Viaggiare - Diari di Viaggio

ESTATE 2001: RITORNO IN TURCHIA

testo e foto di Raffaele Chiauzzi

Sollecitati da alcuni amici e memori delle positive esperienze del 1997 e 1998, siamo tornati in Turchia. Per esigenze dei compagni di viaggio, la vacanza si è svolta nel mese di agosto. Noi siamo partiti il 1° agosto per ritornare il 2 settembre. Alcuni giorni iniziali e finali sono stati dedicati ad una sosta al mare in Grecia. Siamo stati in Turchia dal 7 al 27agosto.
Nel resoconto di questo viaggio, senza la presunzione di essere esauriente, ho introdotto alcune notizie frutto di precedenti esperienze.

Non perché io sia un conoscitore della Turchia, ma solo per esserne il "veterano " del gruppo in quanto a frequentazione, ho abbozzato un programma che conciliasse le esigenze dei partecipanti: vedere alcuni luoghi irrinunciabili per chi la visitasse per la prima volta; tornare in luoghi già visti ma ricchi di fascino; scartare qualcosa magari molto reclamizzata da guide e depliant, ma ormai poco appetibile perché stravolta dal flusso turistico; aggiungere un po' di mare e riposo, soprattutto gradito ai figli; approfittare dell'itinerario per cogliere, strada facendo, qualcosa di nuovo, trascurato in precedenti passaggi.
La scelta di un giro in senso antiorario che lasciasse Istanbul come ultima tappa è legato al fatto che uno dei due equipaggi miei compagni di viaggio, neofita della Turchia, avrebbe potuto scegliere di trattenervisi più a lungo di noi in considerazione delle tante cose belle ed interessanti da vedere. Nella mia descrizione ho avuto cura di riportare i nomi dei luoghi con i caratteri dell'alfabeto turco, utilizzando quindi anche simboli che non fanno parte del nostro.
Ecco sommariamente il percorso programmato e sostanzialmente rispettato nei tempi e nei luoghi.

Partenza da Roma il 1 agosto. Imbarco a Bari con nave Superfast (costo andata e ritorno, in alta stagione, poco superiore al milione di lire per camper fino a 7 metri, tre adulti ed un bambino; open deck con allaccio elettrico) ed arrivo in perfetto orario ad Igoumenitsa la mattina del 2 agosto. Sosta di mare in Grecia in attesa che ci raggiungano altri compagni di viaggio con cui ci riuniamo il 6 agosto. In Turchia, attraversamento dei Dardanelli tra Gelibolu e Lapseki (servizio di traghetti anche tra Eceabat e Çanakkale), quindi Efeso, Aphrodisias, Uçagiz (Kekova), Demre, Çirali, Egirdir col suo lago, attraversamento delle steppe centrali e della Cappadocia per raggiungere il monte Nemrut. Rientro con sosta in Cappadocia, quindi Istanbul e ritorno in Grecia con sosta sullo Ionio. Al termine avremo percorso 6.936 Km.

Documentazione utilizzata:
· Turchia. Guide del mondo del T.C.I.
· Turchia. Le guide Routard.
· Carta stradale 1:800.000 della RV, nell'edizione dello Studio F.M.B. di Bologna, in due fogli: Turchia ovest e Turchia est. Sono datate, ma non ho trovato nulla di più recente nemmeno sul luogo. In considerazione dei numerosi lavori stradali sempre in corso, è comunque utile assumere informazioni sul posto.
· Materiale illustrativo fornito dall'ufficio di cultura e informazione dell'ambasciata di Turchia, Roma, piazza della Repubblica 56.
· Io parlo turco. Manuale di conversazione nell'edizione "a. Vallardi".

Consueto trasferimento da Roma a Bari mediante autostrada, uscita a Caianello, per imboccare la Telesina fino a Benevento dove si rientra in autostrada fino a Bari. Il tragitto, effettuato con la dovuta prudenza e in assenza di inconvenienti, richiede tra le 5 e le 6 ore, compresa una comoda sosta pranzo. Il porto di Bari è facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni stradali: è possibile parcheggiare, in zona defilata, nell'area portuale per sbrigare le rapide formalità all'ufficio di imbarco. Non resta quindi che salire sulla nave. Controllare di non eseguire inutili file dietro ai TIR: i veicoli ricreazionali destinati all'open deck vengono fatti salire per primi. La posizione sul ponte aperto, influisce sicuramente sulle condizioni del viaggio e l'allacciamento alla rete elettrica mi consente di sfruttare il condizionatore e di evitare i problemi di ventilazione e di temperatura che spessissimo affliggono questi trasferimenti estivi.
La nave tiene fede alla sua puntualità; partiamo alle 20,00 (ora italiana) e sbarchiamo poco dopo le 6 (ora greca) per imboccare la strada per Ioannina, Trikala, Larissa. La destinazione finale in Grecia, prevista insieme ad un altro equipaggio che non ci seguirà in Turchia, è Thassos, in una baia a noi conosciuta. Purtroppo, strada facendo, altri amici che si trovano sull'isola, ci sconsigliano di raggiungerli, per i soliti problemi logistici legati all'elevato afflusso di camper. Dobbiamo approntare un programma alternativo per questi primi giorni: raggiungiamo l'Egeo e lo seguiamo verso sud, scartando le località a nord, più rinomate e frequentate. Raggiunta Stomiò proseguiamo per una stretta e tortuosa strada fino a Kokkino Nerò. Lì, in fondo alle poche case lungomare che costituiscono il paese, troviamo un boschetto di eucalipti, dove è allestita una zona picnic con tavoli, illuminazione ed un parco giochi per i bimbi. Uno sterrato tra la spiaggia ed il boschetto, praticabile ai camper, conduce ad uno spiazzo in riva al mare che sarebbe ideale per la sosta, ma la discrezione ed un cartello che interpretiamo come divieto di campeggio, ci consigliano di sistemarci nello slargo sotto gli eucalipti a ridosso della strada. Bagno per tutti e raccolta di cozze che verranno utilizzate per la cena con spaghettata. La notte passa tranquilla; fa abbastanza caldo, ma una lieve brezza ci consentirà di riposare.

