Viaggiare - Diari di Viaggio

Introduzione

Le tappe del viaggio

Itinerario giornaliero

 

 

Proposta di Viaggio a Santiago de Compostela
in occasione del Giubileo (5-28 luglio 2004)

testo e foto di Claudio Galliani

 

"VIA PODIENSIS" & "Camino Real Francés" "Itinerari della Cultura Europea" 
Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle; e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi (Sant'Agostino)

P R E M E S S E


Il Caravan Club Gorizia,

è ormai da più di un decennio noto nell'ambiente dei "Turisti Itineranti" per organizzare viaggi di tipo particolare rivolti a camperisti / caravanisti / tendisti:
· al di fuori delle mete tradizionali, vedasi l'Islanda dove il Club si è guadagnato due primati mondiali nel 1993 & 1997 per aver attraversato il deserto artico con un'autocolonna di camper tradizionali a due ruote motrici perfettamente normali di serie senza danni a cose e persone o la Russia dove, quale supporto tecnico di "Icaro-93", è per la prima volta entrato nel "Guinness"; il secondo "Guinness", che proprio non ci aspettavamo, è arrivato con "Nordland-98" (16.000 Km percorsi da una sola donna con un camper normale di serie attorno al Circolo Polare Artico),
· tradizionali, però presentati in un modo del tutto originale.

La proposta della "Via delle Stelle", collegando assieme "Via Podiensis" e "Camino Real Francés", è una di queste ultime e, forti dell'esperienza acquisita da ns. precedenti iniziative, abbiamo desiderato configurarla in modo da poterci calare nello spirito che per secoli ha pervaso coloro che ormai da più di mille anni decidevano di percorrerla. 

Come "testiamo" gli itinerari proposti
Nel più del 90% dei casi essi vengono percorsi preventivamente da un ns. mezzo 4x4 (per toglierci dagli impicci in caso di necessità) utilizzando sempre ed esclusivamente la trazione posteriore (non da "tuttoterreno") proprio per simulare l'aderenza di un mezzo "normale" e di dimensioni d'ingombro e peso (altezza 3,10 / larghezza 2,30 / peso 6,5t.) quindi ben superiori a quelle della maggioranza delle autocaravan in circolazione; qualora lungo il percorso il ns. mezzo dovesse, per un qualsivoglia motivo, utilizzare le sue "potenzialità fuoristradistiche" (marce ridotte, doppia trazione, blocco differenziali etc.) la tratta interessata viene eliminata e sostituita con un'alternativa affrontabile da qualsiasi mezzo "normale". In caso non sia stata possibile l'abituale ricognizione preventiva di percorso, ciò viene specificato con la massima chiarezza nel programma e la scelta d'itinerario viene fatta sempre a favore della viabilità normale evitando in anticipo tutte le situazioni potenzialmente a rischio (ovviamente si tratta di situazioni oggettive alla portata di una media capacità di guida di un mezzo pesante; è indispensabile, per coloro che usano l'autocaravan solo nei fine settimana lasciando l'utilitaria in garage, consultarci per i massimi chiarimenti possibili). Se avete il benché minimo dubbio chiedeteci tutte le informazioni!

Il Presidente
Claudio Galliani 

NOTIZIE & RACCOMANDAZIONI UTILI
Che tipo di viaggio è:
Adatto a tutti i tipi di mezzi e si svolge quasi esclusivamente (95%) su strada asfaltata; oltre alle autocaravan è adatto anche a camioncini con cellula scarrabile e a vetture con tenda da tetto; le caratteristiche del percorso, che in gran parte si svolge su viabilità originaria di impostazione medioevale, quindi con curve e passaggi stretti che in alcune situazioni impongono un'abilità di guida almeno al livello della perfetta conoscenza e percezione dell'ingombro del proprio mezzo (vedansi i Corsi Guida Sicura dell'Autocaravan 1°Livello organizzati dal Caravan Club Gorizia); è possibile anche la partecipazione con caravan al traino purchè, per l'agilità di spostamento, siano piccole (Eriba Puck/Touring; Pol-Mot; Plotter etc.); no vagoni ingombranti e difficili da movimentare e gestire soprattutto su strade di montagna e/o viabilità & centri abitati d'impianto medioevale! 
E' vivamente sconsigliata la sistemazione con tende da montaggio al suolo a causa dei numerosi vincoli in tal senso presenti in varie località visitate. 
Non dimentichiamo inoltre che anche altri sanno del "Camino di Santiago" e che ci sarà la possibilità tutt'altro che remota di incontrare parecchie persone con la ns. medesima meta ed è per questo che sconsigliamo la partecipazione a gruppi numerosi. 
Potranno, per quanto detto e durante tutto il viaggio, presentarsi problemi per la sistemazione notturna e per le soste per mancanza di posti idonei o per il trovarli già occupati da altri: è quindi indispensabile armarsi di una buona dose di "santa" pazienza e di adattabilità alle situazioni contingenti senza la quale non si può nemmeno ipotizzare di affrontare un viaggio del genere in un simile contesto storico-culturale. 
Per quanto riguarda il percorso, abbiamo iniziato a pensarci nel 1993 (durante l'Anno Santo Xacobeo/Jacobeo) quando la documentazione su di esso e sul "Camino" era praticamente assente soprattutto in lingua italiana & oltre ai sopralluoghi compiuti nel 1994 e 1995 dove sono state fatte delle ricognizioni di percorribilità soprattutto in territorio spagnolo che hanno dato esito positivo, l'itinerario è stato percorso integralmente in occasione del Giubileo Jacobeo del 1999 risolvendo (con largo uso del GPS) i dubbi che il suo sviluppo in territorio francese ci aveva posto in passato; possiamo ora affermare, senza il dubbio di essere smentiti ed a capo di 4 anni di lavoro di ricerca di archeologia stradale, di aver riconosciuto e percorso almeno (se non di più) il 95% di "Via Podiensis" e la quasi totalità del "Camino Real Francés". In alcuni momenti è stato provvidenziale il supporto GPS dove il riconoscimento del percorso era molto più arduo. Oggi comunque, sia da parte francese (Via Podiensis), sia da parte spagnola (Camino Real Francés) esistono numerose pubblicazioni specializzate sufficientemente chiare ed esaustive. 

