9 chilometri comunque alternano tratti ripidi a tratti con pendenza inferiore, ed un paio di tratti sono pianeggianti;
4 - subito dopo la gendarmeria c'è un tratto che riassume tutte le caratteristiche della salita successiva, come pendenza, pavimentazione, larghezza della strada; è lungo qualche centinaio di metri, dopodichè la strada spiana;
5 - la strada è sempre larga come una normale strada secondaria, gli incroci non pongono alcun problema, ed è abbastanza facile girarsi (a meno che non abbiate 7 metri di veicolo);
6 - se non ci fosse posto in cima (o, meglio, se ci fosse un altro camper), non c'è problema: 100 metri sotto c'è una zona pianeggiante dove possono sostare tranquillamente 5 o 6 veicoli.

Pernottamenti
Abbiamo dormito di preferenza in campeggio, a meno che questo non si scontrasse con le nostre esigenze turistiche. Non abbiamo avuto nessun problema a dormire in campeggio libero. Ci sono stati consigliati i distributori di benzina, ed effettivamente li abbiamo usati un paio di volte: i gestori sono cordiali ed il traffico, che può spaventare quando ci si ferma la sera, di notte è inesistente. Qui di seguito una lista dei posti dove abbiamo dormito (dove abbiamo indicato la spesa, si intende a notte per due persone + camper).

Località Pernottamento Osservazioni
Gümüşyaka Campeggio Striscia di terra incastrata tra la strada ed il mare, prima di una salita. Spartano, 3.00€.
Istambul Camping Londra Non particolarmente pulito, 8.00€
Boğazkale Baskent Restaurant & Camping Carino e pulito, 8.50€, cena compresa!
Göreme Berlin Camping Pulito, centrale, abbastanza ombreggiato. 5.50€
Ilhara Parcheggio di accesso alla valle Posto tranquillo e isolato
Ovaçiftliği Parcheggio museo Annesso alla pansion Sultan, con uso delle docce e dei servizi
Sultanhani Davanti al caravanserraglio Posto tranquillo, a parte il muhezzin e i suoi altoparlanti
Nemrut Daği Davanti all'ingresso Poco posto, ma in caso c'è un parcheggio più ampio 100 metri più in basso
Şanli Urfa Parcheggio vicino alle vasche di Gölbaşi Il parcheggio ai piedi della cittadella è più defilato e meno polveroso
Gaziantep

Distributore sulla strada per Maraş di fronte alla Gendarmeria

Buono, i distributori sono un ottimo posto per dormire in Turchia

Ovacik Motel Hayat & Camping Sul mare, tranquillo, nel parcheggio del motel, 4.35€
Gündoğdu Beypet Mokamp Fatiscente, sporco, ma era al posto giusto al momento giusto. 3.10€.
Çirali Geen point Garden Spartano ma simpatico e pulito. 5.00€.
Kaleüçağiz Parcheggio del porto Tranquillo, tutti molto gentili e discreti
Saklikent Parcheggio del Paradise Restaurant Fuori stagione è sicuramente tranquillo.
Foça ACIL camping Fatiscente, da evitare, meglio stare in paese. 3.10€
Alessandropoli Parcheggio del porto/marina Giovedì mercato!
Kalambaka Parcheggio sopra il monastero di Rossani Uno dei pochi dove non è vietata la sosta notturna. Spettacolare!
Igoumenitsa Spiaggia a nord del paese Tranquillo, forse non utilizzabile in stagione


Il meglio
Le cose che ci sono piaciute di più, in ordine approssimativo di gradimento, sono:

- la visita e la notte passata in vetta del Nemrut Dagi;
- le vallette solitarie (e non turistiche) della zona di Göreme;
- il bazaar e la vasche delle carpe di Sanli Urfa
- Selime e la valle di Ilhara;
- le rovine di Termessos;
- le rovine di Hattusas;
- la palude di Ovaçiftligi;
- Kaleüçagiz e la visita a Kekova e Simena;
- Çirali e la chimera.
Le meteore devono essere aggiunte alla lista di gradimento anche se sono in Grecia.

Costo del viaggio
Si è trattato di un viaggio decisamente economico. Il costo della vita in Turchia è basso, quindi si spende poco per mangiare, per dormire, per viaggiare, e anche per le visite, se si escludono le attrazioni nei luoghi più turistici, dove il prezzo del biglietto è a dir poco esoso. Abbiamo speso circa 390€ di traghetto Italia-Grecia, per il resto del viaggio (altri traghetti, carburanti, pasti inclusa la cambusa iniziale ed i ristoranti, pedaggi, campeggi) circa 940€, per le visite circa 365.00€.


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