La nostra sistemazione è gradevole, ma limitatamente ad una sosta breve: decidiamo di spostarci. Attraversiamo Aghiokambos, località balneare con ampia spiaggia: possibilità di sosta, ma lungo la strada e certamente l'animazione notturna dovrebbe risultare fastidiosa. Puntiamo verso l'interno per incrociare la strada che ci porterà a Volos. Da qui, lungo il mare, seguendo un tracciato tortuoso arriviamo a Milina. Si tratta di un classico paesino greco in riva al mare, che, considerato il non facile accesso, ha conservato una certa genuinità. Appena superato il paese, c'è un primo campeggio (privato) a sinistra, piuttosto affollato: più avanti troviamo a destra il campeggino comunale, poco reclamizzato. Sicuramente più modesto, ha tuttavia l'essenziale e le caratteristiche per piacerci: poca gente, meno turisti stranieri, separato dal mare solo da una stradina di servizio. La spiaggia non offre molto, ma grazie ai gommoni possiamo sfruttare il mare circostante, ricco di isolette e luoghi splendidi. Così, tra un bagno e l'altro, un giro in gommone e qualche pescata a traina, in attesa dell'equipaggio ancora mancante, ci rilassiamo e raccogliamo energie utili per il viaggio che ci aspetta.

E' già la tarda mattinata del 6 agosto quando si completa la formazione definitiva del nostro viaggio: siamo sulla tangenziale di Salonicco. Dopo l'autostrada, un nuovo (rispetto al 1998) tracciato stradale ci consente di evitare l'attraversamento di Kavala e di Xanthì. Non vale però la pena forzare il ritmo per passare oggi la frontiera e ci fermiamo alla pineta di Lagos (attenzione a non insabbiarsi qualora ci si voglia spingere a ridosso della spiaggia). Siamo in tempo per ritemprarci con un bagno. Pernottare qui, in tre equipaggi, risulta essere una soluzione ottimale; i rumori della strada giungono ovattati. C'è anche una fontanella anche se abbiamo avuto l'impressione di un residuo sabbioso nell'acqua. Ci sono tantissimi insetti simili a zanzare, che riescono a superare le nostre barriere passando attraverso le fessure dei telai delle zanzariere: sigillarle bene con lo scotch! La notte trascorre fresca ed in tutta tranquillità.

La mattina ripartiamo per tempo. La strada è buona, in gran parte nuova. Siamo in frontiera poco dopo le 11,00. Solite formalità burocratiche, aggravate dal fatto che il gendarme addetto ai visti, dopo averci fatto il calcolo per il pagamento in lire italiane (66.000), pretende solo dollari! Ci invita ad andare al cambio, ma lì non hanno nessuna intenzione di darci dollari contro lire italiane. Dopo alcuni vai e vieni, riusciamo a convincere il gendarme a prendersi le lire. L'impressione avuta è che sperasse che noi pagassimo con banconote di grosso taglio per poterci dire di non avere il resto; quando ha visto invece che tiravamo fuori i soldi contati, ha chiesto i dollari (tutto il mondo è paese). Comunque il visto costa 5 $ a persona e 4 $ per il mezzo: totale per noi 24 $ corrispondenti, secondo i conti del gendarme, a 66.000 lire italiane (la matematica a volte è un'opinione). Tanto paghiamo e va bene così. Ottenuti i visti sui passaporti, si va avanti da un funzionario ad un altro senza particolari intoppi. Alle 12,15 circa siamo in grado di muoverci tutti dopo avere cambiato 300.000 lire italiane a famiglia (cambieremo sempre poco per volta a causa dell'inflazione galoppante) ottenendo 611 lire turche per una lira italiana.
Da ora in poi esprimerò i prezzi in lire turche contrassegnandoli col simbolo T£. A Kesan, deviamo per Gelibolu. Fermatici per strada presso una fonte dove pranziamo otteniamo il primo segno di ospitalità: una famiglia turca ci offre della frutta. A Gelibolu ci assale subito il folklore locale e non possiamo fare a meno di acquistare almeno dei pistacchi. Oltre al pagamento di 1.500.000 T£ per il parcheggio obbligato in attesa dell'imbarco (una delle fonti di reddito locale è lo sfruttamento quasi sempre assolutamente legale dei parcheggi), paghiamo 12.800.000 T£ per traghettare il camper fino a Lapseki, in Asia, da dove seguiamo la costa egea verso sud. Tralasciamo Troia, già vista in altra occasione. Il sito merita indubbia attenzione per la suggestione legata alla tradizione omerica ed ai nostri ricordi scolastici, ma i resti sono tali da risultare interessanti solo per appassionati. Alcune soste per acquisti ci rallentano: si va facendo tardi e preferendo non viaggiare col buio, superata Küçükküiü, cerchiamo una sistemazione per la notte, possibilmente in riva al mare. La costa del golfo di Edremit risulta essere una teoria di assembramenti più o meno residenziali con pochissimi spazi: quelli tra la strada e il mare sono agglomerati di case. Comunque, troviamo ciò che fa per noi, con i fari già accesi, a Kaprikalar, dove uno sterrato alberato lungo la spiaggia, ci consente di fermarci esattamente a 12 passi dalla riva. C'è un vento teso di mare; la notte passerà fresca e tranquilla.
Come possibilità alternativa di sosta intorno al golfo di Edremit posso segnalare, per averne usufruito con soddisfazione, l'Altin camping di Ören, proprio in fondo al golfo e l'Ada camping sull'isola (con ponte transitabile) di Alibey, nella parte più meridionale del golfo, di fronte ad Ayvalik.
Procedendo verso sud, segnalo, anche se omessa da questo viaggio, Bergama (Pergamo) per importanza ed imponenza delle vestigia.