Vi consigliamo:
1. Tratta spagnola: "Aeroguìa del Camino de Santiago" edit. GeoPlaneta-Grandes Rutas; con tutto il "Camino" illustrato da riprese aerofotogrammetriche recenti e quindi inequivocabili come sviluppo e precisione di tracciato. 
2. Tratta francese: guide 651; 652; 653 della Fédération Française de la Randonnée Pédestre (FFRP) corredate da cartografia 1:50.000, quindi anche queste precisissime e praticamente inequivocabili. Per quanto riguarda però lo sviluppo del tracciato esso viene qui identificato con la GR-65 ed alcune sue varianti: ci permettiamo di dissentire leggermente in quanto i pellegrini di un tempo cercavano di seguire le principali vie di comunicazione dell'epoca, soprattutto ciò che restava della viabilità romana, mentre GR-65 in molti tratti le abbandona. Il percorso indicato è comunque, secondo noi, sostanzialmente corretto e le indicazioni fornite attendibili. 
Ormai sul mercato vi sono anche molte altre "guide", ma nessuna, tra quelle da noi esaminate, eguaglia la precisione di quelle citate e consigliate; se poi volete proprio immergerVi nel clima del passato è stata pubblicata la "Guìa del Peregrino Medieval" ricavata pari-pari dal Codex Calixtinus ottimamente tradotta (però in castigliano) a cura di Millàn Bravo Lozano (ed. Centro Estudios Camino de Santiago -Sahagùn-1997). 
Il ns. itinerario, seguendo per quanto possibile l'antica via, desidera mantenere un po' del gusto dell'avventura che, indubbiamente unito alla fede, animava i pellegrini di un tempo. 
Il viaggio, come da noi inteso, non è, non vuole e non deve essere assolutamente una "corsa", ma una trasferta a misura d'uomo che permetta di visitare la gran Parte dei notevolissimi monumenti giacobei (Jacquets/Jacobei/Xacobei) e non (taluni praticamente sconosciuti ai più) che si incontrano quasi ad ogni passo (ovviamente non si potranno veder tutti perché sono veramente tanti e non basterebbero 3 mesi al posto delle 3 settimane preventivate da questo programma; saremo quindi obbligati giocoforza a compiere delle scelte, ma quanto meno non "passeremo via" come purtroppo troppi oggi fanno. Le notizie forniteVi in queste pagine potranno darVi lo spunto per un'approfondimento anche, perché no? Sulla via del ritorno). Ci muoveremo quindi come i pellegrini di un tempo sostando dove sarà più opportuno e visitando quanto più sarà possibile; (in ogni caso con i ns. mezzi la ns. situazione di comodità sarà indubbiamente migliore di quella di coloro che l'itinerario lo percorreranno tutto a piedi ...e ce ne sono tantissimi ancora oggi, eccome! Giovani ed anziani, molti di più di quanti possiate ipotizzare! 
L'avremmo proposto anche noi il percorso completo a piedi usando i camper quali punti-appoggio, ma, finché si lavora, la tirannia del tempo-ferie la conoscete tutti e ben sapete che ciò rende, al momento, del tutto inattuabile un'iniziativa del genere per quanto possa essere attraente e suggestiva (già l'ottener ferie continuative per le 3 settimane da noi previste, per alcuni può essere problematico).
E' in ogni caso consigliabile ed auspicabile percorrere a piedi alcuni tratti (sono descritti più avanti) proprio per "capire" ed entrare nello spirito di questo viaggio di fede millenario. Oggi i Canonici di Santiago pretendono per la "Compostela" il percorso a piedi degli ultimi 100 Km, cioè praticamente da Sarria. Noi proponiamo, senza voler assolutamente sfuggire ai 100Km, di poterli fare nei tratti più significativi del "Camino" e che ciò venga riconosciuto valido, poiché riteniamo che solo in questo modo si riesca a comprederne il vero significato mistico che, ovviamente non può né deve essere ridotto ad una semplice "sgroppata" di 100Km nei quali vi sono sì delle cose interessanti, ma che non valgono proprio la rinuncia (obbligatoria dato il limitato tempo-ferie) a quanto si può trovare prima. 
Il nostro itinerario è quindi impostato e progettato in funzione di queste ultime considerazioni. 

Lo spirito del viaggio

Quali sono le motivazioni alla partenza per Santiago? Il "Camino" rappresenta, anche se alcuni lo negano, tra le altre cose una forma latente di preghiera spesso inconscia: vado perché credo, credo dunque seguo le tracce dei primi pellegrini. 
Il "Camino" è soprattutto un cammino interiore, psicologico, spirituale e religioso. Il "Camino" è un viaggio al di fuori dello spazio e del tempo, al di fuori delle strade battute dal grande traffico. Per il pellegrino di tutti i tempi la cosa più importante non era il partire, ma il ritornare; il nomade parte per partire, il pellegrino per tornare: per il primo lo scopo è l'arrivo, per il  secondo il ritorno; il paradosso è che in realtà Compostela "inizia al ritorno", il termine è l'inizio perché solo al ritorno la persona misura la forza del cammino iniziatico e spirituale percorso. É questo il momento della verità: qui si distingue il semplice turista da chi "guarda con occhi diversi" e/o dal pellegrino: il primo visita, i secondi, oltre ovviamente a visitare, sono "visitati". Nel Medio-Evo il pellegrino, al suo ritorno, era considerato come "persona diversa" da quella che era partita, sia sul piano spirituale sia nella mentalità, poiché era arrivato al termine dell'Europa (e praticamente del mondo allora noto) protendendosi verso altri orizzonti, incontrando altre nazionalità ed immergendosi in altre culture. 
Il "Camino de Santiago" è un itinerario storico/religioso percorso da più di 1.000 anni e, se per i credenti rappresenta ed ha da sempre rappresentato un catartico "atto di fede", non deve essere sottovalutato dai non credenti se non altro per l'impatto storico/artistico/culturale che ebbe ed ha tutt'ora tant'è che è patrocinato dall'UNESCO ed è definito "Itinerario Culturale Europeo" e la città di Santiago è stata nominata "Capitale della Cultura Europea". É inoltre indefinibile quella suggestione quasi magica che suscita il "Camino" in chi lo percorre con lo "spirito giusto". 

¿ Qual è lo "Spirito Giusto" ?


