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UNGHERIA

di Franco Zanghì

La nostra vacanza in Ungheria comincia sotto i migliori auspici. Al nostro arrivo un violinista intona un motivo in nostro onore.

Il nostro viaggio parte da Budapest, la Parigi dell'Europa orientale.

Budapest nasce solo nel 1873 dall'unione di due città separate dal Danubio, un tempo rivali: Buda e Pest.

La città di Pest a metà del XIX secolo era il centro di tutto il paese. Con la costruzione del "ponte delle catene" venne realizzato il tanto atteso collegamento diretto con Buda. Dopo pochi anni le due città si fusero in Budapest.

Ci arrampichiamo sulla collina del castello di Buda. Il quartiere del castello fortificato è la principale attrazione della città. Qui sono racchiusi alcuni dei più importanti monumenti e musei.

La città vecchia con le sue strade dipinte, le chiese decorate e il bastione dei pescatori è la meta più ambita dai turisti. Il bastione dei pescatori fu costruito come punto di avvistamento nel 1905. È chiamato così in onore della corporazione dei pescatori, ai quali era affidata la difesa di questo tratto di mura durante il Medioevo.

Saliamo in cima alla montagna, fino a raggiungere la cittadella fortificata. La fortezza fu costruita dagli austriaci per tenere sotto controllo la ribelle Pest.

San Gherardo, prelato benedettino veneziano, venne in Ungheria per diffondere la fede cristiana, ma fu catturato dai pagani che lo fecero morire buttandolo giù da questo monte. Proprio in ricordo del suo martirio, la montagna è stata chiamata "Monte Gherardo". Oggi gli ungheresi sono in maggioranza cattolici, ma anche il protestantesimo e le diverse dottrine ortodosse hanno avuto una certa diffusione fin dalla metà del XVI secolo.

Budapest è il centro amministrativo e culturale dell'Ungheria. Praticamente ogni cosa importante che avviene nel paese ha qui il suo principio, il suo fine o il suo svolgimento. Ma ciò che rende questa capitale così particolare è la sua elegante inimitabile bellezza.

I turisti posano per la rituale foto di gruppo davanti alla fontana del re Mattia.

Lasciata la capitale, ci spostiamo nel nord del paese e visitiamo il parco nazionale di Aggtelek, che dal 1995 fa parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Nel sottosuolo vi sono meravigliose lunghissime grotte, fra cui la Grotta Baradla, conosciuta dai tempi remoti, che è la più frequentata e la più bella per le sue stalattiti e stalagmiti.

Proseguendo verso est dedichiamo qualche ora alla visita di Godollo. Questo è il castello reale, uno dei luoghi di villeggiatura preferiti da Sissi, ossia Elisabetta, l'imperatrice d'Austria-Ungheria più amata dagli ungheresi. L'edificio venne infatti adottato come seconda residenza dal marito di Sissi, l'imperatore Francesco Giuseppe.

Qui siamo ad Eger, sede vescovile da oltre mille anni. La cattedrale di Eger, ultimata nel 1831, è la seconda del paese dopo quella di Budapest. Molte delle statue che la decorano sono state realizzate dallo scultore trevigiano Marco Casagrande, chiamato qui dall'arcivescovo nel 1833.

Ormai piove da così tanto tempo che alla nostra auto si sono consumati perfino I tergicristalli.

Dobbiamo acquistarne di nuovi. Ne approfittiamo per visitare un moderno centro commerciale. Guardiamo i prezzi: nonostante la ripresa economica degli ultimi anni, molti prodotti sono ancora fuori dalla portata degli stipendi ungheresi. Però per noi alcuni oggetti costano veramente poco, come appunto i tergicristalli che ci servono: riusciamo a comprarli con solo un euro e 20 centesimi.

Siamo arrivati nel parco nazionale di Bukk. La principale attrazione di quest'area protetta dall'UNESCO è rappresentata, come per Aggtelek, dalla grande quantità di grotte. Prenotiamo una visita guidata, ma dovremo aspettare il pomeriggio. Nel frattempo facciamo un giro nei boschi della zona.

La strada è sbarrata, proviamo a trovare una soluzione. Se rompiamo la macchina sarà un problema trovare aiuto. Siamo lontani dall'abitato e qui non passa nessuno da settimane. Finalmente riusciamo a superare l'ostacolo e continuare la nostra marcia nel bosco, ma c'è uno strano rumore: un tronco si è incastrato sotto la macchina.