La prima fermata del giorno successivo è quella al Migros di Menemen, prima di Izmir (Smirne). Apro una parentesi sui supermercati, forniti di tutto, che si trovano in tutti i centri principali. I più diffusi ed assortiti, a nostro avviso sono i Migros e, in forma minore, i Tanzas. Per mia moglie trovare un Migros è sempre una festa! Vengono contrassegnati con un numero di M iniziale tanto più elevato quanto più è grande il supermercato: si va quindi da M Migros fino ad un MMMMM Migros segnalatoci a Istanbul. Chiusa la parentesi e fatta la spesa, imbocchiamo l'autostrada per Aydin, fino all'uscita per Selçuk ed Efeso. Parcheggio 1.500.000 T£. Ingresso agli scavi archeologici 7.000.000 T£ a persona (bambini gratis). Pur essendo già stato qui, non ho resistito al fascino di ripercorrere le splendide vie di quello che era il più importante centro romano di tutta l'Anatolia: la via Arcadiana, tra il porto (ormai insabbiato dai depositi del Küçük Menderes) ed il teatro; la via di marmo, fino allo straordinario edificio della biblioteca di Celso; la via dei Cureti corredata di altri eccezionali monumenti, per arrivare all'agorà superiore e poi ancora verso l'odeon. Ci si immerge nel passato e la visita, pur in un'ambientazione ormai diversa da quella originale a ridosso del mare, è particolarmente suggestiva e indicata nelle ore prossime al tramonto.
Nelle vicinanze
· la grotta dei sette dormienti: necropoli dell'epoca delle persecuzioni dei Cristiani. Secondo la leggenda sette giovani cristiani che vi si rifugiarono vi furono murati dentro dai Romani. Caddero in un sonno che durò 200 anni per poi vivere, al risveglio, nella città ormai cristianizzata. Alla loro morte furono seppelliti in quella stessa grotta.
· L'Artemision: il tempio di Artemide che costituiva una delle sette meraviglie del mondo antico. Purtroppo l'unica meraviglia che ormai suscita è quella di non trovare praticamente più nulla!
· La Meryemana: la casa dove sarebbe vissuta per un periodo la madre di Cristo.
· La basilica di S. Giovanni: il più importante edificio bizantino di Efeso.
Dopo la visita degli spettacolari scavi, le altre proposte sembreranno ben poca cosa: indubbiamente trascurabili senza rimpianti. Per la notte a Selçuk, seguendo le indicazioni per la basilica di S. Giovanni e raggiunta la moschea di Isa Bey, imbocchiamo la salita a destra. Arriviamo ad una piazzetta in piano, illuminata, di fronte a negozi ed abitazioni: ottima e tranquilla. Alternativa per la sosta notturna, il parcheggio degli scavi di Efeso o il campeggio vicino al mare a Kusadasi, valido anche per una sosta marina di riposo. Volendo dedicare più tempo al litorale Egeo, non sono da trascurare Bodrum e Marmaris, attraenti cittadine, ma affollatissimi centri di mare. Mamaris è alla base di una splendida penisola dalle coste tormentate, che si insinua in mare tra le isole di Rodi e di Kos, ben aggredibile in camper fino a Datça. La strada che prosegue verso Knidos (situazione al luglio 1997) si trasforma prima in uno sterrato disagevole e poi in pista degna di fuoristrada. Chi fosse interessato si informi bene prima di tentare l'avventura.

Ripartiamo da Selçuk diretti ad Aphrodisias. Seguiamo la nazionale 320 (E87) per Aydin fino alla deviazione a destra per Aphrodisias. L'ultimo tratto di strada per gli scavi è in rifacimento: è sterrata e cumuli di brecciolino restringono la carreggiata: attenzione nell'incrociare i veicoli di grossa taglia in senso contrario! Parcheggio degli scavi 2.000.000 T£. Costo del biglietto: 4.000.000 T£ per gli adulti e 1.500.000 T£ per i ragazzi. Non grandiosa come Efeso, ma in un contesto ambientale bucolico forse più suggestivo e, soprattutto, meno affollato, merita sicuramente attenzione. Durante la visita, che non è impegnativa né lunga, la solita famigliola turca ci offre dell'uva. Prossima tappa è Pamukkale. In realtà non faceva parte del programma, ma la fama del luogo ha suggestionato i miei compagni di viaggio che hanno piacere di vederla. Solito disappunto per la ormai istituzionale mancanza d'acqua dal "castello di cotone". A lungo andare, negli anni, questo spettacolo naturale scomparirà: già in alcuni punti marginali le concrezioni di calcio si stanno sfaldando e la roccia sta perdendo il proverbiale biancore. Sostanziale e per me recidiva delusione. Fulgido esempio di come si può rovinare una meraviglia della natura perseguendo interessi turistici e non, legati a profitti più tangibili nell'immediato. Non esistono problemi per una buona sistemazione in uno dei tanti ristorante-camping con piccola piscina. Concordiamo il prezzo di 5.000.000 T£ a camper a notte, con allaccio elettrico e servizi.

Il riposo notturno lenisce la delusione ed il viaggio prosegue. Strada nazionale per Antalya. Per una gradevole ed economica sosta pranzo, all'altezza del bivio che separa le strade per Antalya e Fethiye, ci sono molti ristorantini con menù a base di trota. L'aria è frizzante (siamo a 1400 m), il cibo è buono, l'acqua abbondante e freschissima. Il pranzo per 11 persone, a base di trota fritta e gözleme (una specie di calzone con carne e formaggio) più ayran (caratteristica bevanda locale a base di yogurt salato, allungato con acqua, gradevole e dissetante più di quanto possa sembrare) e çay (tè), complessivamente ci costa 26.000.000 T£. La sosta è talmente gradevole che ci attardiamo, anche considerando che abbiamo il nostro riferimento serale: Uçagiz, porticciolo al centro della propaggine del Tauro occidentale che sprofonda in mare.
Tralasciamo Fethiye e la rinomata spiaggia di Ölüdeniz, con ingresso a pagamento, stupenda ma affetta dalla peggiore tradizione di consumismo turistico. Per chi fosse fornito di un mezzo nautico proprio, può essere invece di grande soddisfazione il golfo di Fethiye, magari sfruttando come base Göcek.
Giungiamo a destinazione in serata. Indicazioni dalla statale, poi 19 Km di saliscendi tortuoso; al bivio senza indicazioni andare a sinistra, poi seguire i cartelli. Il posto sembra sempre uguale, anzi direi migliorato come condizioni igieniche rispetto a come ricordavo: ci sono addirittura i contenitori per la raccolta separata dei rifiuti. Anche la gente è la stessa: ricordo alcune persone conosciute nei precedenti viaggi ed anche loro, dopo aver rammentato alcuni particolari, si ricordano di noi riservandoci un'accoglienza calorosa. Rambo, l'eccentrico soggetto che mi aiutò con entusiasmo a gonfiare il gommone 4 anni fa è in mare con la sua barca. Il suo amico che ora è incaricato di riscuotere la quota parcheggio, alla mia richiesta di quanto dovessimo pagare mi risponde: "No, tu sei un amico."! Al suo rientro anche Rambo ci riconosce e ci accompagna con la sua simpatia in una passeggiata per il paese. Non possono mancare ragazze che contornano le signore per proporre fazzoletti, parei, collanine e braccialetti. Acquistiamo volentieri qualcosa a prezzi per noi irrisori. Ci sistemiamo in riva al mare. Rambo ci consiglia addirittura di formare quadrato e così faremo cenando all'aperto senza subire indiscrezioni di sorta. La notte è calda, ma la possibilità di lasciare le finestre aperte (cosa che abbiamo fatto praticamente ovunque con l'eccezione dei parcheggi cittadini) ci dà un po' di sollievo.