Il "Camino" si deve affrontare con "l'andatura del cuore", quindi con umiltà, senza protagonismo, come ricerca interiore e di fede e, se non si possiede fede, come ricerca storica e di se stessi, come momento di riflessione e  nel rispetto totale di tutti coloro che nei secoli ci hanno preceduti (centinaia di migliaia). 
1. Il pretendere di "bruciare le tappe" con l'insofferenza del perché "tanto qui cosa c'è da fare e da vedere" senza neppur tentare di immergersi nell'atmosfera stupenda ed ultramillenaria dei luoghi visitati con il passo lento del pellegrino e la curiosità dello studioso; 
2. la non disponibilità ad abbandonare almeno per un breve periodo le sollecitazioni da stress che la vita, lavorativa e non, d'ogni giorno ahimè sin troppo impone già depongono molto pesantemente a sfavore di una partecipazione "corretta" al viaggio. 
Dobbiamo proprio dirvelo!
Se non condividete "da subito" questi punti fondamentali, non affrontate neppure il "Camino"! Per Voi rappresenterebbe solo una delusione ed una perdita di tempo!
Non potendo, per quanto già detto, pretendere di percorrere a piedi tutto il "Camino" ne consigliamo comunque il percorso a piedi di tratti significativi oculatamente scelti per motivi storici, paesaggistici e quant'altro; il percorso su tutto il suo sviluppo e nella fattispecie nei tratti scelti è molto facile e non presenta difficoltà tecniche di alcun genere; è quindi affrontabile da chiunque, giovane o anziano che sia. 
Il percorso a piedi indicato è di almeno 100 Km (diluito in più tappe sui tratti più caratteristici del "Camino") e s'impone anche per l'ottenimento della "Compostela", prestigioso certificato di origine molto antica rilasciato dal Capitolo della Cattedrale di Santiago. 

Le registrazioni più significative di "Compostela" che si conoscono:

1. Negli archivi del "Pas de Calais" se ne conserva una a nome del pellegrino Yves "Le Breton" datata 1 Maggio 1321. 
2. Nel "Zoendic bonc de Gantes" una a nome del fiammingo Guglielmo van der Putte datata 13 Settembre 1354 
3. Infine nel Museo Arxiu di Barcellona ce n'è una dedicata a Bartolomeo Montels de Cordedeu rilasciata il 24 Agosto 1535.
...Senza contare quella di Francesco d'Assisi nel 1213, quella dei "Re Cattolici" nel 1488 e quella di Don Juan de Austria (il vincitore di Lepanto) nel 1568 (pellegrinaggi tutti storicamente provati). 

Quale abbigliamento scegliere per camminare
Ognuno di noi ha preferenze sue particolari quindi ci limiteremo alle cose più essenziali: La cosa più importante è senz'ombra di dubbio la cura del piede, quindi devono venir utilizzate calzature idonee; da eliminare drasticamente e senza appello un certo tipo di calzature, cosiddette "sportive", che vanno di gran moda tra i giovani, con le quali a sentir loro "si cammina benissimo", tutte in plastica e che non permettono al piede di traspirare. Per la ns. esperienza, dato per scontato che lo "scarpone pesante" da montagna in una situazione e su un percorso del genere rappresenta un'assurdità, sono necessari unicamente due tipi di "calzatura-base":
1. Delle pedule leggere oggi note, per gli anglofili, anche come "scarpe da trekking" da utilizzarsi soprattutto per l'attraversamento dei Pirenei e per le tratte a sentiero o "strada bianca"; è ininfluente e si lascia al gusto del singolo il fatto che siano basse (tipo "scarpa ginnica") o alte (tipo "scarponcino") l'importante è che abbiano una suola 

"seria" che non permetta discivolare e di sentire i sassi durante la marcia.
2. Dei sandali da marcia da utilizzare sull'asfalto e nelle tratte a sentiero facile (oggi ce ne sono in commercio di numerosi modelli & marche); personalmente mi trovo benissimo con i "Lizard" (Aicad, Via Valsugana 151 -38100 Trento) con suola "Vibram" di produzione nazionale: anche se sono un po' cari, non sono neppur lontanamente da paragonare per funzionalità e robustezza a quelli (almeno all'epoca di stesura di questa guida) di fabbricazione orientale, acquistabili anche ad un prezzo decisamente molto più basso presso i vari Supermarket. 
Qui si pone un'alternativa che va demandata anch'essa alle preferenze del singolo e, soprattutto, alla reciproca tolleranza ed educazione: 
· sandali con il "sottopiede" in cuoio; molto confortevoli, permettono anche alla pianta del piede di "respirare" bene, ma se bagnati diventano scivolosi peggio del sapone e dopo un po' di giorni decisamente puzzano e, anche se lavati con "durezza e determinazione", difficilmente perdono del tutto il cattivo odore.
· sandali con il "sottopiede" in "sintetico" (meglio di tutto neoprene a cellule chiuse non foderato, lo stesso usato per le mute da sub) che, come "respirazione" alla pianta del piede sono decisamente carenti (la pianta rimane sempre un po' umidiccia ed untuosa, soprattutto con il caldo), però, se bagnati, non scivolano o scivolano in maniera accettabile e, se usati anche parecchio, si lavano all'istante sotto la prima fontana o ruscello e non diffondono poi odori sgradevoli poiché il neoprene non ne viene impregnato. 
Come si è detto, è una scelta personale che va fatta esclusivamente dal singolo in piena libertà ed in logica ottemperanza alle norme del buon vivere civile in quanto le prestazioni "tecniche" dei due tipi di calzatura sono equivalenti. 

MOLTO IMPORTANTE
Non dimenticate la regola fondamentale del marciatore: venite con calzature già "rodate" e con il piede già abituato ad esse, le calzature nuove sono quasi certamente fonte di grossi problemi il primo dei quali sono le arcinote seccanti e dolorose "vesciche"; …fare una camminata va bene e fa bene sempre, non è però mai il caso di comportarsi da imprevidenti o sprovveduti, cosa che, oltre a mettere in crisi Voi per primi, può comportare contrattempi inutili creando difficoltà a tutto il gruppo. 
Per quanto riguarda l'abbigliamento personale si consiglia:
1. Un paio di pantaloni lunghi "convertibili" (cioè di quelli ai quali si possono togliere le "gambe" con una cerniera lampo facendoli diventare all'istante dei pantaloni corti) in cotone o fibra sintetica (se bagnati si asciugano più rapidamente) e che siano comodi: il vestiario attillato fa certamente immagine e moda ma è fonte di fatica inutile perché limita i movimenti naturali del camminare.
2. Berretto ed occhiali da sole
3. "T-shirt" di cotone o di tessuti tecnici, isotermici che reggano bene il caldo ed il freddo e soprattutto espellano all'esterno il sudore tipo lo "Jodel" o l' "All-Dry" ottimo e di fabbricazione nazionale (se non ne conoscete o non ne trovate nella Vs. città, potrete sempre rivolgervi a noi: possiamo procurarne presso una ditta specializzata convenzionata); 