È ora di tornare alle grotte, abbiamo appuntamento con la nostra guida.

Eccoci nel sottosuolo: oltre 25 chilometri di percorsi sotterranei che continuano in territorio slovacco. L'acqua ha costruito vere e proprie opere d'arte, alle quali i visitatori e gli esploratori hanno dato i nomi più disparati: la sala dei giganti, la galleria del Libano, la sala concerti, la torre di Pisa, la locomotiva…

In questa grotta, solo una volta l'anno, i più fortunati possono assistere a un concerto sinfonico, godendo delle ottime proprietà acustiche naturali della caverna. A tutti gli altri viene comunque offerto un surrogato del concerto, sotto forma di musica registrata.

Lasciate le grotte, ci inoltriamo nella regione dei vini. Tokaj-Hegyalja è il nome della regione di colline vulcaniche dove si producono i famosi vini Tokaj. Considerevoli aere erano già coltivate a vigneti nell'XI secolo, ma dopo l'invasione dei Tartari tutto andò perduto.

In seguito, però, giunsero in questa regione gruppi di coloni italiani che fecero rinascere la viticoltura in Ungheria, introducendo nuove varietà e insegnando la pratica della conservazione del vino in botti.
Secondo una leggenda, una vendemmia dovette essere rinviata a causa delle scorrerie dei turchi che imperversavano nella zona, e perciò i grappoli appassirono nel caldo autunno. Per evitare che andassero persi, furono ugualmente pigiati, fuori tempo, trasformandosi in un mosto passito che avrebbe dato il primo Tokaj, oggi famoso e imitato in tutto il mondo.
I prezzi del vino qui sono proibitivi per le nostre tasche. Tuttavia ne compriamo per pochi euro qualche bottiglia in un supermercato. Probabilmente non si tratterà di una varietà pregiata, ma ci aiuterà a mantenere il ricordo di queste terre.

Qui siamo nel parco naturale di Hortobagy: è un delicato ecosistema di paludi e praterie. Per visitare le parti migliori del parco è necessario seguire una guida muovendosi a cavallo, in carrozza o a piedi. Ma, a causa della brutta giornata, non ci sono né guide né carrozze disposte ad accompagnarci. Riusciamo a ottenere un permesso per entrare autonomamente col nostro fuoristrada.

Qui è ancora consentito, sotto severo controllo, l'allevamento del bue grigio, che grazie alla sua forte costituzione riesce a sopravvivere all'aperto anche in condizioni estreme.

Fino alla metà del XIX secolo la zona era considerata alluvionale e la si percorreva solo con barche e chiatte. Dopo la regolazione del fiume, l'Hortobagy cominciò a prosciugarsi e la soda contenuta nell'acqua e nel terreno venne in superficie tingendo i campi di un bianco candido.
Per gli appassionati di bird watching è un paradiso: centinaia di specie di uccelli popolano questo luogo. Ci rendiamo conto che girare qui in fuoristrada non è affatto rispettoso per l'ambiente, e quindi lasciamo la zona, ripromettendoci di tornare in futuro.

Siamo sulle rive del lago Balaton, 100 chilometri a sud di Budapest. Il suo litorale è considerato il parco giochi della capitale. Il lago è uno tra i più grandi d'Europa, e per gli ungheresi rappresenta una sorta di mare interno. Nella parte nord ci sono solo casette private e pochi lussi, mentre il sud è la meta principale degli ungheresi in vacanza.

Il passatempo più praticato sul Balaton è la navigazione a vela.

Questo sport si diffuse tra gli abitanti del lago verso la fine dell'Ottocento, quando un ingegnere inglese fondò uno stabilimento per la fabbricazione di barche a vela. Da allora le regate sul Balaton sono rimaste un appuntamento fisso.

Con la visita al lago Balaton termina il nostro viaggio in Ungheria. Gli ungheresi sono un popolo schivo e riservato: fare amicizia o chiedere semplicemente informazioni a volte può risultare difficile. A prima vista potrebbero apparire inospitali, ma non è così. L'Ungheria è forse tra i posti più calmi e tranquilli dell'Europa: per chi ama una vacanza rilassante e la buona cucina è la terra ideale.


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