La giornata successiva è dedicata alla gita in barca: ho sempre il gommone con me, ma non sono in grado di caricare 11 persone! Decidiamo di affittare una barca e non mi sento proprio di tradire Rambo. Ci costerà complessivamente 45.000.000 T£. Per la terza volta siamo su questo mare, andiamo alla vicina Kaleköy, l'antica Simena, raggiungiamo a guado la tomba licia sommersa, ci riempiamo gli occhi della bellezza di questa costa frastagliatissima, ricca di isolotti, intrico di insenature e promontori; raggiungiamo l'isola di Kekova e la sua città bizantina sprofondata nel mare (attenzione: qui il bagno in mare è vietato per salvaguardare l'integrità dei reperti archeologici facilmente individuabili anche dalla barca). Rinunciamo alla cosiddetta grotta azzurra e alla polla sorgiva di acqua dolce nel mare, per passare tutta la giornata alla spiaggia di Tersane a Kekova (ruderi dell'abside di una chiesa bizantina ormai in progressivo abbandono). Restiamo a lungo a mollo anche se, per salvare le provviste dobbiamo combattere spesso con una intraprendente famigliola di asinelli, un impunito gregge di capre e nugoli di grosse vespe. Una signora turca "adotta" mia moglie e la invita a sedersi vicino a lei mentre prepara braccialetti di conchiglie che poi ci regala; con le stesse conchiglie decora parei che acquistiamo per le nostre figlie e nipoti. Alle 16,30 Rambo torna a prenderci come d'accordo. Approfittiamo di una doccetta sulla sua barca per toglierci il sale di dosso. C'è anche il tempo per una passeggiata in paese. E' praticamente costruito sul sito di una necropoli licia (Teimiussa): sarcofagi spuntano qua e là tra le case e lungo un corso di acqua dolce; particolari quelli cosiddetti gotici, dai coperchi a forma di carena, forse derivati dall'usanza di porre sulla sepoltura una barca rovesciata. Una ragazza ci informerà che Uçagiz è dotata di tre risorgive a ridosso del paese e della spiaggia. Terminiamo con una cena al ristorante Kordon. Menù turistico: per i ragazzi (pollo, riso e patate) a 2.500.000 T£; per noi (self-service di antipasti a volontà più carne) a 4.000.000 T£ (un milione in più scegliendo il pesce al posto della carne). Bibite a parte. Mangiamo abbondantemente e bene, spendendo, complessivamente (sempre 11 persone) 46.000.000 T£.

Dopo un'altra notte calda è il momento di salutare Rambo e Uçagiz. Puntiamo su Demre per visitare le tombe rupestri di Myra. Ingresso 1.500.000 T£ a persona, al termine di un vialetto con numerose bancarelle.
Pur se le tombe arroccate alla parete del monte si vedono anche dalla strada, la visita è sicuramente interessante e non faticosa.
E' vietato accedere all'interno scalando la parete: ne è accessibile una in basso, ma sono molto più degne di nota le decorazioni esterne scolpite nella roccia. Si passa quindi al bel teatro: approfittiamo di giochi d'ombra e gallerie dove si incanala il vento per godere un po' di fresco.
Chi fosse particolarmente amante della tradizione di Babbo Natale, può dedicare un po' di tempo alla chiesa di S. Nicola.

Lasciata Demre, subito dopo Andriake, la strada corre a doppia carreggiata lungo il mare. C'è anche possibilità di fare acqua ed alcuni sterrati consentono la sosta a ridosso della spiaggia. E' ventilato. Pensato e fatto: camper a favore di ombra e tendalini sguainati! Pranziamo fuori in condizioni ottimali. In attesa di mangiare i figli fanno il bagno. Stiamo talmente bene che ripartiamo solo dopo le 17,00. La nostra meta è la spiaggia di Çirali, dove ci riposeremo per qualche giorno. Dalla statale, seguendo le chiare indicazioni, imboccare la stradina in discesa dove è indicata anche Yanartas. Incomincia ad essere tardi ed arriviamo col buio: superato il ponticello, proseguiamo sulla strada asfaltata, quindi giriamo a destra e, seguendo la strada sempre asfaltata, a sinistra, arriviamo ad uno spiazzo, segnalato con cartello di parcheggio, sulla spiaggia, vicino ad un bar. A poca distanza dal bar, ampio spazio (attenzione alla sabbia!) dove ci sistemiamo. Concordiamo col bar la cifra di 10.000.000 a notte per i tre camper con acqua a disposizione. Di fronte abbiamo la spiaggia con i nidi di Caretta caretta ed il mare; alle spalle la stradina ed un campeggio. Ci aspetta qualche giorno di meritato riposo. La zona è assolata, ma ventilata: si sta molto bene, di giorno e di notte. Allestisco il gommone. A nostra disposizione un bocchettone che eroga acqua gelata. Poco dietro di noi ci sono anche dei servizi: un lavandino, un bagno turco ed uno normale, comodi per scaricare la cassetta. Preparo per terra, con delle pietre, un rudimentale barbecue. Sulla spiaggia, facciamo conoscenza con dei ragazzi inglesi che collaborano con i Turchi per la salvaguardia della Caretta caretta. Ci illustrano il loro lavoro: questi giorni di plenilunio d'agosto sono proprio quelli della schiusa delle uova e loro controllano le tracce delle tartarughine, aiutando le ritardatarie a raggiungere l'acqua. Per la prima volta ne vediamo una ancora viva che, disorientata dalle luci artificiali, si era diretta al campeggio anziché al mare. Un'altra mattina i ragazzi ne hanno scovato sei: se le vedono in particolare difficoltà, le sollevano con la sabbia o le pietre su cui sono e le indirizzano verso l'acqua. Ci spiegano che non vanno spostate prendendole in mano direttamente perché devono memorizzare il terreno attraversato per poter tornare, da adulte, a deporre le uova qui dove sono nate. Durante la nostra permanenza balneare, tra un bagno ed una pescata a traina, dedichiamo una lunga passeggiata, verso sud, fino alla foce del fiumiciattolo dove è allestito l'accesso a mare del sito archeologico di Olympos (ingresso 4.000.000 T£). Resti non eccezionali. Fa caldo, ma l'ambientazione è davvero gradevole; camminando a ridosso del fiume, ci si può ogni tanto rinfrescare nell'acqua gelata. Un piccolo bar senza pretese, all'interno del sito, offre refrigerio e bevande a prezzi stracciati. Seguiamo il percorso sulla riva sinistra del fiume fino ad un altro ingresso per poi ridiscendere sulla riva destra da dove, dopo aver visitato il teatro (in cattive condizioni), guadiamo il corso d'acqua per guadagnare l'uscita a mare. Altra meta che non tralasciamo è Yanartas (la Chimera) dove ci rechiamo la sera prima di partire. Ero già stato, durante le ore diurne, sul monte che, vomitando fiamme, ha alimentato la leggenda della Chimera, ma è certo che lo spettacolo del fuoco che si sprigiona spontaneamente dalla terra è da non mancare e particolarmente suggestivo nelle ore notturne. Si può raggiungere l'imbocco del sentiero con qualsiasi mezzo seguendo le indicazioni. Si può anche optare, al prezzo di 10.000.000 T£, per un carretto trainato da un cavallo che porta 5 persone. Noi abbiamo rimediato un trattore con rimorchio (da me definito "trattour operator") spendendo 13.000.000 T£ in 11. La successiva salita a piedi è relativamente breve (15'). La discesa avviene in notturna grazie alla luce delle torce che abbiamo portato.