4. una casacca di "Pile" o "Polartec", leggera e calda, ottima soprattutto se trattata idrorepellente. 
5. Un impermeabile tipo "K-Way", magari di quelli ampi che possano riparare anche lo zaino (in 40 anni di esperienza non ho ancora trovato uno zaino che sia realmente impermeabile in caso di pioggia, quindi o K-Way che copra anche lo zaino oppure avvolgere singolarmente gli oggetti contenuti nello zaino ciascuno in un suo sacchetto di plastica, di quelli da supermercato e ...lasciar che lo zaino si bagni; altre soluzioni non ne conosco).
6. Zaino: avendo al seguito gli automezzi di supporto, uno zaino pesante risulta del tutto illogico ed ingiustificato (max 5/6 Kg e non di più, macchina fotografica o cinepresa/telecamera compresa); dovrà inoltre contenere qualcosa da mangiare durante la marcia, una borraccia d'acqua (il bere, anche se l'acqua pesa, in questi contesti è di gran lunga più importante del mangiare), il "K-Way"; nelle tratte in quota (Pirenei) anche la giacca di "Pile" e nient'altro!!!. 

Il clima pirenaico
Siccome ci troveremo a dover attraversare a Roncisvalle o più correttamente a "Valcarlos" (Valle de Carlo ...Magno naturalmente) è bene conoscerne un po' le caratteristiche: essendo una catena montagnosa ad andamento E/W, è il primo grande ostacolo che i venti atlantici provenienti dal nord-ovest / nord-est incontrano dopo aver attraversato la pianura francese, è quindi del tutto normale ed abbastanza frequente che, anche nelle giornate di buon tempo, a salire dal versante francese si formi una consistente condensazione orografica che porta come conseguenza 

l'incapucciamento delle vette da parte di nuvole e nebbia ...mentre sul versante spagnolo, appena attraversato il crinale, è quasi certo di trovare un sole smagliante; durante la giornata il fenomeno si accentua sempre di più spingendo le nuvole verso la Spagna fino, in serata, ad avvolgere nella nebbia anche il Sacro Convento di Roncisvalle che si trova ben oltre la cresta in territorio spagnolo. Se arrivando nel pomeriggio ad Ostabat o a St.Jean si vedono le montagne coperte non vi è motivo di allarmarsi più di tanto; nella ns. esperienza possiamo affermare che partendo presto (alle 6 o 7) al mattino è molto probabile compiere un percorso "pulito" ...se però il maltempo c'è veramente non va sottovalutato: i venti sui crinali possono raggiungere una notevole violenza. E' meglio in tal caso soprassedere alla traversata a piedi e rimandare lo storico passaggio a tempo rimesso al bello. 

Un po' di storia dell'Apostolo Giacomo "il Maggiore" & la storia del ritrovamento dell'arca contenente le reliquie
perché avessero il potere di Gesù, mentre camminava sulle rive del "Mare di Galilea" lo vide…
Dal Vangelo di Marco
"…vide Giacomo e suo fratello Giovanni. Stavano su una barca a riparare le reti. Appena li vide li chiamò. Essi lasciarono il padre nella barca con gli aiutanti e andarono dietro a Gesù per diventare pescatori di uomini…" 
...omissis
"…poi Gesù salì sopra un monte, chiamò a sé alcuni che aveva scelto ed essi andarono da Lui. Questi erano in dodici. Li scelse per averli con sé, per mandarli a predicare e scacciare i demoni. I dodici erano.." 
…omissis …
"…Giacomo e suo fratello Giovanni, che erano figli di Zebedeo; Gesù li chiamò anche -Boanèrghes- che significa figli del tuono…" 

Dopo la crocifissione di Gesù, si narra che Giacomo detto "il Maggiore" fosse andato, forse nel 33AD, a predicare in Hispania, fino ai confini del mondo allora conosciuto "finis terrae", in terra di Galizia, allora soggetta a Roma e che sul posto avesse convertito 9 discepoli; ad un certo punto Giacomo sentì la necessità di tornare in Palestina, lasciò in Galizia 7 discepoli a continuare la sua predicazione e rientrò in Palestina con due discepoli. Tra il 42 e il 44AD, primo tra gli Apostoli ed assieme ad uno dei discepoli che erano partiti con lui, subì il martirio in Gerusalemme ad opera di Erode Agrippa. Siccome era nella tradizione ebraica seppellire i "profeti" là dove essi avevano predicato, Giacomo non sfuggì all'usanza, infatti, il discepolo rimasto, con altri seguaci che nel frattempo erano stati convertiti, ne trafugò il corpo dal patibolo, caricò le spoglie su una nave e partì dal porto di Jaffa diretto in Galizia e, si dice guidato da un angelo, con mille peripezie passò le "Colonne d'Ercole" e arrivò ad Iria Flavia (importantissimo porto fluviale all'epoca di Traiano & oggi piccolo borgo a 1Km ad Est di Padron sulle "Rias-Bajas"). 

· Interessante l'origine del nome "Padron": deriva da "pedron", pietrone, infatti la leggenda narra che in riva al Rio Sar in fondo alla Ria di Iria Flavia (oggi Ria de Arousa) ci fosse un altare dedicato a Nettuno e che ad esso fu legata la nave che aveva portato le spoglie di Giacomo dalla Palestina alla Galizia; il "Pedron-pietrone" originale è conservato ed è visibile ancora oggi in Padron sotto l'altar maggiore della chiesa dedicata a Santiago e porta la scritta:
"...Ei navim S.Jacobi Zebedaei Corporis vectricem alligatam fuisse pie creditur" Usciti dalla chiesa, valicato il ponte sul Rio Sar, alla Dx idrografica una copia del "pedron" sul luogo del rinvenimento dell'originale (lungo i moli del porto fluviale di Iria Flavia, perfettamente riconoscibili ancor oggi) & appresso una copia del carro su cui la leggenda narra fossero trasportate le spoglie di Giacomo per la sepoltura. 


Timbri in chiesa

Molto interessante (ne vale la visita) a Iria Flavia la
Collegiata di Sta Maria (XII secolo).

Parcheggio: a Dx prima della chiesa piazzale con rami molto bassi e molto grossi: pericolo reale per il tetto del camper! 
Conviene prendere lo stradello a Dx che lascia questo parcheggio a Sx e sempre a Sx costeggia il piccolo cimitero (molto stretto ma si passa); subito dopo a Dx, prima del sottopasso ferroviario, c'è un altro piazzale ampio ed ottimo per sostare.
 