Ce ne andiamo, dopo 5 notti, con un po' di rammarico perché il posto ed il soggiorno sono veramente gradevoli. Il nostro itinerario ci porta, raggiunta Antalya, all'interno, nella zona dei laghi.
L'alternativa per dirigersi ad oriente è seguire la costa. E' un'esperienza che abbiamo già fatto: la strada fino a Silifke è faticosa per le solite curve e saliscendi; dopo, la costa non offre scorci degni di segnalazione.
Comunque il percorso lungomare non è da snobbare. Nei dintorni di Antalya, si può passare qualche ora di relax al parco delle cascate di Düden Bas? o a quelle di Kursunlu (pagamento simbolico di un biglietto d'ingresso). Lungo la strada costiera si trovano straordinari siti archeologici, tra cui segnalo il magnifico teatro di Aspendos. Verso Isparta, tralasciamo la deviazione per Thermessos, ma ne consiglio vivamente la visita specie a chi non soffre le lunghe passeggiate in montagna. Raggiungiamo Isparta nel pomeriggio ed un giovane che si esprime bene in francese ci guida prima ad un parcheggio (1.000.000 T£ a camper per due ore) quindi in città per le compere di prodotti a base di rose presso un negozio "di Stato". Al ritorno, poiché il nostro parcheggio è vicino al mercato della frutta e verdura, approfittiamo per immergerci in un caleidoscopio di colori senza riuscire a resistere ad acquisti anche in considerazione dei prezzi irrisori. Ci muoviamo per la nostra meta serale: Egirdir ed il suo lago. Giungiamo ancora con la luce e parcheggiamo, attraversato il ponte, in fondo all'isoletta, al fresco in riva al lago. Ceniamo al ristorante: pollo per i ragazzi, pesce e saç kebap (una specie di spezzatino di montone) per noi. Prezzo 32.000.000 T£ (per otto persone), compresa una porzione in più di saç kebap. Da bere solo acqua e çay. Al ritorno in camper siamo invasi da animaletti volanti (sigillare le cornici delle finestre con scotch) che ci costringono a una caccia prolungata, ma sarà l'unico problema avuto.

Certamente il paese, il lago ed i dintorni meriterebbero più attenzione, ma il nostro programma incalza e ci vuole tutta per rispettarlo. Seguendo le indicazioni della guida Routard, imbocchiamo una "nuova" strada che taglia i monti direttamente verso il lago di Beysehir. Il risultato è che arriviamo a Beysehir solo all'ora di pranzo, percorrendo però una strada stupendamente panoramica attraverso villaggi che danno l'idea dell'oblio. Decidiamo di "tirare" fino al caravanserraglio di Sultanhan? dove pranzeremo. Superiamo Konya d'un fiato e prendiamo la strada per Aksaray. Arriviamo poco dopo le 15,00. Parcheggiamo liberamente all'ombra del caravanserraglio e mangiamo sotto l'assalto di bimbi questuanti, per la prima volta al di fuori dei binari dello "stile nazionale". Mia moglie regala alcune caramelle e l'assalto, al grido di "Madame, caramella" si fa ancora più furioso. Ci "salvano" i due gendarmi di guardia all'ingresso del caravanserraglio, che ogni tanto allontanano i ragazzini, consentendoci una pausa. Visita del caravanserraglio per 1.000.000 T£ a persona con i gendarmi che presidiano i camper. Il serraglio è uno dei più rinomati e meglio conservati. Dotato di due sezioni, una coperta per l'inverno ed una aperta per l'estate, prigioni, stanze, angoli per la preghiera. Riprendiamo la strada ed attraversiamo la Cappadocia da ovest ad est, superiamo Kayseri già con i fari accesi per raggiungere Karaday han. Per strada qualche goccia di pioggia; in lontananza lampi. Quando arriviamo, alcuni abitanti si fanno subito in quattro per aiutarci e darci indicazioni: uno di loro sale con noi sul camper per guidarci lungo la stradina che sottopassa la statale fino ad uno spiazzo proprio a ridosso del serraglio dove parcheggiamo per la notte. Assalto, ma solo di curiosità ed entusiasmo, di ragazzini turchi che non disturbano più di tanto e se ne andranno quando, chiudendo le tende, toglieremo motivo di spettacolo. Non riceveremo alcun fastidio, anzi, usciti per buttare la spazzatura, siamo oggetto delle attenzioni di due persone che ce la tolgono di mano, facendoci capire che ci penseranno loro! Notte, fresca e tranquilla; qualche rumore per la vicinanza della statale.

Ci svegliamo e visitiamo il serraglio su invito di una vecchietta che ha le chiavi (solita tariffa di 1.000.000 T£ a persona, esclusi i figli). E' più vecchio (inaugurato nel 1219) ed aleggia un'aria di maggior autenticità rispetto a quello visitato ieri. C'è anche una sorta di tomba allestita in un locale, mentre in uno vicino, delle bare artigianali attendono ancora ospiti che non arriveranno più.
Scambio di regali con una famiglia (una signora parla il francese avendo vissuto in Francia per alcuni anni): lasciamo vestiti per i bambini e biscotti. La signora ci offre latte appena munto e bollito, probabilmente una ricchezza per loro. A malincuore, con la consapevolezza di recare un'offesa, rifiutiamo l'offerta per motivi igienici. Dando un'occhiata intorno, comprendo cosa sono dei cumuli di materiale qua e là: si tratta di sterco di animali, che fornirà concime, combustibile per l'inverno e forse, impastato con la terra, materiale edilizio per le case del luogo. Partiamo diretti a Malatya. Strada montana, bella, piuttosto buona, abbastanza impegnativa, con passi ad elevata altitudine. Si susseguono piantagioni di albicocche, frutto di cui Malatya è considerata la capitale mondiale. Giungiamo nel primo pomeriggio e cerchiamo l'ufficio turistico per informazioni sul Nemrut dagi. Ritengo utile, per chi volesse salire con mezzo proprio ai 2150 m. del tumulo, dare a questo punto alcune precisazioni circa i due itinerari possibili. · L'accesso sud, più battuto, avviene da Katha, attraverso una strada asfaltata di circa 70 Km, con un ultimo tratto in ripidissima salita e fondo non ottimo. Secondo il parere di chi l'ha affrontata è fattibile in camper, ma sconsigliabile: gli organi di sospensione e la frizione sono messi a dura prova, senza contare la necessità delle soste per fare scendere la temperatura del liquido di raffreddamento. Da questo versante è possibile ampliare la visita ad altri monumenti, come il tumulo di Karakus ed il Cendere Köprüsü (ponte romano). Si giunge ad un parcheggio da cui parte il tracciato in salita da percorrere a piedi per 15' -20'. · L'accesso nord avviene da Malatya, distante circa 100 Km. La strada è asfaltata e percorribile con prudenza con qualsiasi mezzo, ma solo fino a 15 Km dalla vetta. Diventa quindi una pessima pista, stretta, in alcuni punti ripidissima, con sassi che rimbalzano sotto il pianale e con tornanti che costringono alla manovra mezzi ben più agili dei nostri. Personalmente la reputo impossibile per i nostri mezzi. Sembra che siano in corso lavori per migliorarla, ma tra il dire ed il fare… . Si supera un alberghetto e si procede fino ad un piazzale a non più di 100 m dall'ingresso del sito, raggiungibile in meno di 5' a piedi. Per quanto riguarda invece la possibilità di escursioni organizzate, anche di più di un giorno, con sosta in albergo presso la vetta, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Pagando in lire turche il controvalore di 15 $ a persona (secondo il cambio ufficiale; bimbi a metà prezzo), noi scegliamo di noleggiare subito un dolmen con autista che ci accompagnerà in poco più di due ore, al tumulo di Antioco I. Persino il pulmino stenta a salire, anche in considerazione della trazione anteriore e del fango procurato da una pioggerella! Ingresso al costo di 4.000.000 T£ solo gli adulti. Bello, in uno scenario grandioso, in cima alla vetta più alta della Mesopotamia settentrionale, con lo sguardo che spazia sulla valle dell'Eufrate sbarrato da diverse dighe. Peccato che la pioggerella e le nuvole rendano meno nitido e gradevole il panorama, ma il tutto è compensato da un ardito arcobaleno che disegna l'iride da una parte all'altra della valle. Benché abbia smesso di piovere, il sole si nasconde dietro le nuvole proprio quando, al tramonto, i suoi raggi dovrebbero dare più fascino al luogo. Pazienza, è inutile aspettare un tramonto che non potremo vedere e decidiamo di anticipare il ritorno. L'autista (cui vanno i nostri complimenti per la sapiente e prudente guida) ci scarica al centrale parcheggio custodito di Malatya, dove avevamo lasciato i camper, poco dopo le 21,30. Nonostante la mia diffidenza verso la sosta notturna nei centri più popolati, dormiremo benissimo. Il direttore del centro informazioni turistiche di Malatya è una disponibilissima persona che parla un buon francese ed un discreto inglese. Dopo averci accompagnato ieri sul Nemrut, ci porta oggi a spasso per il bazar di Malatya, articolato per settori. Lavorazione del rame; albicocche di tutti i tipi con relativi semi, noccioli e derivati vari; spezie; abbigliamento; ortaggi e così via. Ci troviamo immersi in un mondo straordinario di percezioni ottiche, acustiche ed olfattive; mondo antico di cui la nostra generazione, per non parlare di quella dei nostri figli, già non può avere memoria. Meglio di Istanbul. Pranziamo in camper con pide (sfoglia ripiena di carne di montone con yogurt, pomodori, peperoncino, verdura, spezie, secondo le proprie preferenze). Paghiamo 4.000.000 T£ a camper per la nostra lunga sosta al parcheggio e partiamo con destinazione Sivas. Per strada ci accompagna la pioggia e, per un breve tratto, vento fastidioso. Arriviamo alle 19,00 passate: un poliziotto ci scorta gentilmente ad un parcheggio centrale dove potremo anche dormire. Facciamo una passeggiata serale in questa animata città, dai connotati tipicamente orientali, un po' al di fuori delle rotte turistiche tradizionali e visitiamo alcune moschee. Torniamo poi ai camper per cenare e dormire con la ormai proverbiale tranquillità.

Si riparte per la Cappadocia. Ci dirigiamo verso Kayseri che attraversiamo evitando la circonvallazione. Proseguiamo per Nigde, cercando le indicazioni per una strada che dovrebbe condurci ad Avanos. Ne troviamo invece una per Ürgüp che attraversa…. il nulla: paesaggi sconfinati con poche tracce umane. Giungiamo ad Avanos, cittadina rinomata per la lavorazione manuale del vasellame. In verità la produzione attuale ci è sembrata piuttosto scadente, nonostante i prezzi elevati. I figli si sono divertiti ad eseguire un lavoretto che poi è stato loro regalato. Come ringraziamento abbiamo acquistato un vaso di dubbia fattura a prezzo eccessivo benché metà di quello esposto (come in tutte le botteghe locali).
Lasciamo i nostri compagni di viaggio in giro per i musei all'aperto e non di questo mondo dagli incredibili effetti orografici. A noi, che già abbiamo visitato luoghi straordinari come Göreme, Zelve, Ürgüp, Derinkuyu, tanto per citarne alcuni, basta riempirci gli occhi e lo spirito vagando attraverso territori che offrono uno spettacolo inaspettato e diverso ad ogni curva! Ci concediamo una puntata ad Uçhisar dove parcheggiamo sulla piazzetta proprio di fronte all'ingresso del castello. L'impressione è quella di un villaggio non danneggiato dal turismo nonostante sia immerso in una regione in tal senso flagellata. Saliamo in cima al castello (prezzo d'ingresso 1.000.000 T£ solo gli adulti) e godiamo dello splendido panorama a 360° su tutta la Cappadocia.
Benché non manchino le possibilità per sostare liberamente, specie nei parcheggi delle maggiori attrattive, preferiamo fermarci per tre notti in uno dei tanti campeggi con piscina della zona, approfittandone per riposarci.