Se non trovate la chiesa aperta rivolgevi alla sacrestana "Lola" che ("si no tiene mal a la cabeza") apre volentieri. Abita nei pressi (si va solo a piedi!): dietro la chiesa si passa sotto la ferrovia e si prende la prima strada a Dx (coperta da una pergola di viti); dopo 50m. si prende la prima a Dx, si entra nel piccolo borgo (a Sx quale punto di riferimento fonte dell'acquedotto) ed al primo bivio (casa in mezzo) si prende a Sx in salita una stradina stretta fiancheggiata a Dx da un alto muro; al successivo bivio (una "T" con di fronte dei capannoni industriali) si va a Sx: è la 2^ casa a Dx. 

Sbarcati che furono, i discepoli chiesero a Lupa, regina del posto, che concedesse loro un luogo idoneo alla sepoltura, ma Lupa era perfida ed ispirata dal Demonio, così, affermando che la cosa non era di sua competenza, mandò i discepoli a formulare la medesima richiesta al Legato romano (la Spagna, di cui la Galizia fa parte, all'epoca era provincia romana). Il Legato, per tutta risposta fece imprigionare i discepoli i quali però, dopo pochi giorni, furono liberati da un angelo. Tornati da Lupa essi le chiesero dei buoi da aggiogare al carro con le spoglie dell'Apostolo e riformularono la richiesta di concessione di un luogo idoneo alla sepoltura; Lupa, ancora ispirata dal Demonio concesse i buoi e indicò ai discepoli un monte dove poterli andare a prendere, ma i cosiddetti buoi che vivevano su quel monte erano tori feroci e Lupa sperava che, nel tentativo di catturarli i discepoli venissero uccisi …ma, prodigio, alla vista dei discepoli i tori invece di attaccare divennero tranquilli e si lasciarono prendere ed aggiogare al carro.Lupa, visto ciò, si convertì ed i discepoli non incontrarono più ostacoli da parte sua, ma rimaneva il problema di dove seppellire l'Apostolo; memori del prodigio che aveva resi mansueti i tori, delegarono a loro l' "incarico": li lasciarono portare il carro senza guidarli, ma limitandosi solo a seguirli; in un primo tempo i tori si fermarono su un monte (oggi "Pico Sacro/Sagro"), ma, quando giunsero sul posto i discepoli, i tori reiniziarono a muoversi (evidentemente non era quello il luogo giusto) per fermarsi poi su un prato a brucare tranquillamente; i discepoli attesero per un po' per vedere se i tori ricominciavano a muoversi, ma essi rimasero tranquilli a brucare: il posto predestinato era stato trovato. Nel corso dei secoli (non dimentichiamo che i Cristiani fino a Costantino erano soggetti a persecuzione), sebbene fosse viva la tradizione della sepoltura di Giacomo in Galizia, della tomba si perse ogni traccia. Fu necessario arrivare al IX secolo quando nell' 813 l'eremita Pelagio, guidato da una strana e misteriosa luce trovò in un campo un sacello di fattura romana con all'interno un corpo; sul sacello delle iscrizioni in latino indicavano che lì era stato sepolto Giacomo detto "il Maggiore" figlio di Zebedeo e Maria Salomè, fratello di Giovanni detto "l'Evangelista", discepolo ed amico di Gesù. Pelagio informò del rinvenimento immediatamente il vescovo di Iria Flavia Teodomiro, il quale si recò sul luogo ed identificò ufficialmente le reliquie come quelle dell'Apostolo Giacomo il Maggiore. Re Alfonso II "il Casto" informato del miracoloso ritrovamento fece erigere sul posto una cappella che inglobasse il sacello con l'urna dell'apostolo; tale costruzione ben presto si rivelò insufficiente dato l'afflusso immediato e massiccio di pellegrini così Re Alfonso III fece costruire una chiesa a tre navate che inglobò la cappella precedente; dato poi che il periodo storico corrispondeva anche all'espansione Vikinga (Normanna) e ben si sa quale fama avessero tali popoli prima della loro cristianizzazione (avvenuta dopo il 1.000) il sito fu fortificato con poderose mura che, se erano riuscite a trattenere e dissuadere i Normanni, nel 997 non riuscirono a contenere l'assedio dell'arabo Al-Manzor che occupò il luogo e ne rase al suolo le strutture (fortunatamente l'arca dell'apostolo, in previsione di ciò, era stata occultata molto bene e non fu trovata). Qui però vi sono due distinte versioni dei fatti; la seconda è che Al-Manzor, presa la città, entrò da solo nella basilica e vi trovò un anziano monaco immerso in preghiera di fronte all'urna; alla richiesta di cosa stesse facendo, il monaco, rivolgendosi al capo saraceno senza alcun timore, rispose che stava pregando. Al-Manzor lo squadrò e, stupito che il monaco non provasse paura della sua presenza, disse: "Prega pure quanto ti pare" e ordinò di mettere delle sentinelle alla porta della chiesa affinché nessuno osasse disturbare il monaco nel frattempo che la città veniva messa a sacco. Quale sarà la vera storia? ...Mah!

Ritiratisi li arabi la città rinacque e con supporto regio, dapprima per iniziativa del vescovo Pelaez, poi principalmente con l'opera del vescovo Gelmirez (Xelmires in Galego), venne compiuta a cavallo tra il X e l' XI secolo la costruzione, sui resti di quella di Alfonso III, della basilica attuale (romanica) che assunse l'odierno aspetto, solo dopo numerosi ampliamenti, all'inizio del XVIII secolo. 

Ultimo avvenimento di fondamentale importanza ed ufficializzante per la Chiesa Cattolica Romana al di sopra di ogni dubbio il culto jacobeo, fu nel 1885 il riconoscimento dell'autenticità delle reliquie da parte della Sacra Congregazione dei Riti (ex "Sant'Uffizio"). Riconoscimento decretato da Papa Leone XIII nella bolla pontificia "Deus Omnipotens". 

Le "Vie di Santiago"
Ce ne sono parecchie con notevoli variazioni, ma noi, seguendo il "Codex Calixtinus" citeremo soltanto quelle ivi contenute:
1. Via Podiensis, da Notre Dame du Puy (Le Puy en Velay)
2. Via Lemovicensis da Sainte Madeleine de Vézelay (Vézelay). 
3. Via Turonensis da Notre Dame de Paris passando per Chartres e Tours. 
4. Via Tolosana da Saint-Trophime d'Arles 
Le prime tre valicano i Pirenei a Roncisvalle/Valcarlos, la quarta al Col de Somport; tutte le vie si riuniscono poi ufficialmente al Puente de la Reina ed il tracciato da qui diviene unico.