E' il 24 agosto. Il nostro soggiorno in Turchia si avvicina all'ultima tappa: Istanbul. Il giorno è dedicato al lungo trasferimento via Nevsehir, Kirsehir, Ankara. A Kirikkale, ultima città prima di entrare in autostrada, cerchiamo un supermercato e, nell'attesa che le signore finiscano le compere, siamo parcheggiati lungo la strada dove riceveremo un ulteriore lezione di cordialità: un signore mi invita a scendere ed a mettermi all'ombra vicino a lui perché il camper è sotto il sole; fa anche alzare uno più giovane e mi fa sedere. Intratteniamo il tempo parlando del nostro viaggio e di calcio ( i Turchi ne sono appassionatissimi e ritengono motivo di orgoglio la presenza nel nostro campionato di loro connazionali). L'esprimersi io in italiano misto ad inglese, lui in turco, non ostacola la nostra simpatica conversazione!
Ripartiti, ci aspetta l'autostrada, con le sue interminabili salite e discese. Tra Gerede e Bolu, ci sorprende una terrificante grandinata che ci costringe a fermarci come del resto gli altri mezzi in transito: temiamo addirittura per i tetti dei nostri camper, data la violenza con cui i chicchi ci colpiscono, ma non succede niente. Passato il peggio riprendiamo ad avanzare lentamente e prudentemente. Il pezzo di autostrada tra Bolu e Düzce è ancora in costruzione, come tre anni fa, ma quando lo raggiungiamo non piove più e davanti a noi il cielo si va aprendo. Ricomincia l'autostrada fino a Istanbul: passiamo il secondo ponte sul Bosforo (a pagamento solo dall'Europa all'Asia e non viceversa) e proseguiamo fino allo svincolo per l'aeroporto Atatürk. Da lì, dei vigili ci spiegano molto bene come raggiungere il vicino Londra camping (evitiamo il camping Ataköy, riferimento nei precedenti viaggi, in quanto ci è stato segnalato in sensibile degrado). Il Londra è accogliente, ma piccolo e strapieno: ci sistemano in un vialetto, assicurandoci che domani partirà un gruppo ed avremo il nostro spazio (e così sarà). Abbiamo comunque un posto per dormire: una bella doccia, cena ed una buona dormita dopo una giornata di faticoso trasferimento. Anche qui a Istanbul non soffriremo il caldo. Istanbul è metropoli straordinaria, vero fulcro di differenti civiltà, etnie e culture, animata da un fervore senza sosta. Uno, tre o sette giorni di visita sono comunque insufficienti. Gli amici sfruttano il sempre poco tempo a disposizione per vedere solo una parte di ciò che la città offre. Noi approfittiamo di questo terzo soggiorno per sostare; per osservare, finalmente come spettatori e non attori, la vita che ne permea le vie; per respirarne la vitalità, tentando di assimilare l'essenza di questa città che trasforma il miscuglio caotico, in congrua razionalità. Sopra di noi centinaia di cicogne in volo disegnano l'azzurro del cielo con un interminabile corteo. Istanbul sottrae energie fisiche e psichiche, eppure non finisce di stupire e di affascinare. Il Topkap?, il Gran Bazar, il mercato egiziano, Galata e la sua torre, S. Sofia, la moschea blu e la Süleymaniye, la Yerebatan Saray, il corno d'oro ed il Bosforo tanto per citare le attrattive che ritengo assolutamente irrinunciabili, sono solo la punta dell'iceberg: nascosto all'occhio che esplora solo superficialmente, palpita un universo sommerso di colori, di fantasia, di privilegiato benessere, di tangibile povertà, di sempre consapevole dignità. Unico "impegno" che ci concediamo è la gita sul Bosforo che sulle navi di linea costa 3.000.000 T£ a testa (bambini gratis). Ci sono solo tre corse giornaliere che completano tutto l'itinerario in andata e ritorno, ma volendo si possono fare diverse tappe, anche se la giornata risulta già corta per raggiungere Anadolu Kavagi, ultima stazione, pranzare e salire con calma (c'è anche un autobus) verso il castello diroccato, da cui godere il fresco e la vista del Bosforo che sbocca nel mar Nero.

Per gli spostamenti in città, il mezzo più pratico ed economico è l'autobus e vicino al nostro campeggio c'è una stazione. L'82 è comodissimo per il centro: ce n'è uno che fa capolinea a Beyazit, davanti al Gran Bazar ed un altro ad Eminönü, di fronte al ponte sul corno d'oro. Stesso numero, diverse destinazioni. Non cerchiamo spiegazioni razionali: approfittiamo della comodità! Parentesi sul biglietto dell'autobus: bisogna acquistarlo sul mezzo se c'è il bigliettaio; se il bigliettaio non c'è bisogna salire già forniti del titolo di viaggio acquistandolo ai botteghini, per depositarlo, sotto controllo dell'autista, in un contenitore. Naturalmente non si sa che autobus capiti finché non lo si vede ed i biglietti acquistati al botteghino non sono validi per l'autobus con bigliettaio (raffinatezze orientali!). La tariffa è di 600.000 T£ per gli adulti e 400.000 T£ per i ridotti; bambini gratis. Superfluo dire che, con atteggiamento che definirei simpaticamente partenopeo, il concetto di biglietto ridotto e di bambino è quanto mai opinabile, cosicché pagheremo diverse tariffe ad ogni viaggio (ma mai oltre il massimo previsto).

Il mangiare in città non è un problema. A disposizione ovunque ristoranti raffinati e/o occidentalizzanti, verosimilmente più cari accanto ad altri più caratteristici; o anche locali dove gustare, in piedi o seduti, pide, döner kebap o lahmacun (specie di pizza condita con carne piccante). Personalmente non concepirei un soggiorno rinunciando a queste semplici, economicissime, ma saporitissime pietanze.

Siamo al 27 agosto. Mentre i nostri compagni di viaggio si trattengono ancora un giorno ad Istanbul, noi ripartiamo per rispettare l'appuntamento con gli altri amici che ci aspettano in Grecia. Siamo in frontiera poco prima delle 13,00 e sbrighiamo le formalità abbastanza rapidamente. Sosta pranzo ad Alexandropouli nel parco cittadino: attraversata la città, giriamo a sinistra ad un semaforo subito prima del campeggio; in direzione contraria, provenendo da ovest, superare il campeggio e girare a destra al semaforo. Sosta notte ad Aghios Vassilios (sulle rive del lago Koronia a nordest di Salonicco).

Partenza mattiniera e rapido attraversamento di Salonicco. Per l'ora di pranzo abbiamo già passato Katara e ci fermiamo presso una fonte per mangiare e rifornire le scorte idriche. Passiamo ad Igoumenitsa per gli acquisti al solito supermercato. Saremo ad Ammoudia, onorando il nostro appuntamento con gli amici, poco dopo le 19,00. Le cose sulla spiaggia di Ammoudia sono un po' cambiate rispetto a come le ricordavamo: di fatto hanno dimezzato lo spazio per il campeggio libero, chiudendo gli accessi alla parte più vicina al fiume Acheronte e costruendo vialetti sopraelevati rispetto al terreno.
Secondo le voci che corrono le intenzioni sarebbero quelle di proseguire i lavori anche per il restante spazio, cosicché le possibilità di sostare verrebbero precluse. Praticamente è finita la pacchia! Rimarrebbe solo la possibilità di godere di una limitata porzione più settentrionale della spiaggia, in quanto facente capo ad altra amministrazione. Lo splendido mare greco ed il gommone ci terranno compagnia fino alla sera del 1 settembre, quando ci imbarcheremo per tornare in Italia con il nostro bagaglio arricchito di splendidi ricordi.


Considerazioni personali


I turchi sempre cordialmente accoglienti e Turchia sempre varia e bella, nonostante la speculazione edilizia stia progressivamente rovinando i posti appetibili, specie sul mare in nome di uno sviluppo quanto mai discutibile. Questo è certamente un aspetto negativo, unitamente alla scarsa considerazione per alcuni monumenti. Del resto ne hanno talmente tanti… e, peraltro, anche in Italia abbiamo pessimi esempi.

Acqua a profusione, in alcune località al limite (o forse oltre il limite) dello spreco. Abbiamo sempre bevuto acqua corrente di fonte senza acquistarne confezionata se non occasionalmente; abbiamo riempito i serbatoi da fontanelle; talora abbiamo mangiato verdura cruda e non abbiamo avuto problemi gastrointestinali né in questo viaggio né in quelli precedenti del 1997 e 1998. Regolarci secondo il buon senso ci ha sempre messo al riparo da inconvenienti.
Locali sostanzialmente puliti ( non si può pretendere che a certe latitudini non alberghino le mosche, ma mai abbiamo trovato un piatto o un bicchiere sporco) e smaltimento rifiuti più ordinato e codificato. Strade ovunque migliorate. Prezzi solo modicamente lievitati rispetto a qualche hanno fa, ma di fatto in maniera insensibile in rapporto al potere d'acquisto della nostra moneta (per 1 lira italiana abbiamo ricevuto 611 T£ al primo cambio e 667 T£ all'ultimo). Gasolio intorno alle 1.300 lire italiane. Pasti, consumando pietanze locali, a meno di 10.000 lire italiane a persona (ma pranzando frugalmente al volo con un paio di lahmacun si può spendere la cifra di..…1.000 lire!). L'unico inconveniente è, per chi non gradisce, l'uso di spezie e, soprattutto, peperoncino. A noi piace e non ci lamentiamo; i figli tollerano meno ed è per questo che spesso, ai ristoranti, sceglieranno il pollo, solitamente meno o per nulla piccante.
La sosta ed il pernottamento non rappresentano una preoccupazione: il campeggio libero non è vietato. Ci si può fermare praticamente in qualsiasi luogo che ci soddisfi pur di non creare evidenti problemi ad altri. Fermo restando che i rischi e la malavita sono immanenti a qualsiasi società, si ha l'impressione che l'ospite in Turchia sia veramente sacro. Ovunque abbiamo sostato in completa tranquillità dormendo quasi sempre con le finestre aperte, comportamento improponibile in altri Paesi considerati ben più evoluti. Il rispetto e la tolleranza, nei confronti del turista, quando educato e discreto, sono superiori al limite che la mentalità occidentale possa immaginare. Non particolari problemi per intendersi: specialmente nei posti più turistici tutti conoscono qualche parola di tedesco, inglese, italiano, francese. Per contro, proprio nei luoghi più battuti dai turisti è più frequente imbattersi in coloro che cercano di vendere di tutto, dalle cartoline ai tappeti o di fornire qualsiasi servizio, dalla pesa su una bilancia, alla misurazione della pressione arteriosa, alla pulizia delle scarpe. Un diniego deciso è di solito sufficiente a scoraggiare il "persecutore" medio di qualsiasi età. Altro servizio "turistico" è quello fornito da molte guide ufficiali e non le quali, al termine del loro lavoro, inducono il "gregge all'ovile" in un negozio, solitamente di tappeti, con la scusa di offrire un tè. Rifiutare non è un problema e se proprio non si riesce a declinare l'invito, si può gustare l'ottima bevanda senza impegno alcuno. Si tratta di modesti pegni da pagare, tanto più comprensibili tenendo presenti le difficoltà in cui versa l'economia del Paese: ciascuno si deve industriare nello sfruttare ciò che può e sovente lo fa con straordinario ingegno e con composta dignità. L'intraprendenza è una necessità, ma ben difficilmente viene elemosinato qualcosa: di solito qualcosa viene "offerto", nella speranza che venga accettato con comprensibile contropartita economica.

A chi, dopo aver letto con pazienza questo resoconto fino alla fine, decidesse di intraprendere un itinerario in Turchia, invogliato dal mio certamente malcelato entusiasmo, non posso che augurare

BUON VIAGGIO E OTTIMO SOGGIORNO!


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