Esistono ulteriori "Vie", ma da Aymeric non furono prese in considerazione: 
· Il "Camino Primitivo" che si dice fosse la più antica in assoluto ma dal tracciato incerto, si sa che seguiva la costa Nord, passava da Pola de Allande, Fonsagrada, Lugo per confluire sul "Camino Real" a Melide; su questa via è interessantissima la chiesa preromanica di "Boides de Valdedios" presso Villaviciosa (Asturias), edificata in funzione dei pellegrinaggi; di essa si racconta che alla sua consacrazione canonica nell'anno 893 parteciparono ben sette vescovi provenienti dalle Asturie, Leòn, Galizia, Nord del 

Portogallo e …Elekane, vescovo mudéjar di Saragozza …che dovette chiedere il permesso al Califfo arabo della sua città per poter partecipare e gli venne concesso. A questo punto vien da chiedersi, anche in funzione dei tanti condizionamenti culturali di parte impostici sui banchi di scuola, chi all'epoca fossero i veri intolleranti …gli arabi musulmani o gli europei cristiani, basti ricordare la conversione forzata degli ebrei attuata dai Re Cattolici dopo la caduta di Granada (1492). 
· Il "Camino del Norte", che corre anch'esso lungo la costa nord presentando quindi come il "Primitivo" il vantaggio di non dover attraversare i Pirenei e confluisce nel "Camino Real" a Arzùa.
· Il "Camino de Finisterre" che arrivava dalla costa ovest.
· Il "Camino de la Ria de Arousa" che presenta ancor oggi una suggestiva "Via Crucis" originale con i crocifissi in granito posti sugli isolotti della Ria e che si sviluppa via mare con sbarco a Padron (vedi P. & epilogo) e segue poi il "percorso dei buoi/tori" fino a Santiago. 
· La "Via de la Plata" dal luogo di partenza incerto e che attraversava Extremadura, Salamanca, Leòn fino al nord della penisola percorrendo l'antica via romana di Mérida. Si dice sia anche la più lunga superando nella sola terra di Spagna i 900 Km.
· Il "Camino Inglés" che, arrivando via mare a Ferrol o A'Coruña scendeva verso Santiago. 
· Il "Camino Portugués" che partiva da Cabo de San Vicente (all'estremo sud-occidentale d'Europa) seguendo anch'esso il tracciato di una via romana passando per Setùbal, Lisboa, Santarém, Tomar (interessantissimo qui il "Convento de Cristo" costruito dall'Ordine dei Templari), Coimbra, O'porto, Viana do Castelo, Pontevedra (vedi), Santiago.
Probabilmente (ma è solo una mia supposizione) Aymeric non ne parla perché a lui e/o a Papa Callisto II interessavano i "Camini" provenienti dall'Europa dell'est (ma allora non si spiega la non trattazione del "Primitivo", dando per scontata un'eventuale posteriorità del "Camino del Norte"). 
C'è stata, e lo riportiamo solo come notizia, la proposta venuta nel 1999 dalla rivista francese "Aire-Libre" di "rettificare" il "Camino" tradizionale da Pamplona in poi tutto lungo il 43° parallelo per uno sviluppo di 558 Km, ma a ns. avviso il "Camino" deve "agganciarsi" alla storia e deve perciò essere uno di quelli millenari veramente "sudati" dai pellegrini, pertanto tale proposta ci lascia decisamente perplessi. 
Visto quanto sopra quindi, di gran lunga la strada più antica con il tracciato certo è "Via Podiensis" francese seguita dal "Camino Real Francés" in Spagna (presa ancor oggi dalla stragrande maggioranza dei Pellegrini), la prima percorsa e seguita nel 950 e della quale esiste una sicura documentazione storica ed è per questo che è stata scelta da noi per il ns. viaggio; le altre, ad esclusione chiaramente del "Primitivo", sono posteriori di almeno un secolo se non di più. 

La "Porta Santa" o "Puerta del Perdon"
Viene aperta soltanto in occasione degli anni giubilari di Santiago (quando il 25 Luglio cade di Domenica, con la cadenza di 6-5-6-11 anni: prossimi giubilei negli anni 2004; 2010; 2021) ed è aperta nel pomeriggio del 31 Dicembre dell'anno precedente il Giubileo venendo richiusa (letteralmente murata sino al 1999) nel pomeriggio del 31 Dicembre dell'anno giubilare; l'ultima chiusura é avvenuta al 31/12/1999 mentre la riapertura è prevedibile al 31/12/2003. 

Note sulla "Porta Santa"  della Basilica di S. Pietro in Roma
La cerimonia della "Puerta del Perdon" é nata in Spagna proprio a Santiago in occasione del Giubileo Jacobeo sancito con bolla da Papa Callisto II ed é stata "importata" a Roma da Papa Alessandro VI Borgia. E' tutt'ora quella originale dell'epoca, anche se, almeno per 

quanto riguarda il Giubileo romano del 2000, martello e cazzuola non ci sono più. Prima di Papa Alessandro VI, dal primo giubileo (Papa Bonifacio VIII) la "porta" non esisteva, si abbatteva letteralmente un pezzo di muro della basilica ed il varco veniva chiuso la notte da una porta di legno. In questo contesto bisogna anche ricordare che la basilica dell'epoca non era quella di oggi, costruita alcuni secoli dopo all'epoca di Michelangelo, ma la cosiddetta "costantiniana" risalente secondo la tradizione allo stesso imperatore di Roma Costantino "il Grande". Comunque la "Porta Santa" più antica in senso cronologico per costruzione é, se non erro, quella di S.Giovanni in Laterano che la tradizione dice sia stata quella della Curia del Senato di Roma, dapprima utilizzata per un'altra precedente chiesa ed in seguito riutilizzata in S.Giovanni. 

Cosa si sa del primo pellegrinaggio storicamente documentato
Si narra che Gotescalco (Vescovo di Le Puy en Velay), in seguito ad una visione mistica, decise di compiere nel 950 un pellegrinaggio al santuario di Santiago de Compostela in Galizia, regione dell'estremo ovest della Spagna. Se la leggenda giustifica la motivazione di una tale decisione, il fatto che Gotescalco sia realmente esistito e sia realmente andato a Santiago è reale, storicamente provato, autenticato e riportato dalle cronache dell'epoca ad opera del frate Gomesano reperite al convento spagnolo di St. Martin d'Albeda nei pressi di Logroño: 

…Il Vescovo Gotescalco animato da una manifesta devozione lasciò il suo paese in Aquitania e, accompagnato da un grande seguito, si diresse verso l'estremità della Galizia per toccare la misericordia divina e implorare umilmente la protezione dell'Apostolo San Giacomo… 
Nella cronaca di Gomesano non vi è una precisa descrizione topografica del percorso seguito e neppure nel Libro V° "Liber Sancti 

Jacobi", del "Codex Calixtinus", ben più preciso del precedente in quanto redatto per conto di Papa Callisto II° da Aymeric, suo monaco, che percorse l'itinerario con la precisa finalità di riportarne una guida ad uso dei pellegrini dell'epoca, tant'è che numerose località si contendono la qualifica di trovarsi sull'itinerario più antico, ma la presenza di tante persone nel seguito fa logicamente supporre la necessità di punti d'appoggio adeguati, siti quanto meno ad una giornata di cavallo (o, più facilmente, di mulo) l'uno dall'altro; un itinerario del genere infatti non era concepibile senza adeguati rifugi. 
Signori, laici e comunità religiose rivaleggiarono nello zelo finalizzato alla creazione di Ospizi che si sono mantenuti per secoli grazie a donazioni; nel 1324 Amanieu VII d'Albret fece un lascito a tutti gli ospizi che si trovavano (lo trascrivo in lingua originale perché ben comprensibile in italiano) sul "chemin arromiu (di pellegrinaggio) de Bordeaux à Pampelune pour la sustentation des pauvres de Dieu qui feront le pèlerinage à Mgr. Saint Jacques". Con l'istituzione della "Credenziale" il viaggio divenne praticamente gratuito ed assistito su quasi tutto il suo sviluppo. Oltre alla costruzione di ponti e strade per facilitar loro il percorso, i pellegrini, grazie alla generosità dei regnanti dell'epoca erano esonerati dai pedaggi. La sicurezza dei pellegrini non era poi affare da poco, ma esisteva su tutto il percorso, concessa da parte di tutti i regnanti per i territori di loro competenza, una vera e propria "copertura legale" con misure ispirate a difendere il pellegrino dalla rapacità di albergatori, dall'imposizione arbitraria di pagamento di tributi, dalle catture ingiustificate e da ogni genere di angherie, affinché "…ovunque vada il pellegrino egli incontri la pace…" 
Durante gli "Anni Santi" i Re di Castiglia emanavano un salvacondotto a favore di tutti i pellegrini che "…giungevano da terra o da mare…" ed in tutti gli altri stati venivano emanati editti estremamente rigorosi a protezione dei pellegrini contro ogni genere di abuso nei loro confronti da parte di chichessia. Il pellegrino poi era tutelato anche nel suo paese d'origine poiché fino al suo ritorno o all'accertamento dell'avvenuta morte tutto ciò che gli apparteneva non poteva venir toccato neppure da sentenze giudiziarie e/o provvedimenti legali; anche gli eventuali obblighi feudali erano sospesi. 
Anche la Chiesa di Roma faceva la sua parte per proteggere moglie, figli e proprietà del pellegrino. Dalla Bolla "Quantum Praedecessores" del 1145: "…con la nostra autorità apostolica impediamo assolutamente di toccarli prima del loro ritorno o della loro morte…". 
Con l'aiuto di ricerche su mappe dove era riportata l'antica viabilità post romana e del periodo carolingio (visto l'anno è quella che interessava), riteniamo, dopo anni di confronti fra vari testi e sopralluoghi vari, di essere riusciti ad identificare nella sua quasi totalità l'itinerario che logicamente riteniamo Gotescalco possa aver percorso. Un dubbio ci rimane ed è quello se Gotescalco abbia o meno sostato all'antico santuario della miracolosa "Vergine Nera" di Rocamadour, (uno dei 4 "Luoghi Santi" o "Peregrinationes Majores" della cristianità all'epoca del XII / XIII secolo) che comunque era interessato da un notevole flusso di pellegrini suo proprio ed anche dal flusso di pellegrini diretto a Compostela avendo competenza su Ospizi di accoglienza Jacobea perfino in Spagna, (la leggenda narra che nel Santuario vi sia conservata nientemeno che "Durendal/Durlindana", la spada del paladino Orlando ...ed in effetti esiste una spada di fattura altomedioevale infissa sopra l'ingresso della cappella dei miracoli, ma che sia proprio quella di Orlando è tutto da dimostrare) in quanto appare abbastanza "disassato" dal percorso logico individuato anche se si ha notizia certa che molti pellegrini provenissero proprio da lì; in ogni buon caso, siccome il sito è decisamente molto interessante l'abbiamo incluso nell'itinerario. 

LA SIMBOLOGIA DEL 
"CAMINO"

La "Concha": ("Pecten Jacobeus" Limnei) è un mollusco bivalve molto comune, oltre che nei nostri mari, anche sulle coste galiziane; sin dall'inizio ("Liber Sancti Jacobi - Veneranda Dei") fu assurto a simbolo del pellegrino jacobeo (serviva anche ad un uso pratico: quelle piccole legate ad un bastoncino di legno come cucchiaio, quelle grandi come tazza per bere o anche come …piatto) "…nel mare vicino a Santiago ci sono alcuni pesci che hanno due conchiglie una da una parte e una dall'altra del corpo… Queste conchiglie i pellegrini di S. Giacomo le raccolgono e le attaccano sui loro cappelli portandole a casa per mostrarle trionfalmente alla loro gente…" 
Ad essa erano attribuiti anche poteri miracolosi in quanto si riteneva che solo il tocco di una di esse riportata da Santiago potesse guarire anche gravi malattie. La concha è da sempre il segno del "Camino" di Compostela e la si può veder cucita quale "Signum Peregrinationis" anche ai nostri giorni sul cappello, sull'abito, sullo zaino etc dei pellegrini.
Si trova inoltre riprodotta (almeno in territorio spagnolo), sia su mattonelle, sia dipinta stilizzata gialla in campo azzurro, sui vari percorsi che portano a Santiago assieme ad un altro simpatico segnavia la "Flecha Maria", una freccia gialla pennellata sui sassi e sui muri che indica la via per Santiago.

La Spada: "Spada rossa in campo bianco posta verticalmente e con l'impugnatura a forma di croce gigliata". Fu l'emblema dell'Ordine (vedasi più avanti a Leon, Ospizio di San Marcos) dei Cavalieri di Santiago de la Espada fondato nel 1167 e riconosciuto da Papa Alessandro III nel 1170. Tale ordine si prefiggeva il fine di proteggere i pellegrini dalle scorrerie arabo-musulmane (allora molto frequenti sul territorio); uno scopo simile anche ad altri Ordini sorti in periodo di crociate: Templari, Ospitalieri etc. 

Con l'andar del tempo l'Ordine divenne molto, forse troppo potente ed allora i Re Cattolici lo avocarono a sé sopprimendolo anche perché tali Ordini erano considerati "pericolosi" in quanto non erano sottoposti ad alcun controllo da parte della gerarchia ecclesiastica molto spesso asservita al locale potere politico, ma dovevano obbedienza esclusivamente al Papa (è una storia che si ripete come fu per i "Templari" massacrati da Filippo di Francia "il bello" con la connivenza di Papa Clemente V per impadronirsi delle loro ricchezze). Il simbolo dell'Ordine è però rimasto nell'iconografia e spessissimo lo si trova dipinto o scolpito sul "camino" da solo o abbinato alla "concha". 
Questo Ordine cavalleresco aveva delle regole severissime per l'ammissione ed era riservato unicamente a "hidalgos" (nobili) di genealogia pura senza mescolanze con arabi, "maran" (ebrei convertiti) etc, che da almeno 3 generazioni non avessero esercitato alcun "oficio vil" (mestiere retribuito secondo la terminologia di allora)

Una curiosità: Il grande pittore Velasquez desiderava, pur non possedendone i requisiti per "difetto di nobiltà", entrare nell'Ordine. Furono necessari interventi di ben due papi (Innocenzo X e Alessandro VIII) nonché del re di Spagna Filippo IV per risolvere positivamente il problema e finalmente il 28-11-1659 Velasquez, ottenute le dispense richieste, entrò a far parte dell'Ordine. 
La tradizione aneddotica narra poi che nell'occasione fu lo stesso Filippo IV a dipingere la spada, simbolo di appartenenza all'Ordine, sull'autoritratto di Velasquez oggi esposto al Museo del Prado in Madrid. 

Il Bastone Fiorito: dalla forma simile ad un pastorale da vescovo ("baculum") ricorda sia il "bordone" che veniva imposto al pellegrino durante l'investitura ufficiale sia la leggenda della battaglia del Rio Cea presso Sahagun legata alle tradizioni carolinge; si dice che qui Carlo Magno si scontrò con l'africano Aigolando e che sulle rive del fiume le lance dei caduti cristiani rimaste piantate nel terreno fiorirono. 

L'Ottagono: di derivazione esoterica orientale indica l' "ottavo giorno". Partendo dal presupposto che se sette (o più precisamente 6+1 secondo il libro del Genesi) sono i giorni della creazione, l'ottavo sarà quello della fine del tutto e della conseguente redenzione. Venne adottato da molti Ordini e Confraternite d'ispirazione cristiana perché è "il doppio della croce" e numerosi sono i simboli che lo richiamano: basta solo un po' di attenta osservazione per individuarli negli svariatissimi contesti ove essi sono presenti; si va dal contrassegno dell'Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme (i cosiddetti "Cavalieri di Malta") che si iscrive in un ottagono perfetto ed è detto per l'appunto "croce ottagona" ai luoghi di culto eretti dall'Ordine dei Templari (sempre a pianta ottagonale) etc. 

Se poi avete osservato con attenzione l'evangeliario usato da Papa Giovanni Paolo II il giorno 06-01-2001 dapprima durante la chiusura della Porta Santa in S.Pietro e poi nel solenne pontificale di termine del Giubileo, sulla copertina campeggiava proprio bello grande un ottagono …e ben sappiamo quanto la Chiesa Cattolica oggi sia prudente nell'utilizzo di una qualsiasi simbologia e/o araldica. 

L'ABITO DEL PELLEGRINO
Anche l'abito del pellegrino jacobeo fu codificato quasi fosse una divisa per renderlo immediatamente riconoscibile.
Era generalmente di color marrone scuro ed era composto da:
Un gran cappello a larghe falde detto "petaso"
Un mantello, simbolo dell'umanità del Cristo nel quale avvolgersi 
Una bisaccia, simbolo di elemosina; essa era piccola per non contenere molto denaro infatti: "il pellegrino deve poter contare sulla carità" ed era di pelle di animale "perché la carne va mortificata con rinunzie, digiuni, sete etc" 
Un bastone chiamato "bordone" o "baculum" simboleggiante la trinità quale "terzo piede" cui il pellegrino si appoggia.
La "concha" che veniva fissata al cappello ed al mantello
Al bastone spesso veniva legata una zucca secca in funzione di primitiva borraccia.

 

! IMPORTANTISSIMO ! DA NON SOTTOVALUTARE ! 

Come specificato nella presentazione del viaggio, le tappe seguenti, pur essendo state studiate con la massima cura e pignoleria per un viaggio non affaticante, che possa offrire un tempo "logico" all'esplorazione dei siti attraversati, hanno carattere indicativo in quanto può accadere che qualcosa interessi in particolar modo ed allora ci si "fermi" un po' di più come può accadere il contrario ed allora si "superi" l' "arrivo di tappa" guadagnando strada. Per sicurezza, in caso di ritardi sulla tabella di marcia, sono state previste due "Giornate Jolly". 
· Per affrontare questo viaggio, se siete in più equipaggi, è consigliabile avere il CB (regolarmente omologato & autorizzato) installato sul mezzo e perfettamente funzionante sia in AM che FM (in alcuni Paesi l'AM è illegale). Costituiscono un ottimo supporto integrativo anche apparati radio LPD/430.

Ultreja! 


Siamo disponibili a fornirVi tutte le informazioni in ns. possesso sul "Camino", basta richiederle via e-mail a caravanclubgorizia@tiscali.it oppure a claudiogalliani@libero.it ; qualora le riteniate insufficienti Vi consigliamo di interpellare:
Confraternita di S.Giacomo di Compostella & Centro Studi Compostellani presso l'Università di Perugia
Via Francolina 7 06123 PERUGIA Tel. 075-5736381 Fax 075-5854607 e-mail: santiago@unipg.it 
(riconoscimento canonico dd 20/04/1989 a norma del comma 312 "de Christifidelium consociationibus publicis" 
con decreto dell'Arcivescovo di Perugia) 

Il compilatore della guida: © Claudio Galliani


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